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rottacomunista

Dalla questione irlandese all'imperialismo, il filo d'Arianna di Marx ed Engels

di Michele Basso

imperialism by poasterchild d59z5hc"Cadrebbe la visione marxista della storia se,
anziché riconoscere un tipo unico del rapporto
di produzione capitalista (come di ogni altro
precedente) che corre da una rivoluzione all'altra,
se ne ammettessero tipi diversi successivi."

A. Bordiga(1)

La teoria dei fondatori del comunismo critico ha dimostrato grande duttilità ed è servita a spiegare fenomeni economico-sociali dell'antica Roma, delle società orientali, del feudalesimo. Non ha bisogno del chirurgo plastico per adattarsi alla situazione del XXI secolo.

Il capitalismo è uno, ha varie fasi e l'imperialismo è la fase monopolistica del capitale, non un sistema economico sociale a sé. Il marxismo è una teoria unica, non ha bisogno di prendere qualcosa a prestito da un qualsivoglia Keynes o da un qualche Friedman Milton.

L'eclettismo crea confusione in teoria e in pratica. Montereste pezzi studiati per un fucile a canna liscia su un fucile a canna rigata? Probabilmente vi esploderebbe tra le mani.

Mescolando la teoria di Marx con quella di altri presunti maestri se ne rende impossibile il suo funzionamento, la sua applicazione. Se Marx non vi convince, passate ad un'altra teoria, non create dei Frankenstein teorici e pratici.

Si tratta, per noi, di continuare l'opera di ricerca di Marx ed Engels, studiando il nostro tempo e inserendolo nel processo storico descritto dai nostri grandi maestri. E' un grave errore, poi, confondere tendenze momentanee con quelle storiche. Bernstein, ad es., credette di confutare la teoria di Marx, perché in Germania, soprattutto nell'agricoltura, le piccole imprese, lungi dallo scomparire, erano diventate più numerose. Era una conseguenza della divisione dei latifondi degli junker, dopodiché il numero delle imprese contadine cominciò a diminuire ed oggi solo una piccola percentuale di tedeschi lavora in agricoltura. Eppure proprio a lui Engels aveva scritto:

"Kautsky mi ha mandato il suo opuscolo sul grano americano. Magnifica ironia: tre anni fa la popolazione doveva essere ridotta, perché altrimenti non avrebbe avuto da mangiare, adesso la popolazione non è nemmeno sufficiente per mangiare ciò che l'America produce! Ecco cosa succede quando si studiano le cosiddette "questioni" una per una, senza collegarle. Così facendo si cade naturalmente vittime di quella dialettica che, malgrado Dühring, «è oggettivamente presente nelle cose stesse»(2)".

Ma queste preziose osservazioni di Engels caddero su un terreno sterile.

Allo stesso modo, negli anni '50 e '60 del novecento, si parlò di neocapitalismo, si ritenne che l'ascesa dei salari e l'assenza di vere crisi - assenza dovuta alle necessità di una ricostruzione, dopo le terribili rovine della guerra - fossero dovute all'intervento equilibratore dello stato. Gli anni settanta videro il ritorno della crisi su vasta scala. Anche qui, una situazione provvisoria, fu isolata dal contesto storico e considerata definitiva.

Un errore ricorrente, da Bucharin, Radek, Piatakov, Parvus, fino a militanti di oggi, è di erigere un muro tra il periodo "liberale" del capitalismo e quello imperialistico. Così ci si inibisce la possibilità di comprendere pienamente l'uno e l'altro periodo. Quando si taglia il filo d'Arianna che collega le diverse epoche storiche, ci si perde inevitabilmente in un labirinto. Marx, in uno schema per una conferenza, condensò in poche pagine la storia della dominazione inglese in Irlanda partendo dal 1172, cogliendone lo sviluppo e senza perdere il filo storico nel passaggio dall'epoca feudale a quella borghese. La retorica della rivoluzione borghese ne uscì malconcia; la repubblica di Cromwell devastò l'Irlanda, spopolò intere contee, deportò gli irlandesi e li vendette schiavi nella Americhe «impegnandosi nella conquista dell'Irlanda, Cromwell gettò la repubblica dalla finestra»(3). Infatti, per colpire l'Irlanda, fu necessario l'appoggio di finanzieri, militari e avventurieri che finirono per restaurare la monarchia.

A nessuno, ovviamente, si richiede la maestria di Marx, ma perché imitare il giovane Kautsky, scollegando problemi ed epoche?

Ogni analisi di Marx ed Engels aiuta a comprendere i periodi successivi. Impossibile in un articolo sviluppare il problema in tutti i suoi aspetti, ci limiteremo perciò alla questione irlandese, che permette di comprendere meglio molti problemi attuali. Nessuno dei due fondatori del marxismo ebbe modo di lasciare un'opera organica sull'argomento, ma le lettere e gli appunti ci danno indicazioni estremamente importanti. Una lettera di Marx a Sigfrid Meyer e August Vogt del 9 aprile 1870, due militanti tedeschi trasferitisi negli Stati Uniti, sintetizzava in poche righe i problemi fondamentali dell'Irlanda.

"L'Irlanda è il baluardo dell'aristocrazia terriera inglese. Lo sfruttamento di quel paese non è solo una delle fonti principali del benessere materiale di questa aristocrazia, bensì anche la sua più grande forza morale. essa, infatti, rappresenta il dominio dell'Inghilterra sull'Irlanda. L'Irlanda è quindi il principale strumento della conservazione dell'egemonia dell'aristocrazia inglese sulla stessa Inghilterra."(4)

Un popolo che ne domina altri non può essere libero, dirà altrove Marx. Per dominare altri popoli occorrono eserciti, che si trasformano presto in strumenti di dominazione interna. L'Irlanda fu il pretesto per l'insulare Inghilterra per mantenere un esercito.

Questi studi ci aiutano a comprendere meglio l'imperialismo. Gli Stati Uniti, oggi, per dominare il mondo intero devono mantenere una spesa militare grosso modo pari alla somma di quella di tutti gli altri paesi. Il loro impero informale si basa su tributi neanche tanto mascherati: l'obbligo di trattare gli acquisti di petrolio in dollari (paesi che hanno cercato di liberarsi da questo vincolo, come Iraq e Libia, sono stati distrutti) , ogni paese satellite è costretto ad acquistare una grande quantità di armi ed anche questo è un vero e proprio tributo. Il politico olandese Pim Fortuyn non fu ucciso perché omosessuale o antislamico, ma per la sua opposizione all'acquisto degli F 35. Il 5 maggio 2002 Pym Fortuyn incontrò una delegazione statunitense guidata dall’ambasciatore Clifford Sorel, presenti anche generali olandesi. Fortuyn comunicò il rifiuto di votare il programma JSF(Joint Strike Fighter) e il giorno dopo fu assassinato. Libero ciascuno di credere alla versione ufficiale dell'assassinio da parte di un ecologista e animalista fanatico. Gli omicidi politici ci sono sempre stati, e quasi sempre la versione ufficiale è falsa. Famosi i fatti di Mayerling, dove sui cadaveri dell'Arciduca Rodolfo d'Asburgo-Lorena e della sua amante, la diciassettenne Maria Vetsera, nel gennaio del 1889, si ordì una storia romantica da dar da bere all'ingenuo lettore di cronaca. Allora gli assassini politici mascherati erano pochi, oggi crescono sempre più. L'imperialismo è l'epoca del gangsterismo politico.

Soprattutto in questi ultimi decenni, ingenti settori dei ceti medi americani, e persino dell'alta borghesia, si sono trovati da un giorno all'altro senza casa, senza soldi, accampati in tenda come gli antichi pellerossa. Il capitale non ha neppure più bisogno della vecchia aristocrazia operaia, bastano la polizia e un esercito di avvocati e di spie, gli avvocati per imporre la legislazione americana, che sta sostituendo il diritto internazionale nei paesi satelliti, le spie, non solo la CIA ma tanti organismi mascherati da associazioni culturali, di beneficienza, da ONG, servono a controllare la vita politica degli americani e degli altri popoli soggetti. Se c'è uno schiavo, è il cittadino americano. Con Bush, e ancor più con Obama, si è abolito l'Habeas Corpus. La CIA settimanalmente presentava ad Obama una lista di presunti terroristi da eliminare (non sappiamo se la prassi continua con Trump). Ma, a parte ciò, sono sempre più numerosi i giornalisti, i testimoni di processi, gente che sa o si presume sappia qualcosa di compromettente per un importante politico o grande dirigente d'impresa, che d'improvviso muoiono d'infarto a trent'anni o per uno strano incidente automobilistico. Ciò che rende impotenti i lavoratori, gli sfruttati e persino le classi medie, è la dominazione imperiale, che ha dato ai circoli imperialistici - oggi ribattezzati stato profondo, bisogna sempre cambiare la terminologia per renderne più difficile la comprensione - il diritto di vita e di morte su americani e stranieri. E' lo stesso potere che permette alle multinazionali di seminare cadaveri di sindacalisti ribelli, di sfruttare senza regole milioni di bambini, in Congo o in Bangladesh, nelle fabbriche del sudore messicane o nelle piantagioni latino- americane, o nei campi dove si sfruttano fino all'inverosimile gli immigrati.

Il proletariato inglese dell'Ottocento - spiegavano Marx ed Engels - era diventato impotente perché non aveva capito che soltanto lottando per la liberazione dell'Irlanda avrebbe potuto indebolire il potere che lo schiacciava.

Oggi, solo aiutando i popoli semicoloniali a liberarsi dalla tutela americana ed europea, il proletariato delle metropoli potrà liberarsi dall'impotenza che lo ha costretto a cedere, sul piano sindacale e politico, le conquiste ottenute con tante lotte.

Sempre nella lettera a Meyer e Vogt, Marx parlava della cacciata dei contadini irlandesi dalle terre trasformate in terra da pascolo, per procurare al mercato inglese carne e lana. Mentre l'Irlanda si spopolava, travasava il suo surplus di forza lavoro in Inghilterra, con l'abbassamento dei salari e il peggioramento delle condizioni di vita dei proletari.

Oggi, non solo con guerre, ma anche con l'acquisto da parte delle multinazionali, americane, europee e cinesi, di ampie estensioni di terra la popolazione africana che vi risiedeva viene cacciata e convogliata verso l'Europa, dove crea le condizioni per un peggioramento delle condizioni proletarie, per reazioni razziste e tutte quelle delizie che ci siamo sorbite soprattutto in questi ultimi decenni. Quindi è inutile fantasticare su associazioni segrete dell'alta borghesia che decidono di sostituire la popolazione europea con quella africana. E' lo stesso sviluppo del capitalismo, nell'Ottocento come oggi, che porta a questi spostamenti di popolazione, e le condizioni non sono migliori rispetto al tempo in cui le navi cariche di schiavi partivano dal porto di Liverpool vero le Americhe, e , come allora, ancor oggi molti non arrivano vivi.

«L'Operaio medio inglese odia l'operaio irlandese come un rivale … L'irlandese dal canto suo lo ripaga - con gli interessi - della stessa moneta, vedendo nell'operaio inglese insieme il complice e l'incosciente strumento del dominio inglese sull'Irlanda», dice sempre la lettera di Marx.

L'internazionalismo di Marx non aveva nulla a che fare con l'internazionalismo aulico dei proudhoniani. La questione nazionale non poteva e non può essere impunemente cancellata, i contrasti nazionali turbano, oggi più che mai, i rapporti tra proletari e l'unico modo di superarli è l'azione cosciente del proletariato metropolitano per combattere lo sfruttamento delle nazioni più deboli. Solo così i lavoratori venuti dall'Africa, dall'Asia o dall'America latina vedranno nel lavoratore metropolitano un alleato e non un nemico. Tutto questo non è da confondere con una riesumazione del nazionalismo, col ritorno a fasi precedenti delle lotte di liberazione nazionale, con una riproduzione caricaturale del Congresso di Baku.

La cecità di molti settori della classe operaia e degli stessi comunisti riguardo a questo problema li porta a sottovalutare il profondo rancore che si crea anche tra lavoratori metropolitani e immigrati, a non capire le ragione del sempre più accentuato spostamento a destra in tutto l'Occidente. Il razzismo non è la causa, ma l'effetto di questo contrasto interetnico. Non è Salvini che crea il razzismo, Salvini è il galletto di latta sul tetto che gira secondo il vento.

Le multinazionali, con la complicità di governi asserviti, continuano a espropriare gli africani costretti a emigrare in Europa, la presenza di truppe francesi e italiane in Africa non serve a bloccare il flusso, ma a proteggere gli interessi delle multinazionali. La prima azione da compiere è quindi lottare per il ritiro delle truppe europee o americane dall'Africa, e la fine di quelle che i falsari chiamano operazioni di pace. Liberate dai Quisling imposti dall'imperialismo grazie al supporto militare euro-americano, le popolazioni locali potrebbero essere in grado di rovesciarli rendendo possibile un'organizzazione sindacale e politica dei lavoratori, evitando l'enorme tributo di sangue che ogni lotta anche solo sindacale comporta nelle semicolonie, dove l'uccisione di sindacalisti, o di esponenti di minoranze etniche è un vero e proprio sport.

Smascherare, inoltre, le terribili condizioni in cui vengono mantenuti i bambini che lavorano nelle miniere del Congo per estrarre coltan, o i lavoratori delle piantagioni centroamericane, che vengono irrorati insieme alle piante di sostanze chimiche, studiate per uccidere gli insetti ma cancerogene pure per l'uomo.

Finché i lavoratori dei paesi avanzati non s'impegneranno in quest'opera di denuncia, i proletari dei paesi dominati cercheranno la protezione nella propria borghesia e cercheranno la propria salvezza nel nazionalismo o nella sharia.


Note
1 Il filo del tempo(1953): Sintesi della Riunione di Napoli,1 settembre 1951, Edizioni Il programma comunista.
2 F. Engels a Eduard Bernstein.8 febbraio 1883.
3 Conferenza all'Associazione educativa dei lavoratori tedeschi di Londra (16 dicembre 1867).
4 Marx a Sigfrid Meyer e August Vogt, 9 aprile 1870.

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