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la citta futura

Essere curati

di Aristide Bellacicco

La classe politica che governa l’Italia è presa nella tenaglia, da cui non sa come uscire, fra la difesa del mercato e quella della salute dei cittadini. La demolizione del servizio sanitario pubblico dovuto alle politiche di contenimento della spesa negli ultimi decenni ha seriamente compromesso la capacità, pura e semplice, di curare i malati

La crescita dei positivi al coronavirus è ormai fuori controllo. I tamponi di massa, in questa fase, non hanno più alcuna efficacia sul piano della prevenzione. Quando un’epidemia si diffonde – come l’attuale – su scala nazionale, e con l’andamento di cui i numeri ci danno una stima sebbene approssimativa, diventa illusorio pensare di poterla contenere attraverso misure di isolamento. Queste ultime, infatti, risultano utili quando di tratta di contenere focolai circoscritti, ma sono del tutto inefficaci, e anche inapplicabili, nel caso in cui la diffusione dei contagi abbia un andamento di massa coinvolgendo, di fatto, l’intero territorio nazionale.

La circolare del ministero della Salute del 12 ottobre 2020 ne prende implicitamente atto quando prescrive che “i contatti stretti di casi con infezione da SARS-CoV-2 confermati e identificati dalle autorità sanitarie, devono osservare: 1) un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso; oppure 2) un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo eseguito il decimo giorno”.

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mariogangarossa 

Sono un vecchio

di Mario Gangarossa

Sono un vecchio. Il fatto che lo sia non caratterizza i miei comportamenti sociali più di quanto non li caratterizza il fatto che sia un maschio, bianco, meridionale. Che sia vulnerabile a certe malattie e che ho un pessimo carattere.

Che gli individui si definiscono per la loro appartenenza di classe, per il loro ruolo nella produzione e nella riproduzione della vita, è un assioma così evidente che anche chi lo nega non può sottrarsi alla dura legge della lotta di classe.

Agisce da materialista, anche se pensa da idealista.

Segue i borbottii della pancia più che le suggestioni della propria falsa coscienza.

Ma l'insieme dell'umanità, e delle classi che la compongono, è fatta di donne, uomini, vecchi, giovani, storicamente definiti, che attraversano l'intervallo della loro vita agendo e pensando in relazione al contesto in cui si trovano a operare.

Alle sollecitazioni che li spingono ad agire.

Le classi non sono statiche, nei loro comportamenti, e nemmeno gli individui, che le compongono, lo sono.

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carlo formenti facebook

Sull'entusiasmo eccessivo per l'esito elettorale americano

di Carlo Formenti

Qualche prima riflessione sugli eventi d’Oltreoceano. In particolare, sulla straripante euforia con cui la vittoria di Biden viene accolta dall’establishment (politici, media, intellettuali ecc.) europeo e nostrano ma anche dalle sinistre radicali e, d‘altro lato, sulla delusione che certi ambienti della sinistra sovranista manifestano per la sconfitta di Trump. Parto da un’intervista a Radio Uno, nel corso della quale un redattore americanista della rivista “Limes” ha gelato gli entusiasmi dell’intervistatore in merito ai radicali cambiamenti che il cambio della guardia alla Casa Bianca si presume potrebbe determinare nella politica estera Usa: ha decidere quest’ultima, ha ricordato, non sono notoriamente i presidenti bensì il deep state americano, perciò, ad eccezione del rientro degli Stati Uniti negli accordi internazionali sui cambiamenti climatici e di una probabile, ma non scontata, ripresa delle trattative con l’Iran, ben poco cambierà. La tensione con la Russia, ma soprattutto quella con la Cina, non diminuiranno, le interferenze negli affari interni dei Paesi latinoamericani socialisti o governati a sinistra non cesseranno, e anzi potrebbero farsi più pesanti in nome della “difesa della democrazia”, tornerà l’interventismo (con le stesse motivazioni ideologiche) in Medio Oriente e, dulcis in fundo, non è affatto detto che i rapporti con la Ue (al netto dell’assunzione di toni più soft) migliorino perché, ha spiegato l’intervistato, gli Stati Uniti non possono né potranno mai tollerare che un’Europa a guida tedesca si rafforzi oltre certi limiti.

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lantidiplomatico

L’ultima trovata dei “falchi”: ridurre gli acquisti della BCE per costringere paesi come l'Italia ad accedere ai prestiti UE

di Thomas Fazi

Di tutte le opinioni che si leggono in giro sulla strada che dovrebbe seguire l’Italia per reperire le risorse necessarie per far fronte alla crisi – chi continua a spingere per il MES, chi ripone tutte le sue speranze in un Recovery Fund che appare sempre più un miraggio, chi si accontenta degli spicci del SURE (di cui però non sappiamo quasi nulla) ecc. –, ce n’è una che fa sorridere più delle altre.

È quella di chi ritiene che la sospensione del Patto di stabilità e il nuovo corso della BCE – che dall’inizio della pandemia si sta comportando quasi come una banca centrale “normale”, offrendo un sostegno incondizionato ai titoli di Stato degli Stati membri, di fatto monetizzando tutto o quasi il nuovo debito di paesi come l’Italia – rappresenterebbero una rivoluzione di lungo termine nell’assetto istituzionale della zona euro, e che dunque da ora in avanti l’Italia potrà e dovrebbe semplicemente finanziarsi “sui mercati” – o meglio, nei fatti, presso la BCE –, come fanno un po’ tutti i paesi “normali” del mondo.

Insomma, a sentire costoro, gli Stati dell’eurozona sarebbero finalmente liberi di gestire la loro politica di bilancio in piena autonomia, consapevoli di poter contare sul pieno appoggio della BCE. Se le cose stessero così, ci sarebbe effettivamente da esultare. Potremmo addirittura pensare di mettere in soffitta il progetto dell’Italexit!

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roars

Ci sarà ancora l’Università tra dieci anni?

di Luca Gammaitoni

La domanda potrebbe apparire retorica ma, credetemi, non lo è. Me lo chiedo mentre attraverso camminando la galleria del rettorato all’Università di Perugia e vedo distrattamente le splendide iscrizioni etrusche inglobate nel muro. Istituzioni come questa, in Italia e in Europa, negli ultimi settecento anni hanno costituito i pilastri della civiltà, formando le classi dirigenti e orientando le politiche di sviluppo del pianeta. Sarà così anche in futuro? Non è scontato.

Ho appena letto dell’iniziativa lanciata da Google per fornire corsi di formazione online della durata di 3-6 mesi al termine dei quali si ha un certificato, considerato dai reclutatori di Google equivalente ad un corso universitario di quattro anni tradizionale (Google Career Certificates, 14 Luglio 2020). L’iniziativa di Google segue l’annuncio di Microsoft (Global skills initiative, 30 Giugno 2020) che fornirà, entro quest’anno, “nuove abilità digitali” a venticinque milioni di americani per consentire loro di superare la crisi da Covid-19.

A prima vista le due iniziative potrebbero sembrare un’ottima cosa: i grandi della tecnologia si fanno avanti per aiutare chi ha perso l’occupazione e fornire “nuove abilità digitali”, che sono necessarie per trovare un nuovo lavoro.

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seminaredomande

Covid o influenza?

di Francesco Cappello

Sapevate che i tamponi non distinguono tra virus influenzali diversi e che secondo l’OMS l’influenza nel mondo è praticamente scomparsa?

Su un report dell’ISS relativo all’influenza stagionale 2017/18 si legge:

Mortalità: Durante la diciassettesima settimana del 2018 la mortalità è stata inferiore al dato atteso, con una media giornaliera di 184 decessi rispetto ai 199 attesi

 

In Italia 68.000 decessi in tre anni attribuibiti all’influenza

Più in generale, in uno studio “Investigating the impact of influenza on excess mortality in all ages in Italy during recent seasons (2013/14–2016/17 seasons)” , pubblicato dall’International Journal of Infectious desease, leggiamo come nelle stagioni invernali 2013/14, 2014/15, 2015/16 e 2016/17 si siano verificati in Italia una media stimata di 5.290.000 casi di sindromi simil-influenzale [ ILI ], corrispondenti ad un’incidenza del 9% che hanno determinato rispettivamente 7.027, 20.259, 15.801 e 24.981 morti.

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operaviva

Il lavoro è una cosa «seria»

Apologia della festa

di Gilberto Pierazzuoli

Esce in questi giorni, per ombre corte, il libro di Gilberto Pierazzuoli «Il lavoro è una cosa seria. Apologia della festa», con una introduzione di Francesco Demitry. Pubblichiamo qui, come anticipazione, l’introduzione dell’autore

Non occorre più destinare al silenzio le voci non normalizzabili attraverso gli strumenti delle società disciplinari. Lo spazio nelle società di controllo è deterritorializzato, aperto. Il controllo avviene tramite tecnologie di ottimizzazione delle differenze. Si mette in atto l’iscrizione a cerchie che equivalgono a dei ghetti – anche se non perimetrati – che stanno insieme per forza centripeta. Il controllo si sta oggi attuando in forme incredibilmente efficaci. Negli anni settanta del secolo scorso, si è assistito al passaggio dell’egemonia del lavoro materiale a quello immateriale, questo ha provocato un cambiamento parallelo sia del modo di lavorare sia dei modi di vivere e di esprimersi.

Sono tempi di trasformazione anche del capitale, che affianca in maniera sempre più massiccia investimenti in settori non direttamente produttivi con l’ampiamento dei redditi da usura (e con la possibilità di scommettere su di questi) che caratterizzano la fase finanziaria del modo di operare del capitale occidentale odierno.

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sinistra

Deus ex machina

di lorenzo merlo

Vendetta

Secondo la lettura esoterica della vicenda umana siamo dentro la dimensione del male. Tutta la storia, così come comunemente la intendiamo, è storia del male. Il diavolo cristiano, le egregore esoteriche, i voladores toltechi non sono invenzioni della fantasia, non sono parole di ciarlatani, né suggestioni buone per il pasto degli ignoranti. La loro presenza ha l’età delle più antiche scritture degli uomini. Già nei Veda – ca. XX secolo a.C. – l’argomento è centrale. Si tratta piuttosto di entità che si nutrono della nostra energia. Vampiri metafisici il cui scopo è indurci a vivere cattivi sentimenti e a provare cattive emozioni. Così facendo dominano il nostro campo d’azione che in una parola può essere chiamato Io.

L’Io è l’espressione di una personalità che si ritiene – consapevolmente o inconsapevolmente – separata dal resto della realtà, dal mondo, dal cosmo.

Così, quando la nostra dimensione è limitata dalle maglie dell’egoismo siamo obbligati al dualismo, al meccanicismo, al materialismo, alla loro scienza e, soprattutto, alla perpetuazione della Storia così come comunemente la riconosciamo, sia essa intesa come storia umana, generazionale, personale: una spirale senza inizio né fine di salti e interruzioni, ognuno dei quali a ben guardare sottostà alla logica egoica. Ognuno dei quali rispetta la dinamica energetica della vendetta.

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pierluigifaganfacebook

Chi e perchè ha vinto e chi e perchè ha perso

Analisi tecnico-politica delle elezioni americane

di Pierluigi Fagan

Trump ha ragione, lui le elezioni le ha vinte, peccato per lui che l’avversario le abbia vinte di più. Erroneamente, noi pensiamo che il voto sia un giudizio libero, in realtà non è tanto il giudizio del voto che non ha –in genere- che modeste libertà, ciò che fa la differenza è la quantità di tuoi potenziali votanti da portare a votare che fa la differenza. Le grandi partizioni CD - C - CS, nelle popolazioni occidentali, sono modificabili solo da transizioni demografiche o etniche o in tempi medio-lunghi, ma molto meno di quanto si pensi.

Trump ha quindi portato a votare tutti i suoi, non solo i suoi propriamente “trumpiani” ma anche quei repubblicani e conservatori che non si sentivano del tutto a loro agio con Trump. Questo è l’effetto della sua strategia polarizzante, l’idea di accentuare il “o di qui o di là” che lo ha ispirato tanto in geopolitica che in politica interna. Trump è probabile chiuderà a 73-74 milioni di voti finali, 10 milioni più del 2016. Forse, un 47% dei votanti complessivi, un +1% rispetto al 2016. Con grandi risultati alla Camera e Senato.

Qui, il lettore italiano, deve comprendere che gli USA non sono un paese europeo. I votanti di Trump (o Biden) sono più del doppio (!) di tutti i votanti alle ultime elezioni italiane.

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doppiozero

Non è colpa dell'America

di Daniela Gross

Chi avrà il coraggio di dirlo per primo? Se l’onda blu non ha travolto l’America è perché il racconto era sballato. Perché il paese descritto in questi mesi dai media, negli Stati Uniti come oltreoceano, esiste solo nel regno dei sogni. È l’idea di chi vive nei campus universitari, a New York o a San Francisco. La proiezione di un desiderio, la favola bella degli intellettuali e dei radical chic. Poi c’è l’altra America e non è così. La si può odiare, disprezzare, fingere che non esista o tutti e tre insieme – ma c’è e va a votare.

“Ogni volta che vedo qualcuno in tv dire ‘sono scioccato, sono scioccato’, dico ‘La ragione per cui siamo a questo punto è la tua mancanza di immaginazione”, affermava di recente l’artista Barbara Kruger, celebre i suoi intrecci di aforismi e immagini, a proposito della pandemia e di questi “tempi orribili”. Vale anche per lo shock che ha incollato milioni di persone in tutto il mondo alle mappe degli Stati Uniti che – oddio – nella notte elettorale hanno cominciato a tingersi di rosso anziché avvitarsi in un’ondata trionfale di blu.

Invece bastava un pizzico di immaginazione. Bastava trovare il coraggio dell’onestà e farsi qualche domanda, a costo di rischiare l’impopolarità o gli anatemi furibondi della cancel culture. Nel caso dei giornalisti, bastava spingere lo sguardo fuori dalla propria bolla. Uscire e guardarsi intorno – consumare le suole delle scarpe, l’abc del mestiere.

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comidad

Le vere basi ideologiche del fascismo sanitario

di comidad

Il nuovo presidente della Corte Costituzionale, Mario Rosario Morelli, ha dichiarato in un’intervista che non ci sono “diritti tiranni”, cioè che non esistono diritti prioritari rispetto ad altri, quindi spetta alla legislazione ed alla giurisprudenza contemperarli ed equilibrarli in base alle esigenze, ed alle emergenze, del momento. Ciò vuol dire che è possibile limitare i più elementari diritti di libertà per garantire il diritto alla salute. Si tratta di un modo elegante per dire che il cittadino è sottoposto ad una discrezionalità assoluta da parte di chi è preposto a tutelare la sua salute.

Se non c’è una gerarchia dei diritti, l’esito scontato è una gerarchia tra le persone, una gerarchia tra i tutori e i tutelati. Ma chi ci tutela poi dai tutori?

Se un potere non si fa scrupolo di smantellare la sanità pubblica e poi d’improvviso si accora tanto per la nostra salute, al punto di impedirci di circolare e imporci la mascherina, non è questione di semplice incoerenza, c’è proprio qualcosa che non torna. Ci hanno raccontato che il potere diventa totalitario per colpa dei dittatori brutti e delle ideologie cattive, ma scopriamo adesso che ogni potere ha una vocazione totalitaria ed è pronto a trattare il cittadino da minorenne non appena abbia a disposizione i mezzi tecnici e i pretesti per farlo.

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nuovadirezione

Quali Sacrifici?

di Andrea Zhok

Il tweet di ieri del governatore della Liguria Toti ha avuto il pregio di mettere in tavola con chiarezza una serie di retropensieri che si agitano da tempo nel discorso politico contemporaneo.

Il tweet recitava:

“Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate.”

Qui troviamo insieme due punti, uno tecnico, legato ad una proposta di ‘soluzione’, e uno ideologico, legato agli ordini di valore.

Il punto tecnico è, nella sua vaghezza, quello stesso che è stato promosso pochi giorni fa dalla Voce.it, e sostiene che per evitare i problemi del Covid basterebbe ‘proteggere le fasce deboli’.

Ora, come sempre accade, finché si lascia un argomento nella sua indeterminazione e genericità se ne può sempre dare una lettura plausibile.

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teleborsa

Le Scintille e La Paura

di Guido Salerno Aletta

Berlino tace, mentre Parigi ed Ankara sono ai ferri corti

C'è tensione crescente tra Parigi ed Istanbul. Ma mentre la Francia ritira il proprio ambasciatore per via degli insulti rivolti al Presidente Emmanuel Macron da quello turco Recep Tayyip Erdogan, Berlino punta a smorzare i toni: è un atteggiamento di cautela che riflette le preoccupazioni che derivano dalla presenza in Germania di una comunità di origini turche che sfiora i tre milioni di persone, di cui la metà ha ancora la cittadinanza di origine.

Ci si sofferma sulle questioni religiose: dal punto di vista francese, prevalgono la libertà di manifestazione del pensiero ed il principio della laicità dello Stato da cui consegue il divieto di ostentare simboli religiosi in pubblico; dal punto di vista turco, si contesta il fatto che la prima si traduce nella licenza di oltraggiare la religione musulmana e che la seconda riflette una odiosa islamofobia. Purtroppo, e non da ora, la questione religiosa viene usata, sia da parte della Turchia che di alcuni Stati arabi, come strumento politico identitario e di proselitismo che consente una forte proiezione all'estero. E' una forma di neo-colonialismo, su base religiosa: in Francia, infatti, non si discute della libertà di religione musulmana di combattere il fenomeno del comunitarismo.

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kriticaeconomica

Le regole fiscali europee vanno eliminate

Parola di Blanchard (e dei tedeschi)

di Dario Luciani

Il tema delle regole fiscali europee è al centro del dibattito pubblico da diversi anni, ed è ormai acquisito il consenso tra economisti ed addetti ai lavori sulla necessità di una loro riforma. Un recente lavoro di Olivier Blanchard (ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale) e coautori si inserisce in questo dibattito con una tesi radicale: le regole di bilancio a cui ogni stato membro deve attenersi dovrebbero essere non tanto riformate quanto piuttosto eliminate.

Lo studio, presentato all’ultimo meeting della rivista scientifica Economic Policy (organizzato con il supporto del Ministero delle Finanze tedesco, un dettaglio non trascurabile), propone di rimpiazzare l’attuale impianto regolamentare europeo in materia di bilanci pubblici nazionali, fatto di precisi criteri quantitativi, con degli standard fiscali definiti in termini soltanto qualitativi, all’interno dei quali i paesi avrebbero ampia libertà di movimento. Le linee guida dovrebbero stabilire degli obiettivi generali di lungo periodo, e il loro contenuto preciso (e quindi anche la loro eventuale violazione) dovrebbe essere definito soltanto ex post, in base all’analisi della situazione economica contingente.

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sebastianoisaia

La triste matematica di Angela Merkel

di Sebastiano Isaia

Ciò che non si piega al criterio del calcolo e dell’utilità è, agli occhi dell’illuminismo, sospetto (M. Horkheimer, T. W. Adorno).

Per la Cancelliera tedesca Angela Merkel la pandemia è «una sfida secolare», «è qualcosa di simile ad una catastrofe naturale, con la quale la politica e la società devono imparare a relazionarsi». In tutti questi maledettissimi mesi pandemici ho sostenuto una tesi radicalmente diversa: “pandemia” è il nome che diamo alla crisi sociale mondiale che stiamo vivendo; la pandemia da Coronavirus è una catastrofe sociale dal principio alla fine, nella sua genesi, nel suo sviluppo e nelle sue molteplici conseguenze – sanitarie, economiche, politiche, geopolitiche, psicologiche, esistenziali, in una sola parola: sociali.

«Dobbiamo ridurre al minimo i contatti fin dove questo sia possibile. Chiunque conosca la funzione esponenziale – ha precisato la Merkel dall’alto della sua nota e apprezzata preparazione scientifica – sa che il tasso di riproduzione RT 1,3 o 1,4 non è accettabile. Siamo il continente dell’Illuminismo: la matematica è importante». Non c’è dubbio.

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mondocane

USA: colpo su colpo (di stato). Forse Trump, forse Biden e parte il marasma

di Fulvio Grimaldi

Muore il Che iracheno. Vienna: a terrorismo Covid, terrorismo e mezzo “islamista”. Varie e non eventuali

 

Premessa 1: “il manifesto”. comunisti per il Deep State

Lasciatemi fare due premesse, anche per non farci totalizzare del tutto da quanto si vorrebbe far contare, insieme al Covid, più di ogni altra cosa nel mondo: il buco nero che si apre negli Stati Uniti intorno alle elezioni presidenziali e nel quale rischiamo di finire tutti. Di fronte alla confraternita delle guerre, delle piattaforme digitali, degli intossicatori che si fanno chiamare “sanitari”, insomma quelli del rovesciamento dell’umanità nel suo contrario, tramite reductio ad unum del pensiero nel Nuovo Ordine Mondiale, mai così cruciale la scelta, ahinoi, del “male minore”.

La prima è uno sfogo che faccio uscire dai tasti, per evitare che mi fuoresca dallo stomaco e li imbratti. Riguarda cosa, a proposito delle elezioni USA, “il manifesto”, noto giornalino dell’estrema destra imperiale, riesce a collocare sotto la testatina “quotidiano comunista”.

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mariogangarossa

Meglio fare morire i vecchi di covid che i giovani di fame

di Mario Gangarossa

Non bisogna essere necessariamente un islamista per sgozzare le persone.

E nessuna graduatoria morale ha senso nella barbarie che tratta gli individui come VARIABILI sacrificabili agli interessi dell'economia, che, non occorre ripeterlo, sono gli interessi del profitto.

Non occorre essere un terrorista addestrato per staccare la spina a un malato "perché non c'è posto" ne mezzi per curarlo e perché, rispetto ad altri "è più inutile".

Inutile? Vecchio? Rispetto a che?

Rispetto agli interessi delle classi dominanti e garantite che vivono delle risorse rapinate alla massa indistinta dei senza-proprietà.

E che, quando quelle risorse scarseggiano, non trovano altro mezzo per risolvere il problema che la LOTTERIA sociale in cui ognuno gioca le sue fiches. I quattrini che è riuscito a accaparrarsi.

E' la violenza di chi considera NATURALE l'eliminazione fisica, l'assassinio necessario a garantire il "bene comune".

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sinistra

Sommosse & Complotti

di Dino Erba

Quando le acque si agitano, gli stronzi vengono a galla. Ma stronzi restano

Il «quasi» lockdown proclamato dal go­verno Conte (DPCM, 25/10/2020) ha suscitato un prevedibile malcontento sociale che, in modo più o meno vivace, ha scaldato numerose città. Le proteste arri­vano in Italia con qualche ritardo rispetto ad altri Paese, vicini e lontani. Soprattutto negli USA che le anime belle nostrane avevano decantato.

In Italia, molti politicanti e pennivendoli, schierati sia col governo sia con l’opposizione, pensavano che fosse possibile tener sotto controllo l’incipiente malcontento, orientandolo a proprio favore. E invece, il malcontento, diventato sommossa, si sta rivelando poco controllabile.

I più scalmanati, ovviamente, sono i politicanti e i pennivendoli governativi che si son messi a sbraitare con­tro i «violenti», invocando l’intervento repressivo delle forze dell’ordine: il braccio armato della legge! Le oppo­sizioni sono apparentemente più moderate, nel timore di perdere credito e simpatie negli ambienti in cui vorrebbero pescare consensi. In poche parole, una reazione bipartisan.

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coniarerivolta

Covid e disuguaglianza: neanche la salute è uguale per tutti

di coniarerivolta

Da un recente report firmato da PWC e UBS, due società che svolgono prevalentemente attività di analisi finanziaria, emerge come la ricchezza sia sempre più concentrata nelle mani di pochi, pochissimi. Infatti, si legge nel report, nel mondo vi sono ad oggi 2.189 persone che hanno una ricchezza che supera il miliardo di dollari. Una ricchezza complessiva, quella dei supermiliardari, che ha sfondato quota 10.000 miliardi di dollari nel 2020, superando il precedente record del 2017, quando si attestava ad un valore poco inferiore ai 9.000 miliardi di dollari. Particolarmente significativo, da aprile a luglio gli ultra-miliardari hanno aumentato la loro ricchezza del 27,5%: in piena emergenza sanitaria, mentre si moriva anche per mancanza di respiratori, mentre lavoratori e disoccupati faticavano ad arrivare alla fine del mese a causa del lockdown, qualcuno si arricchiva, a dimostrazione del fatto che non siamo tutti sulla stessa barca: viviamo in una società spaccata in due dalle disuguaglianze economiche.

A far da eco, secondo l’ultima analisi dell’Institute for Policy Studies elaborata sulla base delle classifiche di Forbes e Bloomberg, dalla metà di marzo ad oggi la dozzina di uomini più ricchi degli Stati Uniti, la cui ricchezza era già arrivata a livelli record a inizio anno, ha visto i propri patrimoni aumentare di ben 283 miliardi, una crescita del 40%.

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codicerosso

Pasolini, il Sessantotto, gli studenti e la polizia

di Guy van Stratten

La mattina del 2 novembre 1975 veniva ritrovato il cadavere di Pier Paolo Pasolini all’Idroscalo di Ostia. Un delitto che, per lunghi anni, nell’immaginario collettivo è stato rivestito da una visione sessuocentrica: un delitto a sfondo sessuale, maturato negli ambienti omosessuali. L’ordine del discorso dominante si è incentrato su questa semplicistica e infamante narrazione: se Pasolini, spesso e volentieri, nelle sue serate e nottate, frequentava ‘ragazzi di vita’ e marchettari ai quali chiedeva sesso a pagamento, allora, in fin dei conti, ci dovevamo aspettare la fine che ha fatto. Questa narrazione che si era saldamente radicata soprattutto grazie a giornali e televisioni, è stata smentita nel 2005 dalle dichiarazioni del presunto assassino di Pasolini, Pino Pelosi: quella notte all’Idroscalo Pasolini e Pelosi non erano soli. Anzi, molto probabilmente Pelosi è stato solamente il tramite che avrebbe permesso al poeta di incontrare coloro che avevano rubato le bobine del film Salò, e che egli avrebbe riottenuto in cambio di un riscatto. Pelosi – stando alle sue dichiarazioni – sarebbe stato allontanato e minacciato mentre un gruppo di picchiatori appartenenti all’universo dell’estrema destra avrebbe ripetutamente colpito Pasolini fino ad ucciderlo. Un agguato in piena regola.

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lantidiplomatico

Il Covid 19 è "il fallimento di un sistema", quello capitalistico

di Bruno Guige* - RT

Questa analisi di Bruno Guigue, vi avvertiamo, è stata scritta il 19 marzo 2020, quando in Europa e nel resto del mondo il Covid-19 si diffondeva ed i vari governi provvedevano a introdurre il blocco di tutte le attività.

I media occidentali avevano già data per sconfitta la Cina, la quale, dalla fine di gennaio a marzo, aveva già preso tutte le misure efficaci per contrastare il Covid-19. Guigue non è un mago o un profeta, è un serio analista che a gennaio 2020 era stato in Cina e aveva visto come funzionavano le cose

Avremo letto tutto, visto tutto, sentito tutto: "il regime cinese è fallito", la Cina è "sull'orlo del baratro", il "sistema sta crollando", Xi Jinping è "politicamente in pericolo" e "in un buco nero", "la dittatura vacilla "," il totalitarismo è scosso "e" ammette il suo fallimento "," niente sarà più lo stesso "... Una cosa è certa, infatti, è che niente sarà più come prima, e per una buona ragione: la Repubblica popolare cinese ha chiaramente sconfitto l'epidemia di Covid-19 in due mesi. Gli uccelli del malaugurio diranno che questo è sbagliato, che i numeri sono truccati, che l'epidemia può riprendersi. Ma gli esperti internazionali dicono il contrario, ed i fatti parlano da soli. Il numero giornaliero di nuove infezioni è ora 50 volte superiore nel resto del mondo rispetto alla Repubblica popolare cinese.

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conness precarie

Sul «diritto a governare» e il fallimento del progetto neoliberale cileno

di Braulio Rojas Castro

Da quando il governo imprenditoriale di Sebastian Piñera detiene il potere, abbiamo sentito ripetere come una litania, ripresa a profusione dai mezzi di comunicazione, lo slogan «abbiamo diritto a governare». Lo ha detto il deputato Katz non appena salito al governo, lo ripete fino allo sfinimento la ex ministra dell’educazione Cubillos, quando la si accusa non solo di non implementare la riforma educativa approvata dal Congresso durante il governo precedente, ma anche di usare fondi pubblici per una massiccia campagna di delegittimazione di quella stessa riforma. Si rivendica, a sostegno di questo «diritto a governare», la legittimità democratica derivata dal 54,58% dei voti al ballottaggio, che aveva portato Piñera al potere, omettendo però l’astensione del 50,98% della totalità dei votanti. Si esige che l’opposizione permetta al governo di governare, cioè di applicare un ulteriore radicamento del sistema neoliberale. Alcuni intellettuali liberali esigono il rispetto per le istituzioni, e accusano l’opposizione di ostruzionismo, o addirittura di totalitarismo e di «golpismo», per tentare di bloccare le riforme che precarizzano la vita dei cittadini e delle cittadine. Esigono il diritto di governare burlandosi delle proteste delle persone che hanno visto una sistematica violazione dei loro diritti sul lavoro, sociali e politici precarizzare le loro stesse vite.

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sinistra

Colpa e covid19

di Salvatore Bravo

 

Contraddizioni

La contraddizione non percepita è la verità che si sta svelando/rilevando in questa fase apicale del capitalismo. Per decenni dal ‘68 si è susseguito lo stesso messaggio che gradualmente ha abbattuto gli ultimi residui etici che svolgevano la funzione di contenere il capitalismo: consumare e disperdersi nei consumi, al punto da far assurgere l’homo consumens a nuovo soggetto antropologico che simboleggia la verità dell’Occidente globale. Il consumatore non ha vita privata come non ha vita pubblica, è abitatore del mercato in ogni atto della sua vita. Ovunque è raggiunto dal mercato, non sfugge alle logiche acquisitive e privatistiche. Se guarda lo smartphone, o viaggia è sempre sotto l’occhio vigile del mercato, che lo arpiona in ogni luogo si trovi e in qualsiasi attività svolga. Si diventa homo consumens, non si nasce tale, la genealogia è realizzata mediante la perenne attività di condizionamento a cui si è sottoposti.

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nuovadirezione

Il giudice di Handke

di Carlo Formenti

<<Una religione a sé è diventato l’abuso di diritto, un culto idolatra, forse l’ultimo: sbandierare ed esagerare i propri diritti contro i vicini della porta accanto come prova della propria esistenza. Sferro colpi intorno a me con i miei diritti, dunque esisto. E solo così esisto>>.

L’autore di questo sfogo è un personaggio dell’ultimo romanzo di Peter Handke, La seconda spada (Guanda editore). A pronunciare queste parole è un vecchio giudice, vicino alla pensione, che il protagonista incontra per caso mentre vaga nelle campagne dell’Ile de France rimuginando un antico progetto di vendetta. Benché la loro conoscenza sia del tutto superficiale, il giudice sceglie quell’occasionale momento di intimità per esternare alcune convinzioni “eretiche” (considerata la sua funzione) sul ruolo di assassino della società che l’inflazione dei diritti è fatalmente destinata a svolgere. Mi viene da pensare che le due pagine (da cui ho estratto queste poche righe) che contengono quell’inattesa confessione, possano avere una qualche relazione con il linciaggio mediatico di cui Handke fu oggetto qualche anno fa, a causa delle opinioni espresse in merito al processo per crimini contro l’umanità intentato dalla Corte Penale Internazionale nei confronti dell’ex premier serbo Milosevic. Ma su questo tornerò più avanti.

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insideover

Il governo alla prova della riscrittura della manovra

di Andrea Muratore

Come i decreti di contrasto alla pandemia superati dalla realtà al momento della firma, anche la previsione di manovra del governo giallorosso si è dissolta come neve al sole di fronte al deterioramento del contesto sanitario e delle prospettive economiche per l’avvenire. Roberto Gualtieri e il governo giallorosso avevano impostato nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza una manovra che puntava fortemente sui denari europei del Recovery Fund che, oramai, è bene considerare come destinati ad arrivare nelle casse dello Stato non prima del secondo semestre del 2021.

Il ritorno dei lockdown, l’aumento dell’incertezza economica e la carenza di organicità dell’azione governativa rendono necessario riscrivere da capo la prospettiva di legge di bilancio, rilanciando la spesa in deficit per far fronte alle minacce dell’avvenire: aver prolungato la cassa integrazione straordinaria o il blocco dei licenziamenti, ad esempio, potrebbe non impedire uno tsunami di fallimenti aziendali in primavera; i progetti che possono rilanciare servizi e occupazione (sanità, infrastrutture, innovazione, istruzione) devono essere accuratamente vagliati e affidati a competenti cabine di regia; il problema delle nuove disuguaglianze e delle nuove forme di povertà imposte dalla pandemia e le minacce alla tenuta del sistema sociale impongono di dare un occhio anche al rafforzamento delle reti securitarie e di welfare.

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operaicontro

Le fabbriche e le palestre

di E.A.

Ma quante chiacchiere si stanno facendo attorno alle scelte del governo sulle chiusure per fronteggiare la pandemia. La questione è limpida, certo bisogna andare al di là delle apparenze, delle rappresentazioni della realtà alla moda che servono solo a coprire gli interessi di questa o quella banda di politici al potere o all’opposizione. E sappiamo che non è semplice. Ma non ci vogliono dei geni dell’analisi sociale per capire che il governo ha fatto una scelta chiara: la produzione non si tocca, il lavoro produttivo non deve subire scossoni, l’esposizione degli operai al coronavirus nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro è il prezzo che bisogna pagare. I capi industriali hanno dettato le regole, Bonomi capo di Confindustria per primo. Ma il governo sa che non si può lasciare libero sviluppo al contagio ed allora bisogna rallentare la sua circolazione all’esterno dell’industria, che sia piccola, media e grande. Sono i servizi, quelli legati al tempo libero, che si possono sacrificare entro certi limiti: non sono loro che estraggono l’oro dalle miniere, sono solo coloro che spennano i minatori nei bordelli delle città minerarie. E se per una pandemia sociale bisogna rallentare la circolazione è meglio iniziare da loro.

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soldiepotere

Mes, “ce lo chiede l’Europa”?

di Carlo Clericetti

Sul Corriere della Sera Lucrezia Reichlin, una economista molto autorevole, propone una nuova versione del “ce lo chiede l’Europa” in cui fa rientrare anche la richiesta del prestito al Mes.

La Bce può fare quel che sta facendo, dice Reichlin, perché esiste un consenso politico, lo stesso che è stato necessario per consentire a Draghi di pronunciare il whatever it takes. La Bce sta di fatto finanziando gli Stati – cosa esplicitamente vietata dal suo statuto – e per di più non rispetta nemmeno la proporzione stabilita (secondo la capital key, ossia il peso relativo di ciascun paese nel suo capitale): infatti, per esempio, compra più titoli italiani di quanto sarebbe previsto. Eppure né il Consiglio, né la Commissione la richiamano all’ordine. Questo accade – afferma l’economista - appunto perché si è raggiunto un consenso politico su quanto è necessario per affrontare la crisi.

Ma il consenso, sostiene Reichlin, si è formato attorno a un complesso di strumenti: Recovery, bilancio, e anche il Mes e il Sure (il fondo contro la disoccupazione). Ciò significa che bisogna usarli tutti, altrimenti quel consenso potrebbe venire meno.

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operaviva

Compagno padrone!

Un film di Susanna Nicchiarelli

di Elia Favaro

Non possiamo usare la lavagna del bello e del brutto per parlare di Miss Marx, sorprendente lavoro di Susanna Nicchiarelli, Coppa Volpi a Venezia per l’interpretazione femminile. Come per il potente film dedicato all’ultimo anno della icona dei Velvet Underground, Nico, 1988, anche qui si indaga dentro la vita di una donna-astro, che reca nella sua biografia le stimmate delle contraddizioni di un pensiero politico che non riesce a fare lezione della differenza di genere, non riesce a farne trampolino interstellare verso un pensiero più profondo, più sagace. La sua operazione è senza nostalgia, senza elogio del passatismo, ha lo sguardo dell’altro per forma e per sostanza. Il tempo scorre in maniera irregolare, non una ricostruzione addormentata della vita di Eleanor, la protagonista e figlia di Karl Marx, ma un andamento a strappi che incornicia gli episodi più significativi ed umorali della vita di Eleanor e di quel periodo storico.

La vita privata non coincide con l’attivismo pubblico, come se quello spazio non riuscisse proprio a diventare trama del dibattito tra compagni.

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comuneinfo

Cambiamo gioco nel Mediterraneo

di Fabio Alberti

Neo-colonialismo francese e neo-ottomanesimo turco vanno in rotta di collisione e si trovano su fronti opposti nelle guerre in Libia, in Siria, in Nagorno-Kharabac e nel mar Mediterraneo orientale. Uno scontro di potere con in palio l’influenza nel Mediterraneo (e l’energia) ora che la superpotenza statunitense è in ritirata. Questo è il campo di gioco e in tanti si stanno arruolando per fare i palloni in questa partita. Dovremmo invece cominciare a costruire una comunità mediterranea di destino

Forse non si aspettava tutto questo clamore Abdullakh Anzorov il giovane assassino dell’insegnante di storia della scuola media di Conflans Sainte Honorine. Forse pensava “solo” di lavare un’onta con il sangue e guadagnarsi il paradiso. Probabilmente non si era accorto di essere entrato inavvertitamente in un campo di gioco in cui quelli come lui e come la sua vittima non giocano, ma sono giocati.

Al massimo fanno il pallone.

Non era il primo, e purtroppo non sarà l’ultimo episodio di violenza cieca, nascosta sotto un discorso religioso. L’ultimo era stato poche settimane prima, il 25 settembre, con il tentato omicidio due giornalisti presso la ex sede di Charlie Hebdo. Era stato “notiziato” senza eccessiva enfasi, come in Francia si fa da tempo.

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ilpedante

Sulla libertà di dibattito scientifico

di Il Pedante

Ricevo e divulgo con convinta adesione il comunicato stampa del 26 ottobre della Rete Sostenibilità e Salute «sulla radiazione di medici per reati di opinione» (qui il testo online, qui il pdf). Con questo appello, i professionisti e le associazioni che aderiscono alla Rete prendono posizione sul processo di radiazione in corso a carico di alcuni medici che avrebbero espresso una propria opinione non allineata con la volontà politica di promuovere la diffusione di determinati trattamenti sanitari.

È bene ricordare che si tratta di un modo di operare che non ha precedenti, neanche negli anni più bui della dittatura e della guerra. Neanche, come ricordano gli estensori del documento, «in casi puniti dalla giustizia penale con sentenze di ergastolo (!) o per reati di corruzione e concussione». Un modo di operare, quello di negare ai sanitari il diritto alla loro professione per il fatto di averne onorato i requisiti di «libertà e indipendenza» sanciti dal Codice di condotta (art. 4), tanto più assurdo e pericoloso nel periodo che stiamo oggi attraversando. Mentre scrivo, il Paese e gran parte del mondo sono infatti soggetti a provvedimenti politici di impatto inaudito sulla qualità della vita sociale a causa di una dichiarata emergenza di tipo sanitario.