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kriticaeconomica

10 ragioni per dire no al MES. Una volta per tutte

di Redazione Kritica Economica

Ormai una parte consistente dell’apparato politico e industriale italiano è a favore del Meccanismo Europeo di Stabilità. A fine giugno Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico, ha esposto le ragioni per cui varrebbe la pena accettare i fondi del MES. Questa ossessione che il centrosinistra – ma non solo – nutre per il MES non ci stupisce più di tanto: il Partito Democratico, ormai, è vittima innocente del proprio servilismo compulsivo.

L’assenza di senso critico e l’accettazione passiva di una narrazione favolistica distinguono la maggior parte dei pro-MES. Ciò che ci lascia sconvolti non è tanto la posizione in sé a favore del MES ma il vuoto che riempie quei contenuti posti a difesa della propria posizione. Nella sua intervista Zingaretti (senza l’ombra di un’analisi politica ed economica) si limita a descrivere una lista dei desideri: 10 proposte realizzabili, a suo dire, soltanto attraverso l’utilizzo dei 36 miliardi del MES (briciole, in politica economica).

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sovranitapopolare

Quando il privato governa il pubblico: OMS e dintorni

di Patrizia Scanu

Nell’enorme complessità del fenomeno mondiale che chiamiamo “globalizzazione”, un filo rosso sembra collegare fra loro eventi e processi diversissimi: la crescente e sempre più pervasiva commistione fra pubblico e privato. Palesemente guidata da un’ideologia neoliberista, orientata al ripristino del potere di classe delle élite, che nel secondo dopoguerra veniva eroso dall’avvento di democrazie partecipative e dalla crescita della consapevolezza dei diritti da parte dei popoli, la globalizzazione economica, dagli anni ’80, ha seguito la via delle privatizzazioni, della deregolamentazione, delle liberalizzazioni selvagge, al fine di tutelare la libertà di impresa delle multinazionali e il libero movimento dei capitali finanziari. Lo Stato, visto come intralcio alla ”libertà” dei mercati, anziché come espressione suprema della sovranità popolare e istituzione mediatrice fra i diversi interessi presenti nella società civile, diventa il bersaglio delle politiche mondialiste, che mirano a spostare la sovranità dai cittadini ai “mercati”, espressione degli interessi di pochi grandi gruppi familiari, bancari e finanziari.

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comuneinfo

Se scuola e sanità fossero banche

di Marco Bersani

Basta un semplice passaggio del piano Colao di rilancio del paese per comprendere dove risiedano le priorità: vanno messi a disposizione subito 54 miliardi per nuove autostrade e 113 miliardi per l’alta velocità ferroviaria. Cifre ancora superiori piovono sul sistema bancario mentre, per quanto riguarda i fondi alla scuola e alla sanità, si propone di procedere ricorrendo ai “social impact bond”, come innovativa (?) forma di finanziamento pubblico-privato

In oltre 60 piazze italiane si è espressa in questi giorni l’indignazione di famiglie, lavoratrici e lavoratori della scuola contro le linee guida del governo in merito alla riapertura delle scuole a settembre, per l’inizio del nuovo anno scolastico.

A fronte di una situazione che ha visto pregiudicati per cinque mesi il diritto all’istruzione e alla socialità di otto milioni di minorenni, nessuno si sarebbe aspettato una tale dimostrazione di indifferenza e una totale assenza di soluzione di continuità.

Non è qui in discussione la necessità o meno dei provvedimenti presi dall’inizio di marzo ad oggi (sui quali i pareri sono diversi), ma la costante rimozione dei bisogni dei bambini, dei giovani e delle loro famiglie, conculcati dentro il lockdown e non riconosciuti come priorità neppure ora che la fase critica dell’epidemia appare finalmente superata.

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la citta futura

Dietro gli ultimi focolai di Covid-19 il mancato riconoscimento dei diritti sociali

di Francesco Fatone

La vicenda di Mondragone, Gelsenkirchen e Bologna ci mostrano come l’emergenza sanitaria abbia coinciso con la costante violazione dei diritti dei lavoratori e dei diritti sociali dei soggetti più vulnerabili

Come contributo al dibattito e alla collaborazione tra comunisti, riceviamo e pubblichiamo questo articolo che uscirà sul prossimo numero della rivista Cumpanis edita dalla Città del Sole e diretta da Fosco Giannini

La vicenda di Mondragone (Caserta) ha sconvolto l’Italia: davanti ai palazzi ex Cirio, è stata dichiarata la zona rossa a causa di un focolaio di Covid-19; le palazzine ex Cirio sono abitate principalmente da migranti bulgari che lavorano nel litorale domizio. I cittadini mondragonesi hanno veementemente protestato nei confronti delle misure di lockdown e non si sono fatte attendere anche reazioni razziste e infelici. Mondragone si è trasformata così da cittadina di mare e vacanze in un fertile terreno di scontro politico tra lo “sceriffo” De Luca e Matteo Salvini, che ha visitato la città campana per un comizio proprio lunedì 29 giugno. Viene invece dimenticata la condizione di chi abita le palazzine ex-Cirio: lavoratori sottopagati ai quali vengono negati beni fondamentali.

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huffpost

"Il Mes è un pessimo affare. Soprattutto per gli europeisti"

Claudio Paudice intervista Emiliano Brancaccio

Il docente fa una disamina del discusso fondo Salva-Stati: "Le condizionalità ora sospese possono sempre tornare, il rischio-stigma c'è e il risparmio è dubbio. Ecco perché gli europeisti dovrebbero dire No al Mes"

Il Mes è un pessimo affare, e va messo in soffitta persino dai cosiddetti “europeisti”. La convenienza economica è dubbia, il rischio di stigma finanziario è reale, le condizionalità ora sospese potrebbero essere riattivate. E’ quanto afferma in una intervista all’Huffington Post Emiliano Brancaccio, economista e docente all’Università del Sannio, nella quale fa una attenta disamina dei pro e soprattutto dei contro di un eventuale ricorso al Fondo Salva-Stati da parte dell’Italia. Nel marzo scorso, insieme ad altri colleghi economisti, Brancaccio ha pubblicato sul Financial Times un appello per un “piano anti-virus” fondato su un maggior controllo della speculazione sui mercati finanziari e su una moderna pianificazione degli investimenti pubblici in Europa. 

* * * *

Partiamo dal punto che tutti i sostenitori del Mes citano per chiederne l’attivazione: il famoso risparmio di 5 miliardi in dieci anni. Si può davvero quantificarlo con certezza nel momento in cui si chiede l’accesso?

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comidad

La lobby italiana della deflazione e il suo alibi tedesco

di comidad

Oltre che per le solite banalità, il cosiddetto Piano Colao si caratterizza per aver ripresentato la proposta di limitazione alla circolazione del contante. Osservatori che si occupano da anni della questione, come Beppe Scienza, hanno notato che Vittorio Colao ha conferito alla misura della limitazione del contante una radicalità che supera persino i desiderata delle banche.

In un contesto economico in cui la prospettiva pare quella di un avvitamento recessivo, qualsiasi ostacolo ai piccoli scambi apparirebbe decisamente fuori luogo. In realtà non lo è se si riconosce che l’obbiettivo, non tanto di Colao ma di chi lo ha messo lì, sia appunto quello di favorire la spirale deflazionistica. L’abolizione del contante è uno dei cavalli di battaglia del politicorretto, poiché, senza alcun riscontro empirico, essa è spacciata come una misura contro l’evasione fiscale. Si tratta di un ulteriore esempio della saldatura storica tra la retorica falsamente di sinistra con gli interessi della lobby dei creditori, che teme più della peste una ripresa della produzione e della domanda, con le ovvie conseguenze inflazionistiche che andrebbero ad intaccare il valore dei crediti.

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kriticaeconomica

Cina: le ragioni di un’ascesa

di Davide Amato

La Cina è la nazione protagonista di uno dei successi mondiali più grandi della storia umana. Il suo PIL, dalla fine della Rivoluzione in poi, cioè dal 1949, è cresciuto di «123 volte»[1]. Dal 1978, cioè a dire dall’inizio delle riforme di Deng Xiaoping “700 milioni di persone sono uscite dalla povertà“. E se nel 2020 il PCC aveva fissato l’obiettivo dell’eliminazione completa della povertà (“ormai a portata di mano”), nel 2025 un obiettivo straordinario “non fissato nei congressi di partito” viene invece pronosticato dalla Morgan Stanley, e cioè l’ingresso della Cina “nel novero dei paesi ad alto reddito”[2].

Del resto, con un tasso di crescita annuo esorbitante rispetto alle altre potenze mondiali, sembra evidente che la RPC stia per assurgere al ruolo di prima potenza egemone nel mondo, posizione contesa ovviamente con gli Stati Uniti di Trump. È in corso, insomma, una vera e propria “guerra economica”, la cui posta in gioco è per molti ancora poco chiara: si tratta di una “competizione tra sistemi” fra loro diversi, o è piuttosto un conflitto economico tra due nazioni in seno al sistema capitalistico?

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piccolenote

Soros e lo scandalo Afghanistan

di Piccole Note

Nella precedente nota avevamo dato notizia dell’ennesima “rivelazione” dell’intellgence USA riguardanti asseriti pagamenti di taglie da parte dei russi ai talebani per l’assassinio di soldati americani.

Il caso monta. Per avere un’idea del caos scatenato dalla “rivelazione”, basta guardare gli articoli dedicati dal New York Times e dal Washington Post all’argomento.

Sul WP: “Non contare sul fatto che i repubblicani facciano qualcosa sull’ultimo scandalo che riguarda la Russia”. “Gli assistenti di Trump avevano troppa paura per riferirgli delle taglie dei russi?“. “Il Gop si interpella nuovamente sul perché Trump non sia più duro nei confronti della Russia“.

Sul Nyt, invece, un solo articolo, ma massivo e di apertura,:che contiene nuove asserite rivelazioni:  “Trump a febbraio è stato informato delle possibili taglie dei russi“.

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la citta futura

Scontro tra medici e governo

di Alessandro Bartoloni

Il governo italiano è in mano a una banda di liberisti, il settore medico a una banda di reazionari. Dietro lo scontro sul numero di studenti che potranno accedere alla facoltà di medicina il prossimo anno c’è la lotta tra grande borghesia e corporativismo piccolo-borghese

Per far fronte all’emergenza di Sars-Cov-2 il governo ha dovuto assumere 20 mila tra medici neolaureati, infermieri e operatori sanitari. L’impiego, ovviamente, è soltanto per sei mesi, perché i problemi strutturali del servizio sanitario nazionale devono rimanere tali. Ma perché in Italia c’è scarsità di medici? Per il semplice fatto che i servizi sanitari pubblici non sono più organizzati per far fronte ai bisogni e alla loro prevenzione ma per incoraggiare quante più persone possibile a ricorrere alle cure a pagamento erogate privatamente dagli stessi medici assunti dal servizio sanitario nazionale (tramite la c.d. intramoenia), dai liberi professionisti (alcuni dei quali lavorano anche in ospedale in regime di c.d. extramoenia) o da quelli impiegati nelle cliniche private, convenzionate col SSN o meno.

La spinta verso il privato è dettata dalla necessità di abbassare i costi di produzione ed aumentare i guadagni degli imprenditori.

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contropiano2

Un bluff chiamato “modello Genova”

di Marco Ferri

La ricostruzione del ponte sul Polcevera a Genova è stata possibile grazie al progetto, che firmato da Renzo Piano, è stato ceduto a titolo gratuito. Poi realizzato da Salini, azienda italiana di costruzioni che opera in tutto il mondo. Queste sono stati gli ingredienti fondamentali, che il commissario straordinario ha potuto gestire facilmente, grazie all’esercizio dei poteri speciali che gli sono stati conferiti in stato di emergenza.

Oggi si pensa, strumentalmente, che il commissariamento sia lo strumento idoneo per “sconfiggere” la burocrazia. Di qui la definizione ormai stereotipata di “modello Genova”.

Purtroppo le cose non stanno così. Per il semplice motivo che senza un progetto e di chi ha le capacità di realizzarlo, il commissario straordinario serve a niente, se non addirittura è il protagonista del fallimento.

Per il terremoto dell’Aquila, il commissario straordinario Bertolaso ha combinato niente di buono, se non fare da valletto alle passerelle dell’allora capo del governo, l’ineffabile Berlusconi. Poi, forse perché chi va con lo zoppo impara a zoppicare, è rimasto incastrato in una inchiesta di massaggi molto appassionati offertigli da un costruttore romano, perché era diventato commissario straordinario per il G8.

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antiper

L’utopia come luogo del non-ancora-esistente

di Antiper

Nel Manifesto del partito comunista Karl Marx e Friedrich Engels bollano alcuni movimenti socialisti della loro epoca come “utopistici” e criticano la loro pretesa di ingabbiare il pensiero del futuro strettamente entro i codici del presente (borghese e piccolo borghese):

“Quindi cercano conseguentemente di smussare di nuovo la lotta di classe, e di conciliare gli antagonismi. Continuano sempre a sognare la realizzazione sperimentale delle loro utopie sociali, l’istituzione di singoli falansteri, la fondazione di colonie in patria, la creazione di una piccola Icaria, – edizione in dodicesimo della nuova Gerusalemme – e per la costruzione di tutti quei castelli in Ispagna debbono far appello alla filantropia dei cuori e delle borse borghesi” [1].

In buona sostanza, quello che Marx ed Engels criticano del socialismo utopistico non è la prefigurazione di ciò che non esiste – l’utopico, appunto -, ma l’illusione che esso possa realizzarsi come spazio interno al mondo capitalistico. Pur con le debite differenze si tratta dell’analoga illusione che caratterizza i vaniloqui tipici dei centri sociali, delle comunità “hippy”, delle “zone autonome”, delle aree “liberate”, dei circuiti del commercio equo e solidale…: far convivere con il capitale, stabilmente, spazi (auto) gestiti secondo principi etici e politici antitetici a quelli del capitale.

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lordinenuovo

La fragilità dell'intervento delle banche centrali nella crisi Covid-19

di Domenico Moro

Il mondo sta attraversando la crisi peggiore dal ’29. Recentemente il Fondo monetario internazionale (Fmi) per il 2020 ha disegnato un quadro peggiore di quello che fino ad ora si era ipotizzato. Il Fmi prevede un calo del Pil a livello mondiale del -4,9%, negli Usa del -8% e nell’area euro del -10%, con un picco in Francia, Italia e Spagna di oltre il -12%. Ciononostante, le Borse, dopo aver raggiunto i livelli minimi a marzo, quando la pandemia si è presentata in Europa e Usa, hanno registrato rialzi record nell’ultimo trimestre. L’indice S&P 500 della borsa di Wall Street non realizzava un trimestre con un rialzo così marcato dal 1975 e il Nasdaq dal 1999, in piena euforia da new economy. Il rimbalzo dai minimi di marzo c’è stato in tutte le borse più importanti, da quella di Francoforte (+43,2%), a quella di Tokio (+36%), fino a quella di Milano (+28,4%).

Perché questi rialzi? La ragione sta nella massa di liquidità senza precedenti immessa dalle banche centrali nei mercati finanziari come misure per tamponare la crisi del Covid-19.

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scenarieconomici

La fregatura del MES “light” in sette passaggi

di Giuseppe Palma

Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è un Trattato firmato nel febbraio 2012 (per l’Italia il governo Monti) e ratificato dal Parlamento italiano nel luglio 2012: maggioranza ABC – Alfano, Bersani Casini, cioè PdL, Pd e Udc. Votarono contro Lega e Italia dei Valori.

Quando vi parlano di MES senza condizioni (ovvero “light” o sanitario), mentono. Per sette motivi:

 

1. Dal punto di vista giuridico, un Trattato – perché NON produca più (in tutto o in parte) i suoi effetti giuridici – necessita di un nuovo Trattato che modifichi quello precedente. Nella situazione attuale, il MES del 2012 non ha subito alcuna modifica. Questo Trattato, ancora oggi in vigore, prevede sostanzialmente che prima del prestito lo Stato richiedente concordi un memorandum (la famosa troika in casa).

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lafionda

La mitomania della solidarietà europea

di Alberto Bradanini

La classe dirigente è una derivata dei poteri sovrastanti, non il riflesso del carattere di un popolo, come una sociologia di maniera ci ha fatto credere. La riflessione sui termini e rimedi della crisi italiana è coraggiosa e diversificata solo sui binari della rete esterni al mainstream dell’informazione, per il resto essa è banale e a senso unico. Al pubblico poco incline a far ricorso a un’ermeneutica alternativa o a sfidare sui libri la narrazione del pensiero unico (che si esprime sulle TV, i grandi giornali e una moltitudine di intellettuali/accademici organici) non è consentita una rappresentazione alternativa della scena politica, economica e sociale del Paese.

I pranzi gratis, come mostra l’esperienza, si servono solo in famiglia. L’Unione Europea, quella (de)formazione istituzionale che attende tuttora un’ammissibile definizione, è tutto tranne che una famiglia. L’Europa Federale non vedrà mai la luce. I trasferimenti di ricchezza da un paese ricco a uno bisognoso – principio fondativo di ogni nazione – non sono contemplati da alcun Trattato o documento politico apparso nei 65 anni che intercorrono tra la storica conferenza di Messina e i giorni nostri, non sono mai stati contemplati dai lungimiranti padri fondatori.

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riformista

“L’unico di sinistra è Bergoglio, il Pd non più”

Il pensiero del ‘polemista’ Luciano Canfora

a cura di Umberto De Giovannangeli

«Una persona che dice e fa cose di sinistra senza doversi dire tale? Papa Francesco. Le definizioni lasciano il tempo che trovano, ciò che conta è la visione che ispira un agire concreto». «Fare una cosa di sinistra? Requisire le caserme vuote per farne delle scuole». A sostenerlo, in questa intervista a Il Riformista, è il professor Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, una “coscienza critica” della sinistra che non ha mai avuto peli sulla lingua o interessi di bottega da coltivare. Una voce libera, cosa sempre più rara nell’Italia d’oggi. Professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni), Tra i suoi libri, ricordiamo: Fermare l’odio (Laterza); Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano (Laterza); Il presente come storia. Perché il passato ci chiarisce le idee (Bur, Rizzoli).

* * * *

Professor Canfora, in questi anni è come se si avesse paura di definirsi di sinistra, come se questo segnasse un tempo che fu, da archiviare. Ma di fronte alle sfide epocali del Terzo Millennio, sinistra è una idea spendibile e se sì, quale sinistra?

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coniarerivolta

Boeri, Gualtieri, e la dignità a tempo determinato

di coniarerivolta

Se è vero, come sosteneva Thomas Eliot, che aprile è il mese più crudele, potremmo avere il sospetto, aprendo La Repubblica di qualche giorno fa, che giugno non sia da meno. Ci imbatteremmo infatti in un articolo dell’ex presidente INPS, Tito Boeri, dal titolo piuttosto eloquente: “Per frenare la perdita di posti di lavoro servono più contratti a tempo determinato”. Il dubbio verrebbe ulteriormente accresciuto se a fare da eco alle parole di Boeri si unissero il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, il PD e Italia Viva, oltre che il giornalismo filo-padronale accompagnato dalla Confindustria e dal centrodestra. A quel punto, i sospetti si tramuterebbero in certezza e la triste verità verrebbe inesorabilmente a galla: Thomas Eliot si sbagliava. Ma andiamo con ordine.

Passata la sfuriata della prima lettura, l’articolo di Boeri ci offre alcuni spunti di riflessione su due questioni che lo stesso autore ritiene strettamente legate tra loro in termini di causa-effetto.

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contropiano2

DL Semplificazioni, politica ai piedi degli industriali

di Dante Barontini

C’è una sola linea di politica economica, in questa zona del mondo. E’ folle, distruttiva, devastante e la detta Confindustria. Il cosiddetto centrosinistra e la destra la condividono in pieno, battagliando – chi sguaiatamente, chi meno – semplicemente sul chi debba gestirla e incassare un dividendo.

La prova si con il “decreto semplificazioni”, la cui bozza sta circolando in queste ore. L’ha elaborata il governo giallo-rosé, con la partecipazione addirittura della “sinistra” targata Leu, ma avrebbe potuto benissimo presentarla la Lega o Forza Italia (da soli o in consorzio con la Meloni).

Chi ricorda più le proposte di Salvini, sul “zero burocrazia”, “modello Genova” (la ricostruzione del ponte senza gare e in affidamento diretto ad una impresa, la solita Salini Impregilo), “aprire tutti i cantieri”?

Fatto! L’unica limitazione è l’entità degli appalti pubblici. Fino a 150.000 euro sono liberamente firmabili da ogni amministrazione pubblica (vista la cifra, riguarda soprattutto i piccoli Comuni), mentre al di sotto dei 5 milioni di euro si procede lo stesso senza gara ma interpellando almeno cinque imprese diverse.

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lantidiplomatico

La scuola italiana cala le braghe davanti a Microsoft

di Leo Essen

Stamattina presto tutte le scuole d’Italia hanno ricevuto l’avviso che le loro caselle mail istituzionali sono state migrate a office365.

Si tratta delle caselle che noi cittadini usiamo per comunicare con la scuola dei nostri figli, e che le scuole usano per comunicare tra loro e con il resto del mondo.

Da quel che si può capire sino ad oggi, la migrazione ha riguardato le sole caselle istituzionali, ovvero le caselle dei Dirigenti Scolastici, Dei Direttori amministrativi e le caselle legate al codice meccanografico della scuola.

Il ministero precisa che «I DS e i DSGA e le scuole accedono usando l’user-name completo e il suffisso @istruzione.gov.it (per esempio This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it..). Per quanto riguarda il personale dell’amministrazione (MI e MIM) l’accesso è garantito dalle credenziali composte da user-name completo e dal suffisso @istruzione.it (per esempio This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.).

Il motivo del cambiamento non è ancora chiaro, e non si capisce se esso si inquadri nel più generale impegno del Ministero dell’Istruzione verso la Didattica a Distanza (DaD).

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ilsimplicissimus

Scacco matto all’intelligenza

di ilsimplicissimus

Negli ultimi anni ho avuto spesso la tentazione di definire come sospetto o ipocrita, vuoto o violento, quasi tutto ciò che ormai da una quarantina d’anni arriva dal mondo anglosassone, cuore del liberismo in tutte le sue declinazioni e i suoi istinti sempre più scoperti, ma me ne sono astenuto sia perché sarebbe stata una generalizzazione indebita, sia perché so come l’immaginario italiano sia attratto da una pervicace quanto insensata mitologia di quel mondo dominato da un esprit de geometrie come alibi per l’insensatezza. Ma certo più si avanti, più quella tentazione si fa forte e credo che gli ultimi due giorni siano stati un calvario per l’intelligenza e l’onestà intellettuale. Cominciamo con il classico business is business del teriantropo Bill Gates, il vaccinatore folle, il quale sentendo che nel mondo ci sono 9,2 milioni di contagiati dice che il “quadro del Covid 19 è più tetro del previsto”. Strano perché il caro, stupido Bill, sembra non sapere che ogni anno ci sono circa 600 milioni di contagiati di influenza e che solo in Italia sono dai 10 ai 12 milioni. Tanto per la cronaca nel 2015 sono morte nel nostro Paese 54 mila persone di questa affezione, circa 20 mila in più dei decessi attribuiti non si con quanta onestà e consistenza al Covid.

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ilsussidiario logo

"Dopo il Mes non saremo più il terzo Paese d’Europa"

Marco Biscella intervista Sergio Cesaratto

Domani si apre il semestre europeo della Germania, il paese che esprime le due figure politiche più importanti dell’Europa: Angela Merkel nel ruolo di cancelliera del paese locomotiva e Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue. Per la Merkel si tratta del secondo semestre, dopo quello del 2007. In agenda ci sono temi molto delicati: la crisi economica causata dall’emergenza Covid, il nodo del Mes e del Recovery fund, la Brexit, i rapporti con Stati Uniti e Cina, il ruolo della Bce dopo la sentenza della Corte di Karlsruhe. Un groviglio non certo facile da districare, come mostra la visita che ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto alla Merkel presso la residenza di Meseberg. Che cosa dobbiamo aspettarci dal semestre tedesco? Potrebbe iniziare a prendere forma un’Europa meno attenta all’austerity? Che cosa potrebbe cambiare per l’Italia? La Merkel potrebbe abbandonare il suo tradizionale attendismo? Lo abbiamo chiesto a Sergio Cesaratto, professore di Politica monetaria europea all’Università di Siena.

* * * *

“Insieme per la ripresa dell’Europa” è il motto che guiderà il semestre tedesco di presidenza dell’Ue che si aprirà domani, 1° luglio. Che cosa dobbiamo aspettarci?

La risposta è quasi scontata: non molto.

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comedonchisciotte.org

Usa e Cina, adesso è guerra

di Fulvio Scaglione

Quando entra in ballo il Pentagono, la parola da usare è guerra. Che non sarà magari quella dei fucili e dei cannoni ma sarà comunque una guerra, senza esclusione di colpi. Dalle parti della Casa Bianca, infatti, sono comparse nelle scorse settimane due liste. Una “bianca”, compilata dal Dipartimento di Stato, e una “nera”, compilata appunto dal Pentagono. Le due liste sono complementari. Quella del Dipartimento di Stato elenca i buoni, quella del Pentagono i cattivi.

Cominciamo dalla lista bianca. Essa è stata redatta da un gruppo di venticinque esperti che il Center for Stategic and International Studies (CSIS) ha convocato da aziende e centri di ricerca di Europa, Asia e Ovviamente Usa. Questi, a loro volta, hanno lavorato sulla base delle cosiddette Proposte di Praga, elaborate nella capitale ceca nel 2019 a conclusione di un convegno dedicato a 5G (il sistema che dovrebbe rivoluzionare comunicazioni e connessioni) e sicurezza. Protagonisti di quel convegno i rappresentanti di trenta Governi, oltre a capitani d’industria ed esponenti dell’Unione Europea e della Nato.

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senso comune

Il futuro del lavoro è un ritorno all’Ottocento

di Alessandro Somma

Articolo pubblicato nel primo numero della rivista di Senso Comune ‘Il Ritorno della Politica’

La relazione di lavoro deve assomigliare a una qualunque relazione di mercato: lo pretende l’ortodossia neoliberale, secondo cui l’incontro di domanda e offerta di lavoro deve essere libera tanto quanto l’incontro della domanda e dell’offerta di una merce qualsiasi. Non vi può essere attenzione alcuna per la parte debole della relazione, privata così delle tutele che solo un mercato regolato può assicurare. Neppure vi possono essere ingerenze nell’individuazione dei livelli salariali, dal momento che la redistribuzione della ricchezza viene affidata unicamente al mercato. Per questo si affida al welfare un ruolo limitato, in linea con l’idea che esso rappresenta un incentivo all’inattività: l’inclusione sociale viene fatta coincidere con l’inclusione nel mercato e nulla deve mettere in discussione questo principio.

Fin qui la dimensione individuale della relazione di lavoro secondo i neoliberali. La dimensione collettiva è invece dominata dalla medesima idea che condiziona la disciplina antitrust: occorre impedire le concentrazioni di potere economico, considerando tali anche le coalizioni dei lavoratori in quanto destinate a impedire che il salario e le tutele siano decise attraverso il libero incontro di domanda e offerta di lavoro.

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contropiano2

“Mes o morte”, grida l’establishment

di Dante Barontini

E’ partita l’offensiva finale per imporre al governo di richiedere l’accesso alle linee di credito del famigerato Mes. Il panorama dei media, in proposito, è impressionante. Il Corriere della Sera, in particolare, da giorni martella senza tregua, fino a mobilitare un suo vicedirettore, Federico Fubini, per “spiegare cos’è il Mes” e ovviamente concluderne che è da scemi non richiederlo. Con tanto di “simulazioni” sui fantastici benefici che si avrebbero…

Ultimo è arrivato il “pezzo grosso”, ossia il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il che pone un’ipoteca pesante sull’esecutivo e sul suo presidente, il mediatore estremo Giuseppe Conte. Non per far cadere un governo che più esitante non si può, ma per condizionarne definitivamente le scelte fondamentali.

La cosa divertente – in realtà fa incazzare per la sfrontatezza – è che sul piano politico Zingaretti recita la parte del “riformista progressista”, mentre lo strumento di cui perora l’adozione è nato per imporre un “riformismo” di segno diametralmente opposto.

Fa impressione, in effetti, veder sventolare lo straccio con su scritto “quasi 40 miliardi per la spesa sanitaria” dal capo temporaneo di un partito che – scambiandosi a volte la poltrona con leghisti e berlusconiani – ha contribuito a ridurre la spesa per la sanità… di 37 miliardi in dieci anni.

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generalmagazine

“Mes, rischi superano i vantaggi. Italia non aderirà”

Francesco Puppato intervista Fabrizio Tringali

Tanti annunci, pochi fatti. È la sintesi dell’operato in risposta all’emergenza da coronavirus delle autorità sia in Europa – con Recovery Fund, Sure, Bei e Mes – sia in Italia. Da un lato il premier Giuseppe Conte ed il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri prima fanno annunci televisivi da centinaia di miliardi di euro mentre le aziende devono ancora vedere la cassa integrazione, poi finiscono con il chiedere “atti d’amore” alle banche che, al netto dei circa 6,5 miliardi concessi a FCA, si sostanziano in un nulla di fatto.

Dall’altro l’Unione Europea che, in un momento che necessita di risposte rapide ed efficaci, non fa che ritrovarsi una volta al mese per non decidere nulla e rimandare il tutto al meeting successivo. Si veda quanto emerso dall’ultimo Consiglio europeo, in cui il Presidente Charles Michel ha detto che a luglio si cominceranno i negoziati seri. Come se finora si fosse perso tempo.

Si parla di Sure e aiuti dalla Bei, che però ancora non partono perché mancano le garanzie. Si parla di Mes con un tasso di interesse agevolato. Ma al contempo introduce un creditore privilegiato, alzando il costo degli interessi per la collocazione dei Titoli di Stato. Si parla di Recovery Fund, ma se il funzionamento per l’allocazione dei fondi è quello standard, significa che un Paese finanziatore netto come l’Italia finirebbe per versare più soldi di quanti ne riceverebbe.

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contropiano2

Che succede in autunno?

di Dante Barontini

Si moltiplicano gli allarmi, gli avvertimenti, le previsioni plumbee. Per quanto prevedere il futuro sia diventato un esercizio di fantasia, alcune cose si possono certamente dire.

Fin qui la caduta dell’occupazione e dei redditi, specie quelli più bassi, è stata relativamente contenuta con una dose massiccia di ammortizzatori sociali (cassa integrazione, sussidi di ogni genere ed entità, ecc). Strumenti che ovviamente hanno un costo proporzionale alla platea degli interessati (milioni di lavoratori e imprese) e per definizione impossibili da mantenere a lungo.

Il governo Conte sta meditando la loro estensione fino al 31 dicembre (la scadenza attuale è ad agosto). Ma è chiaro che si tratta solo di un rinvio, che riguarda però il grosso del sistema produttivo e commerciale italiano.

Nel frattempo non è che tutto sia rimasto in sospeso. Le aziende hanno licenziato lo stesso, eliminando pressoché completamente i contratti a termine col semplice meccanismo del non rinnovo.

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controlacrisi

"Siamo stati noi capitano, siamo stati noi a tirarlo giù"

La memoria corta sulla strage di Ustica

di Alessio Di Florio

Ustica: un nome che da quarant’anni, ormai, è legato al ricordo dell’abbattimento del DC9 dell’Itavia e alla strage nei cieli del 27 giugno 1980. A sentire il nome del comune siciliano ben pochi italiani penseranno alle bellezze e al fascino dell’isola, poichè una maggioranza schiacciante penserà ai fatti di quella notte. Fatti dibattuti e discussi, su cui sono stati versati fiumi d’inchiostro, di byte e di ore televisive.

Ma la notte buia e oscura non è mai finita e sempre nuove trame e nuovi depistaggi si susseguono, mentre il numero delle «vittime» è cresciuto negli anni. lL strage di Ustica, infatti, ha ucciso anche anni dopo.

Il DC9 abbattuto apparteneva all’Itavia, colpita subito dopo il 27 giugno 1980 da una campagna delegittimatoria che tentò di addossargli le responsabilità di quella notte e, già gravata da pesanti debiti, cessò l’operatività il 10 dicembre di quell’anno. Due giorni dopo gli fu revocata la licenza di operatore aereo e l’anno dopo fu posta in amministrazione straordinaria. Ma, incredibilmente, 39 anni dopo è ancora formalmente esistente e sono ancora in carica tre commissari straordinari.

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Fini senza mezzi

Post di teoria politica

di Pierluigi Fagan

Il soggetto è la “sinistra”, i fini sono l’aspirazione alla “libertà sostanziale a fini di eguaglianza” presi dall’articolo postato che li riprende dal Bobbio di “Destra e Sinistra” (Donzelli 1994), i mezzi si son persi. Perché si son persi i mezzi?

Alla domanda finale, i pensatori che si sono cimentati nell’analisi critica, hanno per lo più risposto rifacendo la storia della sinistra degli ultimi trenta anni, convenendo sulla cronologia che vede il punto critico nel ’89-'91 detto “Crollo del Muro di Berlino” a cui però andrebbe aggiunto “Implosione dell’Unione Sovietica”. Da lì parte una descrizione sostanzialmente unitaria di degenerazioni, sbagli, inavvertiti deragliamenti che ha portato la “sinistra” maggioritaria a porsi sul versante di sinistra del paradigma liberale che però di suo è di “destra”. Tutto giusto, ma la domanda “perché?” chiama ad una diagnosi, non solo ad una descrizione. Perché ciò è avvenuto? perché un tradizione politica nota per la fioritura plurale di intelletti e studiosi acuti, ha smarrito così inconsapevolmente i suoi fini? A mio avviso, perché ha smarrito i mezzi.

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La ripartenza

di Giulio Calella

Se le classi dirigenti, pur in evidente difficoltà, provano a riorganizzarsi dopo lo shock, la nostra parte è ancora disorientata. Ma come iniziamo a vedere dagli Usa, il «rilancio» non verrà dall'alto ma da radicali conflitti sociali

Le ultime settimane hanno visto il ritorno anche in Italia dei movimenti. Le varie piazze autoconvocate di Black Lives Matter sulla scia delle rivolte afroamericane – piene soprattutto di giovani, donne e seconde generazioni figlie di migranti –, il risveglio dell’attivismo sociale con mobilitazioni seppur simboliche di fronte agli Stati generali del Governo, le piazze milanesi di contestazione del «modello sanitario lombardo» e le mobilitazioni di insegnanti, studenti e genitori per un reale rilancio dell’istruzione pubblica dimenticata durante la pandemia.

Si inizia pian piano a uscire dallo stordimento del lockdown, ma ancora non è facile, anche per le aree politiche più radicali e i settori di movimento del nostro paese, immaginare come agire un conflitto sociale e politico all’altezza di un contesto in cui incombe il rischio di un profondo peggioramento delle diseguaglianze sociali – e di un’ulteriore regressione politica.

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Il mondo alla rovescia di Federico Fubini

di Leonardo Mazzei

«La nuova emergenza». E’ questo il titolo dell’editoriale di Federico Fubini sul Corriere della sera di ieri. Che si parli dell’emergenza economica ed occupazionale, dopo quella sanitaria dei mesi scorsi? Neanche per sogno.

Per il Fubini la nuova emergenza ha tutt’altro nome, quello di uno “Stato-mamma”, dal quale bisognerebbe uscire al più presto.

Che milioni di italiani, esattamente quelli più bisognosi d’aiuto, lo “Stato-mamma” proprio non l’abbiano incrociato, è un particolare che al Fubini sfugge proprio. A lui basta riprendere la solita retorica cantilena contro l’assistenzialismo.

Polemizzando con chi vedeva nell’epidemia, e perfino nel disastroso confinamento che si è voluto imporre agli italiani, un’occasione per rilanciare il ruolo dello Stato, eravamo stati facili profeti nel prevedere come lorsignori sarebbero ben presto tornati ai santi vecchi ed ai tradizionali arnesi del neoliberismo. Tra questi, ovviamente, il loro argomento anti-statale preferito: quello contro l’assistenzialismo, vero o presunto che sia. Argomento che prevede naturalmente due pesi e due misure (e che pesi, e quali misure!). Ad esempio, secondo il loro metro di giudizio, 600 euro al mese ad un cassaintegrato sono “assistenzialismo”, 6 miliardi di garanzie ad Fca ovviamente no.

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La reputazione tedesca

di Carlo Formenti

Corriere della Sera di lunedì 29 giugno. La consueta vignetta di Giannelli ritrae la Merkel in veste di oculista che indica con una verga le tre fatidiche lettere M E S sul cartellone al “paziente” Giuseppe Conte, il cui sguardo non mette a fuoco le lettere bensì la mano che impugna la verga (Giannelli ce lo fa capire con un artificio grafico, cioè con il classico balloon che gli autori di fumetti usano per spiegarci cosa pensa un personaggio). E se qualcuno è così tonto da non cogliere l’allusione, a chiarirgli le idee provvede il titolo di apertura che sovrasta la vignetta: “Il Pd avverte il governo”, mentre il sottotitolo ospita una citazione dall’intervista a Zingaretti che il lettore trova a pagina 9 (“Basta tergiversare sul MES”).

In poche parole, il primo quotidiano italiano, che da settimane batte con insistenza ossessiva sulla necessità di accettare senza se e senza ma il “generoso” prestito che la Ue a trazione tedesca ci offre per fronteggiare gli effetti della pandemia, tira un sospiro di sollievo perché il segretario del partito che ha scelto di sponsorizzare in questa fase della nostra vita politica ha finalmente deciso di fare la voce grossa (il Corriere non sceglie mai a caso chi appoggiare: si proclama “quotidiano indipendente” perché ha un solo vero padrone, cioè il capitale e i suoi interessi; quanto ai partiti non ha particolari preferenze ideologiche: opta di volta in volta per quello che incarna meglio quegli stessi interessi).