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indice

Fervore morale ed estasi intellettuale

di Adelino Zanini*

Gregory Claeys: Marx e il marxismo, ed. orig. 2018, trad. dall’inglese di Alessandro Manna, pp. 450, € 33, Einaudi, Torino 2020

Un titolo è un titolo, per di più se fedelmente tradotto. Ma la congiunzione presente in quello del libro di Gregory Claeys è forse un po’ ingannevole. Meglio sarebbe stato: Marx prima e dopo il marxismo, anche se non sarebbe bastato per sfuggire alla logica, more solito, del “tradimento”. Che non è forse la principale preoccupazione dell’autore del lavoro qui in discussione e che, tuttavia, serpeggia liberamente tra le molte pagine di un’opera che si presenta come una storia del marxismo a partire da Marx, senza però esserlo davvero. A dispetto della mole, molte sono le assenze (questione sempre opinabile), troppe le semplificazioni per uno storico del pensiero politico qual è Gregory Claeys. Il quale, infatti, pur strutturando il proprio testo in due parti distinte, che sembrerebbero giustificare la tradizionale ricostruzione di una dottrina, tra fondazione e interpretazioni, ragiona sul passato guardando in realtà al presente – certo, non all’attualità, che è altra cosa –, al fine di stabilire quanto di Marx sia utile salvarsi.

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scenarieconomici

Per salvare l’Italia non basterà “fare il partito del rinnovamento”

di Davide Gionco

Dove sta la speranza politica degli italiani?

Mentre continuiamo a subire gli strascichi delle restrizioni causate dall’epidemia del Covid-19 e mentre siamo nel pieno della crisi economica causata da tali restrizioni, gli italiani continuano ad essere delusi dalla politica, prima di tutto per l’assoluta incapacità di comprendere e di dare risposte ai problemi degli italiani.

Secondo i recenti sondaggi pubblicati da Open.online il 40% degli italiani oggi o non andrebbe a votare o non voterebbe nessuno degli attuali partiti in Parlamento. L’insoddisfazione è grande.

A questi italiani si aggiungono quelli che votano il “meno peggio”, turandosi il naso.

Naturalmente esistono anche i “fans”, coloro che per partito preso, quasi per fede calcistica, continuano ad avere fiducia nel proprio “partito del cuore”. Sono persone che cercano nella realtà dei fatti prima di tutto delle conferme alle proprie convinzioni, senza avere una percezione corretta dei “fatti politici”.

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centroriformastato

Lavoro e pandemia: per un punto di vista di parte

di Michela Cerimele

Siamo appena agli albori di una crisi economica devastante, che esige ora più che mai l’esercizio di un punto di vista di parte, dalla parte del lavoro. Il conflitto c’è ed è agito dall’alto. Un nuovo prevedibile giro di vite sul lavoro è già in atto. È solo col conflitto che si può rispondere, unendo forze e intelligenze

Con lo stato d’emergenza innescato dalla pandemia, sembra essersi scalfita la cortina fumogena che dai primi anni Ottanta del secolo scorso si è abbattuta sulla classe operaia, e sul mondo del lavoro tutto, determinandone “la fine” come soggetto sociale e politico. Nei mesi trascorsi abbiamo scoperto una verità cristallina eppure non scontata. Ossia che, se sostanzialmente scomparso dai radar delle narrazioni, delle analisi, del dibattito politico, il lavoro produttivo, non produttivo, di riproduzione non ha certamente cessato di esistere.

Non lo si dirà mai abbastanza. Nella prima fase del lockdown, è stato il lavoro di milioni di donne e uomini a tenere in piedi senza garanzie di sicurezza il paese, consentendo a una parte della popolazione di tutelare salute e soddisfare bisogni al sicuro delle proprie case. E per decreto abbiamo scoperto essere “essenziali” categorie di lavoro malpagate, svilite, spesso precarizzate e oltraggiate, da un quarantennio di attacco al lavoro senza quartiere.

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nuovadirezione

Caro Prodi, il suicidio è stato entrare nell'euro

di Thomas Fazi

L’ineffabile Romano Prodi ha dichiarato a DiMartedì che il «il ritorno alla lira» sarebbe «assolutamente un suicidio». Ora, che Prodi senta il bisogno di fare la difesa d’ufficio dell’euro è comprensibile: d’altronde fu proprio il suo governo, nel 1996, ad avviare le procedure per l’ingresso dell’Italia nell’euro.

Ma proprio per questo dovrebbe avere la decenza di non parlare. Cosa accadrebbe in caso di uscita dall’euro, infatti, non lo sappiamo: molto dipenderebbe da come verrebbe gestita la cosa, e alcuni degli economisti più brillanti del pianeta ci hanno indicato la strada su come gestire e minimizzare l’impatto di una transizione dall’euro a una nuova valuta nazionale.

Quello che invece sappiamo per certo sono gli effetti che ha avuto l’ingresso dell’Italia nell’euro.

Fino alla fine degli anni Ottanta, l’Italia è stato il paese d’Europa con la più elevata crescita media. Poi, tra l’inizio e la metà degli anni Novanta, quel trend non ha solo subìto una brusca frenata, ma ha addirittura conosciuto una drammatica inversione di tendenza che dura fino ai giorni nostri, relativamente in particolare alla produzione industriale, alla produttività e al PIL pro capite: tutte variabili che fino a quel momento avevano registrato un tasso di crescita superiore o pari a quello della Germania e degli altri partner europei.

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militant

Il pensiero inutile di fronte alle lotte di classe

di Militant

Sulla rivolta di Minneapolis, nel frattempo tracimata in ribellione sociale in tutto il paese, si sono come di consueto formati due campi ideologici della sinistra inutile. Da una parte il rioters di professione, immarcescibile prodotto dell’Occidente post-novecentesco, a cui la rivolta americana provoca brividi di godimento proprio perché ne valorizza il lato “impolitico”, “disorganizzato”, “insorgente” e, quindi, svincolato completamente da quel Novecento che, al contrario, presentava la politica come fatto mediato da un pensiero e da un’organizzazione strutturati; al lato opposto il “marxista” smaliziato, pronto a derubricare le rivolte americane a “riot” in quanto non ne scorge l’azione politica consapevole di un qualche “partitocomunista” o “sindacatodiclasse” alle sue spalle o alla sua testa. Ambedue questi atteggiamenti raccontano della crisi della sinistra, almeno di quella italiana.

In primo luogo, la rivolta di Minneapolis va riconosciuta per quello che è: una lotta di classe. Non altro, non di meno. Non è una rivolta semplicemente “antirazzista”, sicuramente non nei termini e nel valore che tale concetto ha in Europa, per ragioni storicamente determinate.

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lantidiplomatico

Il Piano Colao. Arriva la shock economy di Friedman (e senza golpe militari)

di Giuseppe Masala

La notizia più importante del giorno ce la dà Milano Finanza: la Commissione Colao istituita al di là di qualsiasi processo democratico, per fare un piano anticrisi - ha presentato il suo Dossier.

Il Punto fondamentale descritto dall'articolista di MF è il seguente: "Il sostegno all'economia dovrebbe passare attraverso la creazione di un Fondo per lo Sviluppo che avrà una dotazione compresa tra i 100 e i 200 miliardi di euro. Lo Stato, le regioni, le province e i comuni conferiranno al Fondo immobili, partecipazioni in società e titoli. (...) Secondo quanto si apprende verrà poi sondata anche la possibilità di attingere a parte delle riserve auree di Bankitalia. E' previsto che il fondo verrà gestito da CdP. Le sue quote dovrebbero essere messe a garanzia dei crediti erogati alle imprese e dunque assegnate alle banche e vendute agli investitori internazionali e alla stessa Bce". Cosa possiamo dedurre? Vediamo brevemente:

1.Che lo stato dovrà dare fondo a tutto il suo patrimonio (quello che è rimasto dopo il grande saccheggio degli anni 90).

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coniarerivolta

Una lezione dall’Unione Europea: con la concorrenza sulle tasse vincono solo i profitti

di coniarerivolta

Il recente caso dei 6,3 miliardi di euro di garanzie pubbliche richiesti da Fiat-Chrysler (FCA) a copertura del rischio di insolvenza su un debito contratto con Intesa-SanPaolo ha accesso un dibattito politico sul ruolo delle società multinazionali nei sistemi economici contemporanei. Persino commentatori di orientamento manifestamente liberista (si veda, ad esempio, l’uscita dell’economista Francesco Giavazzi) hanno mostrato un certo imbarazzo sulla vicenda FCA e sulla propensione delle grandi società a succhiare risorse pubbliche ricordando come le imprese multinazionali ogni anno sottraggano immense risorse fiscali agli Stati dove operano tramite la fissazione della propria sede legale in Paesi a fiscalità privilegiata.

Questa massiccia elusione fiscale praticata dalle grandi società si realizza non solo attraverso i noti paradisi fiscali extraeuropei (Isole Cayman, Bermuda, Bahamas, Singapore, etc.), ma anche e soprattutto all’interno dello spazio europeo dove, data la libera circolazione dei capitali vigente tra i Paesi membri, vi è l’enorme vantaggio di spostamento della sede all’estero a costi limitati, anche quando in quel Paese la società considerata svolge un’attività economica marginale o nulla.

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sollevazione2

Recovery Fund: un nuovo grande MES

di Leonardo Mazzei

Sul Recovery Fund abbiamo già scritto la scorsa settimana, a commento della proposta Merkel-Macron. Dopo quella decisiva imbeccata, ieri l’altro la Commissione Ue ha annunciato il suo progetto. Un fondo di 750 miliardi (md), rappresentato da un mix di prestiti (250 md) e di sovvenzioni (500 md, di cui quelli che andranno direttamente agli stati sono meno di 400).

Sulla parola “sovvenzione” è bene fare subito chiarezza. Senza dubbio è questa la traduzione corretta del termine inglese “grant” usato dall’Ue. Nella lingua italiana possono esserci però due tipi di sovvenzione, quella a “fondo perduto” (elargizione) e quella concessa come prestito a condizioni vantaggiose. Nel caso del Recovery Fund scordatevi pure il “fondo perduto”, che proprio non c’è, salvo che nelle dichiarazioni degli esponenti del governo e nelle solite grida d’appoggio dei pennivendoli di mestiere. In quanto alle presunte “condizioni vantaggiose” ne parleremo più avanti.

Prima, però, è necessario un passo indietro. Ai politici ed ai media piace molto l’annuncio. Ma l’esperienza ci insegna come tra l’annuncio e la decisione effettiva intervengano spesso differenze sostanziali.

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piazzadelpop

Il triste declino della cultura occidentale ai tempi del neoliberismo

di piazzadelpopolo

In questi ultimi mesi di pandemia, è emersa con lampante evidenza una realtà che dovrebbe farci interrogare. Il mondo della cultura, tanto mainstream quanto “indipendente”, è in larghissima parte un puro e semplice megafono delle istanze liberali. Intanto, intendiamoci su questo termine: con liberalismo non intendo la dottrina classica – per dare un’indicazione temporale grossolana, dalle prime elaborazioni teoriche di Adam Smith fino alla dichiarazione dei diritti umani del ’48 – ma quella impostasi dopo il trentennio d’oro del capitalismo keynesiano, a partire dalla metà degli anni ’70. In quest’ultimo quarantennio abbiamo vissuto un ribaltamento dei paradigmi preesistenti, sia in campo economico – attraverso privatizzazioni, indebitamento sistematico di Stati e privati, precarizzazione del mondo del lavoro, predominio del capitalismo finanziario su quello manifatturiero – che politico-culturale (mondialismo, scientismo, progressiva condanna dei valori tradizionali a favore di nuovi “stili di vita”).

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contropiano2

I golpisti di Confindustria

di Giorgio Cremaschi (Potere Al Popolo)

Il neo presidente di Confindustria Bonomi, dalle pagine de La Repubblica della famiglia Agnelli, lancia un proclama al paese: tutto il potere ai padroni.

Questa è la sintesi di una lunga intervista nella quale il finanziere milanese, reduce dai disastri della Lombardia di cui la sua organizzazione condivide la responsabilità con la classe politica, chiede che tutte le risorse pubbliche e private vadano alle imprese ed ai loro profitti.

Bonomi minaccia un milione di licenziamenti se non si farà come dice lui. Cioè basta coi contratti nazionali, coi diritti, coi salari, con il reddito di cittadinanza.

Anche a CgilCislUil e a Landini, che in questi anni con gli industriali hanno concordato tutto, il presidente di Confindustria dice “basta”.

Sono 25 anni che in Italia cala la produttività“, afferma Bonomi, e state certi che non pensa al fallimento della sua classe imprenditoriale, ma agli “operai sfaticati”. Basta guardare il lavoro dallo specchietto retrovisore, sintetizza il leader dei padroni e noi sappiamo da decenni questa modernità cosa vuol dire: più lavoro con meno salario.

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ilponte

Quel che resta della scuola italiana

di Angelo Tonnellato

Non mi sarei mai permesso in altri tempi di esprimere un’opinione su problemi della scuola italiana a causa di una competenza che non mi riconosco. Leggendo però e ascoltando quel che la ministra pro tempore (speriamo breve), il presidente del Consiglio e altri esponenti della strana maggioranza dicono e disdicono, mi rendo conto che non solo ce n’è di assai più incompetenti di me, ma che sovrabbondano – e in posizioni politico-istituzionali di rilievo – quelli che Benedetto Croce definirebbe senz’altro «farnetici dissertanti».

La scuola italiana è allo stremo da decenni. Dopo quarant’anni di malgoverno clerico-democristiano di quella che non a caso Luigi Russo chiamava «Minerva oscura» – il famigerato ministerone trasteverino – tutti pensavamo che essendo stata ridotta la scuola in macerie non si potesse che ricostruirla. E invece ci sbagliavamo. Nell’ultimo quarto di secolo si è lavorato a sbriciolare ulteriormente quelle macerie; e magari anche a pisciarci sopra.

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coniarerivolta

Debito pubblico e occupazione femminile: altre istruzioni per nascondere il conflitto sociale

Austerità, una mano di rosa

di coniare rivolta

Come nella migliore tradizione degli insegnamenti volti al culto del sacrifico da imporre oggi per avere frutti succulenti domani, i fautori dell’austerità stanno seminando in tempi non sospetti quello che domani germinerà in un nuovo roboante richiamo alle virtù della disciplina di bilancio.

In una fase drammatica come quella che stiamo attraversando a causa della pandemia, sarebbe inopportuno e controproducente scagliarsi contro la spesa corrente, necessario tampone ad una drammatica situazione. Perché però non trovare nuove e seducenti strade per far passare i soliti, dannosi e pericolosi messaggi riguardanti la necessità di fare austerità?

Sembra essere questo il pensiero che guida le recenti uscite di tanti volti noti nel dibattito pubblico nostrano. Abbiamo recentemente visto come una presunta sensibilità ambientalista possa essere un efficace strumento di persuasione. Chi infatti non vorrebbe un programma politico basato sul concetto di sostenibilità sociale ed ambientale? Eppure questo messaggio, ampiamente condivisibile, è usato per riportare in voga la richiesta di austerità, messa nello stesso calderone della sostenibilità sotto l’etichetta di ‘sostenibilità economica’.

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ilsimplicissimus

“Aiuti” europei: era meglio morire di Covid

di ilsimplicissimus

Se si può capire che la paura atavica della peste favorisca una paralisi cognitiva che fa il gioco del grande capitale con un virus che va e viene, che sparisce e ricompare a seconda delle convenienze politico affaristiche, non si comprende in alcun modo come possa essere motivo di un nuovo orgasmo eurpeista per il cosiddetto Recovery Found, appena ribattezzato con termini inglesi da pubblicità ingannevole come New Generation Found e per la gioia dei decerebrati aumentato da 500 a 750 miliardi. Davvero non si può concedere la buona fede a chi dolosamente proclama e a chi crede che questo possa risollevare le sorti del’economia italiana colpita e affondata da una manica di mentecatti che ha chiuso tutto sparando numeri fasulli su morti e contagiati ancora più di quanto non si faccia nel resto del mondo e che adesso con le mascherine prodotte e importate dai famigli degli stessi parlamentari, con il ridicolo “distanziamento sociale”controllato da 60 mila percettori di reddito di cittadinanza, sta devastando anche il turismo davvero per nulla.

Forse è più facile descrivere questo “fondo di nuova generazione” che esprime tuttavia un vetusto propagandismo del nulla con uno specchietto per non allodole: la chiarezza dei fatti e delle cifre trasforma in piombo l’oro fasullo delle “scelte rivoluzionarie” diffuso dai mascherinomani in tutti i sensi.

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milanofinanza

Safetycracy, il nuovo paradigma del potere basato sulla protezione della vita

di Guido Salerno Aletta

La scienza, in campo medico e biologico, diventa strumento del potere. Un potere che può diventare smisurato e incontrollabile se l'emergenza Covid-19 continua

Ogni uomo è un untore, in atto o in potenza. Chi non è già stato ancora contagiato, diventa untore per il solo fatto di avvicinarsi a chi è positivo, anche se costui non mostra sintomi di malattia. Neppure chi è già guarito si salva: può essere ancora un agente di trasmissione del virus, e dunque untore, e forse anche ammalarsi nuovamente.

Questo è il sillogismo su cui si basa la Safetycracy, il nuovo paradigma del potere basato sulla protezione della vita, sull’uso strumentale della scienza in campo medico e biologico da una parte e degli strumenti tecnologici di connettività e di intelligenza artificiale dall’altra.

La pandemia di coronavirus ha già determinato uno shock socio economico globale molto più profondo di qualsiasi guerra convenzionale, con miliardi di persone confinate per settimane dentro le proprie abitazioni, la vita di relazione annullata, l’attività produttiva ridotta al minimo. I governi impongono il confinamento, ovvero il distanziamento sociale, per evitare il diffondersi del contagio: indossare una mascherina per coprire naso e bocca, per proteggersi e per proteggere, potrebbe diventare una regola sanitaria imposta a tutti.

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blogmicromega

L'equivoco della Rete buona

di Carlo Formenti

Nella seconda metà degli anni Novanta e nel primo decennio del Duemila, a mano a mano che il Web perdeva le caratteristiche di una “nuova frontiera”, aperta alla libera iniziativa di gruppi e persone, e veniva colonizzato dai giganti della Silicon Valley (Amazon, Apple, Facebook, Twitter e soci) si moltiplicavano gli scontri fra questi mostri della New Economy e i governi (a partire da quello americano), i quali chiedevano di poter accedere ai dati che le imprese venivano accumulando sui propri utenti.

Il braccio di ferro si è fatto incandescente dopo gli attentanti alle torri gemelle, ha vissuto fasi alterne e spesso si è svolto dietro le quinte (le imprese, mentre pubblicamente difendevano a la privacy dei loro clienti, spesso passavano sottobanco alle agenzie di sicurezza le informazioni richieste). Nei corsi che in quegli anni tenevo ai miei studenti di Teoria dei nuovi media, mi sforzavo di spiegare come, in realtà, dietro quel gioco delle parti, i contendenti avessero sostanziosi interessi comuni: per il potere politico i Big Data raccolti dalle Internet Company erano un prezioso strumento di controllo su comportamenti e opinioni dei cittadini, per le Internet Company erano la materia prima dei loro modelli di business, per cui entrambe le parti erano disposte a condividere – entro certi limiti – questo patrimonio.

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contropiano2

L’emergenza per cambiare la scuola in peggio. Per sempre

di Maurizio Disoteo

Il Senato ha finalmente approvato l’emendamento scuola che ora passerà, senza apprensioni, anche alla Camera, visto che si userà ancora lo strumento della fiducia al governo.

Si tratta di un compromesso tra le forze di maggioranza che non fa contento veramente nessuno. Primi tra tutti gli scontenti i precari, che tali restano e che se immessi in ruolo avrebbero potuto dedicarsi da subito solo ai loro studenti quando invece dovranno pensare a un concorso durante l’inverno. Non sono contenti nemmeno gli studenti e le famiglie, né gli insegnanti di ruolo che in tale emendamento non trovano risposte chiare ai problemi che sta vivendo la scuola.

In effetti, tra decreti ministeriali ed emendamenti, pareri del Comitato Tecnico Scientifico del governo, Comitato di Esperti del Ministeri dell’Istruzione è difficile trovare certezze. Quest’ultimo comitato, peraltro, ha consegnato il suo rapporto alla ministra, senza che emergessero grandi scostamenti riguardo a quanto avevamo anticipato.

In questa grande confusione, alcune linee di tendenza e qualche idea-chiave si possono decifrare. Idee chiave che si possono riassumere in meritocrazia, valutazione, destrutturazione del lavoro dell’insegnante, decisionismo dei capi d’istituto, collaborazione con il privato.

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comidad

I paradossi dell'emergenza permanente

di comidad

Poco più di un anno fa al centro del dibattito politicorretto c’era ancora la minaccia di un nuovo fascismo di cui Matteo Salvini sarebbe stato il nuovo Duce in pectore. Ci ritroviamo invece oggi con un fascismo generato dal cuore stesso del politicorretto. Mussolini non era riuscito ad imporre a tutti la camicia nera, mentre adesso una mezza calzetta come Giuseppe Conte ha costretto tutti, senza eccezione, a portare la museruola (pardon, la mascherina). Tramontato definitivamente il fascismo imperialista e militarista, siamo passati ad un fascismo bio-sanitario. Si è spento del tutto il fascino delle ideologie tradizionali, soppiantate dalle “emergenze”.

L’emergenza Covid esalta lo strapotere delle lobby farmaceutiche, delle lobby del digitale e delle lobby finanziarie, in particolare di queste ultime, che possono letteralmente prendere per il collo i governi in nome del “non ci sono i soldi”. Il massimo che si riesce ad opporre al dominio della finanza è il moralismo; significativo a riguardo un film del 2016, “Le Confessioni”, dove si pensa di poter contrastare la finanza con gli scrupoli della morale cristiana. In realtà il lobbismo emergenzialista col moralismo ci va a nozze, poiché la morale non mette in dubbio il dogma della “scarsità” e quindi non è neppure in grado di mettere in discussione le gerarchie sociali che si edificano sulla distribuzione.

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marxdialectical

"Schiarimenti"

di Roberto Fineschi

Vorrei spiegare meglio il senso del mio saggio dal titolo Alle origini della "Filosofia della prassi". Letture italiane delle Tesi su Feuerbach, apparso in Marx in Italia a cura di C. Tuozzolo.

Il contesto complessivo del volume dal punto di vista del curatore, se capisco bene anche dalla presentazione di oggi durante il seminario on-line, mi pare sviluppi, in un mio riassunto estremamente sommario, la seguente logica:

1.1) La filosofia della prassi è un'interpretazione interessata di Marx da parte di Gentile e come tale passa in Gramsci;

1.2) Il marxismo italiano senza Capitale del PCI di ispirazione gramsciana viene in realtà da Gentile; Gentile travisa Marx e il marxismo italiano di conseguenza fa lo stesso;

1.3) Croce, liberale, invece studia Il capitale e quindi è più solido, ergo:

1.4) la via di uscita è mettere insieme Marx col liberalismo.

Si tratta ovviamente di una schematizzazione estremamente sommaria che non fa giustizia alla complessità dell'argomentazione, ma a me serve per spiegare dove mi colloco io.

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micromega

“C’è un disegno eversivo per concentrare tutti i poteri nelle mani di governo e regioni”

Daniele Nalbone intervista Luigi De Magistris

«Siamo stati lasciati in prima linea a contrastare, da soli, la disperazione della gente». Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, intervistato da MicroMega critica l’operato del governo: «Nella prima fase dell’emergenza abbiamo mostrato una grande responsabilità, accettando un depotenziamento sostanziale e formale dei nostri poteri. Ma in quei mesi è accaduto qualcosa di gravissimo, un corto circuito istituzionale tra governi e regioni. La Costituzione è stata svuotata giorno dopo giorno, dietro lo schermo dell’emergenza sanitaria».

Non è solo una questione economica. Non si tratta – solo - di trovare o meno quei tre miliardi richiesti dai comuni per evitare il dissesto. La questione è pienamente politica e, soprattutto, «costituzionale». Lo stato di emergenza ha infatti compresso lo spazio decisionale dei sindaci: da ormai quattro mesi tutto è nelle mani del governo, dei commissari straordinari e dei presidenti di regione. Risultato: i comuni, senza liquidità e in molti casi con debiti pregressi, hanno perso la propria funzione di governance, ridotti alla stregua di un ufficio relazioni con il pubblico. O, per dirla con le parole del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che apre questo ciclo di interviste di MicroMega, a «un amministratore di condominio».

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lordinenuovo

Un MES cammuffato dietro il Recovery Fund

di Domenico Moro

La Commissione europea sta lavorando a un ulteriore strumento anticrisi, il Recovery Fund. La definizione delle condizioni di utilizzo di questo strumento non è ancora precisa, e verrà messa a punto nelle prossime riunioni del Consiglio europeo, la riunione dei capi di governo e di stato della Ue.

Alcuni elementi, però, sono emersi chiaramente. La Commissione potrà raccogliere finanziamenti sui mercati emettendo obbligazioni, usando come garanzia il bilancio europeo, e li verserà agli stati. Secondo la proposta della Commissione, il Recovery Fund potrà contare su 750 miliardi di euro, in parte prestiti di lunga durata (250 miliardi) e, in parte, sovvenzioni a fondo perduto (500 miliardi). Ad ogni modo, gli Stati saranno chiamati a rimborsare il debito comune emesso dalla Commissione attraverso l’aumento del contributo al bilancio comunitario, che al momento è di appena l’1% del Pil Ue. Alla fine, quindi, bisognerà vedere, per ogni stato, quale sarà il saldo tra quanto versato e quanto ottenuto.

In aggiunta, i fondi erogati, prestiti o sussidi che siano, non saranno senza condizioni in quanto, secondo il documento franco-tedesco che ha fatto da apripista alla proposta della Commissione, <<il supporto alla ripresa (…) si baserà su un chiaro impegno degli Stati membri a perseguire politiche economiche virtuose e un ambizioso programma di riforme>>1.

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sbilanciamoci

Dall’economia ai diritti, è ora di ribaltare le priorità

di Gaetano Azzariti

L’Italia che vogliamo/Dopo decenni di ubriacatura neoliberista, occorre vincolare le politiche economiche al rispetto di diritti inviolabili e garanzie fondamentali che assicurino la dignità e il pieno sviluppo delle persone. Il diritto deve orientare e indirizzare l’economia, non viceversa

L’appello per ricostruire il Paese dopo l’epidemia promosso da Sbilanciamoci! riguarda essenzialmente i temi economici e prova a rilanciare il ruolo dell’intervento pubblico dopo decenni di ubriacatura neoliberista. Ciò potrà avvenire solo se le nuove politiche economiche saranno sorrette da un’adeguata cultura giuridica in grado di regolare l’intervento delle istituzioni pubbliche.

È per questo che il dialogo tra economia e diritto appare un presupposto necessario per ogni azione di cambiamento. Lo dimostra la storia alle nostre spalle segnata dal divorzio tra un’economia percepita come un ordine naturale e un diritto come strumento al servizio dell’ordine politico. È via via sfumata la consapevolezza, che era propria persino dei liberisti (senza “neo”), che esiste invece un ordine giuridico dell’economia.

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piccolenote

La rivoluzione colorata si abbatte sulla Casa Bianca

di Piccole Note

Trump parla con la famiglia di George Floyd, l’afroamericano ucciso da un agente di polizia di Minneapolis, e spiega il senso del tweet che i gestori del social hanno bollato come incitamento alla violenza.

Due mosse intelligenti, finalmente, da parte del Presidente, al quale la tempesta perfetta che gli si è scatenata contro – coronavirus, crisi economia, etc. – ha fatto perdere la consueta lucidità, che normalmente usa mascherare dietro atteggiamenti da guitto.

 

Trump il “razzista”

La narrazione ufficiale ha fatto di tutto per descrivere Trump come connivente con la polizia razzista e assassina di Minneapolis – generalizzazione peraltro indebita, dato che il Capo della polizia della città è afroamericano -, nonostante da subito avesse dichiarato che l’omicidio di Floyd avrebbe avuto “pronta giustizia“.

Nel tentativo di smarcarsi dalla narrazione che gli è stata cucita addosso, il presidente ha chiamato la famiglia Floyd per esprimere la propria partecipazione per la tragica ingiustizia subita. Conversazione telefonica avvenuta mentre il poliziotto assassino veniva arrestato, con tempismo che non lascia adito a equivoci.

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pierluigifaganfacebook

Confusione organizzata

di Pierluigi Fagan

Il mondo occidentale è da tempo in un difficile ed epocale transizione. Il modo occidentale di stare al mondo creato in Europa lungo i precedenti cinque secoli, il modo moderno, non dà più garanzie di fornire adattamento ai tempi che vengono. Si può leggere la difficoltà obiettiva di questa fase storica per il soggetto occidentale, almeno da cinquanta anni. La fase in corso vede un sistema già molto disordinato, colpito da una causa disordinante nuova, un virus con alta replicazione, medio effetto sanitario, bassa mortalità.

Il mondo occidentale è un sistema che gravita intorno a gli Stati Uniti d’America. Ma gli USA sono condannati a pagare il prezzo più alto della transizione storica. Gli USA sono il 4,5% della popolazione mondiale, avevano circa il 50% del pil mondiale ai primi anni ’50, oggi ne hanno la metà, nei prossimi decenni ne avranno la metà della metà. Rimane comunque una bella cifra visto il rapporto con la popolazione e visto che se la percentuale diminuisce, ciò su cui si applica aumenta. Tant’è che a livello di pil procapite, se un italiano ha in teoria 41.000 euro anno, un francese 48.000, un tedesco 55.000, un americano avrebbe ben 67.000 dollari procapite teorici. Ma non li ha, perché il sistema di ridistribuzione interno della ricchezza nazionale è particolarmente ineguale.

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teleborsa

La Rivoluzione è Sanificazione: Sussidi, Lobby e tanti Debiti

La dittatura congiunta, Sottoproletari e Grande Finanza

di Guido Salerno Aletta

Fisco e Grande Finanza montano insieme la Ghigliottina della Rivoluzione Sanitaria: ma è solo una scusa per prendere il potere sulla Società.

C'è del marcio in quanto sta accadendo in Italia in questi mesi: dal diritto al reddito di cittadinanza, che ha sostituito anche nell'immaginario collettivo il diritto al lavoro che viene proclamato nella Costituzione, e su cui si fonda la nostra stessa Repubblica, si vuole arrivare al reddito universale.

Avendo ripudiato la dittatura del proletariato, quella della classe lavoratrice che comportava la socializzazione della proprietà dei mezzi di produzione, ci troviamo ora di fronte alla prospettiva di una duplice ed ancora più feroce dittatura: il Sottoproletariato e la Finanza si sono uniti, si spalleggiano a vicenda e chiedono la testa di lavoratori ed imprese.

Il Sottoproletariato di massa sarà mantenuto dai lavoratori e dalle imprese, a suon di tasse e di prelievi. Per uno che lavora, ce ne saranno due che vivranno a ricasco.

L'emergenza sanitaria per l'epidemia di coronavirus è stata strumentalizzata al fine di trasformare definitivamente il rapporto di cittadinanza e la funzione stessa dello Stato.

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contropiano2

Il futuro del lavoro dopo la pandemia? Pieno di trappole da sventare

di Sergio Cararo

“Il futuro del lavoro? E già qui, grazie al Covid 19”. No, non siamo diventati matti nè ci trastulliamo con i paradossi. Il fatto è che con, e dentro, la pandemia di coronavirus, nel mondo del lavoro sono intervenute in pochissimo tempo delle profonde modifiche ai processi, alle strutture e ai luoghi fisici della produzione.

La pandemia è stato il fattore scatenante ma, secondo un’analisi elaborata della Columbia University, il nuovo modo di lavorare, nato con l’emergenza, è destinato a durare ed a caratterizzare il prossimo futuro.

Secondo un’analisi del preside della Columbia University, Jason Wingard, pubblicato dal sito americano Quartz, molte soluzioni adottate dalle imprese per far fronte ai problemi determinati dal lockdown sono state sorprendentemente innovative. Il titolo è già tutto un programma: “Il futuro del lavoro è qui, grazie al Covid 19”.

Secondo Wingard, figure come impiegati, amministrativi, funzionari, con la crisi pandemica sono stati semplicemente catapultati direttamente in un mondo del lavoro sul quale da tempo erano in orso tentativi di ristrutturazione (e di destrutturazione, che non è affatto la stessa cosa, aggiungiamo noi).

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Recovery Fund: “È un bluff, per ripartire ci serve una nuova Iri”

intervista a Sergio Cesaratto

Siamo arrivati al giorno in cui il Consiglio europeo dovrebbe affrontare il tema del Recovery Fund, sempre che la Commissione porti effettivamente al tavolo una propria proposta, dopo che la scorsa settimana Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno di fatto già presentato una sorta di loro bozza su cui non sono mancati i dissensi da parte di Olanda, Austria, Svezia e Danimarca. Il premier Conte punta molto sul Recovery Fund, dato che ha parlato di una “svolta storica” dal momento che Francia e Germania si sono accordati per “500 miliardi a fondo perduto”. Sergio Cesaratto, professore di Economia monetaria europea all’Università di Siena, non sembra condividere lo stesso entusiasmo del presidente del Consiglio: “Questa svolta mi sembra del tutto relativa e dagli effetti minuscoli, fatta salva l’opposizione di Austria e Olanda, dato che Danimarca e Svezia sono anche fuori dall’Eurozona. Questi Paesi dicono che non vanno dati soldi a fondo perduto, ma piuttosto erogati dei prestiti. Ma il Recovery Fund già consiste di risorse da restituire! Di fatto si tratta già di prestiti”.

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Conte ha parlato però di fondo perduto…

La verità è che verrà utilizzato il bilancio europeo 2021-27 per restituire ai mercati i soldi che verranno stanziati. L’Italia dovrebbe ricevere di più di quella che è la sua quota di versamenti nel bilancio Ue, quindi semmai a fondo perduto sarà solo la differenza tra queste due cifre.

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codicerosso

La Azzolina, Fusaro, gli imbuti e la DAD

di Guy Van Stratten

Sinceramente, da parte mia, avrei potuto definire “ricca di contenuti filosofici” una colazione fatta con Gilles Deleuze o Michel Foucault. Evidentemente non è la stessa cosa per la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, estasiata da una colazione insieme a Diego Fusaro (“Una colazione ricca di contenuti filosofici. Bisognerebbe iniziare tutte le mattine così”), accompagnata per di più da un selfie. E, intendiamoci, non importa se questa foto o questa dichiarazione sono di una settimana o di un anno fa: non cambia assolutamente nulla. I “contenuti filosofici” sono sempre gli stessi, evidentemente considerati ‘arricchenti’ da chi sta alla guida del ministero della Pubblica Istruzione. Ma di che si tratta? Ebbene, come è stato dimostrato in un articolo su Codice Rosso (Fusaro, poco rosso molto bruno), la tendenza culturale e politica di cui Fusaro è il sostenitore possiede diverse caratteristiche. Cerchiamo di riassumerne i punti principali (si rimanda comunque alla lettura dell’articolo): il punto di partenza delle tesi di Fusaro è la convinzione che esista un “perverso disegno” che avrebbe come obiettivo “la sostituzione programmata della popolazione europea con il nuovo esercito industriale di riserva dei migranti provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo”.

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lantidiplomatico

"La Guerra segreta contro il Venezuela"

Geraldina Colotti intervista Samuel Moncada

"Ci stanno rubando milioni di dollari che servirebbero al popolo venezuelano in questa pandemia, negando l’accesso al presidente Maduro e al governo bolivariano."

Samuel Moncada, storico, politico e diplomatico venezuelano, è rappresentante permanente del Venezuela presso le Nazioni Unite. In precedenza, è stato rappresentante alternativo del Venezuela presso l’Organizzazione degli Stati americani (OSA), da cui il Venezuela si è ritirato ad aprile del 2017.

Durante l’ultimo programma web delle BRICS-PSUV, collegandosi dagli Stati Uniti, Moncada ha risposto alle domande della vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Costituente (ANC), Tania Diaz, e a quelle di Leo Robles, direttore del giornale El Ciudadano. Tema del confronto, l’accerchiamento del Venezuela da parte dell’imperialismo e il ruolo della destra golpista che, in piena pandemia, spinge per un’invasione esterna.

Moncada ha poi ulteriormente sviluppato la sua analisi in questa intervista, nel momento in cui il governo bolivariano è riuscito nuovamente a rompere l’assedio imperialista accompagnando l’arrivo delle navi iraniane in Venezuela.

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istitutoitalstudifil

Agamben, il famigerato

di Francescomaria Tedesco

Le prese di posizione di Giorgio Agamben a proposito della gestione dell’emergenza sanitaria hanno prodotto discussioni estenuanti, esponendo il loro autore alla volgarità della società cinica in cui viviamo. In un mondo disincantato e ormai memeizzato, gli alti lai del filosofo romano, le sue lamentazioni, sono stati liquidati come geremiadi. È successo di nuovo con l’intervento Requiem per gli studenti, che Agamben ha pubblicato su queste pagine. Riflessioni durissime, nelle quali Agamben paragona chi non si rifiutasse di praticare la cosiddetta ‘didattica a distanza’ a quei professori che giurarono fedeltà al regime fascista. E invita gli studenti a non iscriversi alle università così trasformate, ma a costituire nuove universitates studentesche.

Personalmente, non condivido la lettura che Agamben ha dato del Covid-19 e di come è stato affrontato. Il suo polittico, pubblicato a puntate sul suo blog sul sito dell’editore Quodlibet, dove sono confluiti i suoi interventi scritti anche altrove (a partire dal primo, criticatissimo, sul manifesto), a mio avviso risente dei limiti del suo pensiero. Ché gli scritti di questi mesi non sono solo d’occasione, ma rappresentano una messa alla prova di alcuni dei punti fondamentali delle sue tesi, disseminate in libri molto letti, che ne hanno fatto uno dei pensatori più apprezzati al mondo.

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teleborsa

Aiuti Europei, Bufale & Mozzarelle

di Guido Salerno Aletta

A Fondo perduto, ci sono solo i versamenti dell’Italia all'UE: altri 14,2 miliardi di euro

I nuovi "aiuti europei", di cui si parla tanto in questi giorni, non saranno altro che i soliti Fondi erogati sotto stretto controllo dalla Commissione, con procedure talmente cavillose che non si riescono mai a spendere tutti.

Da qualche settimana questi Fondi sono stati ribattezzati: ora va di moda chiamarli "Grants", per distinguerli dai "Loans": questi sarebbero invece dei prestiti come quelli erogati dal MES, il cosiddetto Fondo "Salva Stati".

Per fare vedere che l'Unione europea ci aiuta davvero, che è generosa con chi ha bisogno, ormai si dice che beneficeremo di erogazioni a "Fondo perduto", come se si trattasse di un regalo. E' una Bufala, e vedremo perché.

Si comincia con i fiocchetti: non si parla più "Recovery Fund", un termine che fa troppo pensare alla crisi in corso.

Il programma proposto dalla Commissione, che si riferisce agli anni 2021-2027, andrà ad integrare il Quadro finanziario che riguarda il medesimo periodo. Il titolo è roboante: "Europe's moment: Repair and Prepare for the Next Generation", fa tanto insegna da bar che invita ad un aperitivo a prezzi scontati, da Happy hour.