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mondocane

La notte dei morti viventi – Il giorno dell'orso dormiente

di Fulvio Grimaldi

stato profondoIl farloccone ignorante e sbruffone eletto a presidente degli USA da un popolo dissanguato dai necrofili che lo hanno governato nell’ultimo quarto di secolo, lo sprovveduto agonizzante sotto i colpi revanscisti degli orchi spodestati, ha dato il suo  colpo di coda. Colpo di un animale sfiancato che prova a sopravvivere superando in ferocia i suoi cacciatori e offrendogli in pasto la vita della Siria e, forse, dell’umanità. Coda subito sorretta, con indomito spirito di inservienti di forca, dal branco di botoli ringhianti europei, perdutamente devoti a chi li tiene alla catena da sempre e che, finalmente, possono tornare a riconoscersi in un padrone che li aveva disorientati sembrando disposto a privarli del piacere della frusta. In ogni caso, colpo di coda che parte da lontano, che il suo titolare lo sapesse o meno. Una roba come il sinistro-destro metro S.Pietroburgo-Tomahawk sulla Siria non la si improvvisa.

Torna in gola e ci strozza il sospiro di sollievo che il mondo aveva tirato all’idea che gli uni contro gli altri armati avrebbero messo insieme quella buona volontà che, dal 1945, gli Usa si erano impegnati a eliminare muovendo guerra dopo guerra, attuando colpo di Stato dopo colpo di Stato, promuovendo dittatore dopo dittatore, innescando destabilizzazione su destabilizzazione, lanciando contro tutto e tutti il maglio incontrastabile del terrorismo. Confortata dalla sudditanza delle sedicenti sinistre liberal, poi, nella disdetta per la scomparsa della kapò Hillary, evolutasi in piena complicità, un’élite occidentale che divora il mondo usando per posate la forza militar-mediatica degli Usa, ha potuto rivoltare come un guanto chi si era presentato sulla scena come inusitata e impertinente (nel senso letterale) variante eterodossa. Magari finta.

 

Putin?

Di fronte al cataclisma in progressivo avvicinamento, cosa hanno fatto la Russia e il grande scacchista Putin? Abbiamo sentito, e anche condiviso, gli oculati ragionamenti di chi attribuiva a questo formidabile antagonista della mandria di bisonti i cui zoccoli facevano tremare la terra, una superiore intelligenza diplomatica, una saggia prudenza, un lavorio nell’ombra, una capacità di costringere l’avversario a mostrare le carte invitandolo alla guerra comune contro il terrorismo e poi, alla resa dei conti, la capacità di riportare alla ragione i licantropi, anche con la forza.

Abbiamo visto la diplomazia, la cautela, anche la forza. Ma non, dove ci sembrava occorresse, quella risolutiva, in assenza della quale i licantropi hanno sbranato vittima dopo vittima, guadagnato terreno dopo terreno, occupato posizioni irreversibili. Ci chiediamo cosa direbbero, se ne avessero la facoltà, i soldati russi caduti nella difesa di un popolo fratello, anzi, di tutti i popoli, a sentire che lo psicopatico di turno alla Casa Bianca aveva preavvertiti i loro capi dei 60 missili Tomahawk che avrebbero schiantato l’aeronautica del paese per il quale si erano sacrificati. Avvertiti, tanto da consentirgli di evacuare  dalla base aerea di Homs i propri militari e mezzi, ma non i 14 sodati siriani inceneriti. Avvertiti , tanto che avrebbero anche potuto rispondere: “come ti muovi ti fulmino”, magari bloccando tutto e imponendo finalmente una “linea rossa” anche all’aggressore.

Non l’hanno fatto quando gli “amici turchi”, impegnati a ottomanizzare pezzi dell’amica Siria e a far fuori l’amico Assad, utilizzando anche “ribelli moderati”, hanno occupato 2000 km quadrati dell’amica Siria. Non l’hanno fatto quando un intera armata Usa, senza nulla osta dell’ONU e neppure del proprio Congresso, ha invaso la nazione sovrana amica e, sostituendo al mercenariato Isis quello curdo, pure qua e là amico, hanno rapinato terre arabe e iniziato di fatto la spartizione della Siria. Non l’hanno fatto quando  i curdi hanno lasciato approntare agli invasori due grandi basi aeree in territorio siriano e che oggi, volendo, potrebbero anche bombardare per rappresaglia. Vuoi vedere che non lo fanno?  Perché, oddio, potete immaginare cosa combinerebbe in tal caso il burattino in attesa di croce di ferro di prima classe? Vedete, a forza di ricatti, nucleari o di armageddon varie, per quanto fuffa spinta, si riesce a metterla in quel posto ai prudenti.

Il demente zazzeruto che, finalmente, si riconosce nella strategia planeticida neocon-neoliberal, ha lanciato l’attacco, riprendendo l’abitudine consolidata dei presidenti Usa   di fottersene di Onu e Congresso. L’ha fatto prendendo a pretesto un inesistente attacco chimico di Assad sulla provincia di Idlib. Ha finto, come tutti i suoi e nostri sguatteri mediatici, che fosse inoppugnabile quanto gli veniva riferito dai “ribelli” Al Qaida, quelli che la sua e le precedenti amministrazione definiscono “terroristi” e dicono di combattere, quelli che con i turchi controllano il posto. L’ha fatto, e lo hanno sostenuto, salivando, neocon e neoliberal, trascurando la prima condizione per ogni asserzione di responsabilità: un’indagine indipendente. Giustamente subito pretesa dai russi. L’ha fatto sapendo benissimo, insieme ai corifei neocon e neoliberal, che l’accusa ad Assad era di pari valore di quelle a Milosevic per la strage di Racak, a Saddam per le armi di distruzione di massa, ai Taliban per l’11 settembre, a Gheddafi per l’attentato di Lockerbie e le bombe sulla propria gente. E l’ha fattosapendo, uno, che tutte le sostanze chimiche di Assad erano state distrutte su una nave…americana; due, che investigatori internazionali avevano documentato l’uso di armi chimiche da parte dei jihadisti; tre, che il fornitore di tali armi era la Turchia; quattro, che un capo di Stato vincente, che compia sulla sua gente una scelleratezza tale da trascinarlo sul banco degli imputati accanto a Himmler e compromettere quanto in 6 anni di resistenza ha difeso a costo di sacrifici immani,  lo trovi soltanto nell’immaginazione malata  di un direttore Mossad.

Tutto questo i russi lo sanno benissimo e in ogni dettaglio. Non sarebbe stato più efficace denunciarlo urbi et orbi, anziche insistere con la stucchevole ripetizione dell’invito a combattere insieme il terrorismo, quando tutto il mondo fuori dalla sedicente “comunità internazionale” (Nato più Israele) sa che il terrorismo in tutte le sue forme è, storicamente e oggi più che mai, l’arma strategica, l’arma “fine del mondo”, del colonialismo, dell’imperialismo, del globalismo?

 

Fare finta di niente?

La Turchia, in mano a un altro tiranno fuori di testa, invade e occupa uno Stato pacifico, riconosciuto dall’’ONU,  promette la liquidazione del suo legittimo presidente, invade l’Iraq e ne rivendica a sé il nord fino a Mosul, è l’ormai riconosciuta fornitrice, sostenitrice e socia d’affari di califfato e Al Qaida. Però strizza l’occhio a Mosca e gli consente di far sgocciolare un po’ di gas verso l’Europa (quando sull’Europa, via Italia da sfasciare, per tagliare le gambe ai russi, si avventano il TAP e altri due gasdotti, uno turco e uno israeliano). Israele bombarda un giorno sì e domani pure militari e civili siriani, amici dei russi, sempre per agevolare le operazioni dei terroristi, nemici dei russi. In compenso la Russia è il primo Stato al mondo, proprio ieri, con ottima scelta di tempo, a riconoscere Gerusalemme Ovest (da internazionalizzare per l’ONU) capitale dello Stato degli ebrei. Con l’ambasciata, la prima, spostata da Tel Aviv a Gerusalemme. Del resto, non fu Stalin il primo a riconoscere l’abusivo Stato sionista? Poi Mosca  insiste sul logoro trucco dei “due stati per due popoli”, dove uno sarà sempre leone e l’altro pecorella. Placare la belva col sangue della pecora?

Ora la distruzione della base aerea siriana a Homs impone l’alt, anche solo pro tempore,  alle operazioni dell’aeronautica siriana.. Operazioni  vitali per impedire che le forze jihadiste, tornate pimpanti, si espandano da Idlib di nuovo verso Aleppo e da Palmira verso Homs, rovesciando l’intera situazione sul campo, fino a ieri favorevole ai lealisti. Intanto, senza che Mosca rilevasse la scandalosa violazione della sovranità siriana,  americani e ascari curdi si muovono ormai incontrastati verso Raqqa e hanno bloccato da ovest il tentativo dei siriani di precederli, tanto per dimostrare che combattono “insieme” il terrorismo.

Forse i muscoli esibiti dal lardoso Trump nel raid su Homs torneranno flaccidi. Forse  la fronte aggrottata dell’orso russo si distenderà e torneremo a Ginevra a cianciare di guerra comune al terrorismo. Fino alla prossima pera di testosterone che all’ex-profeta della convivenza faranno i cerusici dello Stato Profondo Usa. Rimane un pericolo mortale un presidente debole, all’affannata ricerca di legittimazione da parte di chi aveva incattivito, preoccupato di schivare i colpi che gli arrivano dai 360 gradi occupati dagli israelo-atlantisti e, un domani, quelli che potrebbero partire da una carabina consacrata all’eterno anonimato.

Siriani, russi, iraniani, hezbollah, nella simpatia e nel sostegno di tutti esterni alla “comunità internazionale”, hanno resistito in modo eroico a 6 anni di apocalisse, in cui gli si è lanciato contro ogni immaginabile strumento di orrore e di morte, ogni chiavica propagandistica. E stavano vincendo. Poi è arrivata la lotta comune contro il terrorismo, da fare insieme agli sponsor dei terroristi. Una lotta in cui gli sponsor aprivano la strada ai terroristi facendo sfracelli tra i difensori, su civili e infrastrutture. Poi, abbattuto un Sukhoi russo, si è fatta amicizia con i turchi. Turchi che non avevano infilato mezzo vigile urbano tra l’ambasciatore russo e l’agente che l’ha ammazzato. Poi, sempre nel contesto della guerra comune al terrorismo, ai terroristi che avevano fatto saltare il metro a S. Pietroburgo, si è risposto obliterando una base aerea siriana che serviva contro i terroristi. Terroristi che gli amici turchi riforniscono di sostanze chimiche i cui effetti mortali servano agli sponsor dei terroristi ad abbattere i combattenti contro il terrorismo.

Vladimir Putin, è possibile fare chiarezza?  Ci puoi mostrare che tu, il tuo governo, il tuo popolo, non vi battete solo per tenervi la Crimea, assicurarvi una pipeline, una base mediterranea?  Hai fatto miracoli a tirar fuori il tuo paese dall’abisso in cui lo avevano precipitato. Gli hai ridato fiducia e l’hai ridata a noi. Ne abbiamo tratto la certezza che non tutto sia geopolitica per te. Che ci si batte per qualcosa di più alto e duraturo e che è quanto ti assicura la forza delle persone, dei popoli. Con la geopolitica da sola neanche è certo che si vince. La bomba atomica, questi, non la tireranno a te. Sanno che gli faresti molto male. La tireranno a qualcun altro,  tipo Corea del Nord. Se la sono sempre presa solo con i deboli. Ma tutti questi deboli sono la tua forza. A far passi indietro non si vede cosa ci aspetta oltre l’orlo del precipizio.

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