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sinistra

Uomini contro

di Eros Barone

Fabrizio Marchi: Contromano, Zambon Editore, Verona 2018

«Siamo soli, schiacciati in questa tenaglia che vede da una parte il neoliberismo in versione liberal e politicamente corretta e dall’altra un neo populismo aggressivo e razzista, di fatto una moderna versione di fascismo. Tuttavia sarebbe sbagliato lasciarsi travolgere dal pessimismo. E’ vero, la fase storica è quella che è, e non si intravede una via di uscita, però è altrettanto vero che ce ne sono state di molto peggiori nel passato. E quelli che hanno vissuto in quelle epoche non avevano alle spalle quel grande tentativo...durato un secolo e mezzo, che abbiamo avuto noi. La storia può essere rimossa, rivisitata, manipolata, deformata, ma non può essere cancellata. E sappiamo anche che la scrivono i vincitori e non i vinti...E noi sappiamo che altri prima di noi, in condizioni molto più difficili, hanno tentato quel famoso assalto al cielo. E se la storia ci ha insegnato qualcosa è che quell’assalto – naturalmente in forme e modalità diverse – verrà certamente ritentato, anche se non possiamo sapere quando, da chi, dove e in che modo.» Nella chiusa del suo libro Contromano (Zambon Editore, Verona 2018) questo è quanto osserva Fabrizio Marchi, il quale davvero non è tipo da perdersi d’animo: «A noi, agli uomini e alle donne di buona volontà...il compito di arare il terreno.»

La pubblicazione dei suoi interventi di giornalista militante (sul sito L’Interferenza, da lui fondato e diretto, così come in altre sedi telematiche e cartacee) testimonia lo sforzo continuo dell’autore di analizzare, contestare, demistificare, combattere e rovesciare “lo stato di cose esistenti”, dirigendo in particolare i suoi colpi contro quella ‘falsa sinistra’ opportunista, in cui il Nostro identifica giustamente uno dei pilastri del sistema dominante. Nel contempo, Marchi osa rivendicare la continuità di una convinzione profonda – il gramsciano “spirito di scissione” – che non teme di esprimere le certezze di un pensiero troppo forte per lo snervato andazzo liberal-consumista, pago delle precarie gratificazioni del mercato (finché dura!).

Altra tempra, altri presupposti, altri interessi: si legga, per averne una plastica rappresentazione, l’articolo intitolato Una domenica bestiale, un cammeo di analisi antropologica e sociale ambientato sulla spiaggia di Castelporziano, nell’incidere il quale Marchi riesce a fondere perfettamente, grazie all’acutezza del suo sguardo e all’immediatezza della sua narrazione, il prensile occhio romano con la forza di una coraggiosa, esemplare testimonianza di sensibilità etico-sociale.

Ed ecco un rapido sommario degli argomenti affrontati: la storia come storia di lotte degli oppressi (perfino quando ad occupare il brechtiano “posto del torto” sono i maschi proletarizzati e impoveriti e l’avversario è quel femminismo borghese e piccolo-borghese che da tempo rappresenta uno dei volti del “mostro mite” che, talora come Leviathan e talaltra come Behemoth, e talaltra ancora mescolando l’uno con l’altro, aduggia e intorbida la nostra sempre più difficile convivenza); l’unicità del mercato capitalistico mondiale; la transitorietà del dominio borghese e – perché no? – la generosità di cui largheggia oggi la scienza marxista anche con chi si riconosce, come Marchi, nella “sinistra previana” (e stupisce non poco l’assenza, fra i bersagli doverosamente polemici presenti in Contromano, del principale rappresentante della “destra previana” e del sovranismo ‘rosso-bruno’, cui, peraltro, Marchi non ha lesinato, a livello telematico, critiche articolate ed attacchi vigorosi).1

Così Marchi cerca spazio, e si confronta con Marx e con Pasolini, Engels e Lenin, Bergoglio e Mario Tronti, Stalin e Gramsci; discute di guerra di Libia e di sionismo, del significato ideologico dell’‘invenzione’ della ossimorica ‘festa dell’8 marzo’, di migrazioni, immigrati e xenofobia, così come delle crisi molteplici ed intrecciate che ci attanàgliano (economica, della scuola, del padre e del paterno, del movimento operaio, della sinistra).

Sennonché il pedante non mancherà di eccepire circa lo svolgersi talvolta aforistico in cui le dimensioni, mai troppo estese, dell’articolo costringono il ragionamento, ma è lì che avverti la vis polemica e la passione durevole, che riscattano la disparità fra angustia del mezzo e ampiezza dello spazio ambìto.

Oddio, non sempre si condivide tutto. Ma indovini uno di quei giornalisti che in un periodo difficile, se non cupo, come quello che stiamo attraversando, vuole e sa esercitare contro i poteri costituiti, quali che essi siano, una critica ideologica e culturale guidata da una precisa intenzionalità rivoluzionaria e da un’elevata coscienza politica e di classe. Ma avverti, soprattutto, la ragionata indignazione di un ‘uomo contro’ che non si fa incantare dalle sirene del ‘politicamente corretto’, del ‘dirittumanismo’ e dell’‘emancipazione accidiosa’, né tanto meno dalle narrazioni interessate sulla ‘fine delle classi e delle ideologie’: un ‘uomo contro’ che, in virtù del metodo marxista, sa ricondurre i fenomeni sociali catturati dalla sua analisi e visualizzati dal suo sguardo, restituendoli alla loro comune opacità, universale come il mercato, che tutto livella verso il basso e che uniforma al peggio i comportamenti degli individui e delle stesse collettività.

Ciò nondimeno, Marchi non si rassegna; non è oggi che si raccolgono i frutti. Oggi si ara il terreno.


Note
1 Mi riferisco, ovviamente, a Diego Fusaro.

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