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Controllo, paura, violenza. Da Genova 2001 all’emergenza Covid

di Edmond Dantès

willowCon l’emergenza Covid sono emerse allo scoperto diverse forme di disciplinamento sociale che in precedenza erano soltanto latenti. Vorrei proporre qui una sorta di résumé di tutti i provvedimenti che, ufficialmente, sono stati avviati per preservare la salute pubblica ma che, in realtà, appaiono come subdole forme di controllo sociale destinate a sopravvivere negli interstizi della società. Queste forme di controllo sono state imposte alla società con il ricatto della paura: se non si adottano, si può morire. Ed ecco che, di fronte alla paura di una malattia spacciata come inesorabilmente mortale, tutti hanno chinato la testa, compresa la sinistra più radicale. Ma forse i ‘compagni’ non si sono resi conto che queste forme di controllo sono soltanto la prosecuzione con altri mezzi di un violento disciplinamento sociale iniziato già, probabilmente, con la manifestazione di forza dello Stato emersa durante il G8 di Genova 2001. In questo periodo ricorre il ventennale di quei tragici avvenimenti: allora si trattava di disciplinare militarmente solo una frangia di ‘violenti’ e ‘estremisti’ che manifestavano contro le iniquità del sistema capitalistico; adesso, quello stesso sistema capitalistico, lungi dall’essere messo in ginocchio dall’avvento del virus, ha manipolato il virus a sua immagine e somiglianza. Lo ha reso funzionale ai suoi interessi; lo ha reso come l’evento clou di un disciplinamento ‘spettacolare’ già iniziato decenni prima. Perché il controllo si è esteso e allargato sotto varie forme, non ultime quella mediatica e spettacolare. Il Capitale è arrivato a imporre, per mezzo dei media, un discorso dominante: quello, appunto, della pericolosità assoluta del virus.

Allora, se si osava e si osa mettere in discussione questa pericolosità, si diviene dei criminali, dei ‘negazionisti’, come chi nega l’Olocausto. Ora, tutti si sono piegati all’uso di questa parola: solo io credo che, invece, questo termine appaia mostruosamente improprio dal momento che si riferisce, solitamente, a eventi di una ben più tragica portata? Come si può chiamare nello stesso modo chi non crede alla estrema pericolosità del virus e chi afferma che l’Olocausto non sia mai avvenuto? Giudicate voi. Quell’“immensa accumulazione di spettacoli”, come diceva Debord, si è appropriata di tutte le nostre vite fino alla più minuscola particella.

Chiamatemi pure ‘negazionista’, se vi fa piacere, ma adesso voglio elencarvi e descrivervi tutte le nuove e subdole forme di disciplinamento sociale che, da anni, appunto, subdolamente, ci accompagnano: il lockdown; la digitalizzazione dell’esistenza, incluse le pratiche di smart working e di DAD; la vita degli individui controllata dai numeri; la chiusura di musei, cinema, teatri; il coprifuoco, i controlli polizieschi, l’uso dei droni e degli elicotteri per controllare la popolazione; l’autocertificazione; la regolamentazione degli spazi e la mascherina all’aperto; il vaccino.

1) Il lockdown è stata la prima e la più importante pratica di disciplinamento sociale messa in atto per fronteggiare l’emergenza Covid. A essa si accompagnano diverse altre pratiche come i vari divieti di assembramento, l’obbligo di non allontanarsi oltre i 200 metri dalla propria abitazione, l’impossibilità di incontrare gli amici. Se sostituiamo la parola “lockdown” con quella nostrana di “confinamento”, ci accorgiamo che si tratta di pratiche utilizzate a partire dall’età moderna per controllare il diffondersi di varie malattie, principalmente la peste. Come ha dimostrato Foucault, il confinamento degli appestati e dei malati di lebbra è all’origine di un nuovo confinamento che ha segnato l’età moderna, quello dei folli: la separazione fra ‘normalità’ e ‘anormalità’. Se poi consideriamo che, insieme a questi confinamenti, era sorta una vera e propria “polizia” medica che aveva il compito di controllare i contatti fra i sani e i malati, capiamo subito come il controllo e il disciplinamento sociale siano alla base di queste pratiche. Chiudere il cittadino nelle proprie case è sempre stato il sogno di qualsiasi potere. Con i cittadini chiusi in casa e i negozi chiusi, il capitalismo gongola: non è altro che un’incentivazione alla sua progressiva trasformazione in capitalismo digitale. Gli acquisti diventano anch’essi spettri come le nuove forme di potere: fatti su internet (fenomeno che sta alla base di un’altra grande ‘spettralizzazione’ dell’esistenza), a distanza e non più in carne ed ossa e in presenza.

2) La digitalizzazione dell’esistenza, lo smart working e la DAD sono l’altra faccia degli acquisti online. Il consumatore a distanza è diventato anche un lavoratore a distanza: le dinamiche del lavoro, in questo caso, diventano più subdole fino a divorare quegli spazi denominati “tempo libero”. Se la dicitura “tempo libero”, già di per sé, appariva come un’assurdità imposta dalle norme del capitale, come un momento di libertà in un’esistenza trasformatasi in prigione, la sua definitiva scomparsa rappresenta, ancora una volta, il sogno realizzato di un capitalismo digitale il cui solo scopo è l’eliminazione dei corpi. La DAD (asservita totalmente a una multinazionale del digitale come Google) apre le frontiere alla possibile cancellazione degli stessi spazi fisici della scuola, edifici la cui manutenzione è sempre più costosa e, addirittura, alla possibile sostituzione dei docenti in carne ed ossa con delle macchine. Siamo alla fantascienza e alla distopia, ma solo fino a trent’anni fa lo smart working e la DAD erano fantascienza e distopia.

3) La vita degli individui controllata dai numeri: fin dall’inizio dell’emergenza, la vita degli individui è stata regolamentata dai numeri dei contagi, dei morti, dei tamponi effettuati. Soprattutto nell’ultimo periodo, il giochino delle zone colorate scattava in funzione dei numeri: con meno contagi zona gialla o arancione, con un certo numero di contagi, zona rossa. Adesso, improvvisamente, i numeri dei morti e dei contagiati sono calati magicamente (merito delle magiche virtù del vaccino, si dice) e il capitale si sta riorganizzando per giocare la sua partita di consumo e di sfruttamento nuovamente ‘in presenza’. Ma nessuno si è mai chiesto quanta obiettività ci fosse dietro questi numeri: chi li stabiliva? Come venivano conteggiati? Quel famigerato comitato tecnico scientifico? Poveri noi. La macchina del potere capitalistico ha tenuto in scacco gli esseri umani con i numeri, regolandone l’esistenza. E poi, quanti di questi morti sono stati effettivamente “per Covid” e quanti, invece, “con Covid”? Non lo sapremo mai perché il gioco dei numeri è sempre in agguato per nuovi, futuri, processi di disciplinamento sociale.

4) La chiusura a oltranza di musei, cinema e teatri, anche in un momento in cui era sotto gli occhi di tutti l’inutilità di tali provvedimenti, è stato un altro importante provvedimento di disciplinamento sociale. Il superfluo, secondo il potere del nuovo capitalismo, andava cancellato: la possibilità di assistere dal vivo a una mostra, a un film o a uno spettacolo teatrale si è trasformata in un ‘superfluo’ di cui si poteva fare a meno, tanto c’erano già le visite virtuali ai musei e le pay tv. Tutto ciò che poteva rappresentare un intrattenimento di carattere ludico, distensivo ma anche culturale e istruttivo doveva essere abolito, così come erano vietate le visite agli amici. Si poteva visitare solo i cosiddetti parenti stretti (per un certo periodo neppure quelli) e andare a messa: sì, perché le chiese, nonostante cinema e teatri fossero chiusi, continuavano e rimanere aperte. Il perfetto consumatore del capitalismo digitale è perciò rappresentato dalla cosiddetta famiglia tradizionale, fatta di “parenti stretti” e religiosissima. Inutile dire, poi, che a questo nuovo capitalismo, di musei, teatri, cinema e della cosiddetta cultura non importa proprio un fico secco: non rappresentano certo il motore trainante dell’economia e il settore culturale è stato sempre quello più scarificato, anche in passato, da qualsiasi governo.

5) Il coprifuoco, i controlli polizieschi, l’uso dei droni e degli elicotteri per controllare la popolazione sono pratiche di controllo strettamente legate al cosiddetto “lockdown”. Servono per controllare e sanzionare chi esce di casa senza motivo. Sono pratiche che rimandano direttamente, senza se e senza ma, a uno stato di guerra. Se i media ci hanno sempre detto che siamo in guerra con il virus, allora è giustificabile uno stato di guerra: soldati armati di mitra in strada per controllare che venga rispettato il coprifuoco (limitazione in uso esclusivamente in territori di guerra), le nuove tecnologie piegate al controllo e alla coercizione sociale. I droni ricordano troppo da vicino il “segugio meccanico” di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, un infallibile cane guardiano capace di fiutare a distanza i nemici del regime dittatoriale che vige nel mondo futuro affrescato nel romanzo. Gli elicotteri che ancora oggi sorvolano i centri storici delle città per controllare la movida notturna ci fanno invece pensare agli elicotteri americani d’assalto nel Vietnam di Apocalypse Now di Francis Ford Coppola o a quelli di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick. Meglio addolcire la drammaticità di questa situazione per mezzo di quella cultura, letteraria e cinematografica, che ci è stata negata e azzerata per lungo tempo.

6) L’autocertificazione ci è sempre apparsa come l’estremo e squallido lembo burocratico di una triste dittatura. Non avremmo mai pensato che parole come “coprifuoco” o “autocertificazione”, un documento in cui si doveva giustificare la propria presenza in strada a un controllo poliziesco, fossero entrate a far parte della nostra quotidianità. L’autocertificazione ha rappresentato la definitiva umiliazione della dignità dei cittadini di fronte all’autorità. Grazie a essa, utilizzata con queste modalità solo in Italia, i diritti civili hanno veramente toccato il fondo. L’Italia, come durante il massacro del G8 di Genova, si è dimostrata degna di una oscura dittatura sudamericana o africana.

7) La regolamentazione degli spazi è stata un’altra pratica di disciplinamento sociale di matrice moderna. I centri storici, oltre che essere sottoposti a rigidi controlli di ogni tipo, sono stati oggetto di canalizzazione degli ingressi e dei flussi. Tali pratiche ci fanno pensare allo sventramento di Parigi attuato dal prefetto Haussmann sotto il Secondo Impero, per poter controllare meglio eventuali ribellioni popolari. Più recentemente, come ricorda Franco La Cecla, lo spazio cittadino è stato regolamentato e irreggimentato in funzione dei nuovi servizi pubblici.1 Un processo di disciplinamento degli spazi, nel corso del Novecento, ha investito nello stesso identico modo, ad esempio, l’Algeria francese, i villaggi dell’Amazzonia e i sassi di Matera, per mezzo di una vera e propria evacuazione forzata. Le smart cities, i centri storici saturi di intelligenza artificiale, sono una conseguenza della devastazione operata dalla pandemia, “un surrogato di vita en plein air e in presenza”.2 Le nuove città regolamentate nei flussi sono solcate da individui con la mascherina indossata anche in strade larghe e solitarie (nonostante il DPCM preveda che debba essere indossata all’aperto solo nel caso in cui non si possa garantire la distanza fra le persone). Ciò dimostra che la digitalizzazione dell’esistenza ha instillato nelle menti dei cittadini, come un lavaggio del cervello perfettamente riuscito, la paura che il Covid, ormai, si possa trovare ovunque, nell’aria, in una strada deserta come in aperta campagna. E, detto tra noi, basta uscire per strada per vedere come l’effetto paura funzioni perfettamente: nonostante a tutt’oggi sia decaduto l’obbligo di portare la mascherina all’aperto molte persone continuano masochisticamente a indossarla, nonostante le temperature elevate. E, sempre detto tra noi, l’obbligo della mascherina all’aperto era una prerogativa solamente italiana: in molti altri paesi, come ad esempio in Germania, da diversi mesi non sussisteva più tale obbligo idiota.

8) Infine, come splendida ciliegina sulla torta di tutte queste pratiche di disciplinamento sociale passate in rassegna, il vaccino appare come quella più direttamente messa in atto dal capitalismo farmaceutico. Quest’ultimo, interconnesso con tutte le altre diramazioni del potere, ha creato l’arma perfetta per disciplinare la popolazione. Come è stato ampiamente dimostrato, cure alternative al Covid esistono ma i medici che le difendono o cercano di portarle avanti sono immediatamente messi a tacere, secondo le modalità di una vera e propria intimidazione mafiosa. Come il lockdown, il coprifuoco e l’autocertificazione, il vaccino è una vera e propria imposizione al cittadino che annulla qualsiasi principio democratico. Anche se formalmente non appare come obbligatorio, esso rappresenta un nuovo confine sociale: chi non si vaccina può perdere il lavoro e può non avere accesso al libero spostamento sul territorio. È un confine che limita la libertà personale in modo estremamente grave. Anche col vaccino, il capitale sta agendo in modo subdolo e criminale, invogliando i cittadini a vaccinarsi con le più svariate offerte e regali (dall’alcool alla marijuana, per convincere anche i più riottosi e i meno inquadrati nel corpo sociale), a fronte di una oggettiva pericolosità. Si continua infatti a morire di vaccino sotto silenzio o quasi. In nome di un ipocrita “bene comune”, le lobby della chimica farmaceutica non esitano a uccidere i cittadini per il loro interesse economico-finanziario. Il bello è che tutto ciò sta avvenendo nel consenso generale.

Insomma, per tirare un po’ le fila di tutto questo discorso, si può giungere alla conclusione che il fatto di essere avvenute nel silenzio – o addirittura col consenso – di tutti è una caratteristica comune a queste forme di disciplinamento. Tranne sparute voci (pochi ‘intellettuali’ e ‘compagni’, alcuni beceri propagandisti e populisti di destra), tutto ciò è avvenuto con un tacito consenso da parte della popolazione. Certo, il gioco è stato facile: basta avere gonfiato a dismisura sui media la pericolosità di un virus che poteva essere tranquillamente curato a casa nel modo giusto, e la popolazione è stata iniettata di paura. E allora, tutto il paese si è trasformato in una massa di ipocriti e impauriti che hanno giustificato qualsiasi sospensione dei diritti civili e democratici, proprio come quegli orribili benpensanti che, di fronte al massacro della caserma Diaz di Genova, hanno manifestato la loro solidarietà alle forze dell’ordine. Adesso, tutto un intero paese, impaurito e lobotomizzato da una narrazione dominante, quella del potere, diffusa dai media, ha la grave colpa di avere chinato la testa, e ancora più grave è la colpa dei cosiddetti ‘compagni’. Chi osava e osa dissentire dal discorso dominante veniva e viene chiamato, come detto, con l’ingiurioso epiteto di “negazionista”. A dirla tutta, dare del “negazionista” a chiunque osi dissentire è molto simile alla pratica di colpevolizzazione attuata recentemente dal potere nei confronti di molti militanti di estrema sinistra degli anni Settanta: “sono terroristi, assassini, criminali, devono pagare per i loro sbagli”. Anche riguardo a questo fenomeno di colpevolizzazione retroattiva, vige ipocritamente l’idea che esista chi sta dalla parte dei buoni e chi da quella dei cattivi. I discorsi dominanti sono molto difficili da sradicare, perché erodono le coscienze. Infatti, non illudiamoci che sia finita qui: questo è solo l’inizio di un periodo storico molto buio in cui il nuovo potere del Capitale si farà sempre più feroce, brutale, ipocrita e assassino. E, se non ci diamo una svegliata, tutto ciò accadrà col nostro tacito consenso.


Note:
1: Cf. F.La Cecla, Mente locale, eleuthèra, Milano, 2021, p. 36.
2: Ivi, p. 203.

Comments

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Mario M
Friday, 09 July 2021 13:20
Per comodità di lettura riporto in un nuovo thread la chiusa dell'ultimo intervento di Bollettino Culturale Quote:
Per quanto riguarda medici e personale sanitario no vax, vanno licenziati e invitati caldamente a cambiare lavoro


C'è da strabuzzare gli occhi a leggere queste affermazioni, degne di un tiranno che usa la scienza come una clava da brandire contro gli eretici che non si allineano alla vulgata che viene propinata dagli scienziati da salotto televisivo. Nella scienza è fondamentale il confronto, il dibattito, specialmente nei settori di frontiera, dove l'incertezza permane. Non si tratta di mettere in questione tutto: se l'acqua bolle a 100 gradi o se la terra ha un raggio di 6378 km; ma nel campo della salute, di certe malattie, ci sono ancora tante variabili, zone di ombra; del resto ancora non c'è una cura ufficiale per i tumori solidi (per cura non intendo l'ovvia chirurgia); e pure sul dogma della genetica, DNA->RNA->Proteine, ci sono obiezioni. Anche sulle vaccinazioni ci sono state molteplici valutazioni circa la loro efficacia, il rapporto danni/benefici, da parte di stimati professionisti. Ma il grande pubblico non deve sapere.

Bah, studiare tanto Marx per poi arrivare alle conclusioni virgolettate. Grazie per avermi fornito un'ulteriore giustificazione a non proseguire la lettura del Capitale.
https://youtu.be/Uqs653O0kws
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Bollettino Culturale
Tuesday, 06 July 2021 18:58
Durante la pandemia di Covid-19, il negazionismo ha assunto proporzioni allarmanti, manifestandosi nella negazione o minimizzazione della gravità della malattia, nel boicottaggio delle misure preventive, nella sottostima dei dati epidemiologici, nella mancata elaborazione di strategie sanitarie nazionali, nell'incoraggiamento di trattamenti terapeutici senza convalida scientifica e nel tentativo di screditare il vaccino, tra gli altri esempi. Il negazionismo accentua le incertezze, influenza l'adesione della popolazione ai protocolli di prevenzione, compromette la risposta del Paese alla pandemia. Molte domande sul Covid-19 sono state oggetto di dubbi e dibattiti tra specialisti, cosa naturale nel processo di costruzione della conoscenza scientifica. Il negazionismo nega l'evidenza e simula le controversie laddove in realtà c'è consenso. Bisogna distinguere tra pensiero critico nel campo della scienza e formulazioni negazioniste nella sfera dell'opinione pubblica.

Il libro Merchants of doubt di Naomi Oreskes ed Erik Conway, dimostra come l'opinione pubblica possa essere manipolata da false controversie ed è un riferimento obbligatorio su questo tema. La negazione dei danni del fumo o del cambiamento climatico sono alcuni esempi portati dal libro di come la strategia negazionista possa servire interessi economici e politici. Il negazionismo non è un semplice sinonimo di disinformazione nelle società. Di fatto, è il risultato di controversie tra gruppi di interesse che cercano proprio di camuffare le proprie motivazioni e guadagni, inventando controversie scientifiche e mancanza di consenso nella scienza, anche nei casi in cui non esistono, per ostacolare l'efficacia delle politiche adottate e orientale secondo i propri interessi. Senza infierire ulteriormente, questi negazionisti che si riempiono la bocca di parole come libertà e democrazia in realtà si pongono dalla parte di tutti i gruppi d'interesse colpiti dalle misure contro il Covid-19. Dagli imprenditori che volevano mandare a lavorare gli operai mentre il virus iniziava a mietere le prime vittime ai neonazisti scesi in piazza a rivendicare "la libertà". Dispiace constatare la degenerazione di molti compagni su queste posizioni insostenibili.
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Mario M
Wednesday, 07 July 2021 12:56
Bollettino di scemenze. Se dico che fuori non piove sono negazionista? E se dico che splende il sole sono affermazionista?
Ma come parlate?
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Bollettin Culturale
Wednesday, 07 July 2021 13:44
A me sembra di individuare una radice comune in tutti coloro che straparlano di dittatura sanitaria o pandemia inventata di sana pianta dai governi per restringere le libertà della popolazione: il pensiero di Giorgio Agamben. Volontariamente o meno è diventato il filosofo di riferimento di tutta una reazionaria galassia di negazionisti e no vax che vanno dall'estrema destra ad ambienti anarchici. Probabilmente avrà letto il suo libro edito da Quodlibet "A che punto siamo? L'epidemia come politica" in cui sono raccolti i suoi interventi scritti durante la prima fase della pandemia. In "L'invenzione di un'epidemia" uscito sul Manifesto del 26/02/2020 e in "Chiarimenti" del 17/03/2020 porta il suo caratteristico apparato concettuale nell'analisi della pandemia. Focalizzandomi sul primo testo, l'autore afferma che le misure di emergenza per la presunta epidemia di coronavirus sono irrazionali e assolutamente ingiustificate. Il coronavirus, insiste Agamben (negli ultimi giorni di febbraio!) è “una normale influenza, non molto dissimile da quelle ogni anno ricorrenti”.

Come chiunque che ragioni in maniera razionale e scientifica avrà ormai appreso, anche secondo le stime più prudenti, il tasso di mortalità per coronavirus è 10 volte quello dell'influenza comune (varianti permettendo): dall'1% allo 0,1% dell'influenza comune. Ma, dopotutto, ciò che conta per Agamben non è la situazione empirica, ma la politica. E qui troviamo Agamben in forma classica. Il vero "stato di eccezione", e quindi la vera minaccia, non è la malattia in sé. È il "clima di panico" che "i media e le autorità" hanno creato attorno alla malattia, che consente al governo di introdurre restrizioni estreme al movimento, alla possibilità di riunirsi e alla socialità ordinaria senza la quale la nostra vita quotidiana e il nostro lavoro diventano rapidamente irriconoscibili.

Isolamenti e quarantene sono, infatti, un'ulteriore manifestazione dell'uso dello "stato di eccezione come paradigma normale di governo". Il governo, ci ricorda, preferisce sempre governare con misure eccezionali. Nel caso si stia chiedendo quanto alla lettera siamo destinati a prendere questa parte della teoria della cospirazione critica qui presentata, aggiunge che "esaurito il terrorismo come causa di provvedimenti d'eccezione", possiamo sempre inventare una pandemia.
Agamben conclude che i divieti di viaggio, la cancellazione di eventi pubblici e privati, la chiusura di istituzioni pubbliche e centri commerciali, la quarantena e la sorveglianza sono semplicemente "sproporzionate", un costo troppo alto per proteggersi.
Lo scetticismo dogmatico di Agamben nei confronti di ogni tipo di intervento istituzionale è un'abitudine intellettuale che si è trasformata in una compulsione patologica che finisce per far combaciare queste posizioni con quelle di un Bolsonaro qualsiasi.
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Mario M
Wednesday, 07 July 2021 21:36
Giorgio Agamben non è nominato dai medici, avvocati e giornalisti che denunciano la dittatura sanitaria in atto. Non c'è bisogno di chissà quale filosofia o pensiero sociopolitico per rendersi conto che è in atto un attacco al corpo fisico delle persone. L'obbligo della vaccinazione per i medici è oltretutto in stridente contraddizione con la elementare logica, perché chi meglio di un medico può valutare l'efficacia o il rischio di un farmaco sperimentale? come sono questi intrugli, che non sono neanche vaccini ma terapie geniche. È il singolo medico che in scienza e coscienza dovrebbe valutare il rapporto rischi benefici; mentre ora la sua professione, già da tempo in via di burocratizzazione, è diventata addirittura la prima vittima di questo potere corrotto, criminale, demoniaco.

I medici in prima linea come Salvatore Rainò, Francesco Oliviero, Stefano Scoglio, Fabio Franchi, Mariano Amici e tantissimi altri non hanno bisogno di Giorgio Agamben, peraltro lodevole penna che sta lottando contro i soprusi di questo potere dispotico e distopico.
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marika
Saturday, 17 July 2021 08:34
Nel bugiardino Pfizer (Comirnaty) viene scritto:

"Cos’è Comirnaty e a cosa serve

Comirnaty è un vaccino utilizzato per la prevenzione di COVID-19, malattia causata dal virus SARS-CoV-2"

La stessa azienda che produce il farmaco dice che questo previene la malattia Covid-19 ma non il contagio dal virus SARS-CoV-2.

Quindi capito la differenza tra Covid-19 (malattia) e SARS-CoV-2 (virus) e che il vaccino NON IMMUNIZZA dal virus ma evita lo sviluppo della malattia quale senso logico ha l'obbligo vaccinale per i medici se TUTTI (vaccinati e no) possono infettarsi e trasmetterlo???
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Bollettino Culturale
Thursday, 08 July 2021 10:24
Facciamo una volta per tutte chiarezza sul vaccino. Il processo del suo sviluppo è stato accelerato da tre o quattro fattori che hanno avuto una grande influenza. Uno di questi è che le piattaforme usate erano già preassemblate per generare questo tipo di vaccino, ad esempio grazie alle ricerche su Ebola (come nel caso dei vaccini con base gli adenovirus). È stato molto facile usare la piattaforma per i coronavirus. Quindi ci si avvantaggia di molti passaggi preclinici importanti.
L'altro fattore è il finanziamento. Molti vaccini richiedono molto tempo perché è difficile trovare finanziamenti per questi studi clinici molto costosi. In questo caso, grazie ai danni causati dalla pandemia, ci sono stati finanziamenti, sia da privati che dai governi.
Un altro elemento importante sono i volontari accorsi in massa per testare questo vaccino. L'ultimo fattore è l'accelerazione della parte burocratica che guida lo sviluppo di un vaccino, che si è cercato di accelerare e non ha posto molti ostacoli al riguardo.

Oltre alla velocità di sviluppo, in particolare con i vaccini covid-19 dei laboratori Pfizer e Moderna, le teorie no vax che sostiene puntano il dito sulla nuova tecnologia che usano: l'RNA messaggero. Vaccini del genere non sono mai stati sviluppati prima, sebbene siano stati studiati per decenni.
C'è chi accusa questa nuova tecnologia non tanto di essere un vaccino ma, come dice lei, di essere una “terapia genica”. Si sente spesso ripetere che possono modificare il DNA umano. Questa è una scemenza. Secondo i precetti della biologia cellulare, l'RNA non può essere ritrascritto in DNA nelle nostre cellule e quindi non potrebbe essere integrato nel nostro DNA, modificandolo.
L'RNA messaggero su cui si basano i vaccini Pfizer e Moderna cercano di indurre le cellule del paziente a produrre la proteina per generare l'immunità. La ricerca che li supporta ha più di 30 anni di sviluppo.
Chiunque conosca le basi della biologia dovrebbe sapere che l'informazione genetica è codificata nel DNA, che per produrre proteine passa attraverso uno stato intermedio che è l'RNA. Il DNA ha il potenziale per integrarsi, l'RNA no, l'RNA è una molecola molto labile che viene rapidamente distrutta. Infatti, per poterlo somministrare come vaccino, deve essere incapsulato in nanocapsule in modo che abbia vita sufficiente per poter arrivare a produrre l'antigene. Non c'è alcun rischio di alterazione genetica nel destinatario del vaccino. Senza dubbio è una nuova tecnologia, ma in linea di principio non presenta rischi maggiori di quelli posti da qualsiasi altro vaccino.
Per quanto riguarda medici e personale sanitario no vax, vanno licenziati e invitati caldamente a cambiare lavoro.
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Chris Worn
Thursday, 08 July 2021 11:54
Gentile Sr. Bollettino Culturale, ha dimenticato, sicuramente in buona fede, alcuni aspetti importanti, per esempio che per l'approvazione d'emergenza delle 4 terapie sperimentali attualmente in via di inoculazione il prerequisito fondamentale, sia per l'EMA che per l'AIFA, è che non esistano cure valide, cosa sulla quale esistono evidenti controversie (saprà che l'ex assessore all'urbanistica del comune di Potenza ha impugnato al Consiglio di Stato una sentenza del TAR che aveva sospeso le linee guida per le cure domiciliari). Oppure che sono ad oggi del tutto ignote le conseguenze a medio-lungo termine dei cosiddetti "vaccini", che, come lei giustamente specifica, vaccini non sono (ma si fa sempre in tempo a modificare la definizione, ormai viene tutto ridotto a una questione semantica).
Relativamente all'obbligatorietà per medici e personale sanitario, sulla quale lei è così tranchant, al punto da negare il diritto al lavoro per queste categorie (così come è facile immaginare lo farebbe anche per il personale scolastico), le ricordo che i sedicenti "vaccini" non garantiscono la non trasmissibilità del virus, quindi anche gli inoculati devono continuare ad usare tutti i DPI del caso (vedi documento di ieri dell'ASP di Palermo con oggetto "Prevenzione della diffusione intraospedaliera dell'infezione da SARS-COV-2 - Sorveglianza sanitaria operatori"). Ne consegue che, se non vogliamo rientrare nella scomoda categoria dei "negazionisti" riguardo all'utilità delle mascherine, laddove il personale sanitario, scolastico oppure operante in tutti gli ambiti in cui ci sia contatto pubblico con pazienti, studenti, passeggeri, clienti ecc. usi correttamente i dispositivi di protezione individuale, la distinzione tra esseri umani e cavie (così vanno evidentemente definiti tutti coloro che si sono volontariamente prestati alla somministrazione dei 4 sieri miracolosi) è del tutto ININFLUENTE.

Cordiali saluti
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Marika
Monday, 05 July 2021 15:15
Finalmente da sinistra una analisi fatta con la testa....quando ci svegliamo?
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Mario M
Sunday, 04 July 2021 19:35
[video]https://youtu.be/Zzllh4XFY6Q[/video]
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Mario M
Sunday, 04 July 2021 19:31
Scrive Edmond Dantes: Quote:
violento disciplinamento sociale iniziato già, probabilmente, con la manifestazione di forza dello Stato emersa durante il G8 di Genova 2001
Quella fu una violenza aperta e manifesta da parte del governo, contestata e stigmatizzata; vi furono perfino sentenze di condanna da parte di tribunali; Daniele Vicari diresse anche un magnifico film inchiesta: Diaz - Non Pulire questo Sangue.

Il proemio a questa follia securitaria è invece andato in scena con l'autoattentato alle torri gemelle dello stesso anno, quando subito dopo vennero emanate normative per la sicurezza e il controllo dei movimenti dei cittadini. Nessun tribunale, nessun uomo di cultura o intellettuale di rilievo nell'establishment ha denunciato il carattere e l'organizzazione interna di quei molteplici attentati di quel giorno. Non è necessario essere degli artificieri o degli ingegneri strutturali per capire che quelle torri non potevano crollare a causa di un modesto incendio, e in quel modo (con la velocità di un grave libero di cadere). Non bisogna essere specialisti in aeronautica per capire che non ci si può inventare piloti di grandi velivoli di linea con poche lezioni sui Cessna oppure al computer con i simulatori - se così fosse l'Aermacchi sarebbe fallita da tempo.

Dal punto di vista scientifico il proemio a questa follia medica si ebbe circa 40 anni fa, con l'Aids, una malattia dovuta a compartamenti e assunzioni di sostanze dannose; ma il potere farmaceutico già all'epoca deviò lo studio del fenomeno clinico a un ipotetico virus mai isolato; introdusse dei potenti chemioterapici, l'Azt, che completarono l'opera devastatrice del fisico delle persone.

Occorre prima di tutto affermare la forza della verità.

Satyagraha. Pensando ai Nuovi Partigiani
https://www.youtube.com/watch?v=rNaJDA2y56U
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