Print Friendly, PDF & Email

pierluigifaganfacebook

La geopolitica di cappuccetto rosso

di Pierluigi Fagan

Dopo un mese dall’avvenuto incontro, è stato reso pubblico parte del discorso fatto dal Papa ai direttori delle riviste della Compagnia di Gesù, relativamente alla guerra in Ucraina.

Il Papa ha ammonito a non ridurre i discorsi in merito, alla logica morale delle favole per bambini: “Sono […] contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi”. Perfino il Papa e stante l’udienza privata con persone con forte condivisione della stessa immagine di mondo, ha dovuto scusarsi a priori e ribadire che ciò non comportava un suo essere a favore di Putin. Riferiva solo che un “saggio” capo di Stato, incontrato due mesi prima l’inizio del conflitto, gli aveva esternato la preoccupazione per quell’andare ad “abbaiare” della NATO ai confini dello spazio russo dove vigeva una mentalità imperiale. Tale mentalità a presidio di quello spazio non avrebbe mai permesso che altre potenze (ovvero l’altro impero secondo la logica concettuale che così categorizza questo argomento) si avvicinasse troppo da presso. Ne sarebbe scaturita una guerra, come poi è accaduto.

Qui va ricordato ai tanti cappuccetti rossi con cui condividiamo la vita associata che non solo quell’abbaiare si riferiva alle questioni dell’allargamento della NATO (questione in realtà di secondo piano) o al ritiro unilaterale degli americani dal trattato sui missili a corto raggio (che poi sono quelli tipici del teatro europeo), ma anche a due fatti delle cronache internazionali passati per lo più sotto silenzio anche nelle recenti ricostruzioni degli antefatti.

Il primo si riferiva alle elezioni in Bielorussia del 2020, seguite da moti di piazza sul modello rivoluzioni colorate contro Lukashenko, elezioni il cui risultato non venne riconosciuto dall’Occidente. A riguardo è bene specificare sia che tali elezioni erano ovviamente prive di ogni minimo crisma di correttezza formale e che il reale valore dell’opposizione era semplicemente non quantificabile. Infine, che i moti di piazza avranno avuto come in molti altri casi omologhi ragioni a supporto, salvo che è sempre molto improbabile giustificarli solo in base alle loro apparenti ragioni naturali.

Dire che il popolo bielorusso si è rivoltato in massa contro l’oppressore autocratico è pari a dire che era tutto regolare e le rivolte furono sobillate dall’esterno interessato. Favolistica, appunto. In realtà, c’era dell’uno come dell’altro. Certo però che quanto “all’altro” intervenire da fuori nelle contraddizioni interne l’unico alleato occidentale dei russi per puntare all’ennesimo “regime change”, va segnalato.

Così va segnalato che appena due mesi prima dell’inizio del conflitto, proprio il tempo dell’incontro tra il Papa ed il misterioso capo di Stato, scoppia una ennesima rivolta dal basso in Kazakistan, la pancia centro-asiatica dello spazio russo. È da anni, direi forse almeno due decenni, che gli americani sono molto interessati allo spazio centro-asiatico. Ricordo che la mitica Condoleezza Rice, ex Segretario di Stato dell’amministrazione Bush jr, aveva una specifica specializzazione di studio su questa area post-sovietica e continuo è stato l’armeggiare americano per cercare di penetrare geo-economicamente l’area. Anche qui saltiamo l’analisi a grana fine delle ragioni della rivolta, come al solito c’era del concreto e dell’artefatto. Sta il fatto che dal potere kazako viene invocata la clausola di aiuto della piccola NATO a centro russo e truppe CSTO intervengono per sedare il conflitto. I russi dichiarano che secondo loro informazioni, chiara è la presenza di mani estere interessate a destabilizzare l’alleato. Siamo ai primi di gennaio di quest’anno.

Da metà dicembre dell’anno appena concluso, i russi avevano inviato una richiesta di urgente confronto (con USA e NATO) su una decina di punti caldi, una richiesta di tavolo di discussione. Della piattaforma faceva parte sia la richiesta lunare di rivedere la presenza NATO negli ex paesi Patto di Varsavia, sia le più realistiche questioni relative ai posizionamenti dei missili a corto raggio e la distanza geografica di rispetto tra le aree in cui la NATO faceva le sue esercitazioni ed i confini dello spazio russo. Soprattutto, faceva perno la questione dell’entrata dell’Ucraina nella NATO che, dopo i fatti bielorussi e kazaki, assumeva una rilevanza speciale. Gli USA accettano di intavolare dei pre-colloqui a Ginevra (e mentre iniziano i colloqui scoppia l’affare kazako), ma non ne esce niente che possa invertire processi già ampiamente e lungamente in atto. Blinken dopo ma soprattutto Biden, dicono che sulla questione Ucraina-NATO non c’è proprio nulla da discutere coi russi, non è questione che li riguardi (?).

Segnalo un articolo di RAI News24 che il 9 gennaio, già riferiva di quanto uscito sul NYT ovvero di un corposo lavorio americano di preparazione di sanzioni ed ostracismi condivise con gli alleati, qualora i russi avessero varcato i confini ucraini. Era già tutto noto e noto a tutti gli attori del dramma a cosa si stesse andando incontro, ufficialmente da almeno due mesi prima del 24 febbraio, il che significa da molto prima. Gli unici ignari erano i cappuccetti rossi della pubblica opinione nostrana che ai tempi dormivano sogni beati.

Iniziammo proprio il 24 febbraio scorso la nostra serie di post di accompagno alla lettura degli eventi del conflitto ucraino e il titolo del primo era, appunto: “Se non te ne occupi, poi ti preoccupi” a dire che l’improvviso risveglio di attenzione delle opinioni pubbliche, era tanto tardivo quanto irrazionalmente emotivo. Quell’emotività sobillata dagli eventi e dal modo con cui sono portati al proscenio informativo di massa, subito regolata dalla dicotomia “aggressore-aggredito” ovvero isolare un fatto dalla sua storia pregressa e dal contesto ed invocare la pubblica e più che sdegnata sanzione morale corale. Utile anche ad imporre il ragionamento dicotomico ovvero l'applicazione a sproposito del principio del terzo escluso (della serie logica applicata a vanvera, un classico del discorso pubblico nostrano).

Questo è lo stato di quella che continuiamo con estesa falsa coscienza a chiamare “democrazia liberale”, gente che non sa nulla di ciò che deve interpretare, figuriamoci poi giudicare, chiamata ad esprimersi emotivamente su fatti di cui si ignorano cause, ragioni, attori, strategie, contesti, fini ultimi.

La democrazia dei cappuccetti rossi che per scappare dal lupo, finiscono in braccio alla nonna dalle larghe fauci dentate che non vede l’ora di farne boccone.

In fondo, la morale della favola aveva una sua saggezza originaria: attenzione a ritenere le nonne salvezza dalle minacce del lupo cattivo. L’unica salvezza è non essere più bambini, crescere, discernere, conoscere prima di giudicare. Ma tanto è inutile, sono due secoli che questa favola viene narrata e le nostre società rimangono piene di bambini smarriti, l’importante è non crescere, non prendersi responsabilità ed infine, sentirsi pure nel giusto del giudizio morale frettoloso e sdegnato.

Meglio vomitare il proprio sdegno per ciò che pensiamo esser fuori di noi, sia mai incontrassimo uno specchio e fossimo costretti a renderci conto che il vero oggetto di sdegno dovrebbe esser la nostra minorità in cui ci piace perdurare per mancanza di adulta dignità.


https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/il-papa-non-si-pu-ridurre-la-guerra-a-una-distinzione-tra-buoni-e-cattivi
https://www.rainews.it/articoli/2022/01/scintille-usa-russia-sullucraina-alla-vigilia-dei-colloqui-a-ginevra-e10329cf-c881-4fbe-b385-a4d8f0c9d99e.html

Comments

Search Reset
0
E Sem
Sunday, 19 June 2022 15:09
In questa situazione pensare al peggior scenario futuro europeo possibile si potrebbe essere scambiati per ottimisti. L' unica speranza che rimane per il nostro benessere e' mendicare indulgenza immediata al resto del mondo, a cominciare da russia, cina e dal così detto terzo mondo, con i costi che comporta per il nostro sviluppo futuro L' opzione militare si e' dimostrata demenziale. Un test preventivo sulle reali capacita' psichiche e sulla loro integrità' (in tutte le eccezioni del termine) dei nostri rappresentanti futuri potrebbe evitarci sbandate suicide.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Alfred*
Friday, 17 June 2022 21:34
Grazie per avere ricordato i cani ringhiosi e episodi recenti di bullismo occidentale pre conflitto.
Non perche' sono l'ennesimo putiniano. A breve questo marchio d'infamia potrebbe diventare titolo di merito e .... ora non sono un simpatizzante e non lo saro' neanche allora.
Riconoscere che i russi hanno le loro ragioni e la Nato macroscopici torti non significa diventare amico del putinismo.
Adesso che ho finito con il necessario preambolo ribadisco che il solo modo per fare finire la guerra subito e' che la Nato retroceda dai paesi che confinano con la Russia, gli ucraini si dichiarino piu neutrali e demilitarizzati del Costa Rica e le due regioni ucraine di confine possano scegliere di aderire alla Russia.
Fanta-geopolitica?
Ni
Ho la sensazione che se veramente i russi taglieranno gas, idrocarburi e altre materie prime a tutte le nazioni di confine e europee saranno le diverse popolazioni di questi paesi (e non solo) a chiedere il passaporto russo pur di evitare inverni freddi e miseria/fame ... o credete davvero che gli Usa potranno fornirci quello che la Russia smettera' di venderci?
Vendere a noi, intendo, non in assoluto.
I nostri alleati Nato ci forniranno quel poco che possono a un prezzo amico e non piu alto di quello dei disprezzati russi? fatevi la domanda e datevi una risposta, non ipocrita o illusa, per favore.
Adesso che i rubinetti sono ancora parzialmente aperti vediamo a che livelli stanno schizzando le materie prime.
Durante l' ammuina delle finte sanzioni europee e Usa i russi hanno continuato a vendere di tutto. Adesso stiamo cominciando ad assaggiare le (Vere) sanzioni dei russi nei confronti dei 'non amici'. Noi siamo nel club, anzi il nostro Mario e' in prima linea (orient express, mica stracci)
I nostri politici hanno un piano B?
Se ancora non l' hanno capito i russi esportano gas, petrolio, neon, granaglie, fertilizzanti, metalli piu o meno rari e in diversi ambiti sono tra i maggiori produttori. In piu stanno seduti, militarmente, nelle zone ucraine che hanno molte risorse un tempo apprezzate in occidente e non solo.
Quanto tempo resistera' la nostra manifattura con acquisto di materie russe triangolate da India o Ungheria e gravate di speculazioni di tutti i tipi?
I nostri politici hanno un piano C ?
O pensano davvero che i nostri sproporzionati Pil di speculazione finanziaria e/o 'servizi" potranno contrastare la fame e la penuria?
.....
Speriamo che almeno non abbiano solo il piano Z ... come Zelenski
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit