La politica delle cannoniere nucleari
di Manlio Dinucci
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato l’accordo col presidente della Cina Xi Jinping come un grande successo. Gli Stati Uniti ridurranno di 10 punti percentuali il dazio sui prodotti cinesi importanti portandolo al 47%. In cambio la Cina riprenderà l’acquisto di soia statunitense e rinvierà di un anno le restrizioni sull’esportazione negli USA di minerali delle terre rare. Si tratta in realtà di una limitata, precaria tregua commerciale.
Significativo è quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi prima dell’incontro di Xi Jinping con Donald Trump. Wang Yi ha avvertito che “sta arrivando un mondo multipolare”, esortando a “porre fine alla politicizzazione delle questioni economiche e commerciali, alla frammentazione artificiale dei mercati globali e al ricorso a guerre commerciali e battaglie tariffarie”. “Il frequente ritiro dagli accordi e il mancato rispetto degli impegni, mentre si formano con entusiasmo blocchi e cricche, ha sottoposto il multilateralismo a sfide senza precedenti”, ha affermato Wang, senza nominare paesi specifici ma riferendosi chiaramente agli Stati Uniti.
Nell’incontro il presidente Xi Jinping ha sottolineato: “La Cina e gli Stati Uniti dovrebbero essere partner e amici. Questo è ciò che ci ha insegnato la Storia e ciò di cui la realtà ha bisogno”. Quale sia la posizione degli Stati Uniti è dimostrato dal fatto che, pochi minuti prima dell’incontro con Xi Jinping, Trump ha dichiarato di aver ordinato al Pentagono di avviare test sulle armi nucleari “su base paritaria” con Cina e Russia.
In realtà la Cina non ha più testato armi nucleari dal 1996 e la Russia non le ha più testate dal 1990. E sebbene gli Stati Uniti non abbiano mai ratificato il Trattato sulla messa al bando totale dei test nucleari, che vieta le detonazioni di tali armi, i presidenti del passato si sono attenuti al Trattato.
Su Truth Social, Trump ha affermato che Pechino è attualmente al terzo posto per numero di armi nucleari rispetto a Russia e Stati Uniti, ma che “entro cinque anni sarà alla pari con noi”. Tace Trump sul fatto che la Cina ha mantenuto per decenni un arsenale nucleare limitato, formato per la maggior parte da armi difensive a medio raggio non in grado di raggiungere gli Stati Uniti, e che ha intrapreso la produzione di armi nucleari a lungo raggio dopo che gli Stati Uniti hanno minacciosamente dispiegato armi nucleari a ridosso del suo territorio.
Contemporaneamente Trump ha dato il via libera alla Corea del Sud per la costruzione di un sottomarino a propulsione nucleare, che potrà essere armato di missili nucleari. Il sottomarino sarà costruito negli Stati Uniti in un cantiere navale acquistato da una società sudcoreana nel 2024. Anche l’Australia, attraverso l’accordo AUKUS con Stati Uniti e Gran Bretagna, potrà dotarsi di sottomarini da attacco nucleare chiaramente diretti contro Cina e Russia. In Europa l’Ucraina sta ricevendo, tramite la NATO sotto comando USA, armi con gittata sempre maggiore in grado di colpire obiettivi in profondità nel territorio russo. Tra non molto armi di questo tipo potranno essere fabbricate direttamente in Ucraina tramite accordi di. “produzione congiunta” con industrie belliche della NATO. L’Ucraina potrà così avere armi a duplice capacità convenzionale e nucleare dirette contro la Russia.
Non c’è da stupirsi che, in tale situazione, la Russia stia producendo e testando vettori nucleari di nuova concezione: il missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik, in grado di colpire obiettivi altamente protetti a qualsiasi distanza, e il veicolo subacqueo a propulsione nucleare Poseidon, in grado di raggiungere autonomamente le coste nemiche e di provocare uno tsunami radioattivo con l’esplosione sottomarina di una testata nucleare di grande potenza. Un’arma analoga al Poseidon russo la sta producendo probabilmente anche la Cina.







































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