Print Friendly, PDF & Email
Print Friendly, PDF & Email

socialismo2017

Guerra di oggi, guerra di domani

Una recensione a Domenico Moro

Mimmo Porcaro

GUERRA E MARE 777x433Due sono i meriti maggiori del bel volume che Domenico Moro ha dedicato a quello che viene oggi presentato come conflitto tra “Occidente” e “Islam” (La terza guerra mondiale e il fondamentalismo islamico, Imprimatur, Reggio Emilia, 2016). Il primo è quello di essere un efficace strumento per ricostruire ragioni e forme del conflitto e per iniziare a comprendere, attraverso le opportune distinzioni, quel mondo dell’islamismo che viene quasi sempre descritto come un compatto blocco di atteggiamenti conservatori e reazionari, espressione di un arretratezza economica e politica che l’Occidente è ovviamente candidato a redimere. Il secondo è quello di ribadire con nettezza l’interiorità di questo conflitto alla strategia bellicista dell’Occidente e la necessità della guerra nel mondo dominato dal capitali.

Stagnazione secolare, caduta del saggio di profitto, conseguente necessità di trovare nuovi e più remunerativi sbocchi all’esportazione di merci e (soprattutto) di capitale, sono le tendenze economiche generali che stanno alla base delle guerre oggi condotte dall’Occidente: tendenze la cui natura fa dire a Moro che ben presto le proxy wars (ossia le guerre indirette, limitate e per procura) non saranno più sufficienti a garantire quella distruzione di capitale che sarebbe necessaria a far ripartire l’accumulazione, e che quindi “soltanto una guerra dispiegata tra grandi potenze” (p.127) potrà fornire una (presunta) soluzione.

Print Friendly, PDF & Email

marx xxi

Siria: chi sono i criminali di guerra

di Domenico Losurdo

In questi giorni una sistematica campagna di disinformazione di cui sono protagonisti in particolare USA, Gran Bretagna e Francia, bolla quali «criminali di guerra» Assad e Putin. È la preparazione multimediale dell’ulteriore scalata dell’aggressione contro la Siria a cui mirano Obama (appoggiato e stimolato da Hillary Clinton) e gli alleati e vassalli di Washington. Per chiarire chi sono i veri criminali di guerra riporto (con nuovi sottotitoli) quello che ho scritto in miei due recenti libri (La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra, Carocci, 2014; Un mondo senza guerre. L’idea di pace dalle promesse del passato alle tragedie del presente, Carocci, 2016), basandomi per altro su fonti esclusivamente occidentali. La scalata a cui si prepara l’imperialismo potrebbe avere conseguenze tragiche per la pace mondiale. È per sventare questo pericolo che occorre mobilitarsi sin d’ora (DL)

gaza 6 750x4701. Guerra civile o aggressione degli USA (e di Israele)?

Prima di essere travolta dalla catastrofe che continua a infuriare mentre io scrivo, la Siria era considerata un’oasi di pace e di tolleranza religiosa in particolare dai profughi irakeni che a essa approdavano in fuga dal loro paese, investito dagli scontri e dai massacri di carattere religioso e settario nei quali era sfociata l’invasione statunitense. Cos’è avvenuto poi? È scoppiata una guerra civile per cause del tutto endogene? In realtà, prima ancora della seconda guerra del Golfo, i neoconservatori chiamavano a colpire la Siria che ai loro occhi aveva il torto di essere ostile a Israele e di appoggiare la resistenza palestinese (Lobe, Oliveri 2003, pp. 37-39).

Di questo progetto di vecchia data si sono subito ricordati gli analisti più attenti che si sono occupati dei più recenti sviluppi della situazione: già da un pezzo la Siria era stata inserita dai neoconservatori nel novero dei paesi «considerati un ostacolo alla ‘normalizzazione’» del Medio Oriente; «nell’ottica dei neoconservatori, se gli Stati Uniti fossero riusciti a provocare un cambio di regime a Baghdad, Damasco e Teheran, la regione, soggetta ormai all’egemonia congiunta degli Stati Uniti e di Israele, sarebbe stata finalmente ‘pacificata’» (Romano 2015, p. 74). Peraltro, un anno prima che la «Primavera araba» raggiungesse la Siria – ammette o si lascia sfuggire il «New York Times» – «gli USA erano riusciti a penetrare nel Web e nel sistema telefonico» del paese.

Print Friendly, PDF & Email

linterferenza

Associazione a delinquere per distruggere la Siria

Diana Johnstone

Le forze armate siriane debbono riprendere la parte di Aleppo occupata dai ribelli. Avaaz ha il compito di schierare l’opinione pubblica contro questa operazione militare dipingendola come null’altro che uno sforzo congiunto Russo-Siriano per massacrare i civili, soprattutto bambini. La Siria è vittima di una Associazione a Delinquere che da lungo tempo ha pianificato di distruggerla, dopo aver distrutto l’Iraq nel 2003

Syria bombing 720x479Tutti affermano di voler porre fine alla guerra in Siria e riportare la pace in Medio Oriente.

Beh, quasi tutti.

“Questa è una situazione tipo playoff in cui è necessario che entrambe le squadre perdano, o almeno non si vuole che una vinca – si preferisce un pareggio”, ha dichiarato al new York Times nel giugno 2013 Alon Pinkas, ex console generale di Israele a New York. “Entrambi devono sanguinare, perdere sangue fino alla morte: questo è il pensiero strategico qui”.

Efraim Inbar, direttore del Centro Begin-Sadat per gli Studi Strategici, ha sottolineato gli stessi punti nel mese di agosto 2016: “L’Occidente dovrebbe perseguire l’ulteriore indebolimento dello Stato Islamico, ma non la sua distruzione… Permettere che i cattivi uccidano i cattivi suona molto cinico, ma è cosa utile e anche etica da farsi se tiene i cattivi occupati e meno in grado di nuocere ai buoni… Inoltre, l’instabilità e le crisi a volte contengono presagi di un cambiamento positivo… l’amministrazione americana non sembra in grado di riconoscere che l’ISIS può essere uno strumento utile per minare l’ambizioso piano di Teheran di dominio sul Medio Oriente”.

Print Friendly, PDF & Email

mondocane

Elezioni USA, il migliore ha la rogna

di Fulvio Grimaldi

La democrazia più corrotta, la candidata più depravata, i complici mediatici più turpi

trump hillaryDal “manifesto”:

“In nome delle aspirazioni… vale la pena di lottare, continuare a marciare in strada e poi andare a votare e dare una chance a Hillary Clinton” . (Giulia D’Agnolo Vallan)

Proposte costruttive contro fantasie, una politica estera tradizionale contro il ritorno a un’improbabile fortezza Amercia… la seria, credibile, eleggibile Hillary Clinton, contro quella dell’inaffidabile, razzista, xenofobo Donald Trump”. (Fabrizio Tonello)

Contro Hillary una nuvola tossica mediatica, è vittima di pseudo-fatti diffamatori”. (D’Agnolo Vallan)

La demonizzazione della Clinton ha rassicurato la base del miliardario, quello zoccolo duro che coltiva un odio, questo sì pastoso e violento, verso Hillary. Il sentimento in cui la misogenia si mescola all’antintellettualismo e al bullismo” (Luca Celada)

“La campagna spietata di Trump finisce col produrre un moto di solidarietà e simpatia per Hillary… Lo scenario peggiore? Una Hillary effettivamente non più in grado di correre”. (Guido Moltedo)

L’isolazionista Trump, sessista e razzista, il peggio dell’America”. (Tommaso Di Francesco)

E’ un referendum tra un’America che valorizzi le ragioni dello stare insieme e che, sulla scia di Obama, investa nella sua ‘diversity’ e, al contrario, un’America di tutti contro tutti…”. (Guido Moltedo)

Print Friendly, PDF & Email

nena

Ecco come gli Usa hanno armato il Jihad in Siria

Alastair Crooke*

L'Occidente punta il dito contro la Russia per il massacro siriano ma le Forze Speciali Statunitensi sanno che le confusionarie politiche degli USA, tese a sostenere i jihadisti, hanno consentito ad Al Qaeda e all'ISIS di distruggere la Siria, spiega l'ex diplomatico britannico

jabhat al nusra1 1024x682“Sul campo, nessuno crede in questa missione”, scrive un ex Berretto Verde a proposito dei programmi segreti di addestramento e armamento dei ribelli siriani, “sanno che stiamo addestrando la prossima generazione di jihadisti, quindi la boicottano perché se ne fregano’”. “Non voglio sentirmi responsabile quando dei membri di al Nusra diranno che sono stati addestrati dagli americani” aggiunge il Berretto Verde.

In un rapporto dettagliato dal nome Le Forze Speciali statunitensi sabotano le fallimentari Operazioni sotto copertura in Siria, Jack Murphy, anch’egli ex Berretto Verde, racconta che un ex ufficiale CIA gli avrebbe rivelato che “il programma di operazioni segrete in Siria è una creatura del Direttore della CIA John BrennanÈ stato Brennan a dare vita alla Syrian Task Force … John Brennan si era innamorato della folle idea di rovesciare il regime.” In sostanza, Murphy sostiene che le Forze Speciali Statunitensi, che stanno armando i gruppi anti-ISIS, rispondevano a un’autorità Presidenziale, mentre la CIA, ossessionata dal pensiero di destituire il Presidente Assad, rispondeva a un’autorità separata e conduceva un programma distinto e parallelo per armare i ribelli.

Print Friendly, PDF & Email

mondocane

Conferenza stampa dei 5 Stelle con l'arcivescovo di Aleppo

di Fulvio Grimaldi

terroristi isisUn popolo eroico, con ormai solo 17 milioni di abitanti su 23, di cui non si sa quanti uccisi e circa 5 sradicati, in fuga, sparsi nel mondo, perlopiù alla mercè di schiavisti turchi e di negrieri europei, centinaia di migliaia di vittime tra civili e combattenti patrioti, una delle più antiche civiltà del mondo, quella che ha dato i natali al meglio di noi e poi ci ha restituito Aristotile ed Eschilo, un popolo sepolto sotto il vilipendio di una narrazione falsa e bugiarda da parte di mandanti e sicari, ieri ha potuto far sentire la sua voce in  una sede istituzionale del più alto livello, nella casa deputata all’esercizio della sovranità del popolo. Per la prima volta. Grazie al Movimento Cinque Stelle, grazie al deputato Manlio Di Stefano, responsabile Esteri del Movimento.

Un popolo eroico, avanguardia del riscatto nazionale anticoloniale arabo, affermatosi come il più valido resistente nella tre guerre d’aggressione dell’elemento estraneo incistato dal neocolonialismo nel corpo della nazione araba, oggi in piedi, sanguinante, ma non piegato, dopo quasi sei anni in cui gli si è lanciato contro quanto di più criminale e orrendo l’Uccidente imperialista, con il suo presidio locale israeliano, abbia saputo concepire nei secoli delle sue scorribande genocide e predatrici: le più sofisticate tecnologie di morte insieme ai perenni strumenti della fame, delle malattie (sanzioni) e delle armate di lanzichenecchi.

Print Friendly, PDF & Email

dinamopress

Argentina: banalizzazione della politica e violenza del neoliberismo

Alioscia Castronovo intervista Diego Sztulwark

A dieci mesi dall'insediamento del governo Macri, pubblichiamo la prima parte di una conversazione con Diego Sztulwark su macro e micro politiche neoliberali, corruzione e nuove povertà, sfide dei movimenti e panorama politico argentino nella crisi del progressismo latinoamericano

f85053a1 a8d8 427e 87a7 5a42df3f1182Con il governo di Cambiemos in Argentina il panorama politico ed economico è pesantemente segnato dal ritorno delle politiche strutturali di austerità e dalle privatizzazioni: in pochi mesi vi sono stati migliaia di licenziamenti sia nel settore pubblico che nel privato, il Parlamento ha approvato nuove misure di indebitamento estero, per la prima volta dopo dieci anni sono ripartite le ispezioni del FMI. Intanto cresce senza sosta l’inflazione ed aumentano i prezzi dei servizi di base, dell’acqua, del gas, dell’elettricità e dei trasporti (con percentuali che vanno dal 300 all’800 per cento). Abbiamo vissuto mesi densi di mobilitazioni popolari animate da differenti settori sociali e politici, decine di scioperi e manifestazioni sindacali, giornate di lotta del movimento delle donne e degli studenti, significative mobilitazioni dei lavoratori delle economie popolari. Si è trattato di appuntamenti di piazza spesso differenti tra loro, che hanno cominciato a delineare una mappa della resistenza possibile, segnalando l’esistenza di una grande capacità di organizzazione popolare e di una diffusa disponibilità al conflitto in un quadro di violenta offensiva neoliberale.

Queste manifestazioni spesso moltitudinarie ed importanti, tanto nei numeri quanto rispetto alla capacità di mobilitazione della composizione sociale e politica di cui sono espressione, non hanno avuto però la capacità di fermare le politiche di austerità.

Print Friendly, PDF & Email

marx xxi

La questione curda, ieri ed oggi

di Samir Amin

kurdistan muralesIl caos politico che domina la scena in Medio Oriente si esprime tra l'altro, nell'emergere violento della questione curda. Come possiamo analizzare, in queste nuove condizioni, la portata della rivendicazione dei Curdi (autonomia? Indipendenza? Unità?)? E possiamo dedurre dall'analisi che questa rivendicazione debba essere sostenuta da tutte le forze democratiche e progressiste della regione e del mondo?

Una grande confusione domina il dibattito su questo tema. La ragione è, a mio avviso, l'allineamento della maggior parte degli attori e degli osservatori dietro ad una visione non storica di questa questione, così come di altre. Il diritto dei popoli all'autodeterminazione è stato innalzato a diritto assoluto, che vorremmo fosse mantenuto valido per tutti e in tutti i tempi (presenti e futuri), così come per il passato. Questo diritto è considerato come uno dei diritti collettivi tra i più fondamentali, al quale si dà di solito più importanza che agli altri diritti collettivi di portata sociale (diritto al lavoro, all'educazione, alla sanità, alla partecipazione politica ecc..).

D'altra parte i soggetti di questo diritto assoluto non sono definiti in maniera precisa; il soggetto di questo diritto può essere “una comunità” qualunque, maggioritaria o minoritaria all'interno delle frontiere di uno stato o di una delle sue province; questa comunità che si definisce essa stessa come “particolare” per lingua o religione per esempio; e si proclama, a torto o a ragione, vittima di una discriminazione, se non di un'oppressione.

Print Friendly, PDF & Email

ist onoratodamen

Guerra sempre più globale e nuovo disordine mondiale

di Gianfranco Greco

“La guerra preme dappertutto, i conflitti facilmente emergono, lo sviluppo delle nuove tecnologie complica lo scenario… Però mi fa più paura quel che non succede di quel che succede. Per esempio, c’è molta gioventù disoccupata, che ora si sta rassegnando a vivere col reddito minimo, che si sta addormentando… e non lotta” (Josè Alberto Mujica, ex presidente dell’Uruguay)

The Menin Road 1919 Art. IWM ART 2242L’orologio dell’apocalisse

Sebbene solo metaforico, il cosiddetto “Doomsday Clock” (Orologio dell’apocalisse) rileva quanti minuti mancano alla mezzanotte della guerra nucleare. Ebbene, questo segnatempo simbolico - ideato dagli scienziati del Bulletin of the AtomicScientists dell’Università di Chicago nel 1947 – ci dice di quanto la lancetta si sia spostata in avanti. Se nel 2012 alla mezzanotte mancavano 5 minuti, nel 2015 i minuti si sono ridotti a 3, la stessa cifra rilevata nel 1984, ossia in piena guerra fredda.

Pur coi limiti propri di una figurazione simbolica resta tuttavia il fatto che la ricerca in questione riesce a focalizzare appieno una realtà globale sempre più innervata di fattori critici insieme al loro corredo di esplosività latente.

Gli scienziati dell’Università di Chicago valutano la possibilità di una catastrofe riferendosi – come parametri presi in esame –al cambiamento climatico incontrollato, agli arsenali atomici e all’ammodernamento globale delle armi nucleari.

Ci si riferisce, in una, ad una potenziale guerra guerreggiata che, tuttavia, di per sè non esaurisce tutte le altre opzioni che, beninteso, vanno a costituire i prodromi dai quali scaturiscono, alla fine, gli scontri bellici tout court.

Print Friendly, PDF & Email

trad.marxiste

Intervista a John Smith, autore di Imperialism in the twenty-first century

di Daphna Whitmore

Il volume di John Smith sull’imperialismo è un lavoro innovativo che getta una luce inedita sul super-sfruttamento del sud globale. Daphna Whitmore di Redline lo ha intervistato a proposito del suo libro

imperialismcover

DW: Innnanzitutto, vorrei ringraziarti per aver scritto Imperialism in the twenty-first century. Si tratta di un argomento imponente e il tuo libro prende in considerazione un materiale amplissimo e di grande interesse – quanto tempo ha richiesto un simile lavoro?

JS: Alla fine degli anni Novanta, la globalizzazione della produzione e il suo spostamento, a livello globale, verso i paesi a basso reddito stavano prendendo piede su scala così vasta che era impossibile non notarlo; il che valeva anche per ciò che stava guidando tali processi, vale a dire gli elevati livelli di sfruttamento disponibili in paesi come il Messico, il Bangladesh e la Cina. Era indispensabile una teoria in grado di spiegare tutto questo, ma per rendersi conto di ciò che stava accadendo erano sufficienti un paio di buoni occhi. Era naturale studiare il comportamento delle multinazionali industriali, le TNC [Transnational corporation, n.d.t.] non finanziarie, considerato che si trattava dei principali agenti e beneficiari della globalizzazione – ed è appunto ciò che si stava facendo! Del resto, anche una formazione di base comprendente la teoria marxista del valore ci spingeva a prestare attenzione ai cambiamenti nella sfera della produzione… Per tutte queste ragioni, è stato uno shock scoprire che il marxismo, o meglio i marxisti, avevano ben poco da dire riguardo a questi fatti inediti.

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

America Latina: Postneoliberismo vs Capitalismo offshore

di Katu Arkonada e Paula Klachko

Prima di tutto è necessario ricordare che in ogni processo di rivoluzione sorge anche la tendenza alla controrivoluzione; questo è un dato oggettivo. Trionfa alla fine la corrente che acquista maggior forza, quella guidata da una linea e un piano più adeguati, più intelligenti. Ossia: la possibilità di predominio della rivoluzione o della controrivoluzione si decide sul terreno soggettivo, dipende dalla conduzione dell’una e dell’altra / Schafik Hándal (1990)

katuDa dicembre 2015 sono accaduti fatti eccezionali che hanno cambiato il panorama geopolitico e la cartografia della lotta di classe in Nuestra America. Con questo lavoro vogliamo affrontarli, dopo aver ripercorso le tappe del ciclo postneoliberista che ha iniziato una nuova tappa nella nostra regione, mentre al contempo affrontiamo un’analisi sui fatti degli ultimi mesi, che ci collocano in un punto di flessione e segnano delle enormi sfide per i popoli. Ci riferiamo fondamentalmente all’avanzare politico delle forze di destra. Avanzare espresso sul piano elettorale e giudiziario che sono riusciti a cacciare due governi progressisti e strategici per il loro peso politico e economico come l’Argentina e il Brasile, e che hanno vinto elezioni in Bolivia e Venezuela, modificando i rapporti di forze soggettive ed oggettive nella regione.

Nuestra America si trova perciò a un bivio, una guerra di posizione tra le forze sociali e politiche che sono state protagoniste e guidano (o hanno guidato) il ciclo progressista postneoliberista, e quelle che scommettono disperatamente sulla restaurazione neoliberista sotto forma di capitalismo offshore, un capitalismo che mostra l’acutizzarsi di alcune tendenze che potrebbero indicare un cambiamento del ciclo capitalista nella sua fase già iniziata di decomposizione [1].

Il momento politico ci lascia una destra che ha accumulato forza sul piano elettorale e ha solo bisogno di vincere le elezioni (e a volte, come in Brasile, nemmeno questo), mentre la sinistra ha bisogno di vincere ma soprattutto di stare nelle strade e riaggiornare il progetto politico anti-neoliberista.

Print Friendly, PDF & Email

mondocane

Operazione Ippocr...ITA

Tregua finta in Siria, guerra vera alla Libia

di Fulvio Grimaldi

Apicella libia 2Dalla diga che crolla a Tripoli bel suol d’amore

La signora Pinotti rincorre famelica e trafelata il suo modello ideale, Hillary Clinton. Anche a dispetto della progressiva caducità del modello, minato da un concorso di demenza sanguinaria ossessiva e conseguente disfacimento neurofisico. Stesse attenta, la Pinotti. Intanto, all’ombra di tanto vertice di potenza criminale, la muselide de noantri gira vorticosamente nella sua ruota impazzita, sparando alla rinfusa contro chi sa di risultare sgradevole ai suoi domatori oltremare, anche a scapito dei disastri socioeconomici e dei rischi geopolitici che in parallelo infligge al proprio paese. 500 armigeri spediti a far finta di proteggere una diga che si va sbriciolando a Mosul, ma che il direttore del circo USraeliano le ha intimato di tener pronti per sostenere, contro l’avanzata dell’esercito nazionale iracheno e relative milizie popolari, la presa della seconda città araba irachena da parte dei pretoriani peshmerga del narcoboss curdo Barzani.

Forze speciali – con garanzia di anonimato e oblio in caso ci rimettano la ghirba, in cambio di stipendio da magistrato di seconda classe – che si aggirano sottobraccio a quelle Usa, britanniche, francesi, nelle zone contese della Siria, per assicurarsi che non troppo male sia fatto agli ascari curdi di Rojava (assistiti, anzi, nella pulizia etnica di terre arabe da incorporare) e neppure ai terroristi ingentiliti dal cognome  “moderati” e, quando capita, anche per dare istruzioni e una mano a chi, con autobombe o kamikaze, rimedia alle batoste subite sul campo facendo saltare per aria aggregati di donne, uomini e bambini a Damasco.

Print Friendly, PDF & Email

sbilanciamoci

Cina e Stati Uniti nella corsa tecnologica

Vincenzo Comito

In Cina il livello delle spese per la ricerca, il numero delle pubblicazioni scientifiche, quello dei brevetti presentati, si stanno rapidamente accostando a quelli Usa

o OBAMA XI JINPING facebookLa Cina, dopo aver ottenuto diversi anni fa il primato negli scambi commerciali a livello mondiale, nel 2014 ha raggiunto anche quello del pil complessivo, almeno usando il criterio della parità dei poteri d’acquisto. Le previsioni dell’IMF valutano così che nel 2016 il pil del paese asiatico ammonterà a 20.880 miliardi di dollari e quello statunitense a 18.550 miliardi.

La rincorsa cinese si va concentrando ora, tra le altre cose, nell’innalzamento del livello tecnologico della sua economia.

Degli indicatori quali il livello delle spese per la ricerca, il numero delle pubblicazioni scientifiche, quello dei brevetti presentati, si stanno rapidamente accostando a quelli Usa. Per quanto riguarda i vari settori di business, il paese presenta oggi certo ancora dei ritardi su alcuni fronti, ma anche delle sorprendenti avanzate in diverse aree.

Complessivamente, mentre negli ultimi decenni si dava per scontato che gli Stati Uniti fossero i leader tecnologici incontrastati del mondo, adesso la cosa appare messa sempre più in dubbio.

Dei punti deboli sono rappresentati per la Cina ancora, ad esempio, dal settore dei chip e da quello dell’aeronautica.

Print Friendly, PDF & Email

vocidallestero

L’America ha imparato ad amare la Guerra al Terrore

di C.J. Hopkins

La realtà che ci viene raccontata è quella decisa dalle elite al potere, tra manipolazioni e sinistre analogie col mondo descritto da Orwell in 1984. Questo è quel che lascia capire la lettura dell’articolo, ironicamente leggero e sottilmente disturbante, di C.J. Hopkins, autore satirico americano, sul deciso “cambio di narrazione” avvenuto in tutto il globo con l’attentato delle Torri Gemelle – dalla Guerra al Comunismo alla Guerra al Terrore. Da Countepunch, in occasione del quindicesimo anniversario delle Torri Gemelle

War is peaceLa “guerra al terrorismo”, che l’ex presidente George W. Bush ha lanciato ufficialmente alla fine di settembre del 2001, e che il presidente Obama ha ufficialmente rinominato  “la serie di persistenti sforzi mirati a smantellare specifiche reti di estremisti violenti che minacciano l’America” nel maggio 2013 , a questo punto (cioè dopo quindici anni che ci siamo dentro), è diventata la nostra realtà consensuale ufficiale … o in altre parole, “è come stanno le cose”. Un’intera generazione ha raggiunto la maggiore età nel corso dello “Stato di Emergenza Nazionale rispetto ad Alcuni Attacchi Terroristici “, che il presidente Obama ha recentemente esteso. Per la maggior parte di questa generazione sfortunata (che alcuni chiamano “Generazione Patria”), la vista di soldati in armatura, coi fucili tenuti anteriormente a tracolla pronti per l’uso, che pattugliano le strade delle loro cittadine o città, le assurde “procedure di sicurezza” all’aeroporto, l’isteria pompata dai media mainstream, la commemorazione bigotta di qualsiasi cosa anche lontanamente collegata ad “Alcuni Attacchi Terroristici” in questione, e tutto il resto, è del tutto normale, il modo in cui il loro mondo è sempre stato.

Naturalmente, questa è anche la prima generazione per la quale gli attentati di New York e Washington dell’11 settembre 2001 non sono altro che vaghi ricordi d’infanzia, o eventi storici che hanno imparato a conoscere a scuola, o in televisione o su Internet.

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

Cile 1973, il vero “11 settembre” della democrazia

di Giorgio Cremaschi, Franco Astengo

11 settembre 1973. Salvador Allende viene assassinato in Cile da un golpe sanguinario organizzato da militari e fascisti, padroni e democristiani, Cia e multinazionali

Cile ALlende golpeOggi è importante ricordare quella data per almeno due ragioni di fondo.

La prima è che il Cile sotto la sanguinaria dittatura di Pinochet divenne la cavia della prima sperimentazione liberista del secondo dopoguerra. Camminando sopra le decine di migliaia di cadaveri di sostenitori del governo socialista democraticamente eletto, i Chicago boys di Milton Friedman giunsero in Cile per gestire la politica economica del tiranno. E sperimentarono la distruzione del sistema pensionistico pubblico, della sanità e di tutti i servizi sociali , la privatizzazione in favore delle multinazionali di tutto il sistema produttivo a partire dalle ricche miniere di rame, la cancellazione di ogni diritto per il lavoro. La cavia cilena servì a sperimentare le ricette e le dosi delle politiche liberiste, che poi dilagarono in tutto il mondo e che oggi più che mai confermano la loro natura intrinsecamente criminale. Politiche liberiste che in Europa hanno avuto un nuovo impulso con l'uso come nuova cavia della Grecia, sottoposta alla dittatura bancaria della Troika

La seconda ragione per cui è importante e attuale il sacrificio di Allende e del suo popolo è che oggi ci stanno riprovando. In tutta l'America Latina, dopo quasi quindici anni di governi progressisti, è in atto una controffensiva reazionaria che vuole restaurare il dominio assoluto dei poteri e degli interessi che hanno sempre vessato i popoli di quel continente.