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lantidiplomatico

La fame dei lavoratori e la sete dei vampiri. Istruitevi, Agitatevi, Organizzatevi!

di Giulio Palermo*

"La produzione è ferma. Rimangono solo la fame dei lavoratori e la sete di profitto del capitale. L’una contro l’altra"

La crisi morde e i lavoratori sono carne da macello. Il vampiro del capitale non ha più lavoro da succhiare alla classe operaia ma ha sempre più sete. Sta lì, nell’angolo, a divorare se stesso, in attesa che i suoi luogotenenti ingiacchettati gli portino nuovo lavoro fresco di cui nutrirsi. Ma quel lavoro fresco per ora deve rimanere rinchiuso in casa, in un mondo ormai deserto. Ancora per un po’ i lavoratori non possono tornare a piegarsi la schiena sotto le leggi del capitale. Non certo per il loro bene e nemmeno per quello dei singoli vampiri, che si dimenano furiosamente mentre si avvicina l’alba dell’insolvenza, ma per quello dell’intero mondo delle tenebre. Perché ormai il rischio è sistemico e il capitale ha paura che dalle rivolte spontanee possa veramente sorgere il sol dell’avvenir che spazzerà via tutto.

Infatti, se il vampiro ha sete, i lavoratori hanno fame. Nei loro stomaci ormai non c’è più niente e nella loro testa è tramontato anche il sogno di un lavoro stabile con cui procacciarsi la semplice sussistenza.

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Coordinamenta2

“In corpore vili”

di Elisabetta Teghil

<Nel 2001, subito dopo l’attacco al World Trade Center, la consigliera di un ministro britannico aveva scritto agli alti funzionari del suo ministero: “Questo è un ottimo momento per attuare tutte le misure di cui abbiamo bisogno senza dare nell’occhio.”>

Serge  Halimi, Le Monde Diplomatique, aprile 2020

<Il 17 aprile è’ stata firmata l’ordinanza, ed è quindi operativa, del commissario all’emergenza Domenico Arcuri con la quale si dispone <di procedere alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza dell’uso sul software di “contact tracing” e di appalto di servizio gratuito con la società Bending spoons spa>. La app “Immuni” consentirà di tracciare i contatti interpersonali con i telefonini. Arcuri ha specificato che verrà avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota per poi estendere progressivamente la facoltà volontaria.>

questa la notizia e poi a seguire quest’altra

Il 19 aprile il Copasir ha comunicato che intende approfondire la questione dell’ app ”Immuni” sia per gli aspetti di architettura societaria sia per quanto riguarda le forme scelte dal commissario Arcuri per l’affidamento e la conseguente gestione dell’applicazione.  Lo comunica il presidente del Copasir Raffaele Volpi. “Non esclusa” l’audizione dello stesso Arcuri “ritenendo che si tratti di materia afferente alla sicurezza nazionale”.

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ilpungolorosso

Ti conosco mascherina: Zaia e il cosiddetto “modello veneto”

di Il Pungolo Rosso

Uno dei lettori de La grande camorra lombarda all’attacco ha posto una domanda, forse solo apparentemente ingenua: e di Zaia cosa ne pensate? Una domanda benvenuta, perché ci permette di chiudere il discorso sulle “eccellenze” leghiste. Rinviamo anzitutto agli allegati a questa nota, perché a questa domanda avevamo in realtà risposto già tre anni fa. All’epoca sfidammo Zaia ad un pubblico dibattito sul suo referendum per l’autonomia, per dimostrare che il suo referendum era un bidone pieno di veleni razzisti. Zaia declinò l’invito per impegni precedenti, ma il dibattito si fece su Rai 3, nella trasmissione “Tutta la città ne parla” il 19 ottobre 2017, e il suo sostituto (Barbisan, un consigliere regionale leghista) non ne uscì benissimo…

Bisogna tornarci su, anche solo perché non se ne può più, da Saviano a Mattarella, di sentir dire che Zaia, quello che la colpa di tutto è dei cinesi “che mangiano i topi vivi”, è un tipo “diverso” dalla suddetta “grande camorra lombarda”, che ha saputo gestire incomparabilmente meglio la crisi del coronavirus, per cui meriterebbe questo e quel riconoscimento fino a palazzo Chigi, e tutto il resto.

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laboratorio

Il gigante ha i piedi di argilla

di Fabio Nobile

La crisi economica che si sta sviluppando a seguito della pandemia, oltre a mietere potenzialmente molte più vittime di quella esplosa nel 2008, manifesta in maniera violenta tutti i limiti ideologici ed egemonici del sistema economico dominante. Il primo in maniera assoluta è quella sul ruolo dello Stato chiamato in causa a gran voce nei momenti di difficoltà e definito ingombrante nei momenti in cui il mercato sembra crescere senza freni.

Molti definiscono gli effetti della pandemia simili a quelli di una guerra e, senza dubbio, la potenziale distruzione di capitale che ne potrà scaturire rende questo paragone non lontanissimo dalla realtà anche se la “guerra” economica, nelle forme variegate che abbiamo già conosciuto dagli anni ’90 in poi, durerà molto più a lungo della pandemia.

Infatti la battaglia vera per chi la spunterà nello scacchiere dell’economia globale molto probabilmente si dispiegherà in tutta la sua forza successivamente alla fine dell’emergenza sanitaria. Sarà il periodo di “pace” con il virus che disvelerà il volto aggressivo di un sistema che già prima era immerso in uno scontro tra potenze sempre meno nascosto dalla diplomazia.

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contropiano2

Epidemia. I dati, oltre le speranze

di Massimo Zucchetti*

Dato che oramai è praticamente impossibile capire quali siano i reali dati sull’epidemia in Italia, cerchiamo di arrangiarci come al solito, cioè trovando le informazioni da fonti affidabili all’estero. Per fare un discorso semplice, prendiamo i dati del database mondiale della Johns Hopkins University, reperibili e bi-giornalmente attualizzati al sito: www.coronavirus.jhu.edu.

In Italia, infatti, sta emergendo una più che comprensibile “saturazione” dell’opinione pubblica per quanto riguarda le cifre su contagi, malati, morti. I media si sintonizzano, e dopo aver parlato per tutto gennaio di cataclismi da contagio (che non c’erano), ora parlano solo più di “Fase 2”. Comprensibile, ribadisco.

I dati giornalieri per l’Italia parlano ormai di “poche centinaia di malati in più”, frase molto rassicurante dopo le cifre da tregenda che abbiamo visto nelle settimane passate.

La realtà è un’altra. Ogni giorno abbiamo in Italia 3-4mila contagi in più, dato più o meno stabile. Certo, se a questa cifra – persone diagnosticate OGGI – sottraiamo altre persone, in particolare quelle che sono guarite oggi (ammalatesi settimane fa) e quelle morte oggi (anche queste, certo, ammalatesi settimane fa e che non sono più malate) otteniamo questi rassicuranti numeri privi di significato, sul numero degli “attualmente malati oggi”: comunque, in crescita, in più oggi, nonostante le guarigioni e le morti.

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nuovadirezione

La festa tradita

di Andrea Zhok

Il 25 aprile non è la "Festa della Libertà", come capita di sentir dire anche in questi giorni.

Libertà è una di quelle paroline polisemiche che fanno la felicità dei politici quando devono fingere di dire qualcosa di significativo astenendosi rigorosamente dal dire alcunché di contestabile.

Il 25 aprile è la Festa più celebrata e più tradita della storia d'Italia. Tradita ogni qualvolta la si è celebrata genericamente come "Festa della libertà".

Il 25 aprile, se è qualcosa, è la festa della sovranità nazionale e popolare. La Resistenza non nasce col fascismo, ma con il collasso del fascismo, dopo l'armistizio dell'8 settembre, e dopo che le dirigenze fasciste mostrarono di preferire l'alleanza con lo straniero, con la Germania nazista, alla fiducia nel proprio popolo. Prima c'era una (sparuta) opposizione al fascismo, naturalmente, ma di Resistenza si può parlare solo quando la lotta politica si trasforma in lotta popolare nazionale.

Il 25 aprile è una fiammata, rapidamente spenta, di orgoglio popolare (minoritario, ma popolare) e nazionale.

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micromega

Coronavirus: anche il Parlamento europeo con i falchi del nord?

di Alessandro Somma

La crisi economica provocata dall’emergenza sanitaria si annuncia come una crisi devastante, che richiederà l’impiego di immani risorse pubbliche: quelle che solo una Banca centrale può creare attraverso la monetizzazione del debito, ovvero con l’acquisto diretto dei titoli del debito pubblico. Questa soluzione è stata adottata in Paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti, ma non viene contemplata dai Trattati europei e soprattutto è invisa ai falchi del nord. Per loro non si devono adottare misure che comportano una condivisione del debito: niente monetizzazione, ma neppure emissione di titoli del debito da parte di istituzioni europee: i cosiddetti Eurobond.

Questa posizione è emersa chiaramente nel corso dell’ultimo incontro dell’Eurogruppo, ovvero dei Ministri delle finanze dell’Eurozona. Lì si sono bocciati gli Eurobond, mentre si è promosso l’utilizzo del famigerato Mes per le spese sanitarie, così come l’istituzione di in fondo chiamato Sure per fronteggiare la disoccupazione. Il ricorso al Mes è pericoloso perché non avverrà senza condizioni, come invece si dice, e dunque condurrà a nuove politiche di austerità. Entrambi il Mes e il Sure erogano prestiti che andranno prima o poi restituiti e che nel frattempo faranno lievitare il debito pubblico.

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sollevazione2

Il ricatto è servito

di Leonardo Mazzei

Il signor Regling non è uno qualunque. Sul Corriere di stamane il solito Fubini ce lo presenta come un nonno che vorrebbe dedicarsi ai nipoti, mentre solo la sorte ha deciso che debba invece occuparsi di noi. Il signor Regling è il direttore generale del Mes. E solo casualmente è anche tedesco.

Dato che oggi l’ipocrisia è il segreto del successo del buon giornalista, la sua intervista è un capolavoro del giornalismo. Ma il signor Regling è un tipo indaffarato, e non avrebbe mai sprecato il suo tempo solo per questo. Se si è concesso al più astuto dei pennivendoli è solo per inviare un messaggio. Nient’affatto cifrato.

Certo, il signor Regling è pieno di rassicurazioni. «Siamo in un mondo diverso», non sono mica più i tempi della Grecia, «stiamo cercando di gestire uno choc comune». Oggi i fondi del Mes sono disponibili per tutti i paesi con «termini standardizzati concordati in precedenza». Dunque che temete, italiani? Dovete solo farvi avanti. Quei soldi son già pronti lì sul tavolo per la vostra sanità, e voi esitate?

Commovente direi. Sembra quasi di sentir parlare Prodi. Ma avete visto mai tanto disinteresse nei palazzi dell’UE? Tanta attenzione per la nostra sanità?

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piccolenote

Il virus cinese, l'arma di distrazione di massa

di Piccole Note

La guerra al coronavirus diventa guerra vera, ma contro la Cina. Una guerra che ha l’esito non di salvare vite, piuttosto perderle.

In compenso, impedirà alla Cina di sfruttare il vantaggio di aver sconfitto per prima il virus, situazione che le conferisce un vantaggio sugli Stati Uniti.

Una guerra geopolitica, del tutto virtuale, ma con obiettivi reali, si è sovrapposta alla guerra reale, quella per sconfiggere una pandemia e le sue conseguenze economiche di prospettiva catastrofica.

 

Il “virus cinese”

La pandemia avrebbe dovuto spingere il mondo a unirsi contro il virus, nonostante gli antagonismi, un po’ quel che successe nella Seconda guerra mondiale, quando i paesi liberi si allearono addirittura con Stalin per sconfiggere il nazismo.

Non è andata così. Mentre dalla Cina si rinnovano appelli alla cooperazione, nel cosiddetto mondo libero imperversa la narrativa del “virus cinese”.

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lafionda

Sistemi decisionali automatizzati e lotta contro COVID19

di Fabio Chiusi, Nicolas Kayser-Bril

Mentre la pandemia COVID-19 imperversa in tutto il mondo, molti si chiedono se e come utilizzare i sistemi decisionali automatizzati (ADMS [i] ) per frenare l’epidemia. Diverse soluzioni sono state proposte e implementate in diversi paesi, che vanno dal controllo sociale autoritario (Cina) a soluzioni decentralizzate e orientate alla privacy (il “percorso sicuro” del MIT). Ciò che segue è un insieme di possibili principi e considerazioni su cui basare una discussione informata, democratica e utile sull’uso degli ADMS nell’attuale pandemia.

* * * *

1. Il COVID-19 non è un problema tecnologico. Le analisi delle risposte effettive all’epidemia mostrano che gli interventi di successo sono sempre basati su politiche di sanità pubblica più ampie. Singapore, Corea del Sud e Taiwan, spesso citati come modelli di riferimento per tenere sotto controllo l’epidemia, avevano tutti piani in atto, molti dei quali progettati dopo l’epidemia di SARS del 2003. La preparazione per un’epidemia va oltre le soluzioni tecniche: significa avere risorse, competenze, piani, la legittimità politica e la volontà di dispiegarle rapidamente quando necessario.

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conness precarie

Bernie out. Ascesa e declino di un rivoluzionario riluttante

di Felice Mometti

Certo che voto Bernie alle primarie ed anche alle elezioni di novembre se ottiene la nomination. Poi, se dovesse diventare Presidente, per i prossimi 20 anni non ci sarà più una sinistra credibile negli Stati Uniti». Questa era la previsione, a mezza strada tra il paradossale e il provocatorio, fatta all’inizio di febbraio da un attivista storico della sinistra radicale newyorkese. Come a dire che, se fosse stato eletto, gli apparati dello Stato e il Senato avrebbero ostacolato e velocemente neutralizzato il programma di Sanders, perché non c’erano nemmeno le condizioni e la spinta sociale delle primarie del 2016 e il contraccolpo sarebbe stato molto duro. Bernie Sanders non sarà il prossimo Presidente e nemmeno il candidato democratico alla presidenza. La sua corsa di fatto è terminata nei primi giorni di marzo quando, dopo un primo momento di sbandamento nelle primarie del Iowa, del New Hampshire e del Nevada, l’intero establishment democratico si è ricompattato dietro Joe Biden. Prima convincendo al ritiro sia Pete Buttigieg che Amy Klobuchar e poi, dopo la vittoria di Biden in molti Stati nel Super martedì del 3 marzo, azzerando le aspirazioni di Elizabeth Warren e Michael Bloomberg.

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contropiano2

L’eterno ritorno dello “Stato di emergenza”

di Sergio Scorza

Si definisce “stato di eccezione” una particolare configurazione del potere politico. Ciò si verifica in presenza di una circostanza particolarmente grave che impone di sospendere il rispetto delle leggi scritte e di dedicarsi con tutte le forze al superamento della situazione stessa.  È quel che stiamo vivendo, ormai, da molte settimane. 

Ma qual è la circostanza particolarmente grave che impone di sospendere lo stato di diritto avendo affidato a torme di svariati “tutori dell’ordine” in divisa (polizia, carabinieri, finanzieri e vigili urbani) supportati da una moltitudine di delatori e cacciatori di potenziali untori, il nostro destino, completamente, pienamente, per un tempo indefinito?

È la pandemia da Covid 19? Oppure è l’incapacità pregressa ed attuale dello Stato di fronteggiare l’emergenza stessa?

La verità è che non stiamo assistendo alla legittima applicazione di accettabili norme sanitarie di certo necessarie in questa grave circostanza qual è, certamente, l’epidemia da Covid-19, soprattutto per il suo altissimo tasso di propagazione.

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economiaepolitica

Siamo tutti (nuovamente) keynesiani?

di Vittorio Daniele, Ugo Marani

Ora siamo tutti keynesiani”. Pronunciata da Richard Nixon nel 1971, questa frase ben si attaglia al dibattito, in corso in Europa, sulle misure per affrontare le conseguenze economiche del coronavirus. È ampio, quasi corale, il consenso attorno all’idea che, per rilanciare l’economia europea, sia indispensabile attuare programmi di spesa pubblica finanziati in deficit. Strumenti eccezionali per tempi eccezionali, come l’emissione di titoli europei di debito, e politiche tradizionalmente ritenute taboo, come il finanziamento della spesa pubblica da parte della Bce, appaiono opzioni praticabili.

Eppure, fino a poco tempo fa, misure oggi ritenute indispensabili erano considerate un inutile armamentario, retaggio di un’epoca definitivamente tramontata. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, un ampio coro di economisti intonava il de profundis al keynesismo, defunto, così si riteneva, sia per debolezza analitica, sia perché gli squilibri che pretendeva di sanare erano ormai scomparsi. Era, quella, l’epoca della grande moderazione, in cui si pensava che i cicli economici fossero ormai definitivamente domati.

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antiper

Il capitale non paga

di Antiper

In un articolo del 22 dicembre 1857 Marx scrive, a proposito della crisi in Germania

“Per sostenere i prezzi e scongiurare così la causa attiva del pericolo [di naufragio finanziario], lo Stato dovrebbe pagare i prezzi che dominavano [il mercato] [1] prima dello scoppio del panico commerciale nonché scontare il valore dei titoli che hanno [ormai] cessato di rappresentare una qualsiasi cosa tranne che i fallimenti.

In altre parole, la ricchezza [pubblica] di tutta la comunità, che il governo rappresenta, dovrebbe [essere usata per] compensare le perdite dei capitalisti privati.

Questo tipo di comunismo, in cui la reciprocità è tutta da una parte, è piuttosto attraente per i capitalisti europei” [2]

Per salvarsi dal crack, dice Marx, i capitalisti chiedono allo Stato di comprare le loro azioni ormai prive di valore e non solo di comprarle, ma di comprarle al prezzo a cui venivano scambiate prima della crisi, in modo tale da non dover sostenere alcuna perdita.

Marx ironizza su questa pretesa e la chiama “comunismo” “da una parte sola” perché invoca la comunità, ma solo per salvare una parte (ovviamente quella dei capitalisti); eppure questo brano ci ricorda come la pretesa del capitale di scaricare i propri fallimenti sulla comunità attraverso lo Stato – salvo peraltro tenere ben stretti i propri guadagni – sia una pretesa molto antica che ha trovato sempre buon ascolto nelle stanze del potere statale.

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insideover

Patrimoniale e prelievo forzoso, due strade non attuabili

di Andrea Muratore

Nel contesto politico ed economico molte voci autorevoli si stanno levando a favore di forme di imposte patrimoniali o, addirittura, prelievi forzosi sui conti correnti degli italiani come mezzo di finanziamento per procacciare allo Stato risorse nella corsa contro il tempo per lenire l’emergenza economica del coronavirus. I finanziamenti e le coperture per le misure annunciate boccheggiano, e il governo in vista delle prossime manovre rischia di restare spalle al muro se anche le nuove, benvenute emissioni di titoli non bastassero a coprire le necessità.

In un intervista al Fatto Quotidiano, il patron di Eataly Oscar Farinetti ha recentemente appoggiato l’idea di operare un prelievo forzoso simile a quello compiuto nel 1992 dal governo di Giuliano Amato, avvenuto nella notte di venerdì 10 luglio 1992, legittimato con decreto d’urgenza pubblicato alla mezzanotte tra il 10 e l’11 luglio. L’esecutivo Amato prelevò allora il 6 per mille da tutti i conti degli italiani e, per Farinetti, replicare una manovra di questo tipo oggigiorno garantirebbe allo Stato 82 miliardi di euro di risorse.

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mauro poggi

Nuove crisi, vecchi strumenti, compradores e quinsling

di Mauro Poggi

Il FMI prevede per quest’anno un crollo del PIL mondiale del -3%.

Fra le economie avanzate, spicca il -7,5% dell’Eurozona, dove Francia e Germania sono intorno al -7% e l’Italia al -9,1%.

In questo scenario da apocalisse bellica, ciò che dovrebbe preoccupare di più non sono tanto i numeri in sé quanto il fatto che la nostra classe politica, in questo ancora appoggiata da buona parte dell’opinione pubblica e senz’altro dalla maggior parte del ceto dirigente (intellettuali, accademici, imprenditori), si appresta ad affrontare questa nuova crisi con gli stessi strumenti cognitivi con cui affrontò la crisi dieci anni fa.

Tali strumenti sono il frutto di un atteggiamento mentale di subordinazione che si esprime a base di sconcezze del tipo:

1) Non possiamo farcela da soli.

2) Non possiamo permetterci di irritare/spaventare la Germania/i mercati.

3) Dobbiamo pretendere la/contare sulla solidarietà europea.

4) Fuori dell’euro, solo cavallette e moria delle vacche.

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milanofinanza

La Stella polare per ripartire come nell'Italia del Dopoguerra

di Guido Salerno Aletta* - Milano Finanza

Una Stella polare. Per guidare la ripresa del Paese, occorre una strategia chiara: ad un medesimo tempo, come si fece già in Italia nel Dopoguerra, si deve abbattere il debito pubblico esistente, stavolta immettendo liquidità nel sistema bancario, e riportare il risparmio delle famiglie verso l’economia reale.

Solo tenendo fermo il timone del Carro, questo tirerà dritto e le ruote dell’economia torneranno a girare veloci.

Qe per le Imprese - Abbattere il debito pubblico immettendo liquidità nel sistema bancario.

Non è il maggior debito pubblico, il volano principale da attivare per la ripresa economica. Non convincono, quindi, le mozioni degli affetti, gli appelli alla sottoscrizione patriottica di emissioni straordinarie.

Già nel Dopoguerra, il debito pubblico ereditato da quella infausta ventura venne abbattuto in termini reali con una fiammata inflazionistica, allora ritenuta assai preferibile rispetto ad un prelievo patrimoniale.

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contropiano2

Ambiente e salute: un nesso spezzato dal nefasto referendum del 18 aprile 1993!

di Angelo Baracca* e Gian Luca Garetti**

La pandemia da Covid-19 ha messo a nudo nel modo più spietato, e funesto per migliaia di persone e personale sanitario colpiti, lo stato disastroso del nostro sistema sanitario, letteralmente smantellato da una sistematica opera di demolizione dei punti cardine della Riforma Sanitaria, Legge 833, del 1978, al fine di favorire potenti interassi privatistici.

Si moltiplicano le petizioni (anche troppe, meglio sarebbe una e universale) che chiedono, magari in forme diverse, il rafforzamento e il ri-finanziamento della sanità pubblica, si sta elaborando anche una proposta di referendum popolare: tanto più importante è richiamare alla memoria, e all’attenzione, un aspetto di grande attualità che purtroppo passa inosservato.

In tempi di Covid-19 e di crisi climatica i nessi fra ambiente e salute si rivelano sempre più cruciali, ed è importante richiamare l’attenzione su un punto di svolta che determinò la nefasta scissione fra competenze sanitarie ed ambientali: questa sciagura fu determinata dall’esito di un referendum popolare che si svolse esattamente 27 anni fa, il 18 aprile del 1993.

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ilpungolorosso

La grande camorra lombarda all’attacco. Sul nuovo boss della Confindustria

di Pungolo Rosso

Stamattina è festa, festa grande, euforia, nelle redazioni di Libero e del Giornale per l’elezione di Bonomi a presidente di Confindustria. Dopo mesi in cui la Lombardia – la regione più ricca di Europa – ha squadernato davanti al mondo intero la cinica criminalità dei suoi sciur Brambilla e l’altrettanto cinica connivenza dei clan leghisti e berlusconiani che trafficano da decenni al Pirellone (che ci sia un nesso tra le due cose?), è venuto il momento della riscossa. La Lombardia si riprende la Confindustria. La Lombardia riparte. Chi produce torna protagonista. Il Nord industriale rialza la testa contro il burocratismo romano. E via di questo passo, a passo di carica.

Bonomi li ha galvanizzati. L’orchestra padronale suona la sua musicaccia ai massimi decibel. Anche il Corriere, che con il suo stile grande borghese non può confondersi con i plebei alla Feltri, trasuda contentezza. “Via libera per moda e auto”. L’emergenza da coronavirus è ormai alle spalle. Dalla contabilità dei morti alla ben più entusiasmante contabilità dei profitti.

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blackblog

Il dispotismo occidentale

di Gianfranco Sanguinetti

L'approccio contro-insurrezionale, adottato immediatamente ed ovunque in quella che viene impropriamente chiamata la "guerra contro il virus", conferma l'intenzione che sottende le operazioni "umanitarie" di questa guerra...

La conversione, delle democrazie rappresentative occidentali, a seguito del virus, ad un dispotismo del tutto nuovo ha assunto la forma giuridica della "forza maggiore" (in giurisprudenza, com'è noto, la forza maggiore è un caso di esonero dalla responsabilità). E dunque il nuovo virus è, allo stesso tempo, sia il catalizzatore dell'evento sia l'elemento di distrazione delle masse per mezzo della paura [1].

Per quante ipotesi io avessi formulato fin dal mio libro Del Terrorismo e dello Stato (1979), sul modo in cui sarebbe avvenuta una tale conversione, a mio parere ineluttabile, dalla democrazia formale al dispotismo reale, devo confessare che non avevo mai immaginato che sarebbe potuta avvenire col pretesto di un virus. Ma le vie del Signore sono davvero infinite. E lo sono anche quelle dell'astuzia della ragione hegeliana.

L'unico riferimento, se vogliamo, tanto profetico quanto inquietante, è quello che ho trovato in un articolo che Jacques Attali, ex presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERD), scriveva su L'Express ai tempi dell'epidemia del 2009:

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insideover

Mes, i rischio dietro i cambiamenti di condizionalità

di Andrea Muratore

“Il Mes senza condizioni è realistico come un unicorno rosa”. Parlando a Il Giornale il senatore della Lega ed economista Alberto Bagnai non ha usato mezzi termini per descrivere lo scenario a cui l’Italia andrebbe incontro aprendo la strada al “fondo salva-Stati”: come più volte rilevato da esperti come Alessandro Mangia, studioso di diritto e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, indipendentemente dalle dichiarazioni dell’Eurogruppo il Mes, nella sua struttura operativa, esiste solo nella forma rigorosa oggigiorno normata dal suo trattato istitutivo e vincolato al diritto comunitario dall’Articolo 136 del Tfue.

Ogni dibattito sul Mes con ridotte o nulle condizionalità equivarrà a una discussione sul sesso degli angeli fino a che i decisori politici europei non avranno dichiarato se esiste il consenso politico per riformare la disciplina europea e rendere credibile una svolta che, allo stato attuale delle cose, appare improbabile.

Sul diritto del Mes hanno dunque ragione i falchi del rigore guidati dall’Olanda, che a parole hanno aperto a una condizionalità ridotta sapendo bene che in punta di legge a parlare sono i trattati.

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losmemorato

La politica del gregge

di Luca Fantuzzi

Ora basta. Nel momento della necessità ci siamo stretti attorno alle Istituzioni, per aiutare - nei limiti del possibile - ospedali sull'orlo del collasso e medici cui lo Stato ha saputo dare grandi pacche sulle spalle, ma non camici e mascherine abbiamo accettato due mesi di quarantena. Ma ora, di fronte ad una sempre più penetrante compressione delle libertà costituzionali, di circolazione, di culto, di impresa, di parola, cui si aggiunge una progressiva estromissione del Parlamento dalla funzione legislativa ed una frantumazione di quella di indirizzo dal governo in una congerie di organismi extra ordinem, il più delle volte rivestiti di nomignoli stranieri, non si può più stare a guardare.

Non voglio ripercorrere qui tutte le forzature all'assetto costituzionale che questo esecutivo, spesso addirittura attraverso atti amministrativi, si è concesso a causa, o con l'occasione, dell'epidemia di Coronavirus, poiché c'è stato chi lo ha fatto prima e assai meglio di me (giudici costituzionali, giuristi, magistrati e avvocati); voglio soltanto rimarcare un punto che è, a mio avviso, particolarmente significativo, perché dà ragione del percorso che ha reso possibile questa deriva e rappresenta uno dei semi avvelenati che potrebbero ulteriormente germogliare in futuro: il rappprto fra libertà di circolazione di cui all'art. 16, Cost. (e, più in generale, libertà personale ex art. 13, Cost.) e tutela della salute (art. 32, Cost.).

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contropiano2

La tragedia di un Paese allo sbando

di Dante Barontini

Grande è il disordine sotto il cielo, il disastro è assicurato. In assenza di forze e visioni alternative, il sistema corre imperterrito verso il baratro, ma senza averne alcuna consapevolezza. In Italia come altrove.

Restiamo dalle nostre parti, per stare – diciamo così – sul semplice. Si mescolano in modo inestricabile diverse tensioni. Il mondo delle imprese, che ha appena scelto il proprio “duce” nel fondo del baule (quello da cui emergono personaggi improbabili sostenuti da poteri secolari), sta effettuando il massimo della pressione per “riaprire tutto il prima possibile”.

All’opposto, tutti gli scienziati specializzati in virologia ed epidemiologia sconsigliano decisioni avventate, proponendo di “pensare bene” a cosa aprire, come e quando. Il pericolo di far risalire immediatamente la quantità di contagi, ricoveri e morti – quando ancora non si è spenta la prima fiammata – “è molto più di un’ipotesi: una certezza”.

Parola di Walter Ricciardi, rappresentante italiano all’Oms e consulente del ministro della Salute: “Fino a quando non avremo un vaccino ci saranno nuove ondate o, speriamo, tanti piccoli focolai epidemici che andranno contenuti. Per questo è molto importante non accelerare le riaperture: in caso contrario la seconda ondata rischiamo di subirla prima dell’estate“.

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osservatorioglobalizzazione

Il forte nesso tra inquinamento e coronavirus

Andrea Muratore intervista Mario Menichella

Oggi l’Osservatorio dialoga col dottr Mario Menichella sulla correlazione tra diffusione della pandemia da Covid-19 e tassi di inquinamento atmosferico. Un nesso che Menichella ha approfonditamente studiato, come dimostrato in una recente analisi su “Inquinamento Italia”, forte di un’esperienza pluridecennale nel campo. Fisico, data analyst e intellettuale, nipote dell’ex Governatore della Banca d’Italia Donato Menichella, il nostro ospite di oggi è un esperto di “problemi globali”, ovvero delle grandi tendenze a breve, medio e lungo termine e delle varie minacce attuali o via via emergenti alla nostra civiltà tecnologica.

* * * *

  • Dottor Menichella, grazie per il tempo a noi dedicato. Lei ha studiato molto nel dettaglio la convergenza tra livello dell’inquinamento atmosferico e aumento del numero di casi coronavirus. Quali sono le principali motivazioni di questo fenomeno?

Il legame fra la diffusione di alcuni virus respiratori e l’inquinamento da particolato (in particolare, PM10 e PM2.5) è stato indagato da relativamente pochi anni, poiché la disciplina che lo studia è piuttosto giovane.

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comidad

Il virus del separatismo

di comidad

Le reazioni ai provvedimenti emergenziali di Orban in Ungheria hanno suscitato in Europa, oltre le solite ipocrisie, anche un autentico disappunto. Il fatto che Orban abbia approfittato della minaccia del Covid per accentrare ulteriormente i poteri nelle sue mani, ha sortito l’effetto di smascherare l’uso politico che si sta facendo un po’ ovunque dell’emergenza sanitaria. In ogni Paese, ad ogni livello, in qualsiasi settore, c’è chi sta cercando di approfittare della presunta “pandemia” per modificare a proprio favore i rapporti di forza.

C’è però una differenza essenziale tra l’uso un po’ naif dell’emergenza da parte di Orban e quanto accade invece altrove. In altri Paesi infatti il “virus” ha assunto sentieri più subdoli e contorti. Da noi l’emergenza non favorisce l’accentramento dei poteri del governo, bensì è diventato il pretesto per pronunciamenti autonomisti che sembrano preludere al separatismo. Ciò è evidente in Italia, dove anche l’ultimo decreto del governo ha immediatamente trovato Regioni come la Lombardia e il Piemonte pronte a “correggere” il decreto rivendicando ancora una volta un’autonomia decisionale. Al carro di queste Regioni si sono agganciati ovviamente anche altri despoti locali.

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comedonchisciotte.org

La famosa app che ti traccia il virus. Col grafene. Quantistico. Della AI

Perchè non funzionerà

di Uriel Fanelli

L’articolo che segue, di Uriel Fanelli, non è linkabile direttamente, fa parte di una chat piuttosto estesa a questo indirizzo: https://boseburo.ddns.net/main/public -  E’ interessante perchè dimostra, tecnicamente, che una app che traccia i movimenti delle persone è inutile ai fini del contenimento dell’epidemia. Essa ha probabilmente altri scopi

Si fa, fin dall’inizio della pandemia di cattiva sanita’, un uso perlomeno peloso della questione del tracciamento delle persone come metodo preventivo dell’epidemia. E su questo hanno parlato tutti, ma proprio tutti, tranne i tecnologi coinvolti. Che i tecnologi vengano zittiti e’ normale in un mondo postfascista ove si crede ancora alle fandonie di Gentile e Croce, ma siccome mettermi a tacere non e’ semplice, adesso dico la mia.

Bene. Supponiamo di farlo. Domani mi chiamano e mi dicono “fai la app che traccia gli utenti 24/7, in modo che quando succede che uno si ammala noi andiamo a mettere in quarantena preventiva gli altri”. Aha. A dirlo, sembra semplice. Andiamo a fare breakdown di questa “specifica”.

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linterferenza

Vigilare

di Fabrizio Marchi

A circa un mese dall’inizio della quarantena, è doveroso aprire una breve ma necessaria riflessione.

Il Covid-19 non è un’invenzione ma un fatto, purtroppo, reale e drammatico, e quindi le misure adottate per combattere l’infezione si sono rese necessarie e vanno rispettate.

Fatta questa premessa è bene però cominciare ad allertare le antenne perché – come recita un vecchio detto – è meglio prevenire che soccombere.

Le misure di contenimento che, necessariamente, in una fase di emergenza, vengono assunte, possono diventare e spesso diventano di fatto delle misure restrittive delle libertà fondamentali dei cittadini e delle persone. Possono e debbono essere accettate per un periodo limitato di tempo ma debbono immediatamente essere ritirate una volta superata l’emergenza.

Non solo. I diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione devono essere garantiti, anche in una fase emergenziale.

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sinistra

Del buon uso dei poveri nel Sahel e le frontiere dell’Europa

di Mauro Armanino

Niamey, febbraio 2020. Sono degli attivatori di solidarietà spicciola, di slancio samaritano, di un’enormità di incontri e tavole di concertazioni per coordinare gli aiuti. I poveri sono funzionali al sistema perché gli permettono di continuare a funzionare senza che nulla cambi nei meccanismi di cancellazione delle cause della loro presenza. Prendete ad esempio i migranti, categoria costitutiva dell’umana civilizzazione i cui contorni sono stati definiti, resi ideologicamente pericolosi e per finire, confinati negli studi e analisi degli specialisti. Aumentano il patrimonio accademico delle facoltà più illuminate, producono testi, articoli e organizzano conferenze. Del tutto irrilevanti quando coloro che decidono le politiche che li riguardano, solo ascoltano i risultati dei sondaggi per guadagnare consensi nelle prossime elezioni. Si scopre poi l’interminabile lista dei benefattori profittatori delle citate politiche repressive. Corridoi umanitari, telefoni per allarmi, medici senza frontiere e del mondo, caritas, l’organizzzazione per le migrazioni internazionali,la croce rossa internazionale, locale e danese, interventi mirati per lenire le innumerevole ferite di coloro che ancora osano avventurarsi nel deserto e le scelte politiche che confermano il confinamento dei poveri il più vicino possibile al luogo di nascita.

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nuovadirezione

Lo spieghino: cosa ha deciso l'altro giorno il Parlamento Europeo?

di Thomas Fazi

Solitamente non commento le risoluzioni del Parlamento europeo (PE) visto che si tratta di un’istituzione che conta meno dell’assemblea di condominio della casa delle bambole di mia figlia, ma in questo caso farò un’eccezione, in parte perché mi sono arrivate diverse richieste per uno “spieghino” sulla risoluzione del 17 aprile (in effetti a cercare di capirci qualcosa sui giornali si usciva pazzi) e in parte perché rappresenta comunque una buona indicazione di cosa aspettarsi dal Consiglio europeo del 23 aprile prossimo.

In breve, l’aspetto politicamente più rilevante della risoluzione di ieri, passata a larga maggioranza, è la bocciatura degli eurobond (o coronabond che dir si voglia), cioè di una piena mutualizzazione del debito futuro degli Stati membri, a favore invece dei cosiddetti “recovery bond”. In cosa consistono? Nella versione auspicata dal Parlamento UE, si tratterebbe di titoli emessi da un organismo europeo (probabilmente la Commissione europea) e basati su garanzie comuni fornite dal nuovo bilancio UE 2021-2027, con l’obiettivo di reperire fondi da destinare, appunto, alla ripresa economica degli Stati membri.

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chartasporca

“Non è colpa tua”. La caccia all’untore di media e politica

di Lorenzo Natural

Immagino che ognuno di noi stia cercando di affrontare queste lunghe giornate riempiendole di attività, di contenuto, dando loro una forma. C’è chi si è tuffato in memorabili cavalcate letterarie, chi con le mani in pasta in cucina, chi non riesce a resistere allo sport fai-da-te, chi è sprofondato nel divano davanti a Netflix. Tutti modi certamente diversi, ma simili nella necessità di dar sostanza a un vuoto incalcolabile, imprevedibile, inatteso. Inatteso per noi, che delle nostre vite abbiamo inevitabilmente fatto un susseguirsi di scadenze e impegni.

C’è poi chi, per ovviare al continuo procrastinarsi di un possibile ritorno alla normalità che si fa sempre più lontano, non si arrende del tutto alla residenza forzata. Ecco i vecchietti che escono decine di volte al giorno per fare la spesa, i cani strapazzati nelle strade da proprietari con le articolazioni arrugginite, le corse clandestine all’alba esercitate da improbabili corridori della domenica.

Eppure ciò che accomuna queste diverse esistenze è la condivisione della gogna sociale a cui sono sottoposte. Non passa giorno che solerti nuove forze di polizia, vigilanti dai balconi e operanti sui social, individuino i nuovi untori.