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ragionipolitiche

Il politicamente corretto

di Carlo Galli

Il linguaggio politicamente corretto vuol essere soccorrevole verso gli oppressi, raddrizzatore di torti, riequilibratore della bilancia della giustizia. Ciò che è stato stigmatizzato va riabilitato attraverso una ridefinizione rispettosa. E ciò che ha prevalso va ridimensionato.

Quel linguaggio è un universale artificiale, una neolingua, esperanto, costruito per permettere a ogni particolare di sussistere e di nominarsi, ed essere nominato, in libertà e con uguali diritti. Un linguaggio privo di passione e di violenza, capace di sterilizzare ogni differenza nella universale indifferenza. Uno vale uno, insomma.

Ma questi fini e questi mezzi contengono una contraddizione: il linguaggio politicamente corretto è pacifico e al tempo stesso aggressivo, vendicativo, intollerante: l’uguaglianza amorfa a cui tende è carica di unilaterale violenza. La sua logica normale è quella eccezionale del giudizio universale: nihil inultum remanebit. Tutti i torti vanno conosciuti, puniti e riparati. La colpa, l’accusa, è l’orizzonte entro il quale si colloca il politicamente corretto.

Che è politico: è un atto di decisione fondamentale che critica il passato e lo spazza via. È un universale immediato, e quindi è un particolare ingigantito. È l’espressione di una parte che si fa Tutto, che pretende di giudicare ergendo se stessa a Legge. È un dominio, un punto di vista elevato a potenza, che non ne ammette né legittima altri.

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contropiano2

Crolla l’economia liberista, l’Occidente è un buco nero

di Kartana

In prima pagina stamane sul Corriere della Sera il crollo nel secondo trimestre dell’economia americana.

Il giornale di via Solferino intervista il noto politologo Ian Bremmer, il quale sostiene che la crisi rigurda tutti, anzi gli Usa hanno più risorse degli altri, e durerà anni.

Stanotte è invece uscito il dato del Pmi manifatturiero cinese, che cresce a luglio dal 50,9 al 51,4. E’ arrivata l’ora che intellettuali, accademici, uomini di cultura in Occidente, se ce ne sono, si pongano degli interrogativi. Ci sono almeno due modelli economici alternativi, e quello occidentale mostra crepe vistose.

L’assetto liberista degli ultimi 45 anni ormai volge al termine, procastinarlo, in maniera sempre più feroce per le classi lavoratrici, è inutile e dannoso.

Occorre ripensare al ruolo del pubblico nell’economia, come nel dopoguerra (a proposito, stamane Milano Finanza parla di “scenario da dopoguerra”), occorre assumere milioni di persone nella sanità, nell’istruzione, nei trasporti, occorre una politica di edilizia pubblica recuperando l’immenso patrimonio abitativo lasciato in macerie.

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commonware

Scovare e aprire spazi di possibilità: la conricerca

di Francesca Ioannilli

Una recensione al libro "Pratiche di inchiesta e conricerca oggi" a cura di Emiliana Armano, ombre corte, Verona 2020

Il libro Pratiche di inchiesta e conricerca oggi (ombre corte 2020) a cura di Emiliana Armano, raccoglie i contributi di Sandra Busso, Kristin Carls, Daniela Leonardi, Cristina Morini, Annalisa Murgia, Paola Rivetti, Devi Sacchetto, Raffaele Sciortino e Steve Wright.

Attraverso l’approccio della conricerca, di cui Romano Alquati fu uno dei principali militanti e teorici, vengono indagate trasformazioni più o meno recenti nel rapporto con le soggettività coinvolte. L’introduzione scritta da Emiliana Armano e i due testi in appendice spiegano con chiarezza alcune ipotesi teoriche e categorie analitiche utili per approcciarsi alla realtà; le inchieste che compongono il libro le usano in parte, in linea con il senso attribuito alla teoria da Alquati stesso, cioè di uno strumento per leggere e trasformare la realtà. Come si legge: «L’intento di fondo non è di andare a trovare il “vero Alquati” quanto invece di stimolare oggi una rielaborazione fruttuosa di quelle categorie analitiche e di quel modo di approcciare la realtà».

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zafferano

Un premier curioso: chiede i pieni poteri per decidere di rimandare le decisioni al trimestre successivo

di Riccardo Ruggeri

Mi considero fra i pochi giornalisti che non ha mai preso una posizione secca sulla vicenda del “virus”. Non lo considero un motivo di vanto, perché era facile capire che i cosiddetti scienziati nulla sapevano del Virus, per mesi camparono, e tuttora campano, distribuendo banalità prezzemolate di vanità. Peggio ha fatto la loro Cupola (OMS), passò mesi a smentirsi in continuazione. Sui politici meglio calare un velo penoso, i più astuti non si sono mossi da: “attendiamo il vaccino”, barricandosi nei rispettivi ministeri. Così alcuni di noi hanno ecceduto nella banalizzazione, altri nell’estremizzazione. Siamo tuttora in una situazione di stallo. Io stesso mi sono limitato a scrivere: “I conti si faranno alla fine” perché gli unici dati che contano sono: 1) i morti per milione di abitanti; 2) la perdita di ricchezza conseguente alle scelte politico-economiche (PIL) fatte da ogni singolo Paese.

C’è però una domanda sottesa che avremmo dovuto porci tutti, soprattutto le leadership, una domanda brutale: “Quanto vale per noi una vita umana?”. Sapendo che la risposta del pierino politicamente corretto è: “Anche una sola vita non ha prezzo”.

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contropiano2

La strategia suicida del mercantilismo “europeo”

di Kartana

Se il ministro dell’Interno Lamorgese un mese fa informava su un probabile allarme “autunno caldo” e 10 giorni fa Massimo Cacciari, da decenni collaterale al Pd, parlava della necessità di una “dittatura democratica”, dato che in autunno verranno al pettine i nodi economico sociali post Covid, occorre analizzare cosa ci sia dietro la proroga dello stato d’emergenza, definito da noti costituzionalisti “illegittima e inopportuna”.

Dall’entrata dell’euro, nel 1999 (nella circolazione effettiva dal 2002) il nostro Paese ha basato la sua strategia, simile a quella tedesca, sul “mercantilismo”. Vale a dire: comprimere salari e domanda interna e basarsi sull’export, essendo le aziende considerate il “motore principale” e proprio per questo esaltate dal mondo politico. Come fanno tutti, e proprio come fa da un anno a questa parte (lo ha ribadito ieri stesso) il ministro degli esteri Di Maio.

Secondo l’Istituto del commercio estero, il commercio mondiale riprenderà i suoi valori, se tutto va bene, nel 2024, dunque il nostro Paese subirà una caduta profonda delle esportazioni, l’unico motore che tirava.

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comidad

Le "condizionalità" pretesto per fare aggiotaggio sociale

di comidad

Da qualche giorno anche i media mainstream hanno scoperto che il Recovery Fund comporta condizionalità molto più dure e stringenti di quelle del MES. Questa scoperta dell’acqua calda è stata subito utilizzata per riciclare l’ipotesi di un accesso dell’Italia ai fondi del MES, che avrebbero come condizione “soltanto” di essere indirizzati a spese, direttamente o indirettamente, di tipo sanitario.

I timori nei confronti del MES sarebbero dettati dall’irrazionale, dal ricordo della sorte della Grecia, mentre adesso le cose starebbero diversamente. Persino l’argomento di Giulio Tremonti, secondo il quale se l’Italia accedesse al MES si beccherebbe le stimmate del Paese ridotto alla canna del gas, sarebbe superato, in quanto gli “investitori” sanno che i fondi del MES sono privi di vere condizionalità, perciò non ci sarebbe alcun motivo per far salire lo spread sui titoli del debito pubblico italiano.

Questo contro-argomento presuppone una visione idealizzata del cosiddetto “investitore”, in effetti uno speculatore. E se invece gli “investitori” si rivelassero anch’essi irrazionali? Se anche in loro l’immagine del MES risvegliasse fantasmi del tragico passato greco? E se gli “investitori” addirittura fingessero soltanto di essere “irrazionali” pur di spillare interessi più alti? In fondo è il loro mestiere.

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sinistra

I banchi dell’Azzolina

di Salvatore Bravo

Il totalitarismo capitale è la sintesi operativa del potere biomedico che si coniuga e sostiene con il potere disciplinare. Il potere non vive nell’alto dei cieli, ma si concretizza nel quotidiano, il dispositivo si installa nella micro-azioni, è ovunque, Foucault ha usato la felice definizione di microfisica del potere. In questi giorni M. Foucault ci è di ausilio per leggere il presente. Si assiste allo svelamento del potere che “rassicurato” dalla pandemia, la utilizza per giustificare il ridisegnare gli spazi ed i tempi delle relazioni, affinché il pericolo degli “assembramenti comunitari” possa essere neutralizzato anche in futuro. Il potere per delineare nuovo modelli relazionali deve riorganizzare gli spazi ed i tempi, è inevitabile in tale contesto intervenire nelle classi. La scuola con le classi rappresenta una comunità potenzialmente critica e solidale. Malgrado le riforme e la curvatura competitiva, la scuola è organizzata per spazi che debbono favorire la socialità. I banchi doppi, la presenza degli alunni nello spazio classe, l’eliminazione della pedana della cattedra sono stati in questi decenni veicolo di socialità e solidarietà. La distribuzione degli spazi ha favorito la vicinanza spaziale e le relazioni.

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sinistra

Aquiloni, il palazzo dei sogni e migrazioni improbabili nel Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, luglio 020. Non siamo in Egitto e dunque la misura adottata in quel paese non ci coinvolge per nulla. Tanto più che da noi gli aquiloni sono piuttosto rari e pochi sono i bambini che arrivano a mettere insieme spago, legnetti e sacchetti di palstica riciclata. Il vento, a direzione variabile, è quasi sempre sostenuto e dunque potrebbe favorire quanto, invece, è stato inopinatamente vietato in terra d’Egitto. La notizia infatti, riportata quasi clandestinamente da alcuni mezzi di comunicazione, è quanto di più scomodo possa accadere in epoca di pandemia. La giornalista Laura Silvia Battaglia, in un commento al fatto, scrive che…’da qualche giorno le autorità locali di Alessandria e del Cairo hanno vietato la produzione e il possesso di aquiloni…la polizia egiziana ha sequestrato aquiloni in queste due città per motivi di sicurezza e l’avvertimento di un deputato che accennava alla possibilità di una minaccia alla sicurezza nazionale’... Gli aquiloni, secondo l’onorevole deputato, potrebbero infatti nascondere telecamere per spionaggio. Vero che, durante il confinamento, il numero e la qualità degli aquiloni sono cresciuti in modo considerevole e che alcuni giovani e ragazzi si sono inventati il gioco dai balconi e terrazzi.

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lordinenuovo

Cosa si muove nel settore bancario e perchè

di Domenico Moro

Uno degli avvenimenti più importanti all’interno del capitalismo italiano, nella sua fase più recente, è l’acquisizione di UBI, la terza banca italiana per capitalizzazione di borsa, da parte della prima banca, Intesa Sanpaolo. Questa aggregazione rafforzerà ulteriormente il carattere oligopolista del credito, concentrando ulteriormente il potere bancario in poche mani. Nasce, in questo modo, uno dei più grandi colossi bancari europei, con un obiettivo di utile non inferiore a 5 miliardi nel 2022 e con quote di mercato in Italia di circa il 20% in tutti i settori di attività.

Come abbiamo avuto modo, riprendendo Lenin, di osservare in un precedente articolo sull’imperialismo italiano, la centralizzazione del capitale, sotto forma della fusione o della acquisizione tra imprese diverse, che arriva fino alla costituzione di monopoli e oligopoli, è una tendenza tipica che si manifesta di nuovo in modo marcato nel capitalismo contemporaneo. Ciò vale, a maggior ragione, per il credito, in quanto la banca è un elemento fondamentale dell’accumulazione del capitale in generale, e, in particolare, nella sua fase imperialistica, nella quale si realizza l’integrazione tra impresa industriale e banca.

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lafionda

Perché il neoliberismo non ha oppositori? Idee per una rivoluzione del XXI secolo

di  Francesco Marabotti - L'Indispensabile

Per quale motivo il neoliberismo ha progressivamente vinto e convinto negli ultimi quarant’anni in tutte le maggiori democrazie occidentali?

Per quali ragioni si è imposto come prassi di governo planetaria, senza vere forme di opposizione capaci di metterne in crisi le fondamenta? Da dove trae origine la sua forza e la sua legittimità?

Perché in fondo, aldilà degli slogan e delle facili esaltazioni passeggere dei movimenti no-global e Occupy Wall Street, non sorge una vera alternativa sistemica all’antropologia di homo oeconomicus, la quale sta mostrando sempre più tutta la sua distruttività e i suoi limiti?

Il tentativo di elaborare una risposta a questi interrogativi mi sembra conduca verso la comprensione del fatto che il neoliberismo non è semplicemente una teoria economica, o una filosofia, né solamente una prassi di governo. La natura complessa di questo fenomeno è da interpretare anzitutto come un’esplicazione operativa di una struttura profonda del nostro modo di essere umani, che appartiene a tutti noi e che contribuiamo a formare con le nostre idee e prassi, con le nostre scelte e omissioni.

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piazzadelpop

La triste storia degli artisti

di Piazza del Popolo

In questa strana epoca di transizione, dominata da crisi di vario tipo e varia intensità, una categoria che viene a mancare clamorosamente, in quanto a capacità di interpretare e indirizzare lo “spirito dei tempi”, è quella degli artisti. Intendiamoci, non tutti; alcuni mantengono la schiena dritta, ci sono esempi in tutti i campi della creatività umana. Ma la grande massa degli artisti, specie quelli attivi nei settori più popolari – musica, cinema, letteratura – è clamorosamente lontana da una partecipazione intellettuale, prima ancora che politica, al tempo che stiamo vivendo. Una mancanza che non si era mai vista, in queste quantità, nell’Occidente moderno.

Abbiamo assistito a “concerti” in streaming, un modo penoso di esibirsi dal vivo, con artisti lontani centinaia, se non migliaia, di chilometri l’uno dall’altro, suonare o cantare la propria parte davanti a una webcam. E l’hanno fatta passare per una figata, un colpo di genio al quale ovviamente tutti i “big” hanno dovuto, ben volentieri, prestarsi. Abbiamo visto icone della “trasgressione” esibirsi felici in pantofole nel lussuoso salotto di casa, compatti nel lanciare il messaggio di seguire con rigore le indicazioni delle autorità.

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ilsimplicissimus

Golpismo diffuso

di ilsimplicissimus

Nei giorni scorsi un tweet di Elon Musk ha fatto il giro del mondo, quello in cui, riguardo al golpe del litio in Bolivia, ha detto: “Spodesteremo chiunque vogliamo! Accettalo”. E siccome Musk, in quanto creatore della Tesla, al litio boliviano, necessario per le batterie ci tiene spasmodicamente come del resto ormai tutta l’industria automobilistica mondiale, la frase è suonata in sostanza come la confessione di essere stato uno degli ispiratori e concretizzatori del colpo di stato (ormai “testimoniato” persino dal Washingon Post) contro Evo Morales colpevole di voler fare partecipare anche il popolo boliviano agli utili delle immense riserve di litio del Paese andino. Ma immaginiamo per un momento e giusto per gioco che qualcuno avesse accusato Musk di essere stato uno dei burattinai del golpe boliviano: apriti cielo, si sarebbe attirato addosso l’accusa di complottismo o magari come è ormai moda dei più imbecilli e ignoranti tra i chierichetti del potere, di terrapiattista. E visto il livello primordiale o prostitutivo di certi personaggi magari lo direbbero anche adesso Ma la cosa più stupefacente è che la rivelazione, quanto meno delle intenzioni, è arrivata al termine di una conversazione su Twitter nel quale il miliardario, erede di una dinastia sudafricana di schiavisti degli smeraldi, parte dalla propria opposizione a qualsiasi stimolo pubblico dell’economia per affrontare una visione distopica classica, ossia lo stato ridotto ai minimi termini e rivolto principalmente alla repressione con i grandi gruppi privati che si occupano della cosa pubblica e della legislazione in funzione esclusiva dei loro profitti.

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gliindifferenti

L’inverno del nostro scontento

Storia e clima da Shakespeare a Steinbeck

di Pierluigi Fagan

Nella seconda metà del secolo scorso, con il primo emergere di una consapevolezza del cambiamento climatico tra gli anni ’70 ed ‘80, l’argomento climatico è entrato nell’immagine di mondo degli storici. Parallelamente, la scienza del clima, sviluppatasi in contemporanea e per lo stesso motivo, ha affinato il suo sguardo permettendo la lettura di molteplici segnali provenienti dai pollini, dalla geologia, dalla dendrocronologia etc. Gli scienziati quindi hanno offerto informazioni sulla variabile climatica e gli storici hanno usato quelle informazioni per rileggere la sequenza storica.

Uno di questi interventi della variabile climatica sul corso storico è la Piccola era glaciale, quotata tra XIV e XIX secolo, ma con maggior incidenza tra metà XVI secolo e fine XVIII. Di questo parlerebbe il libro in questione che però spesso trascende questo specifico rapporto, per diventare una storia culturale più ampia del passaggio da Medioevo e Moderno. L’autore è di Amburgo, alla base quindi dell’angolo retto che disegna la discesa della costa danese occidentale che poi svolta verso occidente in un tratto tedesco e poi olandese.

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insideover

“Il Recovery Fund? Sarà peggio della Troika…”

di Roberto Vivaldelli

“L’accordo sul Recovery Fund? Peggio della Troika”. Il 21 luglio 2020 i leader dell’Ue hanno concordato il piano per la ripresa e il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, l’accordo sul Recovery Fund, accolto da una buona parte dell’opinione pubblica come un grande successo dell’Unione europea e del premier Giuseppe Conte. C’è chi ha parlato senza remore di “accordo storico”. Non la vede in questo modo uno dei massimi esperti di eurozona, Wolfgang Münchau, editorialista del Financial Times e fondatore del think-tank Eurointelligence. “Il modo in cui funzionerà lo strumento del Recovery europeo è che i contributori netti giudicheranno la conformità da parte dei destinatari. Questo è peggio della Troika”, osserva l’esperto sul suo blog, riferendosi al controllo sulle politiche economiche dei singoli Paesi e al cosiddetto “freno d’emergenza” voluto dal premier olandese Mark Rutte.

Politicamente, sottolinea l’esperto, “è un grosso problema se un Paese dell’Ue si oppone all’erogazione dei fondi ad un altro Paese dell’Ue a causa del sospetto di una scorrettezza”. Pertanto, “in termini di percezione dell’interferenza, questo è peggio della Troika”, aggiunge. Naturalmente, a farne le spese può essere l’Italia: “A meno che non ci sia un grande cambiamento nella politica italiana, dubitiamo fortemente che l’Italia soddisferà le condizioni così come intese dai Paesi del Nord Europa”.

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bollettinoculturale

Intervista a Marco Saba

di Bollettino Culturale

Marco Saba è un economista specializzato in contabilità forense.

Nel 1997 è diventato un attivista facendo campagna Internet per una divulgazione completa di Stay-Behind (Gladio); nel 1999 ha fatto una campagna contro l'uso di uranio durante le guerre della NATO. Ha fondato l'Osservatorio Italiano Etico Ambientale.

Nel 2000 è stato chiamato a testimoniare nel Parlamento italiano (Commissione Affari Esteri e Comunitari) sull'uso di uranio nelle armi utilizzate in Viet-Nam e Yom Kippur. Nello stesso anno è stato uno dei due relatori nel capitolo italiano del Tribunale internazionale U.S./NATO per i crimini di guerra in Jugoslavia, organizzato dal già Procuratore Generale degli Stati Uniti Ramsey Clark. Nel 2003 entra a far parte dell'Osservatorio di Ginevra della criminalità organizzata (O.C.O.), specializzata nel crimine bancario. Nel 2005 ha fondato il Centro Italiano di Studi monetari (C.S.M. Centro Studi monetari) insieme al Prof. Antonino Galloni; e dal 2006 ha approfondito la sua ricerca sulle frodi contabili delle banche. Nel 2014 ha iniziato a intervenire pubblicamente sulla contabilizzazione della creazione di moneta durante le assemblee degli azionisti di UniCredit, Carige, Intesa, Mediobanca, etc.

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sinistra

Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei. Declinazioni dal Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, 19 luglio 2020. L’amico don Andrea Gallo, fondatore della comunità di San Benedetto di Genova, aveva fatta sua questa frase di don Luigi Di Liegro, compianto direttore della Caritas di Roma. Lui riprendeva il proverbio, ricorda don Gallo, ‘dimmi con chi vai, ti dirò chi sei’ e sosteneva che il proverbio andava cambiato. Guarda negli occhi la gente e digli’ Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei’. Andrebbe scritto come preambolo in tutte le costituzioni, in quella italiana che si dichiara ‘Fondata sul lavoro’ e in quelle scritte, copiate o rivedute dei paesi del Sahel che, come tant altri paesi dell’Africa, festeggiano i sessant’anni dalle loro indipendenze. Così anche quella del Niger, datata del 2010 dopo il colpo di stato di Salou Djibo, ora candidato presidenziale alle prossime elezioni. Nel Niger, dopo innumerevovoli traversie politico-militari, ci troviamo già alla Settima Repubblica e, nell’articolo 3 della citata costituzione, se ne recitano i principi fondamentali. Nell’ordine troviamo che… il governo è del Popolo, dal Popolo e per il Popolo, che c’è la separazione tra lo Stato e la religione, che vige la giustizia sociale ma nella solidarietà nazionale.

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contropiano2

Ma siete proprio sicuri che ci sarà un Recovery Fund?

di Dante Barontini

Scalfire il muro di menzogne sparso a proposito del Recovery Fund è difficile, ma non impossibile. Occorre tempo, pazienza, attenzione. E c’è il forte “rischio” che a breve sia la realtà ad imporsi, bruciando il velo delle stupidaggini ripetute soprattutto da ministri, opinionisti un tanto al chilo, mezzibusti senza spina dorsale né professionalità.

Da parte nostra, abbiamo fin da subito indicato alcuni punti molto critici, che mettono in forse l’applicabilità del meccanismo decisionale escogitato per il solo Recovery Fund (e lo stesso Bilancio Europeo, cui è agganciato). E in ogni caso continuiamo a smontare, da soli o in ottima compagnia, il contenuto finanziario del “piano”.

Ma se a sollevare gli stessi dubbi, all’interno di un discorsetto edificante e fasullo, è addirittura Mario Monti (ex Commissario europeo, ex presidente del consiglio, ex leader di un partitino personale fallito, membro stabile del Bilderberg Group, establishment “europeista” duro e puro, ecc), allora qualche problema deve esistere davvero.

La frase sibillina che gli è scappata in un semi-entusiastico pezzo sul Corriere è stata notata da pochi, ma presto messa in evidenza.

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lantidiplomatico

"Piccolo non è bello" e le PMI devono morire

I media di regime non lo nascondono più

di Carlo Formenti

La campagna contro lo “statalismo”, che da qualche settimana imperversa (con punte di vero e proprio isterismo in concomitanza della vicenda Autostrade) sui media di regime, è costretta a fare i conti con l’imprescindibile esigenza di mobilitare le risorse pubbliche per salvare le imprese private dai disastrosi effetti della crisi provocata dal Covid 19.

Come conciliare agli occhi dell’opinione pubblica il principio liberista, che vieta ogni forma di intervento diretto dello Stato in economia, con il principio che obbliga lo Stato a rimediare all’incapacità del capitalismo di far fronte alle crisi con i propri soli mezzi? Roger Abravanel e Claudio Costamagna si sforzano di realizzare questa quadratura del cerchio in un articolo dal titolo Stato “imprenditore”? No. Stato “traghettatore”, pubblicato sul Corriere della Sera di domenica 26 luglio. Ne estraggo alcuni passaggi che mi sono parsi particolarmente significativi.

I nostri solerti apologeti esordiscono ricordando che l’Italia non ha una buona storia di “salvataggi” pubblici e citano ad esempio il caso Gepi che, nata per garantire il mantenimento dei livelli di occupazione compromessi da difficoltà “transitorie” di gradi imprese private, “si è trasformata in società in cui confluivano i lavoratori in eccesso permanente (sottolineatura mia) della Fiat, Montedison, Snia, Sir, Marzotto e ci restavano per lunghissimi periodi in cassa integrazione”.

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teleborsa

Tempeste americane: Recessioni ed Elezioni

di Guido Salerno Aletta

Dalla bolla di Internet nel 2001 ai mutui sub-prime nel 2008, fino alla epidemia di Covid-19 di quest'anno

Lo sanno tutti: le crisi economiche e finanziarie si ripetono ciclicamente, è la malattia endemica del capitalismo a provocarle.

Chi si accontenta di questa spiegazione ha ben ragione, ma forse potrebbe incuriosirsi per qualche circostanza politica americana che le accompagna con impressionante regolarità.

Se una crisi non basta a correlare il cambio politico alla Presidenza degli Usa, e se due crisi possono essere considerate come coincidenze casuali, quando si arriva alla terza che deflagra sempre nell'imminenza ovvero a poche settimane da una svolta clamorosa nella politica americana, vale la pena soffermarsi a ragionare.

E' la quarta crisi mancante, infatti, a suscitare la domanda più inquietante: viene da chiedersi perché mai in America non ci fu nessuna recessione economica o l'esplosione di alcuna bolla finanziaria quattro anni fa, quando Donald Trump si trovò a sfidare, da novizio della politica e poco amato nello stesso GOP, la erede designata nel campo democratico, la Hillary Clinton data vincente da tutti i sondaggi, già First Lady, Vice Presidente e Segretario di Stato con Barack Obama.

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osservatorioglobalizzazione

L’assalto di Trump alla Cina e la fiaba della “libertà”

di Pierluigi Fagan

Nello schema di Vladimir Propp, forse il principale studioso di questo tipo di narrazione, tutte le fiabe hanno una struttura simile e ripetitiva. Ma il fondo più costante è l’orientamento morale, basato prima su un manicheismo (i buoni sono solo tali e minoritari, così i cattivi che però sono preponderanti), poi sull’intento didattico, ovvero dove direzionare il giudizio morale (su istituzioni, modi di comportarsi, valori). La fiaba occidentale degli ultimi secoli, si è strutturata su una promessa di benessere e progresso derivante dal punto cardine della libertà. L’equazione per la quale la libertà porta benessere e progresso è stata compendiata nell’istituzione del libero mercato.

Nel 1853, gli Stati Uniti d’America, decisero che era giunta l’ora di volgere il loro interesse espansivo ad est, verso l’Asia. L’8 luglio, “quattro navi nere” ovvero quattro cannoniere a vapore al comando del Commodoro Matthew Perry, attraccarono davanti alla baia di Tokyo, ai tempi interdetta a gli stranieri. I giapponesi dei tempi non ne volevano sapere del mondo esterno, erano chiusi nella loro isola ed avevano aperto solo una banchina del porto di Nagasaki e solo per lo sporadico andirivieni commerciale di qualche nave esclusivamente olandese.

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laboratorio

Il Recovery fund determinerà il taglio delle pensioni

di Domenico Moro

Next Generation Europe o, come è meglio conosciuto, il Recovery fund si tradurrà nella imposizione di nuove controriforme neoliberiste, a partire da un nuovo taglio alle pensioni. Infatti, il Recovery fund implica che, per avere diritto alla riscossione dei fondi messi a disposizione dalla Commissione europea, il Paese richiedente debba presentare un piano che evidenzi come intendere spendere quei soldi. In particolare, nel punto A 19 delle conclusioni del Consiglio europeo sul Recovery fund (21 luglio 2020), si prevede che il piano debba basarsi in primo luogo sulle raccomandazioni specifiche che ad ogni singolo Paese sono state rivolte della Commissione stessa. Solo se il piano sarà coerente con tali raccomandazioni i fondi previsti dall’accordo verranno erogati.

Tra le raccomandazioni che la Commissione ha rivolto all’Italia negli ultimi anni c’è anche quella di attuare pienamente le passate riforme pensionistiche con l’obiettivo di ridurre la spesa e i pensionamenti anticipati. Come scrive il Sole 24 ore, quello della Commissione è un messaggio chiaro: “abbandonare subito Quota 100 e tornare rapidamente a muoversi lungo il solco tracciato dalla riforma Fornero.”[i]

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ilcomunista

Gabbie d'acciaio. Così in occidente l'uomo scopre tutti i suoi limiti

di Francesco Fistetti

Il 14 giugno 1920 moriva Max Weber, stroncato dalla spagnola, la prima delle pandemie influenzali del XX secolo che provocò milioni di vittime. Aveva appena finito di correggere le bozze dell’immane lavoro in cui aveva riformulato l’impianto dei “concetti fondamentali della sociologia”, e che costituisce il primo capitolo di quello straordinario testo fondativo della moderna sociologia che è Economia e società (pubbicato postumo).

Poligrafo eccezionale, innovatore nei più diversi rami del sapere (dalla storia economica alla scienza politica, dalla filosofia del diritto alla teoria della conoscenza, dallo studio delle religioni all’indagine etica e antropologica sulle forme di vita), unisce in sé, in una sorta di ‘concordia discors’, la passione concretissima del ricercatore e una rara capacità di muoversi nel deserto di ghiaccio delle astrazioni filosofiche.

Per avere un’idea approssimativa del personaggio, basterà richiamare quanto ebbe a dire di se stesso nel discorso pronunciato nel 1895 all’università di Friburgo:”Io sono un membro della classe borghese, mi sento tale e sono stato educato alla sua visione del mondo e ai suoi ideali”. Due anni dopo formulava la domanda fondamentale che attraverserà tutta la sua produzione culturale: che cosa ha realizzato l’èra del capitalismo? E la risposta resterà identica fino alla fine della sua vita: l’èra del capitalismo non ha portato né potrà portare la felicità al mondo, ma ha creato l’uomo occidentale moderno.

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piccolenote

Jet Usa contro un aero civile dell'Iran. Disastro evitato, ma...

di Piccole Note

Un aereo civile iraniano con 150 passeggeri a bordo è stato quasi abbattuto da una spericolata azione dell’aviazione militare americana. L’aereo civile della Mahan Air, una compagnia area privata iraniana, stava sorvolando i cieli della Siria quando è stato avvicinato da due F-15 in una manovra di intercettazione che ha costretto il pilota dell’aereo iraniano a una discesa improvvisa.

 

Nessuna scusa

Panico tra i passeggeri, alcuni dei quali sono rimasti feriti, ma per fortuna il pilota è riuscito a riprendere il controllo dell’aereo e a portare in salvo i passeggeri all’aeroporto di Beirut. I jet americani erano partiti dalla base di al Ranf, un presidio militare degli Stati Uniti posto al confine tra Siria e Iraq, creato per tagliare le vie di comunicazione dirette della Mezzaluna sciita (che collegherebbe Teheran al Libano).

Secondo il capitano Bill Urban, portavoce del comando centrale degli Stati Uniti, gli F-15 americani si sono comportanti in maniera “professionale”, svolgendo una manovra di routine: “un’ispezione visiva standard […] condotta in conformità con gli standard internazionali” (Washington Post).

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ilsimplicissimus

Abbasso la democrazia

di ilsimplicissimus

E’ veramente assurdo e fuori da ogni logica che per ottenere i fondi necessari a superare la crisi del coronavirus una delle condizioni poste all’Italia siano proprio i tagli alla sanità, quando è ampiamente dimostrato che in ogni caso da noi e altrove la cattiva sanità o meglio la sanità in carenza di fondi ha ucciso più di qualsiasi virus. Ma non bisogna stupirsene: il caleidoscopio del sistema crea ad ogni momento illusionismi diversi per confondere e dividere, soprattutto per mettere sotto il tappeto le ragioni di mercato che sono le uniche, assieme alle tentazioni egemoniche, cui fa riferimento la Ue. Col tempo e con la paglia delle acquisizioni editoriali, l’acquisto dei chierici sulle bancarelle delle occasioni, la “normalizzazione” politicamente corretta delle accademie si è fatta strada l’ipotesi che l’Europa, nel contesto del globalismo, rappresentasse la democrazia e il progresso, mentre le posizioni anti europeiste rappresentassero tout court il nazionalismo di destra e dunque anche la xenofobia e l’autoritarismo. Si tratta ovviamente di una confusione di piani perché mentre le oligarchie europee fanno di tutto per limitare e rendere puramente allegorica la partecipazione popolare, come se dicesse viva l’Europa, abbasso la democrazia, le destre sono molto sensibili alle libertà di mercato e dunque anche alla minimizzazione delle disuguaglianza, quindi non costituiscono affatto un pericolo mortale per il sistema, ma solo un incidente di percorso, facilmente domabile attraverso la canna del fucile finanziario.

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micromega

Un manuale di autodifesa contro il pensiero economico dominante

di Carlo Formenti

Un manuale per neofiti che mette in discussione argomenti poco noti o dati per scontati perché appartengono a quella sfera economica che i più considerano imperscrutabile, comprensibile solo agli “addetti ai lavori”, così Gaia Raimondi definisce il Trattato di economica eretica di Thomas Porcher, da lei stessa tradotto per i tipi di Meltemi.

Una definizione azzeccatissima, perché il libro di questo giovane economista francese di origine vietnamita è un pamphlet contro i luoghi comuni che l’economia mainstream spaccia per dogmi scientifici e, al tempo stesso, un “manuale di autodifesa” per consentire al comune cittadino di proteggersi dalla tambureggiante propaganda con cui partiti, media ed esperti di regime lo bombardano per indurlo ad accettare come inevitabili i continui peggioramenti delle condizioni di vita e di lavoro che gli vengono imposti.

Nella breve Premessa che ha scritto per l’edizione italiana di questo lavoro (che in Francia è un bestseller, visto che ha venduto decine di migliaia di copie, un risultato che ben pochi economisti, fra cui Thomas Piketty, possono vantare), Porcher aggiorna la sua requisitoria antiliberista ricordando che se la pandemia ha potuto mietere tante vittime è perché un ventennio di austerity ha imposto lo smantellamento della sanità pubblica, chiudendo ospedali e reparti e aggravando la cronica mancanza di risorse e personale.

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lafionda

La disoccupazione come problema strutturale del mercato del lavoro in Europa

di Guido Marsella

La prassi nozionistica identifica la disoccupazione come la condizione di mancanza permanente o temporanea di un lavoro retribuito. In questa definizione è chiaro come l’esclusione dal mercato del lavoro sia correlata a due volontà, quella del lavoratore e dell’azienda. Poiché se da un lato il lavoratore può avere un trade-off tra tempo libero e lavoro, dall’altra l’azienda in base alla struttura è vincolata dall’assumere o meno il lavoratore. Partendo da questo principio si sviluppa la curva di domanda e offerta del mercato del lavoro in economia.

Questa teoria mainstream dal punto di vista analitico potrebbe non presentare problemi ma se analizzassimo nello specifico le classi sociali nel contesto del mercato del lavoro verrebbero fuori numerose problematiche nell’analisi del fenomeno della disoccupazione. Quando parliamo di competizione lavorativa, dobbiamo sempre verificare in che situazione si sviluppa, che sia una fabbrica, un ufficio o un ospedale, poiché ci permetterà di identificare le relazioni sociali e i rapporti tra datore e lavoratore e i processi che ne portano alla selezione.

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tlaxcala

Recovery Fund: tutte le condizionalità dei 209 miliardi

di Giuseppe Colombo

Non saranno soldi "liberi". La Commissione e il Consiglio Ue valuteranno il piano di riforme italiano sia prima che durante l'erogazione del denaro. Ecco come funziona

I soldi che l’Italia avrà dal Recovery Fund sono in tutto 209 miliardi, tra prestiti e risorse a fondo perduto, ma cosa dovrà fare il Governo per farli arrivare nelle casse dello Stato? Quali riforme bisogna mettere sul piatto? E se un Paese ritiene che stiamo facendo i furbi, fino a che punto può bloccarci? Sono le risposte a queste domande a tratteggiare verità e punti oscuri di una vicenda che ha già spaccato la politica e il Paese tra chi esulta e chi, come Matteo Salvini, la ritiene invece “una fregatura”.

 

Un bazooka ma “limitato nel tempo”

La svolta è nel meccanismo che sta alla base del Recovery Fund. Per la prima volta nella storia, infatti, i 27 Paesi membri dell’Unione europea danno mandato alla Commissione di indebitarsi a loro nome per una cifra record di 750 miliardi.

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teleborsa

"Esproprio o Regalo?"

di Guido Salerno Aletta

Senza numeri, nessuno può dirlo. La telenovela autostradale continuerà per un altro anno, almeno

C'era grande attesa per la nuova puntata, trasmessa come sempre in differita su Canale Chigi: non è un Talk Show col dibattito sguaiato e gli ospiti a sorpresa, e neppure un Reality con i personaggi confinati da qualche parte.

La Telenovela è un genere televisivo che ha regole ben precise: il racconto non si conclude mai, se non per la decadenza fisica degli interpreti, che vengono via via rimpiazzati da nuovi commedianti. Ogni puntata dovrebbe essere quella decisiva, ma si conclude invariabilmente con un colpo di scena che rinvia ancora la soluzione… il pubblico deve rimanere in perenne attesa della puntata successiva.

Riepilogo della puntata precedente:

…Basta!, la pazienza è finita! Sono ormai due anni che si traccheggia dopo la Tragedia del Crollo del Ponte…

…si deve decidere sulla Revoca della Concessione, con la maggioranza spaccata…

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lantidiplomatico

Trump, la NATO e la guerra dei fagioli

di Geraldina Colotti

In un’intervista a Fox News, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che non ama perdere e che, in caso di vittoria dell’avversario democratico Joe Biden alle presidenziali del 3 novembre, potrebbe anche non riconoscere il risultato. Poi ha definito l’avversario, che i sondaggi danno in vantaggio di 15 punti, un vecchio instabile “mentalmente distrutto”.

Una bella battaglia fra dementi, vien da dire leggendo il libro di Mary, la nipote di Trump, che definisce lo zio “un narcisista sociopatico”. Di sicuro un esempio di quel che in concreto sia la democrazia modello USA, un sistema lobbistico che consente anche agli spostati mentali di diventare presidenti della repubblica, sempreché abbiano il portafoglio pieno, o siano funzionali agli interessi preponderanti del mercato.

Le affermazioni bellicose di Trump non sono da prendere come una delle tante battute, ma come una possibilità concreta di eludere con la truffa, l’arroganza e la politica dei fatti compiuti, le leggi statunitensi, così come sta facendo con le norme internazionali.

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piccolenote

Le Big Tech e la selezione dell'informazione

di Piccole Note

Un guasto tecnico di Google ha chiuso per alcune ore agli utenti alcuni siti della destra repubblicana Usa. Per alcune ore sono stati oscurati Infowars, Breitbart, The Daily Caller, Newsbusters, The Bongino Report, Human Events, e l’aggregatore di notizie the Drudge Report.

L’incidente ha suscitato domande sull’esistenza di una lista nera all’interno del motore di ricerca, dato che un guasto tecnico non colpisce in maniera tanto mirata.

E segue quanto emerse nella temperie di un attacco hacker della scorsa settimana, quando degli hackers hanno violato l’account Twitter di eminenti personalità americane, in un’apparente frode: hanno chiesto ai follower di queste persone delle donazioni in bitcoin.

In questa temperie, appunto, gli hackers hanno abbandonato nel web l’immagine di uno strumento di controllo del sistema, ad uso dunque dei tecnici del gigante della comunicazione, nel quale, accanto ad alcuni tasti, spicca quello con la dicitura “blacklist”. Ovviamente non c’è certezza della sua autenticità, ma nessuno può controllare i segreti di Twitter per aver conferme o smentite….