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lacausadellecose

Ma cos’è questa crisi

di Michele Castaldo

Acqua verso la crisi globale per laumento della domandaRodolfo De Angelis cantava negli anni ’30: “Ma cos’è questa crisi: […] L'esercente poveretto non sa più che cosa far e contempla quel cassetto che riempiva di danar […]”. Se è vero che la storia non si ripete mai uguale a sé stessa, e quando si ripete ha i connotati della farsa, va detto che questa crisi non è una farsa.

Si, è una crisi seria, molto seria e ad essere preoccupati sono innanzitutto lor signori, cioè categorie sociali e personaggi di un potere che vedono scuotere un intero sistema che sembrava incrollabile fino a qualche decennio fa. Cerchiamo di raccapezzarci qualcosa nelguazzabuglio nazionale all’interno di un caotico quadro mondiale.

Il problema è Salvini? Mettiamo subito in chiaro una cosa: Salvini è l’effetto e non la causa dello spettacolo che sta vivendo l’Italia in questa fase. Il problema vero – dunque la causa – è quel 37/38% di elettori (stando ai sondaggi) che lo vorrebbero presidente del consiglio, e perché no? presidente della Repubblica, visto che è così deciso, incisivo, chiaro, schietto, insomma così popolare? Un uomo del fare, un uomo dei sì, un uomo del produttivismo, un uomo che mette l’Italia e gli interessi degli italiani al di sopra di tutti gli altri.

Manovre internazionali? Certo, quelle non mancano mai, ma non inganniamo noi stessi: le manovre prendono piede lì dove c’è il terreno favorevole, tanto è vero che Steve Bannon può ben vantarsi di aver favorito la nascita di un governo come quello giallo verde, ma non potrebbe ascrivere a proprio merito il salto elettorale della lega prima del marzo 2018 ein meno di un anno il travaso di alcuni milioni di voti dal M5S alla Lega di Salvini, in modo particolare al sud. Insomma la storia non la fanno i personaggi che studiano a tavolino come muovere milioni di persone in un senso piuttosto che in un altro. I complottisti si inseriscono in tendenze oggettive cercando di favorire quella che più va incontro ai propri interessi. Il Complotto in assoluto non esiste: l’Urss implose perché le leggi del mercato la fagocitarono. La Jugoslavia implose per le stesse ragioni.

La Hong Kong di questi giorni ci dice che sono centinaia di migliaia di persone a non voler sottostare al centralismo economico cui la madre patria vuole obbligarle; e non stanno insorgendo su comando e complotto inglese, mamotu proprio, anche se l’Inghilterra vede di buon occhio il movimento di opposizione a Pechino.

Se è vero che Salvini ha condotto in un anno una feroce campagna contro gli immigrati in funzione antieuropea, è altrettanto vero che lo ha potuto fare perché esprimeva un sentimento popolare di ceti medi impoveriti e che vivono con fastidio la presenza di “molti” immigrati nel nostro paese e in modo particolare di magrebini. Un sentimento – contro immigrati e zingari – fatto proprio anche da settori semiproletari, sottoproletari e proletari delle periferie metropolitane. Lui finge di non sapere quello che pensano la grande industria e i centri studi sulla necessità che ne arrivino quanti più è possibile per abbassare il costo della mano d’opera, ha saputo calare il sensore nel popolo “sovrano” ed ha espresso i suoi umori; ha parlato da capopopolo. Le leggi sulla sicurezza approvate da questo governo rispondono a quelle preoccupazioni. Ecco il senso di quel 37/38%. In questo modo ha stracciato il buonismo della sinistra ed ha messo alle strette il M5S che lo ha dovuto rincorrere su un terreno dove lui dettava legge semplicemente perché era conseguente.

Tap, Tav, Pedemontana, Arcelor Mittal (ex Ilva) e così via: un autentico capolavoro politico; ha cavalcato la legge del produttivismo che è la legge propria del modo di produzione capitalistico, che non conosce altre leggi se non quella di produrre e accelerare la produzione e la circolazione delle merci in modo parossistico finché l’intero sistema non andrà a sbattere con le corna al muro e se le frantumerà. Ed è stato coerente, Salvini, nell’approvare la mozione del Pd,un altro dei partiti del produttivismo,per la costruzione della Tav,.

Ma – si dirà – la Lega prima era contraria alla costruzione della Tav; e che vuol dire? Non è cambiato il suo DNA che è costituito dal produttivismo che incorpora il razzismo da nord a sud, e la Tav in questa fase rientra appieno nelle necessità delle grandi opere, unico modo per rilanciare, secondo la logica propria del capitalismo, gli investimenti e far ripartire l’economia. E’ la stessa logica delle varie frange del Pd sul produttivismo seppure con la variante “democratica” del controllo minnitiano delle coste libiche a suon di euro. È razzismo dal volto “umano” quello del Pd: controllare il flusso degli immigrati là per non farlo esplodere qua; gestirlo, con la Chiesa e suoi addentellati, in modo “democratico” qua come specchietto per le allodole per quelli che stanno là.

Veniamo alle sirene internazionali cercando di decriptare la preoccupazione che ha una parte della borghesia italiana che viene espressa da Massimo Franco sul Corriere della sera di martedì 13 agosto: «La coalizione che tende a saldarsi ha forti connotati di destra euroscettica, e deboli cromosomi moderati. E si candida a spostare l’Italia su un asse continentale inedito e gonfio di insidie internazionali».

Recita un vecchio proverbio napoletano: quando Pulcinella teneva i denari aveva amici, parenti e compari; ora che Pulcinella non ha più niente ha perso amici, compari e parenti. Detto altrimenti in Italia non potrebbe più arrivare dagli Usa quel fiume di dollari dell’immediato dopoguerra; perché si tratta di una potenza in declino; mentre sono in crescita i paesi asiatici e fra essi la stessa Russia. Il capitale non ha morale, va lì dove lo porta il “cuore” pulsante dell’economia, che in questa fase batte a Oriente fino alle sue estremità.

Altrimenti detto: Salvini e l’attuale centro destra con la Meloni e Berlusconi mettono in forse la storica alleanza atlantica con gravi insidie internazionali. Siamo così alla vera questione, perché sono noti i rapporti di “amicizia” di Berlusconi con Putin, mentre sono notissime le posizioni di Salvini sulla necessità di togliere le sanzioni alla Russia, come sono note le posizioni sovraniste della Meloni.

Salvini prende soldi dalla Russia? È una domanda priva di senso. Dal momento che la Russia non è un paese comunista, ma ricchissimo di materie prime, e che Salvini non è un comunista e ancor meno un aderente alla Terza Internazionale, ma ha una vocazione fortemente sovranista, cioè nazionalista, cerchiamo di spiegare perchévuoletogliere le sanzioni alla Russia. Lui non ha mai nascosto il fatto che molte aziende del nord Italia, che intrattengono proficui rapporti commerciali con la Russia, fanno pressione nei confronti della Lega per togliere le sanzioni perché queste ostacolano gli affari e mettono in crisi settori dell’economia in una fase di per sé già difficile. È necessario che Salvini prenda soldi dalla Russia? No, basta e avanza quella dichiarazione per ribadire l’antico concetto latino: ubi bene ibi patria, ovvero dove c’è il bene lì è la mia patria. E, sia detto senza troppi giri di parole, tanto gli Usa quanto la Russia vedono come fumo negli occhi una Europa come terzo incomodo e cercano di indebolirla. Sono perciò del tutto naturali le manovre per indebolire l’Unione europea; e Salvini si presta a giocare il ruolo dell’utile idiota innalzando la bandiera del sovranismo nazionalista contro i diktat europei, utilizzando il fattore dell’immigrazione come una delle leve popolari. Un colpo “geniale”.

Venute meno, con il voto di maggio, le condizioni sperate dei sovranisti, di una Europa in totale disgregazione, sono aumentate le pressioni di chi puntava e punta comunque a indebolirla, Salvini – uscito vincitore dalle elezioni europee contro l’alleato di governo – viene pressato su due fronti, Usa e Russia, a praticare il suo esasperato sovranismo, che si presta allo scopo recuperando addirittura (ma non c’è da meravigliarsi) il trittico fascista: dio, patria e famiglia, come totem di propaganda nazional popolare. Salvini come Mussolini e la Lega come il Partito NazionaleFascista? No, allora l’Italia vantava un posto al sole, oggi teme di essere “occupata”. Ne è passata di acqua sotto i ponti. Prima gli italiani! È una parola d’ordine da morti di fame piuttosto che il grido di battaglia come Salvini vorrebbe lasciare intendere. Bando alle chiacchiere: il sovranismonazionalista è espressione di un capitalismo che cresce, ma quando l’accumulazione decresce – come in questa fase – il sovranismo è un grido di disperazione. Basta guardare all’America di Trump, a quel “America First”, un vero e proprio allarme rivolto innanzitutto ai capitalisti americani perché non delocalizzino gli impianti industriali, in cambio di cospicue agevolazioni fiscali purché producano in America e continuino a esportare per far crescere il pil.

Circa il M5S c’è ben poco da dire: si tratta di un movimento composito di ceto medio e giovani disillusi in una fase priva di prospettive. Come tutti i nuovi movimenti – specie se giovanili – il M5S contiene le classiche caratteristiche dell’apprendista stregone e del dilettante allo sbaraglio. Difatti l’apprendista stregone ha evocato i fantasmi del sovranismo ma poi non avendo la capacità di cavalcarli è rimasto vittima di chi – come la Lega di Salvini – lo ha saputo fare. Gli è andata ancora peggio in quanto dilettante allo sbaraglio, perché messo alla provaa governare l’economia capitalistica è rimasto vittima delle sue leggi e di chi le sostiene, ed oggi si gira intorno, suonato e frastornato, come il cane che si morde la coda, nel tentativo di salvare la faccia, ma con scarsi risultati.

E la sinistra? Poveri disgraziati che si dibattono tra produttivismo, liberalismo, antifascismo, costituzionalismo con la vocazione scissionista perché nati, in Occidente, con lo sviluppo dell’accumulazione capitalistica, sono svaniti di fronte alla sua crisi. Europa? Com’era verde la mia valle! Mentre la destra impugna il sovranismo-nazionalista al grido à la guerre comme à la guerre(e Cottarelli dice a chiare lettere che bisogna conquistare spazi di mercato alla Germania), dunque America First, Prima gli italiani, Prima i francesi e così via, la sinistra è zavorrata dallo scotto dei due conflitti mondiali ed è ben consapevole che procedendo su un certo cammino si finisce inevitabilmente nel burrone di un nuovo conflitto mondiale. Le sue difficoltà sono oggettive, al di là dei personaggi più o meno squallidi o insignificanti o l’insieme delle due cose. Chi spara sui personaggi rinuncia a capire le cause profonde della crisi della sinistra.

E l’estrema sinistra? Diciamola tutta: la crisi del capitale ha mandato in fumo qualsiasi ipotesi anticapitalistica di tipo ideologica che puntava su un soggetto classista antagonista. Mentre va emergendo, a brevi ondate, una tendenza – che parte dall’Occidente – di movimenti spuri, con caratteristiche non di classe, per tutti i disastri che il modo di produzione capitalistico ha compiuto e continua a compiere. Si tratta di una tendenza che è una vera e propria nebulosa dai contorni confusi, ma una tendenza certa: è l’antisistema. Essa è oggettivae destinata a rafforzarsi – almeno in Occidente – proprio perché il capitalismo è impersonale e non potrà porre rimedio agli effetti del suo infernale meccanismo.

Come si concluderà questa crisi? Con una “soluzione” caotica, e chi ne farà le spese saranno le categorie più deboli, innanzitutto i lavoratori nei confronti dei quali si scaricherà il costo maggiore di un giro di torchio imprenditoriale e statuale, finché continuano a guardare il capitale come i girasoli guardano il sole.

Comments

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michele castaldo
Friday, 23 August 2019 16:55
Caro Giorgio,
innanzitutto ti ringrazio per aver letto il mio articolo, cerco di rispondere alle tue osservazioni con una premessa: non mi chiedere: che fare?, perché sarebbe posta male la questione.
Alcuni mesi fa inviai una lettera a il fatto quotidiano chiedendo ai 5Stelle di staccare la spina governativa perché si capiva chiaramente che sarebbero finiti nel vortice di Salvini. Loro hanno continuato e sono finiti ancora peggio.
Ciò detto vengo al dunque.
Nella chiusa della tua mail scrivi: «Non sarebbe il caso di iniziare a manifestare come ad Honk kong e con motivazioni più serie o come in Argentina e per la stessa miseria? Tanto risposte non ne daranno e allora vedremo se c'è e chi ha la voglia di una vera rivoluzione sociale».
Hai colto nel segno, con una differenza fra le due mobilitazioni che seppur diverse muovono dallo stesso fattore. Mi spiego.
La mia tesi di fondo di questa fase è che è in atto, causa una grave crisi dell'economia mondiale, una tendenza centripeta, cioè ad autonomizzarsi dal centro; come ad esempio il nord-est italiano, la Catalogna in Spagna oppure Hong Kong dalla Cina. Cioè di realtà corporative che si staccano dal centro perché si sentono economicamente più forti e non vogliono subire le difficoltà della centralizzazione economica della Capitale. In Italia Renzi perse il referendum per questo motivo.
Diversamente si presenta la questione dell'Argentina che ha pagato a caro prezzo i debiti che il Fondo Monetario Internazionale l'aveva obbligata a contrarre per superare la sua crisi. Oggi rischia il collasso e una vera e propria insurrezione.
L'Italia, giusto per non deviare dalla questione che ci interessa, è combattuta da due fuochi, come cerco di spiegare nell'articolo e la Lega è attratta dalle materie prime della Russia e degli affari del ceto medio che lì cresce, per un verso, ma è attratta anche dalla potenza degli Usa che però è in decadenza e cerca di mettere in difficoltà l'Europa per indebolirla come concorrente, e preme la Lega per farla accelerane nel suo sovranismo.
Questa è la questione.
Potranno scoppiare dei "torbidi" in Italia? Si, da nord a sud con caratteristiche diverse: al nord come a Hong Kong, a sud come in Argentina.
Fino a questo punto ci arrivo, oltre non riesco ad andare.
Se la domanda è: ma tu parteciperesti a quali delle due mobilitazioni? Ti rispondo senza dubbio alcuno: a quelle del sud e mi terrei molto lontano da quelle del nord-est.
Spero di aver chiarito il mio punto di vista.
Ti ringrazio ancora.
Michele Castaldo
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giorgio
Friday, 23 August 2019 10:08
Francamente non comprendo che cosa prospetti l'articolo come soluzione positiva e per chi.Una analisi ha significato solo laddove lascia intravedere soluzioni: gli imprenditori lo fanno chiedendo soldi pubblici e meno tasse contemporaneamente, visto che i salari da fame li hanno già ottenuti.
Quindi cosa vorrebbe l'autore dell'articolo? Un pò di redistribuzione degli spiccioli del reddito, tanto tutti sappiamo che di più non potrebbe avere o un incremento del reddito di cittadinanza - ovviamente a scapito dell'aumento dei salari-? Un governo della destra che realizzerebbe la crescita del PIL come ha fatto Berlusconi con la lega per 25anni di stagnazione? Un governo non classista lo ha già avuto con i 5stelle e pare che non gli rappresenti la soluzione. Quindi? L'estrema sinistra non ha mai governato e, giustamente, la sinistra parlamentare di rifondazione ha lasciato il governo quando percorreva una politica di destra. Per i mezzi di comunicazione non esiste nulla al di fuori dei fascisti, dei nuovi democristiani e della chiesa e la società è descritta ed è divenuta atomizzata-con l'aiuto del cosiddetto web in amo a multinazionali americane-rappresentata da individui disgraziati, mendicanti e pentiti, come durante l'inquisizione.Eppure i lavoratori manuali esistono e sono sfruttati, licenziati e poi somministrati e il lavoro informale - in nero o precario - ormai è la regola e il PIL non cresce- nonostante le revisioni inclusive di droga e prostituzione dell'Istat-. Non sarebbe il caso di iniziare a manifestare come ad Honk kong e con motivazioni più serie o come in Argentina e per la stessa miseria? Tanto risposte non ne daranno e allora vedremo se c'è e chi ha la voglia di una vera rivoluzione sociale.
giorgio
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GianMarcoMartignoni
Tuesday, 20 August 2019 23:12
Ottima riflessione, che necessita di qualche chiarimento.La Lega è l'espressione più pura di un certo neo-liberismo, che ovviamente ha al suo centro l'ideologia produttivistica, ma soprattutto tende a rappresentare quella micro-impresa e piccola impresa che soffre da sempre la logica della centralizzazione-concentrazione del ( grande ) capitale.Io non parlerei di ceto medio impoverito, bensi ,usando le categorie di Alain Bihr, di sciovinismo del benessere.Scrivo dalla provincia di Varese, e conosco bene di chi stiamo parlando, avendo battuto sindacalmente la provincia in lungo e in largo per più di quarant'anni..Ovviamente era prevedibile che tra un partito e un non partito, i secondi venissero asfaltati, essendo , come ha giustamente sottolineato Emanuele Macaluso su Il manifesto, dei miserabili ciarlatani.Comunque, l'avanzata della Lega è corrispondente alla disintegrazione della sinistra, compresa quella anti -capitalista .Da tempo penso che si tratti di uscire da una lettura dogmatica del marxismo, poichè i livelli raggiunti di sussunzione della forza lavoro al capitale ci costringono a qualche analisi ulteriore.Per questa ragione, giudicando interessanti gli spunti di riflessione forniti da Fabio, leggerò quanto prima il tuo ultimo libro.
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Fabio Vighi
Tuesday, 20 August 2019 13:58
Ottimo articolo. Aggiungerei qualche precisazione sulla crisi di valorizzazione, che a mio avviso è la causa più profonda dei fenomeni qui descritti. Ciò che sta evaporando è il rapporto dialettico capitale-lavoro (vivo), che è alla base dei processi impersonali di auto-valorizzazione del capitale e delle società che ne traggono vantaggio. In estrema sintesi: l'automazione del lavoro, che ha subito un'accelerazione straordinaria negli ultimi 40 anni, provoca una lenta ma inevitabile dissoluzione non solo dell'economia reale, ma anche del legame sociale instaurato dal capitale, con le conseguenze politiche che stiamo osservando. Mentre il capitale in crisi si butta vieppiù in finanza, dove non può che suicidarsi (bolle speculative), la società fondata sul produttivismo economico entra in una crisi senza fine e senza via d'uscita, dando inevitabilmente vita a tristi fenomenologie politiche come i sovranismi/salvinismi attuali. Per la sinistra la vedo dura, sia perché è ormai troppo collusa con il capitale, sia perché sin dall'inizio ha puntato troppo sul potere antagonistico del lavoro salariato, che invece è sempre stato espressione necessaria della dialettica del capitale. Siamo ormai giunti alla quarta rivoluzione industriale (intelligenza artificiale) e allora bisognerebbe avere il coraggio di ripensare radicalmente il ruolo del lavoro e uscire una volta per tutte dall'equazione "(sfruttamento del) lavoro = produzione di valore/ricchezza". Prima o poi sarà necessario politicizzare questo tema - l'alternativa è non solo la barbarie, ma l'apocalisse.
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michele castaldo
Tuesday, 20 August 2019 10:26
Caro amico Carlo,
ho scritto che quel 37/38% che vota Salvini è il risultato della crisi e aggiungo che è del tutto naturale che scatti nell'homo hobbesiano l'egoismo contro tutto e tutti che Salvini sa ben raccogliere e farne bandiera politica.
La tragedia vera del populismo consiste in ciò:si provi ad immaginare uno scenario quale risultato di portare alle estreme conseguenze in tutta Europa e nel mondo intero
la posizione di quel 37/38% (non di Salvini, ma del
popolo).
La mia, caro lettore, è una preoccupazione oggettiva, di chi analizza la causa delle cose che di per sé vuol dire già essere schierato. Il nemico non è Salvini, ma il popolo che si incammina su quel terreno perché incapace di guardare lontano dal proprio naso, obbedendo così alla legge di Hobbes: Homo omini lupus. Tutto qua.
Ringrazio comunque per l'osservazione.
Michele Castaldo
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carlo
Tuesday, 20 August 2019 09:16
rispetto per chi l'ha scritto, però questo articolo mi sembra un po' superficiale e con un'analisi scontata della situazione politica. Se Salvini è l'effetto di una crisi economica decennale allora la causa è la crisi stessa non il 37/38% che lo vota. O no?
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