Print Friendly, PDF & Email
Print Friendly, PDF & Email

Il biopotere della finanza

di Andrea Fumagalli

Brevi note sulla crisi dell'eurozona

Nel testo “Dieci tesi sulla crisi finanziaria” e nei saggi di Stefano Lucarelli e Christian Marazzi, pubblicati nel volume collettaneo di UniNomade, “Crisi dell’Economia Globale” (Ombre Corte, 2009), i mercati finanziari vengono definiti forma di “biopotere”. Credo sia necessario partire da questa definizione per comprendere cosa sta avvenendo in Europa e in particolare in Grecia.

1. E' da circa due decenni che i mercati finanziari di fatto determinano il valore delle valute internazionali e i loro rapporti di cambio, una volta venuto meno nel 1971 il rapporto di parità fissa tra dollaro e oro fissato a Bretton Woods nel 1944. Le scelte politiche di liberalizzazione del mercato internazionale dei capitali attuate negli anni ’80 a livello globale, le innovazioni finanziarie (per esempio i derivati) che hanno moltiplicato le operazioni puramente speculative, lo smantellamento dei sistemi pubblici di welfare e la precarizzazione del rapporto di lavoro hanno reso i mercati finanziari il perno su cui si fonda nel capitalismo contemporaneo. Essi rappresentano la base del processo di finanziamento dell’attività di investimento e dei principali meccanismi di distribuzione del reddito e di fatto "assicurano" la vita sociale di milioni di uomini e donne nel mondo.

La prima volta in cui tutto ciò è risultato manifesto è stato nel 1994. In seguito alla mancata firma del trattato di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico (Nafta), dopo la sollevazione zapatista nel Chapas, le principali società finanziarie (da Goldman Sachs alla Lehmann) hanno immediatamente stornato i loro investimenti finanziari speculativi dal Centro America ai mercati del Sud-Est asiatico.

Print Friendly, PDF & Email

L'uomo d'oro e il suo gigantesco conflitto d'interesse

Vincenzo Comito

“…adesso sappiamo la verità. La crisi finanziaria globale non è stata un errore – essa è stata una truffa…; essa non è stata causata solo da una gestione enormemente cattiva da parte dei banchieri. No, essa è stata anche dovuta alla nuova complessità dei prodotti finanziari, che hanno offerto l’opportunità per frodi molto ampie e sistematiche…”
Will Hutton, The Observer, 18 aprile 2010
“…come può il governo americano portare in giudizio la Goldman Sachs?
Io pensavo che fosse la stessa Goldman Sachs a governare…”

Editoriale del Guardian, 17 aprile 2010

Premessa

In un passato anche recente non abbiamo certo mancato di fornire delle informazioni dettagliate, su questo stesso sito, in merito alle possibili malefatte finanziarie delle grandi banche di investimento, in particolare statunitensi, malefatte collegabili anche, in qualche modo, alla crisi ancora in atto nel mondo.

In particolare nell’articolo del 1 marzo 2010 - in cui si parla già dei casi della Goldman Sachs insieme a quelli di altre banche, in particolare con riferimento alle vicende greche - in quello dell’8 marzo, del 22 marzo - questa volta è in ballo la Lehman Brothers, banca peraltro già fallita - e del 31 marzo, con i casi infine della JP Morgan. E dovremmo ancora trattare, in un altro eventuale articolo, delle questioni relative almeno ad un altro istituto Usa.

Print Friendly, PDF & Email

La grande truffa delle banche USA

di  Dream Theater

Repo 105 e non solo. Il sistema finanziario americano è impostato in un modo assolutamente truffaldino e folle. E le trimestrali in uscita non devono illudere il risparmiatore.

Siamo tornati nella cosiddetta “stagione delle trimestrali”. Dopo Alcoa, sempre eccellente ed importante precursore delle trimestrali, prima società a dire come è andato il trimestre precedente, oggi sarà la volta dell’altro big player, vero e proprio benchmark del settore dei semiconduttori, ovvero Intel, e poi arriverà la prima della grandi banche Usa: JP Morgan Chase, nella giornata di mercoledì, e venerdì potrebbe essere giornata clou con i dati di due banche non proprio in formissima e comunque meno positive dal punto di vista qualitativo nella ristrutturazione, ovvero e Bank of America.

Inutile dirlo, si attendono profitti alle stelle. Le borse ed i mercati sono andati esattamente come i big player (ricordate “la mano invisibile”?) li hanno pilotati, tranquillamente, con bassa volatilità, senza grosse oscillazioni.

Print Friendly, PDF & Email

INFLAZIONE: IL TEMPO DEGLI AVVOLTOI!

Andrea Mazzalai

Come abbiamo spesso sottolineato in passato, come ha scritto lo storico Nial Ferguson, nel suo libro Soldi e Potere "l'esperienza del venir meno al debito mediante l'inflazione è per molti aspetti universale "....oserei dire forse storicamente ineccepibile.

Come ha ricordato in una recente intervista al Corriere della Sera nel dicembre dello scorso anno, l'attuale numero due di Morgan Stanley in Europa, Domenico Siniscalco, ricordato anche come ministro dell'economia, l' inflazione..."sottotraccia, è la soluzione a cui molti pensano...":

Dunque niente ondata internazionale di inflazione? «E' sempre una soluzione, quando c' è un' enorme massa di debito pubblico o privato. Sarebbe un rimedio pessimo, ma forse meno degli altri due possibili: l' insolvenza o il ricorso a prelievi di fatto forzosi. Sottotraccia, è la soluzione a cui molti pensano, ma finché non riprenderà la domanda nelle nostre economie e la disoccupazione non calerà, un rapido aumento dei prezzi nel 2010 mi pare difficile. Senza domanda non c' è inflazione».

Print Friendly, PDF & Email

Paradisi e inferni, le tasse in libreria

Francesco Ciafaloni

L'extra-risparmio degli italiani è esattamente uguale al di più di evasione fiscale: coincidenza? Suggestioni e proposte in due libri: Convenevole e Lupi

Poco meno di venti anni fa Giulio Tremonti e Giuseppe Vitaletti, già autori di Le cento tasse degli italiani, scrissero La fiera delle tasse (il Mulino, Bologna 1991), in cuiesposero,alla maniera un po’ provocatoria a tutti nota, almeno per il primo dei due autori, le loro idee di fondo sugli stati, sui mercati, sull’economia, sul potere politico e, soprattutto, sui sistemi fiscali. Alcune di queste idee circolavano già, hanno avuto ampia diffusione nelle scienze sociali ed hanno una loro, sgradevole, forza. Inoltre, Giulio Tremonti è stato Ministro delle finanze e del tesoro più a lungo di qualsiasi altro in Italia nel ventennio successivo, e lo è tuttora. Alcuni passi del libro sembrano il monologo di Gloucester all’inizio del Riccardo III, hanno un tono programmatico. Roberto Convenevole e Raffaello Lupi, in due libri di recente pubblicazione (1), si muovono, in fondo, anche se, qualche volta, in implicita differenziazione o contrapposizione, all’interno di quelle idee. Di lì bisogna partire.

Secondo Tremonti e Vitaletti, nel mondo attuale, in cui la produzione è globalizzata e finanziarizzata, non è lo stato che contiene il mercato, ma il mercato che contiene gli stati. La Lex mercatoria, l’accordo e l’arbitrato tra soggetti economici sopranazionali, ha sostituito le leggi. E’ finito il mondo di Smith e Ricardo; siamo tornati ad una società di ceti. I lavoratori dipendenti pagano le tasse perché la loro prestazione è vincolata a un luogo e perché le aziende che li impiegano, nella misura in cui non sono interamente finanziarizzate, sono troppo grandi per non avere una contabilità analitica veritiera e fungono da esattori.

Print Friendly, PDF & Email
nel merito

Che differenza c'è tra la Grecia e la California

di Andrea Fracasso, Roberto Tamborini    

Recentemente la California è andata sull'orlo della bancarotta nella totale indifferenza dei mercati finanziari. Perchè il peggioramento dei conti pubblici della Grecia ha scatenato una bufera, non solo contro i titoli di stato greci, ma persino contro l'euro? La differenza tra la California e la Grecia è Washington.

Solo una decina di anni fa l’espressione irriverente “Club Med” veniva utilizzata dagli investitori internazionali per indicare gli Stati dell’Europa meridionale ritenuti più deboli e vulnerabili alle crisi economico-finanziarie. I paesi in questione erano Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Durante l’epoca d’oro della finanza mondiale, iniziata alla fine degli anni ‘90 e terminata nel 2007, questo e altri termini spregiativi sono lentamente caduti in disuso, lasciando il posto ai più positivi acronimi per indicare i paesi emergenti e di successo (prima tra tutti la sigla BRIC - Brasile, Russia, India e Cina). Con la crisi finanziaria iniziata nel 2007, tuttavia, i paesi del Club Med sono tornati nel centro del mirino e un vecchio termine spregiativo, l’acronimo “Pigs”, è stato adottato per rappresentarli. Cedendo alla potenza delle sigle inglesi ma avanzando minor benevolenza circa le condizioni di salute finanziaria di Irlanda e Regno Unito, altri investitori hanno proposto di allargare il club a questi due Stati e conseguentemente di aggiungere una “i” e un “g” alla sigla (Piiggs).

Print Friendly, PDF & Email

I Vulture Funds ora volteggiano su Haiti

di Mauro Bottarelli

Obama fa scuola. Il ministro delle Finanze svedese, Anders Borg, ha proposto all'Ecofin di «discutere la possibilità di introdurre una tassa sulla stabilità» nell'Unione europea, sul modello di quanto fatto dagli Stati Uniti. «Il sistema finanziario dovrebbe pagare per i costi reali che impone alla società e ai contribuenti sotto forma di garanzie statali implicite per le banche con importanza sistemica», ha scritto Borg in una lettera al presidente dell'Ecofin, la spagnola Elena Salgado.

«Una tassa pagata dalle istituzioni finanziarie darebbe un contributo ai nostri sforzi verso il consolidamento finanziario, ma accrescerebbe anche la legittimità delle nostre misure nei confronti del settore finanziario nella pubblica opinione», ha aggiunto Borg, osservando che «inoltre una tassa sulla stabilità aiuterebbe a risolvere il problema delle banche con importanza sistemica e il problema delle “too big to fail” (troppo grandi per fallire) che viene discusso ampiamente in numerosi forum internazionali».

Print Friendly, PDF & Email

Petro Standard

Rosario Patalano

Nell’ultima riunione del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc), il 17 dicembre scorso, Arabia Saudita, Kuwait e Qatar (che controllano circa il 45% delle riserve mondiali di petrolio e il 25% di quelle di gas), a cui si è aggiunto l’arcipelago del Bahrein, hanno deciso di avviare la prima fase[1] per  la costituzione di una unione monetaria che dovrebbe portare in breve tempo all’emissione di una nuova moneta, il Gulf, con l’obiettivo annunciato di sganciarsi definitivamente dall’uso del dollaro[2] per gli scambi petroliferi e costituire una nuova moneta di riserva sotto il loro diretto controllo. Tra il 2007 e il 2008, infatti, la tendenza del dollaro a svalutarsi ha colpito  innanzitutto i paesi esportatori di petrolio riducendo le loro entrate in termini reali, determinando forti pressioni inflazionistiche favorite anche dal continuo incremento della domanda interna nella regione.

Print Friendly, PDF & Email
 goodwinbox2

Innovazioni e crisi finanziaria  

di Marcello De Cecco

subprime mortgageL’argomento qui trattato è stato oggetto di una lezione che il prof. De Cecco ha tenuto presso la facoltà di Economia “R. Goodwin” di Siena il 25 febbraio.

Gli pfandbriefe, dice un dizionario dei termini finanziari sono letteralmente, dal tedesco, ‘lettere o certificati di cauzione’. Sono un tipo di bond emesso dalle banche tedesche specializzate nei mutui immobiliari: in pratica le banche che prestano denaro a chi vuole comprare una casa raggruppano i crediti che hanno con i loro clienti, creano delle maxiobbligazioni, e le frazionano poi in piccole tranche di titoli che ricollocano sul mercato per gli investitori. Questi tipi di bond rappresentano il segmento più largo del mercato dei debiti privati tedeschi e sono considerati della massima sicurezza.

Gli pfandbriefe sono dunque un esempio eminente di cartolarizzazione e di impacchettamento di mutui immobiliari, in uso da qualche secolo. Una innovazione finanziaria, per quanto riguarda non la Germania ma gli Stati Uniti, sono certamente le mortgage backed securities, che risalgono invece solo a qualche decennio, e che non mostrano molta differenza rispetto agli pfandbriefe.

Print Friendly, PDF & Email
infoaut

Socializzazione della Finanza e Crisi Economica Globale

Raffaele Sciortino

crisi globaleRipercorreremo la storia delle condizioni, principalmente quelle “geopolitiche”, che dagli anni '70 in poi hanno di fatto permesso che l'economia mondiale si regga sul debito - o meglio sulla creazione continua di circuiti di credito-debito che ormai si intrecciano e coprono tutto il globo - e che quindi mostrano come non solo non si possa tornare indietro, ma anche come sia assurdo pensare oggi di distinguere tra economia cosiddetta "reale" ed economia finanziaria in quanto speculativa – un’escrescenza che si potrebbe, se non tagliare, almeno in qualche modo regolamentare.

IL QUADRO: INDEBITAMENTO E "TOXIC ASSET" NEGLI USA

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, lo sgonfiamento della bolla dei mutui subprime, è partita dalla tarda primavera-estate 2007, due anni fa. Per inciso, trattandosi di mutui sulla casa a tasso variabile erogati perfino a chi non presentasse i requisiti minimi per ripagarli, e scattando la loro prima rata proprio dopo il secondo anno, la loro insolvenza potrebbe produrre ulteriori ripercussioni negative a breve.

Print Friendly, PDF & Email
unita

Sta per arrivare la morte del dollaro

di Robert Fisk

dollaro2Quasi a simboleggiare il nuovo ordine mondiale, gli Stati arabi hanno avviato trattative segrete con Cina, Russia e Francia per smettere di usare la valuta americana per le transazioni petrolifere.

Mettendo in atto la piu’ radicale trasformazione finanziaria della recente storia del Medio Oriente gli Stati arabi stanno pensando – insieme a Cina, Russia, Giappone e Francia – di abbandonare il dollaro come valuta per il pagamento del petrolio adottando al suo posto un paniere di valute tra cui lo yen giapponese, lo yuan cinese, l’euro, l’oro e una nuova moneta unica prevista per i Paesi aderenti al Consiglio per la cooperazione del Golfo, tra cui Arabia Saudita, Abu Dhabi, Kuwait e Qatar.

Incontri segreti hanno gia’ avuto luogo tra i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali della Russia, della Cina, del Giappone e del Brasile per mettere a punto il progetto che avra’ come conseguenza il fatto che il prezzo del greggio non sara’ piu’ espresso in dollari.

Print Friendly, PDF & Email
aprileonline

Intenzionalità della svalutazione del Dollaro?

Domenico Moro

dollaro bruciaIl crollo del dollaro negli ultimi mesi ha fatto pensare che sia stato in qualche modo pilotato dall'amministrazione Obama allo scopo di ridurre l'abnorme debito commerciale estero statunitense. Bisogna ammettere che chi la pensa in questo modo è in buona compagnia, visto che lo stesso Trichet, presidente della Banca centrale europea, ha rivolto recentemente un appello alle autorità Usa a favore di un dollaro più forte

La richiesta di Trichet è comprendibile alla luce della difficoltà di Eurolandia nelle esportazioni verso gli Usa a causa dell'apprezzamento dell'euro. Comprensibile, ma senza fondamento, perché la svalutazione del dollaro è tutt'altro che voluta dal governo Usa ed è semmai una conseguenza necessaria di scelte indirizzate verso ben altri obiettivi. In primo luogo, bisogna notare che il dollaro è da diversi anni che tende a svalutarsi rispetto all'euro.

Print Friendly, PDF & Email
 lavoce

Se Trichet finanzia il debito pubblico

di Angelo Baglioni

La Bce ha deciso di finanziare massicciamente e su scadenze più lunghe del solito le banche. Secondo la motivazione ufficiale si vuole così favorire la ripresa del credito bancario alle imprese, per sostenere l'economia in una fase particolarmente critica. Il sospetto è che invece la Bce attui surrettiziamente una strategia di finanziamento monetario del debito pubblico degli Stati della zona euro. Con il rischio di una fiammata inflazionistica se fosse poi troppo posticipata l'operazione di ritiro dal sistema della liquidità in eccesso

L’operazione di finanziamento della Bce del 25 giugno scorso ha rappresentato un ulteriore salto di qualità nella gestione della politica monetaria nell’area euro. Dopo la fase di consistenti ribassi dei tassi d’interesse ufficiali (dal 4,25 per cento di ottobre 2008 all’1 per cento attuale), la banca centrale è passata a una fase di massiccia immissione di liquidità a una scadenza inusuale per la politica monetaria: 442 miliardi di euro prestati per un anno a 1.121 istituzioni del sistema bancario europeo.

A ciò si aggiunge il programma di acquisto di covered bond (obbligazioni bancarie garantite) per 60 miliardi, in corso di attuazione. Per cogliere l’eccezionalità di questi interventi, si osservi che l’ammontare medio delle operazioni a lungo termine in essere al 24 giugno era di 22 miliardi; la scadenza massima utilizzata finora in questo tipo di operazioni erano i sei mesi (e i tre mesi prima della crisi). Ricordiamoci anche che le operazioni con cui viene normalmente gestita la politica monetaria, “Operazioni di rifinanziamento principali”, hanno una durata di una settimana.

Print Friendly, PDF & Email
sbilanciamoci

La miccia corta del debito estero

 di Pitagora*

Tassazione creativa e crisi economica fanno esplodere il debito pubblico. Con la metà dei titoli in mano straniera, lo stato italiano balla sull'orlo del burrone. E non sarà lo scudo fiscale a salvarci

debitoestMentre negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei si iniziano ad intravedere i primi spiragli di superamento della crisi, reale e finanziaria (è di meta giugno la notizia che le principali banche americane hanno rimborsato al Tesoro oltre 50 mld di dollari), la crisi tende a peggiorare in Italia.

Nel primo trimestre dell’anno il Pil è calato del 6 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente; le previsioni di consenso parlano di una riduzione dell’ordine del 5 per cento nell’intero anno; nel 2010 viene preventivata una stabilizzazione dell’economia piuttosto che una ripresa. Il deficit pubblico è visto in aumento con l’azzeramento dell’avanzo primario (pari al saldo della spesa pubblica al netto della spesa per interessi). In ogni caso, nel prossimo biennio, la disoccupazione aumenterà sensibilmente.

Inoltre, per il nostro Paese si susseguono i comunicati di una revisione al ribasso delle stime economiche e di finanza pubblica da parte degli organismi internazionali (Ocse, Fmi,…), e dai centri ricerca (Banca d’Italia, Confindustria, …). La progressiva revisione al ribasso delle previsioni costituisce un ulteriore grave motivo di preoccupazione, sebbene la crisi finanziaria mondiale abbia messo in evidenza che le previsioni degli economisti non siano attendibili.

La diversa reazione dell’economia italiana rispetto a quella di altri paesi europei e statunitense dipende da una molteplicità di ragioni, alcune legate alle politiche economiche del governo, altre alla situazione strutturale del Paese.

Print Friendly, PDF & Email
logo

Il governo, la crisi e i costi sociali del rigore finanziario

Guglielmo Forges Davanzati

rigoreSe si escludono i liberisti sopravvissuti al tramonto del liberismo, si registra un consenso piuttosto diffuso sulla necessità del ritorno all’utilizzo di politiche fiscali espansive per cercare di far fronte alla crisi, dopo un trentennio nel quale è stata dominante la convinzione della superiore efficacia della politica monetaria. Naturalmente, se di nuovo consenso si può parlare, occorre chiarire che non vi è affatto convergenza di opinioni né sulla qualità della spesa pubblica, né sulla durata necessaria del ritorno all’intervento pubblico in economia, e tantomeno sulla possibile espansione della sfera pubblica alla produzione diretta di beni e servizi e al controllo degli assetti proprietari di banche e imprese. Al momento, le traduzione più significative della convinzione della superiore efficacia della spesa pubblica in disavanzo rispetto alla manovra dei tassi di interesse le si ritrovano nel programma di politica economica dell’Amministrazione Obama, con uno stanziamento complessivo di 787 miliardi di dollari, equivalente al 5,6% del PIL statunitense, e nel piano finanziario cinese del novembre 2008 con uno stanziamento di oltre 580 dollari.

Il nostro Governo ha assunto, nel giro di pochi mesi, due posizioni radicalmente opposte. In una prima fase, ha cercato di elargire fiducia a costo zero, nella (vana) speranza di accrescere i consumi mediante messaggi televisivi. In una seconda fase, si è riconosciuto che la crisi è in atto anche in Italia, ed è preoccupante, e che il Governo è impegnato a farvi fronte con tutti gli strumenti a sua disposizione. Ma è sufficiente una rapida analisi dei dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato e dal Ministero dell’Economia per giungere alla conclusione che ciò che viene comunicato non corrisponde affatto a ciò che effettivamente si sta facendo.

Considerando i principali provvedimenti fin qui assunti - l’abolizione dell’ICI per la prima casa, la manovra finanziaria estiva, la legge finanziaria 2009 e il cosiddetto pacchetto anticrisi – si rileva che le risorse lorde impiegate ammontano a 18,1 miliardi di euro, pari all’1,2% del PIL, mentre la somma delle maggiori entrate e delle minori spese correnti e in conto capitale ammonta a 28,3 miliardi di euro, pari all’1,8% del PIL.