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Da dove viene questo bel regalo a Napolitano?

di Aldo Giannuli

Cappuccino, brioche e intelligence n°43


Un famoso giornalista americano, che scrive per il più prestigioso quotidiano finanziario inglese (“Il Financial Times”) scrive un libro nel quale, fra l’altro, rivela che il Presidente Giorgio Napolitano, sin dall’estate 2011, aveva avviato consultazioni informali per sostituire il governo Berlusconi ancora in carica. Un’anticipazione del libro viene fatta da “Financial Time” che gli riserva una pagina intera con richiamo in prima. Il periodo dei fatti è tre anni fa, quando Sarkozy e la Merkel si scambiavano sorrisini di commiserazione se, in una conferenza stampa, qualcuno faceva il nome di Berlusconi e quando la stessa Merkel scavalcava il Presidente del Consiglio e telefonava direttamente al Presidente della Repubblica.

La notizia, incartata nel libro, viene fuori solo ora, a distanza di qualche mese da quando il M5s ha annunciato di voler presentare richiesta di messa in stato d’accusa di Napolitano e di un paio di settimane da quando effettivamente l’ha presentata. E’ solo un caso?

Ragioniamoci un po’ su. La rivelazione sembra fatta a taglio per spingere Forza Italia e la destra a pronunciarsi per il deferimento di Napolitano davanti all’Alta corte. Se questo accadesse, per Napolitano non ci sarebbe altra strada che le dimissioni; certo, in Parlamento potrebbe contare sui voti di Pd, Centristi e, probabilmente Sel, che gli garantirebbero il proscioglimento, ma un Presidente non può accontentarsi di un proscioglimento a maggioranza, magari risicata e, se tre forze politiche (M5s, Forza Italia e Lega) ne chiedono la messa in stato d’accusa, non gli resta altro fa fare che constatare la fine della sua funzione arbitrale e rassegnare le dimissioni.


Dunque, non ci vuole Sherlock Holmes per capire che questo è proprio l’obbiettivo della manovra. Così come si capisce bene che una firma come quella di Alan Friedman (quello che fece esplodere il caso Iran-Contras, tanto per ricordare la cosa più nota) non si muove così a caso, al pari del “Financial Times” che dedica tanto spazio con tanto rilievo ad una questione italiana.

E se il direttore del “Corriere della Sera” decide, a sua volta, di dare tanto spazio, non è solo per amore della notizia e sa di avere le spalle coperte. D’altra parte, Prodi, De Benedetti e lo stesso Monti hanno pienamente confermato quei contatti. E qualcosa, di quel che stava bollendo, doveva averla intuita lo stesso interessato che, senza che nessuno gliene chiedesse conto, ha avuto la necessità di precisare, una decina di giorni fa, che “Monti e Letta non sono stati un mio capriccio”.

Insomma, è in atto un’operazione politica. Allora, chi poteva avere interesse in questo momento a mandare questo regalino a Re Giorgio?

Certo, molti italiani (Berlusconi, Grillo, Salvini forse Renzi) hanno gioito questa mattina aprendo il “Corriere” ma nessuno di loro aveva la possibilità di convincere il “Financial” ad assecondarli. Dunque: non è roba interna.

Allora, proviamo a formulare qualche ipotesi facendo un cammino a ritroso e chiediamoci chi potrebbe prendere il posto di Napolitano. Dopo la lezione di aprile, si capisce che il Pd non può pensare di farcela da solo con l’aiuto dei centristi (ormai sbriciolati), del Ncd e di Sel. Il Pd ha la compattezza di un budino Elah, per cui non ci si proverà nemmeno a proporre un suo nome. Quindi, o deve cercare l’intesa con il M5s o con Forza Italia. Escluso che ci siano le condizioni di un accordo con il m5s dopo gli scontri di questi mesi, non resta che Fi.

Quindi occorre trovare un nome di compromesso fra i due. E quale nome migliore di Draghi? Se ne era parlato già ad aprile, ma non se ne era fatto nulla, perché Draghi aveva fatto sapere di non essere per niente interessato. Ma è ovvio che, se ci fosse una sua disponibilità, sarebbe il successore naturale. Ma perché Draghi dovrebbe aver cambiato idea? Forse dobbiamo tener presente qualche altro fatto recente.

Come si sa, da molti mesi la Bce era in sofferenza per le decisioni che la Corte Costituzionale Tedesca avrebbe assunto sulle misure in tema di acquisto di debiti sovrani dei paesi eurozona. Si sapeva bene che la Corte di Karlsruhe era da sempre gelosa custode dell’autonomia nazionale e vedeva come il fumo negli occhi le misure di Draghi. Il 7 us la Corte doveva giudicare una nuova tranche di provvedimenti e molti paventavano una sonora bocciatura che avrebbe mandato in crisi tutta la politica di Draghi, ma, a sorpresa, la Corte decideva di rimettere tutto alla Corte Europea per competenza, pur con motivazioni che non nascondevano affatto il giudizio ostile nel merito.

Era la prima volta che la Corte tedesca accettava di passare la mano a quella di Lussemburgo (il cui orientamento è notoriamente molto più permissivo) e molti giornali hanno parlato, perciò, di resa dei giudici costituzionali tedeschi.

Ma forse non era affatto una resa. A ben pensarci, se al posto di Draghi ci fosse un altro governatore, magari tedesco, proveniente dalla Buba (e dopo un presidente olandese, uno francese, uno italiano, pare difficile negare questa volta il posto ai tedeschi, ma magari potrebbe andare un finlandese o un austriaco) il problema sarebbe risolto in radice. Ma come sbarazzarsi di Draghi? Ad esempio facendolo Presidente della Repubblica in Italia, cosa per la quale occorre liberare il posto… appunto.

Non so se le cose stiano esattamente così e vedremo gli sviluppi, ma possiamo provare a leggere quanto sta accadendo in queste ore con questa chiave, poi vediamo che succede…

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