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sinistra

Weimar, ombelico del secolo breve

di Geraldina Colotti

David Bernardini: La repubblica di Weimar. Lotta di uomini e ideali, Diarkos, 2020, 18,00 euro

I quindici anni scarsi della Repubblica di Weimar costituiscono uno dei capitoli più importanti della storia del Novecento. Tra il 1918 e il 1933, la Germania del primo dopoguerra fu investita da una impressionante ondata di contraddizioni economiche, politiche, ideologiche e militari. Si tentarono insurrezioni. Si approvarono costituzioni. Si sperimentarono nuove politiche economiche e singolari innovazioni artistiche. Si combatterono battaglie in cui vennero mobilitate dosi massicce di risorse ideali, spingendo a verifica le principali strategie e tattiche del pensiero contemporaneo. Una vicenda, quella di Weimar, in cui élite e masse conobbero una continua e turbolenta interazione. Una vicenda consumata sotto il segno della krisis e inghiottita dal nazismo. Di qui il suo fascino inquietante e l’attrattiva quasi morbosa esercitata ininterrottamente sugli storici e sui politici del continente europeo. Weimar significa democrazia borghese, e significa insufficienza della democrazia borghese.

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kriticaeconomica

Le ragioni del crollo della produttività italiana

Nanismo aziendale o nanismo politico?

di Riccardo D'Orsi

La stagnazione dell’economia italiana ha radici profonde che precedono lo scoppio della Crisi finanziaria globale del 2007/08. Mentre il reddito pro-capite medio dell’Italia ha viaggiato a lungo sugli stessi livelli di Francia e Germania, a partire dalla seconda metà degli anni ’90, le sue performance economiche sono peggiorate drasticamente.

In contrapposizione ad alcuni studi che tendevano ad ascrivere i problemi dell’economia italiana a un presunto minor numero di ore lavorative rispetto ai suoi competitor [1], la letteratura sul tema è pressoché unanime nel ritenere il declino italiano un problema di produttività [2]. Mentre infatti fino agli inizi degli anni ’90 l’efficienza del processo produttivo italiano aveva tenuto il passo con le due maggiori economie europee, tra il 1990 e il 1993, e poi ancora dal 1996, la produttività italiana è crollata.

Sulla scia della teoria neoclassica dominante, che non ammette alcun ruolo della domanda aggregata nel lungo periodo, la maggior parte dei contributi accademici si è concentrata sulle cause di tale tendenza da una prospettiva che enfatizza il ruolo dell’offerta.

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sinistra

Un prodotto perfetto per la post-modernità ‘social’

di Eros Barone

Non occorre avere un grande acume per capire che in tempi di pandemia (ma non solo in quelli) l’evergetismo imprenditoriale, 1 soprattutto se promosso da personaggi famosi e ricchi (si pensi a Berlusconi quale finanziatore del reparto di terapia intensiva allestito presso la Fiera Campionaria di Milano), non è privo di un secondo fine economico e politico. A questa regola non si sottrae nemmeno l’operazione di beneficenza promossa dalla impagabile coppia Ferragni-Fedez: operazione il cui ricavato, ammontante a 4 milioni e mezzo di euro e finalizzato a costruire un reparto aggiuntivo di terapia intensiva presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, è stato prodotto con il concorso del sito “Gofundme”, che ha trattenuto un 10% di commissione per tale transazione.

Sennonché questa cifra, che può sembrare enorme, sopperisce solo in minima parte a quanto serve per far funzionare un reparto di terapia intensiva. In realtà, servirebbero non benefattori interessati esclusivamente ad ottenere maggiore visibilità, ma risorse molto più consistenti da destinare al sistema sanitario e quindi un regime di tassazione più rigoroso fondato, come oggi da più parti si richiede, su una patrimoniale consistente.

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coniarerivolta

Recovery Fund: sotto il vestito niente

di coniarerivolta

Nella settimana in cui il Parlamento italiano ha dato mandato a Conte di finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo per la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (il famigerato MES), aprendo la strada a un ulteriore rafforzamento del meccanismo disciplinante basato sul ricatto del debito, la propaganda europeista continua a seminare un ingiustificato ottimismo sulla base delle risorse stanziate tramite il Next Generation EU (NGEU), anche noto in Italia sotto il nome di Recovery Fund.

Abbiamo più volte analizzato le pecche strutturali del NGEU. Come scritto a chiare lettere nella NADEF, il piano europeo per la ripresa impatterà sul Pil italiano per lo 0,3% nel 2021, meno di quanto farà la politica economica nazionale. Eppure, ci viene descritto come una vera e propria svolta nell’architettura istituzionale europea, che sarebbe capace di mobilitare un ammontare tale di risorse da fornire un impulso in grado di invertire la tendenza stagnante degli investimenti pubblici, in particolare nelle economie della periferia mediterranea.

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ilsimplicissimus

La presa in giro della “comunità scientifica”

di ilsimplicissimus

L’arsenale della persuasione di massa non contiene solo parole come complottista e negazionista che possono squalificare a priori chiunque osi contestare la narrazione corrente e dunque esimere dalla necessità di argomentare con il rischio di rendere palesi le mistificazioni, ma si serve anche di espressioni adiuvanti e magiche che una volta pronunciate recitano una sentenza definitiva senza alcun bisogno di spiegazioni. Si tratta, come per molti lemmi tratti dalla neolingua, di concettoidi ovvero di espressioni che si riferiscono a realtà inesistenti o puramente simboliche, ma che per trascinamento sintattico – grammaticale e analogia sembrano invece evocare qualcosa di concreto. Una di queste espressioni è la “comunità scientifica” che in questi mesi pandemici viene spesso tirata in ballo quando c’è da processare qualcuno, escludere un farmaco, affondare un’ipotesi di lavoro pericolosa per i profitti, sedare una qualche idea scomoda: tutte le volte si dice che la comunità scientifica non approva ( ovviamente senza citare alcun testo).

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lafionda

La questione sindacale

di Antonio Martino

La crisi trentennale della rappresentanza sindacale costituisce uno dei problemi cruciali quando si tenta di sviluppare una strategia nuova per il movimento operaio italiano. Le difficoltà non riguardano certo i sindacati confederali (CGIL-CISL-UIL), ormai assurti al rango di istituzioni di sistema con una propria autonomia- naturalmente unilaterale: libertà dal basso, obbedienza all’alto – e strutture finanziarie – i CAF, i fondi pensione, le trattenute salariali- in grado di garantire risorse utili al conseguimento di determinati fini, che possiamo in questa sede sinteticamente rintracciare in due punti. Il primo è quello dell’autoconservazione, in una stasi paludosa che tende soltanto al mantenimento e alla riproduzione dei rapporti di forza dentro la galassia dei lavoratori. Il secondo, più importante, riguarda invece la funzione di «sbirro buono» che dal 1978 la trimurti svolge in nome e per conto del padronato nazionale. Cosa fa il poliziotto buono? Fa credere al prigioniero di pensare al suo bene, di non essere un servo ma un uomo come lui, libero, capace di evitare alla vittima in cattività guai ancora peggiori.

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blogmicromega

Le “riforme” di Giavazzi

di Carlo Formenti

“Quattro riforme possibili” titola l’editoriale del Corriere della Sera di sabato 12 dicembre, firmato da Francesco Giavazzi. Costui, da zelante imitatore di Friedrich von Hayek (l’indiscusso nume tutelare dell’ordoliberalismo, dal quale ha ereditato l’anima reazionaria ma non la perversa genialità), spiega al governo cosa dovrebbe fare per dare credibilità al piano nazionale di ripresa a partire dai fondi europei. Stanco di ascoltare generiche quanto banali dichiarazioni d’intenti, del tipo “affronteremo con determinazione la riforma della giustizia per garantire procedimenti snelli e processi rapidi”; “concentreremo gli sforzi sulla scuola” o “usciremo finalmente da un ventennio di assenza di crescita”, il nostro si impegna a riempire queste vuote promesse con proposte precise e concrete. Vediamo quali.

Le prime due riforme riguardano l’organizzazione dei tribunali e il penale. Cosa occorre fare in questo campo per migliorare le cose? Semplice: bisognerebbe gestire i tribunali come se fossero imprese (!?).

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insideover

Il conto in perdita dell’Italia sui sussidi del Recovery

di Andrea Muratore

L’accordo sul Recovery Fund nel governo italiano ha fatto esultare tutti coloro che hanno ritenuto la concessione di 209 miliardi tra contributi a fondo perduto e prestiti una vittoria di Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri nelle negoziazioni. Nella narrativa mediatica, il tema del Recovery Fund è spesso semplificato dando l’idea di una cascata di contanti pronta a fluire su di noi dall’Europa per finanziare la ripresa post-coronavirus. Poco conta che i primi fondi non arriveranno prima di luglio 2021, quasi un anno e mezzo dopo l’inizio della pandemia, che il piano italiano non sia ancora pronto e, anzi, il dibattito principale sia non tanto su come gestire i fondi ma, come dimostra la spaccatura nell’esecutivo, su chi debba esser deputato a farlo.

Ma nella terra dei gattopardi, il rischio che in fin dei conti tutto cambi perché nulla cambi è sempre dietro l’angolo. E se sul piano politico si può senz’altro notare che il Recovery Fund può stimolare, come pungolo, una razionalizzazione delle energie politiche e programmatiche verso la ricerca delle priorità del Paese, la nostra classe dirigente si sta contendendo un bottino ritenuto ampio senza guardare alla sostanza dei fatti.

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sinistra

Il ritorno dei piccioni viaggiatori: colombofilia nel Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, 13 dicembre 2020. Non hanno l’ambizione di rivaleggiare coi droni, coi satelliti della cominicazione messi in orbita, con la rete del NET o tanto meno con gli aquiloni. I colombi o i piccioni, dall’arca di Noè in poi, sono stati fedeli alla missione loro affidata. Nel loro piccolo i piccioni viaggiatori hanno dato buona prova di loro, da millenni, nella storia civile e militare del mondo. Utilizzati per portare messaggi fino a mille kilometri di distanza in un giorno, andata e ritorno, hanno talvolta cambiato le sorti delle battaglie. Altre volte, a loro insaputa, hanno saputo giocare brutti tiri alle diplomazie con falsi messaggi presi per veri. La colombofilia, l’amicia coi colombi, ha trovato nel Senegal, in Africa occidentale, una nuova generazione di giovani che si è lanciata nell’allevamento dei piccioni viaggiatori. Tanto che essi, con malcelata fierezza, vorrebbero rivaleggiare con i più quotati campioni piccioni europei, belgi e francesi in particolare. E’ l’Agence France Presse, AFP, a dare la notizia di agenzia in poche e laconiche righe del dispaccio. La colombofilia, nuova passione dei giovani senegalesi, così sentenza il messaggio.

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coniarerivolta

Altro che aiuti: Il Fondo Monetario alimenta la disuguaglianza

di coniarerivolta

Una ricerca scientifica dal titolo ‘Gli effetti dei programmi del Fondo Monetario Internazionale sulla disuguaglianza’ ha recentemente confermato ciò che abbiamo sempre sospettato: i Paesi in cui il Fondo mette il cucchiaio, finiscono per essere più disuguali. Proviamo in questo contributo a capire meglio di cosa stiamo parlando proponendo un’analisi delle logiche di intervento del Fondo Monetario Internazionale (FMI), con particolare riferimento alle ingerenze nei Paesi in via di sviluppo. Come vedremo, non si tratta di misure che differiscono sensibilmente dalle ricette di politica economica imposte ai Paesi più avanzati da altre strutture sovranazionali.

Il Fondo Monetario è un organismo di carattere istituzionale il cui compito principale, ad oggi, è quello di concedere prestiti agli Stati che si trovano di fronte ad una impellente necessità di liquidità, o che abbisognano di una ristrutturazione del debito estero. Fin dalla sua nascita, il FMI ha operato in più di 130 Paesi. La principale caratteristica dei prestiti forniti dal FMI è che non avvengono incondizionatamente.

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sollevazione2

Dal M.S.I. al sovranismo patrimoniale?

di A. Vinco

Riceviamo e pubblichiamo

Giorgia Meloni e la destra di governo

Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella e direttore di “Nazione Futura”, ha appena pubblicato una biografia politica di Giorgia Meloni: “La rivoluzione dei conservatori”. Giubilei, figura esterna a Fdi, analizza il percorso politico della leader romana, dalla iniziale militanza in Azione Studentesca sino alla guida dei conservatori europei. Giubilei sottolinea la rivendicata continuità di Fratelli d’Italia con la tradizione del Movimento sociale italiano, rimarcando la presenza della fiamma tricolore di eredità almirantiana sul simbolo ufficiale, ma evidenzia pure l’alterità della destra conservatrice italiana rispetto al neofascismo. La linea di Giorgia Meloni è concepita in continuità con il pragmatismo di Giuseppe Tatarella, storico attivista e ideologo missino, Vicepresidente del consiglio dei ministri durante il Berlusconi I. Come Marco Rizzo, sul quale abbiamo tentato di soffermarci giorni fa, sembra aver preso come referente internazionale il Socialismo nazionale han di Pechino, così Giorgia Meloni, come noto, si è sempre di più ispirata al sovranismo conservatore di Orban.

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losmemorato

Storie di ordinaria Covid

di Luca Fantuzzi

Spoiler: la morale non è gettare la croce addosso a chi, nel marasma del settore sanitario in particolare e di quello pubblico in generale, prova in qualche modo a fare il suo mestiere e anche più del suo mestiere. La morale è che forse è giunta l'ora di smettere di riempirsi la bocca con eccellenze che non esistono (più) e prendere serenamentre atto che il Covid non è, di per sé, un'emergenza, ma la situazione del SSN assolutamente sì.

È mercoledì 21 ottobre e, dopo una normale giornata di metà autunno, verso le nove di sera, una persona a me molto cara - che per comodità chiameremo Anna - è preda di un attacco di tosse stizzosa e insistente. La mattina successiva, giovedì 22 ottobre, dopo una notte in bianco anche per i dolori articolari sempre più forti, le entra pure un po' di febbre.

La diagnosi è bell'è fatta. Alle nove del mattino Anna, che ha settant'anni compiuti e dunque un po' di preoccupazione ce l'ha, entra al pronto soccorso di una ridente cittadina toscana. Visita, prelievo di sangue, RX torace e a mezzogiorno (sono passate solo tre ore, in una specie di tenda da campo di rara comodità) il tampone rinofaringeo.

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codicerosso

Il biopotere evolve. Intelligenza artificiale e nascita della clinica

di nlp

 

1. Nascita della clinica e diffusione del biopotere

I concetti di nascita della clinica, di biopotere, i fenomeni dell’intelligenza artificiale e della robotica, non solo hanno origine nel ‘900 ma sono anche ben radicati nella storia del secolo breve. Tuttavia da allora l’antropologia del potere li ha analizzati in modo separato: da una parte il campo di forza clinico, spesso ridotto al tema della pressione disciplinare del potere istituzionale e medico sul corpo, dall’altra quello tecnologico che vive continuamente il rischio di una sua riduzione al tema del potere assunto dallo spossessamento del sé di fronte alle evoluzioni di intelligenza artificiale e robotica. Non che da entrambi i campi, separatamente, non siano arrivate intuizioni, e analisi, anche notevoli ma il punto è che oggi la riunione di questi fenomeni in un unico campo di forza ci spiega molto della evoluzione del potere clinico, del biopotere, dell’uso esteso di AI e robotica nei processi di medicalizzazione e, in definitiva, della mutazione di ciò che chiamiamo potere.

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la citta futura

Tra crisi economica e sue conseguenze: diseguaglianze e povertà

di Matteo Bifone

Recensiamo in quest’articolo l’ultimo libro di Francesco Schettino e Fabio Clementi, che analizza gli effetti economici e sociali della crisi del 2008-9 unite alle prospettive delle ripercussioni della crisi da Covid-19 e le sue conseguenze sul mondo del lavoro

È stato pubblicato di recente per le edizioni della Città del Sole un importante libro di approfondimento sull’attuale crisi economica, scritto in collaborazione tra due docenti di economia politica, Francesco Schettino e Fabio Clementi. Il testo pubblicato è diviso in due parti: nella prima Schettino fa un’analisi puntuale della crisi esplosa nel 2008, ma le cui radici rimettono alla crisi di valorizzazione del capitale cominciata negli anni Settanta, e dei suoi sviluppi nel corso dell’ultimo decennio, tra esplosione del debito pubblico e piani di austerità fiscale; nella seconda Clementi sviluppa uno studio sull’impatto che ha avuto la crisi sull’aumento delle diseguaglianze e della povertà a livello mondiale.

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contropiano2

La UE compra tempo e approva il Recovery Fund

di Dante Barontini

Miracolo! Il bilancio dell’Unione Europea – che contiene anche la parte relativa al Recovery Fund – è stato approvato dal Consiglio Europea (il vertice dei capi di Stato e di governo). Ora la palla torna ai Parlamenti nazionali, per la ratifica.

Elemento secondario, ma spacciato per “decisivo”, il venir meno del veto posto un paio di mesi fa da Polonia e Ungheria. Ci avevamo scommesso, qualche giorno fa, quando alcuni europarlamentari e funzionari dei due paesi, a Bruxelles, vennero beccati in un festino gay (nonostante fossero tutti ufficialmente macho, omofobi, fedeli credenti e difensori arcigni della “famiglia tradizionale”).

Immaginario boccaccesco a parte, abbiamo visto all’opera come funziona praticamente questa strana istituzione sovranazionale che impone ai singoli Stati politiche che non adotterebbero mai, in nome e per conto dei “mercati”: ricatti legali (i trattati e lo spread) o extralegali (operazioni dei “servizi”). Solidarietà e obbiettivi comuni… pochini, diciamo.

I dettagli del piano straordinario rinominato NextGenerationEU sono quelli già noti, ma è bene ricordarli: nessun “regalo”, ma prestiti da restituire.

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lantidiplomatico

Dal Memorandum al Mes. Cosa significa "fare la fine della Grecia"

di Antonio Di Siena

Ora che il tradimento nei confronti dell'Italia è definitivamente completo, la Grecia appare un paese molto più vicino a noi di quanto si creda. Nonostante agli occhi della maggioranza degli italiani la devastante crisi greca sia sempre apparsa come un fenomeno lontano. Un problema di cui preoccuparsi fino ad un certo punto e i cui riflessi, al più, avrebbero potuto avere ricadute indirette (e limitate) sulla nostra economia.

Oggi, dopo il via libera alla riforma del MES, le cose appaiono molto diverse. 

E se il pericolo di “fare la fine della Grecia”, sino a poco tempo fa, era scongiurato da condizioni economiche oggettivamente migliori, oggi il “too big to fail” riferito all'economia italiana non appare più così tranquillizzante Anzi.

Facendo apparire lo scenario greco in tutta la sua drammatica possibilità.

Per tale ragione - ora che i giochi sono fatti - diventa ancora più urgente e fondamentale rimettere al centro del dibattito politico la necessità dell'uscita dall'euro e della rottura dei trattati europei. Perché il nuovo MES “riformato” è un'arma carica e puntata contro di noi. 

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comedonchisciotte.org

Cosa dice la scienza a proposito del Covid? Vademecum

di Andrea Cavalleri

Dubito che spiegare bene le cose alle masse inebetite e terrorizzate serva a qualcosa, ma almeno per i medici che volessero informarsi, questo collage di citazioni può avere una certa utilità.

La mia esperienza personale mi dice che se una mia amica che canta nel coro della parrocchia, scomparsa da mesi e poi ricomparsa, ha giustificato la sua assenza dicendosi terribilmente impaurita per la sorte che potrebbe toccare a sua madre di 102 anni, siamo andati troppo oltre.

Tuttavia deve essere il più possibile chiaro che i soprusi che stiamo subendo NON avvengono in nome della scienza.

La prima cosa da sapere è la seguente: qual è la voce della comunità scientifica?

Di certo non sono le interviste in TV, sono invece le cosiddette peer review, pubblicazioni sottoposte a revisione tra pari.

Di norma (anche se si sono verificate dolorose eccezioni) uno studio che voglia essere pubblicato su una rivista specializzata deve superare il vaglio dei referees, tipicamente due revisori anonimi, indipendenti ed esterni alla redazione, che sono scienziati già specialisti nel settore in cui si vuole pubblicare l’articolo.

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ilariabifarini

Il Grande Reset. Il libro che rivela il piano post pandemico

di Ilaria Bifarini

Nulla tornerà come prima. Dimentichiamoci il mondo come lo avevamo conosciuto prima di febbraio 2020.

Esagerazione? Catastrofismo? No, è l’inizio di una nuova era. La crisi che stiamo vivendo farà da catalizzatore a cambiamenti necessari per accelerare la realizzazione di un disegno già predisposto, che prevede l’annientamento dell’attuale sistema socioeconomico. È il Grande Reset, il tema del prossimo Forum di Davos, il consesso annuale dove si riuniscono i grandi della terra per decidere su questioni che riguardano la governance mondiale. Un piano preciso, ufficiale e ben documentato, sul quale istituzioni internazionali, filantropi, organizzazioni non governative e mega-aziende private collaborano apertamente già da tempo.

Nelle menti di chi progetta il nuovo mondo la dichiarata pandemia rappresenta un’occasione troppo preziosa per essere sprecata: nulla dovrà tornare come prima.

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micromega

I pazzi e i ciechi

di Angelo d’Orsi

“È la piaga dei tempi quando i pazzi guidano i ciechi”. la citazione è assai nota (dall’Atto IV del “Re Lear” di Shakespeare, e sono parole messe in bocca al povero conte di Gloucester), persino abusata, e mi scuso, ma oggi più che mai utile a descrivere la situazione in cui ci troviamo. Nel Rapporto Censis diffuso due giorni or sono, emerge un quadro impressionante della situazione generata, si dice, dalla pandemia, ma forse dovremmo aggiungere: “e dalle politiche dei governanti, nazionali e locali”: sono loro i pazzi, nelle cui mani abbiamo lasciato le nostre vite, troppo spaventati per negar loro la fiducia (“agiscono per il nostro bene…”), troppo frastornati per avere piena coscienza della situazione reale, troppo disorientati per il susseguirsi e il sovrapporsi di notizie contraddittorie e incomplete, per reagire, per riprendere almeno un poco in mano il nostro destino.

Loro i pazzi, noi i ciechi; una cecità che non è solo quella che nasce appunto dalla paura dell’ignoto (e qui il pensiero corre allo straordinario romanzo “Cecità” di Saramago, che già mi è capitato recentemente di citare), ma è anche frutto di un atteggiamento rinunciatario, di base, pronto a “lasciar fare” ai governanti, appunto.

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comidad

L’imperialismo filantropico, ovvero il culto della disuguaglianza

di comidad

La perdita di qualsiasi potenziale di critica e di opposizione da parte della cosiddetta “sinistra”, si manifestò tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ’70 con l’adozione del concetto di “legalità”. La funzione della Legge non è di instaurare un sistema di regole condivise, bensì di fondare un nuovo spazio, quello dell’illegalità, che diventa feudo soltanto di alcuni privilegiati che possono avvantaggiarsene in esclusiva. Ogni potere si caratterizza per il fatto di conferire uno status ad uno specifico tipo di criminalità comune, perciò, ad esempio, briganti e mafiosi divennero le aristocrazie e le cavallerie dell’antichità e del medioevo.

Nell’epoca moderna lo sviluppo dei sistemi di comunicazione e di trasporto aprì nuove possibilità per forme di criminalità comune molto meno radicate in un particolare territorio, come la pirateria e la frode commerciale e finanziaria. Le banche, le Borse e le compagnie commerciali (antenate delle attuali multinazionali), rappresentarono l’istituzionalizzazione e la consacrazione di queste forme di criminalità comune più “sradicate” e globali, cioè meno legate al controllo di uno specifico territorio.

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sinistra

Petizione per un’imposta patrimoniale facilmente implementabile

segnalata da Guido Ortona

Sul sito www.paperoniale.it, gestito dal Centro Studi Argo di Torino, si raccolgono le firme per una petizione (non un appello) che chiede al Parlamento di introdurre un’imposta sulla ricchezza finanziaria, con esenzione delle famiglie meno abbienti. Ricchezza finanziaria, quindi non sulle case. Il testo è il seguente:

“Noi cittadini italiani chiediamo, in ottemperanza all’art. 50 della Costituzione che sancisce il diritto dei cittadini di rivolgersi direttamente al Parlamento, che:

“1. Il Parlamento impegni il governo a introdurre un contributo di solidarietà sulla ricchezza finanziaria (quindi con esclusione delle case e degli altri beni immobili), con aliquote progressive (comunque non superiori all’1%) e una quota esente;

2. Nella norma in materia venga espressamente stabilito che i proventi di questo contributo devono essere interamente investiti nel miglioramento dei servizi per i cittadini, in particolare a vantaggio delle persone maggiormente in difficoltà, e per creare lavoro per i giovani disoccupati. Entro questo ambito la ripartizione dei fondi dovrà essere oggetto di una rigorosa valutazione tecnica.

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osservatorioglobalizzazione

Le fondamenta del “secolo cinese”

Gino Fontana conversa con Alberto Bradanini

Qualcuno ha definito il XXI secolo: il “secolo cinese”. Per anni la Cina ha conosciuto un notevole progresso economico, sociale e tecnologico riuscendo a competere a tutto campo con l’Occidente. Con le sue grandi ambizioni, Pechino è stata per lungo tempo al centro dell’attenzione internazionale, tanto che gli Stati Uniti l’hanno classificata come un rivale strategico, proprio come riportato dal Pentagono nella National Defense Strategy del 2018.

Con la Nuova Via della Seta, Pechino tenta di porsi come partner alternativo a Washington, investendo in progetti che permettano di collegare l’estremo est con l’estremo ovest di quel continente chiamato “Eurasia”. Per comprendere meglio il ruolo e l’influenza della Cina nel mondo, ne parliamo in questa sede con Alberto Bradanini, già ambasciatore in Cina dal 2013 al 2015 e con una lunga carriera diplomatica alle spalle, attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.

* * * *

Dopo l’elezione di Biden alla Casa Bianca, molti si aspettano un cambio di passo nei rapporti sino-americani. Secondo Lei, come potranno evolversi le relazioni tra Usa e Cina nei prossimi 4 anni?

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lafionda

Un’amara riflessione sulla riforma del MES

di Leonardo Mellace

Mala tempora currunt per l’Europa, potremmo dire. Il momento attuale ci restituisce l’immagine di un continente alle prese con una sfida di dimensioni epocali, la pandemia da Covid-19, che ha provocato una severa contrazione del PIL in tutti i paesi europei. L’Unione Europea, probabilmente con ritardo, ha reagito predisponendo una serie di misure di politica economica: il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) senza condizioni per le spese sanitarie (su questa linea di credito, in verità, ci sarebbe molto da dire), i fondi BEI per le imprese, il piano SURE per finanziare la cassa integrazione – misure che valgono 540 miliardi di euro di prestiti, il che inevitabilmente implica un aumento dello stock di debito pubblico – ed il Recovery Fund, anche noto come Next Generation EU, che è stato, ed ancora oggi lo è, al centro di un animato dibattito politico ed economico.

Nel marzo del 2020 la Commissione europea ha poi attivato la general escape clause, che ha condotto alla «sospensione» del Patto di Stabilità e Crescita. Nello specifico, l’attivazione di tale clausola di salvaguardia consente una deviazione «temporanea» dai parametri del Patto, permettendo ai governi di aumentare la spesa pubblica attraverso deficit di bilancio.

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marx xxi

La notte della madonna

di Norberto Natali

Siccome è il cinquantenario, bisognerà pure che qualcuno ne parli.

La sera del 7 dicembre del 1970 (era anche l’anniversario dell’attacco giapponese a Pearl Harbour, nome in codice “Tora” ripetuto tre volte) ebbe inizio in Italia il piano “Tora Tora”, più noto come il tentato colpo di stato fascista capeggiato dal principe Borghese.

Non era affatto, come poi si tentò di far credere, una patetica sceneggiata da operetta: quella vicenda, invece, fu una sorta di “snodo” nel quale si incrociarono trame e forze precedenti e dal quale scaturirono conseguenze che segnarono in seguito la nostra storia.

Per fare un solo esempio, sfociarono in quella notte -che alcuni fascisti chiamarono “della madonna”- le teorie della “guerra controrivoluzionaria”, messe a punto da pochi anni, anche con un apposito convegno all’hotel Parco dei Principi di Roma, foraggiato da ambienti NATO e dal regime dei colonnelli greci e che ebbe tra i partecipanti -oltre a diversi alti ufficiali italiani e di altri paesi occidentali- P. Rauti (all’epoca capo di Ordine Nuovo, già esponente del MSI, di cui tornerà segretario una ventina di anni dopo) e G. Giannettini, giornalista de “Il Secolo d’Italia” (quotidiano del MSI) e agente del SID (servizi segreti italiani).

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mauro poggi

Gualtierate

di Mauro Poggi

Su Sky TG24 il professore di storia e attuale Ministro economico, signor Roberto Gualtieri, a proposito delle ipotesi di cancellazione o neutralizzazione del debito pubblico afferma:

Sono proposte sbagliate. Anche perché non sono previste dai trattati europei. Il Governo ha delineato una strategia di riduzione del debito pubblico che per la prima volta definisce una curva realistica e sostenibile di riduzione del debito“.

Analisi del testo:

a) “Sono proposte sbagliate”:

Va bene, ma sarebbe bello che ci spiegasse il perché. Sono proposte immorali? Ontologicamente erronee? Tecnicamente irrealizzabili?

Niente: si tratta di enunciato che fonda la sua auto-evidenza nell’immaginario collettivo cresciuto a suon di dogmi neoliberisti, e tanto ci deve bastare.

b) “Anche perché non sono previste dai trattati europei”.

Nella (teo)logica gualteriana, i trattati europei (anzi: i Trattati Europei) sono le nuove Tavole della Legge, immutabili ed eterni: una volta scritti e sottoscritti non possono essere rivisti o corretti poiché sono stati dettati da Dio agli uomini (anzi: agli europeisti) e quindi nascono perfetti e per sempre validi.

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coniarerivolta

La giusta patrimoniale e l’Europa a difesa dei ricchi

di coniarerivolta

In tempi di grave crisi economica e di urgente bisogno di risorse per far fronte a tutte le conseguenze della pandemia, dalla spesa sanitaria alla spesa indispensabile per il sostegno di tutti coloro che hanno perso lavoro e reddito, ci si interroga da più parti su quale sia il modo più efficace e più giusto per trovare questi soldi.

Sui grandi mezzi di informazione sembrano esserci pochi dubbi in merito: i soldi andrebbero presi dalle tasche dei lavoratori, che si tratti di pensionati o dipendenti pubblici oppure ancora di lavoratori costretti in smart working dall’emergenza. Noi la pensiamo diversamente. Oggi più che mai appare opportuna l’introduzione di un’imposta patrimoniale che colpisca gli elevati patrimoni dei ricchi, dei ricchissimi e dei milionari. Ricordiamo che un’imposta patrimoniale è un’imposta che colpisce la ricchezza, mobiliare e immobiliare, posseduta dalle persone, dunque titoli finanziari, conti correnti ed immobili di proprietà, e si distingue pertanto dalle forme di tassazione che colpiscono i redditi delle persone.

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pierluigifaganfacebook

Dietro le quinte

di Pierluigi Fagan

Proviamo a dare un veloce sguardo su cosa sta avvenendo dietro le quinte dell’ordinatore economico. Da dietro le quinte, giungono gli echi di una furibonda lotta tra modi diversi di intendere il futuro del sistema c.d. capitalistico.

Da una parte, c’è un vasto gruppo di funzionari del sistema dominante (economico, finanziario, geopolitico, politico) non da ieri preoccupati dai numerosi malfunzionamenti di quel sistema che ne determina la posizione ed il potere sociale. Costoro, hanno individuato da tempo due “distruzioni creatrici” per rivitalizzare le prospettive del sistema. La prima è una volontaria distruzione autoindotta rivedendo il ruolo delle energie carbonifere da sostituire con energie diverse, compatibili ambientalmente. La seconda è assecondare l’unico motore attivo dello sviluppo economico ovvero la conversione digital-informatica. Soggetti trasformativi dovrebbero esser le imprese non più solo legate alla logica stretta del profitto (shareholders i.e. azionisti), ma a quella larga dell’interesse condiviso (stakeholders, i.e. management, dipendenti, fornitori, territorio).

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sinistra

Recovery Fund

di Salvatore Bravo

 

Ad un popolo impaurito

Ad un popolo impaurito si può far accettare ogni provvedimento. Se il popolo è costituito da individui senza identità, se è una somma di elementi senza unità alcuna: non ha lingua, non ha cultura, non ha tradizioni popolari, non ha religione non è più un popolo, ma solo massa omogenea plasmata dalla finanza. Il popolo non è più popolo da decenni, al suo posto vi è una massa informe che vive di desideri indotti e disperazioni contingenti. A questo popolo diseducato dal capitale ad essere soggetto attivo, a sentire il suono della propria lingua, a vivere l’ambiente e la storia in cui è immerso, che non guarda, perché ha smesso di vedere in modo empatico per calcolare l’immediato. Ad un popolo tradito e vilipeso si può far accettare il Recovery fund e ora, probabilmente, anche il MES. Si consegna il destino di un popolo, ormai plebe in attesa di “soli ristori “, alla finanza internazionale. La sovranità perduta da decenni, è ora palese, ma specialmente il destino è segnato.

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manifesto

Come salvarsi dal Covid-19 sotto le bombe nucleari

di Manlio Dinucci

Stati Uniti. In previsione di un attacco è meglio sapere che «a causa del Covid-19 molti posti, da cui passate per andare al lavoro e ritornare, possono essere chiusi o non avere regolari orari di apertura». Le nuove paradossali istruzioni diffuse dall’agenzia per le emergenze

La Fema – Agenzia federale per la gestione delle emergenze, dipendente dal governo Usa – ha aggiornato le istruzioni alla popolazione su come comportarsi in caso di attacco nucleare. Le nuove istruzioni tengono conto del Covid-19, dei conseguenti lockdown e delle norme da seguire per proteggersi dal virus. Per essere pronti quando viene lanciato l’allarme per un imminente attacco nucleare – avverte la Fema – dovete sapere che «a causa del Covid-19 molti posti, da cui passate per andare al lavoro e ritornare, possono essere chiusi o non avere regolari orari di apertura». Dovete quindi individuare prima «i migliori luoghi in cui ripararsi, che sono gli scantinati e i piani centrali di grandi edifici».

In tali istruzioni la Fema ignora quali sono gli effetti reali (scientificamente accertati) di un’esplosione nucleare.

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voltairenet

Rompicapo alla NATO

di Thierry Meyssan

Durante la guerra fredda nessun Paese ha mai contestato la NATO, a eccezione della Francia. Ma alla luce delle derive successive al 2001, tutti i membri (tranne la Turchia) progettano di uscirne. Anche gli USA, per i quali la NATO è tuttavia indispensabile. Un rapporto interno su come l’Organizzazione dovrebbe cambiare ne mostra le contraddizioni e quanto sia difficile riformarla

Mentre l’iperpotenza statunitense è in declino avanzato e il presidente Donald Trump ha ipotizzato l’uscita degli USA dalla NATO, gli Stati membri s’interrogano sul futuro dell’Alleanza Atlantica. Ecco perché ad aprile il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha istituito una Commissione di Riflessione, formata da dieci personalità atlantiste, per delineare come sarà la NATO del 2030.

L’obiettivo è ridefinire l’Alleanza, come accadde nel 1967, dopo l’uscita della Francia dal comando integrato e all’approssimarsi della scadenza dei 20 anni durante i quali a nessun Paese membro era consentito uscire dal Trattato.

All’epoca il ministro belga degli Esteri, Pierre Harmel, avviò una consultazione molto vasta, che teneva conto della determinazione francese a tutelare l’indipendenza nazionale.