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sinistra

Mestruazione: liberazione

di Karlo Raveli

tener y serLa basilare ricchezza, risorsa, realizzazione e prosperità umana non sorge certamente da patrimoni o cosiddette fortune – materiali, tecniche, intellettuali, creative... - ma prima di tutto dalla fertilità femminile. È la riproduzione della specie. E la mestruazione ne è la sua armonica rivelazione sanguigna. Ciò che segnala ben materialmente tangibilità di vita e prosperità reale di una società. Come la nostra che però si sviluppa ora in modo sempre meno naturale infettando il divenire del proprio ecosistema vitale.

Commettiamo un errore (solo un lapsus?) gravissimo quando affermiamo, ormai sempre più di frequente, che “dobbiamo salvare il pianeta”. No, il pianeta Terra esisterà ancora per milioni o miliardi d’anni e l’attuale nefasto Capitalocene sarà superato da più periodi geologici. Con altre ere ed estinzioni dopo la nostra, ormai sempre più probabile e vicina! Ciò che dobbiamo (tentare di?) salvare non è il pianeta ma la specie umana, assieme ai milioni di altre varietà viventi sopravvissute a infezioni e disastri provocati proprio da quest’ultimo periodo di svolgimento dell’umanità. Che poi chiamano evoluzione, sviluppo o progresso, però sempre più contro natura. La nostra e di tutto l’ecosistema.

Ed ecco il fulcro vitale non solo per affrontare una possibile liberazione sociale generale, ma appunto ormai per la stessa sopravvivenza del homo cosiddetto sapiens: il recupero di una comprensione intelligente e naturale di questa nostra primordiale finalità e ricchezza: la riproduzione della specie. Cominciando dal significato della mestruazione come sua notifica, manifesto e decisivo passaggio operativo. Vincendone le patologiche alienazioni generate negli ultimi millenni da un percorso patriarcale che ha umiliato il ciclo femminile con pregiudizi e tabù. Come passo essenziale per istituire decorsi e finalità maschiliste sempre più sofisticate sulla cultura umana di riproduzione: dalla nascita e crescita dei figli e poi via via con sempre più multiformi ammaestramenti, organizzazioni, istituzioni e sistemi sociali.

Ma perché a partire sostanzialmente dalla mestruazione? E come?

Forse il perché oggi risolutivo richiama all’antitesi categorica che dovrebbe rappresentare il significato delle mestruazioni nell’uomo sapiens rispetto all’attuale etica, cultura e costumi di fatali impulsi individuali maschili e antisociali di ‘sviluppo’ del cosiddetto Capitalocene. Un assunto sempre più chiaramente determinato – come molti ‘giovani’ cominciano a intuire o capire in modo ineccepibile – da ben concreti e specifici basamenti disumani d’evoluzione del sistema: appropriazione di beni comuni, sfruttamento anti-natura sotto infinite forme cominciando dal lavoro altrui, esaltazione dell’individualistico sul collettivo, della famiglia patriarcale contro un naturale sviluppo matrilineare – e comunitario - della crescita della discendenza, prole, figliolanza... e appunto tutto ciò che l’accompagna o ne consegue: educazione, salute, cultura, politica, istituzioni....

Una contraddizione o antitesi risolutiva se teniamo conto che per qualsiasi specie vivente la Riproduzione – con il suo ciclico avviso o segnale mensile - è la sua prima, basilare e decisiva funzione vitale, assolutamente più sostanziale di qualsiasi altra. La generazione di nuovi esseri della specie. Dalla cui nascita ne derivano le altre funzioni come crescere e pensare, creare ed amare, muoversi, raccogliere, cibarsi e coltivare, scoprire e studiare, produrre e un infinito eccetera umano. Dove però scopriamo come nel corso di tutti questi percorsi – ciò che il patriarcato pretende dissimulare - è proprio con la mestruazione che si manifesta una continua notifica, richiamo e incarnazione – compagne trovatemi altre parole – di tale realtà e finalità assolutamente fondamentale della specie.

Un’oggettività che il patriarcato ha soppiantato in modo più o meno esplicito, e persino negato. Con tempi, messaggi e manipolazioni del ruolo inestinguibile di puro sangue sessuale di coloro che offrono il principale potenziale riproduttivo: le femmine. Ruolo primario e generale, quindi assolutamente sociale per cominciare, e non confinabile nel e dal patrimonio! Questo vocabolo, patri-monio, che già fin dal neolitico può sintetizzare più che ‘ricchezza’ il nucleo dei valori – patriarcali, capitalistici, di potere verticale, violento, e così via – delle civiltà maschiliste.

In ‘Proprietà, patriarcato e criminalità ecologica Cop24’ ho cercato d’approfondire alcune caratteristiche essenziali di questa realtà, trattando proprio dell’appropriazione privata del comune come chiave originaria della generale patologia umana che chiamiamo patriarcato. Per capire come, quando e perché sia sorta.

Ma tentiamo ora di mettere meglio a fuoco proprio quest’aspetto femminile sanguigno tanto concreto quanto sottratto e oltraggiato. Inteso naturalmente anche come ruolo di libero arbitrio, di scelta, accompagnamento o rifiuto personale della maternità!

Tanto per cominciare: cogliendo in primo approccio il mestruare come collegamento, connessione, rapporto profondo con la natura, la Terra e l’universo che chiamiamo ecosistema. O troppo timidamente ...ambiente. Ma anche in fin dei conti con l’universo inteso in quanto Cosmo, come spesso si desume parlando appunto di mestruazioni: prima di tutto rispetto ai periodi della Luna. Per esempio con i congeniti 28 giorni dei flussi vitali.

Quindi se conversiamo su una rivoluzione mestruale come si usa ormai più sovente, non possiamo sentirla solo come avvenimento biologico personale con qualche ammissione di determinate correlazioni sociali. Bensì proprio come soglia ben concreta - anche se appartata - del rapporto fisico più determinante con l’universo in quanto specie. Con un reale percorso comune in un sistema solare che marca alla radice tempi, ritmi e modulazioni umane vitali.

Insieme alla vicina Luna di cui scopriamo sempre più incidenze attive e potenti su tutto l’ecosistema del pianeta Terra; tanto per cominciare sui mari e il mondo vegetale.

Ma poi proprio un mestruare da apprezzare come soglia della nostra carnalità – veramente sanguigna, ripetiamo – fisicamente associata alla Madre Terra, particolarmente con la sua superficie, temperamento e natura. Con le realtà degli altri animali con cui condividiamo così tanti aspetti basilari, e più in generale con la vegetazione, presupposto proprio originario, assolutamente operativo e vitale di tutto l’ecosistema.

Ecco perché il patriarcato, il maschio potere finora più o meno raziocinante di ogni sistema (a) e quindi la dominazione proprietaria maschile sulla femmina riproduttrice, ha voluto degradare la mestruazione a impurità. La donna impura durante il ciclo mestruale. Estromessa fin dalle prime tappe storiche d’appropriazione maschile dei beni comuni e dall’erezione della famiglia patriarcale più o meno monogamica. Femmina mestruante persino esclusa da abituali mansioni (b) come insegnano del resto vari libri cosiddetti sacri. Quelle bibbie patriarcali che sanciscono un dominio divino e paterno anche se mimetizzato del pene su impuri uteri e vulve riproduttrici. Rifiutando la bella tonda fresca mela della conoscenza della natura che la femmina originaria ci porge ripetutamente…

E constatiamo allora le chiavi fondamentali del sistema e quindi allo stesso tempo di una possibile rivoluzione reale: la rottura delle naturali proprietà comunali o comunitarie, e la loro appropriazione in funzione di poteri alieni al Bel e Buon Vivere collettivo. Violenze e guerre come metodo, istituzione e potere d’appropriazione, clausura e accumulazione. Per accrescere lo sfruttamento personale – il lavoro altrui - come base delle attività produttive, e poi di tutte le altre alienazioni che questo Capitalocene dispiega sempre più come algoritmi essenziali. Però già presumibili fin dalle primitive e preparatorie aritmetiche neolitiche. Alla maniera di modi o modelli di sviluppo – si parla però di modi di ‘produzione’ - ‘razionali’, ‘efficaci’, ‘efficienti’ ma di negazione e rottura di vita naturale, collettiva, condivisa, empatica e matrilineare.

Sviluppo ora rafforzato da progressive intensità tecnologiche per tentare di consolidarlo all’inverosimile. In un incredibile crescendo di solitudini sempre più tristi e assurde a pochi metri da ogni cittadino metropolitano. Fino a vere e proprie robotizzazioni delle persone a cui già assistiamo e ne siamo vittime di massa (c). In contesti urbani, di architetture vitali e modi di comunicazione e trasporto d’accentuazione e persino celebrazione dei valori proprietari isolati, chiusi, individualistici e competitivi.

Del resto, sempre più sottomessi algoritmicamente alle delinquenze di dominio dell’obbrobrio finanziario trans-statale. E petrolchimico. O dei fabbricanti e mercanti di strumenti d’assassinio, distruzioni e inquinamenti mostruosi. Ma persino al livello di cure e salute della specie: intese come commercio eteronomico per inganni farmaceutici, soprattutto su mal cosiddette ‘classi medie’ assolutamente alienate dai modelli allopatici. E così via con tutte le conseguenti lesioni, fin da bambini, dell’equilibrio igenico individuale e sociale.

E non scordiamolo nemmeno qui: compresi logicamente in questo quadro le false e insidiose forme dei regimi politico-istituzionali cosiddetti ‘democratici’. Quando al contrario sostanzialmente partitocratici, gerontocratici e patologicamente votocratici; sempre più accompagnati dai piagnistei delle sinistre sistemiche. Usate finora come disturbi accettabili e convenienti ai regimi. Almeno nelle loro cittadelle metropolitane.

Sicché ecco accennate fin qui alcune delle chiavi del sistema odierno; che però dobbiamo assumere come necessari e possibili cardini da infrangere per il suo superamento. Cioè di una realizzabile rivoluzione reale (a) per evitare una sempre più probabile e vicina catastrofe.

E veniamo allora al dunque: come recuperiamo questa comprensione intelligente naturale – e critica - della riproduzione umana cominciando dalla mestruazione? Almeno, se fosse possibile, per la sopravvivenza del cosiddetto homo sapiens - ma piuttosto per una liberazione sociale generale –? Superando fino in fondo le chiavi di volta patriarcali dello sviluppo e dominio dell’Avere, del possedere individualista, sopra l’Essere – e vivere – umano più naturale?

O sarebbe possibile continuare almeno ad esistere come specie senza uno sbocco radicalmente trasformativo, cominciando dalle spaventose e crescenti solitudini, senza liberarci definitivamente da questi tumori e derivate criminalità auto-distruttive del Capitalocene?

Se, come appunto abbiamo visto in “Proprietà, patriarcato e criminalità ecologica Cop24” i principali fenomeni d’appropriazione privata individualista della maggior parte dei beni comuni – terre e spazio, e poi costruzioni e città, e appresso tutto il congegno del cosiddetto progresso (tecnologico) fino all’attuale controllo-Gafam & Co (c) quasi totale delle nostre più sottili intimità - stanno all’origine del dominio maschile sulla femmina e la sua sacra potenzialità mestruale, è proprio da lì che dobbiamo cominciare a snodare nuovi decisivi processi di LIBERAZIONE.

Primo passo indispensabile: riconnettendo in linea matrilineare tutti i movimenti sociali sorti o che sorgono in critica o chiara antitesi ai principali aspetti patologici di questa cosiddetta evoluzione della civiltà del Capitale.

Ma senza cadere in nuove illusioni e proposte di recupero sistemico di ‘verdi new deal’ come propone per esempio l’illusa deputata Alexandria O-C. nel decadente impero yankee! (d)

Ormai è troppo tardi. Queste suppliche riformiste di sinistri piagnistei non sono per nulla sufficienti! Come del resto quest’altro assai tipico che chiude un recente articolo del caro G. Viale “Europeismo e sovranismo alla prova del clima” (e). Dando ancora troppo illusi e fumosi spazi agli attuali regimi del potere patriarcale sistemico:

Molte amministrazioni locali e alcuni parlamenti hanno dichiarato l’emergenza climatica, senza però prendere per ora misure concrete che possano essere di esempio e di traino per il resto del mondo. E’ la strada giusta anche per noi. A ogni collettivo, associazione, movimento o lotta, spetta il compito di individuare – nel contesto di un’azienda, una scuola, un dipartimento, un quartiere, una città – i nessi che collegano le misure concrete in cui va articolata la lotta per il clima alla formulazione di politiche generali che non inseguano più “crescita” e consumo, ma una convivenza diversa, entro cui ripartire tra tutti oneri e benefici di una svolta radicale ma irrinunciabile.”

Non sono per nulla sufficienti queste formulazioni “politiche” per una liberazione reale e profonda dai processi autodistruttivi del Capitalocene. Per aprire riscatti radicali e sostanziali.

Non lasciamoci intasare od accecare come le sinistre sistemiche dalle CONSEGUENZE e defecazioni del mostro, per esempio attorno al paradigma-PIL, gli spread-ricatti (f), o le dispute geo-strategiche tipo 5G-HongMeng S.O., o sulle terre rare e l’energia nucleare, le mafie e criminalità armamentistiche, le invasioni cinesi in Africa, l’Ebola, i vaccini e il BigPharma, con petrolchimiche sempre più dissimulate al contrario degli onnipotenti Gafam; o Confucio di Xi Jinping versus eserciti imperiali USA (e filiali tipo Otan o Israele), Bilderbergers vari e apparati mass-media sistemici, e così via...

...che però non spiegano l’origine essenziale, costitutivo-sistemico nel Capitalocene, dei svariati processi di sfacelo dell’ecosistema e della degradazione della natura umana in generale.

Solo una rivoluzione antipatriarcale, quindi antipatrimoniale potrebbe dare con le chiavi di volta della salvezza di tutta la nostra specie e del suo ecosistema.

In conclusione:

Liberazione dal possedere, dal patologico dominio dell’Avere sull’Essere, sulla natura viva vegetale ed animale. A cominciare dalla maggior ricchezza, risorsa e prosperità dell’essere società umana: la sua riproduzione. Che dovrebbe poter scaturire e crescere in maniera matrilineare, condivisa cioè genuinamente e quindi sia collettivamente in comunità naturalmente equilibrate e movimenti sociali attivi, che come crescita personale. Nello spirito umano originario del Buon Vivere universale con i Beni Comuni della Madre Terra.


Note:
(a) Oggi, gran speranza homo sapiens, la magnifica liberazione sociale in Rojava prefigura ben altri possibili “sistemi”!
(b) Italia, fino al 1963: per legge statale le donne non possono avere accesso alla magistratura perché fisiologicamente tra un uomo e una donna ci sono differenze nella funzione intellettuale, e questo specie in determinati periodi della vita femminile.
(c) Robotizzazione e alienazione dall’essere collettivo.
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/11012-karlo-raveli-robotizzazione-e-alienazione-dall-essere-collettivo.html
(d) Attualmente la proposta strategica riformista più seria del sistema mi pare quella in quattro punti di Thomas Piketty che propone: più tasse sugli utili delle grandi imprese, sui redditi più alti (oltre 200mila€ anno), e naturalmente sui maggiori patrimoni delinquenti (oltre 1 milione anno). Oltre naturalmente sulle emissioni di CO2.
(e) Guido Viale “Europeismo e sovranismo alla prova del clima”.
https://www.pressenza.com/it/2019/05/sovranismo-ed-europeismo-alla-prova-del-clima/
(f) Scusate l’uso della lingua imperiale, ma non conosco la traduzione di questo strumento trans-statale di ricatto neoliberista.
K.R. giugno 2019

https://sinistrainrete.info/sinistra-radicale/14499-karlo-raveli-proprieta-patriarcato-e-criminalita-ecologica-cop24.html

Comments

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Karlo R.
Friday, 01 March 2024 10:22
Anche come riferimento alle riflessioni in:
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/14499-karlo-raveli-proprieta-patriarcato-e-
vi segnalo di nuovo un articolo più recente.

A proposito della matrilinearità.

Lo segnalo – per i rari casi di interesse per l’articolo... - anche come riflesso molto interessante dell’evoluzione della ‘scienza’ attuale sulla questione del “passaggio” dalla MATRILINEARITÀ al patriarcato.
Comprensibilmente Pascal Picq non tocca a fondo il tema, diciamo che si limita alla menzione di un “système matrilocal”, ma poco a poco, in questa transizione epocale che stiamo (ora tragicamente: montaggio-covid, Gaza, e un lungo eccetera) vivendo, si aprono le piste per uscire dalla peggior patologia della specie animale detta ‘sapiens’.
Ecco l’articolo:
https://www.letemps.ch/sciences/pascal-picq-premieres-societes-agricoles-neolithique-statut-femmes-sest-degrade
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Luisa Mombelli
Friday, 16 September 2022 10:47
Molto positivi questi tracciati proposti da R, anche o soprattutto dal punto di vista del quasi incredibilmente rivoluzionario processo gineologico, della gineologia curda, di o su cui possiamo leggere una magnifica riflessione in ‘Après dix ans de développement de la science des femmes: mes sentiments sur la Jineolojî’ di Zîlan Diyar, del Comitato Gineologia Europa, localizzabile per esempio in:

https://jineoloji.org/fr/apres-dix-ans-de-developpement-de-la-science-des-femmes-mes-sentiments-sur-la-jineoloji/
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Martina Rualdi
Sunday, 03 April 2022 16:45
Complimenti, magnifico, e non è che l'inizio.
Le lotte anti-patriarcali potranno dimostrarsi essenziali persino per superare l'attuale assalto della criminalità transumanista!
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K.R
Tuesday, 28 September 2021 17:24
Segnalo un'altra interessante approssimazione al tema,
di Mariangela Mianniti, 'Non più donne: "persona con vagina",
nel Manifesto del 28.9.2021 !
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K. Raveli
Wednesday, 22 September 2021 17:45
Interessante!
Ecco che in Euskal Herria – Paese basco – si è avviato un punto di incontro e laboratorio assai originale attorno al tema MESTRUAZIONE, di nome Loregorri (letteralmente Fiorerosso), che ha pubblicato nella rivista Argia un primo resoconto dei lavori in corso.
Di seguito un breve scorcio preso dalla rivista, in:
https://www.argia.eus/argia-astekaria/2745/maddalen-aristegi-sanchez-tabuak-hautsiz-askeago-bizi

offerto da Maddalen Aristegi:

Cos’è Loregorri?
A nostro avviso è un grande progetto che comprende diversi elementi. Innanzitutto abbiamo bisogno di tenere i piedi per terra. Il nostro obiettivo iniziale era creare contenuti intorno alla mestruazione, ma non modo generico. Prima di tutto da noi e in basco. Già esiste molta conoscenza, molte cose scritte e conosciute. Condividere assieme questa conoscenza, con le nostre esperienze, competenze e riflessioni è la strada che vogliamo percorrere. In questo senso portiamo avanti laboratori di riflessione e condivisione.
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Anita
Saturday, 10 August 2019 13:24
Raveli non sei solo:
leggi «Estrattivismo e repressione, la lotta indigena è globale» nel Manifesto di oggi (https://ilmanifesto.it/estrattivismo-e-repressione-la-lotta-indigena-e-globale/), impressionante!
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Luca V.
Saturday, 22 June 2019 15:41
Non capisco la critica.
L'autore cita alcune volte Proprietà, patriarcato e criminalità ecologica, Cop24 pubblicato proprio qui in Sinistrainrete, e lì ho trovato la spiegazione. Assai chiara.
La dialettica appropriazione pivata e patriarcato non si può negare, direi.
Più marxiano di così è difficile, come annuirebbe pure Silvia Federici, caro MG.
E complimenti a voi.
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Mario Galati
Thursday, 20 June 2019 21:20
Ma la proprietà privata dei mezzi di produzione è conseguenza delle mestruazioni o della loro assenza o ha una genesi storico-sociale diversa? È forse un'appendice naturale del genere maschile? Non mi sembrano molto in linea con la concezione marxista certi concetti. E il bello è che da certe tribune si osa etichettare come antimarxista Stalin. Il Marx di fantasia si può piegare a qualsiasi affermazione. Quello reale no.
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Karlo R.
Thursday, 20 June 2019 15:06
Parliamo allora di comunismo? Di Marx, di lotta di classe, di astronomica e criminale accumulazione capitalista, sfruttamenti contro-natura di ogni tipo, stermini per fame, guerre e saccheggi coloniali, robotizzazioni crescenti delle società, prevedibile catastrofe ecologica in arrivo per la nostra specie e cosi via?
Penso che chi abbia letto l´articolo con un minimo d´attenzione abbia almeno capito che tutti questi crescenti disastri e contraddizioni che dal neolitico ci hanno ‘accompagnato’ fino allo scoppio del Capitalocene hanno uno strettissimo rapporto con la questione della proprietà e del patriarcato. Ma soprattutto che proprio il connotato determinante del patriarcato è appunto l'appropriazione privata
dei beni comuni.
Ho già scritto finora mica male a proposito e direttamente di dimensione – o classe... – operaia, plusvalore, sovrastruttura, imperialismo-colonialismo e così via, e certamente continuerò cercando di approfondire. Oltre le ideologie logicamente.
Nuove o vecchie. Come la maggior parte delle marxiste. Ma soprattutto battendo quelle che nascono attualmente come reazione o in funzione anti-marxiana. Anti-operaia. Anti-comunista.
Certo, non intendendo “comunista” nel vecchio ammuffito e marcio senso del comunismo anti-comunista stalinista, sinistro-eurocomunista e robe del genere…. Ciao!
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Mario Galati
Wednesday, 19 June 2019 15:01
Il capitalismo sarà terrorizzato da tanta forza critica eversiva. Come nel caso dello sciopero femminile di un 8 marzo, nel quale si proponeva la pericolosa forma di protesta dell'alzata delle gonne con mostra del sesso.
Sicuramente è meglio fermarsi all'immediatezza naturale delle mestruazioni che "ricercare" categorie storico-sociali un tantino più complesse.
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Sandra
Monday, 17 June 2019 15:41
Non mi pare naturale ma eh sì purtroppo a tuttora piuttosto normale, in questa molto reificata cultura patriarcale che ci permea ancora moltissimo soprattutto nel linguaggio, oltretutto se di incidenza o pretese accademiste come in questi casi quando si tenta di ricorrere a termini ricercati come lorianismo per disattivare la portata disruptiva di messaggi così temerari, come questo dell’argentino – per quel che ne so (x) – Raveli. Mi pare in ogni caso che ciò non riesca a toglierne la severa carica anticapitalista, oltre che antipatriarcale, molto esplicita in tutto lo scritto. Ben oltre i formali – e accademici - progressismi degli ultimi italici decenni di così tanti libelli dedicati al Capitale e al Patriarcato presuntuosamente comunisti, marxiani, marxisti...
(x)
http://archivo.argentina.indymedia.org/news/2015/04/874760.php
https://argentina.indymedia.org/2019/05/10/fracasaria-nuestra-greta-como-el-che-y-la-tricontinental/
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Mario Galati
Saturday, 15 June 2019 20:53
Spaventato, non direi proprio. Ci sarebbe da essere sbalorditi, ma nemmeno questo, ormai. Il lorianismo c'è stato in passato e c'è ancora e tocca tutti i campi e le tendenze intellettuali.
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Sarri
Tuesday, 11 June 2019 12:44
Reazione comprensibile, Mario.
Tocca troppe faccende di fondo, e noi sinistri abbiamo ben altre cose di cui preoccuparci...
Comunque, immagino, non sarai il solo.
E persino ci sarà chi si possa spaventare, con questa ispezione alle radici del potere maschile, e del Capitalocene, come ben dice l'autore.
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Mario Galati
Sunday, 09 June 2019 17:02
La lieta novella.
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Mario Galati
Sunday, 09 June 2019 17:01
Ah, ecco. Le mestruazioni. Ora è tutto chiaro. Come abbiamo fatto a non capirlo prima? Diffondiamo la lista novella.
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