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sinistra

La scienza in pericolo

di Salvatore Bravo

Si continua a ripetere nei media e nei luoghi dove la scienza è in vendita: farmacie, studi medici, visite extra moenia ecc. che bisogna avere fiducia nella scienza. La fiducia è in questo caso in odore di fede. La scienza del nostro tempo è indiscutibile, distribuisce i suoi taumaturgici provvedimenti ai nuovi credenti, ma se dubitano, sono raggiunti dagli strali della giurispudenza pronta ad utilizzare e manipolare la Costituzione contro la libertà d’opinione malgrado l’articolo 21 della Costituzione italiana1 e l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’unione europea2.

La libertà è consustanziale alla scienza, ma l’affermazione di Draghi di un’alleanza sempre più stretta tra finanza e medicina suona come il requiem definitivo per la libera scienza. Le sanzioni a cui sono stati sottoposti coloro che ricoprono ruoli pubblici, obbediscono socraticamente alle leggi, ma esprimono il loro dissenso (vedasi caso Schilirò o il caso Trieste) è il segnale che la medicina non è più scienza, ma una forma di dominio. Spesso la si compara alla religione, ma la religione risponde ai perché, dà forma e vita al bisogno di senso.

La medicina come le scienze risponde al come, e neanche in modo esaustivo. Se il come riguarda, specie in campo medico, patologie che necessitano di un intervento puramente meccanico è prodigiosa, ma dove è implicata la vita con le sue incredibili e numerose variabili le risposte sono parziali, ma pur sempre utili.

La scienza è stata rivoluzionaria in ogni sua forma sin dall’origine, si pensi a Bacone (le tecnologie), a Galileo (la fisica) e a Cartesio (la medicina), fin dai suoi albori è stata dissenziente, ha lottato contro il dominio in nome della comunità dell’argomentare. In questi anni pandemici il parlamento nega se stesso, perché non parlamenta, ormai privo di opposizione, mentre la scienza è tra le pieghe del potere finanziario, per cui non argomenta, in quanto dipende e obbedisce agli ordini della finanza. Il “Bene per la vaccinazioni” di Biden a Draghi può essere inteso come “bene per Pfizer”, il colosso farmaceutico statunitense che dispensa vaccini, mentre innumerevoli altri sono silenziosamente in cantiere. La scienza alleata della politica e dell’economia non favorisce la fiducia, anzi, anche coloro che sono stati vaccinati hanno innumerevoli dubbi, tanto più che essa a dimostrazione che l’oggettività che la rende “superiore” e “inattingibile” è solo millantato credito naufraga in una serie di contraddizioni:

  1. Astrazeneca dopo l’inoculazione a milioni di persone è stata rimossa dal mercato.

  2. Il tampone è solo nasale, l’intento è, probabilmente punire, perché il salivare ha la stessa validità scientifica.

  3. La tessera verde dura un anno, ma il vaccino difende per soli sei mesi, inoltre il vaccinato non immunizza. A tal proposito mi aspetterei un’alzata di scudi degli scienziati, quando le giornaliste disinformate proclamano i numeri degli immunizzati, ma nulla accade.

  4. Nei paesi a più alto tasso di vaccinazioni: Israele, Irlanda, Inghilterra e Italia i casi sono in aumento e se comparati con l’anno precedente in cui non c’erano i vaccini i casi erano minori rispetto ad oggi.

  5. Dei casi avversi non si può parlare, si è silenziati come “no vax”, per cui se si vuole capire, si è stigmatizzati come no vax.

  6. La campagna vaccinale è gestita da ciascuna nazione in modo differente.

  7. In nessun paese europeo vi è una campagna di vaccinazione così robusta come in Italia per le nuove generazioni. I giovani, se contagiati, pare non abbiano grande conseguenze, per cui inoculare un siero sperimentale potrebbe apportare conseguenze peggiori del covid 19.

  8. La tessera verde è obbligatoria per andare a lavorare solo in Italia, non vi è paese al mondo che ha offeso i lavoratori con tanta spregiudicata libertà. Sul lavoro i vaccinati possono contagiare quanto i non vaccinati. Sarebbe razionale il controllo gratuito per tutti con i tamponi, ma si prediligono altre soluzioni.

  9. I virologi e immunologi sono star televisive ed a volte emergono informazioni su conflitti di interesse.

Si potrebbe proseguire, ma dinanzi a questo accumulo di dubbi, a cui la medicina dovrebbe rispondere per collaborare alla pacificazione sociale e nel rispetto del confronto pubblico, la risposta è costituita di contumelie non meritevoli di essere riportate. In questo clima si avvelena non solo la fiducia verso la scienza, ma tra gli esseri umani, si è solo liberi di obbedire e di consumare. Alla fine di questa esperienza storica non vi sarà una nazione o un’Europa migliore, ma solo la certezza che la democrazia è falcidiata dall’oligarchia. Decenni di animalizzazione e infantilizzazione delle masse hanno formato individui incapaci di pensare e di credere in se stessi. La scienza dev’essere ascoltata, ma se la sua parola è circonfusa dalla potenza del denaro e della politica non potrà che scadere a forma di dominio, ed anche individui a cui è stata rubata la possibilità di essere adulti con la cancellazione programmata dei ruoli parentali, il consumismo senza limiti e i titoli di studio a cui non corrisponde una reale formazione possono rimettersi in marcia e difendere con la democrazia la scienza, poichè entrambe corrono il rischio di cadere sotto l’attacco delle oligarchie e della società dello spettacolo.

Ebbene rileggere il testo moderno del giuramento di Ippocrate per capire quanto siamo distanti dalla profondità del senso della medicina e quanto vicini alla superficialità del male:

Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d’urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell'Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi dall’"accanimento" diagnostico e terapeutico”.

Il dubitare è l’essenza di ogni scienza e di ogni sapere democratico, respingere proteste, dati contradditori in modo palese e domande è il segnale di un’impotenza cognitiva ed ideale che sta erodendo le fondamenta dell’Europa. Non saranno gli appelli alla Greta a salvarci, ma solo rimettendo al centro l’essere umano nella comunità sarà possibile elaborare percorsi ideologici complessi che possano rispondere alla tragedia etica che si sta concretizzando sotto i nostri sguardi atterriti.


Note
1 Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
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Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria [cfr. art. 111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
2 Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.

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