Print Friendly, PDF & Email

sinistra

L’Anschluss della Germania dell’Est

Recensione di Salvatore Bravo

Anschluss Lu2019AnnessioneAnschluss-L’Annessione è un libro di Vladimiro Giacchè. Ci sono libri che svelano la verità in cui siamo gettati. Vladimiro Giacchè documenta la fine ingloriosa della Germania dell’Est, fine programmata e voluta dal monopolio della finanza. Archetipo del capitalismo in azione, attraverso l’esperienza della RDT si rende palese la logica intestinale-divoratrice del capitalismo assoluto. La tecnocrazia finanziaria ha la sua verità logica ed ontologica nella regressione biologica ad attività di assorbimento e nullificazione di ogni realtà ad essa dialettica. Dietro il paravento dell’algoritmo, dei linguaggi astratti si cela un primitivismo intestinale: si divora per trasformare in energia per il proprio intestino insaziabile. L’energia è il denaro. La verità ciò malgrado non può essere divorata, marginalizzata, vituperata, diffamata, resiste ed è innegabile. L’azione del capitalismo assoluto è talmente iperbolica da rendere, in realtà, più semplice di quanto appaia scoprire la verità. La Merkel nel suo “Non c’è alternativa” denuncia un certo disagio dinanzi al vero. La forza del capitale assoluto è la debolezza dell’opposizione, di un’alternativa credibile e voluta. Cominciamo con la prima verità: la RDT ha subito un’annessione veloce e degna di un’invasione manu militari. Quando cadde il muro di Berlino nessun tedesco dell’est voleva la fusione con l’ovest. Nessuno striscione, il 4 Novembre 1989 a Berlino, proclamava il desiderio dell’unione delle due Germanie. Il giornale Der Spiegel con un sondaggio, in quei giorni, rese pubblico che il 71% dei Tedeschi dell’Est voleva che la Rdt sopravvivesse alla caduta del muro; esigevano riforme democratiche, ma non la cancellazione dell’esperienza socialista

«Il 17 dicembre sono pubblicati i risultati di un sondaggio sui cittadini tedeschi orientali commissionato dal settimanale tedesco "Der Spiegel": il 71 per cento si pronuncia per il mantenimento della sovranità della RDT, il 27 per cento per uno Stato unico RFT1

In un tempo brevissimo si è consumato un crimine, l’ennesimo, contro l’umanità. Il mezzo più adatto per intimorire i tedeschi dell’Est e congelare i tentativi di una riorganizzazione della RDT è stato la minaccia del fallimento. I conti erano in rosso, ma non in modo drammatico, le riserve dello Stato erano in buona salute, ma i conti e le riserve non erano pubblica informazione nello stato comunista. Tale elemento alimentò la paura. I movimenti peristaltici erano in funzione: fu sufficiente introdurre il marco tedesco per avere un apprezzamento dei debiti ed i conseguenti fallimenti. Si stimava che l’indebitamento avrebbe raggiunto a fine 1989 una cifra pari a 26 miliardi di dollari. La cifra era errata, ma fu usata come testa d’ariete per fagocitare la Germania dell’Est con l’assenso dell’Unione Sovietica:

«La cifra era sbagliata e molto superiore al vero, perché non teneva conto delle riserve in valuta pregiata detenute dal dipartimento Coordinamento commerciale, diretto da Alexander Schalck-Golodkowsky. Le attività di questo dipartimento, responsabile dell’approvigionamento di valuta pregiata, erano uno dei segreti meglio custoditi della RDT: ne erano di fatto al corrente, oltre ovviamente a Schalck-Golodkowsky, soltanto Honecker e il responsabile dell’economia Mittag, mentre ne era all’oscuro lo stesso capo della pianificazione Schurer.2»

La debolezza dell’economia della Germania dell’Est dipendeva da scelte errate prese negli anni ’70: le previsioni sulla produzione di beni di consumo erano state fallaci considerando le ingenti risorse investite nell’edilizia. Nulla era irrimediabile. Si decide per spingere verso il fallimento e dunque condurre la popolazione verso l’Ovest, di introdurre il marco dell’Ovest senza un periodo di transizione, ad un cambio proibitivo. L’apprezzamento dei debiti, l’impennata dei prezzi, la produzione di prodotti non competitivi condurranno al fallimento ed all’impossibile riorganizzazione dello Stato”:

«Benché il marco dell’Est non fosse una valuta convertibile, negli scambi commerciali della Germania dell’Est con la Germania si usava un coefficiente di correzione per misurare il valore relativo delle due valute; altri coefficienti di correzione venivano adoperati nei confronti del dollaro e di altre valute occidentali. Nel 1989 questo coefficiente era di 1 a 4,44 marchi dell’Est, e precisamente secondo questo parametro veniva regolato il commercio intertedesco. L’unione monetaria significò quindi un aumento dei prezzi delle merci prodotte nella RDT di poco meno del 350 per cento! (Most 2009: 13, 161)3.»

L’unità monetaria difatti implica la cessione dell’indipendenza. L’annessione passa per l’unità monetaria attraverso cui si destabilizza non solo l’economia, ma un intero assetto sociale. Il potere d’acquisto dei cittadini della RDT crolla, i loro prodotti non sono più competitivi, i debiti dell’apparato industriale in marchi dell’Ovest paralizzano il sistema, non è possibile pagare i debiti perché insostenibili, è impossibile rivitalizzare le industrie con investimenti sui macchinari o altro. La moneta diviene un cappio al collo per tutti i cittadini dell’Est. L’annessione insegna ai Tedeschi ciò sarà fatto alla Grecia, è la verità dell’Europa unita. Verità sommersa eppure palese. Al fallimento segue l’annessione. La campagna elettorale, la prima “libera” nell’Est, è una farsa della democrazia. I protagonisti sono esponenti della Germania dell’Ovest, ogni regola, ogni trasparenza, la pluralità sono negate. Si promise di trasformare la Germania dell’Est "In breve tempo in una terra fiorente4".

Il successo della CDU è inevitabile e molto abilmente il parlamento della Germania dell’Est lavora per la sua liquidazione, si lavora per un trattato:<<Trattato sull’unione monetaria, economica e sociale>>. Il trattato naturalmente è stato predisposto da Bonn. Furono negate anche modeste contromisure per salvare le imprese salvabili.

La liquidazione non di un’economia, di un intero mondo passa per l’istituzione della Treuhandanstalt organo delle privatizzazioni che in modo sregolato dal 1990 al 1994 ha cannibalizzato la Germania dell’Est:

«Per ogni impresa fu stilata una sorta di pagella, per decidere quali aziende fossero immediatamente privatizzabili, quali risanabili per essere privatizzate, quali dovessero invece essere liquidate. Ma in base a quali criteri si decideva se un’impresa fosse risanabile o dovesse essere chiusa? Li spiegò davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare sulla Treuhandanstalt uno dei suoi più importanti funzionari, Horst Plaschna:<< la risanabilità di un’impresa dipende dal fatto che abbia già un prodotto vendibile nell’Ovest. La cosa può espressa anche in questi termini: se non ce l’ha, è a priori non risanabile. Infatti non siamo autorizzati a sviluppare nuovi prodotti con i soldi dei contribuenti tedeschi5».

La commissione chiuderà l’inchiesta il 28 agosto 1994, ma nei fatti ha l’ostilità del governo e nel contempo le si proibisce, per legge, l’accesso a un’enorme quantità di atti, circa l’80 per cento; spesso i fascicoli consegnati sono in disordine e con fogli mancanti. La SPD farà ricorso alla Corte Costituzionale che abilmente non respinge il ricorso, ma afferma che la risposta avverrà dopo la fine della legislatura. Cade il mito della correttezza tedesca, del capitalismo ligio alle regole. Ciò malgrado la Commissione denuncia, pur in assenza di dati e documenti completi, irregolarità diffuse. In molti casi l’acquirente non ha contratti vincolanti circa il dovere di effettuare investimenti e conservare posti di lavoro. Si smantella la struttura, la si fagocita per mettere in atto un processo di clonazione, raddoppiamento della Germania dell’Ovest. Ogni metessi è copia e come tale negazione effettiva dell’originale e dell’originario. Perché il processo famelico, il crimine, abbia fine, si deve smantellare la sovrastruttura. Si procede ad un’autentica epurazione degli accademici, ad un’estensione veloce e senza appello del sistema scolastico della Germania occidentale. Della RDT nulla deve sopravvivere. Il sistema scolastico della RDT aveva messo in atto soluzione pedagogiche dall’alto valore qualitativo e “democratico” non solo perché gratis, ma specialmente per il sistema unitario che evitava scientemente le divisioni tra classi sociali che si riproducono nei sistemi scolastici molto differenziati e dalla scelta precoce:

«La cosa ebbe tra l’altro un risvolto decisamente umoristico, allorché nel 2000, furono resi noti i primi risultati del test <<Pisa>> di valutazione dell’efficienza dei sistemi scolastici. La Germania conseguì risultati tutt’altro che brillanti, mentre la Finlandia ebbe il punteggio più elevato. Plotoni di zelanti ministri, pedagoghi e giornalisti tedeschi si recarono quindi in Finlandia per carpire al paese nordico il segreto del successo del suo sistema educativo. E si sentirono rispondere che il sistema finlandese si era rifatto agli insegnamenti dei pedagogisti tedeschi dell’Ottocento Wilhelm von Humboldt e Friedrich Fröbel , ma anche ai testi degli esperti della RDT6».

L’eliminazione del ceto intellettuale e della scuola fu sostenuta dalla negazione della validità dei titoli della Germania dell’Est. In tal modo la Germania dell’Est era rasa al suolo. Senza classe dirigente ed intellettuale, il 90 per cento dei professori universitari fu rimosso e sostituito da accademici occidentali: la Germania dell’Est non aveva più voce e memoria. In ultimo la disoccupazione di massa ha comportato denatalità ed emigrazione. La colonizzazione non poteva essere più completa. La propaganda aveva affermato con i suo trombettieri che l’introduzione del marco avrebbe impedito l’emigrazione:

«E oggi il banchiere Edgar Most ha facile gioco nell’affermare: << l’argomento secondo cui senza il marco occidentale troppe persone sarebbero scappate all’Est non posso condividerlo. Anche dopo l’unione monetaria almeno due milioni di tedeschi dell’Est sono andati all’Ovest. L’introduzione del marco occidentale all’Est non ha impedito questo esodo, lo ha anzi accelerato, perché ha portato al fallimento innumerevoli imprese dell’Est7» (Most 2011:164).

Il punto finale dell’eliminazione di un’esperienza storica fu l’introduzione del Principio di restituzione, ovvero le proprietà dovevano essere restituite ai legittimi proprietari. Il caos giuridico fu inevitabile, molti degli ex proprietari erano nella Germania dell’Ovest, e specialmente vi erano i contenziosi tra eredi. La cultura della proprietà doveva essere reintrodotta, sia pure in modo maldestro e massiccio. Tutto doveva perire. Le contese innumerevoli scoraggiarono gli investitori:

«Del resto, è ovvio che in assenza di garanzie circa i diritti di proprietà non può darsi alcuna formazione di capitale: quando eventualmente posto in vendita (è il caso dei beni pubblici offerti dalla Treuhand) perde quindi appetibilità per gli investitori e si svalorizza (sul punto cfr.Luft 1992: 107-109)8».

L’annessione fu, dunque, il primo esempio di ciò che sarebbe accaduto in Europa col vincolo della moneta unica. Gramsci affermava che la storia è maestra di vita, ma ha pochi alunni. La fine della Germania dell’Est è una doppia occasione mancata di consapevolezza e prassi: la Germania dell’Est se avesse avuto tempo adeguato avrebbe potuto declinare l’economia di mercato secondo forme di pianificazione statale e l’Europa delle patrie avrebbe potuto imparare dalla terribile esperienza della RDT a difendersi dall’unione monetaria. Ma, in assenza di classi dirigenti degne di questo nome, tutto è avvenuto fatalmente.

Sottrarci al fato attraverso la conoscenza storica può essere un passo, tra gli innumerevoli, passi che ci dovrebbero portare verso l’uscita dalla gabbia d’acciaio.


Note
1 Vladimiro Giacchè, Anschluss-L’Annessione, Imprimatur, 2018, pag. 12
2 Ibidem pag.19
3 Ibidem pag. 42
4 Ibidem pag. 36
5 Ibidem pp 62 63
6 pp. 120 121
7 Pag. 137
8 Pp. 99 100

Comments

Search Reset
0
Delu
Saturday, 28 July 2018 12:24
Quoting stefano ba:
" Ma, in assenza di classi dirigenti degne di questo nome, tutto è avvenuto fatalmente" ecco, il punto debole dell'articolo sta qui. Sulla 'fatalitá' e sulle classi dirigenti. E il popolo della RDT? e le sue classi lavoratrici? Niente? Come é possibile? Soprattutto se avevano questa fantastica scuola pubblica? Niente lotta di classe né resistenza?

Concordo, sempre colpa di qualcun'altro. Le classi dirigenti sono espressione della popolazione, non sorgono dal nulla e non sono sempre autoreferenziate
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
stefano ba
Sunday, 22 July 2018 23:15
" Ma, in assenza di classi dirigenti degne di questo nome, tutto è avvenuto fatalmente" ecco, il punto debole dell'articolo sta qui. Sulla 'fatalitá' e sulle classi dirigenti. E il popolo della RDT? e le sue classi lavoratrici? Niente? Come é possibile? Soprattutto se avevano questa fantastica scuola pubblica? Niente lotta di classe né resistenza?
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
yak
Thursday, 19 July 2018 16:47
Le responsabilità del gruppo dirigente sovietico, di Gorbaciov e della sua cricca di venduti, furono immense
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit