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sinistra

Cesare

di Dino Erba

A CE' t'hanno svenduto!
Dopo 'na vita tra rivoluzione, rapine, fughe e carcere,
t'hanno preso, grazie agli antimperialisti di plastica.
Nun è 'na novità, Ce'.
Quer monno c'hai cercato 'n tutt' 'r monno nun c'è.
E nun ce po' esse, d'artra parte.
Quer monno nostro senza banche ne' galere o è ovunque,
o non è!
Mo' gioiscono tutti, i porci della politica e della “società civile”.
La stessa che t'ha costretto a vive' pericolosamente.
E ch'adesso te rinchiude, de novo, magara pe' sempre.
“Giustizia è fatta Ce'”.
Non certo 'a nostra, però!
Pino, ferroviere romano del XXI secolo.

La vicenda politica (più che giudiziaria) di Cesare Battisti merita doverose riflessioni. La farò breve, brevissima, so benissimo che pochi, anzi pochissimi, non siano addentro nelle segrete cose dei cosiddetti anni di piombo. Qualche cosa ho scritto e diffuso, per chi volesse approfondire.

Negli anni Settanta, in Italia, si viveva in un clima di speranze rivoluzionarie e di paure reazionarie: tra repressione statale, bombe, squadrismo fascista e riformista (Pci&Co.). Di fronte a questo spinoso dilemma, i più si cagarono sotto, e tornarono nei ranghi; altri, pochi, cercarono di resistere e alcuni scelsero la lotta armata. Non discuto su questa scelta, sovente dettata da motivazioni contingenti, come nel caso di Cesare (na vita de merda!). Potrei invece discutere su chi, avendo le idee «giuste» sulla «contingenza storica», non fece di più (io ero tra costoro). Ma così è, e le recriminazioni non servono a nulla.

Che dire dei lottarmatisti? Furono dei Don Chisciotte che si scontrarono con i mulini a vento dello Stato, che gli spezzò le ossa. Ma non bastava stroncarli. Lo Stato voleva la loro ANIMA, li voleva pentiti! L’Italia, patria del diritto, elaborò un vero e proprio obbrobrio giuridico, anche secondo i sacri canoni del diritto borghese. Ma l’Italia, si sa, è anche un Paese cattolico (e stalinista) e varò la legge su pentimento e dissociazione (finezza giuridica!), addolcendo l’ignobile pillola della delazione. Il fratello pugnalò il fratello. Con l’intercessione di legulei, pretonzoli e prelati. Ma non tutti accettarono questo infame baratto. Tra costoro, ci fu Cesare Battisti. Mentre i delatori la facevano franca, Cesare divenne il capro espiatorio eccellente. Inevitabile, nella trama di intrighi in cui si trovò avviluppato. Ce lo dice anche la voce di Wikipedia [https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare Battisti_(1954)].

Venendo all’oggi, come sentenziava il Presidente Mao, nella sua infinita saggezza: «Quando i reazionari lanciano una pietra, ricade sulla loro testa». Concedetemi l’ironia della citazione.

I contorni della vicenda giudiziaria di Cesare Battisti sono assai oscuri (a dir poco). Nel corso degli anni, era sempre stata discretamente «insabbiata». Avrebbe potuto scoperchiare il vaso di Pandora.

Anche i fascisti avevano tutto l’interesse a star schisci (il camerata Delfo Zorzi? Strage di Brescia, 24 maggio 1974. E il Gelli ...). E con loro i mandanti: Piazza Fontana ecc. ecc. Lungo è l’elenco dei loro delitti impuniti.

La vicenda Battisti la potevano sollevare solo politicanti dell’ultima ora: ottusi, risentiti e frustrati dal «vento settatantottino», come il Berlusca o il Salvini, che deve nascondere i suoi trascorsi giovanili leoncavallini, come molti compagnucci dalla coscienza lercia.

Costoro pensano di liquidare i conti col SESSANTOTTO (gli «anni di piombo»), ma l’estradizione di Cesare Battisti potrebbe riaprirli. Potrebbe sollevare nuovi interrogativi su quella stagione, mettendo in discussione la già scarsa credibilità di TUTTE le forze politiche parlamentari italiane, di destra e di sinistra.

Ogni sondaggio indica la crescita delle astensioni in Italia. E questo spiega l’unanime canea reazionaria che l’arresto di Cesare Battisti ha scatenato in tutto l’arco parlamentare, è il latrato di una cricca di politicanti e affaristi sull’orlo della fossa.

In tutta Europa (e nel mondo) cresce la rabbia dei salariati, dei proletari, dei senza risorse ... contro i padroni e i loro governi.

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