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Meglio l’Isis di Putin?

di Piccole Note

L’aggressione a colpi di coltello avvenuta ieri a Lubecca ha risvegliato il demone del Terrore. Forse non è stato solo l’atto di uno squilibrato. Eppure, anche in mancanza di certezze, una nuova inquietudine ha percorso l’Europa.

Perché il demone non è vinto affatto, come sappiamo tutti. Si può non pensarci, far finta di nulla, nella speranza che non torni all’usata macelleria. Ma è mera illusione. Il demone si annida nell’ombra. E nell’ombra si alimenta. E trama.

È solo questione di tempo prima che torni a colpire. La moratoria del Terrore stabilita per il campionato mondiale di calcio (vedi Piccolenote) è finita.

Un’occhiata al Site, un sito specializzato in Terrore, che porta a galla quanto si agita nel web profondo, il deep web, può dare un’idea di quanto accennato. Riprendiamo due notizie.

“Un gruppo collegato allo Stato islamico (Isis) ha pubblicato un video che sollecita i lupi solitari a usare armi biologiche nei Paesi occidentali e fornisce consigli su dove comprarle e utilizzarle”.

“Un gruppo collegato allo Stato islamico (Isis) ha chiesto ai jihadisti solitari di uccidere il presidente iraniano Hassan Ruohani e il presidente russo Vladimir Putin e i loro sostenitori”.

La prima notizia indica i rischi. La seconda chi sono gli avversari irriducibili del Terrore. Che il demone vuole abbattere.

E ciò perché proprio l’intervento delle milizie iraniane e dell’esercito russo in Iraq e Siria ha dato scacco all’Isis e affiliati.

Certo, c’è stato anche il contrasto della coalizione internazionale a guida Usa, ma va ricordato che prima dell’intervento russo tale missione era pressoché immobile.

Basti pensare che fu la Russia la prima a denunciare l’immane traffico di petrolio messo su dall’Isis per autofinanziarsi.

Petrolio che ancora oggi non si sa a chi sia stato venduto, anche perché non risulta sia stata aperta una qualche indagine in proposito.

E ancora oggi, le ultime bande dell’Isis rimaste in quelle zone si annidano in prossimità delle aree controllate dalla coalizione e al di là della portata dell’esercito russo e siriano: nell’area di Deir Ezzor, di Idlib e al confine tra Siria e Israele.

Resta la necessità di contrastare il demone. E in modo serio. Un compito più facile ora che è in difficoltà, costretto a ritrarsi nell’ombra del mondo e del web.

E per contrastarlo serve un coordinamento internazionale. Tra Oriente e Occidente.

Proprio quello che sta provando a fare Trump con Putin. Come peraltro il presidente americano ha spiegato in uno dei suoi tweet (Piccolenote).

Invece la sua politica estera volta a ristabilire un rapporto normale con Mosca trova contrasto durissimo.

Da parte dei suoi avversari politici, dei suoi irriducibili antagonisti esoterici neocon e del deep State americano:

“Dio benedica il deep State” è il titolo di un articolo del Washington Post dedicato al conflitto neanche troppo sotterraneo tra questo e il presidente Usa.

Putin è più pericoloso dell’Isis” è la celebre frase di John McCain, uno dei più irriducibili avversari del presidente.

In fondo, il problema del mondo è tutto qui. Ci sono ambiti, potenti e oscuri, che sono consegnati a questo dogma.

Dogma, perché le colpe di Putin (e dei suoi alleati) sono categoria metafisica, non abbisognano di spiegazioni né sono emendabili.

Così l’annessione della Crimea, ad esempio, è colpa indelebile. Mentre a quanto pare è emendabile la colpa di aver ridotto l’Iraq e la Libia per anni a Stati mattatoio.

L’odio per Putin, come scritto prima, si trasmette a Trump per osmosi. E ora che gli equilibri si sono rovesciati e che Trump è riuscito a uscire dall’angolo e può dispiegare la politica che si era prefigurato di adottare, tale odio è salito al parossismo. Con i rischi conseguenti.

Ps. Proprio oggi il sito Debkafile segnala un attacco massiccio dei russi contro l’Isis che controlla la sacca di Yarmuk, area strategica al confine tra Siria e Israele…

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