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senzatregua

Armi chimiche e mass media: come farci accettare una guerra in Siria

di Redazione

idlib stIn guerra la prima a morire è sempre la verità. È questa l’impressione che, comunque la si voglia pensare, emerge dalla vicenda siriana. La propaganda di guerra, che nell’era digitale si combatte a suon di immagini, video e tweet, assume una tale viralità in un tempo così ristretto fino a rendere difficoltosa una verifica della veridicità di ogni notizia, con i media che evidenziano in parte una colpevole complicità, in parte l’urgenza di lanciare una notizia eclatante non curandosi di verificarla.

Dopo l’aggressione degli USA, che la scorsa notte hanno bombardato una base aerea dell’esercito siriano, probabile azione apripista di un intervento militare, è ormai chiaro l’intento che si celava dietro la “notizia”, lanciata a reti unificate da tutti i media, del presunto utilizzo di armi chimiche da parte dell’esercito fedele ad Assad, la cui aviazione avrebbe sganciato bombe al Sarin (un tipo di gas nervino) sulla città di Khan Sheikhun, nella provincia di Idlib, dove sono morte 74 persone, fra cui donne e bambini. Sul web sono subito impazzate foto e video di uomini, donne e bambini inermi, che avrebbero sconvolto chiunque e dinanzi alle quali difficilmente si resta indifferenti.

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contropiano2

La Siria come l’Iraq nel 2003

di Stefano Mauro

cruise missile 680x300“L’attacco alla base aerea di Shayrat”- secondo il governatore di Homs, Talal Al Barazi – “ha causato 5 morti e 7 feriti”. Il governatore ha, inoltre, aggiunto che “questo bombardamento è utile solamente ai gruppi jihadisti come Daesh”. Dopo l’intervento missilistico americano, infatti, diversi miliziani dell’ISIS hanno tentato di attaccare postazioni dell’esercito lealista proprio nella regione di Homs, fondamentale per l’avanzata verso Deir Ez Zor e Raqqa.

Le reazioni all’attacco non si sono fatte attendere. Putin ha considerato il bombardamento come “ un tentativo americano destinato a distrarre l’opinione pubblica dal massacro di civili commesso dagli USA in Iraq”. Il Cremlino ha etichettato l’episodio come una chiara violazione del diritto internazionale e lo considera come un grave avvenimento che minaccia di peggiorare le relazioni tra Russia e Stati Uniti ed impedirà la formazione di “una reale coalizione internazionale unita contro il terrorismo”.

“Damasco (forte delle recenti vittorie e dell’avanzamento delle sue truppe, ndr) avrebbe avuto solo da rimetterci per un’azione simile ad Idlib, visto che stiamo velocemente recuperando posizioni sui gruppi ribelli”, ha dichiarato ieri il ministro degli esteri siriano Muallem.

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lantidiplomatico

"Ora dobbiamo esercitare i nostri diritti costituzionali e pretendere che l'Italia esca dalla NATO"

Riceviamo e immediatamente ripubblichiamo

Comunicato del Comitato No guerra No NATO sull'attacco USA alla Siria

d368fb8Due navi da guerra statunitensi, la USS Porter e la USS Ross della Sesta Flotta di stanza a Napoli, hanno attaccato la base siriana di Shayrat con 59 missili da crociera Tomahawk.

L’attacco, ordinato dal presidente Trump, è stato eseguito dal Comando delle forze navali Usa in Europa, agli ordini dell’ammiraglia Michelle Howard, che allo stesso tempo comanda la Forza congiunta della Nato con quartier generale a Lago Patria (Napoli).

L’operazione bellica è stata appoggiata dalla base aeronavale Usa di Sigonella e dalla stazione di Niscemi del sistema statunitense Muos di trasmissioni navali.

L’Italia – dove si trovano importanti comandi e basi per operazioni militari in una vasta area che dal Medioriente e Nordafrica arriva fino al Mar Nero – è un fondamentale trampolino di lancio della strategia aggressiva Usa/Nato.

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altrenotizie

Siria tra bombe e fake news

di Fabrizio Casari

d9b9f9eSenza lo straccio di una prova, senza nessuna verifica circa l’accertamento dei fatti e le responsabilità, senza nessuna certezza sul materiale chimico utilizzato e, con esso, sull’identità dell’eventuale possessore, gli Stati Uniti hanno sferrato un attacco a base di missili Tomahawk sulla base militare siriana di Al Shayrat. Il Presidente Trump ha così avuto il suo “battesimo del fuoco”, rito di passaggio di ogni presidente statunitense che segna il passaggio dalla sua elezione all’assunzione effettiva di ruolo.

Stavolta è toccato alla Siria, il cui governo sembra effettivamente poco entrarci con le armi chimiche che hanno avvelenato decine di vittime. Ma non c’è nessuna prova che accusi le forze armate siriane dell’accaduto, che riferiscono invece di aver centrato con i loro aerei un deposito di armi dei terroristi jahidisti, dove evidentemente erano stoccate anche quelle chimiche.

Che l’Isis e le fazioni terroristiche facenti riferimento ad Al-Nusra dispongano di armi chimiche non è un segreto: gliele hanno fornite i turchi un anno fa su indicazione statunitense.

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gliocchidellaguerra

In Siria missili contro Putin

di Davide Malacaria

putinassad.HIRES 1024x775Quel che è avvenuto stanotte, nell’oscura notte siriana, è qualcosa di epocale. I missili lanciati sulla base aerea di Al-Shayrat non rappresentano solo il primo passo di un eventuale intervento militare americano contro Damasco.

Non sembra solo ripetersi il copione noto delle guerre neocon, quelle che si sono succedute dopo l’11 settembre 2001, da quando cioè tale ambito ha sequestrato e condizionato in maniera decisiva la politica estera degli Stati Uniti d’America (Afghanistan, Iraq, Egitto, Libia, Siria etc).

Quanto avvenuto stanotte è altro e ben più tragico. Perché la base bersaglio dei missili americani era usata anche dai russi, giunti in Siria a sostegno di Assad due anni fa.

Trump ha affermato che l’obiettivo è stato prescelto perché da lì sono partiti gli aerei che avrebbero sganciato gli ordigni chimici su Idlib.

Al di là della veridicità o meno dell’affermazione del presidente americano, non suffragata da alcuna prova (vedi Piccolenote), quel che resta è che i missili lanciati dalla Us navy erano diretti contro una base usata dai militari di Mosca.

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linterferenza

Conflitto nucleare? La palude europea

di Antonello Boassa

046 n

Quanto dovranno aspettare ancora coloro che si definiscono “pacifisti”, di “sinistra moderata”, per scegliere tra guerra e pace, tra l’aggressione imperiale USA e UE supportata da Arabia Saudita e Turchia e la difesa del proprio territorio e della propria civiltà del Libano, della Siria, dell’Iraq?

Questi militanti non hanno tanto tempo a disposizione. Perché la guerra, intendo il conflitto nucleare, sta facendo molti passi in avanti…e sarebbe bene che si schierassero. Non sono Russia e Cina che provocano ma Stati Uniti, Unione europea. Israele, Arabia Saudita, Qatar.

Sono già molti gli esperti che ritengono l’attacco chimico una false flag. Impossibile una tale azione da parte di Assad. Il bombardamento Usa dell’aeroporto in Siria come risposta all’azione “criminale” di Assad. Entusiasmo tra i jihadisti e in Israele. “Appropriato” secondo Alfano. Giusto per Gentiloni dato che Assad “è un criminale di guerra”.Tutte le persone che hanno voluto informarsi sanno bene che le armi chimiche ai ribelli sono arrivate per opera della Clinton e della Turchia e che risulta credibile la versione siriana sulla distruzione di un deposito di armamenti, di munizioni, di armi chimiche da parte dell’aviazione siriana, in quanto risulta confermata da rilievi satellitari e da testimonianze locali.

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linterferenza

La questione nazionale e il compito del proletariato italiano

Michele G. Basso

2012 02 05 questione nazionale 03In una recente intervista alla Gabbia, Toni Negri ha definito le nazioni “cose barbare, cose tribali”. Potremmo notare, ispirandoci a un famosa battuta di Marx al tempo della Prima Internazionale, che Negri non sta parlando in esperanto, ma in una delle lingue delle barbare nazioni, l’italiano, e che, inoltre, tramite altre barbare lingue nazionali (inglese, francese, tedesco…) è riuscito a raggiungere una cultura di tutto rispetto. Dice che gli Stati Uniti si credevano imperiali e hanno perso il controllo della globalizzazione. Si tratta di posizioni abbastanza diverse da quelle sostenute in “Impero”, il libro scritto con Michael Hardt. Là affermavano: “La storia delle guerre imperialiste, interimperialiste e antimperialiste è finita. La storia si è conclusa con il trionfo della pace. In realtà, siamo entrati nell’era dei conflitti interni e minori. Ogni guerra imperiale è una guerra civile: un’operazione di polizia – da Los Angeles a Granada (forse s’intendeva Grenada), da Mogadiscio a “Sarajevo”…(1)

Il libro fu ultimato poco prima della guerra in Kossovo, ma la concezione dell’Impero fu subito smentita dalla storia, perché le guerre in Jugoslavia, in Afghanistan e in Iraq non erano certo operazioni di polizia. Chi ha visto le foto di bambini deformi di Falluja, a causa dell’uranio impoverito, inevitabilmente pensa ad Hiroshima. Più in là, Hardt e Negri scrivevano: “Nello spazio liscio dell’Impero non c’è un luogo del potere – il potere è, a un tempo, ovunque e in nessun luogo. L’Impero è un’utopia, un non-luogo”.

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ilpungolorosso

Cose non dette. Provocazioni e piani per una guerra nucleare

Judith Deutsch

il dottor stranamore 2Nel momento in cui l’Amministrazione Trump vara un colossale aumento della spesa militare  e per la repressione interna (+54 miliardi di dollari per il 2018, pari ad un incremento annuo poco sotto il 10%), e in parallelo un taglio brutale delle spese direttamente o indirettamente sociali, ci sembra utile far conoscere questo intervento di J. Deutsch, una psicoanalista canadese che è stata presidente di Science for Peace.

Le informazioni che dà sono di grande interesse perché fanno vedere quanto sia andata avanti, sotto l’amministrazione Obama, la ‘banalizzazione’ della guerra nucleare, anche – aggiungiamo noi – attraverso l’intensificazione della produzione delle mini-atomiche B-61-12 (4 volte più devastanti delle bombe scagliate su Hiroshima e Nagasaki), già dislocate anche in Italia. E quanto siano andati avanti i piani USA/NATO/Israele di accerchiamento militare di Russia, Cina e Iran.

Con la decisione di Trump la corsa agli armamenti, che aveva già coinvolto negli scorsi anni le monarchie del Golfo, la Cina, l’India e il Giappone, accelera decisamente. Unione Europea e Italia seguono a ruota con aumenti di spesa più o meno camuffati, ma reali e in prospettiva molto più marcati, e con il progetto di un vero e proprio esercito integrato europeo – sponsor, tra gli altri, proprio Gentiloni e Pinotti, oltre che, si capisce, Finmeccanica, Fincantieri, etc.

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contropiano2

No all’Unione Europea: il 25 marzo non sbagliate manifestazione

di Rete dei Comunisti

Unione EuropeaIl prossimo 25 marzo a Roma si riuniscono, in occasione della celebrazione dei 60 del Trattato di Roma che avviò il processo di integrazione europea, tutti i capi di stato e di governo dell'Ue.

Un'occasione imperdibile per portare in piazza la rabbia e l'ostracismo dei lavoratori, dei disoccupati, dei movimenti di lotta contro un'istituzione che negli ultimi anni ha condannato milioni di persone alla povertà, che ha promosso draconiane politiche di cancellazione dei diritti e delle garanzie sociali, di distruzione della democrazia formale, di privatizzazione dei beni comuni, di guerra agli immigrati, di repressione nei confronti di chi protesta.

E' per questo che la Piattaforma Sociale Eurostop, i sindacati di base, varie realtà della sinistra politica e sociale hanno organizzato per sabato 25 marzo una manifestazione nazionale a Roma che intende dire tre netti no: no all'Euro, no all'Unione Europea, no alla Nato (e ovviamente anche ad un esercito europeo in costruzione che si propone autonomo dagli Usa ma che da subito si costruisce su una prospettiva guerrafondaia e interventista).

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sinistra

Intervista a Bashar al Assad

Due quotidiani italiani pubblicano in evidenza ampi stralici dell'intervista concessa dal Presidente siriano alla stampa internazionale. Con la sconfitta del jihadismo internazionale finisce la censura della stampa mainstream verso la Siria di Assad? [Da notare comunque la plateale manipolazione di Feltri nel titolo, mentre nel corpo dell'intervista Hassad non ha mai parlato di diritti umani...] Di seguito gli articoli del Fatto e dell'Avvenire.

* * * *

fattoquotidiano

Bashar Al Assad: “Jihadisti colpa dell’Europa. I diritti umani? Un lusso”

di Stefano Feltri

Il presidente della Siria - “La crisi dei rifugiati effetto degli errori dell’Occidente Dobbiamo cacciare nemici e ribelli, poi si potrà parlare di politica e del resto”

ED img9590714 990x575La Siria è così piena di ritratti di Bashar Al Assad – in strada, sui muri, in albergo – che a tutti sembra già di conoscerlo. Eppure l’uomo che ti stringe la mano nel palazzo presidenziale costruito dal padre Hafez, a parte la cravatta rigorosamente di Hermès, ha poco in comune con il leader dallo sguardo indomito dell’iconografia di regime. Si è anche tagliato i baffi, forse per sembrare più occidentale. Dall’alto del suo metro e novanta, fissa con occhi azzurri spalancati i giornalisti che ha voluto incontrare nel tentativo di spiegare all’opinione pubblica internazionale la sua versione sulla catastrofe siriana. Raggiungere Assad non è semplice, è stato possibile solo accompagnando una delegazione di Europarlamentari che, a titolo personale, cerca di riattivare un’azione diplomatica europea sullo scenario siriano, per superare l’attuale isolamento (tra i promotori due italiani, Fabio Massimo Castaldo del Movimento 5 Stelle e Stefano Maullu di Forza Italia).

Mentre parla, Assad intreccia le lunghe dita – solo le mani rivelano i suoi 52 anni – la sua voce è così sottile che bisogna protendersi verso di lui per non perdere le parole, quasi coperte dai clic delle macchine fotografiche del regime, le uniche autorizzate a riprendere il presidente.

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eritrealive

Cosa si racconta di ritorno dall'Eritrea

Marilena Dolce intervista Fulvio Grimaldi

EritreaLive Asmara la piazza delle corriere e i portici del marcato 768x511A Milano, la presentazione del film “Eritrea, una stella nella notte dell’Africa” è l’occasione per intervistare l’autore, Fulvio Grimaldi, ritornato dal viaggio in Eritrea dello scorso anno.

Una conversazione per ripercorrere con lui la storia dell’Eritrea, dalla guerriglia degli anni Settanta all’attuale ostracismo internazionale.

Una storia che l’Italia ha accantonato archiviando, insieme all’esperienza coloniale, la ricchezza della terra e l’orgoglio della gente eritrea. Oggi la battaglia e l’impegno dell’Eritrea è per lo sviluppo e la crescita del paese, ma anche di questo in Italia si sa poco. E il film di Grimaldi ce lo racconta.

* * * *

“L’Africa è una preda irrinunciabile” per il neocolonialismo, così  dici nel film. L’Eritrea, sottraendosi a questa morsa nel 1991, con l’indipendenza, ne sta ancora pagando il prezzo?

Sì l’Eritrea sta pagando un pesante prezzo per essersi sottratta alla nuova colonizzazione che sta toccando e coinvolgendo la quasi totalità dei paesi africani dove sono presenti, salvo pochissime eccezioni, presidi, basi americane o altre forme di collaborazione, addestramento dei militare locali  o della polizia. Un apparato per un nuovo colonialismo, per lo sfruttamento dell’Africa, continente ricchissimo di risorse.

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mondocane

Amnesty e le Parche facilitatrici

di Fulvio Grimaldi

(Con un intervento in calce di Enzo Brandi e Stefania Russo)

parche 3Andiamo indietro almeno fino alla guerra contro la Jugoslavia e vedremo come ogni crimine di guerra, ogni crimine contro l’umanità, ogni crimine di aggressione economica, sanzioni, embargo, blocco, diretti contro paesi sovrani, indipendenti, liberi, che si difendono contro i tentacoli della piovra imperialista, essenzialmente Usa, Israele, UE e Nato, vengano preceduti e, dunque, facilitati dall’intervento di Amnesty International, Human Rights Watch (quella di Soros) e Save the Children, le tre sedicenti organizzazioni per i diritti umani di matrice angloamericana. Sono loro le tre Parche, o, per i Greci, Moire, figlie depravate di Zeus e Temi, che pretendono di governare vita, destino e morte degli umani. Al loro seguito formicolano altre entità minori con il compito di rafforzare, a livello tecnico e di categoria, l’impatto delle operazioni propagandistiche delle tre sorelle del crimine umanitario organizzato, tipo Avaaz, Medici Senza Frontiere, Reporter Senza Frontiere.

Alle origini e al vertice hanno tutti gente che una persona perbene non toccherebbe con una pertica. Il Kouchner di MSF, sodale del filosofo sguattero  Henry Levy e agitprop della guerra dei briganti UCK contro la Serbia; il Robert Ménard di RSF, che sostiene la tortura, lavora con il terrorista anticastrista Otto Reich, viene pagato dalla Cia e si permette di dare la classifica delle libertà di stampa; Tom Perricello, deputato democratico e fautore dell’attacco all’Afghanistan e Tom Pravda, consulente del Dipartimento di Stato, più una spruzzatina di Wall Street, a capo dell’agenzia di raccolte firme e schedatura dei farlocconi Avaaz, fondata da MoveOn, la piattaforma di ogni perfidia imperialista.

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trad.marxiste

L’imperialismo e la trasformazione dei valori in prezzi

di Torkil Lauesen e Zak Cope

imperialismo008Introduzione

Con questo articolo, ci proponiamo di dimostrare che i bassi prezzi dei beni prodotti nel Sud globale, ed il concomitante modesto contributo delle sue esportazioni al prodotto interno lordo del Nord, occultano la reale dipendenza delle economie di quest’ultimo dal lavoro a basso costo del Sud. Dunque, sosteniamo che la delocalizzazione  dell’industria nel Sud globale, nel corso dei tre decenni passati, ha condotto ad un massiccio incremento del valore trasferito al Nord. I principali meccanismi di tale processo consistono nel rimpatrio del plusvalore tramite investimenti diretti esteri, lo scambio ineguale di prodotti incorporanti differenti quantità di valore e l’estorsione per mezzo del servizio del debito.

L’assorbimento di enormi economie del Sud all’interno del sistema capitalistico mondiale, dominato da multinazionali e istituzioni finanziarie con base nel Nord globale, ha posto le prime nella condizione di dipendenze socialmente disarticolate votate all’esportazione. I miseramente bassi livelli dei salari di tali economie trovano fondamento (1) nella pressione imposta dalle loro esportazioni al fine di competere per limitate porzioni del mercato, in larga parte metropolitano, dei consumatori;

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letture

"Un mondo senza guerre"

intervista a Domenico Losurdo

spanish american war1) Professor Losurdo, la Sua ultima fatica, appena uscita per i tipi di Carocci, si intitola Un mondo senza guerre: è possibile un mondo senza guerre?

Il mio libro è anche la descrizione del fallimento dei diversi progetti di realizzazione di un mondo senza guerre che storicamente si sono succeduti. Pur accomunati dal fallimento, questi progetti non possono essere messi sullo stesso piano. Storicamente, la «pace perpetua» è stata invocata abbracciando l‘umanità nel suo complesso oppure con lo sguardo rivolto solo ai popoli «civili», escludendo quindi i popoli coloniali nei confronti dei quali erano giustificate la conquista, l’assoggettamento, la schiavizzazione, le guerre di ogni genere comprese quelle di carattere genocida.

L’unico italiano ad aver conseguito il Premio Nobel per la pace è stato nel 1907 Ernesto Teodoro Moneta, che però quattro anni dopo non aveva difficoltà a dare il suo appoggio alla guerra dell’Italia contro la Libia, legittimata e trasfigurata, nonostante i consueti massacri coloniali, quale intervento civilizzatore e benefica operazione di polizia internazionale. Peraltro, nel rivendicare la sua coerenza di «pacifista», egli aveva il merito di esprimersi con chiarezza: ciò che veramente importava era la pace tra le «nazioni civili», tra le quali egli chiaramente non annoverava né la Turchia (che sino a quel momento esercitava la sovranità sulla Libia) né tanto meno i libici.

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vocidallestero

L’Indicibile: Il libro nero del capitalismo imperialista

di Paul Street

Il sito CounterPunch pubblica una esauriente critica “da sinistra” all’amministrazione Trump. P. Street, invece di identificare semplicemente Trump col male, contrapposto a Obama, il bene, racconta più onestamente gli orrori imperialisti della politica estera USA, perpetrati da Obama e che Trump sembra voler proseguire. La maniera migliore di disinnescare razzismo, terrorismo, odio e migrazioni di massa, è che gli USA smettano di innescare guerre e violenze nei paesi musulmani, come fanno da almeno più di 20 anni a questa parte

Terrorismo imperiale 510x300I giornalisti americani “mainstream” che vogliono conservare i loro stipendi e il loro prestigio sanno che devono riferire gli avvenimenti in modo da non mettere in discussione il tabù della selvaggia e implacabile criminalità imperialista della nazione e del regime di disuguaglianza e oppressione che ne sta alla base. Questi argomenti sono considerati off-limits, in quanto travalicano gli angusti confini delle discussioni considerate educate ed accettabili. I commentatori e i giornalisti seri hanno il buonsenso – profondamente indottrinato – di evitare questi argomenti.

 

“Abbiamo fatto abbastanza come Nazione”

Un esempio eccellente è un recente report della CNN su come lo stop all’immigrazione musulmana del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si ripercuote sulla piccola città di Rutland, Vermont.

Un giornalista della CNN ha intervistato due persone di parere opposto sull’accoglienza dei rifugiati siriani a Rutland. Il primo intervistato è stato il sindaco della città, Chris Louras, che sta cercando di fare di Rutland un hub di reinsediamento di rifugiati che nel 2017 dovrebbe accogliere 25 famiglie siriane.