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manifesto

Basta trasferimenti alle imprese, servono investimenti pubblici

di Pierluigi Ciocca

Economia e pandemia. Le imprese possiedono un patrimonio tra i più elevati del Gruppo dei 7. Il 20% più ricco delle famiglie possiede 6 trilioni di euro, pur nel il ristagno dell’economia

Di fronte alla recessione innescata dalla pandemia la domanda globale va sostenuta con robuste iniezioni di spesa pubblica, ancorché in disavanzo. Devono potenziarsi gli ammortizzatori sociali. Ciò vale in specie per chi senza cassa integrazione perderebbe il lavoro, per chi non lo ha ovvero era “in nero”, per i poveri come pure per chi – piccoli imprenditori e autonomi compresi – non era povero ma ha visto il suo reddito scemare e dispone di poco risparmio.

Lo Stato può spingersi sino a garantire parte dei prestiti che le banche accordano, in particolare alle imprese. Le banche devono però pur sempre acquisire dati veridici sul merito di credito dei richiedenti. Andrebbero inoltre temporaneamente sollevate dal rischio penale legato ai casi di fallimento degli affidati, che saranno frequenti, e delle revocatorie fallimentari.

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operaicontro

Lacrime di coccodrilla

di D.C.

Bellanova piange. Ma gli emigranti sanno che la ministra, mentre dichiara di far emergere il lavoro nero, ha un altro obiettivo. Nelle campagne, per il coronavirus, mancano gli schiavi e pensa, con il decreto, di arruolarne il numero necessario

Il tira e molla del governo Conte, sulla regolarizzazione dei migranti in agricoltura, è arrivato ad una conclusione. Dopo una guerra accanita tra le due componenti governative (PD e 5 Stelle), che rappresentano diverse associazioni di imprenditori del settore agricolo in contrapposizione tra di loro, il governo ha trovato un accordo e, come al solito, la montagna ha partorito un topolino.

Andiamo con ordine.

Da una parte, del tira e molla, c’era la ministra dell’agricoltura Bellanova, spinta ed appoggiata dagli interessi diretti della potente Alleanza delle Cooperative Italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop ). Cooperative che gestiscono un fatturato di 35 miliardi di euro nel settore agricolo e che controllano il 35% della manodopera migrante impiegata nelle loro varie attività.

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paolopalazzi

‍Il Mes è senza condizioni?

di Paolo Palazzi

Si discute ancora molto sulla possibilità di usare i fondi europei del Mes effettivamente senza condizionamenti o meno.

Innanzitutto occorre precisare che, quando si parla di “non condizioni”, ci si riferisce a quelle legate ai “normali” prestiti che il Mes fa ai paesi che lo chiedono.

‍Queste condizioni sono di due tipi: una preventiva, che riguarda la possibilità o meno di un paese di accedere al credito accettando il controllo e le indicazioni sullo stato finanziario e sulla politica economica del paese; la seconda condizione in itinere, nel corso della durata del credito sino ad almeno la restituzione del 75% della somma, anch’essa riguarda l’accettazione di controlli e indicazioni stringenti sulla politica economica del paese da parte della Banca Centrale Europea (BCE), della Commissione Europea e del Fondo monetario internazionale (FMI), cioè della cosiddetta “troika”. Di fatto il paese viene commissariato dal punto di vista della politica economica con l’unico obiettivo di riuscire a restituire i soldi al Mes.

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teleborsa

Da Greta Thunberg al Coronavirus

di Guido Salerno Aletta

Dal Millenarismo alla Peste Nera: la paura torna ad essere lo strumento del Potere

Ormai siamo tornati al Medio Evo: l'esercizio del potere sugli uomini si fonda sulla loro paura.

Eclissate da secoli, battute dall'Umanesimo e dal Rinascimento, dall'Illuminismo e dall'Empirismo, dalla Ragione e dalla Scienza che hanno finalmente avuto la meglio sulla superstizione e sulla paura del futuro, la Fine del Mondo e la Morte tornano nuovamente a dominare la narrazione quotidiana.

Non ci sono nemici alle porte, né invasori. Gli immigrati dall'Africa sono compagni di viaggio, da compiangere e da ospitare amorevolmente: già fuggono dalla fame, dalla deforestazione e dal saccheggio violento delle loro terre.

Neppure dai potenti di turno dobbiamo difenderci e diffidare: sono loro, anzi, che ci difenderanno da un futuro terribile che prevedono, terribile. Eppure, sono gli stessi che depredano il Pianeta, senza sosta.

Sono loro, i nuovi Camaleonti della Storia.

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sinistra

Oltre i dualismi, dentro una mentalità ecologica

Appunti sul Covid-19

di Paolo Bartolini

La pandemia in corso, oltre a una pluralità di ricadute di natura economica, sociologica e geopolitica, offre l’occasione di soffermarci sui processi di pensiero che si attivano nelle condizioni di emergenza più drammatiche. Il Covid-19 è un fenomeno parziale, interno a una rete complessa di eventi e di interazioni sistemiche che legano ecosistemi, gruppi umani e logiche culturali egemoni.

La tentazione più marcata, in questi mesi, è stata quella di semplificare da posizioni opposte la situazione in corso. Chi cerca con vigore di dimostrare che il virus è stato costruito in laboratorio per destabilizzare l’una o l’altra potenza mondiale, mi pare che sia alla ricerca di risposte unilineari come accade, all’opposto, nelle fila degli ammiratori della Scienza con la “s” maiuscola. Per quest’ultimi problematizzare quanto propinato dagli “esperti” di turno (esperti che, a dirla tutta, cambiano idea ogni giorno dimostrando che nel mondo della complessità lo schema causa-effetto coglie ben poco della realtà) è criminale di per sé. Ne segue l’invito, nemmeno velato, a smettere di pensare, a non articolare un discorso critico, insomma a obbedire alle disposizioni che giungono dalle autorità sanitarie e di governo.

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sollevazione2

Disastro in arrivo

di Leonardo Mazzei

I giornali di stamane informano: a marzo la produzione industriale è diminuita del 29,3%, mentre 270mila negozi (stima prudenziale della Confcommercio) sono destinati alla chiusura. Sono solo due dati tra i tanti, ma bastano e avanzano per dare la misura del disastro. Che il confinamento duro abbia ridotto i contagi è tutto da vedersi, che abbia prodotto una catastrofe economica e sociale è certo.

Sul fallimento del lockdown all’italiana ci limitiamo a pochi numeri. Nel nostro Paese (confinamento duro) il numero dei contagiati ufficiali è allo 0,36%, in Germania (confinamento morbido) è allo 0,20%, mentre nella vituperata Svezia (confinamento pressoché nullo) è allo 0,26%. L’esatto contrario di quel che vorrebbero farci credere. Ci sarebbe da meditare anche per i fanatici del “distanziamento sociale”, ma non possiamo cavar sangue dalle rape.

Le previsioni economiche sono più fosche che mai. Tra le meno cupe quelle della Commissione europea, secondo cui l’Italia perderà nel 2020 il 9,5% del Pil, mentre il rapporto deficit-Pil andrà all’11,1%, quello debito-Pil al 159%.

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kelebek3

Silvia Romano, la Destra, la Sinistra e le letihate

di Miguel Martinez

La politica è una faccenda che si svolge contemporaneamente su due piani diversi.

Nel Piano Nobile, persone molto pratiche prendono decisioni molto importanti, che vengono accolte con indifferenza ai Piani Bassi.

Ai Piani Bassi, c’è il Popolo.

Sostanzialmente, il Popolo è diviso in due fazioni, una delle quali ha sempre ragione e l’altra sempre torto.

A questo punto, capire il mondo diventa molto facile. Qualunque cosa succeda dimostrerà inesorabilmente ciò che già sapevamo: che i nostri hanno ragione e (sopratutto) i loro hanno torto.

Prendiamo un esempio concreto: il ritorno in Italia di Silvia Romano.

La faccenda coinvolge l’Africa, le ONG, la trentennale guerra civile somala con la sua straordinaria storia di divisioni in grandi clan, le infinite guerre clandestine che gli Stati Uniti stanno conducendo nel continente, lo scontro planetario tra Isis e al-Qaida, le mille sfaccettature dell’Islam, il crescente ruolo della Turchia che parte dall’Africa per ricostruire l’impero ottomano, l’intrusione della Cina nel continente…

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coniarerivolta

Lepri e avvoltoi

di coniarerivolta

Il nostro tempo è il loro denaro

Quando il PD e il centrosinistra mettono mano al mondo del lavoro, i lavoratori non possono far altro che iniziare a tremare. Con l’abbandono di Renzi, la cui segreteria aveva ispirato e attuato il Jobs Act e l’ennesima ondata di precarizzazione del mercato del lavoro in Italia, pare che nulla sia cambiato da questo punto di vista. Si legge oggi sulle pagine di Repubblica della proposta presentata l’8 gennaio, a prima firma del deputato PD Maurizio Lepri (ma co-firmato dai più noti Martina, Orlando, Serracchiani e Gribaudo) per ridurre l’orario di lavoro riducendo proporzionalmente il salario. Per dirla in soldoni, ciò significherebbe istituzionalizzare il part-time involontario. Conviene soffermarsi su questa proposta di legge, per comprendere quale sia il paradigma teorico e politico di riferimento che la ispira e per sottolineare, a differenza del quotidiano che la riporta, quali potrebbero essere gli effetti deleteri, per i lavoratori, di questa proposta ora che la drammaticità della situazione economica del paese si paleserà con tutta la sua virulenza.

Sono di questi giorni le stime impietose della Commissione europea che parlano di una caduta del PIL pari a 9,5 punti percentuali e un conseguente aumento del tasso di disoccupazione fino a toccare la soglia del 12%. Scenari più tragici fanno riferimento a un crollo della produzione del 15% e un tasso di disoccupazione al 17%.

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tlaxcala

Un virus di distruzione di massa

di C.J. Hopkins

Nell’introduzione di nuova narrativa ufficiale, arriva il momento in cui le persone non ricordano più come era iniziata tutta la storia. O meglio, ricordano come era iniziata, ma non la propaganda che l’aveva iniziata. O, piuttosto, ricordano tutto (o sono in grado di farlo, se vengono interrogate), ma la cosa non fa più alcuna differenza, perché la narrativa ufficiale ha ormai soppiantato la realtà.

Potreste ricordare questo fatto dalla Guerra al Terrore e, in particolare, dall’occupazione dell’Iraq. Già nella seconda metà del 2004, la maggior parte degli Occidentali aveva completamente dimenticato la propaganda che aveva scatenato l’invasione e quindi considerava i militanti della resistenza irachena dei “terroristi,” nonostante il fatto che gli Stati Uniti avessero invaso e stessero ancora occupando il loro paese senza alcun legittimo motivo. All’epoca, era ormai ovvio che le “armi di distruzione di massa” non esistevano, che gli Stati Uniti avevano invaso una nazione che non l’aveva attaccata e che non rappresentava nessuna minaccia, e che stavano conducendo una vera e propria guerra di aggressione.

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rizomatica

Apocalipse now

di M. Civino

Il passato recente

Gli uomini non sempre muoiono in silenzio”, scrisse Keynes in Le conseguenze economiche della pace. Nella loro angoscia possono seppellire un’intera civiltà.

Era la fine della Grande Guerra e per Keynes quel passaggio segnava la fine di un’epoca e di un ordine sociale oramai in declino. La guerra aveva “scosso al tal punto il sistema da mettere in pericolo la vita dell’Europa” (Keynes 1920, p. 701), scriveva Keynes nel suo famoso saggio.

Nel Trattato di Versailles, le potenze vittoriose e le loro classi dominanti si apprestavano a delineare per il mondo un ordine che continuava a poggiare su fondamenta superate, instabili ed anacronistiche.

Per Keynes, infatti, quel modello economico e finanziario non poteva durare a lungo perché era basato su uno sviluppo fatto di debiti e di risarcimenti tra nazioni che sarebbe stato una fonte costante di instabilità internazionale. Keynes aveva visto giusto. Le conseguenze di quel trattato portarono l’economia mondiale nella Grande Depressione degli anni ’30 e contribuì direttamente all’ascesa dei fascismi nel mondo.

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sollevazione2

Mala tempora currunt

di Moreno Pasquinelli

Mi diceva un vecchio amico che ogni generazione deve ricominciare d’accapo. Voleva dirmi che non ci si doveva fare troppe illusioni sulla capacità dei popoli e delle classi di fare tesoro delle lezioni e delle esperienze del passato. Non volevo credergli allora, invece…

«Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio».

K. Marx, F. Engels, L’ideologia tedesca

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tysm

Inflazione o deflazione?

di Christian Marazzi

Nell’ “economia del 90%”, come l’Economist chiama le economie afflitte dalla crisi pandemica in cui la duplice contrazione della produzione e del consumo di beni e servizi sta riducendo il Pil di (almeno) il 10%, prevedere l’evoluzione dei prezzi non è del tutto scontato.

Alcuni settori stanno conoscendo riduzioni nette delle loro attività, da quello dei trasporti, alla ristorazione, al settore alberghiero. Altri, ad esempio i settori della comunicazione digitale, della distribuzione o della farmaceutica, stanno conoscendo aumenti d’attività molto elevati.

Il tutto a fronte di un impoverimento diffuso, della riduzione della mobilità, del terrore di una seconda ondata di covid-19 e di fallimenti finanziari che stanno cambiando le abitudini dei consumatori. Tant’è vero che, ovunque, gli Uffici nazionali di statistica stanno (faticosamente) cercando di aggiornare il paniere di beni e servizi sulla base del quale (ri)costruire un indice dei prezzi al consumo in grado di misurare il reale potere d’acquisto delle famiglie, in grado, inoltre, di fornire indicazioni verosimili alle Banche centrali relative all’andamento del livello generale dei prezzi.

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il rasoio di occam

Nadia Urbinati e il populismo

di Matteo Mameli e Lorenzo Del Savio

Nel suo ultimo libro, “Io, il popolo: come il populismo trasforma la democrazia” (Il Mulino, 2020), Nadia Urbinati analizza il populismo contemporaneo facendo astrazione dalle dinamiche socio-economiche che negli ultimi decenni lo hanno condotto al successo. Mai come oggi però l’intento di giudicare la bontà delle idee e dei sistemi politici senza tener conto del loro impatto contestuale sembra destinato a fallire

Nel suo ultimo libro — Io, il popolo: come il populismo trasforma la democrazia (Il Mulino, 2020) — Nadia Urbinati afferma che il populismo è una patologia delle democrazie moderne. Secondo questa prospettiva, il populismo è democratico ma solo in forma degradata. Mentre il fascismo abolisce la democrazia, il populismo la sfigura. In cosa consiste questo sfiguramento? Urbinati insiste sulle differenze tra i movimenti popolari di protesta e contestazione (che usano la retorica populista ma non incarnano le forme del potere populista) e i movimenti populisti (che invece aspirano al governo e, talvolta, lo ottengono). Urbinati insiste anche sulla distinzione tra populismo e democrazia diretta e argomenta che i partiti populisti tendono inevitabilmente ad avere leader “forti” e, nonostante il dichiarato anti-elitismo, a generare nuove élite.

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sinistra

Pandemia, un disastro che s’aggiunge a quelli ignorati dai poteri neoliberisti

di Turi Palidda

In tutti i paesi, la gestione della pandemia ha seguito la consueta pratica di gestire i perpetui disastri sanitari e ambientali: lasciare vivere (biopolitica) e lasciar morire (tanatopolitica). Le morti effettive per pandemia si aggiungono ai quasi 58 milioni di morti ignorati ogni anno in tutto il mondo (647 mila in Italia nel 2019), spesso a causa di disastri sanitari, ambientali ed economici

Al di là delle apparenti differenze tra i vari paesi, la pandemia di Covid19 è stata governata allo stesso modo e più o meno con gli stessi risultati. Apparentemente le autorità pubbliche hanno oscillato tra una mobilitazione pseudo-zelante e la fiducia nella cosiddetta "immunizzazione di gregge". Ma ovunque lo stato di deterioramento della sanità pubblica a seguito delle misure neoliberiste dell'ultimo decennio e delle privatizzazioni ha portato il personale della sanità pubblica a non essere in grado di affrontare la pandemia con efficacia e senza rischi (fra altri vedi qui). Il risultato è stato che le strutture sanitarie pubbliche sono diventate luoghi di contaminazione e centinaia di operatori sanitari e ausiliari sono morti a causa di Covid19 e hanno contaminato tanti pazienti ricoverati. A ciò si aggiunge la clamorosa mancanza di dispositivi di protezione individuale (DPI) e persino di strumenti essenziali (respiratori, bombole di ossigeno ecc.), nonché di luoghi negli ospedali atti a separare gli infetti dagli altri.

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perunaltracitta

Coronavirus ed erosione dei diritti. Dall’emergenza alla permanenza?

di Giovanni Conticelli

Per la prima volta nella storia della Repubblica stiamo subendo una limitazione generalizzata di gran parte dei diritti e delle libertà fondamentali tutelate dalla nostra Costituzione. La diffusione del contagio da Covid-19 ha portato in brevissimo tempo all’adozione di un profluvio normativo che, da un lato, ha determinato nel nostro ordinamento giuridico conclamate tensioni di natura costituzionale e, dall’altra, ha creato un nuovo diritto “emergenziale”.

Si è creato così un insieme di norme e prassi che, con il fine prioritario di contenere la diffusione del contagio e garantire l’osservanza delle prescrizioni imposte, si sostanziano nell’aumento del controllo sociale dei cittadini e nella conseguente limitazione degli spazi di libertà.

 

Il diritto dell’emergenza e le tensioni costituzionali

La nostra Costituzione non prevede – per deliberata scelta dei nostri Padri Costituenti – la possibilità di dichiarare uno stato “di eccezione” ovvero “di emergenza” con la conseguente possibilità per il Governo di agire con poteri extra ordinem. L’unica previsione espressamente stabilita in tal senso è la dichiarazione dello stato di guerra (art. 78 Cost.).

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lantidiplomatico

"Dietro l'aggressione imperiale contro il Venezuela c'è un racket mafioso che assomiglia a Cosa Nostra"

di Pino Arlacchi*

L’ ultima aggressione al Venezuela, la sesta in due anni, è appena fallita. Gli Stati Uniti hanno montato l’ ennesima operazione coperta contro il governo Maduro, finendo per l’ ennesima volta nella cacca. E negando per l’ ennesima volta di avere sostenuto l’ azione criminale.

Da 50 anni in qua, il copione è sempre lo stesso, cioè quello delle serie tv di bassa qualità. Un ‘ armata Brancaleone di disertori, reietti umani, ex killer delle forze speciali vengono mandati allo sbaraglio contro un governo forte, popolare e dotato di apparati di sicurezza di prim’ordine.

In Venezuela trovano un solo pirla disposto a finanziare il loro delirio: Juan Guaidò. E quando il tutto raggiunge la sua ovvia conclusione, il capo della banda pubblica sul Washington Post il contratto criminale firmato da Guaidò e minaccia di citarlo in giudizio per non aver fatto la sua parte.

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micromega

Pandemia e virus finanziario: una risposta ad Alesina e Giavazzi

di Pompeo Della Posta e Mario Morroni

A 12 anni circa di distanza dalla crisi finanziaria globale, in un articolo sul Corriere della Sera del 4 maggio scorso, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sono ritornati sulla questione della crisi finanziaria globale tracciando un interessante parallelo con la crisi sanitaria attuale. In entrambi i casi, essi scrivono, la crisi non era stata prevista dalla maggioranza degli studiosi delle rispettive discipline. Pur riconoscendo di appartenere al folto gruppo di economisti che “non avevano capito o si occupavano d’altro”, essi affermano che in fondo delle responsabilità ce l’hanno anche gli economisti che avevano previsto la crisi, perché “forse avrebbero dovuto insistere ancor di più”. Un lettore attento si potrebbe porre, quindi, due domande. La prima: perché molti economisti non avevano capito cosa stesse accadendo? La seconda: davvero si possono incolpare gli economisti che invece avevano ben capito i rischi che l’economia mondiale stava correndo, di “non avere insistito abbastanza”?

Le risposte a queste due domande sono strettamente connesse.

La risposta alla prima domanda è molto semplice: molti economisti non avevano capito quanto stava per accadere perché basavano la loro analisi su strumenti che – a giudicare dai risultati – non hanno saputo interpretare la realtà.[1]

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infoaut2

Pandemia. Di tecno-assoluzionismo e di come la tecnologia non ci salverà

Ripubblichiamo una riflessione di alcuni hacklab

In questi mesi abbiamo dovuto lavorare molto di più: sembra buffo, visto che eravamo a casa. Nel frattempo tante cose sono successe su internet e, con l'avvicinarsi di un "dopo" incerto, vorremmo dire la nostra sperando che queste riflessioni servano ad aprire una discussione. O almeno chiarire un poco alcune vicende fondamentali di queste lunghe giornate.

Se c'è qualcosa che l'hacking ci ha insegnato è che la tecnologia è un terreno di dominio e come tale va scardinato. Oggi la soluzione tecnica viene sbandierata come panacea, semplice, accessibile, ma è pura propaganda.

La tecnica asservita al potere economico e politico sembra avere il diritto di parlare di tutto, proponendo soluzioni che vanno dalla sanità, alla formazione, alla gestione dei flussi di persone, ma parla sempre da una posizione disincarnata, senza l'esperienza diretta delle problematiche e delle risorse fondamentali da preservare. Questo tipo di approccio alla tecnica è per noi tossico e l'hacking continuerà a voler sollevare queste contraddizioni con i suoi strumenti.

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centroriformastato

Riforma della costituzione russa. Più Dresda che Pechino

Simone Furzi intervista Rita Di Leo

Il 22 aprile, in occasione del 150° anniversario dalla nascita di Lenin, in Russia si sarebbe dovuto tenere il referendum confermativo della nuova riforma costituzionale, varata a marzo. L’emergenza COVID-19 ha rimandato l’appuntamento, ma i motivi e gli obiettivi della riforma rimangono. Proviamo a capirli insieme a Rita di Leo, docente di Relazioni internazionali all’Università “La Sapienza” di Roma, che ha al suo attivo decenni di ricerche sull’URSS e sulla Russia

Generalmente i commentatori occidentali guardano a questa riforma come all’ennesimo mezzo per Putin di accentrare e consolidare il suo potere. Ma è davvero solo così? O in essa è contenuto un altro fine?

La riforma è il tentativo da parte di Putin di costruire uno Stato-nazione che funzioni. Il suo è un progetto ambizioso, che lo accompagna fin dai primi passi nell’ambiente politico della Mosca post-sovietica. Per questo lo definisco un “politico professionale“, nel senso in cui lo intendeva Max Weber. E qual è il “beruf” di Putin? Risollevare il suo paese dalla polvere in cui è caduto dopo la fine dell’URSS.

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huffpost

La trappola nel Mes. M5S, resistete!

di Stefano Fassina

Il comunicato dell’Eurogruppo di ieri conferma la trappola nel Mes, già contenuta nel Rapporto dei 19 Ministri delle Finanze del 9 Aprile, approvato dal Consiglio europeo del 23 scorso. La trappola scatta non all’accesso, incondizionato come promesso, al prestito di 36 miliardi concesso dal Mes attraverso il ‘Pandemic  Crisis  Support’, la linea creata ad hoc per il Covid-19. Si attiva dopo l’accesso, dentro al Meccanismo. Per riconoscere la trappola e provare, inutilmente, ad evitare le accuse di sovranismo, anti-europeismo, posizionamento politico e ideologico, irresponsabilità verso l’Italia sofferente, dobbiamo entrare nel merito e chiedere alla lettrice e al lettore un po’ di pazienza. 

Dispieghiamo il percorso di lettura dalle ultime parole dei punti 3, 5 e 10 del testo condiviso ieri sera. Punto 3: “Le norme del Mes continuano ad applicarsi”. Punto 5: “Il Mes applicherà anche il suo ‘Early  Warning  System’ (sistema di allarme preventivo sulla solvibilità del debitore) per assicurare il puntuale ripagamento del credito”. Infine, per dissipare ogni dubbio, il punto 10: per ciascuno Stato membro richiedente assistenza finanziaria attraverso la linea di credito legata al Covid-19 l’approvazione del ‘Pandemic Response Plan’ (il piano di utilizzo delle risorse ricevute in prestito) da parte del Mes “segue quanto previsto dall’art 13 del Trattato” [istitutivo del Mes].

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lidiaundiemi

Il Mes è in crisi, e intanto l’Europa smentisce l’assenza di condizioni e sorveglianza

di Lidia Undiemi

In Italia il dibattito sul Mes è surreale, perché si basa su qualcosa che non esiste: il Mes senza condizionalità.

Si ignorano le regole dei trattati che prevedono condizioni rigorose per l’accesso al prestito, e si ignora finanche quanto dichiarato dal vice presidente della Commissione Europea Dombrovskis, il quale non sostiene mica che non avremo condizionalità, ma che avremo non meglio precisate “condizioni light” e “sorveglianza light”.

Ricordiamoci che in caso di prestiti i trattati prevedono un tipo di sorveglianza, che non è light ma rafforzata, come quella attualmente vigente in Grecia. Periodicamente esponenti del Mes e della Commissione Europea si recano ad Atene per assicurarsi che il governo faccia quanto concordato quando è stato concesso il prestito, più altre prescrizioni in corso d’opera.

In Italia siamo passati dal Mes con condizionalità rigorose, e non abbiamo abboccato, troppo malcontento affinché il governo potesse con serenità metterci questo cappio al collo.

Quindi ci hanno proposto il Mes light, ma nemmeno in questo caso ci siamo cascati.

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piccolenote

Il coronavirus alle Olimpiadi militari di Wuhan

di Piccole Note

La pandemia coronavirus ha colpito alle Olimpiadi militari che si sono svolte a Wuhan tra dal 18 e il 27 ottobre 2019. La notizia che avevamo dato all’inizio di marzo ha trovato conferma nelle rivelazioni della squadra svedese, che ha riferito che, nell’occasione, ha registrato gravi sintomi influenzali probabilmente riconducibili al Covid-19, e che, una volta tornati in patria, sono stati confinati in quarantena in una base militare (Corriere della Sera).

 

Sintomi influenzali ai Giochi militari

Di sintomi influenzali diffusi nella squadra azzurra ha parlato anche lo spadista azzurro Matteo Tagliariol, anche se smentito da alcuni responsabili della spedizione italiana, con smentita che però non scalfisce la circostanziata denuncia (il video dell’atleta è convincente, né avrebbe motivo di inventar fole, vedi sempre Corriere).

Anche la squadra francese registrò gravi malanni influenzali. La Pentatleta Elodie Clouvel, al Parisien, ha raccontato: “Eravamo a Wuhan per i Giochi militari mondiali a fine di ottobre. E, in effetti, si scopre che dopo ci siamo tutti ammalati”.

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quadernidaltritempi

Mercanti di verità: i virologi superstar

di Roberto Paura

“Hai letto il tweet di Burioni?”; “Ma Pregliasco dice…”; “Io mi fido solo di Crisanti”; “Ma di Tarro, che pensi?”; “Ho letto che Capua…”. Non sono calciatori, cantanti o politici, e nemmeno influencer di moda: sono i virologi, le superstar indiscusse del 2020, i cui nomi, volti, teorie, espressioni, frasi e battute abbiamo mandato a memoria in questi mesi. Qualcuno ha addirittura pensato di mandare in Rete un fotomontaggio di un album Panini, con le foto dei virologi al posto di quelle dei calciatori; ora che il campionato probabilmente si chiuderà anticipatamente, non è nemmeno una cattiva idea.

 

La fiera delle vanità

Alcuni di loro godevano di grande notorietà già prima della pandemia: per esempio Roberto Burioni, il “blastatore seriale” degli anti-vaccinisti, era partito con i migliori pronostici. Aveva vinto a suon di sfuriate su Twitter la battaglia sui vaccini, convincendo il governo nel 2017 a promuovere un decreto che rendeva obbligatorie dieci vaccinazioni che negli ultimi anni molti genitori, bombardati da campagne pseudoscientifiche, avevano iniziato a far saltare ai figli.

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lafionda

Se eviteremo la catastrofe sanitaria, come eviteremo la catastrofe economica?

di Lanfranco Turci

L’arrivo di Covid 19 ci ha portati in un mondo tragico e sospeso. Sospeso fra quello di prima che sembra rimosso e quello di dopo che sembra fuori dall’orizzonte politico.

Quali erano i problemi più importanti del nostro paese fino a due mesi fa?

Disoccupazione, precarietà del lavoro, depauperamento dei servizi pubblici, austerità, inquinamento e cambiamenti climatici, debolezza dei poteri dello Stato spostati e svuotati dentro la macchina della UE.

Poi è arrivata questa catastrofe naturale con il suo altissimo costo di morti che ci ha rivelato ulteriormente le tante debolezze e le storture di questo modello liberista che pretendeva ossequio e indiscutibilità. E però le morti e i rischi di contagio hanno occupato e occupano tuttora il primo piano. E con essi le misure di protezione sanitaria e quelle minime di sopravvivenza economica come risposta al blocco. Di qui i contributi in tutte le direzioni, alle varie tipologie dei redditi e di imprese. Con una improvvisa inversione di direzione in materia di debito e di aiuti economici dello Stato.

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pierluigifaganfacebook

Bio-geopolitica

di Pierluigi Fagan

Foucault aveva già indagato i rapporti tra “bios” e politica. Byung-Chul Han aveva proposto di evolvere il concetto in psicopolitica. Perché controllare i corpi quando si può controllare la mente che permette l’introiezione (Elias) dei codici? Ma fino a qui ci muoviamo all’interno di una data società con relativa struttura di poteri interni. Poiché però esiste una politica interna tanto quanto una esterna, che ne è del rapporto tra bios e conflitto geopolitico?

L’altra sera, il programma di giornalismo d’inchiesta televisivo Report ha fatto delle scoperte davvero sconcertanti. Innanzitutto, contrariamente a quanto ritenuto, abbiamo scoperto che le grandi organizzazioni internazionali non sono neutrali. Ed io che avevo ingenuamente pensato che Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, OCSE e WTO fossero davvero istituzioni mondo che rispondevano all’umanità e non ad interessi geopolitici specifici. Che delusione! Il caso specifico era il WHO o OMS in italiano che in quanto guardiano della salute, è ente biopolitico per elezione, ma poiché è fatto da 194 stati e gli stati confliggono e cooperano al contempo in logica geopolitica, scopriamo che in realtà è bio-geopolitico.

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militant

Il miserabile teatrino sulla pelle dei braccianti

di Militant

Sembra che il vaccino contro il Coronavirus sia già stato trovato: si chiama lavoro. Diceva bene chi notava che l’unico momento in cui l’aggressività del virus sembra calare improvvisamente, è quello della produttività. Il cedimento su tutta la linea da parte di un governo privo di una strategia complessiva alle richieste – anzi al piano complessivo, l’unico per adesso – della Confindustria, che vuole liquidare le misure di contenimento e di sicurezza come fossero una piccola parentesi, parla da se. Eppure ci è voluta una pandemia globale – non proprio una passeggiata – per far riemergere la contraddizione dagli anni di oblio in cui era stata relegata. E tornare a far discutere. Da ultima la questione regolarizzazione “migranti” ed emergenza manodopera nel settore agricolo. La proposta avanzata dai renziani, se ci ricorda della miseria di quella frazione governativa che pur di rimanere a galla torna ad agitare le acque di palazzo Chigi cercando di recuperare uno spazio elettorale ormai estinto, ripresenta, in maniera del tutto strumentale, una questione centrale per una larga fetta del proletariato di questo paese.

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comidad

Conte rimasto col cerino in mano

di comidad

Il quotidiano “il manifesto” ha promosso un patetico appello a favore del governo Conte con tanto di raccolta di firme. L’iniziativa è stata presentata dai media come una mobilitazione degli “intellettuali di sinistra”, ma si tratta in effetti della solita rassegna di luoghi comuni di quella forma, sofisticata quanto ingenua, di autorazzismo che è il politicorretto. La tesi di fondo dell’appello è che il governo abbia agito con “prudenza e buonsenso” nell’ambito di una situazione di difficoltà dovuta in parte all’emergenza, in parte a carenze storiche della Sanità e in parte all’arroganza di alcune amministrazioni regionali.

Secondo gli estensori e i firmatari dell’appello, “prudenza e buonsenso” consisterebbero quindi in un comportamento ideale e astratto e non in una presa d’atto del contesto reale in cui ci si muove. Il governo avrebbe dovuto essere a conoscenza delle carenze della Sanità e delle spinte secessionistiche lombarde, eppure ha lasciato spazio all’esibizionismo velleitario e criminale della Regione Lombardia, consentendo un’ospedalizzazione di massa che non poteva che sortire esiti tragici.

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ottobre

Le caratteristiche generali del socialismo di mercato cinese

di Rémy Herrera* e Zhiming Long**

Proponiamo la traduzione di un estratto del libro “LA CHINE EST-ELLE CAPITALISTE ?“, di Rémy Herrera e Zhiming Long, volume che avevamo già avuto modo di presentare. Con questo testo intendiamo fornire un approfondimento sul socialismo cinese, le sue caratteristiche principali e il suo funzionamento

Per Marx, il capitalismo implica una separazione molto netta tra il lavoro e la proprietà dei principali mezzi di produzione, con i detentori di capitali che diventano tendenzialmente dei collettivi, che non svolgono più direttamente alcun tipo di lavoro nelle produzioni. Ciò si realizza pienamente nel capitalismo finanziarizzato oligopolistico attuale, dominante negli Stati Uniti e nei grandi paesi capitalisti del centro del sistema mondiale, dove il management è delegato ad amministratori, e dove il profitto d’impresa prende la forma singolare del valore delle azioni. Secondo questo criterio fondamentale di definizione del sistema capitalistico, appare chiaro che la maggior parte delle piccole imprese cinesi – le quali sono estremamente numerose sull’insieme del territorio nazionale – muovono più dalla produzione familiare o artigianale che dal modo di produzione capitalistico in senso stretto.

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quodlibet

Biosicurezza e politica

di Giorgio Agamben

Ciò che colpisce nelle reazioni ai dispositivi di eccezione che sono stati messi in atto nel nostro paese (e non soltanto in questo) è l’incapacità di osservarli al di là del contesto immediato in cui sembrano operare. Rari sono coloro che provano invece, come pure una seria analisi politica imporrebbe di fare, a interpretarli come sintomi e segni di un esperimento più ampio, in cui è in gioco un nuovo paradigma di governo degli uomini e delle cose. Già in un libro pubblicato sette anni fa, che vale ora la pena di rileggere attentamente (Tempêtes microbiennes, Gallimard 2013), Patrick Zylberman aveva descritto il processo attraverso il quale la sicurezza sanitaria, finallora rimasta ai margini dei calcoli politici, stava diventando parte essenziale delle strategie politiche statuali e internazionali. In questione è nulla di meno che la creazione di una sorta di “terrore sanitario” come strumento per governare quello che veniva definito come il worst case scenario, lo scenario del caso peggiore. È secondo questa logica del peggio che già nel 2005 l’organizzazione mondiale della salute aveva annunciato da “due a 150 milioni di morti per l’influenza aviaria in arrivo”, suggerendo una strategia politica che gli stati allora non erano ancora preparati ad accogliere.

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la citta futura

La pandemia non ferma i mercenari al soldo di Trump

di Geraldina Colotti

I successi venezuelani contro il coronavirus vengono occultati dai media occidentali mentre l’emergenza sanitaria offre l’occasione agli Stati Uniti per tentare l’ennesimo colpo di Stato contro il socialismo bolivariano

Ogni volta che i media sono obbligati a parlare in positivo del Venezuela bolivariano, di sicuro ci sarà un titolo, un’insinuazione, un inserto, teso a snaturare la notizia o a seminare confusione. Il sottofondo è sempre lo stesso: in quanto socialista, il governo è necessariamente una dittatura governata non da un presidente, ma da un dittatore, quindi ogni notizia che arriva da lì dev’essere considerata non vera, a dispetto della logica.

Un esempio concreto fra i tanti riguarda i dati sul coronavirus. Si dà il caso che, a dispetto delle catastrofiche previsioni diffuse a proposito di una presunta “crisi umanitaria” in Venezuela, il paese bolivariano sia risultato il più efficace nel prevenire, e quindi contenere, la pandemia, in tutta l’America Latina e i Caraibi.

A oggi risultano così 10 morti, a fronte degli oltre 9.000 del Brasile di Bolsonaro. Un risultato ottenuto facendo tamponi a raffica (e gratuiti), usando per la medicina territoriale e di prossimità l’organizzazione capillare del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), proteggendo rigorosamente la salute dei lavoratori e delle lavoratrici, e tutelando quelli che il lavoro hanno dovuto sospenderlo. Esattamente l’opposto di quel che sta accadendo nei paesi capitalisti, ostaggio degli industriali e del “mercato”.