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cumpanis

Vladimir Il’ič Lenin

Cosa sono gli amici del popolo

di Alberto Lombardo

Immagine primo pezzo sezione Scuola quadri. LeninLenin ci ha lasciato tre fondamentali contributi nel campo della filosofia.

Il primo è Cosa sono gli amici del popolo e come lottano contro i socialdemocratici? scritto tra la primavera e l’estate del 1894. In quest’opera Lenin difende l’interpretazione materialistica contenuta nel Capitale contro un filosofo soggettivista. Quindi, un’opera che nasce da un intento fortemente polemico ma molto istruttiva per comprendere non solo lo “scheletro” del testo di Marx, ma soprattutto il metodo e la “carne” storica – come si esprime Lenin – che riveste questo scheletro. Questa precisazione fa comprendere alcuni passaggi che possono sembrare in contraddizione con il pensiero di Engels. In particolare il passo seguente, letto senza il giusto inquadramento storico e soprattutto senza tenere conto dell’avversario contro cui è rivolto, può suscitare un equivoco.

L’idea del determinismo, stabilendo la necessità delle azioni umane, rigettando la favola sciocca del libero arbitrio, non sopprime affatto la ragione, né la coscienza dell’uomo, né l’apprezzamento delle sue azioni. All’opposto, soltanto dal punto di vista del determinismo è possibile dare un apprezzamento rigoroso e giusto, invece di attribuire tutto ciò che si vuole al libero arbitrio. Nello stesso modo anche l’idea della necessità storica non compromette per nulla la funzione dell’individuo nella storia: tutta la storia si compone appunto delle azioni di individui che sono indubbiamente dei fattori attivi.

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circolointernazionalista

L’indipendenza di classe e i suoi avversari, oggi come ieri

di Rostrum

K. Marx-F. Engels – Indirizzo del Comitato centrale alla Lega del marzo 1850, scaricabile in formato PDF a questo link

akg1184161Nel mettere a disposizione dei nostri lettori la trascrizione completa dell’importante testo di Marx ed Engels Indirizzo del Comitato centrale alla Lega del marzo 1850, vorremmo sottoporre una modesta riflessione sui numerosi temi da esso affrontati; sforzandoci di mettere nel giusto rilievo gli insegnamenti più pertinenti alle battaglie che il movimento operaio internazionale si trova ad affrontare anche nella fase attuale e cercando di contestualizzare le preziose assunzioni che afferiscono all’epoca specifica nella quale il testo fu elaborato.

Uno dei temi principali della circolare del Comitato centrale della Lega dei comunisti, indirizzata da Londra ai membri della Lega che operavano in Germania, è la valutazione della natura sociale del processo rivoluzionario che si riteneva imminente sia nei paesi tedeschi che, più in generale, nel continente.

Su questo tema, l’Indirizzo del 1850 non si discosta molto dall’impostazione già espressa ad esempio da Engels nel 1845 nel suo Principi del comunismo, o dal Manifesto del 1847, ma, come vedremo, sulla base delle esperienze maturate in seguito ai movimenti rivoluzionari del 1848-49, approfondisce il quadro, definisce maggiormente i rapporti fra le classi in Germania e tratteggia con maggiore precisione le tappe della “rivoluzione in permanenza”.

Una fondamentale acquisizione nell’Indirizzo è il ripiegamento della grande borghesia liberale nel campo della reazione, il suo definitivo – alla scala storica – compromesso con le forze feudali nel timore delle sempre più assertive istanze del proletariato.

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sinistra

Lenin e “la questione economica fondamentale”

Dai Quaderni sull’imperialismo al Saggio popolare

di Eros Barone

Lenin reading newspaper«…le alleanze “interimperialistiche” o “ultraimperialiste” non sono altro che un “momento di respiro” tra una guerra e l’altra, qualsiasi forma assumano dette alleanze, sia quella di una coalizione imperialista contro un’altra coalizione imperialista, sia quella di una lega generale tra tutte le potenze imperialiste. Le alleanze di pace preparano le guerre e a loro volta nascono da queste…».

Lenin, L’imperialismo.

  1. Genesi della categoria leniniana di imperialismo

La categoria concettuale di imperialismo ebbe largo corso, nella letteratura politica di diverso colore, a partire dall’inizio del Novecento, ma essa veniva adoperata prevalentemente per indicare i caratteri dell’azione politica. Bisogna giungere all’opera del socialdemocratico Rudolf Hilferding, Il capitale finanziario, 1 perché venga individuata nella formazione del capitale finanziario, in quanto fusione del capitale bancario con il capitale industriale fondata sulla preminenza del primo, la causa strutturale del fenomeno politico dell’imperialismo. Sennonché, come osserverà Lenin nei suoi appunti sull’imperialismo (pubblicati sotto il titolo di Quaderni sull’imperialismo), 2 Hilferding ignora o quasi la spartizione del mercato mondiale che viene operata dai trust internazionali, ignora il rapporto tra il capitale finanziario e il formarsi di un ceto parassitario che vive di reddito azionario, ignora i nessi tra lo svilupparsi dell’imperialismo e il sorgere dell’opportunismo nel movimento operaio. 3 Insomma, non gli sono chiare tutte le conseguenze politiche dei processi strutturali che egli è nondimeno il primo ad indagare in modo organico.

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moneta e credito

Bellofiore R. (2020), Smith, Ricardo, Marx, Sraffa. Il lavoro nella riflessione economico-politica, Note bibliografiche

di Giorgio Rodano*

Bellofiore R. (2020), Smith, Ricardo, Marx, Sraffa. Il lavoro nella riflessione economico-politica, Torino: Rosenberg & Sellier, pp. vii+388, € 24, ISBN: 9788878858442

mistero concettuale 103497Il titolo del libro è un evidente (ed esplicito) omaggio a uno dei maestri di Bellofiore, Claudio Napoleoni, che negli anni Settanta del secolo scorso aveva scritto un libro quasi con lo stesso titolo, Smith Ricardo Marx. L’oggetto di questo lavoro – a parte il dialogo a distanza col vecchio maestro (che, tra parentesi, è stato anche uno dei miei maestri) – è dunque, in modo immediatamente evidente, il pensiero economico classico, cui viene assimilato, per i motivi che vedremo, anche Piero Sraffa. Ma vedremo che Bellofiore si cimenta anche con le idee e le tematiche di altri importanti protagonisti della storia del pensiero economico, in particolare John Stuart Mill e John Maynard Keynes.

All’origine del volume ci sono vari saggi scritti da Bellofiore tra il 1983 e il 2017 (uno in collaborazione). Per l’occasione essi sono stati rivisti e fusi per eliminare le ripetizioni (non tutte) fino a comporre un filo unitario; anzi – come cercheremo di mostrare (e come del resto suggerisce qua e là lo stesso Bellofiore) – un paio di fili che si rincorrono e si intrecciano per tutte le pagine del libro. Questo si articola in una premessa (in cui vengono sommariamente illustrati i contenuti dei vari capitoli e introdotti i temi principali che li legano), otto capitoli e due appendici. Sono capitoli di grosse dimensioni, ricchi di spunti e di annotazioni, in cui Bellofiore dà conto non solo del pensiero degli autori presi in esame, ma di tutto il dibattito che i vari temi considerati hanno suscitato tra gli studiosi. Il che rende il libro utile per orientarsi su questioni spesso assai intricate, ma lo rende al tempo stesso di lettura a volte piuttosto ardua e faticosa anche per chi, come me, su molte di quelle questioni ha avuto modo, in passato, di misurarsi.

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circolointernazionalista 

La rivolta evoluzionista contro l’economia classica

di Henryk Grossmann

Riproponiamo e mettiamo a disposizione del lettore, per il suo interesse, un importante testo dello studioso marxista Henryk Grossmann, pubblicato per la prima volta in inglese sul Journal of Political Economy 51, n. 5 e 6, The University of Chicago Press, 1943. Tradotto in italiano da Nestore Pirillo e pubblicato nel volume di H. Grossmann, Saggi sulla teoria delle crisi, De Donato, Bari, 1975. Trascrizione in PDF di Rostrum e Riddx, dicembre 2020

external c985f64se1. In Francia: Condorcet, Saint-Simon, Simonde de Sismondi

Qualsiasi analisi teorica di un sistema economico contemporaneo deve condurre alla formulazione di un modello con il quale sia possibile valutare il livello di sviluppo esistente. Per avere validità tale modello deve essere elaborato a partire dallo stesso processo di sviluppo e non solo dal livello raggiunto al momento dell'analisi. Sarà quindi utile al teorico contemporaneo guardarsi indietro e vedere in che modo il pensiero dinamico o evolutivo sia effettivamente entrato nel campo della teoria economica. Il problema non è stato presentato in modo adeguato o sufficientemente accurato nella nostra letteratura economica. Così, Richard T. Ely scrive: "Si deve probabilmente a Herbert Spencer più che a chiunque altro se siamo giunti a riconoscere l'applicabilità dell'evoluzione ai vari settori della vita sociale dell'uomo"1. Ma il saggio di Spencer a cui Ely si riferisce non apparve fino al 18572, decenni dopo che altri avevano già utilizzato le nozioni evoluzioniste nelle scienze sociali. John Bagnell Bury, per citare un esempio più recente, ha scritto un intero libro sull'idea di progresso3 senza nemmeno menzionare Sismondi o Richard Jones – i due uomini che per primi elaborarono l'idea della successione storica di stadi economici sempre più avanzati. Nella letteratura economica tedesca il problema o non viene affatto discusso, come nel noto studio di [Karl] Bücher sulla genesi dell'economia politica4, che non menziona feudalesimo o capitalismo neanche una volta, oppure la responsabilità esclusiva di ciò che essi chiamano la "sociologizzazione" dell'economia viene falsamente attribuita a Hegel e alla sua scuola5.

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sinistra

Teoria del valore-lavoro, totalità dello sviluppo ed egemonia della classe operaia

di Eros Barone

metalmeccanici 1969 scioperoL’oggettività del valore delle merci si distingue da Mrs. Quickly perché non si sa dove trovarla. In diretta contrapposizione all’oggettività rozzamente sensibile dei corpi delle merci, nemmeno un atomo di materiale naturale passa nell’oggettività del valore delle merci stesse. Quindi potremo voltare e rivoltare una singola merce quanto vorremo, ma come cosa di valore rimarrà inafferrabile. Tuttavia, ricordiamoci che le merci posseggono oggettività di valore soltanto in quanto esse sono espressioni di una identica unità sociale, di lavoro umano, e che dunque la loro oggettività di valore è puramente sociale, e allora sarà ovvio che quest’ultima può presentarsi soltanto nel rapporto sociale tra merce e merce.

Karl Marx 1

1. L’unica merce che produce valore

L’analisi che Marx conduce nel I libro del Capitale mostra una rete di scambi in cui si incrociano quantità di lavoro differenti, in una parola scambi ineguali. Si tratta allora di comprendere quale posto hanno questi processi nell’analisi complessiva di Marx, al fine di comprendere, fra le altre cose, l’importanza politica che tali problemi assumevano agli occhi dello stesso Marx. E qui si colloca una pietra angolare dell’analisi della società capitalistica, poiché all’interno di quella rete di scambi esiste uno scambio che assolve un ruolo assiale, definendo la società capitalistica e determinandone la differenza rispetto alla società mercantile: lo scambio tra salario e forza-lavoro.

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machina

Marx: un’introduzione alla critica dell’economia politica

di Adelino Zanini

0e99dc a3fe6011725d4655a2d0c282cdc3ae6fmv2Riprendendola da Genealogie del futuro (ombre corte, 2013) pubblichiamo un’altra fondamentale lezione per comprendere le basi marxiane della critica dell’economia politica. In questo testo Adelino Zanini, utilizzando in particolare il Libro primo de Il capitale, ripercorre i concetti, il metodo e gli obiettivi principali dell’analisi di Marx, a partire dalla critica degli economisti classici (Smith, Ricardo, Malthus). Per mostrare come il progetto del Moro di Treviri non fosse quello di scrivere un peraltro impossibile «libro corretto» di economia politica, ma di forgiare uno strumento teorico di parte, utile a interpretare-per-sovvertire la realtà sociale.

* * * *

1. Non ho di certo la presunzione di affrontare i molti aspetti inerenti alla critica dell’economia politica in Marx – questione assai articolata, da un punto di vista tematico e storiografico, poiché numerosi sono i problemi connessi ai testi, differenti per maturazione, difficoltà e sistematicità, e (superfluo il ricordarlo) innumerevoli le interpretazioni, alcune davvero «epocali». Vorrei semplicemente ragionare su Marx e la critica dell’economia politica, sviluppando un’argomentazione del tutto basilare, forse utile per coloro che, per ragioni, diciamo così, generazionali, meno abbiano frequentato quei testi che, per le generazioni precedenti, erano stati «formativi».

A tal proposito sarà necessario partire dalla definizione stessa, se è lecito utilizzare questo termine. Critica dell’economia politica è locuzione che ha in effetti un valore fondativo: non solo il titolo dato da Marx al testo del 1859 (Zur Kritik der Politischen Ökonomie) e il sottotitolo de Il capitale.

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bollettinoculturale

L'originalità della teoria del crollo di Henryk Grossman

di Bollettino Culturale

33784007. SY475 La “ripresa del marxismo” operata da Henryk Grossman è stata allo stesso tempo il recupero dell'idea che il capitalismo avrebbe trovato la sua fine attraverso le sue leggi economiche immanenti e che l'azione rivoluzionaria della classe operaia dovesse basarsi sulla comprensione di queste leggi. Fu quindi allo stesso tempo un recupero del materialismo storico e dell'importanza dell'economia politica. Grossman parte dal problema lasciato da Rosa Luxemburg: fino a che punto era realmente possibile l'accumulazione prevista negli schemi produttivi? Rifiuta la soluzione della Luxemburg ma accetta le implicazioni del problema: affermare la possibilità che il capitalismo si espanda proporzionalmente, secondo schemi di riproduzione, significa accettare la possibilità dell'eterna espansione del capitalismo e privare il socialismo del suo fondamento “oggettivo”.

Imperterriti da questa accusa, i critici hanno ripetutamente presentato contro la Luxemburg la coerenza degli schemi di riproduzione e hanno affermato che il supposto "problema" dell'accumulazione non esisteva. Critica il cui massimo sviluppo è stato il modello di accumulazione di Otto Bauer. Se questa fosse la fine della questione, il trionfo teorico degli schemi di Tugan-Baranowsky, Hilferding, Pannekoek e Bauer sul sottoconsumismo rappresenterebbero il fallimento della teoria del crollo. Ma in “The Law of Accumulation and Breakdown of the Capitalist System”, Grossman usa proprio il modello di Bauer per illustrare la sua teoria e confutare la conclusione che abbandonare il sottoconsumismo significherebbe accettare la possibilità di un'espansione illimitata del capitalismo.

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sinistra

La critica di Engels al “socialismo giuridico” e il modo corretto di formulare le rivendicazioni del proletariato

di Eros Barone

51NGYBd9MELUna risposta puntuale alle posizioni del socialismo giuridico è quella data da Engels e da Kautsky in uno scritto che apparve nel 1887 sulla Neue Zeit, rivista teorica della socialdemocrazia tedesca. In questo scritto, che offre indicazioni di grande interesse per una corretta impostazione della pratica socio-politica dei comunisti, gli autori svolgono una critica delle tesi revisioniste di Anton Menger, conducendo una importante battaglia contro le posizioni antimarxiste della frazione di destra della socialdemocrazia e del suo gruppo parlamentare. Se Menger si proponeva, come è noto, di ‘rifondare’ (anche questa è una vecchia storia!) le concezioni del socialismo da un punto di vista giuridico, l’Anti-Menger di Engels e Kautsky (quest’ultimo si muoveva allora sul terreno del marxismo rivoluzionario) colpisce al cuore l’ideologia giuridica, offrendo un esempio paradigmatico del modo in cui si deve condurre la lotta teorica e politica contro l’opportunismo socialdemocratico. 1

La tesi scientifica (e sottolineo ‘scientifica’, giacché è in questione la teoria-chiave del materialismo storico, quella del rapporto struttura-sovrastrutture), che costituisce il fondamento teorico dell’Anti-Menger engelsiano e che dodici anni prima era stata posta da Marx al centro della sua Critica del programma di Gotha, è che l’ideologia giuridica e il marxismo sono come l’acqua e l’olio: tra di essi non è possibile alcuna combinazione.

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poliscritture

Il giardino dell’Eden

di Paolo Di Marco

th 51. Il plusvalore

Possiamo leggere la storia degli ultimi secoli come una progressiva espropriazione del proprio tempo, trasformato in tempo di lavoro collettivo controllato dal capitale.

Marx è l’ultimo economista che si occupa dell’origine del profitto (tema centrale dell’economia classica sino a Ricardo), e la sua analisi parte dalla giornata di lavoro, il cui tempo viene diviso in due parti: una in cui il lavoratore lavora per sé, l’altra per il padrone. Questa seconda dà origine al profitto.

* * * *

Il capitalista investe del denaro D per ottenere dell’altro denaro D’, che includa un guadagno D -> D’, D’D=R (profitto), (R/D == saggio profitto)

come nasce R: nel processo produttivo abbiamo: cc: capitale costante (macchinari, stabilimenti), cv: capitale variabile (gli operai); sv: il surplus prodotto solo da cv (quello prodotto nel tempo ‘del padrone’); quindi: il capitalista trasforma il denaro D in mezzi di produzione, cc e cv e ne ottiene un prodotto p (che contiene il pluslavoro sv) che trasforma sul mercato in nuovo denaro D’: cc+cv+sv= p (prodotto) R=sv e, chiamando r il saggio:

r= sv/(cc+cv)

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bollettinoculturale

Dalla sussunzione formale a quella reale in Empire

di Bollettino Culturale

9086gyrLa sussunzione è il modo marxiano di parlare, in generale, del rapporto tra lavoro e capitale – il primo è sussunto sotto il secondo. Ma Marx individua due tipi di sussunzione: sussunzione formale e sussunzione reale. La seconda sarebbe la sussunzione propria del capitalismo pienamente sviluppato, mentre la prima sarebbe quella di un capitalismo ancora in costruzione. Il modo principale di estrarre plusvalore nel primo è assoluto, mentre nel secondo è relativo. Possiamo intendere il “passaggio” da una forma di sussunzione all'altra sulla base di due elementi formalmente distinti, in quanto avvengono nello stesso processo:

1. l'espansione del capitale su tutto il pianeta (aspetto estensivo) e

2. l'estensione dello sfruttamento capitalistico a tutto il corpo sociale e a tutta la vita (aspetto intensivo).

Nella sussunzione formale abbiamo un capitalismo storicamente centrato in Europa e Nord America che si espande attraverso il colonialismo e un continuo processo di accumulazione primitiva. In questo caso il capitalismo in crescita è in costante rapporto con il suo “fuori”, con mondi ancora non capitalisti. Questo stesso capitalismo si riproduce come capitale attraverso la sussunzione formale dell'operaio al suo regime di orario di lavoro e la produzione di plusvalore attraverso il salario: se l'operaio lavora X ore riceverà solo X sottratto a Y, essendo Y la parte che rimane al capitalista, il plusvalore. La sussunzione reale, invece, in termini geopolitici coincide con il momento in cui il capitale non è più legato a un “fuori” coloniale o a un “fuori” da sussumere: l'intero globo, tutte le forme di produzione esistenti e tutte le diverse culture e i territori sono posti in un rapporto capitalista.

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blackblog

Alle origini della distinzione tra Marx esoterico e Marx essoterico

di Palim Psao

postmarx doppioContrariamente a quanto credono alcuni marxisti, non è stata la corrente della Critica del Valore ad aver stabilito per la prima volta la distinzione tra un Marx essoterico e un Marx esoterico.

Nel contesto dei marxismi tedeschi, questa distinzione è stata utilizzata dalle differenti correnti e dai vari autori del campo marxista; e questo ben al di là di quelli che erano i vari circoli/riviste legati alla corrente della Wertkritik (la quale, in realtà, non ha fatto altro che inscriversi in un dibattito preesistente; cosa che invece non viene affatto recepito dalla grande maggioranza dei marxisti francofoni, in gran parte all'oscuro dei dibattiti teorici marxisti nella Germania degli anni '70).

Per la prima volta, questa distinzione tra i "due Marx" venne fatta, nel 1957, da quello che è stato il primo serio marxologo dopo la seconda guerra mondiale: Roman Rosdolsky, in "Der esoterische und der exoterische Marx. Zur kritischen Würdigung der Marxschen Lohntheorie I–III", in: Arbeit und Wirtschaft, Jg. 11 (novembre 1957) , Nr. 11ff (una rivista sindacalista austriaca, della quale, da parte francese, solo Ernest Mandel sembra esserne a conoscenza, e che segnala questo articolo nel suo "La Formation de la pensée économique de Karl Marx"). Mandel ne riporta solo una parte:

«Più di cento anni fa, Marx incominciò a scrivere le sue lezioni di economia. Si tratta di un periodo considerevole di tempo, soprattutto se si considerano le enormi trasformazioni che il mondo ha subito da allora.

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maggiofil

Tre Saggi per un pianeta (intervista a Saggio Massimo)

Cronache marXZiane n. 4

di Giorgio Gattei

index098tdoIl pianeta Marx è un corpo astrale paradossale perché ad ogni rotazione aumenta nella massa di Valore per la logica della Accumulazione del Profitto (quale Pluslavoro realizzato) che completa le due logiche dello Sfruttamento e della Trasformazione che abbiamo considerato nelle Cronache precedenti. Ciò pone però un interrogativo in merito al suo destino nello spazio: che cosa gli potrà mai accadere a forza di crescere di dimensione? Per saperlo si devono interpellare i tre Saggi che lo abitano (c’è chi, equivocando, li ha declinati al femminile equiparandoli alle Norne, che sono tre divinità nordiche che parlottano fra loro mentre intrecciano la fune del destino attorno all’albero del mondo). Questi tre Saggi non sono poi altro che tre rapporti economici che misurano lo stato di salute e di tendenza del pianeta: essi sono Saggio di Pluslavoro, Saggio di Profitto e Saggio Massimo, che è il più lontano da tutti ma è anche il più importante, con i primi due che sono stati visti al telescopio nel 1867 dal primo “mappatore” del pianeta Karl Marx, mentre il terzo è stato visitato nel 1960 dal grande esploratore Piero Sraffa che ne ha dato conto nella relazione scientifica Viaggio di merci a mezzo di merci.

Stando per lungo tempo sul pianeta Marx, anch’io ho voluto andare a conoscere Saggio Massimo (e sarei stato il secondo dopo Sraffa!) che abita in una località periferica distantissima e con mia grande sorpresa ho visto che esso era il perfetto gemello di quel “Rosseggiante” che Jack London aveva scovato nel 1916, ultimo anno di sua vita, «nell’oscuro cuore di Guadalcanal» al fondo di una giungla fetida e malvagia e che gli indigeni del luogo veneravano col nome di Nato-dalle-stelle perché era precipitato in tempi lontani dalla volta del cielo.

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blackblog

Prefazione alla nuova edizione aprile 2021 di "L'Effondrement de la modernisation" di Robert Kurz

di Anselm Jappe e Johannes Vogele

der kollpasQuesto libro venne pubblicato per la prima volta nel mese di settembre del 1991, in Germania. Ebbe immediatamente una certa eco. Da quasi due anni era caduto il muro di Berlino, da quasi un anno la Germania era stata "riunita", ma l'Unione Sovietica - ancora in preda a delle convulsioni - non si era ancora dissolta formalmente. Scrivere "Collasso", ha coinciso con quel periodo così ricco di cambiamenti. Hans Magnus Henzesberger, un importante intellettuale tedesco dotato di un grande intuito, lo pubblicava presso l'editore Eichborn nella sua prestigiosa collana "Die andere Bibliothek". A far rapidamente raggiungere alla diffusione di questo libro il traguardo delle ventimila copie, fu probabilmente il rapido disincanto tedesco nei confronti delle speranze di nuovi miracoli economici; cosa che portò l'influente giornale "Frankfurter Rundschau" a definire quel libro come «la più discussa tra tutte le recenti pubblicazioni». Venne ben presto tradotto in Brasile, dove scatenò una vera e propria passione per la Critica del Valore.

Oggi, trent'anni dopo, può essere letto sotto diversi punti di vista. Vi si trova l'analisi dello stato del mondo in un momento cruciale, un'analisi che continua ancora a stupire per la sua perspicacia e audacia. Il suo soggetto principale è i crollo del «socialismo reale» nei paesi dell'Est; un avvenimento che , per gran parte dei lettori odierni, si situa prima della loro nascita o nella loro prima infanzia: una storia ormai lontana.

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coku

Il salto dai valori ai prezzi. Leo Essen, Servire Dio e Mammona

di Eugenio Donnici

piccola copertina essen 480x702Nella mia immersione, come lettore, nell’originale raccolta di testi ideata da Leo Essen, ho trovato molti spunti di riflessione che hanno stimolato l’arte del conoscere e messo a tacere, in un certo senso, le forti pressioni, a cui siamo esposti, per le forme di apprendimento per competenza, connesse, per lo più, con la matrice anglofona. Per l’altro verso, invece, ho colto l’opportunità di riprendere e articolare una breve rivisitazione di concetti chiave come valore, prezzo e plusvalore

Sebbene il linguaggio dell’autore sia ricco e acuto, denso e puntuale, rigoroso e complesso, per via dei tanti pensatori universali e ostici a cui fa riferimento (Hegel, Kant, Leibniz, Marx, Nietzsche, ecc.), senza dimenticare gli economisti della scuola austriaca di fine Ottocento, i modelli matematici di Sraffa applicati all’economia, le profonde e precise elucubrazioni di Keynes sulla moneta, e così via, si può affermare con scioltezza che lo scorrere del testo non subisce appesantimenti, ma richiede di approfondire la propria conoscenza, dedicandoci il tempo necessario e la giusta attenzione.

Il suo ritmo è incalzante e si muove con disinvoltura nel confrontare l’empirismo con l’idealismo; il pensiero filosofico è contaminato da quello economico e viceversa, non s’intravvedono cesure nette e lineari nelle varie forme di sapere che si dispiegano nel tempo e nello spazio: al momento opportuno, con un guizzo magistrale, trova la sintesi e i collegamenti tra valori e prezzi, ne evidenzia le implicazioni, stroncando le sterili polemiche.

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marxdialectical

Introduzione a Lenin, Quaderni filosofici, Milano, Pgreco, 2021

di Roberto Fineschi

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I testi apparsi con il titolo Quaderni filosofici non sono una “opera” di Lenin concepita a tavolino, si tratta bensì di una raccolta di annotazioni di lettura e di estratti da opere filosofiche di vari autori non per la pubblicazione ma a fini di studio; essi furono compilati in periodi diversi della sua vita e riuniti editorialmente dopo la sua morte sotto questo titolo. L’arco di tempo coperto va dalle prime note sulla Sacra famiglia di Marx ed Engels del 1895 fino alle annotazioni su uno scritto di Plenge del 1916. La parte più ampia, l’unica che Lenin stesso abbia effettivamente intitolato Quaderni filosofici, risale agli anni 1914-15, periodo in cui, a Berna, egli lesse e annotò importanti opere riempiendo ben otto quaderni ordinatamente numerati e titolati. Di particolare rilievo è la lettura, celebre, della Scienza della logica di Hegel che da sola occupa tre degli otto quaderni.

In italiano sono apparse due edizioni intitolate Quaderni filosofici: la prima, a cura di Lucio Colletti, per Feltrinelli nel 19581; essa è basata sull’edizione russa del 19472. La seconda, a cura di Ignazio Ambrogio, è apparsa per Editori Riuniti/Progress in tre diverse pubblicazioni: come vol. 38 delle Opere (1969)3, come volume a sé (1971)4 e, infine, come seconda parte del III volume delle Opere scelte in sei volumi (1973)5. È basata sull’ultima edizione russa6 che aggiunge importanti testi rispetto a quella del 1947 ed è quindi più completa di quella di Colletti; per questa ragione si è deciso di utilizzarla per una ristampa anastatica. Se l’edizione di Ambrogio è da preferire, sono tuttavia necessarie delle precisazioni.

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coku

La tara fatalistica di Marx e Lenin - secondo Braudel

di Leo Essen

taraNelle ultime pagine del secondo volume di Civiltà materiale. Economia e capitalismo (secoli XV-XVII). I giochi dello scambio, Braudel si chiede perché in Europa e non in Cina, perché a Firenze e non a Costantinopoli; si chiede perché il capitalismo sia attacchino in Italia e non in Nord Africa, e quali siano stati gli ingredienti che hanno reso possibile questa affermazione.

L’ingrediente fondamentale è stato lo Spirito protestante, come sostiene Weber, oppure la speciale razionalità Europea come dice Sombart?

Il modo di ragionare di Weber, dice Braudel, un modo ricco di sfumature, un modo sottile e confuso di ragionare, è un modo al quale devo confessare di essere allergico non meno di quanto lo fosse Lucien Febvre.

La dimostrazione di Weber, dice Braudel, è piuttosto sconcertante, e si perde in una meditazione molto complessa. Egli, dice, si pone alla ricerca di una minoranza protestante che sarebbe portatrice di una mentalità, tipo ideale dello «spirito capitalista». Tutto ciò, dice, implica tutta una serie di presupposti. Complicazione supplementare: la dimostrazione viene compiuta all’indietro nel tempo, procedendo dal presente verso il passato.

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bollettinoculturale

Sulla ‘legge’ del valore-lavoro in Marx. Una nuova soluzione formale.

di Andrea Pannone

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Introduzione

Il recente bicentenario della nascita di Karl Marx (1818-2018) e l’evoluzione della crisi dell’economia mondiale, palesatasi a partire dal 2008 e successivamente aggravata dall’emergenza pandemica tutt’ora in corso, hanno riacceso l’interesse per il contributo economico e politico del filosofo di Treviri e per il contenuto della sua opera più rappresentativa -i tre libri de Il Capitale – rivitalizzando apparentemente il dibattito sulla possibile attualizzazione di (almeno) parte di quell’analisi (si veda ad esempio Bellofiore 2019, Bellofiore e Fabiani 2019, Gattei 2020, Bellofiore 2020, Brancaccio 2020). Nonostante il lodevole intento di questi contributi, resta quasi del tutto assente il tentativo di ripensare formalmente la ‘legge’ del valore-lavoro e il suo rapporto con la circolazione delle merci, in un modo che sia altresì coerente con alcune specificità di funzionamento di un’economia capitalistica moderna. Questa assenza costituisce, a mio parere, un limite fondamentale della più recente discussione sul Capitale proprio in virtù del fatto che, a partire dal presunto errore marxiano nell’esposizione formale della formazione di un saggio generale del profitto, la ‘legge’ del valore- lavoro è stata progressivamente data per defunta.

Il presente lavoro si cimenta esplicitamente su questo punto cercando di fornire una soluzione formale non convenzionale. Nel primo paragrafo viene richiamato brevemente il problema della matematizzazione della legge del valore, partendo da Bortkiewitz fino alla soluzione fornita da Sraffa in Produzione di Merci a mezzo merci.

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sinistra

La controversia sull’imperialismo e l’accumulazione del capitale tra Rosa, Nikolaj e Ilič

di Eros Barone

arghiriSi tratta di vedere non soltanto i contrasti, ma anche l’unità. Nelle crisi questa unità si afferma con forza elementare, mentre secondo Rosa Luxemburg quest’unità è assolutamente impossibile. In altri termini: nel capitalismo Rosa Luxemburg cerca delle contraddizioni superficiali, logico-formali, che non siano dinamiche, che non si sopprimano, che non siano elementi di un’unità contraddittoria, ma neghino invece recisamente questa unità. In realtà abbiamo a che fare con contraddizioni dialettiche che sono contraddizioni di una totalità, che si sopprimono periodicamente e si riproducono costantemente, per fare poi esplodere l’intero sistema capitalistico in quanto tale solo a un determinato livello dello sviluppo, ossia per annientare insieme a sé anche il tipo precedente di unità,

Nikolaj I. Bucharin

  1. L’origine e il significato dell’Accumulazione del capitale di Rosa Luxemburg

L’interesse di Rosa Luxemburg verso i problemi dell’accumulazione capitalistica nacque dalle difficoltà concettuali che ella riscontrò nell’esporre gli schemi marxisti della riproduzione allargata, allorché era impegnata nella stesura di un manuale popolare di economia politica nel periodo a cavallo tra il primo e il secondo decennio del ’900.

Come è noto, nella Terza Sezione del II volume del Capitale Marx delinea in primo luogo il processo della riproduzione semplice, in cui non esiste accumulazione, secondo il seguente schema, laddove I è il settore che produce i mezzi di produzione e II quello che produce i mezzi di consumo:

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collettivolegauche

Tra soggetto e oggetto, la verità: Lukács e Marx

di Collettivo Le Gauche

soggetto e oggettoSoggetto

Martin Heidegger è uno dei filosofi più importanti del secolo scorso che influenza fortemente la lettura del presente da parte di molti. Il confronto critico con lui ha particolare importanza perché egli ha correttamente individuato uno degli elementi più importanti che distinguono l’uomo dall’animale: la sua progettualità.

Certo, nemmeno la materia “inerme” sta mai ferma (pensiamo al moto dei pianeti, del ciclo dell’acqua, dei rivolgimenti geologici), però l’uomo, in quanto essere biologico, ha un livello di complessità superiore a quello della materia che si trasforma per puro gioco delle leggi della fisica e della chimica, avendo delle leggi proprie peculiari al suo essere biologico e riproducendosi come individuo, come società e come specie ponendo i propri presupposti, a differenza dei moti naturali che non necessariamente pongono i loro presupposti, e infatti si possono consumare ed annullare spontaneamente.

Le forme di vita meno coscienti si adattano tramite mutazioni genetiche casuali che creano varietà di caratteristiche entro tale specie, di cui sopravvivono soltanto gli esemplari più adatti alle condizioni in cui sono posti. Questo adattamento avviene “sulle spalle del singolo esemplare” tramite la sua vita e morte e le mutazioni genetiche ecc., quindi possiamo parlare di adattamento passivo.

Al crescere della complessità biologica, però, gli organismi si emancipano sempre più dalla loro assoluta passività e impossibilità di adattamento individuale, pur con ovvi salti: una pianta che spontaneamente tende le foglioline verso la luce del sole è incomparabilmente più passiva rispetto ad un animale che si può muovere e che può quindi cambiare il suo ambiente circostante.

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machina

Introduzione agli «Scritti inediti di economia politica» di Marx

di Mario Tronti

0e99dc c68f500b2c6d430fa7f577ae57384dc0mv2«Quando il giovane Kautsky domandò a Marx se egli non pensava di pubblicare una edizione completa delle sue opere, Marx rispose: “Queste opere devono prima di tutto essere scritte”. Se si pensa che fu data nel 1881, questa risposta acquista un senso più profondo di quanto non appaia a prima vista. È chiaro che la ricerca marxista non può esaurirsi oggi in una Marx-philologie: perché sarebbe questa veramente la morte del marxismo. È altrettanto chiaro però che da qui bisogna partire, se si vuole riprendere un discorso che con l’opera di Marx abbia un rapporto non di fedeltà – che è atteggiamento passivo – ma di coerenza – che è rapporto attivo di conoscenza e di sviluppo insieme». Così Mario Tronti conclude la prima parte dell’introduzione agli Scritti inediti di economia politica di Marx (inediti in lingua italiana), pubblicati da Editori Riuniti nel 1963 e da lui stesso tradotti. Attraverso questi brani e frammenti, Tronti anticipa anche la rivoluzionaria lettura operaista dei Grundrisse, che in Italia sarebbero stati tradotti solo alcuni anni dopo. Complessivamente, ci fa seguire tutto il cammino marxiano nell’analisi dell’economia politica, dall’inizio fino alla sua lenta morte, il suo ribaltarla dall’interno, mostrando come ciò che sembra un elemento naturale ed eterno è in realtà una forma storica, che dunque può essere rotta e sovvertita. Perché, questo è il punto, «critica dell’economia politica vuol dire per Marx critica del capitalismo». Questa introduzione – purtroppo non più riproposta prima d’ora – è perciò un testo formidabile e fondamentale per comprendere Marx, per condurlo contro e oltre il marxismo, e anche oltre se stesso; è decisivo per comprendere lo straordinario stile trontiano nell’afferrare la radice dei problemi e rovesciarla dal punto di vista della lotta di classe. Portandoci laddove possiamo vivere interamente «il dramma felice del teorico marxista, che si trova a voler distruggere l’oggetto del proprio studio; anzi, a studiare l’oggetto esattamente per distruggerlo: l’oggetto della propria analisi è il proprio nemico».

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Una storia della critica del valore attraverso gli scritti di Robert Kurz

di Anselm Jappe

Robert Kurz friend correttoRobert Kurz, il principale teorico della «critica del valore» in Europa, è morto il 18 luglio 2012 a Norimberga, in Germania, a causa di un errore medico; aveva 68 anni. Questa morte prematura ha interrotto un lavoro immenso che durava da 15 anni, e che in Francia si comincia appena ora a conoscere. Nato nel 1943 a Norimberga, dove ha trascorso tutta la sua vita, Kurz partecipa in Germania, nel 1968, alla «rivolta degli studenti» e alle intense discussioni in seno alla «nuova sinistra». Dopo una brevissima adesione al marxismo-leninismo, e senza aderire ai «Verdi» nel momento in cui effettuavano in Germania la loro svolta «realista», nel 1987 fonda la rivista "Marxistische Kritik", ribattezzata "Krisis" qualche anno più tardi. La rilettura di Marx, proposta allora da Kurz e dai suoi primi compagni di lotta (tra cui Roswitha Scholz, Peter Klein, Ernst Lohoff e Norbert Trenkle), non li ha certo portati a farsi degli amici nella sinistra radicale. Tutti quelli che hanno visto i propri dogmi - come la «lotta di classe» e il «lavoro» - rovesciati e abbattuti uno dopo l'altro, in nome di una messa in discussione delle basi stesse della società capitalista: valore mercantile e lavoro astratto, denaro e merce, Stato e nazione. Kurz, autore prolifico e scrittore vigoroso, sovente polemico, collaboratore regolare di alcuni importanti giornali, soprattutto in Brasile, conferenziere notevole, sceglie tuttavia di rimanere al di fuori dell'università e delle altre istituzioni accademiche, e decide di vivere grazie a un lavoro proletario: vale a dire, impacchettando la notte le copie di un giornale locale.

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contropiano2

Materialismo dialettico e questione ecologica

di Eleonora Fiorani*

Il testo che segue è tratto da una intervista radiofonica realizzata il 27 febbraio 1988 nel corso della trasmissione “A VOCE – rivista parlata per una cultura antagonista” da Radio Città 103 di Bologna, venne pubblicato sulla rivista “La Contraddizione” nel numero 12, del maggio-giugno 1989. Ringraziamo Roberto Sassi per averlo recuperato e rimesso in circolazione

Burani nuovo e belloLa “sparizione del marxismo” e le forze produttive

Ormai non si parla nemmeno più di “crisi del marxismo”, il marxismo è un pensiero “dimenticato” ed è un pensiero dimenticato nella misura in cui,oggi, è in crisi il concetto stesso di “modernità”. Il marxismo è pensiero della modernità, è la teoria che analizza gli elementi fondamentali della realtà, dal punto di vista della produzione e del modo col quale l’uomo vive la cosiddetta “seconda grande rivoluzione” che è quella industriale. Oggi, che viene messa in discussione la stessa rivoluzione industriale, vengono messi in discussione i contenuti della modernità, oggi il marxismo sembra sparito. In realtà non c’è nei media, in realtà è un momento di assenza dovuto a una serie di cause estremamente complesse.

Una delle cause più interessanti è l’emergere, drammaticamente oggi, della polemica sulle “forze produttive”. Contrariamente a tutta l’analisi che è stata fatta nel momento “caldo”, quando le forze produttive sono state incorporate direttamente nel capitale (sia nell’organizzazione del lavoro che nel modo di produzione) e che ha interpretato questo processo come “salto” diverso del capitalismo, Marx sosteneva che c’è una contraddizione fondamentale tra mezzi e modi di produzione, tra forze produttive e rapporti di produzione. Sosteneva che un sistema “crolla”, ma anche che ci vuole sempre il “becchino”, perché niente crolla da solo. Ed è questo il grande contributo di Lenin che ha esaminato questo becchino fino in fondo.

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perunsocialismodelXXI

Glosse alla "Ontologia dell'essere sociale" di Lukàcs (IV)

di Carlo Formenti

lukacs23456Con questo post si conclude il mio commentario alla “Ontologia dell’essere sociale” di Gyorgy Lukacs, una delle opere più importanti, se non la più importante, che un filosofo marxista abbia scritto nel Novecento. Come ho chiarito nella prima puntata, non era mia intenzione, non essendo chi scrive un filosofo accademico, produrre un’analisi filologica, né tanto meno una esegesi accurata e completa, dell’ultimo fondamentale lavoro del grande pensatore ungherese. Il mio obiettivo, più modesto, ma forse più utile e interessante sul piano ideologico, era simile a quello del commentario ai “Quaderni dal carcere” di Gramsci che ho inserito in un mio recente libro (1), vale a dire estrarre dai quattro volumi della Ontologia i passaggi che ritengo più stimolanti per interpretare la realtà contemporanea, ma soprattutto più adatti a fornire indicazioni teoriche – da intendere marxianamente come guide per la prassi – per restituire motivazioni alla lotta di classe, in un momento storico in cui l’offensiva del capitale sembra avere ridotto ai minimi termini le nostre capacità di resistenza. Se e in che misura ci sia riuscito lo giudicheranno i lettori. Aggiungo solo che l’insieme dei materiali pubblicati in queste quattro puntate ha le dimensioni di un saggio di media lunghezza, di cui potrebbe rappresentare la prima stesura, da rivedere e correggere nel caso decidessi di pubblicarne una versione cartacea, ma devo ancora capire se valga la pena di farlo .

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5. Libertà, socialismo, utopia

Nella quarta sezione abbiamo esaminato la critica lukacsiana delle ideologie associate ad alcune sfere dell’essere sociale, come la religione e il diritto (che tuttavia, come si è visto, Lukacs non liquida come dimensioni ”illusorie”, prive di consistenza ontologica) .

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carmilla

Amadeo Bordiga e la passione del comunismo

di Sandro Moiso

Pietro Basso, Amadeo Bordiga, una presentazione, Edizioni Punto Rosso, Milano 2021, pp. 158, 18 euro

bordiga9086Al contrario di quanto buona parte della cosiddetta Sinistra Comunista ha sperato per molto tempo, la catastrofe del socialismo reale e il declino e successiva scomparsa, inevitabili poiché collegati alla prima, dei partiti ex-stalinizzati del ‘900 non ha affatto contribuito a sollevare il velo di menzogne e distorsioni storico-politiche che ha ricoperto l’esperienza comunista, nei decenni intercorsi tra il 1926 e il 1989, grazie alla narrazione dei partiti e delle istituzioni che pensavano di essersi liberati di ogni serio avversario a “sinistra”.

Per questo motivo la figura di Amadeo Bordiga ha pagato due volte la sua irriducibile opposizione sia al capitalismo trionfante successivo alla seconda guerra imperialista e mondiale che al “marxismo” deviato e corrotto, spacciato come teoria della classe operaia, prodotto dagli stalinisti e dai loro successivi epigoni. Una figura, quella del primo segretario del Partito Comunista d’Italia fondato a Livorno nel 1921, rimossa per lunghi anni dalla storia dello stesso partito e mal riproposta, allo stesso tempo, dai suoi seguaci della seconda metà del ‘900 che alternativamente si sono dedicati alla riproposizione acritica, se non mitica, delle sue scelte e idee politiche oppure, in tempi più recenti, ad un autentico tiro al piccione nei suoi confronti, in una sorta di rivolta contro un padre con cui, troppo spesso, non si son fatti davvero i conti storicizzandone ruolo e personalità.

Motivo per cui giunge gradita, per chiunque non voglia vivere soltanto di miti e foscoliane illusioni oppure di menzogne, la presentazione di Bordiga proposta da Pietro Basso per le Edizioni Punto Rosso.