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Elezioni: forse le ultime con la libera informazione

Nasce la “bulgarian condicio”

di Enzo Pennetta

In piena campagna elettorale arrivano le ultime novità di Facebook e Twitter per manipolare l’opinione pubblica.

Le prossime elezioni potrebbero essere molto differenti o forse solo un po’ “bulgare”

Si avvicinano le elezioni e in Italia potremo essere tra i primi al mondo a sperimentare gli effetti dei nuovi provvedimenti contro la libertà di pensiero e di espressione.

La prima novità arriva da Facebook che ha deciso di tutelarci contro le “fake news” (leggi notizie non allineate al politicamente corretto) riducendo con un apposito algoritmo il flusso di notizie provenienti da profili di informazione verso la nostra bacheca e privilegiando invece quelle che riguardano i nostri rapporti personali, più gattini meno politica.

La cosa è stata spiegata molto bene in “La rivoluzione Facebook contro le «notizie false»” pubblicato su La Stampa:

Grazie al nuovo algoritmo saranno visualizzati meno articoli provenienti dalle pagine pubbliche che seguiamo, meno video o meme virali. E sarà dato spazio invece ai contenuti personali pubblicati dai nostri amici: fotografie, consigli, ma anche opinioni e sfoghi. «Vogliamo che il tempo che trascorriamo su Fb sia tempo ben speso» scrive il fondatore. Quindi basta stare lì a cliccare sui gattini. Basta diffondere notizie false e spargere odio online. Cercate la ex fidanzatina delle medie, che è meglio. «Abbiamo creato Facebook per aiutare le persone a rimanere in contatto e a essere vicini a chi ci interessa. Ecco perché abbiamo sempre messo gli amici e la famiglia al centro della nostra esperienza».

In poche parole Zuckerberg preferisce rinunciare a qualche milione di dollari per il nostro bene, e chi potrebbe dubitarne?

Di sicuro non ne dubita (e la cosa non sorprende) il solitamente ben allineato Beppe Severgnini che dalle pagine del Corriere in “Il giornalismo non è un mestiere per Fb” plaude all’idea che l’informazione vada lasciata alla casta sacerdotale di cui si onora di far parte:

Il giovane Zuckerberg ha intuito che il giornalismo è un mestiere, e non è il mestiere di Facebook. Certo, ha dovuto picchiarci il naso. Prima ha negato, poi ha dovuto ammettere, gli abusi della piattaforma durante le elezioni Usa 2016. Poi ha concluso che una valutazione delle notizie è oltre le possibilità di un algoritmo (occorrono donne e uomini, noti in California come human curation). Infine ha capito di non poter sfruttare per sempre il lavoro altrui (quello dei giornalisti): una reazione sarebbe arrivata…. Ripetiamolo. Facebook l’ha ammesso: il giornalismo non è il suo mestiere. Infatti: è il nostro. Usciamo dall’ipnosi, e diamoci da fare.

Adesso Giovanna Botteri potrà asciugare le sue lacrime: i giornalisti potranno nuovamente condizionare indisturbati il voto degli elettori.

Negli stessi giorni una reporter del sito di informazione alternativa Project Veritas (del tipo di quella che verrebbe nascosta su Facebook per privilegiare le immagini di gattini) portava alla luce la politica fraudolenta di Twitter per ridurre la libertà di espressione e orientare l’opinione pubblica dei suoi iscritti, in questo caso la notizia è stata riportata in “Contro Trump Twitter gioca sporco” pubblicato su L’Occidentale.

“Machine learning”, questa la parola magica usata da uno degli ingegneri informatici che hanno lavorato per Twitter. Stiamo parlando dell’intelligenza artificiale che permette ai padroni di Internet di monitorare in modo globale cinguettii e comportamenti sulla piattaforma e di isolare, ‘oscurare’ o bannare foto profili e contenuti che vanno contro il mainstream antitrumpista.

Ecco che dunque mentre Facebook fa dichiaratamente sparire dalla vista le pagine di informazione (per il nostro bene) Twitter ha messo in piedi un algoritmo che fa sparire dalla vista i tweet sgraditi (leggi pro Trump), la differenza in questo caso è che l’operazione liberticida e manipolatoria non è stata dichiarata ed è quindi doppiamente grave rispetto a quella di Facebook che invece la dichiara anche se facendo finta che si tratti di altro.

Nel frattempo nuovi e più istituzionali bavagli saranno studiati e quindi messi a punto dal “Gruppo di alto livello” messo in piedi dalla UE per bloccare definitivamente le voci dissonanti sotto il pretesto delle fake news (agenzia ANSA):

La Commissione Ue ha nominato un Gruppo di alto livello di 39 esperti per la lotta alle notizie false e alla disinformazione online.

Del contingente italiano fanno parte la dirigente di Mediaset Gina Nieri, i giornalisti Federico Fubini e Gianni Riotta, e il docente dell’università Bocconi Oreste Pollicino. Lo si legge in una nota della Commissione europea.

Il gruppo contribuirà allo sviluppo di una strategia Ue per combattere il fenomeno delle fake news, che sarà presentata nell’aprile 2018.

“Attraverso un sforzo collettivo, credo davvero che saremo capaci di identificare azioni efficaci per lottare contro l’epidemia di informazioni false e la disinformazione online, nel rispetto dei principi fondamentali”.

Così commenta il commissario Ue al digitale Mariya Gabriel.

Negli anni della Guerra Fredda fu coniata l’espressione “Maggioranza bulgara per indicare una maggioranza parlamentare ottenuta da elezioni con un dibattito politico inesistente, le prossime potrebbero essere così.

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