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contropiano2

Razzismo, idiozia o lotta di classe?

di Vincenzo Morvillo

Molti sono i compagni, anche di grande spessore culturale, teorico ed esperienziale, che, in questi giorni, di fronte al crescente numero di episodi di matrice xenofoba e all’incontestabile inasprirsi di un clima di sostanziale intolleranza – ai limiti, diciamolo, del razzismo – tendono a ricondurre il tutto all’interno di una lettura più schiettamente marxiana ed economicista, iscrivendo, quegli stessi episodi, nel meno prevedibile e allarmista – rispetto alla coscienza comune, s’intende – schema del conflitto sociale e della Lotta di Classe. Quando non si preferisca, addirittura, ridurre il tutto a mere dimostrazioni di stupidità umana.

Certo, siamo ben consapevoli che non abbiamo il fascismo alle porte; né si vedono in giro personalità del calibro di un Mussolini o di un Farinacci; né si rischia, per il momento, che marcino su Roma i quadrumviri Balbo, De Bono, Bianchi e De Vecchi. Riteniamo, però, ugualmente pericoloso, continuare a gettare acqua sul fuoco di un contesto, politico e sociale, invece altamente infiammabile.

Un contesto dove il seme di un altro “fascismo”, meno grottescamente pomposo, ma forse più pericoloso perché più subdolo e omologante, nella sua sollecitazione dei desideri piccolo-borghesi, per parafrasare Pasolini – quello dell’ideologia unica, mercatista e neoliberale, mascherato da democrazia – sta, da più di trent’anni, dando frutti tossici, polverizzando ogni sussulto di opposizione sociale e cancellando ogni forma di pensiero critico.

Anche con l’ausilio, com‘è spesso accaduto nel corso del ‘900, di organizzazioni e forze di estrema destra, quando non tipicamente neofasciste.

Nonostante ciò, naturalmente, appare chiaro che, in questo momento, non sia prioritario l’antifascismo (inteso come contrapposizione alle piccole organizzazioni che si dichiarano tali, ndr). Mentre appare altrettanto tangibile come l’abbagliante oscurantismo razzista, xenofobo, omofobo, sciovinista e misogino – insomma, tutto lo pseudo armamentario sovrastrutturale e ideologico messo in campo, soprattutto dalla Lega – permetta al governo gialloverde e ai suoi falsi oppositori (Pd e frattaglie varie) di deviare l’attenzione dalla più urgente e tragica questione economico-finanziaria. Dove invece si scontrano le diverse fazioni della borghesia europea e mondiale, le loro articolazioni protezionistiche e globalistiche, i memorandum imposti dalla Troika e le politiche di austerità dettate da Fmi–Ue–Bce, le delocalizzazioni, le oscillazioni azionarie e i monopoli borsistici, cui vanno ad assommarsi gli assurdi e criminali pagamenti di interessi sul debito.

Ovvero il sistema di poteri e condizionamenti cui devono soggiacere paesi in affanno come l’Italia, ben più determinanti dell’apparentemente meglio “percepito” problema dei flussi migratori e del contiguo integrazionismo. Da cui consegue la progressiva e derubricata compressione di diritti e la riproposizione di rapporti di forza e produzione sbilanciati, al punto da configurare nuove e più atroci forme di sfruttamento, quando non di schiavitù. E proprio, innanzitutto, nei confronti degli immigrati!

D’altronde, i furbi mistificatori del M5S, che avevano lucrato voti a sinistra su reintroduzione dell’art.18, reddito di cittadinanza e altre misure/slogan anti austerità, si stanno -c om’era prevedibile – rimangiando poco a poco tutto quanto. Mentre la Flat Tax, se applicata, rischierà di uccidere – insieme alla retorica neoliberista del taglio del costo del lavoro e della riduzione del cuneo fiscale alle imprese – ancor di più Pil, domanda interna e produttività; oltre che, ovviamente, continuare a schiacciare nella povertà, con sempre maggiore incidenza, gli strati sociali più deboli.

Fatta questa doverosa premessa, trovo, d’altra parte, francamente indigesto continuare ad ascoltare leghisti, destre e soggetti politici apertamente neofascisti e neonazisti, ma soprattutto i grillini, che insistono nel minimizzare episodi dall’eclatante carattere razzista, adducendo la motivazione della propaganda mainstream. Loro, che del propagandismo becero, del pensiero ridotto a slogan e del cliché postideologico e postmodernista, hanno fatto una “cultura”!

Come trovo altrettanto indigeste le reazioni di quel Pd che grida al fascismo e al razzismo, quando il ministro degli interni dem, Marco Minniti, ha praticamente varato misure ed espresso giudizi, circa l’immigrazione, del tutto simili a quelli posti in essere dall’attuale responsabile del Viminale. Quel Matteo Salvini, che proprio a Minniti e alle sue politiche non fece mancare il suo plauso. Mentre trovo rischioso, come già detto più sopra, da parte di molti comunisti, quel continuo esercizio tendente alla minimizzazione del clima d’odio che si sta respirando, con sempre crescente fastidio per l’ossigenazione del pensiero critico, da qualche mese a questa parte.

D’altro canto, Lega, Movimento Cinque Stelle e Pd, pur affannandosi a marcare differenze tra loro, costituiscono, alla fine, facce diverse, ma ugualmente ipocrite ed inquietanti, della stessa medaglia, chiamata Capitale. Quel Capitale che porta, nel suo patrimonio genetico, non solo il classismo ma il colonialismo, l’imperialismo e, dunque, la degenerazione cancerogena del razzismo. Ecco perché trovo rischioso e anche storicamente poco accorto il voler escludere, quasi con fastidio e timore, questo rischio.

Ed ecco anche perché, per concludere, non dimenticherei quanto affermava Malcom X, secondo il quale il razzismo costituiva (e costituisce) lo strumento ideologico, necessario al mantenimento del sistema di oppressione esercitato, sulla comunità nera e povera, dalla classe bianca e ricca, al potere negli Usa.

Non dimenticherei neanche quanto il razzismo – biologico e sociale: ma si può, poi, realmente fare una differenza? – abbia consentito il rafforzamento dello sclerotico assetto socio-economico e politico di tipo coloniale e schiavista, in paesi dell’America Latina (la questione indios) e in Africa.

Insomma, il razzismo ha rappresentato di solito il grimaldello concettuale per il mantenimento delle intollerabili differenze di ceto e per la prosecuzione della Lotta di Classe, fatta dai padroni – solitamente di carnagione bianca e di pretese origini indo-arie – a discapito delle popolazioni del sud del mondo.

Pertanto, pur non avallando isterismi di massa, starei moto attento a ridimensionare in assoluto, come stanno facendo alcuni compagni, il vento della xenofobia che spira, sempre più intenso, da qualche anno in qua, non solo sul nostro paese ma su gran parte dell’Europa.

La Storia ci insegna che da un fiammifero, spesso, può divampare un incendio di proporzioni inimmaginabili.

Comments

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Eros Barone
Wednesday, 08 August 2018 00:28
Tra la democrazia borghese e il fascismo vi è un periodo intermedio costituito da: a) svolta reazionaria, b) mobilitazione reazionaria delle masse, c) fascistizzazione della società e delle istituzioni (= anticomunismo, razzismo, sciovinismo ecc.). E' quello che stiamo vivendo. Un esempio fra i tanti merita di essere citato, poiché nessuno gli ha conferito l'evidenza che merita. La scuola è, in questo senso, un termometro sociale quanto mai rivelatore. Ordunque, nell’ambito storico-politico delle tracce per gli esami di Stato, è stato proposto un saggio sul tema “Masse e Propaganda”. Ebbene, tutte le fonti proposte compivano un’equiparazione senza mezzi termini tra il nazismo e il comunismo. Un vero e proprio dogma, che non ammette né posizioni critiche né approcci alternativi. La consegna è stata ed è unica ed ossessiva: criminalizzare le esperienze storiche del "socialismo reale", negando persino la funzione storica oggettiva che tali esperienze hanno svolto nella lotta vittoriosa contro il nazifascismo. E' il "modello Kiev", che viene proposto e imposto. Ecco, fra i molti che si possono addurre, un chiaro esempio della fascistizzazione da tempo in corso in un apparato nevralgico della formazione ideologica e sociale.
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