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idiavoli

Il capitalismo ha reso l’aria irrespirabile

Il biossido d'azoto doppia il limite consentito

di I Diavoli

Il Capitalismo ha reso l’aria irrespirabile. Il cielo sotto cui viviamo è sempre più grigio, l’etere che respiriamo sempre più cosparsa di veleni trasparenti ma tangibilissimi. E ben lungi da fantomatiche cause a cui gridano i complottisti, sono i dati a parlare e a dirci che le nostre stesse macchine rendono invivibile l’atmosfera che ammanta i luoghi in cui viviamo. Il biossido di azoto è un gas inquinante generalmente prodotto da un processo di combustione. Nello specifico l’indiziato numero uno è il Diesel, il carburante che alimenta buona parte delle nostre vetture

Il Capitalismo ha reso l’aria irrespirabile. Il cielo sotto cui viviamo è sempre più grigio, l’etere che respiriamo sempre più cosparsa di veleni trasparenti ma tangibilissimi.

E ben lungi da fantomatiche cause a cui gridano i complottisti, sono i dati a parlare e a dirci che le nostre stesse macchine rendono invivibile l’atmosfera che ammanta i luoghi in cui viviamo.

Il biossido di azoto è un gas inquinante generalmente prodotto da un processo di combustione. Nello specifico l’indiziato numero uno è il Diesel, il carburante che alimenta buona parte delle nostre vetture.

Secondo le normative europee vigenti molte città e aree urbane del continente, ad oggi, hanno un livello di biossido  “fuorilegge”, ossia che oltrepassa di gran lunga la soglia di accettabilità.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ormai accertato che il danno sanitario per esposizione a tale sostanza gassosa si manifesta già dai 20 microgrammi presenti nell’aria.

Ebbene in questo preciso istante, nell’aria che respiriamo in città e nelle aree metropolitane limitrofe, si registrano livelli di questo gas molto più elevati del limite di legge di 40 microgrammi di biossido di azoto.

Dunque una quantità maggiore al doppio del limite considerato gravemente dannoso.

«Contrariamente a ciò che sta accadendo negli Stati Uniti, dove chi ha violato la legge ha pagato, in Europa i governi non hanno monitorato affatto la correttezza delle procedure di omologazione dei veicoli e non si stanno occupando di fare controlli alle vetture già in circolazione che emettono in gran parte molte volte il limite di legge. E così le città soffocano.»

Lo dichiara l’associazione Cittadini Per l’Aria, ormai da anni impegnata in una serrata attività di monitoraggio e denuncia dell’inquinamento delle aree urbane.

Un impegno non solo scrupoloso ma anche partecipato, perché basato sul coinvolgimento attivo di tutta la cittadinanza: attraverso  uno strumento di campionatura, infatti, sono stati proprio cittadini di Milano, Roma e Brescia (per ora, ma l’iniziativa è in continua espansione e punta a coinvolgere molti altri comuni italiani) a rilevare come il livello di biossido superi di gran lunga il limite consentito.

Micro-campionature i cui risultati dimostrano una situazione fuori e controllo e allarmante soprattutto se si considera che il rilevamento è stato effettuato anche e soprattutto in zone adiacenti alle scuole pubbliche.

Lì, accanto a bambini e ragazzi, il biossido è presente in quantità allarmante e, come accertato da molteplici studi epidemiologici, tra gli effetti dannosi si potrebbero registrare – nel caso di individui nell’età dell’infanzia – la riduzione dello sviluppo polmonare e delle capacità cognitive.

In collaborazione alla campagna lanciata da Cittadini Per L’aria si è aggiunto quest’anno il Dipartimento di Epidemiologia del Lazio che, dopo aver preso in consegna i dati raccolti dai cittadini di Milano, ha stimato la progressiva diffusione del biossido d’azoto nelle aree urbane non ancora monitorate, e riportato le realistiche quanto inquietanti proiezioni su una mappa, consultabile qui.

Ed è stato Massimo Stafoggia, ancora dai laboratori del Dipartimento Epidemiologico laziale, a rendere nota anche la stima della mortalità legata alla presenza del biossido d’azoto nell’aria di Milano.

Numeri che non possono lasciarci indifferenti, se si calcola che nella sola area metropolitana di Milano si possono registrare oltre 594 decessi all’anno causati da tale sostanza inquinante a causa del superamento del limite di legge.

Cioè su 100 persone, a Milano 5 muoiono a causa del biossido, un milanese ogni 15 ore.

E se Milano piange, il resto d’Italia di certo non ride. Ma potremmo dire il resto d’Europa. Di contro al grande clamore con cui i tabloid europei hanno denunciato l’emergenza inquinamento di Pechino, infatti, alcuni studi cominciano a dimostrare che le città del nostro continente non sono affatto messe meglio di quelle asiatiche.

Ma non solo: oltre al danno che, come già visto, riguarda la salute dei cittadini europei, c’è un’altra enorme ipocrisia da sfatare e rendere oggetto di debunking rispetto alle parole di denuncia spese dalle testate di tutta Europa nei confronti delle città dell’Asia.

Una parte crescente del carburante noto come Diesel, infatti, è a base di olio di palma.

All’inquinamento dell’etere nostrano, quindi, si aggiunge la piaga dell’estrazione della sostanza oleosa che prevede un’immane deforestazione e una serie di impatti ambientali incalcolabili perpetrati, ironia della sorte, proprio in parecchie zone del sud-est asiatico.

Ma come invertire la rotta?

Secondo Cittadini Per l’Aria la parola d’ordine è “partecipazione”, cioè non solo sensibilizzare l’opinione pubblica ma richiedere agli stessi cittadini, organizzati in comitati, di prendere parte al monitoraggio e quindi – dati alla mano – denunciare questa deriva e pretendere soluzioni concrete da parte delle amministrazioni locali e governative.

Il Capitalismo ha raggiunto l’apice del suo fallimento sistemico, un fallimento talmente pervasivo da essere respirato, ovunque.

Investire per il bene comune dotando le città di trasporti pubblici all’avanguardia e sostenibili, in modo da poter ridurre progressivamente l’utilizzo di veicoli alimentati a Diesel che producono il dannosissimo biossido d’azoto e a combustibili fossili in generale, ecco la sfida che oggi – di pari passo all’intervento su tutti gli altri servizi in deterioramento quali la sanità, l’istruzione, l’acqua e in generale i beni di prima necessità – deve essere lanciata e raccolta.

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