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marx xxi

Arriva la terza grande depressione

di Ben Reynolds

Pubblichiamo un'analisi di Ben Reynolds sulle conseguenze delle crisi che stiamo attraversando. La consideriamo un utile contributo alla discussione

La pandemia ha innescato una crisi economica globale di proporzioni epiche. Le misure necessarie per rallentare la diffusione del virus hanno provocato una disfatta sul mercato azionario, il crollo del commercio globale, la rottura delle filiere delle forniture e hanno spinto i sistemi finanziari sull'orlo del fallimento. Questo vortice è stato drammaticamente toccato con la pandemia, ma in definitiva deriva dalla crescente fragilità del sistema globale e dalla sua incapacità di superare gli ostacoli evidenziati dalla crisi del 2008. Il capitalismo affronta ora la sua terza crisi di sistema in due secoli, con le ricadute economiche che fecero seguito alle grandi depressioni del 1873 e del 1929. Come nel caso di quei grandi sconvolgimenti, questa crisi richiede una profonda ristrutturazione dell'ordine economico globale.

Mentre i profitti degli investimenti produttivi ristagnano, masse di denaro confluiscono nelle bolle speculative.

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manifesto

La pandemia della spesa militare

di Manlio Dinucci

L'arte della guerra. C'è un business che non rallenta mai: nel 2019 la spesa militare mondiale ha quasi raggiunto i 2.000 miliardi di dollari, il più alto livello dal 1988 al netto dell’inflazione

Ogni minuto si spendono nel mondo circa 4 milioni di dollari a scopo militare. Lo indicano le ultime stime del Sipri: nel 2019 la spesa militare mondiale ha quasi raggiunto i 2.000 miliardi di dollari, il più alto livello dal 1988 al netto dell’inflazione. Ciò significa che oggi si spende in armi, eserciti e guerre più di quanto si spendesse nell’ultima fase del confronto tra Usa e Urss e le rispettive alleanze.

La spesa militare mondiale sta accelerando: in un anno è cresciuta del 3,6% in termini reali. Essa è trainata da quella statunitense che, aumentata in un anno del 5,3%, è salita nel 2019 a 732 miliardi. Tale cifra rappresenta il budget del Pentagono, comprensivo delle operazioni belliche.

Si aggiungono a questo altre voci di carattere militare. Il Dipartimento per gli affari dei veterani, che si occupa dei militari a riposo, ha un budget annuo di 217 miliardi, in continuo aumento.

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jacobin

La necessità di programmare la ripresa economica

di Enrico Turco e Roberta Terranova

Le analisi di Paolo Sylos Labini e Hyman Minsky ci ricordano che in momenti di crisi lo stato deve intervenire con politiche anti-cicliche e interventi strutturali

Mentre nel panorama globale l’imperversare dell’attuale emergenza sanitaria non cessa di spostare gli equilibri fra economisti e politici che si trovano a mettere in discussione i dogmi dell’austerità, a livello europeo i conflitti tra i paesi membri continuano a condizionare enormemente le scelte delle istituzioni europee, ostacolando una reazione tempestiva e adeguata alla crisi attuale. 

 

Il dibattito presente

In particolare, due sono le posizioni principali in tale dibattito: da un lato i paesi del Nord Europa ritengono che, a livello europeo, alla crisi economica innescata dalla pandemia si debba rispondere con strumenti utili a gestire esclusivamente la fase emergenziale di breve termine, dall’altro quelli del Sud Europa premono affinché vengano attivate risorse comunitarie per un piano di investimenti pubblici più strutturale per affrontare la ripresa economica nel medio termine. 

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fanpage

“Le parole del Presidente di Confindustria sono un insulto ai lavoratori”

di Marta Fana

Marta Fana, ricercatrice in economia e autrice di saggi sulla precarietà e il lavoro, scrive una lettera al Presidente di Confindustria Carlo Bonomi che oggi ha parlato di una “stagione dei doveri e sacrifici per tutti”

Caro Presidente Bonomi,

le sue parole riportate nell’intervista del 4 maggio al Corriere della Sera sono un insulto ai lavoratori che in questi due mesi hanno garantito a noi cittadini di sopravvivere, nonostante tutto. Non sono le prime e sappiamo che non saranno neppure le ultime. Dalla pretesa di non bloccare alcuna attività perché la produzione prima di tutto, al tacciare di irresponsabilità i lavoratori che hanno scelto di scioperare quando erano costretti a lavorare senza protezioni, fino a chiedere che si deroghi ai contratti collettivi così da darvi mandato di spremerci un po’ di più.

Le sue parole sono un insulto ai tanti che sono rimasti a casa senza un lavoro perché assunti con contratti a termine e oggi non rinnovati, milioni di lavoratori che avete usato uno dopo l’altro, con rinnovi trimestrali finché vi son serviti, così come i collaboratori assunti con forme contrattuali per le quali non dovevate neppure versare i contributi sociali.

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goofynomics

Il decreto "Rilancio" in prospettiva

di Alberto Bagnai

(...seguendo una tradizione consolidata di questo blog, mettiamo le cose in prospettiva. Lo abbiamo fatto tante volte, ad esempio qui, qui, qui, e qui...)

Dal tono di tanti commentatori e di tanti politici mi par di capire che l'entità della tragedia che stiamo vivendo non sia ancora chiara ai piani alti, quelli abitati da chi ha voce. Lo è agli uomini del sottosuolo: partite IVA, operai, agricoltori, pescatori, ecc., che però non hanno voce, anche perché in questo periodo andare in giro a manifestare può dimostrarsi pericoloso per la salute, non a causa del virus, ma di modi non ortodossi di gestione del dissenso.

Vorrei dire agli uomini del sottosuolo che gli uomini dei piani alti non necessariamente sono cattivi, e non è nemmeno che siano tutti stupidi. Per capire l'economia bisogna averla studiata: solo così sai dove trovare i dati, come presentarli, e come interpretarli, lavoro che qui abbiamo imparato a fare nei lunghi anni, con amici come quello del post precedente.

A beneficio di chi è intellettualmente curioso, metto in prospettiva le vicende attuali usando le Statistiche storiche della Banca d'Italia e l'ultima edizione del World Economic Outlook Database.

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micromega

Covid-19, Trump e l'isteria maccartista contro la Cina

di Carlo Formenti

Sette deputati repubblicani ultraconservatori hanno sollecitato la ministra dell’Istruzione Betsy DeVos, miliardaria e strenua sostenitrice di Trump, a indagare sugli studenti cinesi iscritti in varie università americane. Ma la DeVos sta facendo di più, come documentato da un articolo di Giuseppe Sarcina sul Corriere del 6 maggio: è infatti impegnata in un’inchiesta a vasto raggio per accertare se alcune di queste università siano diventate “piattaforme per la propaganda del partito comunista cinese”. In altre parole, stiamo tornando ai tempi della caccia alle streghe scatenata dal senatore Joseph McCarthy negli anni Cinquanta contro tutti gli intellettuali (scrittori, registi, professori, attori, ecc.), accusati di essere “spie sovietiche” per avere espresso opinioni di sinistra (anche se moderate).

Del resto questo rigurgito di maccartismo si intona alla perfezione con il clima di isteria anticinese che Donald Trump ha scatenato nelle ultime settimane (con il non recondito intento di guadagnare voti in vista delle prossime elezioni presidenziali agitando lo spettro di un nemico esterno). Ormai la situazione ha assunto toni grotteschi tali da scatenare l’ilarità, se non fosse che questo ritorno a un clima da Guerra Fredda comporta seri rischi di innescare conflitti ben più devastanti fra le due maggiori potenze mondiali.

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soldiepotere

La Germania può rompere l’euro

di Carlo Clericetti

Come la Corea del nord ha lanciato testate nucleari in mare per forzare una trattativa con gli Usa, così la Corte costituzionale tedesca lancia il suo missile contro la Bce per condizionare pesantemente le trattative in Europa. L’attesa sentenza sul ricorso di alcuni cittadini tedeschi contro il quantitative easing è arrivata, e dà tre mesi di tempo alla banca centrale per giustificare il suo comportamento, ritenuto dalla corte di Karlsruhe una forzatura dei trattati europei. Il termine ultra-vires, “eccesso di potere”, ricorre più volte nella sentenza, che, anche se riguarda il precedente programma di acquisti, inevitabilmente coinvolge anche quello attuale, deciso da Francoforte per fronteggiare la crisi del Covid. E questo nonostante che la sentenza precisi subito che “Le attuali misure di aiuto finanziario dell'Unione Europea o della BCE in relazione all'attuale crisi non sono oggetto della decisione”.

Ma del precedente programma si afferma che la Bce non ha “esaminato né dimostrato nelle decisioni adottate per l'introduzione e l'attuazione del PSPP che le misure adottate sono proporzionate”.

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osservatorioglobalizzazione

Il braccio di ferro sul Covid-19

Verso una nuova Guerra Fredda?

di Salvatore Santoru

L’attuale emergenza del Coronavirus è stata contraddistinta, notoriamente, dall’inasprimento delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Cina.

Tale ‘inasprimento’ è da ricollegarsi, d’altronde, al contesto della ‘Nuova Guerra Fredda’ che sta interessando le due potenze mondiali. A tal riguardo, bisogna dire che tale ‘conflitto indiretto’ si manifesta su diversi livelli: economico/commerciali, geopolitici e attualmente sopratutto comunicativi/mediatici.

Quest’ultimo aspetto è evidente nell’ambito della ‘guerra dell’informazione’ che si starebbe svolgendo in questi mesi e che, in linea di massima, avrebbe come ‘punto focale’ la ricerca della ‘vera origine’ del virus.

 

Le tesi alternative sull’origine del Covid-19

Com’è noto, secondo la versione diciamo ‘ufficiale’ e ritenuta più attendibile, il virus è molto probabilmente di origine naturale e sarebbe nato in un ‘wet market’ di Wuhan(1). Tuttavia, c’è da ricordare che non si ha la prova definitiva di ciò ed è doveroso segnalare che esistono numerose tesi alternative.

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sinistra

L’officina vuota

di Lorenzo Merlo

Brandelli di relitto

Diciamo spesso di imparare dalla storia. Accade ogni volta che assistiamo a qualche sprovvedutezza protetta al petto come fosse un bene grande. Altrettanto spesso osserviamo che l’occasione della sua lezione è andata perduta una volta ancora.

Evidentemente c’è una forza che ci impedisce di sfruttare le opportunità che la sorte ci offre per ridurre la vulnerabilità generale, per recuperare la cultura umanista, per liberarci dalla dannazione alla quale ci costringe quella tecnicista, nella quale siamo immersi.

Se una parte di noi se la gode nuotando soddisfatto, l’altra, di maggioranza, arranca in cerca di un brandello di relitto qualunque che lo tenga a galla. Quando ne trova uno, nonostante tanti altri come lui galleggino con fatica e siano in difficoltà, nonostante molti non ce la facciano e vadano giù, è disposto a tutto pur di appropriarsene, pur di non condividerlo. La lotta è per la sopravvivenza. Il mors tua vita mea si compie sotto gli occhi soddisfatti del regista della realtà che viviamo.

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sinistra

Il busto di Lenin

di Eros Barone

Sarà perché è stato protagonista, maestro e ispiratore del “secolo breve” (1914-1991); 1 sarà perché, come ebbe ad osservare Freud, ciò che viene rimosso, pur essendo seppellito, non muore mai (e la salma di questo personaggio, davanti alla quale continuano a sfilare milioni e milioni di presone provenienti da tutto il mondo, giace imbalsamata in un mausoleo); sarà perché, come ha scritto Marx, «il comunismo è una forza sociale materiale, che vince la nostra intelligenza, conquista i nostri sentimenti, salda la nostra coscienza con la nostra ragione, è una catena di cui non ci si può sbarazzare senza spezzarsi il cuore; è un demone di cui l’uomo non può trionfare che sottomettendosi a lui»; ma il fantasma di Vladimir Il’ič Ul’janov detto Lenin, 2 perché è ancora di lui che si parla, non cessa, magari effigiato in un busto di bronzo o di marmo, di visitare, come l’ombra di Banco, le nostre notti e di influire, come un dèmone meridiano, sui nostri giorni.

Una carica radioattiva così potente dal punto di vista storico e così ricca di significati dal punto di vista simbolico non poteva non trovare espressione anche sul piano letterario.

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natalinobalasso

L’utile ignoranza

di Natalino Balasso

Leggo un articolo su La Stampa, riportato da molte pagine social, poi leggo i commenti e mi viene un dubbio riguardo alla nostra comprensione degli scritti, ma anche riguardo ai giornali e alla comunità scientifica.

Nel titolo si dice che, secondo uno studio giapponese, la mortalità del covid sarebbe inferiore a quella dell’influenza (anche se i bene informati dicono che sarebbe più corretto dire “letalità”). Apriti cielo! Leggo in giro commenti inorriditi che riportano il 500% dei morti in più di Bergamo, nonché valanghe d’indignazione. Sarebbe fin troppo facile licenziare questi fenomeni come analfabetismo funzionale, anche se un po’ lo è, perché se non si capisce quel che si legge è dura parlare con cognizione di causa di ciò che si legge. Lo abbiamo visto anche sulla mia pagina fb, quando spiegando la deriva emozionale dei giornali dicevo che 80.000 morti sono più di 60.000 morti, ma è bastato dire che gli 80.000 erano dell’influenza mentre i 60.000 erano della guerra in Vietnam perché partissero i riflessi condizionati che negano anche la matematica e certi commenti tipo “venga a fare un giro a Bergamo”, come se io non avessi amici e parenti a Bergamo, come se volessi, non si sa per quale motivo, negare la realtà, mi ricordano tanto quelle frasi come “ospitali a casa tua”.

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lantidiplomatico

Un salutare ceffone di sovranità

di Antonio Di Siena

Che fosse tutto un bluff e l'euro avesse le ore contate io ve l'avevo detto il 20 marzo, finalmente qualcuno molto più autorevole del sottoscritto ieri l'ha messo nero su bianco.

La Corte costituzionale tedesca infatti con una sentenza storica ha buttato giù mesi di menzogne e propaganda europeista, riportando sulla terra i dormienti altroeuropeisti sognanti di casa nostra. Certo se qualcuno dei nostri si è limitato ad ascoltare Gualtieri e a leggere i titoli degli “specialisti dell'informazione” allora nella migliore delle ipotesi non c'ha capito niente. Nella peggiore ha capito il contrario di quello che è successo.

Quindi cerchiamo di spiegare cosa è accaduto ieri a Karlsruhe.

Molto banalmente la Suprema Corte di Germania ha sancito che il programma di quantitative easing per come lo conosciamo non può più proseguire. E che la decisione della Corte di Giustizia che lo legittimava è assolutamente arbitraria.

Non esattamente una bazzecola di sentenza quindi.

Secondo i giudici tedeschi infatti la pronuncia della CGUE ignorando “completamente gli effetti di politica economica del programma” ha violato il principio di proporzionalità.

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poliscritture

Sì, basta con i (vostri) agguati a chi non si rassegna al “meno peggio”

di Samizdat

A leggere l’appello “Basta con gli agguati”, comparso giorni fa su “il manifesto”, a vedere tra i firmatari non solo nomi di intellettuali rispettabili (come Luigi Ferrajoli) ma anche quelli di vari amici, a leggere su FB certi commenti in sua difesa mi sono cadute le braccia. Epigoni siamo e epigoni resteremo, ho concluso amaramente.

I firmatari si dicono convinti che il governo Conte “abbia operato con apprezzabile prudenza e buonsenso, in condizioni di enormi e inedite difficoltà, anche a causa di una precedente “normalità” che si è rivelata essere parte del problema”; e che non abbia intaccato “la libertà di parola e di pensiero degli italiani e comunque il Governo non è parso abusare degli strumenti emergenziali previsti dalla Costituzione”.

L’appello fa un elenco anche puntuale (ma parziale) dei limiti del governo Conte, ma poi lo approva e l’assolve. Per me è confuso, ambivalente, gesuitico (cioè ipocrita) come questo governo. E nessuna, anche autorevole, firma a suo favore mi toglierà dalla testa che con tale appello molti fanno il classico salto della quaglia. Che saltino o meno poi sul carro del (presunto) politico “illuminato”.

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piazzadelpop

Il ritorno degli imperi

di Piazza del Popolo

Nota: questo articolo è stato scritto nel mese di gennaio, e ritoccato lievemente adesso, in prossimità della pubblicazione. Nonostante gli equilibri geopolitici siano scossi dallo svilupparsi della pandemia del covid-19, gli assunti di base non cambiano

A un livello più sottile di quello strettamente politico, che vediamo esprimersi quotidianamente per mezzo dell’economia, della politica ordinaria e della cronaca militare, agiscono forze che si riconducono allo spirito dei popoli. Il capitalismo ultraliberale nella sua massima espressione, il globalismo, pensava di essersene sbarazzato, ma la Storia si era solamente assopita. Per circa trent’anni siamo vissuti in una bolla illusoria che voleva le civiltà umane sconfitte sull’altare della “mano invisibile” del mercato, che avrebbe unito tutti gli esseri umani sotto le sue bandiere, distruggendo i confini fisici e immateriali per il trionfo della nuova casta di super-ricchi, privi di una coscienza nazionale, fedeli soltanto ai meccanismi del liberismo che ingrassano i loro già enormi conti in banca. L’apparente dominio del capitalismo finanziario ha trasformato la scuola, diventata un centro di formazione per schiavi della macchina capitalista, sempre meno capaci di pensare e di prendere decisioni al di fuori del proprio quadratino di spazio consentito.

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lordinenuovo

Competizione imperialista e problema ambientale

di Paolo Caviglia

È noto che il modo di produzione capitalistico asservisce ogni cosa all’obiettivo della produzione di plusvalore, indipendentemente dal valore intrinseco che la cosa stessa possa rappresentare per le funzioni di riproduzione vitale che sono proprie della specie umana.

Un esempio illuminante di questo modo di agire può essere riscontrato agevolmente nella maniera in cui il capitalismo imperialista ha gestito e sta gestendo a livello internazionale il problema ambientale.

La gestione avviene ovviamente inserendo il problema all’interno della categoria illusoria delle “Scienze”.

Le scienze più investite di una responsabilità ideologica nel senso che sono deputate dal sistema a fornire le giustificazioni necessarie a mantenere un sufficiente livello di credibilità verso il sistema stesso nel momento in cui questo livello accenna ad abbassarsi, sono quelle che presentano un più immediato impatto sociale, configurandosi come settori di punta della ricerca complessiva o come veicoli ideologici di grande efficacia[1]

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lordinenuovo

La corte costituzionale tedesca contro la BCE, nuove minacce sulle misure anticrisi

di Domenico Moro

Mentre l’Europa si dibatte nella sua peggiore crisi dal ’29 la Corte costituzionale federale tedesca riafferma la priorità dei Trattati, rischiando di mettere in seria difficoltà l’opera della Bce nel sostenere le emissioni di titoli di Stato dei Paesi maggiormente in difficoltà.

La Corte costituzionale tedesca doveva pronunciarsi sulla presunta violazione dei Trattati (nello specifico l’articolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Ue) da parte del programma di acquisto di titoli pubblici varato dalla Bce all’epoca di Draghi. In particolare, viene preso di mira il Public sector purchase programme (Pspp), l’acquisto di titoli di stato europei che fu lanciato con il QE1 nel marzo 2015 e concluso nel dicembre 2018 e ripetuto con il QE2 nel novembre 2019 e tutt’ora in corso. Lo scopo, dichiarato da Draghi, era di combattere la frammentazione finanziaria e salvare l’esistenza stessa dell’euro. Sono, in pratica le stesse motivazioni che stanno guidando l’azione di Lagarde, successore di Draghi, in questo periodo di gravissima crisi.

Le politiche non convenzionali della Bce hanno effetti redistributivi, che non sono ben accetti ai falchi tedeschi. La Corte tedesca doveva appunto pronunciarsi sulla presunta doppia violazione dei Trattati compiuta da Draghi.

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lantidiplomatico

Karlsruhe, il conflitto è insanabile. Ma l'Italia ha un Piano B?

di Lidia Undiemi*

La sentenza della Corte Costituzionale tedesca è una ulteriore tappa di quello che ormai appare come un conflitto insanabile tra la Germania e le istituzioni europee, in particolare la Banca Centrale Europea e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Nulla di nuovo per chi avesse letto il mio articolo “Crisi, MES e l’incredibile verità sull’entrata in scena di Draghi: spiegato facile”, in cui risulta chiaro come il problema emerso ieri con la sentenza della Consulta tedesca si interseca con quello del Mes.

Siccome c’è molta confusione su cosa sia stato effettivamente detto, proverò a sintetizzare la reale portata della decisione sul futuro dell’UE, sempre più in bilico.

La Corte di Karlsruhe aveva rimandato alla Corte di Giustizia Europea per un giudizio sull’operato della Banca Centrale Europea con il cosiddetto Quantitative Easing, in particolare con una serie di strumenti di acquisto dei titoli pubblici sul mercato secondario definito PSPP (Public Sector Puchase Programme). Già in sede di rinvio pregiudiziale i giudici tedeschi avevano sollevato parecchi dubbi sulla legittimità delle azioni poste in essere dalla Bce.

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sollevazione2

Tornare a riveder le stelle

di Alberto Melotto*

E’ questa l’informazione che davvero vogliamo? Ogni giorno, siamo presi da un estenuante lavoro di analisi e di indagine, di verifica e di accertamento, per evitare di cadere nelle trappole tese dagli organi di informazione. Pochi giorni fa, il 28 aprile, abbiamo pubblicato una nota redazionale tesa a smentire, dati alla mano, la notizia fatta circolare impunemente da Repubblica, Corriere della Sera e Messaggero, che affermava essere in atto una ripresa del contagio da Covid-19 in Germania.

Niente di più falso.

Ed infatti, a stretto giro di posta, sono seguiti distinguo, smentite, imbarazzate scuse, da parte dei quotidiani sopra citati.

E’ soltanto un esempio come tanti. Lo stesso Giuseppe Conte ha rincarato la dose, paventando 151.000 persone in terapia intensiva, in caso di riapertura prematura, cifre che presupporrebbero milioni e milioni di contagiati, e lasciamo all’intelligenza dei nostri lettori commentare la veridicità di tali ipotesi.

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lafionda

La libertà d’informazione e il coronavirus: tra istituzioni di vigilanza e scienza cosa resta?

di Carlo Magnani

Lo stato di emergenza dichiarato dal Governo non riguarda in maniera diretta e immediata la libertà di informazione. Tuttavia, le libertà costituzionali oltre ad entrare in conflitto tra loro assumono anche una dimensione di cooperazione, per cui quando il sistema delle garanzie subisce degli smottamenti questi si riflettono anche sui diritti non direttamente oggetto di provvedimenti restrittivi. L’eccezionalità del momento presenta così dei risvolti importanti anche sul sistema dell’informazione e della comunicazione, il quale ha visto crescere sia le competenze che il numero dei suoi tanti custodi.

 

L’Agcom c’è… (in prorogatio)

Occorre segnalare subito il ruolo svolto dalla Autorità garante per le comunicazioni, che non ha mancato di attivarsi. Sia aggiunto, tra l’altro, che il mandato dell’Autorità è già scaduto e che essa opera in virtù di una proroga contenuta nel decreto legge n. 104 del 2019; disposizione che è stata modificata proprio da decreto legge n. 18, del 17 marzo 2020, noto come “Cura Italia”, che ha stabilito, all’art. 117, che gli organi dell’Agcom continuano a esercitare le proprie funzioni, limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti, fino all’insediamento del nuovo Consiglio e comunque fino a non oltre i 60 giorni successivi alla data di cessazione dello stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario.

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frontiere

I saldi Target 2 sono l'ultimo dei problemi

di Musso

Il 18 gennaio 2017, Mario Draghi pronunciò una frase celebre: “Se un paese lasciasse l’Eurosistema, i crediti e le passività della sua BCN nei confronti della BCE dovrebbero essere regolati integralmente”.

Il 24 settembre 2018, affermò il suo contrario: i saldi sono già garantiti, dai collaterali presentati alle banche centrali nazionali a fronte della originaria creazione di moneta.

Una completa marcia indietro.

Umiliante, senz’altro, ma inevitabile.

 

Come nasce il saldo Target2

Cos’è Target 2? Un servizio che “consente il regolamento lordo in tempo reale di pagamenti in euro, con regolamento in moneta di banca centrale”.

La moneta è un attivo del settore privato, ottenuto a fronte di un debito verso le banche commerciali. Questo debito del settore privato, è un attivo delle banche commerciali, a fronte di un passivo che è la stessa moneta depositata. La quantità di moneta equivale alla quantità di debito.

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antiper

La questione del suffragio e della maggioranza

di Marco Riformetti

In letteratura si può trovare un numero pressoché infinito di definizioni di “democrazia”. Esistono tuttavia almeno un paio di elementi che ricorrono con una certa frequenza: 1) la possibilità di far valere una posizione politica esclusivamente attraverso il ricorso a mezzi di natura pacifica – e segnatamente attraverso il voto (nelle elezioni politiche e amministrative, nelle assemblee sindacali, nei movimenti sociali, nelle associazioni…) – e quindi la rinuncia a ricorrere alla violenza o all’uso di mezzi di natura illegale; 2) l’assunzione delle decisioni collettive in base al principio di maggioranza.

Questo perché si pensa in genere che il voto sia sufficiente per incidere concretamente sugli equilibri politici. Ma le cose stanno davvero così? Probabilmente no se oggi imperversa il dibattito sulla post-democrazia [1], sulla deriva autoritaria delle società “democratiche” [2], sul dominio tecnocratico dell’economia sulla politica – ovvero dei mercati sulle assemblee elettive –, ecc… Non è, a dire il vero, tutta questa gran novità se già nel lontano 1859 Marx suggeriva di pensare alla “gigantesca sovrastruttura” ideologica, politica, giuridica… come a qualcosa che si eleva al di sopra della struttura economico-sociale; risulta dunque assai arduo pensare che la “politica” possa dirigere a proprio piacimento l’“economia” come desiderano i fautori del capitalismo regolato.

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lafionda

Agguati e libertà liberiste. Contro gli opposti centrismi

di Alessandro Volpi

Che il quadro politico e il mondo culturale e dell’informazione in Italia si fosse spostato radicalmente a destra lo avevamo capito da tempo, ma visto che al peggio non c’è mai fine, in questa pandemia abbiamo assistito ad un’ulteriore accelerazione. Sono usciti infatti a distanza di pochi giorni un appello e un controappello, su due storici quotidiani della defunta sinistra italiana (morta forse “con” Covid, ma piena di patologie pregresse) che mostrano bene lo stato delle cose.

Il Manifesto, quotidiano comunista, che dovrebbe essere – anche guardano alla sua storia – la voce del conflitto sociale, ci invita a smetterla con gli agguati al Presidente Conte e al Governo, denunciando giustamente gli attacchi da destra, omettendo però di specificare cosa significano questi attacchi, che posizione ha il governo rispetto a queste pressioni, e perdendosi in una seria di esilaranti eufemismi, tra i quali spicca il capolavoro: “Il governo Conte non è il migliore dei governi possibili” e fino a qui ce ne eravamo accorti, ma… “sempre che da qualche parte possa esistere un governo perfetto”.

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seminaredomande

Exit? Prego, dopo di lei

di Francesco Cappello

Se ad abbandonare l’euro fosse la Germania o la Francia per noi sarebbe decisamente un grande, auspicabile, vantaggio. Viceversa, un’uscita repentina ed unilaterale da parte nostra rischierebbe di peggiorare le cose. Se ad uscire, sbattendo la porta fosse, infatti, l’Italia, ci si potrebbe trovare addebitate le passività registrate in target 2 (meno di 400 miliardi euro) e quelle presso la BCE (200 mld nel 2018) – da restituire “post exit” in euro… Meglio, allora, sperare attivamente ossia fare in modo, che siano altri ad abbandonare per primi l’eurozona, se possibile, incoraggiando strategicamente tale scelta. Un tale “incoraggiamento” sarebbe concretabile se il governo attuale, o più realisticamente quello futuro prossimo, facesse finalmente quella necessaria scelta di autonomia, ricorrendo all’enorme mole di risorse interne, disponibile secondo i modi virtuosi proposti dal piano di salvezza nazionale (PSN), smettendo nel contempo di continuare a infrangersi sullo scoglio del consiglio europeo; scelta, quest’ultima, che non può che definirsi criminale perché ritarda pericolosamente i tempi della risposta alla crisi economica per partorire strumenti di ulteriore indebitamento che non potranno non condurci tra le “amorevoli” braccia della Troika. Sono tanti gli economisti che avvertono intorno ai rischi connessi ad un exit unilaterale come l’economista Nino Galloni, tra i principali compilatori del PSN.

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sinistra

Che fare?

di Salvatore Bravo

Nella storia di ogni persona pensante (l’aggettivo pensante non si riferisce necessariamente all’intellettuale, ma semplicemente a coloro che vivono cercando di capire la concretezza della loro esistenza) risuona la domanda Che fare?.

La domanda emerge, mentre si sente montare la marea della storia e ci si sente un po’ persi, ed a volte distanti da coloro che ci circondano, dalla comunità in cui si abita. La domanda Che fare? È un ponte, è l’esserci comunitario che riemerge e chiama all’impegno, a chiedersi se è possibile agire, e specialmente come agire. La domanda Che fare? Ricorda Lenin, ma in media, non abbiamo la vocazione titanica di un Lenin. Se si confronta il proprio Che Fare? con la domanda posta da Lenin, il desiderio di agire ricade su noi stessi e ci fa sentire autentiche nullità. I confronti con i monumenti della storia possono essere schiaccianti. La domanda può neutralizzarsi sul nascere, se il confronto è frustrante. Certo i grandi movimenti-sommovimenti hanno dei punti di catalizzazione visibili dietro i quali si cela il mormorio della storia, dei tanti e dei popoli, di coloro che non compaiono, ma possono sollecitare “il riorientamento gestaltico”.

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lantidiplomatico

Venezuela, l'obiettivo dell'Operazione Gedeone era rapire Maduro e portarlo negli USA

di Geraldina Colotti

Ha avuto grande impatto la conferenza stampa internazionale del presidente venezuelano Nicolas Maduro. Alla presenza dei vertici della Forza Armata Nazionale Bolivariana, della Polizia e del governo – tutti rigorosamente provvisti di mascherine per via della quarantena in corso contro il coronavirus – l’incontro web è andato a buon fine, nonostante il nuovo sabotaggio alla rete elettrica, denunciato dalla vicepresidente Delcy Rodriguez.

Prima di rispondere via internet alle domande dei giornalisti, Maduro ha spiegato la dinamica del tentativo di invasione dal mare compiuto da un gruppo di mercenari. Tra questi, alcuni contractor statunitensi dell’agenzia per la sicurezza privata Silvercop. Due di loro, catturati durante lo sbarco, hanno ammesso le proprie responsabilità e spiegato in dettaglio lo svolgimento dell’intera operazione, decisa a Washington e messa in atto dopo un allenamento in Colombia.

L’intento dell’Operazione Gedeone era quello di occupare l’aeroporto, rapire Maduro e portarlo negli USA con uno degli aerei previsti dal piano. Lo ha confessato Luke Denman, mercenario di 34 anni nativo del Texas, che i giornalisti hanno potuto vedere nel corso della conferenza stampa.

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lafionda

Quello zero del Consiglio Europeo

di Matteo Bortolon

La coscienza del fatto che ci approssimiamo verso la peggiore crisi economica da molte decadi a questa parte sta raggiungendo la maggioranza dei cittadini. I suoi contorni restano largamente inediti anche se una fonte piuttosto prudente e molto istituzionale quale l’Uffico Parlamentare di Bilancio (UPB) parla di un “crollo […] di intensità mai registrato nella storia della Repubblica”.

Per questo i due vertici di aprile, l’eurogruppo (ministri delle finanze dei paesi dell’eurozona) e il Consiglio europeo (capi di Stato e di Governo della UE) avvenuti rispettivamente il 6-9 e il 23 dello stesso mese, avevano acceso aspettative di qualche proposta che cancellasse l’onta della mancanza di solidarietà che appare evidente a tutti, sospingendo nelle regioni dell’euroscetticismo anche molti di coloro che in nome degli ideali europeisti avevano bollato in tal modo chi criticava le modalità dell’integrazione.

I due vertici invece presentano un esito così evidentemente inadeguato da confermare appieno le peggiori previsioni. Tanto che se a proposito dell’Eurogruppo si è potuto parlare di una capitolazione.

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laboratorio

Segnali di crisi dagli USA

di David Insaidi

Com’è noto gli Stati Uniti sono stati, dal dopoguerra, una grande superpotenza mondiale. Posizione che inizialmente hanno condiviso per alcuni decenni con l’Unione Sovietica, fino a che, cadute l’URSS e il Patto di Varsavia, non sono rimasti l’unica grande potenza mondiale.

E’ altrettanto noto che gli States, oltre ad essere il paese più ricco del mondo, è stato anche quello dove il capitalismo si è mostrato, sia economicamente che politicamente, nel suo aspetto più “puro”, più caratteristico. Negli USA pressoché tutto, o quasi tutto, è privato, perfino le carceri. Politicamente, grazie al Maccartismo, è stato l’unico paese dell’Occidente a non avere avuto una vera e propria sinistra (se si escludono micro-formazioni ultra-marginali) e dove ha dominato, in questi decenni, un’alternanza tra due forze politiche entrambe fortemente ultra-liberiste e guerrafondaie.

Tutte queste caratteristiche – unica superpotenza mondiale egemonica, capitalismo feroce e bipolarismo politico tra formazioni ultra-liberiste e legate alle grandi lobbies – sembravano fino a pochi anni fa del tutto inossidabili.

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kelebek3

L’inganno dei biocarburanti

di Antonio Turiel

Ieri abbiamo segnalato il controverso documentario di Michael Moore sull’inganno della “energia verde”.

Metto qui un interessante articolo sul tema dei biocombustibili, scritta da Antonio Turiel, che insegna presso l’Istituto di Scienze del Mare di Barcellona.

L’articolo è apparso in spagnolo su Oilcrash, purtroppo non ho tempo per fare altro che una googletraduction, con veloce lettura per correggere cose incomprensibili.

Viste le furibonde reazioni al documentario di Michael Moore, accusato di non essere “aggiornato”, preciso che l’articolo di Turiel è di ben sette anni fa.

Credo che da allora la principale novità sia:

1) un “incentivo” europeo di 4,7 miliardi di soldi miei e tuoi a biocarburanti

2) che le linee aeree – che già non pagano tasse sui carburanti – adesso chiedono pure i sussidi all’Unione Europea per permettere loro di usare biocarburanti in modo che possano sembrare più “ecologici” [Miguel Martinez]

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Da un paio di decenni, nella maggior parte dei paesi occidentali è stato richiesto dalla legge che parte di ciò che viene fornito dai distributori di benzina sia ciò che la legge chiama biocarburante.

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milanofinanza

Perché il sistema capitalistico è praticamente morto

di Maurizio Novelli

Gli Stati Uniti, dal 2001 in poi, hanno messo l’economia reale a sostegno della finanza. E ora i mercati stanno entrando silenziosamente nella fase preliminare della nazionalizzazione, dove l’intervento pubblico e il sostegno della Fed sosterranno un modello di capitalismo che è praticamente finito

Le borse festeggiano la fine imminente del lockdown globale ma, a questi livelli, non stanno certamente prezzando il danno che rimarrà sull’economia, sui profitti attesi, sull’occupazione e, soprattutto, sulle insolvenze che arriveranno. Credo che il reale impatto che la pandemia avrà sull’economia globale si capirà solo nei prossimi tre mesi, quando si avrà una evidenza di come effettivamente si delinea il ritorno alla normalità tanto attesa.

Se guardiamo a quello che accade in Cina non ci sono motivi per essere particolarmente ottimisti. Sebbene il governo Cinese abbia imposto la ripresa dell’attività industriale, quello che accade fuori dal settore produttivo, in gran parte gestito con politiche centralizzate, non lascia spazio a facili entusiasmi. Il settore dei servizi e dei consumi interni, che non è gestito da politiche centralizzazte e dipende dalla reale domanda privata, è pesantemente penalizzato dal fatto che i cittadini Cinesi non hanno ancora superato lo shock e la paura del contagio rimane latente. Le vendite al dettaglio sono ancora sotto del 16% rispetto a fine 2019 e gli unici settori che vedono un incremento dell’attività sono il settore pharma (+8%) e quello alimentare (+18%). I consumi di carburante e i ristoranti, che sono settori indicativi di un ritorno alla mobilità della popolazione e quindi dei consumi, sono -20% il primo e -57% il secondo.

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sinistra

Con gli occhi del Sahel. Prove di schiavitù globale

di Mauro Armanino

Niamey, maggio 2020. Vista da qui la disfatta è inspiegabile. La sottomissione post-costituzionale alle autorità costituite, elette, riconosciute e financo ringraziate appare come un paradossale equivoco. Solo decenni di pattuita e accettata sottomissione al nuovo ‘Leviatano’ che si avvale dei mezzi di in-comunicazione ha reso possibile la dimissione alla quale, da lontano, buona parte dell’Occidente sta offrendo al mondo e al Sahel in particolare. La ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale, terminata nel ’45 e, di riflesso, del resto del pianeta, non averbbe dovuto condurre all’attuale genocidio delle democrazie parlamentari in così poco tempo. Operai, partigiani, sindacalisti, militanti, uomini di Chiesa e responsabili religiosi, attivisti sociali, movimenti di emancipazione femminile, associazioni di difesa dei diritti umani, liberi pensatori e comuni cittadini hanno subito, senza colpo ferire, la sottrazione sistematica, coerente e scientifica della propria dignità. Ridotti a non-persone pensanti, trattati da incapaci di decidere, scegliere e volere sono stati resi soggetti innoqui nelle mani della paura della morte, per troppo tempo espunta dal vocabolario simbolico dell’Occidente. Il tutto con relativa poca resistenza anche da parte di chi avrebbe dovuto allertare lo spirito.