Print Friendly, PDF & Email

dinamopress

L’intelletto o ciò che sta fuori

di Francesco Raparelli

In un bel saggio, “Averroè l’inquietante. L’Europa e il pensiero arabo”, appena pubblicato in Italia da Carocci, Jean-Baptiste Brenet rilegge le tesi maledette del Commentator attraverso Freud e la sua nozione di ‘perturbante’. Un esperimento teorico avvincente e fecondo

Un fatto e un’immagine. Cominciamo dal primo: condannate dal vescovo di Parigi le sue posizioni filosofiche (1270; 1277), Sigieri di Brabante avrà vita difficile. Pur lasciando l’insegnamento, e Parigi, una coltellata lo finisce a Orvieto. La colpa? Aver rilanciato, nel centro dell’Europa cristiana, l’aristotelismo dell’arabo Averroè – di Cordova, europeo e straniero nello stesso tempo. L’immagine. Firenze, Basilica di Santa Maria Novella: nell’affresco di Andrea di Bonaiuto, Tommaso con i piedi schiaccia gli eretici sconfitti; tra questi, Averroè. La cristianità lo vuole sconfitto, pensando al De unitate intellectus – dal domenicano redatto nel 1270. Eppure è un rimosso, familiare quanto estraneo, che non smette di riprendersi la scena.

Averroè l’inquietante: così il titolo di un saggio, breve ma folgorante, di Jean-Baptiste Brenet, appena edito in Italia (Carocci, 12 euro). Al pari di un reagente chimico, il noto scritto di Freud del 1919, Il perturbante, sostiene Brenet nella rinnovata conquista dell’aristotelismo più indigesto della storia del pensiero europeo: quello del Commentator.

In primo luogo le tesi blasfeme: l’intelletto è separatouno ed eterno. Tali le affermazioni di Averroè, commentando il De anima di Aristotele. Essendo separato dal corpo, l’intelletto è comune alla specie, e dunque – senza confonderci con l’immortalità dell’anima dei singoli – eterno. Meglio ancora: separato vuol dire che l’intelletto, pure parte dell’anima, è estrinsecoviene da fuori. Ma non accade lo stesso con la lingua? Sostanza collettiva già da sempre fatta, e da fare, ci precede e articola il nostro pensiero. Averroè è il più radicale tra gli aristotelici: non solo l’intelletto agente, quello che pensa i concetti universali, ma anche quello potenziale o «materiale» è separato. In che modo questo intelletto, che non ha forma ma tutte le può accogliere, si connette col corpo singolo? Attraverso i phantasmata, le immagini. Usando la metafora visiva, cara ad Averroè: l’intelletto agente, quello che estrae i concetti, è l’equivalente della luce; concetti sono i colori degli oggetti che i corpi sentono e immaginano; il luogo o sostrato dove l’estrazione dei colori-concetti è possibile, è il «diafano», ciò che lascia trasparire e che mostra.

Per leggere Averroè con Freud, come fa in modo perspicuo Brenet, basta allora tornare alle virulente critiche che Tommaso rivolse al Commentator. In primo luogo i soggetti del pensiero in atto sono due: «soggetto-sostrato» è l’intelletto materiale che riceve il concetto; «soggetto-motore» è invece il fantasma che al pensiero fornisce il contenuto, e «lo lega al mondo». Se il pensiero ha due soggetti, è l’unità della persona pensante a essere messa in crisi: un sosia perturbante. In secondo luogo: l’infante è da subito in contatto con l’intelletto? No, risponde Averroè: all’intelletto si è aperti, attraverso le immagini ci si congiunge; dall’intelletto, che è comune, si è sempre «posseduti». Perturbante è il corpo che ci appare posseduto dai demoni, ricorda Freud. Poi c’è la metafora dello specchio, per Tommaso decisiva: se la connessione tra le immagini e l’intelletto potenziale è analoga a quella dell’uomo con uno specchio, evidentemente non è questo o quell’essere umano a pensare, ma è piuttosto il pensiero che ci pensa. E ancora: se il pensiero è comune, salta la distinzione tra l’Io e gli altri, riemerge «inquietante» quell’essere indeterminato e sorgivo che precede le distinzioni tra dentro e fuori: «la fantasia della vita intrauterina», con le parole di Freud.

Infine, se il pensiero è eterno, non può far altro che ripetere. L’ancoramento fantasmatico, per quanto singolarizzi, rischia di essere ornamento irrilevante di un’attività impersonale. Non è l’eterno ritorno del pensiero equivalente alla coazione a ripetere che scatena l’effetto perturbante? Qui la soluzione di Brenet, alle prese con thanatos, si fa originale, diremmo leopardiana: è la materia «traboccante» ed eterna che, così come produce, distrugge. Il concetto che si ripete è il segno della materia sorgiva o desiderio che ritorna, al di là dei perimetri individuali. Thanatos degli enti, eros della vita impersonale che, seppur per poco, gli enti fa e attraversa.

Comments

Search Reset
0
Mario Galati
Friday, 26 July 2019 10:38
Si potrebbe invece dare una interpretazione non psicoanalitica e senza inquietudine e perturbazione di materie traboccanti, e i soliti eros e thanatos e l'immancabile fantasia intrauterina (evocante sempre una famosa battuta di Woody Allen), che mi sembrano alquanto forzate.
L'esternitá dell'intelletto indica semplicemente il suo carattere collettivo-sociale e l'individuo da esso posseduto non è altro che l'individuo socialmente formato da e nelle condizioni storico-sociali date e determinate. Il fatto che l'infante non venga a contatto con l'intelletto e da esso sia posseduto solo più tardi non sarebbe altro che una metafora della sua formazione e, quindi, della processualitá storica e sociale della formazione dell'uomo (con in più, le implicazioni del rapporto tra particolare e universale, tra soggetto e oggetto). Certo, non siamo ad una anticipazione dello spirito oggettivo hegeliano o della concezione marxista, ma mi sembra che Freud c'entri molto poco, se non, forse, con altrettanta forzatura, nella distinzione rinvenuta da San Tommaso tra soggetto-sostrato e soggetto-motore, che potrebbero grossolanamente corrispondere alla sensazione e attività pulsionale ed alla razionalità cosciente che garantisce il legame con la realtà (anche se questo è più una questione psichiatrica che psicoanalitica).
Ovviamente, queste considerazioni sono soltanto impressioni dettate dalla lettura dell'articolo, non conoscendo affatto la letteratura su cui poggia.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit