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Sei tesi su complottismo e rivoluzione

di Alessandro Lolli

Un contributo di Alessandro Lolli, autore de La guerra dei meme (effequ 2017), il quale del complottismo si è già occupato: sei tesi dallo sguardo obliquo articolate per punti, utili per cominciare ad aprire un dibattito necessario sulla questione

complottiamo1. Che cos’è il complottismo.

a. Si definisce complottismo l’insieme di credenze aberranti, cioè che divergono in maniera inconciliabile dalle credenze comunemente accettate. Complottismo è anche il nome dato all’unificazione teorica di più credenze aberranti entro un quadro sistemico che aspira a una sua coerenza interna (il complotto giudaico, il complotto del Deep state, il complotto degli Illuminati, eccetera).

b. Fondamentale capire chi ha il potere di definire complottismo questo o quell’insieme di credenze. Complottismo è infatti un esonimo: un nome dato a quelle credenze da chi non le sostiene. I marxisti chiamano se stessi marxisti, i rapper chiamano se stessi rapper, i complottisti non chiamano se stessi complottisti.

c. Complottismo è il nome dell’insieme di credenze aberranti dato da chi reputa quelle credenze non solo aberranti, ma false. Il complottista sa che le sue credenze sono aberranti, cioè che divergono in modo inconciliabile dalle credenze accettabili, ma non le ritiene false.

d. Le singole credenze aberranti sono anche chiamate “bufale” o “fake news” e possono o non possono fare a capo a uno o più teorie del complotto.

 

2. Su cosa verte il complottismo

a. Un ampio spettro di affermazioni e teorie ricade nel complottismo al punto che questo viene spesso definito un’ideologia o una filosofia. Per questo è giusto sottolineare che l’affermazione inaugurale del complottista verte sui concetti di vero o falso, non di giusto e sbagliato.

b. Il dibattito tra complottista e anticomplottista è un dibattito intorno alla verità esterna, non un dibattito morale, politico o filosofico, sebbene poi lo diventi.

c. Un’affermazione complottista può produrre una posizione morale o politica, ma non la implica.

d. Possiamo dividere le affermazioni complottiste in due categorie: circa la verità storica e circa la verità scientifica. «L’amministrazione Bush era al corrente oppure ha organizzato l’11 settembre» è un’ipotesi storica, «I vaccini sono nocivi per la salute» è un’ipotesi scientifica.

e. Ovviamente le ipotesi storiche possono essere sostenute da ipotesi scientifiche («l’acciaio non si scioglie a quelle temperature») e le ipotesi scientifiche possono essere affiancate da ipotesi storiche («il cartello delle case farmaceutiche è responsabile della truffa dei vaccini»); ma storia e scienza fanno capo a due regimi di verità molto diversi ed è bene tenerle distinte.

f. In breve: il metodo sperimentale delle scienze naturali prevede la riproduzione del fenomeno tramite un esperimento in condizioni di laboratorio, il metodo di indagine storica non può riprodurre i fenomeni ma solo indagare le tracce che hanno lasciato.

 

3. La spiegazione psicologica del complottismo e i suoi limiti

a. Se l’oggetto del contendere tra complottisti e anticomplottisti è inizialmente il contenuto di verità di un’affermazione sul mondo, presto la questione diventa politica, poiché una parte accusa l’altra di essere al servizio, consapevole o meno, di politiche maligne; l’altra considera i complottisti come una minaccia per il corpo sociale.

b. Pertanto, dopo aver confutato i complottisti, l’anticomplottista si domanda perché l’ipotesi avversaria sia così diffusa e cerca di rintracciare ragioni psicologiche che disegnano una vera e propria antropologia della soggettività complottista.

c. La spiegazione psicologica del complottismo suona più o meno così: poiché il mondo è complesso, confusionario e spesso spaventoso, il complottista ricerca delle cause uniche dietro fenomeni complessi, per spiegarsi la realtà nel modo più semplice possibile. Questo ragionamento darebbe al complottista la serenità di cui ha bisogno.

d. Come qualcuno avrà notato, la spiegazione psicologica del complottismo è esattamente la spiegazione psicologica che il positivismo ha dato della religione. L’uomo premoderno, spaventato dall’imprevedibilità della natura, inventava cause soprannaturali per spiegarla e controllarla, riducendo il molteplice all’uno.

e. Questa analogia è spesso esplicitata dall’anticomplottista, che considera il complottismo una secolarizzazione della religione: laddove la spiegazione soprannaturale della volontà di un Dio non convince più le persone, prende piede la volontà maligna di una élite.

f. Ci sono due obiezioni alla spiegazione psicologica del complottismo, una esterna e una interna.

g. L’obiezione esterna è che la ricompensa psicologica postulata dal ragionamento anticomplottista – cioè la serenità del complottista – non sia per nulla certa. Il mondo del credente è governato dalla volontà benigna di Dio, mentre la società in cui il complottista crede di vivere è governata da una élite malvagia. Perché questa dovrebbe essere più rassicurante di un mondo governato dal caso o da meccanismi “più complessi”? Perché un mondo governato da forze oscure che nessuno riconosce e nessuno combatte dovrebbe essere preferibile a un mondo perfettamente conoscibile leggendo i giornali e influenzabile tramite gli strumenti democratici? Sembra piuttosto il contrario, cioè che l’ipotesi complottista getti le persone nello sconforto e nella sfiducia.

h. Chiamo interna la seconda obiezione perché contraddice un altro principio usato per confutare sia le religioni, sia il complottismo: il rasoio di Occam. Nel vivo della discussione su questa o su quella ipotesi, l’anticomplottista dichiara che, in mancanza in altre informazioni, la spiegazione più semplice è quella corretta.

i. Se, nel dibattito positivista, il rasoio di Occam confuta l’esistenza di un’agente soprannaturale dietro il visibile, nel dibattito anticomplottista il rasoio di Occam confuta quel movimento del complottismo chiamato “dietrologia”. Perché devi pensare che sussistano accordi segreti, volontà occulte e informazioni celate dietro la narrazione di questi fatti? Può essere, sì. Ma meglio pensare di no, se possiamo comunque “spiegare” ciò che è accaduto.

l. Come si concilia questa preferenza per la semplicità con l’accusa di rifiutare le spiegazioni complesse? Il mondo dell’anticomplottista è contemporaneamente più complesso e più semplice di quello del complottista: più complesso a livello macroscopico, quando si dice che «le cose sono più complesse» (e pertanto inafferrabili, indiscutibili, immodificabili); più semplice al livello microscopico laddove si afferma che ciò che conosciamo attraverso i media coincide con ciò che è successo.

 

4. Inconsistenza storica dell’ipotesi anticomplottista

a. L’anticomplottismo cade in contraddizione logica nel momento in cui definisce la psicologia del nemico, ma cade anche in una contraddizione storica non appena costruisce e delimita il nemico stesso.

b. Se i complottisti esistono come categoria metastorica, cioè come tipi umani che hanno la tendenza a non credere alle verità ufficiale a causa delle loro turbe psicologiche, questi complottisti hanno avuto spesso ragione nel corso della storia.

c. Non è difficile dimostrarlo: buona parte della storia recente del nostro paese è costruita sullo smascheramento delle menzogne di Stato, cioè dalla vittoria sul piano storico (e talvolta giudiziario) dell’ipotesi complottista di quei tempi. Si veda, a titolo di esempio, l’indagine autonoma condotta dagli ambienti della sinistra extraparlamentare sulla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, dove non ci si fermò all’accettazione della “versione ufficiale” dei fatti.

d. L’esistenza stessa dei servizi di intelligence e dei segreti di Stato è una prova apriori che non tutte le verità sono comunicabili e comunicate all’opinione pubblica.

e. Questo non vuol dire ovviamente che tutti i complottisti abbiano sempre avuto ragione, ma che alcuni di loro ce l’hanno avuta e che probabilmente alcuni di loro ce l’hanno ora, per lo meno nella pars destruens, nella semplice affermazione: «Non credo a questa versione», «Non credo alla verità dominante», «Non credo a loro», dove «loro» indica l’assunzione di una cesura, di un rifiuto, di un conflitto tra due parti.

f. L’anticomplottista difende una verità di parte senza rendersene conto, si pone in maniera irriflessa dalla parte giusta della storia, che talvolta si rivela quella sbagliata per gli storici del futuro. E per la lotta di classe. In quanto tale verità, spesso, non è altro che quella dell’interesse generale, ovvero prodotta dalla classe dominante per se stessa e per i propri interessi.

 

5. L’anticomplottismo come ideologia ed epistemologia dominante

a. Come è possibile tutto ciò? D’altronde nessuno si autopercepisce come difensore della verità di Stato o dell’opinione dominante. Ci si sente invece debunker, sbufalatori o anticomplottisti. Questa posizione a difesa della verità di Stato è possibile solo con una falsa coscienza necessaria, una coscienza che ha posto la sua antitesi: il complottista.

b. Senza l’esistenza del complottista come individuo metastorico, come carattere psicologico, come deviante disturbato, non è possibile l’anticomplottismo, cioè la difesa volontaria, inconsapevole e pregiudiziale della verità di Stato e della verità mediatica.

c. L’accusa di complottismo è l’atto performativo con cui l’ideologia dominante disegna i suoi limiti e istituisce se stessa come verità.

d. Senza la categoria di complottismo, avremmo solo molteplici credenze in lotta tra loro, alcune minoritarie, altre deliranti, altre ancora credibili e diffuse.

e. L’accusa di complottismo riunisce tutte le credenze devianti in un’unica imbarazzante famiglia.

f. Complottismo è l’esonimo di quell’insieme di credenze che un tempo portavano l’endonimo di controinformazione. Non a caso, anche la parola controinformazione, nata con nobili origini militanti, ha subito una delegittimazione presso il sistema mediatico negli ultimi venti anni, entrando nella sfera semantica del complottismo assieme a fake news, bufale e così via.

 

6. Complottismo e marxismo

a. Secondo la definizione che stiamo seguendo, il marxismo è un complottismo.

b. Se questa affermazione vi disturba, traducetela con un’altra che spesso viene usata come sinonimo contro varie correnti complottiste: il marxismo è antiscientifico.

c. Dalla metà del diciannovesimo secolo ad oggi, si sono avvicendate innumerevoli confutazioni di parte o di tutto l’impianto analitico marxista e possiamo serenamente dire che hanno vinto. Nelle facoltà di Economia, Marx viene trattato come Freud in quelle di Psicologia: un signore bizzarro che aveva avuto qualche intuizione significativa per poi perdersi in quello che oggi l’opinione generale e la società civile riconoscono come un delirio.

d. Guardando da vicino una tipica analisi marxista della società, ci rendiamo conto che è fenomenologicamente simile a quella dei complottisti.

e. Laddove il sistema mediatico segue le dichiarazioni dei politici all’interno delle democrazie rappresentative, il marxista postula “interessi di classe”, cerca di individuare e accelerare “tendenze e controtendenze del capitale”, analizza “la fase” e attende “finestre rivoluzionarie”.

f. Come il complottista e come lo gnostico, il marxista parla di una struttura profonda della società che viene attivamente occultata e mistificata dalla sovrastruttura.

g. Senza dietrologia, non esiste marxismo. Esistono gli impegni presi dai partiti politici, le leggi emanate dai loro parlamenti e le litigate in televisione di ministri e candidati premier.

h. Non solo da un punto di vista fenomenologico, ma anche dal punto di vista ideologico il marxismo è sorprendentemente vicino a tante teorie del complotto.

i. Al cuore di tante teorie del complotto c’è la convinzione che una piccola parte della società faccia i propri interessi all’oscuro e ai danni della maggioranza, arricchendosi a dismisura.

l. Il marxismo è lo sviluppo rigoroso –Marx direbbe scientifico – di questa intuizione.

m. Laddove il complottista rimane affascinato e sedotto dagli aspetti esoterici di questi gruppi, antropologizzando il conflitto, il marxista lo riporta alle sue radici economiche, politiche, sociali, quindi strutturali, sistemiche.

n. Di converso, la figura dell’anticomplottista si spinge a negare l’esistenza stessa di questa cesura nella società, preso dalla sua foga illuministica, facendo attivamente gli interessi della classe dominante. Notizia lampo: il Gruppo Bilderberg esiste ed è una conferenza annuale tra i più ricchi e potenti capitalisti del mondo, i cui contenuti sono segreti. Potete verificarlo su Wikipedia, l’enciclopedia libera e sul sito dell’associazione stessa.

o. Qui e lì, nel corso della storia, il marxismo – e le sue traduzioni, versioni ed evoluzioni contestuali – è stato esplicitamente definito complottismo. Il sistema di pensiero delle Brigate Rosse, per esempio, con la sua «Resistenza tradita» e lo «Stato Imperialista delle Multinazionali», viene definito una forma di complottismo paranoide senza troppi complimenti.

p. Se il marxismo non viene generalmente definito un complottismo è per due ragioni.

q. Da un lato, nel corso del Ventesimo secolo, il marxismo ha conquistato una certa dignità presso le università e gli studiosi marxisti godono di un rispetto che li salva dall’accusa peggiore possibile.

r. In secondo luogo, a differenza del comunismo rivoluzionario che prende le armi in tempo di pace, il marxismo oggi non è percepito come una minaccia tale da meritare la maledizione senza perdono.

s. Le due ragioni si influenzano a vicenda: la neutralizzazione del marxismo passa anche dal suo retrocedere a semplice campo di studi accademico, aconflittuale, trampolino di lancio per carriere intellettuali, una meta-corrente all’interno delle humanities e non più lo strumento principe della lotta di classe.

t. Il giorno che verremo chiamati complottisti dovremmo gioire: vuol dire che costituiremo un pericolo concreto e che la nostra completa incompatibilità con il sistema sarà sotto gli occhi di tutti e non più riconciliabile.

Comments

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daniela
Thursday, 29 October 2020 20:43
eccellente
solo una cosa l'autore non ha considerato, che spesso sono "compagni" a tacciare di complottismo, non solo i poteri forti (si può dire o è complottista?)...
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Tiziano Malosti
Saturday, 15 August 2020 11:51
A mio parere l'articolo di Lolli è mistificatorio, ambiguo e fuorviante. Alimenta solo la confusione e non ce n'è certo bisogno.

L'esposizione per punti in stile report aziendale pretende di essere rigorosa, razionale, concreta. L'autore, mentre accumula tesi apparentemente supportate da una logica quasi aristotelica, pronuncia affermazioni apodittiche e trincia giudizi completamente sballati.Come al punto f del paragrafo 5:
«Complottismo è l’esonimo di quell’insieme di credenze che un tempo portavano l’endonimo di controinformazione». Nel paragrafo 6 «Complottismo e marxismo» Lolli intravede in Marx un complottista ante-litteram e nel marxismo un sistema di pensiero sostanzialmente complottista.
E che cos'erano gli attivisti che dalla fine degli anni '60 denunciavano il ruolo dello stato nelle stragi che insanguinavano il paese? Ovvio, complottisti inconsapevoli. Sono associazioni a mio giudizio del tutto improprie.

Il complottismo non è controinformazione. Il complottismo non è pensiero critico. Il complottismo non è conoscenza. Marx non appartiene alla tradizione del complotto, bensì a quella del conflitto, della quale è stato il massimo esponente.

Tanto per fare un esempio, il gruppo Bilderberg citato da Lolli può essere studiato criticamente come ha fatto Domenico Moro oppure seguendo un metodo complottista, come nei libri di Daniel Estulin.
Infine non è vero che le tesi complottiste non trovano spazio sui media mainstream, anzi, spesso sono citate per far credere ai cittadini che il pensiero critico sia quella roba lì.
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Pantaléone
Wednesday, 12 August 2020 10:53
[quote name="Pantaléone"]Certamente c'è una cospirazione, una grande cospirazione, basata sulla mistificazione, l'inversione, la menzogna, quella della controrivoluzione permanente attraverso il suo spettacolo, mistificante, non è vero?
Se non fosse che non tutte le trame fanno la storia, tranne il comunismo, scusatemi per questa parolaccia!
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Pantaléone
Wednesday, 12 August 2020 10:52
Certamente c'è una cospirazione, una grande cospirazione, basata sulla mistificazione, l'inversione, la menzogna, quella della controrivoluzione permanente attraverso il suo spettacolo, mistificante, non è vero?
Se non fosse che non tutte le trame fanno la storia, tranne il comunismo, scusatemi per questa parolaccia!
Certes il existe un complot, un complot énorme, basé sur la mystification, l'inversion, le mensonge, celui de la contre révolution permanente au travers de son spectacle, mystificateur pas vrai ?
Sauf que tous les complots ne font pas l'histoire, sauf le communisme, veuillez m'excuser pour ce gros mot !
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antonio
Tuesday, 11 August 2020 13:42
Geniale !
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