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sebastianoisaia

La società come ideologia e come patologia

di Sebastiano Isaia

Oggi che l’utopia di Bacone – comandare alla natura
nella prassi – si è realizzata su scala tellurica, diventa
palese l’essenza della costrizione che egli imputava
alla natura non dominata. Era il dominio stesso. […]
Di fronte a questa possibilità l’illuminismo al servizio
del presente si trasforma nell’inganno totale delle masse.
M. Horkheimer, T. W. Adorno, Dialettica dell’illuminismo

Scrive Antonello Sciacchitano (da Il soggetto collettivo, Facebook):

«Ideologia come patologia sociale. Il negazionista non solo nega di appartenere a una comunità ma nega la comunità stessa. Chi rifiuta la vaccinazione indebolisce non tanto sé stesso ma il soggetto collettivo. Il vaiolo è stato estirpato dal vaccino di Jenner (1798). Tetano, difterite, morbillo e polio sono morbi tenuti sotto controllo, purtroppo non estirpati, dai rispettivi vaccini. Non vaccinarsi significa promuovere gli agenti morbosi collettivi in nome della libertà individuale che verrebbe coartata da chi ha il potere di proporre le vaccinazioni. La vera patologia sociale non è il virus, è l’ideologia».

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sinistra

Socrate e la meraviglia

di Salvatore Bravo

Socrate è l’archetipo della filosofia, è la personificazione dell’eterna ricerca, sempre sulla soglia delle istituzioni, perché il filosofo serve la comunità, ma non le appartiene completamente. La filosofia vive nelle istituzioni, senza esserne organica, per cui è sempre sul limitare; l’attività critica esige l’autonomia senza solitudine. Dove vi è umanità, vi è filosofia, perché l’essere umano cerca la verità, in quanto dotato di logos, nell’atto della ricerca mette in atto processi di riorientamento, si oggettivizza, si analizza per trascendersi, senza tali atti speculativi non è che individualità acefala, e pertanto senza fondamento. La ricerca lo scopre creatura altra rispetto agli animali non umani. La meraviglia1 non è nella verità, ma nel tendere verso di essa, l’atto dialettico consente di capire il sublime che alberga nell’umanità. Lo sgomento dinanzi all’anima umana e al logos è nello scoprire l’infinito nel finito, mentre si vive la finitezza dello spazio-tempo si svela in un lungo processo la verità e, quindi, l’universale. Tale meraviglia è il fondamento silenzioso e vivo di ogni civiltà. Senza la libera ricerca l’umanità resterebbe estranea all’infinito che reca dentro di sé. Socrate è l’esempio vissuto del limite che si coniuga con la grandezza, della verità limitrofa alla doxa, della razionalità critica sempre sul limite dell’abisso, ma senza il pericoloso sentiero non vi è umanità, ma solo addomesticamento del gregge al consenso.

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lantidiplomatico

"Vengo dal proletariato, ne vado fiero. Il sud per me è tutto"

Intervista a Pasquale Cicalese autore di "Piano contro Mercato"

Leo Essen intervista Pasquale Cicalese

Di «Piano contro Mercato», il libro dell’economista Pasquale Cicalese, appena uscito per AD edizioni, non vi anticipo nulla, vi consiglio solo di comprarlo su youcanprint.it, e di leggere i saggi che contiene, iniziando da uno qualsiasi, non necessariamente dal primo, come suggerisce Guido Salerno Aletta nell’Introduzione. Cicalese si è formato a Bologna, in Strada Maggiore, alla Facoltà di Scienze politiche, dove era radunato un gruppo di storici dell’economia - Carlo Poni, Fabio Giusberti, Alberto Guenzi – che ruotava introno allo strutturalismo di Braudel e a quegli storici noti con l’etichetta Economia Mondo, mentre in Via Zamboni, a Lettere, erano asserragliati i post questo e post quello, a partire da Valerio Marchetti, gran sacerdote della chiesa foucaultiana. Mentre i primi studiavano l’economia e il capitalismo – semplifico – i secondi puntavano su alcune tematiche nuove, ritenute estranee ai rapporti di produzione, quali il femminismo, i giovani, la musica, le canne, lo sballo, la trasgressione, i gay, eccetera, tematiche che non erano componibili in un ordine e un segno univoci, come possono essere la legge del valore e la fabbrica, o la sinistra comunista, richiedevano dunque un’analisi indipendente dall'economicismo e dal fabbrichismo.

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lantidiplomatico

Dobbiamo parlare del debito dell'Italia

di Wolfgang Munchau

Wolfgang Munchau, il prestigioso editorialista del Financial Times direttore del sito Eurointelligence, auspicando una discussione franca e aperta, dice esplicitamente ciò che il governo italiano tenta maldestramente di nascondere, e cioè che i lavori per la riforma del MES hanno il preciso obiettivo di apparecchiare la prossima risttrutturazione del debito italiano, quando le regole di bilancio verranno ripristinate mentre l'economia italiana ancora si troverà al palo. Suggerisco in proposito l'ottimo commento di Liturri su Startmag e aggiungo un caloroso augurio al Governo che avremo nel 2023, di condurre con successo la nave Italia in queste acque pericolose.

Newsbriefing, 27 November 2020. Quando David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, ha lanciato l'idea che la BCE cancellasse il debito pubblico contratto a seguito delle misure di sostegno economico del Covid-19, in Germania c'è stata una prevedibile reazione di indignazione. Ora la proposta è stata raccolta da Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di Giuseppe Conte, in un'intervista a Bloomberg che rilancia la questione in maniera importante, pur se la proposta non arriva direttamente da Conte.

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lantidiplomatico

Anche il British Medical Journal complottista no vax?

di Antonio Di Siena

A proposito di vaccino anticovid.

Il British Medical Journal, una delle più antiche e prestigiose riviste mediche del mondo, ha pubblicato un interessante editoriale in cui getta ombre lunghissime sia sul vaccino di Astrazeneca che sui due americani, Pfizer e Moderna.

Accuse pesanti.

In primo luogo si denuncia la scarsissima trasparenza dei dati. Al netto degli annunci roboanti su tempistica ed efficacia (buoni per far salire la quotazione in borsa dei rispettivi titoli, immediatamente monetizzati) pare, infatti, che dei vaccini che salveranno il mondo non si sappia praticamente niente.

Nessuna informazione sul campione di soggetti sottoposto a sperimentazione. Nessuna informazione sull’efficacia nel medio/lungo periodo. Nessuna sulla capacità dei vaccinati di contagiare o meno gli altri.

Il poco che si sa, invece, riguarda gli effetti collaterali alcuni dei quali, seppur di lieve entità, comparsi in fase tre sono considerati “gravi".

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coniarerivolta

Tagliare la sanità e bastonare i dipendenti pubblici: la ricetta liberista per il disastro

di coniarerivolta

In vista dello sciopero indetto per il 9 dicembre dai sindacati del pubblico impiego, il fuoco di fila dei guardiani dell’austerità non tarda a farsi vivo. Le sigle promotrici, tra le quali troviamo Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, lamentano carenza di fondi stanziati su vari fronti: risorse per lavorare in sicurezza, per avviare una vasta programmazione occupazionale, per stabilizzare i precari, per finanziare i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro. Ciò a fronte di un intero decennio, iniziato nel 2009, nel quale tali contratti hanno visto un sostanziale blocco degli aumenti. Oltre alle risposte istituzionali, tra i nomi più noti che in questi giorni si stanno spendendo al fine di veicolare odio e invidia nei confronti dei dipendenti pubblici, troviamo personaggi che hanno fatto ormai di questo sport una professione a tutti gli effetti.

Nessuno si sorprenderà se nella trincea delle posizioni più oltranziste a danno dei lavoratori pubblici vediamo accorrere i vari Boeri, Perotti, Ichino. A sentire quest’ultimo, che pretende di assorbire milioni di disoccupati con poche decine di migliaia di posti vacanti e qualche corso di formazione, “la logica vorrebbe che il loro trattamento [dei lavoratori pubblici] fosse lo stesso dei lavoratori privati collocati in cassa integrazione”.

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teleborsa

MES, l'Ultimo Robot

di Guido Salerno Aletta

Superato dagli eventi, è un pericolo per la stabilità dei mercati

E' fatta così l'Unione europea: per salvarsi dalla disgregazione, ogni volta mette in piedi un Meccanismo Automatico, un Robottino che va per conto suo.

Stavolta si cerca di rimettere in moto il MES, senza rendersi conto che la realtà economica e finanziaria è estremamente cambiata da un anno a questa parte, per via della crisi sanitaria.

Il MES nasce nel 2012 come Fondo Salvastati: un meccanismo di solidarietà europea condizionata alla adozione delle riforme strutturali. Gli aiuti vengono erogati previa verifica della sostenibilità dei debiti pubblici e della capacità di restituire le somme erogate.

Nella revisione del 2019, si esplicita nel Preambolo che, quando il debito sia giudicato insostenibile, si possa procedere ad un "coinvolgimento del settore privato": si tratta di una ristrutturazione del debito, con l'allungamento delle scadenze ed il taglio del capitale. Un sistema di default controllato, alla maniera del FMI.

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marx xxi

Emiliano Brancaccio. Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, a cura di Giacomo Russo Spena

di Marco Pondrelli

Una recente serie TV di successo, I Diavoli, racconta con toni shakespeariani lo scontro dentro l'alta finanza fra il CEO di un'importante banca ed il suo delfino, quando il cattivo antieuro sta per trionfare è Mario Draghi a salvare Europa ed Euro con l'oramai famoso 'whatever it takes'. Chissà se Emiliano Brancaccio, autore di 'non sarà un pranzo di gala' ha guardato questa serie, nel caso sarebbe interessante avere un suo giudizio perché leggendo il libro è difficile idelizzare in questo modo l'ex capo della BCE.

 

L'accentramento dei capitali: Brancaccio vs Losurdo

Non è semplice trovare un filo conduttore in questo volume curato da Giacomo Russo Spena, infatti esso raccoglie scritti, interviste ed interventi pubblici che si dispiegano nell'arco di oltre 10 anni. Possiamo però trovare alcuni temi ricorrenti a partire da quello più importante, già presente nell'introduzione che l'Autore scrisse a 'Il capitale finanziario' di Hilferding.

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micromega

Nasce la rete italiana post-keynesiana contro il conformismo del dibattito economico

Daniele Nalbone intervista Marco Veronese Passarella e Daniele Tori

Partono da un approccio critico allo studio dei fenomeni economici e sociali, sulla scia dei contributi di Karl Marx, Rosa Luxembourg, John Maynard Keynes, Joseph Schumpeter, Michal Kalecki, Joan Robinson, Nicholas Kaldor, Piero Sraffa. La decisione di dar vita a una rete di studi post-keynesiani in Italia nasce dal clima di conformismo scientifico e conservatorismo metodologico che da alcuni decenni caratterizza il dibattito economico italiano.

Oggi, 27 novembre, quello che ufficialmente si chiama IPKN – Italian Post-Keynesian Network – si presenterà in Italia con un primo workshop in streaming (dalle 13.30 sulla pagina Facebook della rete).

Significativi i temi al centro dei panel che saranno introdotti da Claudia Fontanari, dell’università Roma Tre, e Eugenio Caverzasi, dell’università dell’Insubria: dopo i saluti di Engelbert Stockhammer, presidente della Post-Keynesian Economics Society (PKES) si discuterà di “Distribuzione e crescita”, “Transizione energetica e piani di lavoro garantiti” e di “Un modello ad agenti per la stagnazione secolare negli Usa”.

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contropiano2

La transizione politica negli USA e la fine dell’egemonia statunitense

di Giacomo Marchetti

Questo martedì le borse nord-americane hanno salutato positivamente l’inizio della transizione di poteri tra l’amministrazione uscente repubblicana e quella democratica. +1,5 del Dow Jones ed +1,6 dello S&P500 fotografano il sentiment dei mercati per il superamento di questo scoglio.

Donald Trump, nonostante non riconosca tutt’ora l’esito del voto, aveva detto lunedì che la sua amministrazione avrebbe iniziato a cooperare con il team di “transizione” di Joe Biden, a venti giorni dalle contestate elezioni del 3 novembre ed a meno di due mesi dall’insediamento effettivo del nuovo Presidente.

Tale decisione è senz’altro il prodotto delle pressioni del big business e del moltplicarsi delle voci non concordi, all’interno del suo partito, con la battaglia di Trump contro le presunte frodi elettorali. “Illeciti” che sembrano non avere alcuna evidenza empirica, tanto da costringere alla resa anche i politici repubblicani che avevano sostenuto all’inizio l’azione di The Orange Man.

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milanofinanza

L'inflazione? Riparliamone tra 20 anni

I limiti della politica monetaria e il nodo del debito pubblico

di Guido Salerno Aletta

La deflazione indotta dalla crisi pandemica ha accelerato una tendenza già in atto che non è stata contrastata neppure dalla politica monetaria accomodante della Bce. Sottozero l'indice dei prezzi anche in Italia

Se ne parla tra vent’anni, se va bene: tanto ci vorrà, secondo il Ministro delle finanze francese Bruno Le Maire, per riassorbire l’extra debito pubblico dovuto alla crisi economica determinata dal Covid-19. Significa che saranno solo i fattori esogeni e non la politica fiscale o quella monetaria a sospingere la crescita, visto che in Europa, con i tassi già negativi, non c'è spazio di manovra.

Sono previsioni davvero ottimistiche, quasi da rito divinatorio, se si guarda alle crisi che si sono susseguite negli ultimi decenni, ad un ritmo sempre più serrato, nonostante le discipline di bilancio adottate sin dal Trattato di Maastricht e lo scudo dell’euro. Mettendole in fila, solo quelle che ricordiamo per averle in qualche modo vissute sono davvero tante, troppe: dallo shock petrolifero del 1973 a quello del 1980 che fu accompagnato da una devastante stretta monetaria americana, per non parlare della guerra portata allo Sme nel 1992 al fine di azzoppare il disegno della nascente moneta unica europea e dei condizionamenti pesantissimi che ci erano già derivati a partire dal 1985 dall’Accordo del Plaza, volto a dare sollievo all’economia americana boccheggiante per i deficit gemelli del bilancio federale e dei conti con l’estero.

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sinistra

Alcune osservazioni sulla Fisica dell’immortalità di Frank J. Tipler

di Eros Barone

Noi fisici siamo nel complesso un gruppo estremamente arrogante di studiosi. La nostra arroganza deriva dalla nostra percezione riduzionista che vede la fisica come la scienza definitiva dell’intero universo.

F. J. Tipler, The Physics of Immortality. 1

Come risulta dall’intero impianto del libro e come dichiara lo stesso autore nel capitolo XIII, la sua ricerca, pur confrontandosi con le grandi dottrine religiose monoteistiche, si inscrive nondimeno nella tradizione della teologia laica, che nacque nei secc. XVI e XVII ad opera di scienziati e filosofi come Galileo, Descartes, Leibniz, Newton (dal quale, proprio nel suddetto capitolo, viene ripresa la definizione della teologia come branca della fisica), Hobbes e Vico. Mai prima di allora (se non si intende risalire ad Aristotele, che le ricomprendeva nelle scienze teoretiche, distinguendole però l’una dall’altra per la diversità degli oggetti d’indagine) la fisica, la filosofia e la teologia erano state considerate come un unico oggetto di studio; né lo sarebbero mai più state (con l’eccezione di Tipler e di pochi altri scienziati teologizzanti che, dimostrando uno spirito coraggiosamente anticonformistico, se si considera il programmatico agnosticismo che domina la comunità scientifica, ripropongono oggi con la teoria del Punto Omega quella ‘antica’ tradizione del mondo moderno).

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altrenotizie

Macron, tirannia alla francese

di Michele Paris

L’Assemblea Nazionale di Parigi questa settimana ha consegnato alle forze di sicurezza francesi un nuovo strumento di repressione che conferma la deriva autoritaria e liberticida da tempo in atto e accelerata durante la presidenza di Emmanuel Macron. A testimonianza di questa evoluzione, poche ore dopo che il nuovo testo di legge sulla “sicurezza globale” veniva approvato in prima lettura, la polizia francese ha portato a termine un brutale sgombero di rifugiati senzatetto nel centro della capitale.

Le modalità dell’assalto all’accampamento di tende a Place de la République sono state talmente violente da provocare un’ondata di indignazione tra l’opinione pubblica d’oltralpe. A subire le cariche della polizia sono stati anche i dimostranti che erano scesi in piazza in solidarietà con i migranti e alcuni giornalisti. L’accampamento era stato organizzato come protesta per il trattamento riservato dal governo francese ai rifugiati, tra l’altro abbandonati a loro stessi di fronte all’epidemia di Coronavirus.

Anche i media ufficiali e addirittura i politici della maggioranza, inclusi alcuni ministri, si sono sentiti in obbligo quanto meno di sollevare perplessità sulla condotta della polizia.

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micromega

Solo una rivoluzione della politica economica può scongiurare la catastrofe sociale

di Daniele Nalbone

No, non sarà un pranzo di gala. La lotta tra capitali per la conquista dei mercati mondiali condurrà – uso qui il futuro e non il presente come ha fatto Emiliano Brancaccio nel suo ultimo libro “Non sarà un pranzo di gala - Crisi, catastrofe, rivoluzione (con G. Russo Spena, ed. Meltemi, 2020) – alla centralizzazione del potere nelle mani di pochi vincitori e alla consequenziale reazione sovranista degli sconfitti. “Una pura lotta di classe in senso marxiano, ma tutta interna alla classe capitalista, con il lavoro totalmente zittito”.

Lo scenario sembra scritto. Sembra, appunto. Perché, come dimostra – e non come sostiene – Emiliano Brancaccio, una svolta è possibile.

Al fine di “dimostrare” e non “sostenere” è molto utile la scelta fatta da Brancaccio di riproporre, a inizio libro, una serie di interviste che ha rilasciato negli anni a diversi organi di informazione, tra cui proprio MicroMega.

Significativo, oggi, con il 2020 che si avvia verso la porta d’uscita, ricordare ad esempio un’intervista del 2007 dal titolo “Perché l’anticapitalismo non attecchisce più” rilasciata a Liberazione in cui, a precisa domanda – “Tu scommetti quindi su una crisi economica dalle nostre parti?” – risponde:

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comedonchisciotte.org

Ciò che non si dice del vaccino di Pfizer contro il coronavirus

di F. William Engdahl

Bill Gates sta, a tutti gli effetti, finanziando e promuovendo nuove tipologie, non ancora testate, di vaccini che dovrebbero, in qualche modo, proteggerci dai letali effetti di questo nuovo coronavirus e consentirci di tornare, più o meno, alle nostre vite “normali.” Il gigante farmaceutico Pfizer ha annunciato quelli che, secondo l’azienda, sarebbero i risultati spettacolari dei test preliminari su esseri umani. Per ottenerli ha utilizzato una tecnologia sperimentale, conosciuta come editing genetico (in questo caso editing genetico mRNA) mai utilizzata prima per realizzare un vaccino. Prima di correre a farci fare l’iniezione, sperando che ci dia l’immunità, ci sono alcune cose che dobbiamo sapere su questa tecnologia sperimentale e sulla sua dubbia affidabilità.

Il mondo finanziario era arrivato al settimo cielo quando, il 9 novembre, il gigante farmaceutico Pfizer e il suo partner tedesco, BioNTech, avevano dichiarato in una conferenza stampa di aver sviluppato un vaccino per il Covid19 efficace al 90%. Il controverso capo del NIAID (Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive Ndt), Tony Fauci, aveva accolto con entusiasmo la notizia e l’UE aveva annunciato di aver acquistato 300 milioni di dosi del nuovo e costoso vaccino. Se credete ai mercati finanziari, la pandemia è ormai storia vecchia.

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economiaepolitica

I ricchi hanno stravinto

di Sergio Marotta

Marco d’Eramo ha dato alle stampe in questi giorni il suo ultimo libro, “Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi” (Feltrinelli, 2020).

Questa la tesi di fondo: negli ultimi cinquant’anni abbiamo assistito a una guerra dei ricchi contro i poveri che è partita e si è svolta principalmente all’interno degli Stati Uniti d’America centro del capitalismo occidentale. I ricchi hanno stravinto, mentre i poveri non si sono neanche difesi e i cosiddetti progressisti o liberal non se ne sono accorti o hanno fatto finta di non accorgersene, affascinati com’erano dal denaro dei ricchi.

La guerra è partita dalle famiglie ‘storiche’ di miliardari conservatori e benpensanti degli Stati Uniti i quali hanno dato vita, nel corso degli anni, a una grande campagna per l’egemonia culturale iniziata in sordina durante il periodo del Welfare State dominante nel secondo dopoguerra e divenuta poi main stream negli ultimi trent’anni. Questa campagna si proponeva di contrastare qualsiasi idea di giustizia sociale, di redistribuzione della ricchezza da parte dello Stato o soltanto di assistenza ai più deboli che non fosse quella voluta e organizzata attraverso le organizzazioni benefiche e le fondazioni private.

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sinistra

Chiamali stupidi

di Lorenzo Merlo

I capitalisti prima degli anticapitalisti hanno compreso che il concetto della crescita infinita aveva vita limitata. Non solo, prima degli altri hanno capito come provvedere a se stessi, come non perdere il dominio del mondo, anzi delle menti.

Marx ed Engels hanno fatto del loro meglio ma non è bastato. Hanno fatto di tutto per farci presente gli aspetti del capitalismo che il belpensiero neppure concepiva. Questo, sulla cresta dell’onda del progresso, divideva il mondo in due: i ricchi e legittimati da Dio e i poveri o tutti gli altri che, giocoforza, dovevano esserci. Dentro le due classi stavano le due intelligenze, una eletta e una, semplicemente, non eletta. Non c’era altro da fare se non frustare i cavalli e guidare la doga alata verso il futuro e il giusto.

Da allora – spiritualmente animata dall’antropocentrismo giudaico-cristiano – una ristretta percentuale di uomini ha tenuto in scacco tutti gli altri. E lo ha fatto con crescente consapevolezza di sé. Per sostenere se stessi, i capitalisti, i neocapitalisti, i liberisti, i neoliberisti, la nuce non cambia, si sono inizialmente serviti di concetti intellettuali, sostanzialmente tutti in rotazione intorno al perno della redistribuzione della ricchezza.

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contropiano2

Catastrofe o rivoluzione? Brancaccio: passare alla pianificazione

di Sergio Cararo

L’ultimo lavoro di Emiliano Brancaccio ci mette subito sull’avviso. “Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione” è il titolo che annuncia una riflessione a tutto tondo sulla crisi del sistema dominante, ma anche sulle alternative indispensabili ad evitare che la “crisi delle classi dominanti trascini nella rovina tutte le classi in lotta”.

Brancaccio, economista e docente dell’Università del Sannio, ha avuto l’occasione di incrociare la spada in dibattiti pubblici con diversi esponenti dell’establishment: da Mario Monti a Romano Prodi, da Olivier Blanchard a Lorenzo Bini Smaghi.

E da questi dialoghi emergono in modo contundente sia le contraddizioni interne alle classi dominanti dove “Nasce così una lotta, tutta interna alla classe capitalista, tra aggressione dei grandi e resistenza dei piccoli”, sia le contraddizioni tra il sistema dominante e le possibilità di emancipazione complessiva delle società e dei segmenti sociali che la compongono, proprio perché la deregolamentazione dei mercati sta erodendo il tessuto sociale.

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seminaredomande

I “negazionisti” della terapia domiciliare precoce

di Francesco Cappello

La cura per il covid 19 esiste.

Essa è semplice, si realizza con farmaci tradizionali. È tutt’altro che costosa. Se applicata con la giusta tempistica è in grado di salvare vite umane. Piuttosto che il lockdown, bisogna, finalmente, mettere i medici di base in grado di somministrare la terapia domiciliare precoce capillarmente su tutto il territorio nazionale.

La corretta terapia domiciliare, somministrata tempestivamente all’apparire dei primi sintomi è stata sinora negata dalle linee guida ufficicialmente riconosciute. Eppure tale pratica risparmierebbe i pericolosi affollamenti nei pronto soccorso, nei reparti covid e nelle terapie intensive.

Il corretto trattamento domiciliare precoce (tdp) è, infatti, in grado salvare vite umane in modo diretto ma anche indiretto, lasciando liberi gli ospedali per il trattamento delle altre consuete patologie (vedi il mio Gli assembramenti più pericolosi si verificano nei pronto soccorso e negli ospedali).

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mondocane

Chi è il Leviatano vero a Washington

di Fulvio Grimaldi

La transizione: Maradona, Totti, Proietti non giocano più; Biden e Bill Gates ci giocano ancora ---- La messa è finita, andate in pace

La pubblicazione del racconto sulle novità USA, è stata preceduta da uno degli eventi più altamente simbolici di questo nostro epilogo “triste, solitario y final”.

 

Maradona e amici

Mai vi sono stati segni così evidenti e drammatico/tragici di un mutamento d’epoca, se non di evi. Vediamo Maradona, Totti, Proietti, più o meno nello stesso tempo, morire e allontanarsi in un passato che si dissolve con loro. Un po’ come, nell’iconografia di Pinocchio, Geppetto, sul suo guscio di barca, che viene inghiottito dall’orizzonte, per poi essere divorato dal mostro. I tre grandi, campioni di uno Zeitgeist, spirito del tempo, che ci ha accompagnato per secoli, dai tempi della classicità, con un balzo al di là dei secoli oscuri, fino alla modernità razionale, libera, del corpo e dello spirito, fusi in un’unica, naturale condizione umana.

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blackblog

Vaccini per il Covid: chi prende l'iniziativa

di Michael Roberts

Prima che la pandemia di Covid-19 travolgesse il mondo, le grande aziende farmaceutiche avevano investito ben poco sui vaccini per la malattie e i virus a livello globale. Semplicemente, la cosa non era redditizia. Di quelle che erano le 18 maggiori aziende farmaceutiche, 15 di loro avevano abbandonato completamente il settore. I leader nel profitto, erano i farmaci per il cuore, i tranquillanti che creano dipendenza e i trattamenti per l'impotenza maschile, e non le difese contro le infezioni ospedaliere o i farmaci per le malattie emergenti e i tradizionali tropical killers. Per decenni, un vaccino universale per l'influenza - vale a dire, quello che sarebbe un vaccino che prende di mira le parti immutabili delle proteine di superficie del virus - è stato una possibilità, senza che venisse mai ritenuto abbastanza redditizio da indurre a farlo diventare una priorità. Pertanto, ogni anno otteniamo dei vaccini che sono efficienti solo al 50%.

Ma la pandemia di Covid-19 ha cambiato l'atteggiamento da parte di Big Pharma. Ora si possono fare miliardi vendendo vaccini efficaci ai governi e ai sistemi sanitari.

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comidad

Le Borse sottraggono il lieto fine alla fiaba Covid

di comidad

Quando una situazione è grave, bisogna vedere come aggravarla ulteriormente. Questa regola aurea sembra aver ispirato le dichiarazioni del filosofo Massimo Cacciari, secondo il quale non è giusto che a pagare per l’emergenza Covid sia solo una metà della popolazione, perciò a contribuire ai costi dovrebbero essere chiamati anche i lavoratori statali.

Queste dichiarazioni implicano una certa disinformazione, poiché i lavoratori statali in Italia non sono la metà della popolazione lavorativa, bensì soltanto il 14%, molto al di sotto della media europea. Non si comprende poi per quale motivo sottrarre risorse a quei pochi che sono ancora in grado di spendere e di sostenere la domanda di beni. Ma c’è anche di più: lavoratori statali e lavoratori autonomi non sono caste separate, poiché le due condizioni si intrecciano nelle stesse famiglie. Molti lavoratori autonomi, oggi in drammatica difficoltà a causa dei lockdown, trovano sollievo nel fatto che il loro coniuge è un dipendente statale che può continuare a contribuire al bilancio familiare.

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piccolenote

Biden o del Suprematismo americano

di Piccole Note

L’America è “tornata, pronta a guidare il mondo”. Così Joe Biden in una conferenza stampa nella quale ha presentato parte della sua nuova amministrazione. Si chiude dunque la prospettiva isolazionista e si rilancia l’Impero globale (Financial Times).

Tale il prodotto dell’eccezionalismo americano, che vede nell’America il Paese che ha la missione di salvare il mondo. Non una visione politica, ma religiosa-messianica, in cui Washington assume i connotati di un Impero della Libertà e del Bene e i suoi concorrenti sono manifestazioni della Tirannia e del Male.

 

L’impero Suprematista globale

Si è detto che Trump abbia solleticato il suprematismo americano. Accusa fondata sul fatto che ha avuto un atteggiamento ambiguo nei confronti di tale devianza, anche se l’ha condannata più volte (Cnn, BBC etc).

Non entriamo nella controversia, ci limitiamo a registrare che esiste un altro tipo di suprematismo che, seppure non sembra avere collegamenti con l’ideologia di tali gruppi, ne riecheggia i fondamenti in chiave geopolitica.

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lantidiplomatico

Trent'anni di cazzate liberiste. Capitolo Fazio-Giannini

di Thomas Fazi

"Eh no, caro Giannini, troppo facile ricorrere alla prima persona plurale"

La seconda puntata della nostra nuova rubrica "Trent'anni di cazzate" (qui la prima) è dedicata a un uomo che sulla ripetizione ossessiva di una singola cazzata - "le coperture!" - ci ha praticamente costruito tutta la sua carriera: sto parlando ovviamente di Massimo Giannini, per anni vicedirettore e nota firma di "Repubblica" e da qualche mese direttore de "La Stampa".

L'altro giorno da "Che tempo che fa", il programma di Fabio Fazio, Giannini ha raccontato la sua battaglia contro il COVID-19, per il quale è stato ricoverato tre settimane in terapia intensiva all'ospedale (pubblico) Gemelli di Roma.

Da quell'esperienza, Giannini - che oggi per fortuna sta bene - ha detto di aver imparato molte cose, tra cui «l'importanza di una delle più grandi conquiste del Novecento: il welfare state».

«Mi sono reso conto - ha continuato Giannini - di quanti errori abbiamo fatto, in questi ultimi dieci anni soprattutto, nello smantellare il welfare, che andava riformato ma non certo liquidato, come noi e altri paesi europei abbiamo fatto all'insegna del mantra dell'austerity».

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kriticaeconomica

Capire la neolingua dell’economia (per non usarla più)

di Alessandro Guerriero

Il linguaggio è lo strumento che ogni persona utilizza per esprimersi: ma è possibile che la lingua condizioni i nostri pensieri? Per l’economista francese Fitoussi la risposta è sì, e lo spiega nel suo ultimo libro-intervista “La neolingua dell’economia” (edito da Einaudi).

Secondo la sua visione la grammatica e il lessico usati nell’economia (e non solo) sono quelli della teoria marginalista. Il pensiero economico dominante ha inventato un linguaggio basato su una teoria “immaginaria” (ossia il marginalismo) e se ne è servito per piegare la realtà a suo piacimento, allontanandosi sempre di più dalla verità.

Un esempio: l’esaltazione della concorrenza perfetta, esaminata da tutti gli studenti in un corso base di microeconomia. L’argomento è trattato per lungo tempo e descritto come il modello più efficace e vantaggioso per il consumatore, evitando accuratamente di definirne le condizioni. Ma se esistesse un mercato concorrenziale al mondo, ci vorrebbe una lente per trovarlo. E se si dovesse ricondurre qualcosa alla concorrenza, questa sarebbe la cosiddetta “race to the bottom” che incentiva la nascita dei paradisi fiscali in tutto il mondo e in Europa, facendo aumentare i profitti per le imprese.

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comuneinfo

Come in un cinico gioco dell’oca

di Marco Bersani

Sembrerebbe ci sia davvero poco da fare: le strategie messe in atto dal governo per fronteggiare la pandemia continuano a perseguire l’eterno ritorno dell’uguale. Dal primo lockdown sono stati spesi oltre 120 miliardi, ma la situazione del sistema sanitario, della sicurezza nei posti di lavoro e del trasporto pubblico è rimasta invariata. Le imprese inondate di soldi concessi sostanzialmente senza condizioni, le fasce meno protette della popolazione condannate alla disperazione. Secondo gli ultimi dati della Caritas, sono 450mila i nuovi poveri. La pandemia resterebbe una specie di parentesi tragica in un percorso di per sé lineare, c’è poi il costante anelito al vaccino risolutivo che permetterà di tornare a una normalità di ‘ricchi premi e cotillon’. Per fortuna c’è chi comincia a mostrare – in modo organizzato, quanto e come si può, e senza farsi strumentalizzare dal teatrino dei partiti né dalle solite trappole della protesta “violenta” tanto gradita ai media mainstream – che questo assurdo gioco dell’oca non è gradito. Sabato 21 novembre la giornata per “Uscire dall’economia del profitto, costruire la società della cura” è stata un successo. Un primo passo di un percorso che è appena cominciato ma che, a differenza di quello del governo, non ha alcuna intenzione di ripassare dal via

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sinistra

Il ponte rivoluzionario di Niamey

di Mauro Armanino

Niamey 13 novembre 2020. E’ stato inaugurato ieri e battezzato col nome di una figura politica della lotta per l’indipendenza, Djibo Bakari. Il terzo ponte di Niamey assume tutte le geopolitiche del momento. Il primo, dedicato a John F. Kennedy è diventato famoso perché sede, suo malgrado, dell’assassinio da parte delle forze dell’ordine, di alcuni studenti dell’università Abdou Moumouni di Niamey negli anni novanta. La Conferenza Nazionale Sovrana, celebrata nel 1991, ne fu la logica e, in quel momento foriera di speranze, conclusione. Il secondo ponte, quello dell’Amicizia, celebra piuttosto il ruolo crescente dell’Impero di Mezzo, la Cina, nel continente africano e nel Niger. Quest’ultimo ponte, il terzo della serie sul fiume Niger, è stato eseguito dall’impresa cinese China Géo-Engineering Corporation, tutto un programma. I lavori del ponte erano iniziati nel 2016, anno delle elezioni che sancirono il secondo mandato e ultimo, dell’attuale presidente uscente, Mahamadou Issoufou.

Per curiosi e intriganti corsi e ricorsi della storia, torna alla ribalta il nome di un militante indipendentista, per molti anni censurato dalla storiografia nigerina.

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nuovadirezione

Il nostro popolo (sulla questione “Destra e Sinistra”)

di Carlo Formenti

Ho seguito con interesse il dibattito fra gli amici Zhok e Visalli. Le questioni che sollevano sono complesse e richiederebbero a chi voglia contribuire alla discussione lo stesso impegno che vi hanno profuso coloro che l’hanno avviata. Dato che al momento ciò non mi è possibile, mi limito a un sintetico commento a una tesi avanzata da Zhok che non mi è parsa scevra da insidie, soprattutto se elevata a criterio orientativo di scelte e decisioni su quali soggetti assumere come interlocutori di possibili alleanze, tanto sul piano politico quanto sul piano sociale.

Per motivare la mia perplessità, semplifico drasticamente la tesi di Zhok, o almeno quello che mi è parso il suo nocciolo fondamentale: le scomposte reazioni di larghi settori sociali duramente colpiti dagli effetti economici della pandemia e/o insofferenti delle limitazioni inflitte ai propri comportamenti individuali, ma soprattutto l’egemonia politico culturale che le destre esercitano nei confronti di tali settori, configurano il rischio concreto che dalla crisi del regime neo liberale, in atto da tempo ma radicalmente aggravata dall’evento pandemico, si possa uscire “da destra”.

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conness precarie

Chi ha fermato Donald Trump? Una tragedia promessa finita in farsa e il comando del capitale

di Felice Mometti

Sarebbe fin troppo facile raccontarla come un bmovie pensato come drammatico ma che man mano che scorrono le immagini diventa inconsapevolmente comico. Non basta l’uso compulsivo di Twitter per sovvertire le istituzioni. E nemmeno una squadra raffazzonata di avvocati, dalla quale i grandi studi legali si sono tenuti a debita distanza, con a capo il protagonista arrapato di uno degli episodi del film Borat. E che dire di una conferenza stampa che avrebbe dovuto rivelare colossali brogli elettorali tenuta nel retrobottega di un negozio di giardinaggio? L’intera vicenda si potrebbe tranquillamente chiuderla qui.

L’iconografia classica dei colpi di stato prevede come minimo l’esercito nelle strade, l’occupazione delle reti di comunicazione, la chiusura delle sedi istituzionali. Certo ci possono essere colpi di stato striscianti con la nomina, in quantità industriale, di giudici “amici” (fino a che punto?) presso le corti statali e federali. Facendo appello alla mobilitazione di massa contro fantomatici pericoli socialisti. Quello che non può esserci è la simulazione virtuale di mezzo colpo di stato o di un quarto di colpo di stato.

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voltairenet

Alto-Karabakh: la vittoria di Londra e Ankara, la disfatta di Soros e degli armeni

di Thierry Meyssan

Nella guerra dell’Alto-Karabakh gli alleati britannici hanno superato il Pentagono, il pianificatore del conflitto. Nessuna delle grandi potenze s’è preoccupata delle morti che ne sarebbero seguite. Alla fine, Londra e Ankara hanno riannodato la loro storica alleanza, Washington e Mosca non hanno ottenuto nulla, mentre Soros e gli armeni hanno perso molto

Dopo 44 giorni di guerra, l’Armenia è stata costretta a firmare un cessate-il-fuoco con l’Azerbaigian, rinunciando a parte del proprio territorio. Ma il piano iniziale degli Stati Uniti – che Réseau Voltaire aveva formulato come ipotesi – prevedeva di spingere la Turchia all’errore e consentirle di massacrare parte della popolazione armena, poi d’intervenire, rovesciare il presidente Erdoğan e ristabilire la pace [1].

Il piano però non ha funzionato. Mascherava infatti uno stratagemma britannico: Londra, approfittando della confusione delle elezioni presidenziali USA, ha manovrato di nascosto, scavalcando Washington. Ha sfruttato la situazione per tentare di privare la Russia della carta dell’Alto-Karabakh e ricominciare il Grande Gioco del XIX secolo [2], quando il Regno Unito era alleato dell’impero ottomano contro l’impero zarista. Mosca se n’è accorta e ha imposto un cessate-il-fuoco per fermare il gioco al massacro.