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Coordinamenta2

“Analisi concreta di cose concrete”

di Elisabetta Teghil

donghi 180«non esiste una verità astratta, la verità è sempre concreta»
Lenin

Se il pensiero dialettico, come diceva Lenin, consiste nell’«analisi concreta delle condizioni e degli interessi delle diverse classi» significa che deve analizzare il tempo presente e gli interessi di classe nel tempo presente e prima di tutto definire sempre nel tempo presente la composizione di classe.

Il neoliberismo è la struttura ideologica della borghesia transnazionale che ha portato avanti in questi anni una guerra all’interno della propria classe senza esclusione di colpi e ha ridotto le borghesie nazionali ad un ruolo di servizio e proletarizzato la piccola e media borghesia. Ci troviamo di fronte a un variegato insieme di strati sociali oppressi e vessati dal neoliberismo, un arco che va dalle classi medie impoverite al sottoproletariato urbano, agli immigrate e alle immigrate. Questa composizione ha fatto sì che molti abbiano gridato alla scomparsa delle classi sociali, alla definizione di un insieme sociale caratterizzato da fluidità e quindi difficilmente catalogabile ed inquadrabile.

Ma è la vessazione neoliberista che accomuna tutti questi strati sociali seppure in modalità e con livelli di sfruttamento diversificati ma solo apparentemente in contraddizione. E’ proprio l’operare dell’ideologia neoliberista che vorrebbe far credere alla scomparsa delle classi e che inoltre mette in atto una serie di meccanismi molto precisi, ma anche di facile lettura, per fomentare uno strato sociale contro l’altro.

Abbiamo assistito in questi anni ad una lunga serie di tentativi, nella maggior parte dei casi riusciti, di mettere impiegati contro commercianti, cittadini contro dipendenti pubblici, precari contro così detti garantiti, insegnanti contro genitori, proletari delle periferie contro immigrati, uomini contro donne…e, tanto per rimanere all’attualità, vaccinati contro non vaccinati, fragili contro tutelati, chi ha avuto dei sussidi contro chi non li ha avuti…

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osservatorioglobalizzazione

Esclusione, rabbia e rancore: il problema della povertà bianca negli Usa

di Tommaso Minotti

usa poverta capitol hillIniziamo dalla fine. La conclusione di questo articolo, nonché la sua tesi, è che alla base delle proteste di Capitol Hill avvenute nella giornata del 6 gennaio ci sia il malcontento delle classi basse e bassissime della popolazione bianca statunitensi. In altre parole, l’elefante nella stanza della società statunitense, cioè l’endemica povertà che colpisce i diseredati bianchi, ha reagito alla sconfitta di colui nel quale riponevano le speranze di una vita migliore. Speranze mal riposte ovviamente. Si è giustamente parlato molto della polarizzazione che sta falcidiando gli USA e del fatto che ciò che è successo al Campidoglio sia un atto sintomatico della “crisi dell’impero” a stelle e strisce. Tutto vero ma poi le analisi si restringono nella definizione della folla trumpista come complottista, antisemita, nazionalista e altri aggettivi che nascondono quella che è la vera domanda: chi sono coloro che sono scesi in piazza? La risposta non può essere i Proud Boys o i complottisti di QAnon perché non è la realtà. Dietro a quelle sigle c’è il malcontento di chi si sente trascurato e tradito da chi doveva aiutarlo durante la tempesta che in questo caso è la dura crisi economica che ha investito gli Stati Uniti. Una crisi che sembrava alle spalle ma è stata acuita e rintuzzata dalla pandemia le cui conseguenze saranno particolarmente nefaste.

Quando il movimento del Black Lives Matter fece il suo dirompente ingresso nelle città americane la stampa mondiale si prodigò in analisi più o meno approfondite, più o meno azzeccate delle ragioni per cui queste manifestazioni avvenivano.

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perunsocialismodelXXI

Il fantasma bifronte di Peròn

di Carlo Formenti

Juan Peron con banda de presidenteNei miei ultimi libri (1) ho dedicato ampio spazio al tema del “socialismo del secolo XXI”, occupandomi delle cosiddette rivoluzioni bolivariane (termine appropriato soprattutto per quella venezuelana, quella ecuadoriana si autodefinisce revolución ciudadana e quella boliviana socialista tout court). In quelle pagine ho esaminato i motivi del fallimento delle sinistre tradizionali (sia socialdemocratiche che rivoluzionarie, queste ultime nelle loro molteplici varianti ideologiche: stalinisti, trotskisti, maoisti, ecc.) in contrappunto al successo dei populismi di sinistra capeggiati da leader come Chavez, Correa e Morales (successo oggi in discussione su tutti i fronti). Ho inoltre tentato di evidenziare le peculiarità del contesto socioeconomico e della composizione di classe ed etnica dei Paesi interessati, e di analizzare il dibattito teorico associato ai fenomeni politici in questione, con particolare attenzione alle teorie di Laclau sul populismo e al marxismo “eretico” di Linera.

L’influenza che le esperienze appena citate hanno esercitato su movimenti come lo spagnolo Podemos, che ha tentato di “clonarle” nel contesto europeo (2), è all’origine del successo che le teorie del filosofo argentino Ernesto Laclau (3) hanno ottenuto negli ultimi anni, anche in casa nostra. Chi mi conosce sa che, pur apprezzando il contributo che questo autore ha dato alla comprensione di alcuni aspetti del fenomeno populista, non ho mai condiviso tale entusiasmo (soprattutto se associato alle tesi della sua amica e sodale, Chantal Mouffe, che, nei suoi ultimi lavori (4), ha “purgato” il discorso di Laclau delle sue implicazioni sovversive e antagoniste, e dalle influenze gramsciane che ne ispiravano il pensiero, unitamente alla filosofia strutturalista e post strutturalista).

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coniarerivolta

Alla solidarietà di Cuba il capitalismo risponde con l’embargo

di coniarerivolta

graziecubamolePochi giorni fa, al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU è stata presentata una mozione per la cessazione delle sanzioni economiche unilaterali applicate nei confronti di alcuni Paesi durante il periodo della pandemia. La mozione avanzata da Cina, Palestina e Azerbaigian a nome dei Paesi non allineati era finalizzata, tra le altre cose, a permettere alle nazioni schiacciate dal peso insostenibile degli embarghi di riprendere fiato e accedere sui mercati internazionali a merci essenziali per affrontare la crisi.

La mozione non vincolante – un mero strumento di pressione – è passata con 30 voti a favore, 2 astenuti e 15 contrari, tra cui, tristemente, tutti quelli appartenenti all’Unione europea, Italia compresa. Tra i paesi più duramente colpiti da queste sanzioni, figura certamente Cuba (oltre a Venezuela, Siria, Iran), colpevole di non essersi mai allineata alle politiche internazionali perseguite dagli Stati Uniti. L’UE e l’Italia appoggiano così fedelmente una logica di subalternità e attiva complicità rispetto alla politica estera statunitense, basata da sempre sul sistematico annichilimento militare o economico delle nazioni che sfidano gli interessi americani, soprattutto se queste sviluppano politiche di stampo socialista che sfidano apertamente il paradigma economico dominante.

Per comprendere l’enorme importanza del problema cerchiamo di capire quali sono le conseguenze economiche delle sanzioni.

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cumpanis

Populismo, Dietrologia e Dominio*

Contro l’ideologia della mancanza di alternative

di Marcello Concialdi

Concialdi FOTO Populismo Dietrologia e DominioIn un breve saggio sul populismo di destra e di sinistra, contenuto nel recente Dal punto di vista comunista, Slavoj Žižek afferma che occorrerebbe appoggiare il populismo di sinistra, ben sapendo che fallirà, con l’augurio che dal fallimento possa emergere qualcosa di nuovo. Il filosofo sloveno è convinto che i populismi siano fenomeni permessi dal sistema capitalistico proprio perché questi riuscirà, tramite il loro fallimento, a ottenere la conferma di sé e lo sparigliamento dell’avversario al momento apparentemente più pericoloso. Per Žižek ogni istanza che proviene dal basso, che sia la lotta contro la migrazione o l’uscita dall’Ue, e per quanto sia giustificata, si rovescia in un fallimento finalizzato a dimostrare, sempre e ancora di più, quanto non esistano alternative al modello omnipervasivo imperante. Questa dinamica spinge Žižek all’affermazione estrema: occorre accelerare la disfatta populista per ottenere un nuovo modello di politica che possa finalmente proporsi come paradigma efficace contro il dominio contemporaneo.

Ciò che rende questo dominio profondo e difficile da scalzare non è solo l’effettivo rapporto di potere che c’è tra l’élite e il popolo – di natura economica come bene insegna Marx -, ma anche un’egemonia – una forma ideologica, un sistema di sapere – che relega qualsiasi discorso contrario a questa all’ambito della non-verità o, nel caso più estremo, a quello del tabù. A contribuire al trionfo della narrazione egemonica c’è il fatto che i pozzi del populismo sono fortemente inquinati dalla tendenza digitale “democratica” a mescolare il vero e il falso, in un innegabile circolo consequenziale costituito da populismo e contro-narrazione. Una circolarità che conduce il populismo ad abbeverarsi a piene mani dalla fonte digitale, percepita come spazio di verità e critica.

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ilrovescio

L’affare Covid. Tra Emergenza spettacolare ed epidemia dolosa

di Un amico di Winston Smith

Istantanea 2021 03 13 09 34 24Un anno di emergenza. Stato e tecnocrati sono riusciti finora a creare una sorta di “cerchio perfetto”: se la curva dei contagi cala, è merito del governo; se cresce, è per l’allentamento delle restrizioni e lo scarso senso di responsabilità della gente (e vai con i servizi mediatici sempre-uguali sui Navigli, sullo shopping, sulla movida…). Nel caso in cui fossero minimamente organizzate le cure domiciliari per i malati di Covid, il merito verrebbe probabilmente attribuito alle vaccinazioni; se queste ultime risultassero ampiamente inefficaci, la colpa sarebbe comunque del virus con le sue “diaboliche” e imprevedibili mutazioni. Anche la denuncia delle inefficienze della Sanità e la rivendicazione di misure governative sganciate dalla logica del profitto rientrano perfettamente nel cerchio.

Se tanti aspetti di ciò che è successo e che segnerà a lungo le nostre vite sono stati affrontati – cause strutturali del “salto di specie” dei virus, incompatibilità tra tecno-industria e salute, accelerazione verso una società digitalizzata, militarizzazione, sperimentazione biomedica di massa …­– non avevamo ancora preso di petto l’“affare Covid”. Si è analizzato, cioè, ciò che Stato e tecnocrati hanno realizzato a partire dall’epidemia come dato di fatto, non le scelte politico-sanitarie ben precise che hanno fatto di quel dato una Emergenza.

È ciò che si propone questa piccola, ma densa e approfondita, “contro-inchiesta arrabbiata” realizzata da un compagno. Si tratta di un testo “mostruoso”. L’idea di una Emergenza “costruita ad arte” è un pensiero che facciamo fatica a far nostro, ma che non possiamo evitare di prendere in considerazione. Una tesi che potrebbe scandalizzare persone a noi vicine e risultare fin troppo familiare a persone che vogliamo invece tenere lontane.

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farodiroma

Marx e il socialismo del XXI secolo, a partire dallo spazio dello sfruttamento

Giulia Rustichelli intervista Luciano Vasapollo

Vasapollo: “non dal tempo ma dallo spazio dei Sud il riscatto degli esclusi”. Marx e il socialismo nel XXI secolo, con Bolívar e Martí, Gramsci e Che, Fidel e Chavez. Importante conferenza ieri di Luciano Vasapollo promossa dalla Rete dei Comunisti con le testimonianze di compagni tunisini del Comitè de défense du peuple de Tunisie e compagni marocchini de La Voie Démocratique. L’economista ritiene che l’incontro tra i popoli del Mediterraneo può rappresentare il momento storico per un rilancio dell’ideologia marxista nella concretezza di una situazione di evidente e forte ingiustizia che aspetta un riscatto

foto 967912 908x560 680x420La situazione che vivono i giovani nell’altra sponda del Mediterraneo, con le dovute differenze, non appare troppo lontana dalla situazione di precarietà che esperiscono i giovani nelle periferie dell’Unione Europea: migliaia di questi salpano dal Nord Africa per giungere sulla costa Nord del Mediterraneo al fine di migliorare le proprie condizioni salvo poi ritrovarsi emarginati e sfruttati, mentre numerosi loro coeatanei italiani, spagnoli e greci emigrano verso i paesi del centro Europa. Sono le Periferie che vengono derubate dei propri beni, delle ricchezze e dei giovani, il cui futuro viene devastato.

Luciano Vasapollo, professore di politica economica alla Università La Sapienza di Roma e membro della segreteria nazionale della Rete dei Comunisti, amico oltre che firma autorevole di questo giornale online, ritiene che l’incontro di solidarietà e complementarietà tra i popoli del Mediterraneo possa rappresentare una rottura di classe storica per l‘attualizzazione dell’ideologia marxista nella sua espressione gramsciana e per il socialismo nel XXI secolo dando l’occasione concreta per un riscatto da condizioni di grave ingiustizia proprio mentre in questo inizio 2021 la situazione della sponda sud del Mediterraneo torna ad essere infuocata.

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sinistra

Tanzania, muore il presidente John Pombe Magufuli

Il bersaglio di turno. Ricostruzione dei fatti fino all’epilogo (marzo 2020-marzo 2021)

di Marinella Correggia

400x225 cmsv2 44ff78d3 6544 5950 a5ef 768d25915dde 5461354Fra i «principi elementari della propaganda di guerra» (ai quali la storica belga Anne Morelli venti anni fa ha dedicato un libro) efficacissima è la demonizzazione dell’avversario di turno, al quale si attribuisce ogni genere di terribili parole, opere, omissioni e pensieri. E in quella che molti politici occidentali hanno chiamato «la nostra guerra a Covid-19 con la quale stiamo scrivendo una pagina di storia» (e nella quale non hanno mai ammesso una sconfitta decretata dai numeri), di certo la Tanzania è stata fra i bersagli, fin dallo scorso mese di giugno 2020.

Ma cominciamo dalla fine. Dalla sera del 17 marzo 2021, quando in una chat del Movimento degli africani in Italia appaiono in rapida sequenza quattro notizie che riguardano tutte l’Africa. In Niger un gruppo di qaedisti (frutto avveleNato della guerra del 2011 in Libia) uccide 58 persone. In Mozambico a Capo Delgado, jihadisti (che infettano il paese da qualche tempo) uccidono bambini di fronte alle loro madri. Il tribunale di Milano assolve gli imputati Eni per l’inquinamento in Nigeria. La quarta notizia riguarda la Tanzania.

 

Morte di un presidente diventato inviso all’estero

Il 17 marzo 2021 muore il presidente John Pombe Magufuli, all’ospedale Mzena di Dar es Salaam dove era ricoverato dal 14; un precedente ricovero il 6 marzo. La vicepresidente Samia Suluhu Hassan ha indicato come causa della morte i gravi problemi cardiaci dei quali soffriva da dieci anni - aveva anche un pacemaker.

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machina

Appunti per un manifesto di Machina (1)

di Franco Piperno

La vita politica come bisogno specifico, naturale, di comunità

Al di fuori della statualità e senza i partiti

0e99dc 1798c165c4dd4de88b5e5bcff3ea2212mv21. Premessa

Nelle note che seguono, sulle orme di M. Bookchin, D. Harvey e A. Magnaghi, introduciamo, risalendo all’origine delle parole, una marcata distinzione tra attività politica e dispositivi statuali. Etimologicamente, con la parola «politica» s’intende la gestione collettiva di una comunità, sia essa una intera città o solo un quartiere. Così, la precondizione architettonica perché la politica si svolga è la costruzione di un luogo dove i cittadini possano riunirsi – si pensi alla «agorà» ateniese, al «forum» romano nell’epoca repubblicana, al «centro storico» del comune medievale italiano, alle «piazze» della rivoluzione francese e poi della Comune di Parigi, al «Soviet» della prima rivoluzione russa del 1905 e poi di nuovo di quella grande, quella dell’ottobre 1917. Nella «polis», il popolo, il «demos», amministra la vita quotidiana tramite l’assemblea dei cittadini, un corpo politico in presenza – una condivisione sentimentale, di gioia e dolore, faccia a faccia, a contatto di gomito gli uni con gli altri. L’assemblea qualche volta elegge altre volte sorteggia i delegati, per mandare a effetto le decisioni comunemente prese; e questi delegati sono vincolati al mandato e possono essere revocati immediatamente qualora lo disattendano. All’interno della comunità il rapporto di scambio non è esclusivamente mercantile – scambio tra equivalenti – ma risulta piuttosto regolato dal principio – del tutto naturale, lo stesso che si sperimenta nelle relazioni parentali e amicali – secondo il quale ognuno dà quel che può e riceve ciò di cui ha bisogno.

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cambiailmondo

Draghi, il Principe all’inizio degli anni ’20

di Rodolfo Ricci

principe niccolo machiavelliLe élites, non sono necessariamente di destra o di sinistra. L’importante è che stiano sopra. Stando in alto possono mediamente osservare con imparzialità ideologica da che parte conviene pendere. La funzione delle élites è quella di riprodurre se stesse, cioè di riconfermare la dimensione sintetica dell’Alto e quella del Basso. E di proiettarla in avanti nel tempo con strumenti di diversa natura, nonché variabili rispetto ai mutevoli contesti; per questa proiezione sono preferibili strumenti egemonici, fondati su qualità riconosciute o riconoscibili, per esempio sull’autorevolezza, piuttosto che quelli quantitativi (forza, denaro, ecc.) o normativi o prescrittivi, che costituiscono sempre possibilità di ultima istanza.

L’ egemonia della scolastica capitalistica è stata fondamentalmente il denaro e il suo gioco infinito di accumulazione inteso come grazia che designa i suoi possessori e interpreti; non è detto che esso debba continuare ad essere il mezzo preferibile in un contesto oscillante e declinante di sistema. Alla fine, ciò che le élites debbono preservare è la dimensione di potere e di dominio, non lo strumento che ad esse serve per raggiungerlo.

Un concetto più interessante, da questo punto di vista, perché ancora più neutro e naturale, è quello della “competenza”, che rimanda all’antica qualità sciamanica di intercettare le forze superiori. Nella sua versione laica, legata alla scienza e alla sua manipolazione, si tratta di un concetto scalabile, a prima vista, non legato per forza alla finanza, né all’appartenenza a uno specifico settore sociale o confraternita, quindi non appare attaccabile, se non in seconda istanza, come “di parte”.

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perunsocialismodelXXI

Luci e ombre di un sogno neogiacobino

L’assalto al cielo mancato di Podemos

di Carlo Formenti

La versione di Pablo IglesiasIl libro di Francesco Campolongo e Loris Caruso, Podemos e il populismo di sinistra. dalla protesta al governo (appena uscito per i tipi di Meltemi), è un buon viatico alla comprensione di un fenomeno politico che, agli occhi di molti militanti delle sinistre radicali europee (e anche, mi sembra di poter dire, agli occhi dei due autori) è probabilmente l’unico esempio di esperimento riuscito di populismo di sinistra nel Vecchio Continente. Come i lettori scopriranno, il mio parere è meno ottimista, ma di questo più avanti. Il lavoro di Campolongo e Caruso è un ibrido in cui convivono le caratteristiche del reportage (ospita una robusta massa di dati, notizie e informazioni), della ricerca accademica (molti i riferimenti scientifici, che ritroviamo nella ricca bibliografia finale) e della discussione teorica politicamente impegnata. Per estrarne gli spunti che considero utili all’approfondimento del tema, articolerò la mia esposizione in due parti: nella prima, mi limiterò a sintetizzare il racconto delle origini, della storia e dell’evoluzione di Podemos contenuto nei capitoli dal secondo al settimo compresi; nella seconda discuterò le tesi interpretative degli autori esposte nel primo ottavo e nono capitolo (anche se qualche annotazione critica verrà anticipata nella prima parte, attraverso brevi incisi). Ho scelto questa soluzione perché si presta a evidenziare come l’accurata descrizione del fenomeno Podemos offertaci da Campolongo e Caruso si presti a diverse interpretazioni.

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rete dei com

La ristrutturazione capitalistica europea passa per la scuola

di Rete dei comunisti

scuolaziendaÈ finita l’era dei supplenti al Ministero dell’Istruzione

La nomina di un economista a capo del Ministero dell’Istruzione è solo l’ultimo e conseguente passo del cambio di rotta che si è impresso alla direzione dell’istruzione nel capitalismo maturo, che data almeno dal Rapporto Faure del 1972, ossia da quando si cerca di conglobare l’istruzione direttamente nella sfera economica, per rispondere a quella crisi economica che abbiamo definito sistemica che inizia negli stessi anni.

In Europa i destini dell’istruzione sono stati affidati da un trentennio agli organi decisionali della UE, i quali con le loro “raccomandazioni” hanno guidato i ministeri dell’educazione dei paesi membri. Da questo punto di vista, lo abbiamo ribadito più volte, tra i ministri italiani non c’è fondamentale differenza, e il loro colore politico è soltanto un fatto superficiale (tolto il fatto che quelli di centrosinistra sono più zelanti degli altri).

I ministri dell’istruzione italiani degli ultimi decenni sono passati dall’essere degli accademici e/o politici come i democristiani Mattarella, Russo Jervolino, Bianco, ai “sinistri” Luigi Berlinguer (docente di diritto e rettore dell’Università di Siena) a accademici umanisti come Tullio De Mauro, per giungere a gente priva di “competenze” come la Gelmini, la Moratti, o debolissime come la ministra Azzolina. In mezzo, una pletora di ministri più o meno inutili o dal peso specifico pari a zero in termini di “progetto politico”.

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cumpanis

La Cina contemporanea, erede principale dell’Ottobre Rosso e del bolscevismo

Per il centesimo anniversario del partito comunista cinese

di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

36228974. UY385 SS385 Quale tipo di eredità politica lascia e proietta fino ai nostri giorni l’epocale rivoluzione bolscevica del 1917, l’eroico “assalto al cielo” condotto con successo un secolo fa dagli operai e contadini dell’ex impero zarista, diretti dal partito di Lenin?

Dove si cristallizza concretamente l’attualità politico-sociale e il significato odierno, vivo e contemporaneo della Rivoluzione d’Ottobre?

Si tratta di una domanda semplice che trova una risposta politico-teorica altrettanto chiara, anche se sgradita e indigesta per larga parte della sinistra antagonista italiana, affetta sia da una prolungata impotenza politica di tipo anarcoide che da un puerile eurocentrismo: l’erede principale dell’Ottobre Rosso, all’inizio del terzo millennio, è costituito dalla Cina prevalentemente socialista dei nostri giorni.

Si è ormai attuata proprio quella scissione epocale tra “Oriente avanzato” (avanzato sul piano politico-sociale, e ai nostri giorni anche in campo tecnologico-produttivo) e “Occidente arretrato” (arretrato e reazionario sul piano politico-sociale) che Lenin aveva previsto, in modo geniale e provocatorio, fin dal maggio 1913 in un suo splendido articolo dal titolo omonimo e pubblicato sulla Pravda, scritto che il cosiddetto marxismo occidentale, da Otto Bauer fino ad arrivare a Toni Negri e a Žižek, evita come la peste bubbonica.

Certo, la sedimentazione concreta che rimane ancora oggi della rivoluzione bolscevica si rivela e si mostra anche nella memoria collettiva favorevole rispetto ad essa che è emersa di recente all’interno dalla coscienza di milioni di operai, contadini e intellettuali di sinistra di tutto il mondo, a partire ovviamente dal gigantesco continente-Russia.

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perunsocialismodelXXI

Dominio senza egemonia

Appunti per una storia delle classi dirigenti italiane

di Carlo Formenti

Pubblico qui di seguito il testo integrale dell'intervento di cui ho letto un estratto nel corso del convegno "Malattia nazionale. Distorsioni di un capitalismo piccolo piccolo" che è appena stato trasmesso sui canali della Rete dei Comunisti e di Contropiano

77a0bb2a0dbc3a021032b1eef8c5e524 w h mw mh cs cx cyLa borghesia italiana non è mai riuscita a costruire uno Stato decente né ad aggregare un blocco sociale in grado di esercitare una reale egemonia (in senso gramsciano). Di conseguenza per conservare il potere, da un lato ha spesso dovuto ricorrere al dominio, schiacciando con la forza la resistenza delle classi subalterne quando si sono ribellate (senza riuscire a loro volta a produrre una concreta alternativa sistemica), dall’altro lato ha altrettanto spesso dovuto ricorrere all’appoggio esterno di potenze straniere.

Ciò vale fin dalla nostra costituzione come nazione indipendente. Il cosiddetto Risorgimento è stato l’esito, più che di una rivoluzione popolare (di cui si sono avuti solo accenni con episodi isolati come le Cinque Giornate di Milano e la Repubblica Romana), di guerre di conquista del Regno di Savoia a spese di altri staterelli, guerre che sono state vinte grazie all’appoggio francese prima e prussiano poi (senza dimenticare la benevola neutralità inglese: vedi lo sbarco di Garibaldi in Sicilia). In particolare, l’annessione del Regno delle Due Sicilie è stata una vera e propria colonizzazione interna, associata all’espropriazione delle risorse del Meridione, che sono servite a finanziare l’accumulazione primitiva del capitalismo settentrionale, (vedi le analisi di Nicola Zitara) e dalla repressione selvaggia delle masse contadine cui non è stato concesso nulla perché occorreva assicurarsi il consenso dei latifondisti.

Il trasformismo e il giolittismo che hanno gestito il Paese unificato nei decenni successivi hanno offerto una ulteriore conferma della cronica incapacità di dare vita a robuste istituzioni statali e a una classe dirigente degna di tale nome.

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rete dei com

Il PCI e il complesso problema della bolscevizzazione del partito

di Angelo D’Arcangeli

partitoIl centenario della nascita del Partito Comunista d’Italia sta suscitando numerosi dibattiti, iniziative e pubblicazioni, in un intrecciarsi di ricordi, commemorazioni e riflessioni sul passato, sul presente e sul futuro. Tra nostalgia e sogni di nuovi assalti al cielo.

Il PCI è stato un protagonista assoluto del ‘900 italiano e la sua esperienza, ricca e contraddittoria, oltre a suscitare ancora un certo immaginario contiene molti elementi utili per la nostra “cassetta degli attrezzi” e, quindi, per approcciare con maggiori strumenti e cognizione di causa con il grande enigma irrisolto dello scorso secolo: la rivoluzione in Occidente.

E’ questa l’ottica e questo il motivo per cui occorre “fare i conti” con la storia del PCI, tirarne un bilancio. Senza inutili giudizi schematici e facili “ismi” o, al contrario, semplificazioni accondiscendenti verso importanti errori politici. Ma, semplicemente, per imparare. O, almeno, per cercare di farlo.

A questo fine condivido alcune riflessioni sulla storia del PCI, come contributo al dibattito e ad un’elaborazione più vasta e articolata, collettiva. Lo faccio soffermandomi su alcuni snodi della storia del partito che reputo particolarmente importanti e, anche, molto utili per comprenderne il percorso.

Il PCI nacque per la potente spinta data dalla Rivoluzione d’Ottobre al movimento socialista e operaio di tutto il mondo e per un Biennio rosso che aveva mostrato, rovinosamente, l’insufficienza rivoluzionaria del PSI.