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tysm

Il polo escluso della “fraternità”

di Marco Dotti

Si possono punire per legge discriminazioni e ingiurie, imporre uguaglianze formali di ogni ordine e grado e favorire ogni sorta di libertà. Ma non è possibile fondare la fraternità né imporla per decreti e ingiunzioni esterne.

Anzi: il prezzo da pagare per ogni libertà garantita dall’alto e per ogni uguaglianza sancita a colpi di emendamenti e cavilli è, spesso, proprio la fraternità – lemma dimenticato, nodo irrisolto del moderno che riaffiora in ogni frangente critico. Sulla fraternità si regge, o cade, tutto ciò che variamente chiamiamo società civile, sociale, corpi intermedi, comunità.

I termini della triade laico-moderna «liberté, egalité, fraternité», al contrario di quanto avviene nella trinitas cristiana, non si intergenerano. Libertà, uguaglianza, fraternità sono sicuramente complementari ma, osservaEdgar Morin, «non si integrano automaticamente tra loro». Di conseguenza, il loro equilibrio è fragile e richiede una continua attività di tessitura e interconnessione.

Possono certamente esistere forme “legali” disolidarietà sociale che, in qualche misura, traggono spunto o fanno il verso alla fraternità: dalla previdenza al sussidio di disoccupazione, fino alle derive tragico-parodistiche del nostrano reddito di cittadinanza.

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contropiano2

Genova, e non solo, sarà la prossima Beirut

di Giacomo Marchetti

Zorba ha promesso a quella povera gabbiana che si sarebbe preso cura dell’uovo e del piccolo. La parola d’onore di un gatto del porto impegna tutti i gatti del porto

Luis Sepulveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

Nel mentre la macabra contabilità dei morti causati dall’esplosione nell’area portuale di Beirut raggiunge i 157 decessi – destinati ad aumentare – con 5.000 feriti e centinaia di migliaia di persone che devono trovare un alloggio, la domanda se un avvenimento di tale portata possa avvenire anche nel nostro Paese non solo è lecita, ma trova immediatamente una risposta affermativa, in effetti è più volte già successo.

Come sembra ormai certa la causa della “seconda” detonazione, che sarebbe dovuta alle 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio immagazzinate dal 2014 in un hangar dell’hub portuale, vicino a quartieri densamente popolati.

Se si considera solo la logistica legata al traffico di armi – in particolare di esplosivi e munizioni – in particolare nei siti portuali e l’ “opacità” con cui questo particolare genere di merci transita sul territorio italiano, ci si deve preoccupare e non poco.

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mondocane

Numeri da sballo dal Covid al Recovery Fund e al milione di Berlino

di Fulvio Grimaldi

Grande spettacolo di acrobati, giocolieri, illusionisti... E qualche rettifica nell’intervista di Vox Italia TV al sottoscritto

La verità è tradimento in un impero di bugie" (George Orwell)

Qui l'intervista a Vox Italia TV sulle urgenze del presente tra Covid, 5G e sovranità

 

N0 censura

Una premessa che riguarda Facebook e Mr. Zuckerberg. Personalmente non avrei gravi motivi per lamentarmi del trattamento riservato ai miei articoli, spesso di segno politicamente scorrettissimo e antagonista rispetto all’Ordine prevalente. Solo in un paio di occasioni in cui, per motivi davvero futili e, come sempre, non esplicitati, sono stato bannato per qualche giorno. Provvedimenti cui ho reagito con l’avvertimento di ricorrere agli strumenti legali e sindacali (da giornalista) a mia disposizione e che, da allora, non si sono ripetuti.

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pierluigifaganfacebook

Potere

O dall'egemonia all'influencer

di Pierluigi Fagan

Nel suo condensato “Sovranità” (Il Mulino, 2019), Carlo Galli individua la struttura del potere negli Stati (occidentali) contemporanei, definendola triadica (p.117). C’è il potere politico, il quale non è sempre o tutto parlamentare, c’è il potere economico il quale da ultimo è più finanziario che produttivo e c’è il potere mediatico-narrativo, “culturale” si potrebbe sintetizzare, che detta lo sviluppo del discorso pubblico e la legittimità argomentativa. Quale scaturisce da quale?

L’intero edificio dei poteri sociali si erge sulla distribuzione asimmetrica di conoscenza. E’ così dalla nascita delle società complesse cinquemila anni fa. Lungo tutta la storia delle società umane, le élite in cui si condensa il potere, almeno nelle società stanziali, sono quelle dotate di formazione e conoscenza. L’intero comparto sacerdotale si è sempre qualificato per il possesso di conoscenza, a partire dalla scrittura e rabbini, preti e sacerdoti, imam e sapienti confuciani, nelle loro rispettive società, sono a lungo stati i monopolisti della cultura alta e dell’insegnamento.

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sinistra

Il sacrificio e i sacrificati : lettera dal Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, 1 agosto 2020. La festa della ‘Tabaski’, comunemente chiamata così nell’Africa Occidentale francese, iniziata ieri terminerà lunedì. Questa importante festa del calendario musulmano ricorda, con allusioni al racconto biblico, la fede obbediente di Abramo che non aveva esitato a sacrificare il figlio (Isacco o Ismaele, secondo il racconto). Fermato in tempo prima del gesto fatale, il figlio fu sostituito da un capro e la festa in questione fa memoria di questo avvenimento, sacrificando un capro o più per famiglia. Malgrado la crisi conseguente alla pandemia, che ha finora relativamente risparmiato il Niger, la cerimonia si è svolta come di consueto. Lungo le strade di Niamey e nei cortili, i capri uccisi sono messi ad arrostire, consumati in famiglia il giorno seguente e parti dell’animale condivise con parenti, vicini e poveri. Il sacrificio è stato preceduto dalla rituale preghiera alla ‘grande moschea’ di Niamey e nelle altre sparse nei quartieri della città. La tradizione, sempre molto sentita dalla popolazione, si è rinnovata. L’acquisto dei capri per la circostanza, ha permesso a molti allevatori dei villaggi e in città, di tornarsene a casa con il necessario per far sopravvivere la famiglia.

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laboratorio

Governo Conte bis. E' vero cambiamento?

di Fabio Nobile

Arrivati a questo punto della crisi Covid 19 è ora di fare un bilancio e definire la natura del governo Conte bis. In primo luogo, è necessario non farsi portare fuori strada dagli attacchi, spesso scomposti e contradditori, della destra per dare la patente di sinistra all’alleanza PD-Cinquestelle.

Vediamo perché.

Certamente Conte ed il suo governo si sono trovati ad affrontare una situazione del tutto inedita. Il crollo del PIL del 12%, l’aumento del rapporto debito/Pil sopra il 157% e l’esplosione a due cifre del deficit sono cifre affrontate solo dopo la seconda guerra mondiale. Sono numeri da brividi. E purtroppo il brutto deve ancora arrivare. Quando finirà il blocco dei licenziamenti si vedrà la reale dimensione della crisi economica e sociale. Quella che si intravede ora è la punta dell’iceberg. Già in autunno la dimensione comincerà ad essere più chiara.

Ma veniamo alla politica del Governo. Per non cadere in errore e percepire cambi di tendenza rispetto alle politiche degli ultimi venti anni, il confronto non può essere fatto sui singoli provvedimenti con gli esecutivi precedenti.

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osservatorioglobalizzazione

Per ragioni di Business. Gli intrecci tra guerra, industria, finanza e politica

di Giuseppe Gagliano

Giuseppe Gagliano torna sull’Osservatorio per scoperchiare il vaso di Pandora degli intrecci tra mondo bellico, politica, finanza e mondo del business. A cui si aggiunge il ruolo determinante della stampa. Buona lettura!

Leggendo e rileggendo noti e celebrati saggi di politica internazionale e di scienze strategiche non possono non venire in mente le considerazioni di un grande maestro di cui abbiamo trattato proprio su queste pagine e cioè di Noam Chomsky in relazione ai documenti del Pentagono noti come Pentagon papers relativi alla guerra del Vietnam. Ci riferiamo ad un saggio oramai dimenticato e che invece andrebbe riletto soprattutto pensando alla Guerra dell’Iraq e dell’Afghanistan. Ci riferiamo al saggio “Per ragioni di Stato” edito dalla Einaudi nel lontano 1977.

Lo studioso americano ricordava come i documenti del Pentagono fossero uno studio sui processi decisionali che hanno condotto alla guerra e niente di più. Tuttavia non trattavano delle conseguenze delle decisioni, se non dal punto di vista del successo militare dei militari e dei costi.

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lantidiplomatico

Autonomia operaia: gli incubi di un lavoratore in smart working

di Leo Essen

Lo Smart Working è disciplinato dalla legge 81 del 2017. Il DPCM del primo marzo scorso, in deroga a quanto previsto dalla legge 81, ha stabilito che, per la durata dello stato di emergenza, il lavoro agile o Smart working, può essere applicato a ogni rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza degli accordi individuali previsti.

Il 29 luglio ASSTEL e Confederali hanno firmato un protocollo di intesa che cerca di disciplinare un ambito che ha mostrato aspetti inediti.

Confindustria vede nello Smart working l’opportunità di una riduzione dei costi e un aumento di produttività e vorrebbe ingabbiarlo in regole che massimizzino gli interessi delle imprese, mentre i lavoratori credono che la forza sprigionata dal lavoro agile vada sfruttata per imprimere al mondo del lavoro un miglioramento delle condizioni generali, a partire dalla proposta di una riduzione dell'orario di lavoro.

* * * *

D. Quale è stata l’incidenza del lavoro agile nella vostra azienda?

R. Prima di questa Emergenza il ricorso al lavoro agile, perlomeno nel nostro settore, era molto marginale. Non era facile per un lavoratore ottenere di lavorare da remoto. Bisognava dimostrare, con documentazione alla mano, di avere giustificati motivi o impedimenti gravi di salute certificati da un medico del lavoro.

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teleborsa

Gossip di Regime, Oblio della Realtà

di Guido Salerno Aletta

La Vacanza è Fuga dal Quotidiano: senza più le Canzoni estive, ci propinano i "Fatti Loro"

Siamo chiusi in una bolla mediatica: nessuno sa davvero che cosa succederà alla riapertura, a settembre, tra proroghe della Cassa integrazione, avvio dei licenziamenti e dichiarazioni di fallimento.

Le aule con i banchi singoli montati su rotelle fa già ridere di suo, se non fosse che si buttano miliardi di euro. Il virus rimarrà tra noi: questo è il messaggio.

La paura del futuro, così incerto, va esorcizzata: c'è bisogno di distrarsi, di fuggire dal Quotidiano che angoscia. Senza più le canzoni per distrarsi sarà l'estate del gossip.

Bei tempi, una volta, quelli scanditi dalle Canzoni evocative dell'estate. Ognuno ha un suo ricordo, e la lista è lunga a piacere: da "Una rotonda sul mare" di Fred Bongusto a "Sapore di mare" di Gino Paoli, da "Un pugno di sabbia" de I Nomadi fino a "Vamos a la plaja" dei Righeira.

L'Estate del 2003 fu l'ultima ad essere contrassegnata dalla Rassegna radiofonica e televisiva con la quale il pubblico sceglieva il Disco per l'Estate, premiando il tormentone più suonato, ballato e cantato. Fu un segno inequivocabile del cambiamento in peggio: nessun trastullo era più consentito.

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altrenotizie

Beirut, piani criminali e fake news

di Fabrizio Casari

Le tremende esplosioni che hanno squarciato il porto di Beirut appaiono, man mano che i giorni passano e le parole s’intrecciano, sempre meno fatalità e sempre più volontà precisa di qualcuno. A confermare questa lettura ci sono interessi evidenti e specifiche tecniche difficili da confutare. Il racconto della fabbrica di fuochi d’artificio non ha retto; nessuno dotato di un minimo si logica e di senno installa una fabbrica di fuochi pirotecnici in un’area ad alto traffico di persone e merci. Allora,vista la scarsa credibilità di questa pista, in soccorso del depistaggio internazionale è arrivata la storia della nave ormeggiata in porto (ovviamente russa, ma solo perché non vi sono navi cinesi che operano in zona).

Ciò che si è voluto spacciare come versione più credibile è l’ipotesi che si sia trattato di una violentissima esplosione di nitrato, ma i dati tecnici a supporto non sembrano confermare. Perché una esplosione di nitrato produce fumo nero e non bianco e rosso come si vede nei filmati. Inoltre, indipendentemente dalla quantità di nitrato, in nessun modo una sua esplosione può sviluppare la forma “a fungo” che si è vista nei video, tipica invece di una esplosione atomica, anche a bassissimo potenziale.

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lordinenuovo

Dopo la fusione FCA-PSA 58.000 posti di lavoro a rischio solo in Italia

di Redazione

Nelle prime ore di martedì 4 agosto il gruppo FCA ha inviato una lettera in inglese ai suoi fornitori (in Italia e all’estero) chiedendo di “cessare immediatamente ogni attività di ricerca, sviluppo e produzione” per via di un “cambiamento tecnologico in corso”. Questo arresto mette a rischio il posto di lavoro di oltre 58 mila operai (solo in Italia), distribuiti in mille aziende le quali compongono l’indotto italiano della FIAT-Chrysler, il cui giro d’affari ammonta a circa 18 miliardi di euro. Tutto ciò nonostante a giugno il ministero dell’Economia e delle Finanze abbia dato il via libera a un aiuto statale per FCA di 6,3 miliardi di euro mirato proprio a salvaguardare i fornitori locali.

Una situazione che sembrava già all’orizzonte fin dallo scorso ottobre quando FCA e PSA (gruppo formato da Peugeot, Citroen e Opel), avevano annunciato la loro fusione per dare luogo al nuovo gigante europeo delle auto, Stellantis.

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comidad

Più si fondono, più ci fottono

Un trentennio di cannibalismo bancario

di comidad

In uno dei romanzi basati sul personaggio di Hannibal Lecter si scopre che il meschino è diventato cannibale perché ha avuto un’infanzia difficile. Al contrario, il cannibalismo bancario di Intesa Sanpaolo sembra sia dovuto ad un’infanzia, ad un’adolescenza ed una maturità troppo facili. Il “facilitatore”, il tutore, che ha assistito e aiutato questo gruppo bancario, sin dai suoi esordi alla fine degli anni ‘80 nelle vesti di Banco Ambrosiano-Veneto, è stato un personaggio-icona della “sinistra morale” e politicorretta, cioè Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca ancora Governatore della Banca d’Italia.

Nel 1997, diventato ministro del Tesoro del primo governo Prodi, l’ex Governatore Ciampi ebbe modo di esternare in un discorso ai banchieri i motivi che lo spingevano a incentivare le fusioni bancarie. A parere di Ciampi la concentrazione bancaria era la premessa e la condizione per estromettere la mano pubblica dal settore bancario. Oligopolio bancario e privatizzazione venivano quindi individuati da Ciampi come fenomeni correlati e interdipendenti. In un contesto economico di crescente caduta dei saggi di profitto, l’intervento pubblico era infatti l’unico possibile argine contro la tendenza alla concentrazione dei capitali in poche mani private.

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lantidiplomatico

Più dividendi che investimenti nell'economia reale

Ora basta, l'Italia non merita queste banche

di Kartana

La prima pagina di Milano Finanza oggi riportava la notizia che il governo italiano ha chiesto alla pubblica Cassa Depositi e Prestiti di intervenire con capitale in Tim. E' dal lockdown che tali richieste si susseguono, nelle aziende e nei settori più disparati, a partire da Borsa Italiana. Ci chiediamo: questo Paese ha 8 mila miliardi di ricchezza finanziaria.

Come viene investita? E' possibile che debba intervenire ogni volta la pubblica Cdp e le banche, le assicurazioni, i fondi di investimento e il risparmio gestito pensino ad altro?

Ora sappiamo che IntesaSanPaolo assorbe la banca Ubi. Sommato ai depositi di Intesa, 1200 miliardi, il nuovo gruppo avrà depositi pari a 1500 miliardi, quasi quanto il pil del nostro Paese. Dove vengono allocate queste masse finanziarie?

E' una beffa quando i banchieri si fanno intervistare a prima pagina affermando che destinano quest'anno chi 50, chi 30, chi 10 miliardi all'economia reale. E' il resto, dove va a finire? In prodotti finanziari strutturati affibbiati alla clientela spesso ignara.

Intesa San Paolo destinerà nel 2021 la bellezza di 6,4 miliardi di dividendi, 3,4 del 2019 bloccati quest'anno dalla Bce, e 3 miliardi del 2020. Come li fa gli utili, se non attraverso commissioni su prodotti dati alla clientela?

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lafionda

Adulti nella stanza (delle torture)

di Matteo Bortolon

Il film di Costa-Gavras propone lo sguardo di Varoufakis sulla crisi europea in merito al braccio di ferro fra Grecia e Troika nel 2015. Ma è uno sguardo che se illumina bene il blocco di potere vigente, svela i limiti di tale punto di vista

Adults in the Room è l’ultimo film del maestro quasi novantenne, Costa-Gavras, il più famoso regista greco vivente. Molto impegnato politicamente, ha segnato la storia del cinema con capolavori quali Z-L’orgia del potere e L’Amerikano. Dopo aver affrontato temi del potere nel senso più novecentesco, l’autore si confronta con i labirintici percorsi delle istituzioni europee, e precisamente uno dei loro momenti più decisivi e drammatici del decennio: la Grecia del 2015.

Com’è noto, a gennaio di tale anno vince le elezioni la sinistra di Syriza, portando a capo del governo Alexis Tsipras; tale partito, considerato di sinistra radicale, aveva vinto sull’onda della veemente critica della austerità portata dalla Troika, la gestione congiunta di Fondo monetario, Commissione UE e BCE del debito ellenico.

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pierluigifaganfacebook

Irreversibilità

di Pierluigi Fagan

Neoliberismo e globalizzazione sono fenomeni supportati da teorie che nascono a pacchetto nella seconda metà degli anni ’80. Si ricorda che l’attuale forme degli scambi internazionali in un mercato regolato da pochi principi comuni a tutti gli attori, nasce ufficialmente nel 1995 con la World Trade Organization (WTO). Nel 1989, un economista britannico John Williamson, compendia il sistema teorico in dieci punti, dando coerenza logica e funzionale al tutto che prese nome di Washington Consensus. Ma sebbene compaia in forma sistemica nel 1989, i suoi elementi teorico-pratici si sono affermati prima, durante gli anni’80. Il cerchietto nero della chart allegata posiziona il momento in cui diventa presidente del FED Alan Greenspan che tale rimarrà per 23 anni sotto le presidenze Reagan (che lo nominò), Bush I, Clinton, Bush II. Il successore Ben Bernanke non si discostò di nulla dalle impostazioni di Greenspan. L’intera sequenza Greenspan-Bernanke-oggi (33 anni) segna una costante riduzione dei tassi di interesse (denaro in prestito), un’enorme volume di dollari immesso nel mercato. Ma cosa ne ha fatto il "mercato"?

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lordinenuovo

Gli anni '70 fra conquiste inaudite e speranze infrante: Gli invisibili di Nanni Balestrini

di Francesco Pietrobelli

Se permane ancora forte, seppur molto spesso nebuloso, il ricordo degli avvenimenti del ’68, le lotte degli anni ’70, culminate nel Movimento del ’77, sono qualcosa molto spesso lasciato in sordina, per quanto si tratti di un periodo durante il quale si è vista una forte sperimentazione politica tesa alla ricerca di un superamento di una realtà sociale sentita come asfittica. Proprio per questo, Gli invisibili di Nanni Balestrini – l’opera dell’autore probabilmente più conosciuta – assume particolare valore, grazie alla sua capacità di offrire uno spaccato delle lotte di quegli anni grazie ad una scrittura avanguardista, tesa alla ricerca di una rottura con la tradizione nella sua totale rinuncia della sintassi. Si tratta di un romanzo che percorre gli avvenimenti del periodo visti dagli occhi del protagonista, il cui labile approfondimento psicologico serve a renderlo un soggetto collettivo, nel quale possono riconoscersi tutte quelle persone che hanno più o meno vissuto le lotte di quegli anni, tanto nel mondo studentesco quanto in quello del lavoro o carcerario. Come lui, anche gli altri personaggi vengono delineati più dalle loro azioni che non da una forte analisi della loro psiche, con gli stessi nomi che vogliono evitare una loro forte individualizzazione, rimarcando il valore di questi come esponenti di un’esperienza collettiva – non è un caso se i “compagni” di lotta abbiano tutti nomi «di piante medicinali, di piante buone», mentre gli antagonisti, quali i magistrati o i poliziotti, «hanno nomi di animali un po’ rapaci, un po’ feroci», come detto dallo stesso Balestrini[1].

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lantidiplomatico

Venezuela. Le trappole dei golpisti contro le elezioni del 6 dicembre

di Geraldina Colotti

Il PSUV, la cui struttura organizzativa è impegnata anche nel controllo e nella prevenzione del coronavirus, si prepara alle elezioni del 6 di dicembre. Elezioni legislative, per recuperare il parlamento dopo la vittoria della destra nel 2015. Fin da quel primo anno, la coalizione di opposizione ha trasformato uno dei cinque poteri di cui si compone l’istituito venezuelano in un centro di destabilizzazione, promettendo di far fuori il chavismo in sei mesi.

Un calcolo sbagliato che ha prodotto risultati opposti. Quanto più la destra s’impegnava a seguire la via golpista per rovesciare il governo, rispondendo agli ordini degli Stati uniti, tanto più erodeva il consenso realizzato nelle urne. Con una intelligente azione di resistenza e mediazione, il governo bolivariano ha saputo approfittare delle divisioni interne a un blocco tutt’altro che compatto, squassato da scontri di interessi esplosi dal momento in cui la presidenza temporanea è toccata al deputato Juan Guaidó.

Oggi, una parte dell’opposizione – un arco trasversale a tutti i partiti della destra – ha accettato il dialogo con il governo e realizzato accordi comuni per organizzare le parlamentari del 6 dicembre con un nuovo CNE in cui ha forte presenza.

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linterferenza

Il Corriere della Sera, ovvero la voce del padrone

di Ferdinando Pastore

Dopo che il buon Galli della Loggia solo pochi giorni fa ha ammonito sul pericolo incombente per la civiltà aristocratica dei centri storici, infettata dal virus dei ragazzi del popolo incolto, improvvisamente scoperti a compiere razzie a discapito della saggia e dotta esistenza dei giovani benestanti, generalmente accuditi nelle loro gated community dalla docile vita di studi e sacrifici, oggi Angelo Panebianco offre al pubblico un notevole concentrato di quella supposta “competenza” che si pone in contrasto con il vetusto mondo del suffragio universale.

La retorica antistatalista che imperversa da decenni nei discorsi di chi avrebbe studiato, se per qualche tempo non ha avuto bisogno di essere troppo esplicitata poiché ormai introiettata a dovere anche da chi paga le conseguenze della supremazia dei “mercati” in termini di povertà, disoccupazione, precariato, negazione dei diritti, dalla crisi COVID ha registrato una nuova recrudescenza. Così le Cattedre del pensiero unico hanno dovuto fronteggiare l’apparizione della Realtà, quella ritrovata consapevolezza in seno alla popolazione che ha messo in crisi gli apriorismi economici, sociali e culturali della dottrina privatistica.

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contropiano2

L’Occidente affonda, la Cina corre. Ma c’è una logica…

di Claudio Conti

Con un intervento di Guido Salerno Aletta

L’Occidente neoliberista, diciamo spesso, è avviato su una china da cui non sembra in condizioni di riprendersi.

Non è difficile individuare la “colpa” di questa corsa verso il baratro. Se vogliamo dirla in termini marxiani, è una manifestazione della “caduta tendenziale del saggio del profitto”. Se vogliamo dirla in termini terra terra, si tratta dell’ormai incontrastata prevalenza della finanza sull’economia reale, ossia del “denaro creato col denaro”, senza passare più di tanto per la produzione.

Non dappertutto funziona in questo modo. Per esempio la Cina – oltre ad aver reagito in modo certamente più efficace e rapido alla pandemia – ha fatto quasi l’esatto opposto, investendo al massimo nello sviluppo del mercato interno tramite investimenti e aumenti salariali. Se non crei un “consumatore solvibile”, con un po’ di soldi in tasca, poi non puoi lamentarti che i consumi siano fermi o in calo…

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laboratorio

La Destra, la pandemia, il governo e i rischi di nuovo cannibalismo sociale

di Roberto Catracchia

Gramsci nei suoi scritti considerò sempre che ogni crisi generale produce una catastrofe dei caratteri individuali e collettivi dell’essere umano di fronte a sfide improvvise, dure e violente. Il fenomeno si sta ripetendo con il post coronavirus. La pandemia ci presenta il conto sfruttando il delirio di onnipotenza del mercato globale capitalista con milioni di infetti, migliaia di deceduti, 200 milioni di posti di lavoro bruciati, eccetera, eccetera. Di fronte a questi dati e alla paura che invade il pianeta vediamo che: “…uomini normalmente pacifici, dare in scoppi repentini di ira e ferocia. Non c’è, in realtà, niente di repentino: c’è stato un processo «invisibile» e molecolare in cui le forze morali che rendevano «pacifico» quell’uomo, si sono dissolte.”

Cito un passo di Gramsci per tentare di capire come sfrutterà l’onda la destra mondiale e come dovremmo da antifascisti reagire. Ad esempio: contrastando tenacemente le teorie negazioniste sul virus, come viene interpretato dalla destra mondiale, mentre i medici in alcuni paesi dell’America latina, denunciano per genocidio i loro presidenti di destra, per le loro gravi e disumane responsabilità di fronte all’emergenza sanitaria.

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lordinenuovo

La crisi che arriva, tra storytelling e paese reale

di David Tranquilli

Un tempo l’avremmo chiamata semplicemente propaganda, mentre oggi, affascinati dagli anglicismi, preferiamo definirla storytelling, parliamo della capacità di saper narrare un paese facendolo apparire ben differente da come si presenta nella realtà. Una vera e propria tecnica comunicativa che si è progressivamente diffusa con la personalizzazione e la spettacolarizzazione della politica e che, mentre da un lato si è avvantaggiata del declassamento del ruolo dei partiti e dalla “fine delle ideologie”, dall’altro è stata amplificata dalla diffusione dei nuovi media e dalla trasformazione dei leader politici in veri e propri performer capaci di dare forma alle “sceneggiature” di qualche spin doctor. Come scrive Christian Salmon in un libro sul tema pubblicato da Fazi: lo storytelling degli uomini politici ha sostituito il racconto dell’azione con la distrazione alla deliberazione, la “statecraft” (l’arte di governare) con la “stagecraft” (l’arte della messa in scena).

Questi mesi di emergenza pandemica, passati da chi ci governa a tentare di convincerci a colpi di dirette Facebook che sarebbe andato “tutto bene” e che ne saremmo “usciti migliori”, sono forse l’esempio più alto dell’adozione di queste tecniche comunicative.

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mondocane

Libertà, l'avanguardia sta a Berlino. Biotecnofascismo, l'avanguardia sta a Portland

di Fulvio Grimaldi

I nostri media:

“A Berlino 15.000 negazionisti”

https://youtu.be/pGMySCqEZy8

https://youtu.be/ICaW2EqsIig

https://www.rt.com/news/496852-berlin-protest-coronavirus-masks-germany/?utm_source=Newsletter&utm_medium=Email&utm_campaign=Email

https://twitter.com/i/status/1289506873251528704 (si apre con CTRL e clic sul link)

"A Portland manifestazioni liberal-pacifiche"

https://www.rt.com/usa/496847-portland-protests-burn-bible-flag-pig/?utm_source=Newsletter&utm_medium=Email&utm_campaign=Email

 

Tedeschi? Tutti nazisti!

Forse, dopo che intorno a 800mila cittadini tedeschi, sbavagliati e demuseruolizzati, di ogni età, provenienza, identità sociale e sesso, hanno marciato sotto gli occhi del mondo e del Bundestag (non dei nostri media), palazzo della Merkel e dei suoi compari della dittatura viral-digitale, per il viale Unter den Linden di Berlino, all’insegna della parola d’ordine “Fine della pandemia – Giornata della libertà”, qualcuno la smetterà.

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insideover

“Ritardi dolosi…”. Ecco perché il governo è andato a rilento sui Btp

di Andrea Muratore

Nel corso dei primi mesi della crisi pandemica l’Italia ha sperimentato l’inizio di durissimi contraccolpi a un’economia già anemica, che il governo Conte ha provato a tamponare incrementando gradualmente il deficit di bilancio. L’inizio di pratiche di questo tipo in tutta Europa, l’appello di Mario Draghi a usare l’arma del deficit nazionale, l’inizio delle negoziazioni comunitarie sulla risposta ottimale hanno portato a individuare nell’utilizzo di un’ampia piattaforma di fondi pubblici in attesa di risposte comuni europee la scelta ottimale.

A lungo, tuttavia, sull’Italia è aleggiato un grande dubbio: perché il Tesoro guidato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non ha accelerato sulle emissioni di Btp? Nel pieno della tempesta economica e finanziaria i titoli di Stato italiani sono stati apprezzati dagli investitori come fonte di finanziamento valida e sicura, perchè legati a un’economia tra le più produttive del pianeta e premiati da un rendimento importante in una fase in cui fenomeni di fly-to-quality di varia natura hanno deprezzato i decennali di altri Paesi europei come Francia e Germania. Oltre che dall’indispensabile ombrello della Banca centrale europea.

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insideover

Verso un autunno da incubo per l’Italia?

di Andrea Muratore

I dati sul commercio dell’Italian Trade Agency sono solo l’ultima stoccata subita dal nostro Paese nel contesto del deterioramento dell’economia legato alla pandemia di coronavirus. Da marzo, quando Roberto Gualtieri rassicurava sulle conseguenze economiche della crisi pandemica dichiarando che non si sarebbero persi posti di lavoro e quote sostanziali di Pil gli effetti recessivi hanno anticipato la capacità degli analisti e dei centri studio di leggere i cambiamenti in atto.

Adesso le statistiche appaiono meno all’inseguimento della realtà, ma la lettura dei dati fa male: si prevede la perdita di oltre un decimo del Pil, di circa il 12% dell’export e di centinaia di migliaia di posti di lavoro. “Per un paese che conta molto sull’export”, fa notare Dagospia, “avere i nostri principali partner commerciali (Usa, Cina, Russia, Regno Unito) che arrancano e che non comprano più, è durissima. La domanda americana di beni italiani si è contratta del 15%, cifra che da sola vale circa l’1% del Pil”. E secondo molti analisti la tempesta perfetta può scatenarsi più avanti, dall’autunno.

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marx xxi

Roma: crocevia tra Washington, Mosca e Pechino

di Maurizio Vezzosi

Le rotte che lo attraversano e le faglie di instabilità che lo circondano fanno del Mediterraneo uno tra gli spazi marittimi più importanti del pianeta. Le profonde trasformazioni degli equilibri globali stanno segnando il lento declino di vecchie egemonie – o almeno, il loro ridimensionamento – e l'affermazione di nuove. La pandemia del Covid-19 ha scatenato un'accelerazione iperbolica di queste tendenze, rinnovando la centralità internazionale del Mediterraneo, e della penisola che vi si protende.

Per dare la misura dell'importanza internazionale dell'Italia basterebbe tenere a mente il fatto che nessuno tra i principali attori internazionali può permettersi di trascurarne il ruolo, o almeno di rinunciare ad esercitarvi una qualche forma d'influenza (culturale, economica, militare). Un'importanza rispetto alla quale la classe dirigente italiana si è dimostrata non di rado indifferente.

A pesare sull'Italia, è la mancanza di una visione d'insieme che sappia interpretare l'identità, il ruolo e l'assetto del paese nell'attuale configurazione internazionale e che sappia dimostrarsi adeguata per profondità di riflessione, realismo e lungimiranza.

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kriticaeconomica

Adults in the room: come un film racconta il vero volto degli eurocrati

di Edoardo Quercia

Nel cuore dell’Europa, dove a parole si dice di voler vincolare gli aiuti finanziari al rispetto dello Stato di diritto e si tuona – per convenienza politica più che per attaccamento ai valori – contro l’autoritarismo strisciante dell’Ungheria di Orban, c’è un caso di “censura” di cui poco si parla. Un caso che però è un buon indicatore del grado reale di democrazia quando a guidare le decisioni non è un sedicente spirito di solidarietà europeo bensì la ferrea legge dell’interesse nazionale di pochi paesi, ed in particolare quello tedesco che con il suo mercantilismo ha esportato nel resto dell’Unione depressione, stagnazione, disoccupazione e indebitamento.

Il “caso” è quello di Adults in the room, ultima fatica del regista greco Costa-Gavras, da anni in volontario esilio in Francia. Questo film è una fedele e asciutta ricostruzione dei drammatici eventi che precedettero la disfatta greca del luglio 2015 con la firma del memorandum, adattamento delle memorie di Yanis Varoufakis, all’epoca dei fatti ministro delle finanze ad Atene e vero protagonista della disperata resistenza greca ai diktat inflessibili dei creditori.

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kriticaeconomica

Contro il neoliberismo

di Alessandro Bonetti e Andrea Muratore

Il crollo del Muro di Berlino sembrava aver decretato la morte delle ideologie. Per citare Francis Fukuyama, tutto il mondo avrebbe seguito il modello statunitense. C’è chi chiama questo sistema liberal-democrazia, chi liberalismo.

Ma qui l’errore è duplice. Innanzitutto, queste previsioni si sono rivelate sbagliate. Poi, i concetti di liberal-democrazia e liberalismo non sono adatti a spiegare la temperie culturale, politica ed economica che ha avvolto il mondo occidentale negli ultimi trent’anni.

Liberal-democrazia e liberalismo sono teorie politiche che descrivono il passato, non il presente. Il sistema in cui viviamo oggi in Occidente è invece una mutazione genetica di quei due concetti. Volgarmente lo possiamo chiamare neoliberismo: “neo”, ciè nuovo, perché si distingue dal liberismo classico per diversi aspetti.

Il neoliberismo si fonda su tre grandi menzogne. In primis pretende di essere l’unico sistema possibile e percorribile nella realtà contemporanea. Per mostrare che non è così basta l’esempio della Cina: un enorme esperimento che coinvolge un sesto dell’umanità e che segue linee teoriche e pratiche completamente diverse.

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codicerosso

Sono Giorgia e voglio i droni

di McSilvan

L’ultima perfomance di Giorgia Meloni in parlamento ha ricordato, in alcuni momenti, il miglior Angus Young, quello degli storici AC/DC, e ha fatto capire, sempre se ce ne fosse stato bisogno, che se fosse per lei infliggere una Highway to Hell al nostro paese sarebbe solo questione di tempo. Certo, i sondaggi vanno veramente bene, tanto da far immaginare l’azzeramento dello scarto, fino a un anno fa di almeno un paio di dozzine di punti, tra Fratelli d’Italia e Lega in modo da rimettere in discussione la leadership del centrodestra. Ma quale è il segreto della pozione magica di Giorgia? Un’occhiata, per copiare, alla macchina della propaganda di Salvini, sicuramente, ma poi ci sono due fattori decisivi: la volatilità del consenso politico oggi, la capacità di offrire, in contemporanea al declino del leader della Lega, un prodotto sostitutivo che potremmo definire Salvini con gli steroidi, Giorgia appunto.

La crescita politica di Giorgia Meloni si misura in rete e sui sondaggi e contiene due ingredienti antropologici di rilievo per la comunicazione politica e l’attrazione di consenso: una originale personalità autoritaria e la capacità di rappresentare il vittimismo che, nella psicologia sociale, è l’altra faccia del pragmatismo di una società che non vede sbocchi sistemici alla propria crisi.

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lantidiplomatico

Se in Turchia è censura, qui che cos'è?

di Fabrizio Verde

La solita ipocrita e insopportabile doppia morale di marca tutta liberale. Gli strali dei ‘democratici’ questa volta sono contro il Parlamento turco.

Ankara ha infatti ratificato un disegno di legge che obbliga le principali società di social media a eliminare i contenuti ritenuti offensivi e ad aprire uffici di rappresentanza nel paese.

Secondo il disegno di legge approvato mercoledì, le società di social media con oltre un milione di visitatori giornalieri in Turchia devono aprire un ufficio di rappresentanza nel paese e nominare un rappresentante ufficiale. Devono inoltre archiviare i dati sugli utenti turchi in Turchia e avranno 48 ore per eliminare qualsiasi contenuto ritenuto offensivo dalle autorità. Il disegno di legge aumenta anche le multe per non conformità fino a 10 milioni di lire turche (1,4 milioni di dollari).

Se una società di social media si rifiuta di designare un rappresentante ufficiale, un tribunale turco può ordinare un divieto di pubblicità o ridurne la larghezza di banda, rallentando il funzionamento dei social network in Turchia.

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nuovadirezione

Breve Storia della Breve Terza Repubblica

di Nuova Direzione

Terza Repubblica?

L’espressione “Terza Repubblica” risulta viziata da fraintendimenti che rischiano di inflazionare la portata e limitare di molto la comprensione di questa definizione.

A parlare per la prima volta di Terza Repubblica è Di Maio, immediatamente dopo il dilagante successo del Movimento Cinque Stelle alle nazionali del marzo 2018. Come ovvio, l’espressione è autoreferenziale e autocelebrativa: la Terza Repubblica - dice neppure tanto idealmente il portavoce e ministro grillino - inizia ora, e inizia con noi.

In realtà il Movimento Cinque Stelle ha molto a che fare con “qualcosa” che possiamo definire “terzo” rispetto al passato, ma l’interpretazione del senso del Movimento 5 stelle nel percorso storico del Paese merita di essere rivista.

Ciò che possiamo chiamare “Terza Repubblica” nasce di fatto prima, alle nazionali del 2013, sulla scorta di quello che senza ombra di dubbio è l’evento elettorale più incredibile dal secondo dopoguerra ad oggi: un movimento del tutto avulso dallo scenario politico classico diventa improvvisamente, e contro tutti i pronostici, primo partito d’Italia, conquistando un 25% circa di consensi che lo proietta immediatamente sugli scranni parlamentari in cospicua rappresentanza.