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blackblog

Italia: cronaca di 18.000 morti stupide

di Alba Sidera

bergamoCi sono immagini che segnano un'epoca, che restano impresse nell'immaginario collettivo di tutto un paese. L'immagine che gli italiani non potranno dimenticare per molti anni, è quella che gli abitanti di Bergamo hanno fotografato dalle loro finestre la notte del 18 marzo. Settanta camion militari hanno attraversato la città in un silenzio tombale, uno dietro l'altro, in una lenta marcia in segno di rispetto: trasportavano cadaveri.

Erano stati portati da altre città, fuori dalla Lombardia, poiché il cimitero, l'obitorio, la chiesa trasformata in un obitorio di emergenza ed il crematorio rimasto in funzione 24 ore al giorno non ce la facevano. L'immagine ha immortalato la portata della tragedia in corso nella regione italiana più colpita dal coronavirus. Il giorno dopo, il paese si è svegliato con la notizia di essere il primo nella lista mondiale dei decessi ufficiali a causa del covid-19. La maggior parte in Lombardia. Ma che cosa ha reso la situazione così drammatica proprio a Bergamo? Cosa è successo in quella regione per far sì che nel mese di marzo del 2020, il numero di morti sia stato del 400% rispetto a quelli dello stesso mese dell'anno precedente? Il 23 febbraio, nella provincia di Bergamo, c'erano stati solo due casi positivi di coronavirus. In una settimana il numero dei contagiati era salito a 220; quasi tutti nella valle del Serio. A Codogno, un'altra città lombarda, dove il primo caso di coronavirus era stato rilevato il 21 febbraio, erano bastati 50 casi positivi per far chiudere la città e dichiararla zona rossa (massimo rischio). Perché non si sono comportati allo stesso modo anche nella valle?

Perché in quella valle si concentra uno dei poli industriali più importanti d'Italia, e gli imprenditori industriali hanno fatto pressione su tutte le istituzioni per evitare di chiudere gli stabilimenti e perdere soldi.

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codicerosso

“Una app per tracciare il covid-19”. Siamo sicuri?

di redazione di Codice Rosso

longhi 2 800x445A partire dall’inizio del mese abbiamo posto ad alcuni amici storici una serie di domande sul rapporto tra emergenza covid-19 e uso emergenziale delle tecnologie. Le domande poste non erano una vera intervista quanto una traccia che serviva per stimolare la discussione. Ci ha risposto un esperto, che vuol rimanere rigorosamente anonimo, con un intervento decisamente interessante che spiega come, tramite un’emergenza come la pandemia da coronavirus, si pongano le condizioni per “nuove tecnologie politiche” piuttosto che innovativi sistemi di controllo. Pubblichiamo qui le cinque tracce di partenza e successivamente l’intervento del nostro esperto che ringraziamo vivamente.

1) Dall’inizio dell’epidemia stai seguendo eventuali adozioni di tecnologie che possono ledere la privacy anche dopo la crisi o trovi la situazione veramente spiazzante?

2) La sorveglianza tramite uso dei droni da parte delle amministrazioni locali ha fatto nascere tanti modelli “società di controllo fai da te”. Quali sono secondo te le derive più pericolose di questo modello?

3) dal tuo personale punto di osservazione quali sono le tendenze più pericolose nei dibattiti sui social, quelle che possono fare opinione pubblica per favorire soluzioni pericolose contro la privacy?

4) Pensi che soluzioni “cinesi” e “coreane” di controllo sociale a causa dell’epidemia possano essere adottate in Italia e andare oltre l’emergenza?

5) infine un commento a questa notizia https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/03/31/nasce-la-task-force-tecnologica-contro-il-virus-un-team-con-74-esperti_ffdf7852-0def-4711-82f7-c79677fbe0ac.html

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giap3

Verso il 25 Aprile. Riflessioni urgenti sulla necessità di rompere il vetro e tornare in strada

di Wu Ming

lavabo 1Oggi, 21 Aprile, celebreremo a modo nostro l’anniversario della Liberazione di Bologna. Non in “telepresenza”, ma nello spazio fisico. Niente “convocazioni”, ci muoveremo da soli, prendendoci in prima persona le responsabilità del caso.

Vogliamo fare qualcosa anche il 25 Aprile. A tale proposito, ecco alcune riflessioni.

Pochi giorni fa, a Torino, due auto e due jeep dei carabinieri hanno inscenato una vera e propria retata per prelevare, perquisire e multare un militante del Centro Sociale Gabrio, reo di aver distribuito un volantino davanti a un supermercato, nell’ambito della raccolta di beni di prima necessità SOSpesa, organizzata per aiutare chi è in difficoltà economica.

L’altroieri, sempre a Torino, l’incrocio tra corso Giulio Cesare e Corso Brescia è stato occupato da uno squadrone misto di forze dell’ordine ed esercito, decine di divise, allo scopo di accerchiare e portare via di peso quattro compagne/i, colpevoli di aver contestato il trattamento inflitto a due giovani immigrati. Tutt’intorno, per strada e alle finestre, molte persone protestavano per l’eccessivo dispiegamento di forze e la tracotanza degli uomini in divisa.

Media e politici hanno subito giustificato l’operato di agenti e soldati dicendo che a monte c’era lo scippo di una collanina. Come se, partendo da un aneddoto di microcriminalità individuale, fosse accettabile una simile escalation.

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la citta futura

La democrazia in bilico

di Giovanni Bruno

Le convulsioni del Sistema Sanitario Nazionale, la crisi del capitalismo, i balbettii dell’UE, la dittatura di Confindustria e delle multinazionali, il ricorso - inefficace per fermare il contagio - allo Stato di Polizia e all’Esercito, la militarizzazione preventiva dei territori e della società

fe7ba1caaed873cdbf5005a34108c0b8 XLLa democrazia infetta e la carne viva del contagio

Il rischio a cui il coronavirus SARS-CoV-2 (causa del contagio Covid-19) sta esponendo l’intera comunità umana ha evidenziato (se qualcuno ne avesse avuto ancora il dubbio) le profonde differenze di classe che attraversano le nostre società: è stata drammaticamente messa a nudo la linea di separazione tra privilegiati e sommersi, anche se al momento non ci sono farmaci o vaccini che possano garantire - neanche ai ricchi – l’immunità o una cura. In una situazione di virulenta precarietà esistenziale, con l’evidenza della fragilità e della caducità della nostra vita, non si può tuttavia affermare di condividere tutti il medesimo destino, di essere realmente tutti eguali: come è evidente dalle cronache - e anche dagli scaffali ancora pieni, brulicanti di merci nei supermercati - c’è una parte consistente di società che non può rimanere a casa per proteggersi dal contagio, riducendo i rapporti per contrastare la diffusione della pandemia e rischiando di infettare i propri familiari. Al di là di polemiche sterili, occorre analizzare il comportamento del governo Conte e le misure prese e che si annunciano. Tardivamente, cominciano ad arrivare provvedimenti a sostegno delle categorie non protette, perché non possono lavorare, perché rischiano il posto, perché non dotati di protezione nelle unità produttive, verso le famiglie con i figli a casa da proteggere ed accudire. Tuttavia, il segno dei provvedimenti resta condizionato dal mercato e dettato dal profitto.

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mondocane

Le persone chiuse in casa, il pensiero chiuso in testa

di Fulvio Grimaldi

Caccia alle streghe e tripudio dei cortigiani

soldati legnoLo Zeitgeist dei pochissimi

Siccome la tendenza dominante, dai filosofi tedeschi chiamata Zeitgeist, spirito del tempo, è quella, dell’imbroglio, del raggiro, del complotto dei pochissimi ai danni dei tantissimi, i primi però con seguito di giullari, sicofanti, guardaspalle, chierici traditori e camerieri, noi ci affidiamo alla controtendenza della sincerità, onestà, libertà. Voci dissonanti che, pure, esistono, si vanno facendo largo tra le crepe della cospirazione. Che se dovessero prevalere, dovrebbero portarci un bellissimo giorno a un simil-processo di Norimberga. Processo in cui giudicare e condannare, certamente non all’impiccagione come l’originale, tutti coloro che hanno provato a fare al mondo un’inversione a U e così bloccare la storia dell’emancipazione umana. Ho scritto “simil-Norimberga”, dato che quell’episodio antigiuridico rappresenta un’aberrazione senza confronti: un processo di criminali di guerra vincenti a criminali perdenti. Il nostro processo sarebbe dei liberi e onesti ai ladri di verità e di onestà. Ladri a mero scopo di dominio e di profitto attraverso l’imposizione, ancora una volta, del dogma, del pensiero unico universale.

 

A la guerre comme à la guerre

Nei momenti di loro massima crisi, di credibilità prima ancora che di potere, i padroni ricorrono al mezzo estremo: la guerra. Ed è di guerra, di fronte, che straparlano i coloro che gestiscono l’attuale fase di attacco a quel poco che ci era rimasto di secoli di lotte di liberazione. E quando di guerra si parla, non solo appaiono sulla scena colonelli e truppe, ma i dissidenti, le voci alternative, diventano collusi col nemico Il nemico essendo non solo il Virus diventato, da normale fastidio, stragista e “nemico della vita”, ma tutti coloro, magari scienziati, che lo “sottovalutano”. Trattasi di disertori, traditori, il peggio del peggio, quelli che negli anni di Hitler in Germania praticavano la “Wehrkraftzersetzung”, la disintegrazione della Forza di Difesa.

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militant

Il virus della comunicazione

di Militant

17584ded 8e95 4a07 9064 1844bd1b35a4La battaglia della comunicazione ai tempi del Coronavirus l’hanno vinta sicuramente loro, per il momento: le cronache “leggere” (quelle cioè che oggi valgono una delle prima posizioni sui siti dei maggiori quotidiani) ci dicono che dieci giorni fa si sono ritrovati in 3.500, in Francia, per il raduno annuale dei Puffi che, tra l’altro, rappresentano notoriamente la metafora di una società comunista. Non sappiamo altrove (ci sarebbe bisogno di uno studio più approfondito), ma in Italia l’intera vicenda del Coronavirus è stata giocata dal ceto politico unicamente sul piano della comunicazione: qual è lo stile comunicativo migliore per ottenere il maggior ritorno possibile in termini di consenso? Non è cinismo, a ben vedere, ma la logica conseguenza di una distanza ormai incolmabile tra la cittadinanza e QUESTA classe politica, che cerca ogni appiglio a cui aggrapparsi, come il barone di Münchhausen al suo codino, soprattutto in uno dei Paesi in cui più forte era, in passato, l’incidenza delle ideologie e in cui più veloce – ma non indolore – è stato il loro accantonamento. In un contesto del genere, spiace dirlo, ogni imprevedibile catastrofe (e il virus in questo modo è stato descritto, a onta del buon senso) fornisce un grande appoggio al governo in carica, che ben felicemente può assumersi “l’onere” di salvatore della patria, da un lato richiedendo ai cittadini restrizioni alle proprie libertà, dall’altro imponendo una sorta di solidarietà nazionale alle opposizioni.

Entrambi difficilmente potranno rifiutare tali richieste, onde evitare di apparire menefreghisti rispetto all’interesse nazionale e, soprattutto, rispetto alle necessità di ciascun individuo. Nello specifico italiano, il premier Conte, infatti, guadagna consensi – almeno stando ai sondaggi – forte anche dell’aplomb serioso e preoccupato che riesce a mostrare nelle occasioni ufficiali.

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militant

Le curve, la retta e la quarantena della politica. Stare a casa non basta/1

di Militant

STARE A CASAE’ davvero complicato provare a prendere parola collettivamente rispetto “all’emergenza coronavirus” con il clima di opinione che si è generato in questo paese. Da giorni siamo tutti letteralmente investiti da un flusso unidirezionale di informazioni da parte del circuito mediatico e da quello politico che sembra non avere fine e che sta alimentando un senso di ansia e di insicurezza diffuse che difficilmente avremmo potuto immaginare soltanto un mese fa. A questo flusso “istituzionale”, che si dirige dall’alto verso il basso, si aggiunge poi la cacofonia delle decine e decine di post, tweet, meme, appelli, video e messaggini WhatsApp che quotidianamente ognuno di noi riceve orizzontalmente dai contatti della propria “infosfera” social e che, coerenti con il mood dominante, come in un sistema di forze danno comunque come risultante quello della estrema drammatizzazione della situazione. Sia ben chiaro, non vogliamo certamente negare la serietà dell’epidemia in corso, ma non vogliamo nemmeno cedere allo storytelling della catastrofe “naturale” , e quindi “imprevedibile”, con cui si sta cercando di depoliticizzare la situazione, nascondendone le cause sistemiche e alimentando un clima da “unità nazionale” che serve soltanto a nascondere le responsabilità politiche più che a individuare come uscire da questa situazione.

E già, perché qui, di fronte a questo approccio millenaristico, fatto proprio purtroppo anche da tantissimi compagni ormai “individualizzati” tanto quanto il resto della società, la prime cose che sembrano essere state messe in quarantena sono state proprio la politica e il pensiero critico. Ci asterremo dalle considerazioni strettamente mediche, non abbiamo competenze specifiche e diffidiamo di chiunque in questi giorni abbia conseguito velocemente una laurea in medicina all’Università di Google, magari con una specializzazione in virologia su Facebook o Twitter.

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blogmicromega

La crisi precipita: helicopter money subito, come fatto a Hong Kong

di Enrico Grazzini

Il governo italiano può creare nuova moneta e distribuirla direttamente alle famiglie e alle imprese. Come è successo ad Hong Kong

soldi pioggia OLYCOM kQQD 835x437IlSole24Ore WebLa situazione sanitaria, economica e finanziaria è diventata gravissima ed emergenziale. Il governo italiano deve intervenire immediatamente per reperire tutte le risorse necessarie per fronteggiare la crisi ospedaliera e finanziaria, offrire subito reddito e liquidità alle famiglie e alle imprese, e prepararsi a fare ripartire l'economia nazionale prima che essa venga irrimediabilmente danneggiata.

La crisi sta precipitando anche perché la diffusione del Covid-19 ha innescato una gravissima crisi finanziaria globale che sta diventando paragonabile alla Grande Crisi dei Subprime, e che sta mettendo a nudo l'estrema fragilità e l'insensatezza del capitalismo finanziario: le borse stanno precipitando e i mercati stanno bruciando centinaia di miliardi di carta e di moneta falsa. La posizione dell'Italia è a rischio: non solo il nostro Paese è il più colpito dal virus ma è anche il più esposto sul mercato a causa dell'elevato debito pubblico.

Gli stati dell'eurozona dovrebbero intervenire subito con interventi immediati per tamponare la crisi senza attendere le istituzioni europee. La flessibilità e i finanziamenti promessi dall'Unione Europea sono ovviamente benvenuti ma rischiano di essere seriamente insufficienti, sia nel breve che nel medio periodo.

Il problema è che l'Unione Europea e la Banca Centrale Europea hanno già storicamente dimostrato di non essere in grado di affrontare una grave crisi economica e uno shock finanziario di grande portata come quella che sta avanzando a livello globale. La BCE è nata per combattere l'inflazione e non può fare molto contro la recessione. E l'Unione Europea è stata congegnata per diminuire la spesa pubblica e l'intervento pubblico.

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tempofertile

Il discorso di Conte: coronavirus e cronache del crollo

di Alessandro Visalli

Conte 1050x551Raramente, forse mai, un momento così solenne è stato fatto oggetto di un discorso così inadeguato. Mai in tempo di pace un’intera nazione era stata fermata, limitati gli spostamenti da paese a paese, da città a città, chiusi gli esercizi ad orario da coprifuoco, ostacolati i normali spostamenti, impedite le manifestazioni e qualunque riunione, dai matrimoni alle funzioni religiose, ai funerali.

Mai in tempo di pace.

Perché, in effetti, non siamo più in tempo di pace.

Qualcuno ci ha dichiarato guerra. E non è stato il coronavirus.

Lui non è neppure un essere vivente, e non è tanto meno un’individualità (si tratta di una nuvola di virus a Rna, continuamente mutanti). Il coronavirus si sta semplicemente adattando ad un nuovo ambiente, essendo ‘saltato’ dal vecchio ospite ad un altro. Non è una cosa particolarmente strana, noi conviviamo con miliardi di organismi, batteri e virus, che sono integrati nel nostro organismo, ma questo è nuovo.

Quella che ci ha dichiarato guerra è la nostra stessa follia. In linguaggio informatico sarebbe un difetto di sistema. Aver per decenni ridotto la spesa sanitaria, portandola sotto il livello di un paese a reddito pro capite medio come la Cina, eliminato quasi tutti i servizi territoriali di prevenzione, ridotta la pubblica amministrazione sotto la media europea (16% dei lavoratori). Solo Germania, Lussemburgo e Olanda hanno meno dipendenti pubblici, paesi come la Scandinavia ne hanno il doppio. In generale siamo alla metà dei paesi nordici, il 14% dei dipendenti, per 3,2 milioni di addetti. Per fare un paragone con paesi simili, la Spagna ne ha il 15% e la Francia ben il 22%. Portarci al livello della famosa burocrazia e livello dei servizi pubblici francesi significherebbe, dunque, assumere 1,5 milioni di addetti, portarci intanto alla media europea corrisponderebbe a 0,4 milioni di assunzioni urgenti.

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utopiarossa2

La Wuhan "de noantri" 

Ovvero: fa più disastri il coronavirus o il virus del panico indotto?

iu 2 1Per un paio di giorni sono stato incerto se scrivere quanto qui leggerete. Ne ero vieppiù convinto, via via che studiavo la stampa nazionale e internazionale, le dichiarazioni degli scienziati e degli esperti e tutto il materiale disponibile in materia. Al punto che se fossi stato un qualsiasi cittadino/a senza ruoli specifici o quello che in politica si chiama “un cane sciolto” non avrei avuto dubbi. Ma farlo in qualità di portavoce Cobas, in un clima isterico e paranoico - ove gli opinion makers, come succede quasi sempre in Italia, sono esperti di camaleontismo, trasformismo e dunque assecondano la corrente dominante - rende l’andare controcorrente, pur sempre faticoso in Italia, particolarmente improbo quando si rischia di passare per “untori” o per “complici” dell’espansione dell’epidemia. Però ieri mi ha convinto definitivamente Attilio Fontana, governatore della Lombardia e leghista doc (quello della difesa della "razza bianca", che dopo la dichiarazione ha dovuto mettersi in autoisolamento poichè una sua collaboratrice è risultata positiva al tampone) che così ha parlato al Consiglio regionale lombardo: “Cerchiamo di sdrammatizzare: questa è una situazione senza dubbio difficile ma non così pericolosa. Il virus è aggressivo e rapido nella diffusione ma molto meno nelle conseguenze: è poco più di una normale influenza, e questo lo dicono i tecnici”. Diavolo, ma se Fontana, che rischia ben di più di me per dichiarazioni del genere, ha deciso di parlare in tal modo, perché mai io dovrei autocensurarmi?

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micromega

Emergenza sanitaria ed economica: il governo può emettere titoli fiscali “quasi-moneta” per uscire subito dalla crisi

di Enrico Grazzini

Coronavirus Borsa 1050x551Dove trovare i soldi per riparare tutti i danni provocati dal coronavirus alle famiglie e alle imprese? E per uscire finalmente dalla crisi economica? L'influenza asiatica sembra diffondersi insieme alla crisi economica. Il futuro si annuncia tempestoso, pieno di ombre scure non solo in Italia ma in Europa e nel mondo. Le mezze misure e le solite ricette non servono più. Occorrono strumenti innovativi immediati e concreti, occorrono soldi subito. Il governo giallorosa italiano – se fosse abbastanza coraggioso, e se osasse percorrere strade nuove che possano produrre finalmente una svolta positiva – per rilanciare immediatamente investimenti e consumi potrebbe emettere titoli di riduzione fiscale convertibili in euro. Potrebbe dare subito gratis questi titoli fiscali molto liquidi (in gergo: titoli quasi-moneta) alle famiglie, alle imprese e agli enti pubblici per ridurre i danni del coronavirus e ridare ossigeno all'economia. Come vedremo, questo si può fare senza aumentare il deficit pubblico e nel quadro dell'eurozona.

Di fronte a situazioni eccezionali occorre prendere misure eccezionali non solo sul piano sanitario ma soprattutto sul piano economico. Vedremo se il governo Conte e il ministro dell'economia Roberto Gualtieri avranno il coraggio di prendere davvero delle iniziative risolutive della crisi che ridiano fiducia al Paese. La crisi economica infatti fa, ha fatto e farà più danni dell'influenza che viene dalla Cina.

Come risarcire i cittadini e le imprese che hanno perso centinaia, migliaia, milioni di euro a causa del coronavirus? e soprattutto come uscire da questa crisi che sta dissanguando l'Italia da oltre una dozzina d'anni dopo il crollo globale del 2007-8? Dove trovare il denaro per restituire i soldi persi dai cittadini e dalle imprese a causa del Covid-19?

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lantidiplomatico

Basta con le autonomie differenziate e federalismi fiscali

Lo Stato si riappropri del sistema sanitario nazionale

di Pasquale Cicalese

057abcb6f0ab6101f8a257d80a2c5144L’arrivo in Italia del nuovo coronavirus ha reso palesi le gravi carenze del sistema sanitario nazionale. Vittima di un’austerità neoliberista imposta da decenni all’Italia che ha comportato quindi tagli draconiani di strutture e personale e un assurdo spezzettamento regionale che risponde a logiche federaliste sorte probabilmente come risposta alle spinte secessioniste di fine anni 90’ inizio 2000, la sanità italiana è entrata già in grossa difficoltà nell’affrontare una sfida come quella del nuovo coronavirus.

Proponiamo quindi ai nostri lettori questo saggio breve di Pasquale Cicalese del 2002 (apprezzatene la straordinaria attualità), pubblicato su "Contraddizione" dove viene preavisto come il combinato di politiche neoliberiste e federalismo avrebbero portato alla sfascio la sanità italiana.

Il testo di Cicalese ha il merito di anticipare tutto quello che sarebbe accaduto, soprattutto in regioni che la propaganda ha descritto come modello solo perché smantellavano il pubblico per regalare al privato come Lombardia e Veneto. Ora basta, lo stato deve garantire sanità, istruzione e lavoro. Solo lo stato può farlo e quindi la battaglia è meno autonomia differenziata e stupri semantici neo-liberisti simili e più stato. Ne va della nostra sopravvivenza come stiamo imparando sulla nostra pelle in questi giorni.

* * * *

A fronte delle modifiche costituzionali intervenute dopo il referendum sul federalismo dell’ottobre scorso e delle innovazioni legislative che danno maggiori e più esclusivi poteri alle regioni a statuto ordinario, contenute nel nuovo Titolo V della Costituzione, si può e si deve arrivare, dopo varie analisi dei dati riguardanti la materia del federalismo fiscale e della probabile e futura devolution, a una bocciatura drastica della riforma costituzionale e di tutto ciò che essa comporterà per il salario sociale di classe, in particolare riguardo ai ceti proletari delle grandi città e del mezzogiorno.

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ilponte

Gioie e dolori dell’autodissociazione

di Valeria Turra

1582186242501.jpg giuseppe conteGli eventi politici delle ultime settimane vorrebbero chiudere per Giuseppe Conte, non ci fossero evidenti sfasature, un cerchio, da molti mesi iniziato a disegnare, per accentrare su di sé il potere a scapito dei partiti eletti dal popolo sovrano; un cerchio di cui l’elettore ha avuto prima contezza in occasione della conferenza stampa tenuta dall’allora primo ministro del governo gialloverde la sera del 3 giugno 2019, ovvero all’indomani dell’exploit leghista alle Europee. Partito con toni accomodanti verso entrambi i suoi vice, il premier palesa nel finale lo scopo vero della convocazione dei giornalisti: entrambi, Di Maio e Salvini, dovranno lasciargli carta bianca nelle trattative europee, altrimenti Conte rimetterà l’incarico nelle mani del presidente della Repubblica. Già in quei giorni non fu difficile prevedere che, dietro il dichiarato tentativo di scongiurare una (discutibilissima) procedura di infrazione per debito eccessivo, ci fosse il rischio di dovere accettare contropartite rischiose per l’economia italiana, e intuire che dietro l’ultimatum di Conte premesse l’urgenza di un’assunzione di “pieni poteri” per trattare in sede europea questioni delicatissime per il popolo italiano senza l’interferenza dei partiti votati (nella fattispecie, come solo gradualmente si farà palese, il (presunto) “pacchetto Mes”), mettendo in assoluto non cale il fatto che gli elettori considerassero il presidente del Consiglio (autoproclamatosi solo un anno prima «avvocato del popolo») come semplice garante di un programma critico verso l’Ue e non un leader che autonomamente potesse gestire i rapporti europei con tanto di “postura di resa” all’asse franco-tedesco.

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jacobin

I cuori nerissimi di Walter Veltroni

di Christian Raimo

Per ricordare un giovane ucciso negli anni Settanta l'ex segretario del Pd equipara fascisti e antifascisti e riscrive una storia simile a quella che piace alle estreme destre

veltroni jacobin italia 1320x481Ieri sul Corriere della sera Walter Veltroni, ex segretario della Fgci, ex militante del Pci, ex sindaco di Roma, ex segretario del Pd, ex ministro della cultura, ha scritto un lungo articolo su Sergio Ramelli, un giovanissimo militante neofascista massacrato barbaramente nel 1975 in un agguato, e morto dopo più di un mese di agonia.

La storia di Ramelli è nota a chiunque conosca un po’ delle vicende politiche degli ultimi quarant’anni italiani. Ramelli dal suo funerale è diventato, anche suo malgrado, un’icona del neofascismo: la sua storia è quella di un camerata martire, al quale ogni anno a Milano migliaia di militanti di CasaPound, Forza Nuova, Fratelli D’Italia, Lealtà e Azione, eccetera, vanno a rendere omaggio, con il saluto romano e il «Presente!» urlato tre volte.

Perché Ramelli sia diventato l’icona delle destre non è difficile da spiegare anche se occorre onestà intellettuale e amore per la complessità, ossia un approccio storico, per non sminuire il riconoscimento e lo sdegno per la brutalità dell’agguato senza astrarre e destoricizzare l’accaduto. Veltroni fa il contrario: apre il suo pezzo con un preambolo intellettualmente disonesto e tossico.

«Di storie come quella che sto per raccontare ce ne sono state molte, troppe, quando eravamo ragazzi. Vale la pena usare la memoria, non solo per un giorno, oggi che vediamo l’odio riemergere sui muri delle case di deportate morte da tempo e impazzare incontrollato su schermi tecnologici e moderni».

In un solo paragrafo, mettendo insieme in un unico minestrone indigesto il riemergere terribile dell’antisemitismo e del negazionismo, le storie diversissime di violenza degli anni Settanta e un giudizio paternalista contro le tecnologie moderne, squalifica da subito il suo approccio.

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hyperpolis

Contro la riduzione del numero dei parlamentari, in nome del pluralismo e del conflitto

di Alessandra Algostino*

Perché ridurre il numero dei parlamentari è contro la democrazia

1dae8c1c90fb79d0249897f47c4efe0c L1. Referendum plebiscitario e “democrazia oligarchica”

Il 29 marzo 2020[1] gli elettori saranno chiamati a pronunciarsi sul testo di legge costituzionale, recante “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato, in seconda votazione, nella seduta dell’11 luglio 2019, dal Senato della Repubblica, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, e dalla Camera dei deputati, nella seduta dell’8 ottobre 2019, con la maggioranza dei due terzi dei suoi membri[2]. Settantuno senatori (più di un quinto, dunque, dei membri di una Camera) hanno infatti sottoscritto, ai sensi dell’art. 138 Cost., la richiesta di referendum, che il 23 gennaio 2020 l’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione ha dichiarato conforme alla norma costituzionale, accertando la legittimità del quesito.

Di seguito si ragionerà dei motivi, in punto di diritto costituzionale, che fondano la scelta per il no al referendum, ma non ci si nasconde come la contrarietà alla riduzione del numero dei parlamentari esprima una posizione assolutamente minoritaria, dovendo fronteggiare sia una campagna di marketing tanto povera, inconsistente e mistificatoria, quanto in grado di esercitare una facile e potente seduzione (la riduzione dei costi della politica; la contrazione dei numeri della casta)[3], sia gli argomenti che si situano nella prospettiva della governabilità sia le ragioni di chi non ritiene la riduzione del numero dei parlamentari esiziale, quando non la valuti positivamente, muovendo da una posizione che insiste sulla necessità che il Parlamento riacquisti un ruolo significativo[4].