“Riarmisti”: il peggio del peggio
di Carlo Lucchesi
Cosa c’è di logico o di ragionevole, nella proposta di spendere una cifra enorme per riarmare l’Europa? Niente.
1. Premessa dei “riarmisti”. L’Europa deve essere pronta a difendersi da un nuovo attacco della Russia. Si mente sapendo di mentire. Niente fa pensare a una simile eventualità. La Russia ha un territorio vastissimo e una densità abitativa bassissima. Ha risorse energetiche e materie prime in tali quantità da esportarne una gran parte. Se anche avesse mire imperiali, ma niente lo dimostra, sarebbero ampiamente soddisfatte da ciò che è. Quindi non ha alcun interesse a occupare altre terre, cosa che le arrecherebbe soltanto un mare di guai. Al contrario, ha tutto l’interesse ad avere buoni rapporti con l’Europa, com’è stato fino a ieri, per ragioni economiche del tutto evidenti, e per ragioni di sicurezza, visto che è stata lei vittima di aggressioni da parte di paesi europei in più occasioni e visto che gli impegni solenni di non espansione della Nato sono stati sistematicamente disattesi.
2. Strategie dei “riarmisti”. Prima ipotesi. Costruire un esercito europeo. Lo dicono con grande serietà prestigiosi leader di molti paesi. Siamo nel campo della fantapolitica. L’UE non è uno Stato, non ha una politica estera, non ha una politica fiscale, né una politica industriale, e anche tante altre politiche che dovrebbero essere comuni, tali non sono. Come sia possibile pensare a un solo esercito sotto un unico comando è semplicemente ridicolo.
Che lo dicano alte personalità e vengano prese sul serio è solo la riprova che si stanno ingannando i cittadini dell’Europa per scopi che niente hanno a che spartire con le esigenze di difesa. Se e quando l’UE diverrà uno Stato almeno federale, campa cavallo, il problema sarà automaticamente risolto. Prima, non si può fare.
Seconda ipotesi. Costringere tutti i paesi ad armarsi fino ai denti. E’ l’opzione che pare vincente. Già oggi quasi tutti i paesi europei, e tutti quelli vicini alla Russia, sono nella Nato che per statuto deve intervenire se uno dei paesi che ne fanno parte viene aggredito. Quindi da quel momento tutti i paesi Nato sarebbero in guerra con la Russia, perché di lei si sta parlando quale prossimo aggressore. C’è una sola persona, seppur dotata di un basso quoziente di intelligenza, che può pensare che la Russia accetti di combattere una guerra contro la Nato e quasi tutti i paesi europei con armi convenzionali? La Russia potrebbe vincere solo in una guerra nucleare dove la superiorità le è data non tanto dal gran numero di ordigni in suo possesso, quanto dal disporre di vettori non intercettabili, che è la sola cosa che fa la differenza in un simile conflitto. La conclusione è ovvia: armarsi fino ai denti in vista di un attacco russo, al di là che la previsione è del tutto inventata, non serve a niente. Per cui se lo si vuole fare è per ben altre ragioni.
3. Maggiori probabilità di una guerra. Il vero e solo pericolo di una guerra per i paesi dell’UE è che se la facciano fra loro, anche perché, se non fosse coinvolta la Francia, sarebbe combattuta con armi convenzionali. Nel secolo scorso ne hanno fatte due mondiali e una di dimensioni ridotte nell’ex Jugoslavia. Ma il riarmo, anziché abbattere il rischio che il disastro si ripeta, lo rende più probabile. Quando, poi, a riarmarsi più di tutti e con grande entusiasmo è la Germania, qualche dubbio i governanti europei, nessuno escluso, dovrebbero farselo venire.
Conclusioni. La premessa dei “riarmisti” è palesemente falsa, e le strategie che accompagnano la grossolana bugia sono o di pura fantasia, o inefficaci per un verso e pericolose per l’altro.
Le due domande che occorrerebbe porsi sono: perché, ciò nonostante, si vuole il riarmo? Cos’altro si dovrebbe fare?
La risposta alla prima non è semplice. Di sicuro non è, come molti insistono a far credere, per difendere i “valori” di cui l’Europa sarebbe portatrice. Fino a poche settimane fa, a sentire il coro dei “riarmisti”, era l’intero Occidente a esserne depositario. Ora che c’è Trump, per costoro sarebbe rimasta solo l’Europa a tenere alta la bandiera. Ma senza stare a ricordare le infamie di cui molti paesi europei si sono macchiati nel tempo, per non parlare degli USA, capaci persino di fare di un genocidio, quello dei nativi americani, una vera e propria epopea, l’Europa di oggi da un lato per ogni decisione importante è dominata dalla grande finanza, che dei valori non sa che farsene, dall’altro sostiene il massacro dei palestinesi da parte di Israele e copre gli orrori di ogni tipo che quel paese compie quotidianamente. E se anche si fingesse di credere alla difesa dei “valori”, ignorando quante volte sono stati contraddetti o negati da chi oggi se ne riempie la bocca, il riarmo, come abbiamo visto, non li preserverebbe.
Una risposta più verosimile è che abbia influito non poco la crisi di legittimazione, talvolta persino di legittimità, di molti governanti. Crearsi un nemico, anche inventandoselo, e portare l’attenzione sui mezzi per combatterlo è uno dei modi più frequentemente utilizzati in ogni circostanza dai leader per risollevare le proprie pericolanti sorti. Ma le cause più plausibili, come sempre quando si fanno o si minacciano le guerre, sono gli interessi economici e di potere. E qui di motivi ne troviamo a iosa. La lobby delle armi sempre più intrecciata con quella dei Big Data, i potentati finanziari che controllano industrie, servizi e media, e che hanno tra gli obiettivi dichiarati anche quello della privatizzazione ovunque dello stato sociale, il proposito non abbandonato dai neocon USA e dal U.K. di portare al collasso la Russia, la volontà della Germania di riprendersi l’egemonia sul continente, e altro, ma sempre di interessi poco nobili si tratta.
Cos’altro si dovrebbe fare? La risposta è banale. Operare per la pace, per la sicurezza e per il benessere delle popolazioni. La sicurezza è figlia della pace, non delle armi. Nell’era nucleare non esiste difesa. Anche chi sferra il primo colpo sa che subirà una reazione mortale. I sopravvissuti, se ci saranno, saranno soltanto gli abitanti di regioni remote che in un mondo annientato avranno ben poco tempo da vivere. Per la difesa convenzionale basta e avanza quello che si stava facendo prima della follia del riarmo. Sarebbe utile, caso mai, organizzarlo meglio. La sicurezza pretende reciprocità, quindi dialogo e riconoscimento delle ragioni gli uni degli altri. Il benessere chiede che tutte le risorse possibili gli siano destinate. Si è visto una volta di più come i famigerati vincoli di bilancio siano intangibili solo quando servono a trasferire ricchezza alle zone alte della società penalizzando lavoratori, pensionati e ceti medi. Sarebbe sufficiente che la mobilitazione di grandi risorse, evidentemente possibile, anziché servire gli interessi di pochi, e sempre i soliti, fosse indirizzata al benessere collettivo dei popoli, all’ambiente, alla sanità, all’istruzione, alle pensioni, al lavoro. E l’economia ne trarrebbe una grande spinta, molta di più di quanta ne riceverebbe da missili, cannoni e carri armati.
Piaccia o no, a questo punto la battaglia contro il riarmo è la priorità e il discrimine. Se passa il riarmo, l’alternativa che resta in campo è fra l’incamminarsi verso l’ultima guerra o prendere atto che le promesse di società migliori, da questa parte del mondo, saranno aria fritta per chi sa quanto. Quel poco di sinistra che è rimasto e i sindacati dovrebbero decidersi a giocare tutte le carte che hanno perché di tempo ne è rimasto veramente poco. Per quante ambiguità il Movimento 5 stelle possa avere, dobbiamo sperare che la manifestazione del prossimo cinque aprile suoni la sveglia.
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Con un esempio brillante chiarì che negli scambi il sistema finanziario concede i crediti necessari per finanziare anche la circolazione. Quando la produzione va male e la banca si ingolfa di titoli di debito e fallisce interviene lo Stato con la Banca Centrale. Ma viceversa se qualcosa va storto nella circolazione di merci interviene sempre lo Stato attraverso il suo braccio armato.
È evidente che per le nazioni dell’Europa occidentale le cose vanno malissimo per il primo e secondo versante. Se per tutta una fase ascendente del modo di produzione volavano col vento in poppa lungo le rotte atlantiche e via Suez, la prima è divenuta sempre meno competitiva perchè la massa del volume del mercato sta sul Pacifico ormai da un pezzo. Mentre la via con l’Oriente tramite Suez non solo è congestionata in conseguenza della ribellione di un piccolo popolo (palestinese) e l’appoggio di un altro piccolo popolo (yemenita) all’ordine colonialista e imperialista. Ma anche la soluzione genocida dell’insieme dell’Occidente penalizzerà le nazioni europee. La coperta è cortissima. Allora ecco il punto: le nazioni Europee in un tempo storico diverso sono costrette per sopravvivere alla crisi a sperimentare la via dell’Est, per mettere mano al controllo delle materie prime della Russia e per assicurarsi una via - benchè meno competitiva - per gli scambi con l’Asia via terra. L’Europa nella sua storia ha sempre aggredito la Russia. Lo fece con Napoleone, con l’Inghilterra utilizzando come pivot le guerre tra la Russia e l’Impero Ottomano, in quelle partecipó l’Italia, poi ci fu la Prima e la Seconda guerra mondiale. Nella storia la Russia è sempre stata aggredita e invasa dalle grandi potenze colonialiste e imperialiste dell’Europa occidentale. Non è una improvvisa ingiustificata paura, tantomeno un improvviso complotto di qualche misteriosa cupola. L’Europa è fedele a se stessa e al suo determinato storico. Nel passato aggrediva la Russia sull’onda di un tumultuoso sviluppo, oggi perchè finalmente e meno male l’Europa è alla “canna del gas” e sulla via della sua dissolvenza. Certo è una dissolvenza che si caratterizza riproducendo tutto il peggio dell’eurocentrismo storico democratico e liberale. Ma non si puó essere contro il riarmo senza essere verticalmente contro l’Europa e per il suo crollo.