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fattoquotidiano

Guerra in Ucraina, le scelte Nato rappresentano un criminale salto di qualità

di Paolo Ferrero

Le scelte assunte nell’ultima settimana dai paesi occidentali disegnano uno scenario di aggravamento della guerra in Ucraina con rischi drammatici per il nostro futuro. Dieci giorni fa la Gran Bretagna ha annunciato che consegnerà all’Ucraina missili a lungo raggio denominati Storm Shadow e tre giorni fa, al G7, Biden ha annunciato che gli Usa addestreranno piloti ucraini sugli F16 che qualche altro paese appartenente alla Nato darà all’Ucraina. Per avere idea della scelta, i missili Himars che gli Usa avevano dato nei mesi scorsi all’Ucraina avevano una gittata inferiore ai 100 km, mentre i missili inglesi arrivano a 300 km e quindi possono essere lanciati senza problemi sul territorio russo. Per quanto riguarda la fornitura degli F16, è opportuno ricordare che la Nato si è sempre rifiutata di fornire cacciabombardieri all’Ucraina nella consapevolezza che questo sarebbe stato da un lato una chiara scelta di entrare in guerra a fianco dell’Ucraina, dall’altra di un immediato innalzamento del livello dello scontro.

Non ci vuole un genio per capire che queste scelte rappresentano un criminale salto di qualità sia nell’impegno Nato nella guerra in Ucraina, sia nella guerra stessa, nella sua possibilità di espandersi e di coinvolgere i paesi Nato a partire da quelli europei più vicini alla Russia.

Perché questa scelta se l’Ucraina, come ci raccontano tutti i giorni, sta vincendo la guerra?

Per rispondere a questa domanda occorre evidenziare un fatto grande come una casa che i vari governi stanno occultando alle opinioni pubbliche occidentali. Fino ad ora la guerra in Ucraina ha largamente le caratteristiche di una guerra di posizione, quasi una guerra “di trincea” combattuta con armamenti moderni. Al di là delle stupidaggini sulla volontà russa di invadere l’Europa, siamo cioè di fronte ad una guerra che avviene in una parte specifica del territorio ucraino, il Donbass, attorno ad un fronte che somiglia un po’ a quelli della prima guerra mondiale. Al di fuori di quella linea del fronte vi sono gli attacchi missilistici dei russi ai depositi di armi e alle infrastrutture, gli attacchi missilistici degli ucraini sul Donetsk e poco altro.

Questa sanguinosa guerra di posizione, l’esercito ucraino – armato dalla Nato e in larga parte diretto da veterani Nato che fanno i mercenari – la sta perdendo. Al di là delle bugie sparse quotidianamente, questa è la realtà e la perdita di Bakhmut/Artemivs’k come il “danneggiamento” della batteria dei Patriot non sono che due episodi di questa dinamica.

Di fronte a questa situazione sarebbe stato opportuno rilanciare al massimo livello le iniziative diplomatiche, finalizzate al cessate il fuoco e alla trattativa. La posizione angloamericana e ucraina, che esclude la possibilità della trattativa se non dopo il ritiro delle truppe russo, è li ad impedire qualsiasi trattativa. La scelta di tenere inchiodata la Russa in un “Afghanistan europeo”, per dirla con Hillary Clinton, impedisce che l’occidente imbocchi la strada della pace, per la semplice ragione che vuole che la guerra prosegua. Per questo, di fronte al progressivo peggioramento della situazione sul terreno e al massacro di centinaia di migliaia di ucraini che forniscono la carne da cannone per questa guerra fatta per procura, i paesi occidentali hanno scelto di alzare il livello dello scontro con missili e aerei.

Questa scelta però è destinata a cambiare il tipo di guerra che oggi si sta combattendo: da una guerra di posizione questa diverrà una guerra di movimento i cui confini andranno ben al di là delle aree del Donbass e della Crimea, che rappresentano oggi l’oggetto del contendere tra Russia e Ucraina. L’occidente ha quindi scelto di trasformare una guerra che si combatte su una scala locale in una guerra “regionale”, che coinvolge il complesso dell’Europa e – chi è in grado di gestire gli esiti dell’escalation? – potenzialmente rischia di allargarsi a tutto il mondo.

Si tratta di una scelta irresponsabile e criminale, completamente condivisa da Giorgia Meloni che, che per essere accettata nei salotti buoni del capitalismo internazionale, non solo sperpera i nostri soldi in forniture militari, non solo accetta di applicare sanzioni che penalizzano solo il popolo italiano, ma si spertica in proclami guerrafondai senza senso tra cui oramai fa bella mostra anche il già tristemente noto: Vincere! E vinceremo!

Scrivo queste righe perché il rischio peggiore dinnanzi alla guerra è l’assuefazione. L’idea che in fondo c’è la guerra ma che questa, procedendo in parallelo rispetto alle nostre vite, non ci disturba più di tanto. Le bugie del governo che minimizza i tagli della spesa sociale causati dall’accrescimento delle spese militari e le frasi di Meloni, secondo cui le armi che inviamo in Ucraina servono a salvare vite umane, fanno il resto. Non è così: l’Occidente sta attuando una escalation che sta trasformando la guerra in Ucraina in una guerra europea e mondiale. E’ necessario fermarli, con la trattativa che Zelensky non gradisce, prima che sia troppo tardi!

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