Print Friendly, PDF & Email

lacausadellecose

Note di commento al documento di Assemblea militante

di Michele Castaldo

159226Scrivo queste note con qualche difficoltà perché si tratta di discutere di un documento, Per un’opposizione di classe alla gestione autoritaria della pandemia, prodotto dai compagni costituitisi in Assemblea militante, un gruppo di compagni di vecchia data e per lo più di storica conoscenza, nei confronti dei quali c’è stima e affetto per un passato di comune militanza. Perché con qualche difficoltà, perché le questioni sono spinose e nel maneggiarle ci si punge. Tralascio quello che non serve per focalizzare alcuni punti, la cui natura teorica ha immediati risvolti politici, come i compagni correttamente indicano fin dal titolo del testo in questione.

Va innanzitutto detto che lo spirito del documento è tutto improntato a un intervento politico sul problema, dunque a non subire passivamente le iniziative dei vari poteri economici, scientifici, politici, culturali e governativi su una questione storica molto complessa. Dunque la critica – se tale è – deve tener conto dell’intento, che volge verso un’azione contro l’insieme dell’impalcatura di potere che da questa pandemia si è costruita.

Inutile nascondersi dietro un dito, bisogna avere nervi saldi e mantenere un necessario equilibrio per evitare le esagerazioni che renderebbero vano lo sforzo che si vuole profondere.

Scrivono i compagni: « Tutti questi morti, e sono la stragrande maggioranza, non hanno niente a che vedere con la diffusione del virus, ma con la strategia di “contrasto” (per non dire di aggravamento) messa in atto dal governo e dai suoi “esperti” selezionati. Si è trattato di una vera e propria strage di Stato di cui forse nessuno renderà mai conto, realizzata proprio in nome della difesa della salute pubblica ».

Se parliamo alla nostra generazione, quella degli anni ’70 del secolo scorso, la memoria va immediatamente al 12 dicembre 1969 e alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, dove servizi i segreti ingaggiano fetenti squadristi per commettere quella strage, che fu perciò di Stato. Subito dopo fu suicidato un ferroviere anarchico, buttato giù dalla questura di Milano, incarcerato il povero Pietro Valpreda ed esposto alla gogna orchestrata dai mezzi di informazione. Le parole, perciò, hanno un senso e vanno usate con cautela, altrimenti rischiamo di non essere credibili, perché non parliamo a noi stessi. Si trattava di una strage operata dallo Stato contro il diffondersi di una opposizione sociale di natura proletaria; dunque per frenare e disorientare le masse e indurle a più miti consigli. Mentre in questo caso lo Stato non deve frenare l’ascesa del movimento di massa, ma preoccuparsi di una pandemia che non desiderava e gli è capitata fra capo e collo; salvo altrimenti pensare che un pugno di uomini potenti se l’è costruita di sana pianta, strumentalmente, in tutto il mondo industrializzato con una decisione presa di comune accordo per assecondare i grandi poteri delle Big Pharma. Saremmo perciò alla vendita della fantasia a buon mercato. Se – perciò – i compagni scrivono:

«con il passare dei mesi è diventato sempre più evidente che era in atto un disegno politico perseguito con determinazione nel quale l’Italia giocava un ruolo di battistrada rispetto agli altri Paesi, soprattutto delle potenze occidentali »,

ci si avvia per un percorso tutto ideologico sul ruolo dello Stato in questa fase, tutto ancora da dimostrare. E se per dimostrarlo si scrive:

« In realtà lo scopo era creare le condizioni per un’ulteriore militarizzazione della società attraverso la presenza di polizie ed esercito nella normale vita quotidiana, per imporre all’intera popolazione misure restrittive dell’agibilità politica, sindacale e di socialità che mai si sarebbero sognati di poter attuare in condizioni normali e senza diffondere artatamente angosce e paure collettive, in assoluta continuità (ed un'ulteriore accelerazione terroristica) con le varie Emergenze precedenti (mafia, “terrorismo”, “microcriminalità”, terremoti, rifiuti, ecc.) ».

Altrimenti detto: tutte le occasioni sono buone per irreggimentare la società. In questo modo si mettono troppe cose insieme, anche di valore diverso, per giustificare una tesi, quella della necessità della militarizzazione dell’intera società da parte dello Stato. Dunque lo Stato non avrebbe agito per tentare di frenare la pandemia, ma la sta utilizzando per irreggimentare tutta la società.

Da dove nasce questa necessità di militarizzare lo Stato? Dicono i compagni: « Sono proprio le esplosive contraddizioni economiche, politiche e sociali del capitalismo a spingere verso un dispotismo in cui non ci sono assolutamente margini per una soluzione welfaristica, come sognano con gli occhi rivolti al passato anche tanti antagonisti, e nemmeno per una liberista, com’è stato nei decenni recenti ». Il che è vero, ma rimuovere in toto la causa della pandemia, cioè il modo di produzione capitalistico in crisi, è una forzatura che non ci aiuta a spiegare la natura della crisi stessa. Insomma siamo o no in presenza di una crisi complessiva del modo di produzione di cui la pandemia è un aspetto? L’inquinamento di tutto l’ambiente del resto della natura oltre la specie umana è un fatto reale sì o no? o si ritiene che la crisi sia soltanto economica fino al punto da non poter concedere una soluzione welfaristica?

Per chi si oppone coerentemente a questo sistema, avviato ormai verso la catastrofe, non c’è bisogno di forzare la realtà, basta semplicemente citare i fatti, per quello che sono, senza enfatizzarli. Viene nominato il generale Figliuolo, quale Capo Reparto Logistico dello Stato maggiore dell'Esercito dall'agosto 2015 al maggio 2016, per gestire l’organizzazione della vaccinazione? Qual è lo scandalo? Un potere usa i suoi mezzi a disposizione fuori e dentro il proprio territorio nazionale. Che Figliuolo abbia comandato il contingente italiano nell’ambito delle cosiddette missioni Nato in Afghanistan e in Kossovo, agli occhi della stragrande maggioranza del popolo italiano è una cosa diversa dall’impiegarlo nella organizzazione per la vaccinazione di massa. Chiamare in causa il fatto in sé, l’utilizzo di Figliuolo per la vaccinazione di massa, per denunciare tutta l’impalcatura repressiva dello Stato, può convincere chi ideologicamente è già convinto, non la stragrande maggioranza della popolazione e nemmeno una parte significativa del proletariato al quale ci si richiama. Perché delle due l’una: o è tutta una montatura, e si rivelerà tale; oppure le classi che hanno interesse a difendere l’attuale modo di produzione si agitano caoticamente nel tentativo di trovare una soluzione a un problema che non avevano messo in conto, e allora si comportano come un elefante in un negozio di cristalleria.

Se i compagni scrivono: « Lo Stato ha dimostrato nell’ultimo anno e mezzo di poter fare e disfare, vietare e consentire, punire e perdonare ogni cittadino secondo il proprio arbitrio. Chiudere in casa l’intera popolazione, controllarne potenzialmente ogni passo della vita privata, imporgli il coprifuoco, vietarle di assembrarsi o imporre il distanziamento di un metro, contribuisce a rafforzare il potere dello Stato di imporre qualunque cosa ai propri sudditi, compresi i peggiori sacrifici », non aggiungono niente di nuovo alla tesi sulla pandemia, perché se il popolo crede nell’esistenza della pandemia dà credito allo Stato e si disciplina rispetto alle sue decisioni. Il punto in questione, perciò, riguarda l’esistenza o meno della pandemia e su questo l’insieme dei movimenti No Vax e gli scettici non sono riusciti fino ad oggi nell’intento di capovolgere il rapporto di forza sfavorevole. Questi sono i termini della questione.

Si dirà: sì, ma il popolo è stato ricattato ed ha dovuto sottostare. Il che sarà pur vero, ma non esiste la possibilità di decidere in base alla sola propria libertà individuale. Qui tocchiamo un tasto su cui invitiamo i militanti a riflettere perché è tutta la vita sociale intessuta di rapporti e di ricatti. In natura ogni cosa è tale solo in rapporto, cioè in relazione con un’altra cosa, vegetale o animale che sia. E giustamente gli stessi compagni di Assemblea militante auspicano una non contrapposizione tra vaccinati e non vaccinati, proprio perché si rendono conto che si tratta di uno sterminato esercito di “ricattati”, obbligati o meno per poter lavorare o svolgere qualsiasi attività di uomo “libero”.

 

Il modo di produzione e le classi sociali in questa pandemia

Entriamo più nel merito del vaccino e dei vaccinati domandandoci: ma siamo proprio sicuri che tutti i vaccinati si sentano tutti ricattati? E se si trattasse di un atteggiamento simile a quello dei cristiani che vogliono credere in dio? cioè che vogliono credere nei vaccini? Come la mettiamo? Cosa rispondiamo a quanti dovessero dire: io voglio credere nei vaccini? Non abbiamo argomenti, perché, si può leggere in filigrana, “la storia ha dimostrato fino a oggi che i vaccini hanno salvato l’umanità dalle epidemie”. È questa la vulgata popolare nei confronti della quale possiamo solo sbattere con la testa contro il muro.

Si dirà: sì, ma si tratta di una mezza verità e di una mezza bugia. Il che è vero, ma la storia la raccontano i vincitori e finora i difensori del modo di produzione capitalistico sono in grado di dimostrare di avere ragione, nel senso che hanno la storia dalla loro parte. E noi da materialisti dovremmo almeno sapere che le idee possono poco contro i fatti e i fatti purtroppo stanno dalla parte di un modo di produzione che ha raggiunto risultati insperati ed eccezionali. Ecco spiegata la ragione del “vacciniamo” di questo periodo. È con questo umore popolare che bisogna fare i conti, non con alcune centinaia di avanguardie di un ipotetico futuro ideale.

Eccesso di realismo? No, semplicemente lo sguardo di un comune mortale che cammina sulla grigia terra abituato a guardare le cose per quello che sono.

A un certo punto i compagni si chiedono: « Quali sono le ragioni che li spingono [i potenti difensori di questo sistema] ad agire in maniera apparentemente nefasta per le stesse sorti dell'economia, che pure dicono di avere tanto a cuore? », e forniscono una risposta più che convincente scrivendo: « […] si guarda al reale stato di salute dell'economia capitalistica, alle sue oramai croniche difficoltà ad alimentare i profitti e alle sue insanabili contraddizioni, […]».

Sia detto scherzosamente: un modo di produzione che ha avuto origine alla fine del Medio Evo, non può ridursi a vivere da cassamortaro, ovvero di dedicarsi anima e corpo alla sola industria funebre. D’accordo che è un’industria sempre più fiorente che investe una miriade di settori collegati, come i carri funebri, i falegnami di casse, la produzione floreale, la produzione di lapidi, l’industria edile per sempre nuovi cimiteri e via di questo passo, ma si tratta di settori collaterali a una umanità capitalistica che vive solo in virtù della produzione di valore, come gli stessi compagni di Assemblea militante sostengono. E la produzione di valore è di un popolo vivo da sfruttare. Si tratta di una tesi che non ha nessuna necessità di essere dimostrata, ed è a tal punto vera che in tutto il mondo sviluppato, cioè Occidente e Asia orientale, c’è un allarme per un calo demografico; e in Occidente e in modo particolare negli Usa negli ultimi anni c’è un calo dell’aspettativa di vita e una umanità malata sia per l’alimentazione che per l’inquinamento atmosferico. Dunque il Capitale, cioè quell’insieme di interessi che coinvolgono milioni di persone potenti, non può in alcun modo puntare su una umanità malata e in calo demografico, e tenta le sue soluzioni, che non possono non essere che capitalistiche. E i vaccini? È la sola risposta capitalistica a quello che l’umanità capitalistica ha prodotto. Un rimedio peggiore del male? Può darsi, ma il capitalismo non può fare diversamente, è questo che bisogna capire. Pertanto l’affermazione che il capitalismo gestisce in modo autoritario la pandemia è priva di senso, perché l’establishment – ovvero quello che chiamiamo con un nome improprio borghesia – non ha altri modi per affrontare una grave situazione. Insomma il capitalismo per poter rimuovere le cause della pandemia dovrebbe abdicare alle sue leggi di funzionamento.

L’errore teorico (con riflessi politici) che si commette è quello di personalizzare il modo di produzione, e ovviamente da questo al complotto il passo è breve. Mentre la tesi del determinismo oggettivo è che l’umanità ha agito come l’apprendista stregone ed ha prodotto un meccanismo che non riesce a controllare, dunque diviene vittima del proprio operato. Non serve richiamare il Marx per definire il modo di produzione impersonale, basta solo osservarlo. Dunque in questione non è una classe dirigente di mille, duemila o qualche milione di uomini da togliere di mezzo, magari così fosse! Un modo di produzione consolidato in sei secoli sta divenendo nemico di sé stesso, è questo che i militanti di sinistra devono fare lo sforzo di capire. Questo vuol dire che tutta l’impalcatura dello schema delle classi, che è principiato dal Manifesto di Marx-Engels in poi, non è utilizzabile, e il richiamarsi – come più avanti vedremo – al proletariato come soggetto, come potenziale classe antagonista e perciò taumaturgica, non ha alcun senso teorico e meno ancora politico. Il vero punto teorico in questione è che non esiste un soggetto incarnato in una classe al potere e non può esistere, perciò, una classe che lo debba disarcionare e sostituirlo al potere.

Volendoci riferire allora al presente, mettiamo un punto fermo: tutte le mobilitazioni che si sono avute in questo periodo della pandemia vanno tutte, ripeto tutte, salutate come prodotte dalla crisi del modo di produzione capitalistico. Dunque siamo al cospetto di una crisi, in modo particolare da un punto di vista economico, ingovernabile, che colpisce in maniera indistinta ceto medio e proletariato stabile e precario, e fra questo in modo particolare quello immigrato.

Giochiamo però a carte scoperte e diciamo che finché denunciamo la gestione autoritaria della pandemia, possiamo anche trovare riscontri positivi e simpatie nel ceto medio castigato dalla crisi prima e dalla pandemia e dalla sua gestione autoritaria poi. Se però – ecco il punto cari compagni di Assemblea militante e non solo – poco poco critichiamo il capitalismo e ci auguriamo la sua crisi finale, saremmo presi a pedate in bocca. Perché, lasciando da parte una quota di proletari, su cui dirò più avanti, il ceto medio pur colpito dallo stesso sistema di cui è puntello non si sogna neppure lontanamente di volerlo in crisi e farlo crollare.

E allora, in che modo lo affrontiamo questo problema che è teorico ma con risvolti politici? In Russia, per quelli che si richiamano al comunismo e al leninismo, i bolscevichi pensavano di dirigere la storia e furono da essa travolti, perché prima furono costretti a porsi alla testa dei contadini, cioè ceto medio in espansione, ma poi furono costretti a reprimerli duramente perché rivendicavano quello per cui si erano ribellati, ovvero il diritto alla terra e di sviluppare l’azienda agricola in una fase di espansione del modo di produzione.

In questa fase di crisi generale del modo di produzione capitalistico il ceto medio è una variabile impazzita e molto più ingovernabile perché è privo di prospettive. In quanto variabile impazzita sarà rivoluzionaria o reazionaria? Una domanda priva di senso perché la storia procede secondo determinazioni causali oltre che casuali. Se i compagni di Assemblea militante e non solo pensano di assolvere al « compito di riorientare questa rabbia in un senso di classe, strappandola il più possibile alle sirene della Reazione » dovrebbero sapere che questo non dipende dalla volontà ideologica dell’intervento. Le masse non si educano al comunismo, no, esse marciano per necessità proprie, e le necessità di quanti si sono battuti in piazza in Europa, nella loro stragrande maggioranza, vanno in tutt’altra direzione di quella da noi auspicata.

Come ci comportiamo in una così potente contraddizione? Siamo alla testa o alla coda dei movimenti che rivendicano il libero arbitrio nei confronti di un potere che cerca di centralizzare risorse economiche e potere politico per tenere la baracca e dirigerla in un mare tempestoso? Prendiamo il toro per le corna e domandiamoci: avremmo la forza di gridare in piazza di essere contro le leggi del modo di produzione capitalistico che ha prodotto la pandemia, o saremo alla coda di chi rivendica il libero arbitrio contro il green pass per poter esercitare la propria attività ed evitare il fallimento? Questi sono i termini reali della questione.

Vorranno questi ceti scontrarsi con la polizia e mettere ulteriore sabbia nel motore del sistema, facciano pure, ma non li sosterremo nelle loro rivendicazioni perché noi siamo certi che dalla catastrofe le loro rivendicazioni non troveranno spazio né economico né, ancor meno, politico.

Giusto per sconfortare i più, dico brutalmente e senza giri di parole: in una società che dovesse sorgere dalle ceneri di questo modo di produzione comunque non potrebbe sussistere il libero arbitrio, perché varrebbe ancora di più il principio che una cosa vale solo in relazione con un’altra cosa. Si tratterà di una nuova e diversa relazione degli uomini con i mezzi di produzione per una nuova e diversa modalità di produrre e distribuire. In che modo? Non è dato sapere, perché tutti quelli che si sono cimentati sulla ricetta per l’osteria della storia, ovvero su un modello a venire hanno raccontato storielle: da Platone a Machiavelli, da Tommaso Moro a Campanella e via filosofeggiando, perché si potrà stabilire solo concretamente il da farsi di fronte a fattori determinati. Ecco perché si pone un problema teorico fin da subito, carissimi compagni di Assemblea militante e non solo. Il punto è questo: per Massimo Cacciari e simili non si pone il problema del crollo del modo di produzione capitalistico, anzi si sostiene la sua difesa; mentre per il determinismo scientifico si tratta di un processo inesorabile e si incominciano a vedere i primi importanti segnali, ovvero scricchiolii da crollo e che non è possibile puntellare. Pertanto una logica comunista di natura materialistica e non idealista si allaccia a questa tendenza, e cerca di sviluppare un punto di vista teorico per una prospettiva diametralmente opposta all’insieme del ventaglio dei sostenitori del capitalismo. Veniamo al proletariato e alle manifestazioni che ci sono state nel 2021 contro il green pass.

 

Il proletariato e la crisi, questa crisi

Scrivono i compagni di Assemblea militante « Certo, vi prevale un sentimento genericamente sovranista e cittadinista, ma pensiamo che ciò sia praticamente inevitabile nella fase iniziale di un movimento nato nel deserto più totale di ogni tradizione del movimento operaio organizzato e nella latitanza, quando non nell’aperta ostilità, di quasi tutte le forze sindacali e politiche della sinistra antagonista ».

Da materialisti ci dovremmo anche chiedere come mai e perché persiste questo stato comatoso del proletariato europeo e occidentale, non possiamo fermarci alla sola constatazione del fatto. E – badiamo bene – si tratta di uno stato comatoso iniziato proprio con la crisi che ha determinato il suo impoverimento e la sua frantumazione. Dunque se parliamo di una classe che dovrebbe abbattere il capitalismo siamo a un punto di partenza molto basso. E ci esaltiamo se una minima parte di esso, di settori specifici come per esempio i portuali, si mobilitano contro l’introduzione del green pass.

Ma i compagni di Assemblea militante giustamente annotano che « È stato subito evidente che la gran parte dei partecipanti alle mobilitazioni del sabato erano di estrazione sociale essenzialmente diversa dalle manifestazioni del precedente ciclo. Soprattutto esse erano molto più partecipate e vedevano attivizzarsi lavoratori dipendenti del pubblico impiego e del settore privato con una forte prevalenza di proletari, sia pure come individui piuttosto che come classe [il corsivo è mio] consapevole di avere interessi distinti e contrapposti a quelli della classe dominante e dallo Stato».

Fra compagni ci dovremmo chiedere in tutta onestà se una percentuale minoritaria di lavoratori si mobilita contro il tentativo di introdurre la vaccinazione obbligatoria e il green pass, sul piano individuale – come correttamente annotano i compagni - vuol dire che sta a cuore a questi lavoratori più la propria libertà individuale che la propria condizione di lavoro nella crisi. O, altrimenti detto, sono spinti più dalla necessità di difendere il proprio libero arbitrio che la loro condizione di martoriati nella crisi. Non a caso non abbiamo visto nelle piazze i lavoratori immigrati, cioè i più falcidiati degli ultimi 30 anni.

Di segno diverso le mobilitazioni in Belgio o in Olanda, dove green pass e lockdown impedivano ai lavoratori precari ogni tipo di attività cosiddetta illegale. Si tratta di due facce della stessa medaglia: fame per il ceto medio che rischiano di chiudere le attività, e fame per i precari che rischiano la fame.

Ora però se i compagni scrivono: « Noi continuiamo a ritenere che non è importante cosa pensa nella sua testa ogni singolo proletario che si mette in movimento, ma quello che sarà costretto a fare qualora voglia reagire con determinazione e con il proprio protagonismo contro una palese ingiustizia e contro l’oppressione ritenuta intollerabile », dicono il giusto nella prima parte, ma tenendo per buono il fatto che il lavoratore si batta contro l’ingiustizia del green pass insisto e domando, perché quel lavoratore è mosso da una necessità secondaria rispetto a quella primaria? E perché – guardiamoci negli occhi cari compagni – siamo tanto attratti da simile comportamento proletario-individuale? È una questione di lana caprina? Può darsi, ma abbiamo l’obbligo di chiedercelo se poi ignoriamo, quando non critichiamo con durezza, una piazza di lavoratori che sciopera o manifesta con la Cgil, che impone di mostrare il green pass per accedere alla piazza e manifestare. In realtà i compagni forniscono la risposta quando scrivono: « i militanti anticapitalisti e i proletari coscienti hanno oggi il compito di riorientare questa rabbia in un senso di classe, strappandola il più possibile alle sirene della Reazione ». Altrimenti detto: chi si mobilita contro la vaccinazione obbligatoria e contro l’introduzione del green pass sarebbe uno sbandato che potrebbe essere o attratto dalle sirene della reazione o da quelle della rivoluzione. Se è così, si tratta della classica posizione teorica della coscienza esterna del « che fare? » di Kautski, Plechanov e Lenin. Una posizione che è lontana dal materialismo storico e dal determinismo e che durante tutta la Rivoluzione in Russia ha mostrato la più netta infondatezza. A parte Kautski e Plechanov, ma Lenin sciolse l’esercito per costituirne uno “rivoluzionario” ex novo e fu costretto a richiamare gli ufficiali dell’esercito zarista per combattere contro le armate bianche che l’accerchiavano; licenziò prima e fu costretto a richiamare in servizio poi i burocrati dello Stato per farlo funzionare; assegnò la terra ai contadini per bocche e successivamente fu costretto a imporre la requisizione dei raccolti agricoli attraverso le squadre annonarie; sostenne la rivolta dei soldati contro gli ufficiali zaristi e a Kronstadt fu costretto a sparare sui soldati che sostenevano la rivendicazione dei contadini di poter commercializzare i propri raccolti agricoli; per far fronte alla grave crisi postbellica furono aboliti i sindacati che erano stati istituiti e autorizzati dopo il 1905. Potrei continuare, ma ce n’è abbastanza per capire. E allora, come la mettiamo, cari compagni, col libero arbitrio, con la volontà rivoluzionaria, il Programma rivoluzionario e la Teoria rivoluzionaria? Possiamo anche continuare a tacere e ignorare certe domande inquietanti, ma non andremo lontani, e difatti riamo rimasti al palo. Un linguaggio duro, ma ai migliori amici si parla chiaro!

 

In che modo si riesce a rintracciare una linea per così dire proletaria in questa crisi?

I compagni di Assemblea militante pongono l’accento sul naufragio della sinistra di classe e antagonista. Ancora una volta alla implicita domanda rispondo: se non c’è una classe antagonista non può esserci una sinistra antagonista che la esprime. Dovremmo essere onesti a domandarci perché non c’è una classe antagonista piuttosto che buttare la croce addosso a dei poveri disgraziati che si arrabattano nel tentativo di rappresentare quello che non c’è (poi ci saranno anche i furbetti, ma non è l’aspetto più importante). Si tratterebbe di figure sbiadite e dalle dubbie sembianze? E sia, ma cos’è il proletariato in Italia, in Europa, negli Usa e nel mondo intero in questa fase? Ma perché non ammettere limpidamente e onestamente che ci siamo riempiti la bocca, oltre che il cervello, di una assurdità storica nonché teorica sulla possibilità di un supposto antagonismo proletario nel capitalismo? Abbiamo voluto credere nel dio classe operaia che avrebbe dovuto liberare l’umanità dal capitalismo caduto da Marte fra i comuni mortali. Chiacchiere, parole roboanti vuote e prive di significato. E oggi? Scopriamo che sarebbero naufragate tendenze di sinistra antagoniste.

Capisco la preoccupazione dei compagni, ma che vuol dire: rafforziamo una presenza classista nella lotta contro la gestione autoritaria della pandemia? Mettiamo le carte in tavola dicendo che i movimenti sociali nascono e si sviluppano per fattori causali e casuali contingenti, e non si avvolgono mai – ripeto mai – intorno a un embrione preesistente. Gli esempi si sprecano, ne cito qualcuno: l’andata a l’Aquila per sollecitare gli investimenti per la ricostruzione dopo alcuni anni dal terremoto. Partimmo da molte città italiane e ci ritrovammo soli come estranei guardati in cagnesco dagli abitanti assiepati nelle baracche prefabbricate. Andammo a Vicenza per manifestare contro l’allargamento della base missilistica della Nato, e fummo messi in coda al corteo dagli organizzatori locali che erano tutto fuorché comunisti. Questo per il passato “remoto”. Per il passato “prossimo” sono sorti movimenti come il M5S, i Gilet gialli e questi ultimi contro l’introduzione del green pass e – a detta degli stessi compagni di Assemblea militante – la sinistra è arrivata naufraga. Dunque la tesi di un rafforzamento di una presenza classista in un movimento che è già rifluito che senso ha? Si punta a organizzare una presenza classista in un movimento da venire, che non avrà le stesse caratteristiche di quello appena rifluito, in questo modo saremmo fuori tempo e fuori tema.

A questo punto credo di poter dire con forza che il piano vaccinale molto probabilmente è destinato al fallimento, ma l’alternativa non è il non vaccinarsi, ma una dura lotta contro il modo di produzione che ha prodotto la pandemia. Una questione che si poneva già prima della pandemia, e si ripropone rafforzata con il fallimento della vaccinazione durante la pandemia perché la soluzione non può essere sempre capitalistica. In questi termini si pone la questione. Pertanto ogni impegno politico che pretende di avere i connotati rivoluzionari, cioè di rottura totale con le leggi del modo di produzione, ma che non pone al centro questo assunto, è destinato a passare inosservato dalla storia.

Ribadisco: ci troveremo in presenza di proteste diverse dal passato, solo per citare gli ultimi casi delle mobilitazioni dei Gilet gialli, di una generalizzata protesta negli Usa per l’uccisione di G. Floyd, di proteste in Europa per la pandemia etc. Tutte proteste causate dalla crisi del moto-modo di produzione capitalistico, e nessuna porta gli stessi segni del passato. Come saranno quelle prossime venture? Non lo sappiamo perché non saremo noi a scatenarne le cause, ma il modo di produzione per i riflessi della sua crisi. Vorrà pur dire qualcosa una insorgenza rivoluzionaria improvvisa, che ha colto tutti di sorpresa, in Kazakistan, un paese enorme ricchissimo di materie prime dove il calo del 90% delle esportazioni verso la Cina, causa Covid, ha portato il paese alla recessione e imposto misure drastiche come la liberalizzazione del prezzo del Gpl.

Sicché il fattore storico continuativo è la crisi, le mobilitazioni come effetto dei fattori contingenti dove la questione di classe non c’entra niente perché le proteste saranno caratterizzate dalle cause che le produrranno. I riflessi, perciò, avranno le più diverse caratteristiche, ma recheranno tutte il marchio della crisi di sistema che preme. È questa la questione di cui siamo chiamati a discutere.

Le sosterremo tutte? A parte che non avranno affatto bisogno del nostro sostegno, per cui la domanda non dà luogo a procedere, perché saremo chiamati a stimarle per quello che rappresentano nel percorso della crisi verso l’implosione. E saremo attratti e/o coinvolti da dinamiche del tutto estranee al nostro cosiddetto libero arbitrio e alla nostra volontà classista e rivoluzionaria

Scoppierà la Cina per fattori interni, con un ceto medio cresciuto oltre ogni limite e una condizione della donna non più disposta a fare da carne da allevamento di prole per il consumo di merci per tenere alti i tassi di sviluppo del capitalismo di quell’immenso paese? Resisterà alla pressione dell’Occidente e dei movimenti in Africa destinati a moltiplicarsi per la rapina che quel continente sta subendo anche ad opera del capitalismo giallo? Non lo sappiamo, ma dobbiamo essere pronti perché il cielo si addenserà sempre più di nubi e ci saranno uragani in arrivo.

Ed allora, per capire cosa ci aspetta per i prossimi anni cominciamo a fare un poco piazza pulita di tante chiacchiere di cui ci siamo imbevuti, e cominciamo col dire che:

  1. C’è una vera tendenza in atto, che si chiama crisi storica perché storicamente determinata del moto-modo di produzione capitalistico che affonda le sue radici nell’intasamento della produzione di merci e mezzi di produzione;

  2. Detta crisi si è cominciata a mostrare attraverso un movimento caotico di un tutti contro tutti;

  3. Un caos che a cascata investe tutti i rapporti fra le classi e nelle classi;

  4. Un caos che provoca scossoni e ondate a macchia di leopardo per tutto il pianeta con rimbombi in quello che per qualche secolo ha rappresentato il suo punto più forte, ovvero l’Occidente, con riflessi paurosi per le forze sociali che intendono difendere con ogni mezzo l’attuale sistema;

  5. In questo caos il proletariato rappresenta un fattore di conservazione perché fino all’ultimo guarda al capitalista e al capitalismo come i girasoli guardano al sole; perché intuisce che dipende da esso come i girasoli sanno che dipendono dal sole;

  6. Che i riflessi di questi rimbombi si incominciano ad avvertire in Asia, cioè il maggiore concorrente per l’Occidente in questa fase di crisi;

  7. Che questa pandemia, al di là della sua portata, è destinata ad aggravare la crisi generale di questo modo di produzione;

  8. Che pertanto ci troveremo sempre più di fronte a movimenti caotici, in modo particolare nelle metropoli, che fungono da variabili impazzite e perciò destabilizzanti che aggravano nel suo insieme ulteriormente la crisi;

  9. In un quadro così delineato non è possibile rintracciare una chiara linea che dovremmo definire proletaria o/e di classe, perché con l’implosione del modo di produzione capitalistico salteranno tutti i rapporti, avremo perciò atomi sparsi che vagano nella tempesta;

  10. Quello che sempre più si evidenzierà come linea di tendenza saranno, generalmente, tanti movimenti di rottura caotica antisistema senza nessuna possibilità – per tutto un periodo – di una stabilizzazione tale da consentire una educazione ideologica per così dire positivista, come ipotizzato per circa due secoli da teorici di sinistra.

Per finire, si ricomporrà dall’implosione un movimento degli oppressi e sfruttati della terra per organizzare nuovi e diversi rapporti degli uomini con i mezzi di produzione, ovvero di una nuova e diversa modalità di produrre? È auspicabile e dovrebbe essere questa la ragione della nostra prospettiva che non parte dalla voglia della libertà dell’individuo, ma dalla capacità di saper guardare a un tutto più grande della somma delle sue parti. Perché non è l’individuo che si deve liberare dall’oppressione di un altro individuo, ma l’uomo come comunità si dovrà liberare dai rapporti di scambio che sono alla base della modalità di produrre.

Comments

Search Reset
0
Baubaubaby
Sunday, 16 January 2022 10:54
(continuo)

Riguardo la considerazione del libero arbitrio, questo aspetto specificamente e materialmente umano, non mi trovo nelle tue considerazioni a riguardo. Esse mi sembrano voler considerare il libero arbitrio come un "difetto" umano,

Per me è aberrante considerare il libero arbitrio un difetto e non solamente una peculiarità costitutiva dell'essere umano o degli umani, come ci si preferisce definire. Aberrante nel senso che porta verso una maggiore alienazione dell'individualità, non più arbitraria ma "arbitrata" (soggetto-oggetto).

Ad es.: io ho letto il tuo articolo, l'articolo di MIchele Castaldo. Questo scritto è tuo e solo tuo, è frutto del tuo libero arbitrio. Ovviamente tu, come me e tutti, non sei il "determinante" assoluto ed esclusivo del tuo scritto, tuttavia le condizioni cognitive che tu hai captato, lungo la tua vita, dalla tua relazione conla realtà, sono state trasvalutate ed elaborate attraverso di te. Te non sei fatto solo di impresisoni oggettive ma anche di sensazioni soggettive, per cui quelle condizioni e quelle cognizioni oggettive (o che riteniamo tali) vengono profilate da te, come la trafilatura di un manufatto di materia duttile.

Ritengo che come esseri umani la nostra individualità sia una condizione oggettiva (innegabile) seppure essa dipende, biologicamente ed emotivamente, dalla relazione con gli altri individui. Quindi la dicotomia individuo/collettività mi risulta nel manicheismo conseguente fra gli sfruttati e per questo per me è estremamente deleteria.

L'alienazione si compie sull'individuo, uno per uno, perchè riesce a slegare l'individuo dalla sua tendenza alla relazione solidale con gli altri individui. Privati di tali relazioni autonome rispetto alle spinte alienanti (poste in essere dai dominanti), l'individuo è preda dell'atomizzazione anomistica di sè. Così triturata la socialità libera degli individui, il dominio ha libero campo di azione nell'usare la massa di individui desolidarizzati ed atomizzati per rimpastarla nelle forme che più ritiene idonee ai suoi fini (contingenti e automatici che siano).

Spero di essermi spiegato nel merito specifico della questione libero arbitrio.

Essa mi sembra l'ennesimo grano del rosario di diffamazione morale, che parte proprio dal cimitero della sinistra, dopo le stupidaggini del lasciapassare sociale come una patente di guida, della fuffa filosofica sulla razionalità/irrazionalità (anche essa dicotomia aberrante), dell'evergreen becero-marxista contro coloro che hanno una paura stupida e immotivata delle innovazioni scientifiche (del dominio capitalista) come professori di un progressismo positivista veramente anacronistico rispetto ai disastri conosciuti negli ultimi 150 anni.

Ma l'aspetto peggiore è l'accusa di "egoismo", un'accusa morale infondata e ipocrita.

Infondata perchè non è vero che chi non si inocula è un untore e chi lo fa lo fa per il bene collettivo. Alla faccia del bicarbonato: i capitalisti che ti mettono finalmente in condizione di operare per il bene collettivo di "tutti" con un piccolo zic indolore! Da non credere. Come faccio a non paragonarlo come manipolazione collettiva all'oro alla patria? Ed ecco tutto un fiorire di moralismi calvinisti contro i non inoculati che si devono pagare le cure in ospedale. Complimenti per il comunismo sanitario!

Ipocrita perchè il tuo libero arbitrio non si cancella per il fatto che hai solo fatto quel che si deve fare per il bene (propagandato) di tutti. Tu hai scelto di obbedire come io ho scelto di non obbedire; comunque ti hanno portato le tue gambe all'inoculatorio collettivo, comunque è la tua mano che ha firmato la manleva informata. Tu hai esercitato il tuo libero arbitrio parimenti a me: tu si, io no.

Te ti sei fatto i cazzi tuoi come io i miei, però il mio libero arbitrio è un egoismo da stronzi (come predica il dominio oligarchico), mentre il tuo è una virtuosa obbedienza da altruisti (sempre secondo la propaganda dominante).

Se tu togli il libero arbitrio, allora perchè non riabilitiamo il povero Eichmann che di libero arbitrio non ne voleva mezzo e non lo ha mai rivendicato: faceva quello che doveva fare per il bene di tutti. Eichmann obbediva, non aveva libero arbitrio. Eichmann fu virtuoso nell'obbedienza? Fu virtuoso perchè rinunciava al suo libero arbitrio?

Come diavolo può esistere una antitesi ad una tesi se non v'è libero arbitrio?
Se il libero arbitrio è solo dei pochi che nella realtà ci propinano o ci costringono a ingollarci le loro decisioni soggettive (tesi), se quindi noi rinunciamo alla nostra fondante libertà umana di produrre critica e rifiuto del dominio (antitesi), mi spieghi a che razza di mondo siete disposti ad arrivare?

Al massimo si scanneranno fra le loro tesi e le loro antitesi di dominio, ma noi altri ne saremo sempre schiacciati da una parte o dall'altra semplicemente per aver rinunciato alla nostra autonoma capacità di produrre antitesi.

(continuerò)
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Baubaubaby
Sunday, 16 January 2022 00:39
L'esposizione mi risulta superficiale sia sull'epidemia (io la chiamo epidemia, senza additivarla per foza con il prefisso pan-) sia sulle piattaforme tecnologiche spacciate per "vaccini".

Io credo a questo punto che il problema principale della possibilità di discussione nel 'grande cimitero unito' dei compangi d'Italia riguardi lo scarto cognitivo verso questa epidmeia.

Non è assolutamente possibile per me, dopo due anni di triboli, poter discutere con chi non ha le stesse informazioni che mi sono dovuto fare. Ma, attenzione, Michele, io l'ho fatto perchè mosso da me stesso, dal mio sentimento di rifiuto, già totale e radicale per tanto altro di pregresso rispetto a questa epidemia.

Chiedo se ci si renda conto quanto il lavoro di ricerca di sapere e relazioni di chi come me ha rifiutato e rifiuta politiche discriminatorie, cultura del ricatto e trattamenti obbligatori, di chi come me sa del rischio dei preparati genici e sceglie sulla propria pelle cosa vuole fare, esso non possa permettersi di essere superficiale.

Se tu hai scelto di mantenere il tuo "mondo individuale" in cambio dell'inoculo di poter continuare a vivere, come puoi avree una molla che ti spinge ad informarti, a criticare e a lottare contro quel qualcosa?

Come potrai tu vivere quel che sto vivendo io? Come possiamo essere "com-pagni" se io devo mangiare un pane diverso e peggiore dal tuo perchè tu hai accettato e io no?

Come potrai non considerarmi un pazzoide terrapiattista?

Detto questo, cioè dell'impossibilità della discussione tra chi vive lo stesso problema ma da scelte etiche immediate opposte, si apre subito un capitolo interessante:

Io e te non possiamo essere compagni perchè non condividiamo la stessa cognizione.

Basta finzioni e basta bugie caracollanti. la verità è che a sinistra (il cimitero di cui sopra) si sono bevuti tutto quanto scodellato dalla oligarchia (forma di gerarchia sociale). Non solo, ma da sinistra sono venuti i dispositivi ideologici pro-narrativa pandemica, pro-terrorismo moralista e pro-provvedimenti autoritari a tutto spiano.

Ed è successo perchè la sinistra proletaria italiana è morta da anni e anni e il cadavere si muove solo di riflesso alle emanazioni direzionali della sinistra istituzionale, di tutto quel mondo del ceto medio garantito dai sindacati confederali, dalla CGIL. O pensiamo di vivere in un altro paese dove la CGIL è il sindacato degli sfruttati e degli spossessati?

MIchele per essere compagni dovremmo lavorare insieme per un PERCORSO COGNITIVO AUTONOMO per l'epidemia e per qualunque altra "crisi episodica" di questo infame modo di produzione.

Se abbiamo una comune cognizione autonoma, potremmo muoverci su comuni prospettive autonome. Autonome da stato e capitale, detto semplice senza tanti giri.

Allora noi portiamo avanti il nostro discorso autonomo a prescindere da chiunque altro soggetto sociale del caos apocalittico da te vaticinato.

Ma se te oggi non sei autonomo da un Landini, da un Bersani, da un maledetto Speranza, ma dove .. ?

Se un comunista non capisce la gravità della non implementazione delle cure domiciliari precoci, ovvero di potenziare la sanità territoriale, quella in cui ci sei tu e il tuo medico (medico che fa il medico e non lo spacciatore menefreghista o il burocrate sanitario) che potete sviluppare un discorso terapeutico diretto e su misura alle condizioni individuali, un'occasione per rilanciare un'assistenza sanitaria capillare, quindi che arriva effettivamente al proletario prima che esso si cronicizzi e debba finire come una povera bestia in ospedali che comunque mantengono la loro dose di angoscia disumanizzante, allora non so come il suo comunismo possa intrecciarsi con il mio.

Per me il comunismo non è e non è mai stato la caserma, nè il convento. Purtroppo questo comunismo che io aborro è stato il comunismo maggioritario in Italia. E credo che purtroppo se ne vedono i frutti in quetsa apoteosi di vaccinolatria religiosa.

Tu, Michele, centri il punto del modo di produzione, ma ci giri intorno in maniera vana, senza possibilità di appiglio e di approdo.

Condivido con te l'errore dell'operaiolatria. Condivido con te l'impossibilità per una classe gerarchicamente dipendente da un'altra, da coloro che sono i padroni di questo modo di produzione, non potrà mai fare nessuna rivoluzione.

Ma il punto è proprio l'autonomia.

(continuerò)
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Maurizio
Friday, 14 January 2022 17:53
Mi sembra che lei Castaldo non abbia approfondito quanto meriti la questione. Non è il modo di produzione capitalista che ha prodotto la pandemia: la pandemia è conseguenza di un virus chimera prodotto in laboratorio. La furina presente nella spike del virus non esiste in natura negli animali esiste solo nell'uomo e conseguentemente vi è stata inserita. L'ha spiegato Joseph Tritto nella sua intervista con Franco Fracassi, (ne consiglio la visione, oltre alla lettura suo libro). Che il capitale finanziario abbia attuato il rilascio volontario del virus (come si rimpallano Cina e USA) o che sia sfuggito accidentalmente da un laboratorio, penso non lo sapremo mai come ancora non sappiamo chi abbia abbattuto alle ore 5 pomeridiane il palazzo numero 7 all'epoca delle torri gemelle. Che le autorità statali, per taluni aspetti, si comportino come se sapessero che siamo entrati in una fase di guerra è altamente sospettabile dalle decisione politiche che attuano.
Inoltre quello che lei continua a chiamare vaccino non è un vaccino, almeno secondo la definizione di vaccino che ne dà l'AIFA. Poiché questo farmaco non è in grado di fornire, al "vaccinato", una immunità attiva formata di cellule a anticorpi. Questo farmaco genetico con funzioni Ogm sulle cellule umane (di quali organi non è dato sapere) al massimo fornisce per 12-20 settimane anticorpi a livello ematico ma non a livello delle mucose oro-faringee e del sottocute. Ed è sotto gli occhi di tutti che, come ci stanno dicendo molti uomini di scienza non ultimo Donzelli, che stia apportando danni al sistema immunitario delle persone che si sono sottoposte all'inoculazione.
Quindi fanno bene anche solo a difendere il loro corpo e la loro salute quelli che hanno preso coscienza dell'inganno: altro "che l'alternativa non è non vaccinarsi" come lei sostiene. Nel '33 in Italia il fascismo impose la tessera d'iscrizione al partito per lavorare: anche i comunisti potevano sottoscriverla e continuare a fare in clandestinità il loro lavoro politico. Oggi l'obbligo non è firmare un pezzo di carta ma iniettarsi qualcosa di pericoloso per la salute, non è più qualcosa che riguardi la vendita della propria forza lavoro, ma, oggi, il profitto di "lor signori" necessita proprio del tuo corpo: convenga c'è un salto di qualità.
Politicamente quello che sta succedendo: "come è potuto accadere che il potere legislativo passasse di fatto nelle mani dell'esecutivo riducendo - come scrive Canfora - le funzioni delle assemblee elettive a meri compiti di ratifica?". Cioè come ha fatto il capitale finanziario a svuotare di contenuto le Costituzione sorte dopo la seconda guerra mondiale? Io andrei a rileggere l'intervento di Togliatti nel giugno del 1956 al Comitato Centrale del PCI sul tema della via italiana al socialismo. Forse allora si possono capire a pieno le parole di Warren Buffet sulla guerra di classe dichiarata dai ricchi contro i proletari e vinta definitivamente dopo il 2008 (almeno in occidente).

Per il resto della sua bella argomentazione a me sembra che la storia non sia finita e che come ricordava Marx: "Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì, nelle circostanze che essi si trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalla tradizione. La tradizione di tutte le generazioni scomparse pesa come un incubo sul cervello dei viventi e proprio quando sembra ch'essi lavorino a trasformare se stessi e le cose, a creare ciò che non è mai esistito, proprio in tali epoche di crisi rivoluzionarie essi evocano con angoscia gli spiriti del passato per prenderli al loro servizio; ne prendono a prestito i nomi, le parole d'ordine per la battaglia, i costumi, per rappresentare sotto questo vecchio e venerabile travestimento e con queste frasi prese a prestito la nuova scena della storia" (...) La rivoluzione sociale del secolo decimonono non può trarre la propria poesia dal passato, ma solo dall'avvenire (...) Le precedenti rivoluzioni avevano bisogno di reminiscenze storiche per farsi delle illusioni sul proprio contenuto (...) Prima la frase sopraffaceva il contenuto; ora il contenuto trionfa sulla frase" (Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte).
A me parrebbe che la necessità della lotta sia data dall'imposizione di questo farmaco contro "il diritto di avere diritti" e che questo possa unire varie fasce sociali, cammin facendo si vedrà se questo possa anche aprire spazi per il recupero dei diritti in primo quello del lavoro.
Cordiali saluti
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Paolo
Wednesday, 12 January 2022 17:52
Articolo inutilmente lungo e prolisso per ribadire la propria posizione con argomenti triti e ritriti. Intelletuali che non capiscono che la società si è divisa lungo un crinale fomentato ad arte dal governo e dai poteri dominanti e loro sono oggettivamente schierati con il governo. Una sinistra così va solo seppellita e le prossime elezioni saranno il loro funerale.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Carmine
Wednesday, 12 January 2022 16:08
Compagni che scrivono cose demenziali
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Mario M
Wednesday, 12 January 2022 14:01
Scrive Michele Castaldo:

Quote:
"Il punto in questione, perciò, riguarda l’esistenza o meno della pandemia e su questo l’insieme dei movimenti No Vax e gli scettici non sono riusciti fino ad oggi nell’intento di capovolgere il rapporto di forza sfavorevole."
Ecco, gliel'ho detto più volte che - numeri alla mano - non c'è stata alcuna pandemia; a meno di non attenersi alla definizione ammorbidita dell'OMS, per cui quasi tutto può essere considerato pandemia. C'è stato addirittura un artista, un rapper, sottoposto a TSO solo perché aveva osato gridare in pubblico che non c'era pandemia. Si tratta di Dario Musso, fratello dell'avvocato Lillo Massimiliano Musso, che a Maggio del 2020 venne brutalmente sedato per strada, condotto in ospedale, messo in un letto di contenzione, e torturato per alcuni giorni.

Sì, effettivamente il nostro governo, nel trattare le persone affette da problemi respiratori, ha effettuato una strage: prima impedendo o fornendo indicazioni volutamente errate per le cure domiciliari, e poi a seguito dell'aggravamento dei pazienti li ha sottoposti alla ventilazione che ha bruciato i loro polmoni.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Francesco Demarco
Wednesday, 12 January 2022 12:19
Un pezzo lungo un chilometro e pieno di niente! Michele, ma tu chi sei? Cosa fai? Cosa vuoi? Dalla notte dei tempi ad oggi il problema è sempre e solo uno:"i piatti sono due e i commensali sono sei"... Di che cazzo parli? Comprendi le conseguenze di questo? Comprendi come ogni altro discorso sia solo ipocrita? Non posso pensare che tu sia un coglione, per cui propendo più per una consapevole e partecipata azione nazista; tu sarai tra i commensali che mangiano e gli altri tra quelli che non dovranno mangiare. Quì, ora, hai parlato ancora d'inquinamento... Ecologia non è non inquinare, non è riciclare, non è filtrare, non è riutilizzare, ma solo la risposta cattolica alla Questione Ecologica, che ci tiene irragionevolmente bloccati da più di 50 anni. Ecologia è "Due piatti e sei commensali". Compagni in questi frangenti e purtroppo mai nei tempi passati, significa impedire il killeraggio dei 4 commensali in più, questo mentre si cerca una soluzione diversa che non siano soliti che si meritano di campare. Questa è la reale dinamica dei fatti, il Capitalismo a questo punto non conta, così come non conta un'organizzazione socialista che non consideri i limiti della natura...
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
'Bboni...
Wednesday, 12 January 2022 14:20
Compagni, amici, frequentatori abituali e occasionali... pur nel dissenso e constatando che gli animi, nonostante l'incessante opera di sedazione dei piani superiori, si scaldano ancora per qualcosa che non sia solo una quarta abbondante, cerchiamo di moderare i termini e non essere offensivi... almeno al primo scambio di battute.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit