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mateblog

Gli Stati Uniti sono disposti a distruggere il mondo, pur di non perdere il primato. L'Europa rifletta sulle ragioni della pace e anche sui propri interessi

di Stefano G. Azzarà

Screenshot12Idealismo imperiale

7 3 2022

La mobilitazione ideologica totale alla quale siamo sollecitati da ogni lato da parte della democrazia liberale, attraverso la strategia dell indignazione e il ricatto che fa leva sui sentimenti morali, agisce su chi mantiene una posizione critica come una provocazione continua e una continua offesa alla verità.

È il totalitarismo dei valori e degli ideali, che sanno essere tremendi quando diventano strumento di una parte e alimentano la guerra, chiamando oggi ciascuno a contribuire attivamente per come può alla guerra stessa.

In tal modo, chi più è idealista, chi più parla in nome del bene assoluto e astratto, chi pensa di poter rimuovere la realtà e la storia, più in effetti desidera la catastrofe e la promuove.

È facile in questa condizione, quando ogni fibra del nostro corpo si oppone alla manipolazione, reagire auspicando un rapido Armageddon, o cercare una soluzione nel culto della forza.

Bisogna però riflettere, non cedere a questa tentazione nichilista, rimanere razionali e umani.

 

Dall'antifascismo classico all'"antifascistismo" imperiale americano

7 3 2022

Come già con la guerra alla Jugoslavia e poi alla Libia e alla Siria, la cosa più dolorosa è vedere come l'antifascismo, monopolizzato dal Dipartimento di Stato americano e dai suoi apparati egemonici, venga facilmente deturpato e deformato in ideologia della guerra che aizza le masse.

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ilpungolorosso

L’Europa va alla guerra: dalla “green economy” al business della morte

di Tendenza internazionalista rivoluzionaria

militarismL’aggressione russa all’Ucraina, qualunque sia il suo esito sul campo, ha dato l’impulso a un terremoto riarmista in Europa, con epicentro in Germania, che sconvolgerà l’assetto del continente e mondiale molto più di quanto possa fare l’avanzata dei carri armati russi su Kiev.

La Germania del socialdemocratico Scholz, mentre si toglie la foglia di fico del divieto di esportare armi in teatri di guerra (è già il quarto esportatore mondiale di armi), abbandona anche la linea adottata per 50 anni del Wandel durch Handel, il cambiamento mediante il commercio, per riprendere la strada militarista già tragicamente perseguita nel suo passato. Infatti, oltre ad inviare grandi quantità di armi al governo dell’Ucraina, e ad adottare le pesanti sanzioni finanziarie contro la Russia, il governo di Bonn ha annunciato che la Germania aumenterà la propria presenza militare all’Est: truppe in Lituania, ricognizioni aeree in Romania, costituzione di unità NATO in Slovacchia, rafforzamento del pattugliamento navale nel Baltico, Mare del Nord, Mediterraneo, difesa dello spazio aereo dei membri orientali della NATO con missili antiaerei. Infine, tra gli scroscianti applausi tanto dei deputati della maggioranza quanto dei deputati democristiani al Bundestag, Scholz ha annunciato che il governo si dota di un fondo speciale di 100 miliardi per il riarmo, portando la spesa militare oltre il 2% del PIL. Ciò significa un balzo enorme, di almeno il 50% in più, degli investimenti in armamenti. Serviranno tra l’altro per “costruire la nuova generazione di aerei da combattimento e carri armati qui in Europa insieme ai partner europei, e in particolare la Francia”, oltre agli eurodroni e a un nuovo aereo con capacità nucleare che succederà al Tornado.

Riarmo europeo a guida tedesca? Dalla “green economy” al business della morte. In Borsa le azioni di Fincantieri e Leonardo, i campioni del complesso militare industriale italiano, sono immediatamente balzate in alto del 20% e del 15%; e l’italiana Oto Melara del gruppo Leonardo si è prontamente candidata a partecipare alla costruzione del carro armato europeo insieme a tedeschi e francesi.

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sbilanciamoci

L’economia russa post-sovietica

di Vincenzo Comito

I tentativi di Gobaciov, i contraccolpi sull’economia russa della fine dell’Urss, la nascita degli oligarchi, l’arrivo di Putin e le due fasi della sua politica economica. Per capire le interdipendenze e i possibili esiti della sanzioni

russia 4620664 1280Con le note che seguono cerchiamo di fotografare solo molto schematicamente alcuni aspetti dei grandi mutamenti dell’economia russa nel periodo che va dagli ultimi anni dell’Unione Sovietica sino ai nostri giorni, sottolineando come la realtà dei fatti sia certamente più complessa di quanto si possa rappresentare in scarne note.

 

Antefatto

Nel 1988 è capitato a chi scrive, per le bizzarrie del caso, di partecipare, insieme ad una cinquantina di economisti dell’Est e dell’Ovest (c’era nel gruppo anche un ben noto studioso italiano), ad un progetto “segreto” di riforma dell’economia sovietica. Il progetto era sponsorizzato da Gorbaciov e dal suo primo ministro Ivanov da una parte, dalla fondazione “Open society” di George Soros dall’altra. Le riunioni del gruppo si sono svolte a suo tempo tra Mosca e Londra. 

Durante lo svolgimento dei lavori, fummo colpiti dal fatto che il sistema economico di allora era in grado di offrire alla popolazione i prodotti ed i servizi di base – certo con differenziazioni tra città e campagna e tra le varie aree del paese – e, sul piano del lavoro, la sostanziale piena occupazione, ma poco di più. I privilegi delle classi dirigenti, che pure esistevano, erano ridotti se pensiamo alla situazione delle società occidentali di allora e di oggi e l’indice di Gini, che misura i livelli di diseguaglianza economica nei vari paesi, era allora tra i più bassi del pianeta. Incidentalmente, a parere di chi scrive, alcune delle conquiste del periodo andrebbero perlomeno ristudiate. 

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nicomaccentelli

La guerra imperialista è la realtà del capitalismo

di Nico Maccentelli

02d8012e1db1554c5c16460f67368f3a XLUna realtà sempre possibile, che la deterrenza nucleare del secondo dopoguerra aveva mitigato verso crisi geopolitiche locali, guerre per procura e conflitti limitati. Ma che oggi nasce da due tendenze contrapposte insite nel modo di produzione capitalistico e delle sue formazioni economico-sociali, nei suoi capitalismi (come La Grassa definisce il sistema mondo): la tendenza a imporre un sistema mondo unipolare da parte degli USA e del suo blocco di potenze imperialiste alleate e vassalle… e la crescita di un multipolarismo che è già nei fatti, d parte di neopotenze capitaliste come la Cina, la Russia, l’India e altri attori minori ma con uno sviluppo economico e sociale molto veloce.

Questa contraddizione nasce poi dalle crisi economiche che ciclicamente investono l’intero modo di produzione capitalistico con sovrapproduzione di capitali, quindi la valorizzazione del capitale stesso nella caduta tendenziale del saggio di profitto. Un andamento che ormai ha una sua ciclicità strutturale e che si manifesta con l’ipertrofia finanziaria e l’esplosione di bolle speculative sempre più devastanti.

E’ in questo quadro che si innesca il conflitto ucraino, determinato essenzialmente dall’espansionismo della NATO a est (disattendendo gli accordi fatti nel dopo URSS: non un pollice di allargamento), che pone sotto minaccia nucleare diretta la Russia, potenza ricostituita con un forte dispositivo tecnologico militare.

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ist onoratodamen

Sull’invasione russa (e americana?) dell’Ucraina

di Istituto Onorato Damen

ap22063587790912 ucraina kievL’imperialismo contemporaneo è la più criminale forma di racket che ci sia mai stata nella storia del capitalismo e questa guerra lo conferma. Per fermare la guerra occorre un nuovo partito comunista e internazionalista.

Nel nostro tempo ogni guerra, anche se camuffata da guerra di religione o di liberazione nazionale, da guerra “umanitaria” per la difesa dei diritti umani e per il rispetto del diritto internazionale, e così via, è sempre un momento di quella guerra imperialista permanente che da decenni imperversa per il mondo intero, seminando morte, fame e distruzione.

Lo è stata quella appena conclusa in Afghanistan, lo sono quelle in corso in Medio Oriente, quelle in Africa e in Asia, e lo è anche quest’ultima appena iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Putin dice che è stato costretto a farlo per difendere la popolazione russofona del Donbass dal “genocidio” perpetrato dall’esercito di Kiev.

In realtà, come George Bush fece al tempo dell’invasione americana dell’Afghanistan, anche Putin potrebbe dire ai suoi sodali: «Non commettiamo errori. Questo è per il petrolio. È sempre per il petrolio»[1]. E – aggiungiamo noi – per il gas e per la moneta con cui questi si scambiano.

«Oggi – scriveva già nel 2014 Marco D’Eramo – la Russia di Putin e “l’Occidente” [ossia, gli Usa – n.d.r.] condividono un’identica visione basata sulla ricerca di profitto e di potere: in tutto tranne su un punto, e cioè a chi debbano andare profitto e potere.»[2]

 

Condivisione e Conflitto

È pertanto uno scenario di condivisione e conflitto, da cui discende un tale groviglio di interessi che non è sempre facile distinguere dove finisce la condivisione e dove inizia il conflitto.

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vocidallestero

Fermarsi davanti al precipizio

di Tanner Greer

ciglio del burroneIl pubblicista e ricercatore indipendente Tanner Greer, collaboratore di Foreign Policy, sul suo sito The Scholar's Stage, offre interessanti spunti di riflessione sul processo decisionale nella politica estera occidentale degli ultimi decenni, che gli appare come guidato più da imperativi moralistici che da lucide e dettagliate riflessioni razionali. Anche negli ultimi precipitosi eventi in Ucraina le decisioni politiche dell'Occidente sembrano più informate a giudizi di valore e al bisogno impellente di "fare qualcosa" che ad una attenta valutazione delle conseguenze delle proprie scelte. Certamente questo aspetto morale e valoriale delle decisioni politiche è e dovrebbe essere sempre presente. Il problema si pone - come pare in questo caso - quando ci si costruisce degli imperativi morali senza mantenere solide basi di realtà.

* * * *

La risposta occidentale all'invasione russa arriva con violenza e rapidità. Le azioni dell'UE, delle nazioni dell'Anglosfera e del Giappone sono sia straordinarie che consequenziali: diversi stati della NATO hanno sfacciatamente dichiarato la loro intenzione di armare le forze ucraine con armi convenzionali e di precisione e persino aerei militari. Lo spazio aereo europeo è chiuso a tutti gli aerei russi. Le capitali occidentali non hanno solo annunciato sanzioni agli oligarchi del Cremlino, ma anche restrizioni alla banca centrale russa. Le istituzioni russe vengono rimosse dal sistema SWIFT. I norvegesi, con una manovra che sarà sicuramente imitata, hanno scaricato tutti gli asset russi dal loro fondo sovrano. Olaf Scholz ha ripudiato in un discorso tutto l'ultimo decennio della politica energetica e di difesa tedesca. E ora si parla di far entrare Svezia e Finlandia nella NATO.

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lantidiplomatico

Guerra, "pacifisti" e anti-imperialisti

di Fosco Giannini, direttore di "Cumpanis"

720x410c5nweibDa sempre, la guerra imperialista è "la potenza in sè" che determina le due opzioni fondamentali (e tertium non datur, come per sempre ha insegnato la logica aristotelico-scolastica del "terzo escluso"): quella malsana delle forze ideologicamente e a volte - solo a volte - inconsapevolmente subordinate all'imperialismo e l'opzione conseguentemente antimperialista, rivoluzionaria, libera da ogni retaggio della weltanshauung capitalista.

E, da sempre, la guerra imperialista è lo spartiacque tra le forze "kautskiane", che continuamente, dalla Seconda Internazionale in poi, si ripresentano tra le file del movimento operaio, e le forze che, organizzando il loro pensiero innanzitutto attorno al cardine dell'antimperialismo, possono comprendere la fase, la natura delle forze in campo e in virtù di ciò possono saper stare da una parte della barricata. Ricordando il monito di Lenin: "Chi non sta da una parte della barricata è la barricata".

Oggi è innanzitutto il tempo, di fronte alla drammatica crisi russo - ucraina, di fronte alla potenza di fuoco del mastodontico apparato mediatico occidentale che ha la funzione che negli antichi eserciti aveva la cavalleria, che attaccava ai fianchi l'esercito nemico, del ripristino dell' opzione conseguentemente antimperialista, della verità.

Sant'Agostino affermava che l'uomo può giungere gradualmente alla verità solo avvicinandosi alla propria anima e più le si accosterà più essa sarà illuminata dal Verbo di Dio.

Se sostituiamo al Verbo di Dio la coscienza di classe e la piena consapevolezza antimperialista, sapremo come trasformare un'anima confusa (quella del gruppo dirigente di Rifondazione Comunista?) in un'anima illuminata dalla verità.

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sinistra

Russia: dalle sanzioni al crollo?

di Michael Roberts

art 377La guerra economica tra il gruppo di paesi della NATO guidato dagli Stati Uniti e la Russia si sta intensificando insieme alla vera guerra nella stessa Ucraina. In risposta all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, gli Stati Uniti e l'Europa hanno alzato la posta imponendo sanzioni economiche, in primo luogo la sospensione di qualsiasi relazione con le diverse importanti banche russe, comprese le due maggiori, Sberbank e VTB. Tuttavia, è significativo che le sanzioni escludano la Gazprombank, il principale finanziatore russo alle società che esportano energia. Chiaramente, l'Occidente non vuole interrompere le esportazioni di petrolio e gas a causa delle sanzioni, quando la sola Germania fa affidamento sul 40% della sua energia dalle importazioni russe.

Di conseguenza, il pacchetto di sanzioni della NATO prevede sostanziali eccezioni. In particolare, mentre sanziona le maggiori istituzioni finanziarie russe, esclude alcune transazioni con quelle istituzioni legate all'energia e alle materie prime agricole, che rappresentano quasi i due terzi delle esportazioni totali. Significativamente, l'Italia ha fatto pressioni con successo per esentare dal divieto di esportazione la vendita delle borse di Gucci ai ricchi russi! Pertanto ora la leader dell'UE Von der Leyen e Biden alla Casa Bianca hanno annunciato che "lavoreremo per vietare agli oligarchi russi di utilizzare le loro risorse finanziarie sui nostri mercati". Biden dichiara che gli Stati Uniti "limiteranno la vendita della cittadinanza - i cosiddetti passaporti d'oro - che consentiranno ai ricchi russi legati al governo di Mosca di diventare cittadini dei nostri paesi e di accedere ai nostri sistemi finanziari". L'UE e gli Stati Uniti stanno lanciando una task force per "identificare, dare la caccia e congelare i beni delle società e degli oligarchi russi sanzionati, i loro yacht, le loro ville e qualsiasi guadagno illecito che possiamo trovare e congelare".

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linterferenza

L’Ucraina e i Russi (per non parlare dei Rus’)

di Norberto Fragiacomo

4400 Nikolai GogolDello storico discorso pronunciato lunedì 21 febbraio dal Presidente Putin (storico perché infarcito di riferimenti alla Storia, ma anche perché il leader russo è, piaccia o non piaccia, uno dei rari statisti in una contemporaneità popolata da gnomi politici) mi hanno colpito in particolare le critiche mosse al “predecessore” Lenin, cui viene addebitata la colpa di aver creato dal nulla un’entità statale – l’Ucraina – prima mai esistita. Molti giornalisti nostrani hanno definito “surreali” toni e contenuti dell’arringa: a mio avviso perché l’occidente ha ormai rimosso il passato (persino quello prossimo), vive in un presente bidimensionale e non riesce neppure a concepire scelte e azioni di governanti che non trovino la loro esclusiva giustificazione in un gretto interesse immediato. Avvezzi a scrivere pagine di cronaca, i nostri opinionisti (e gli stessi governanti) blaterano di mission e vision, ma hanno smarrito qualsiasi attitudine ad elaborare una visione a medio-lungo termine, che può fondarsi solamente sull’analisi di ciò che è stato. Il dialogo a distanza con Vladimir Lenin, morto quasi cent’anni fa, risulta perciò incomprensibile, anche se può far sorridere il fatto che le stesse accuse mosse “da destra” dall’omonimo Putin riecheggino quelle all’epoca avanzate al grande rivoluzionario da settori del partito bolscevico (quasi) di liberalismo borghese per aver sostenuto il diritto all’autodeterminazione dei popoli soggetti all’influenza russa. Gli attacchi “da sinistra” di allora erano in realtà espressione di un certo sciovinismo grande russo che coerentemente Lenin avversava, reputando necessario alla costruzione del Socialismo l’instaurarsi di un clima di concordia e volontaria collaborazione fra genti diverse che non può nascere né da un’omologazione decisa a tavolino (auspicata oggidì da settori della sinistra c.d. radicale) né – a maggior ragione – dal predominio imposto da un proletariato nazionale sugli altri.

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vocidallestero

In Ucraina Putin si avvicina alla vittoria e controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale. Di chi è il bluff?

di Ambrose Evans Pritchard

putin close to winningAmbrose Evans Pritchard pubblica sul Telegraph due articoli in stretta successione che offrono una visione approfondita e chiarificatrice sulla vicenda Ucraina e il contesto economico in cui si muovono le parti in causa.

Nel primo articolo, intitolato In Ucraina Putin è vicino alla vittoria, pubblicato il 15 febbraio, Pritchard mostra come la Russia in realtà non abbia motivo di temere le sanzioni occidentali. Nel secondo, pubblicato il 22 febbraio e intitolato Putin controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale, quindi di chi è il bluff?, focalizza l'attenzione su un aspetto meno noto: la capacità della Russia di ostacolare gli approvvigionamenti di materie prime indispensabili alle industrie del mondo occidentale.

Partiamo dal primo, In Ucraina Putin è vicino alla vittoria.

Per cominciare Pritchard descrive l'economia russa come un sistema ordinato, dotata di un ingente ammontare di riserve valutarie, un debito estero tra i più bassi al mondo, un sistema bancario solido e una valuta dal cambio flessibile che consente all'economia di adattarsi bene alle vicende degli scambi internazionali, oltre ad una finanza pubblica in avanzo che non dipende dagli investitori stranieri per la copertura della spesa pubblica.

In contrasto con i sistemi economici dell'occidente, che si reggono sull' helicopter money delle banche centrali e sui grandi debiti pubblici, come afferma Christpher Granville, di TS Lombard, questo si può definire 'il paradosso del mandato di Vladimir Putin, che dirige uno dei regimi politici più ortodossi del pianeta, con un team macroeconomico, presso la banca centrale e il tesoro, decisamente esemplare'.

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sinistrach

Ucraina: Mosca inizia l’operazione di smilitarizzazione

Zjuganov: “imperativo è contenere l’aggressività della NATO”

di Nil Malyguine

russia tankOggi 24 febbraio 2022, di prima mattina, le forze armate russe hanno iniziato un’offensiva su vasta scala contro l’esercito ucraino. È iniziata con massicci bombardamenti di obbiettivi militari su tutto il territorio dell’Ucraina. Successivamente le truppe russe hanno varcato il confine da diverse direzioni, e si stanno dirigendo verso i principali centri di potere del paese. È l’inizio dell’“invasione russa” tanto paventata dai media occidentali? Niente affatto: è l’inizio della liberazione dell’Ucraina dal regime fascista e filo atlantico che ha illegalmente conquistato il potere nel 2014. Come ha annunciato Putin, è iniziata la “denazificazione” dell’Ucraina.

 

Non chiamatela invasione: l’obiettivo è la demilitarizzazione

Perché i termini “invasione” e “occupazione” non sono applicabili alla situazione odierna? Perché essi sottintendono un obbiettivo espansionista, che però è estraneo alle intenzioni di Mosca. Putin, nel discorso infuocato con cui ha annunciato l’inizio dell’intervento, ne ha definito chiaramente gli obbiettivi: la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina. Non la conquista. In altre parole, gli obbiettivi che si prefigge il Cremlino sono:

1) Liquidare il governo golpista salito al potere a Kiev nel 2014, in seguito al colpo di Stato di piazza Maidan. Un governo-marionetta completamente succube della NATO, sponsor del golpe. Un governo che dal primo giorno del suo insediamento ha attuato una politica di assimilazione culturale (se non proprio pulizia etnica) nei confronti della popolazione russofona del paese (ma anche di minoranze come quella romena e quella ungherese). Un governo che ha conquistato il potere con le armi dei neonazisti, e che dei neonazisti è rimasto ostaggio, assecondandone ogni delirio sciovinista.

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lantidiplomatico

Ma non è un'invasione

di Fosco Giannini

Pubblichiamo in anteprima questo editoriale di Fosco Giannini, direttore di Cumpanis e lo ringraziamo per l'opportunità

720x410c50wesfScriviamo dopo che questo numero di “Cumpanis” era già stato chiuso e stava per essere messo on-line. Scriviamo mentre i mille “media” occidentali e italiani – disgustosamente, paurosamente, organicamente asserviti, genuflessi agli USA e alla NATO – parlano di “invasione della Russia in Ucraina”, di “Inizio della guerra di Putin”.

Torna prepotentemente in auge la storica russofobia occidentale che sempre ha visto, prima l'Unione Sovietica e ora la Russia di Putin, come il male assoluto. Un'inclinazione ideologica reazionaria, razzista, anticomunista che è stata alla base dell'attacco di Hitler all'URSS, alla costruzione della lunga e micidiale Guerra Fredda successiva alla Seconda Guerra Mondiale e alla costruzione dell'improvvido e maledetto Patto Atlantico, la NATO, (a cui, anni dopo, solo anni dopo, l'URSS e il campo socialista dovettero rispondere con il Patto di Varsavia) ed ora, di nuovo, del disegno imperialista USA e NATO volto distruggere la Russia di Putin. Distruggerla per avanzare ulteriormente, come blocco imperialista militarizzato USA-NATO-UE, verso la Cina.

L'arrivo di Biden alla presidenza degli USA ha accelerato i piani militari americani volti ad uscire dalla profondissima crisi dell'impero a stelle strisce attraverso la guerra. Guerra vera, non solo “fredda”.

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lantidiplomatico

Rischi bellici in Ucraina? In Donbass la guerra c’è già da 8 anni nell’indifferenza generale dell’occidente!

di Enrico Vigna*

rischioguerraucraina2022Da due mesi i “distrazionisti” professionali hanno concentrato luci e attenzioni mediatiche su una presunta e ipotetica invasione russa dell’Ucraina, sapendo bene che la Russia, non ha nessuna progettualità di guerra, semplicemente perché non è un suo interesse strategico, uno scontro militare con USA, NATO e Unione Europea. Salvo naturalmente qualche inaccettabile provocazione degli “ucro” neonazisti, pretoriani del governo golpista di Kiev e della NATO. Mentre la realtà tragica è la guerra che, da otto anni è in atto contro la popolazione del Donbass, di cui solo pochi organi informativi e realtà occidentali hanno finora documentato. Ora che c’è il rischio di un dispiegamento a domino di questo conflitto…fa notizia.

I media occidentali sono una forza che può favorire una guerra, sono un'arma potente, il loro lavoro è un segnale di azione che deve arrivare, che essi preparano in anticipo.

Gli ululati di guerra occidentali, da mesi hanno decretato che Putin intende invadere l'Ucraina. Ma per quale motivo dovrebbe farlo, nessuno sa dirlo. L'ex ufficiale dell'intelligence statunitense e membro di un'associazione di ex professionisti dell'intelligence e dell’utilizzazione dell'intelligence USA (VIP), Raymond Mcgovern, considera un'invasione russa dell'Ucraina, tanto probabile quanto l'arrivo tanto annunciato del sinistro "Godot" nell'opera teatrale di Beckett “Aspettando Godot ”.

In ogni caso…nella dichiarazione congiunta all'inaugurazione delle Olimpiadi invernali del 2022, i presidenti Xi Jin-ping e VladimirPutin hanno sottolineato che "Russia e Cina si opporranno a qualsiasi tentativo di forze esterne, di minare la sicurezza e la stabilità in regioni confinanti e "un ulteriore espansione della NATO “!

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sinistra

Ucraina: intrappolata in una zona di guerra

di Michael Roberts

6516253 20123919 ukraine russia guerra cosa succedeMentre per l'Ucraina stanno suonando i tamburi di guerra, quale sarà l'impatto che avrà tutto questo sull'economia del paese e sugli standard di vita dei suoi 44 milioni di abitanti, sia che la guerra venga evitata o meno?
Ho già scritto diverse volte sull'Ucraina, durante la grave crisi economica che il paese ha vissuto nel 2013-14, culminata poi con il crollo del governo in carica, con la rivolta di Maidan e infine con l'annessione alla Russia della Crimea e delle province orientali prevalentemente russofone. Per la gente, la situazione allora era terribile. È migliorata un po' in seguito, ma la crescita economica rimane piuttosto modesta e nel migliore dei casi gli standard di vita continuano a rimanere stagnanti. In 12 anni, il salario reale medio non è aumentato, ed è crollato pesantemente dopo la crisi del 2014.

L'Ucraina è stata la regione più colpita dal crollo dell'Unione Sovietica e dalla "shock therapy" della restaurazione capitalista nell'Europa orientale e nella stessa Russia. Tutti gli ex satelliti sovietici hanno impiegato molto tempo per recuperare il PIL pro capite e i livelli di reddito, ma nel caso dell'Ucraina non sono mai tornati al livello del 1990. La performance dell'Ucraina tra il 1990 e il 2017, non è stata solo la peggiore tra quelle dei suoi vicini europei, ma è stata la quinta peggiore in tutto il mondo. Tra il 1990 e il 2017 ci sono stati solo 18 paesi con una crescita cumulativa negativa, e perfino in quel gruppo selezionato, la performance dell'Ucraina la colloca come il terzo paese peggiore insieme alla Repubblica Democratica del Congo, al Burundi e allo Yemen.

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cumpanis

Ucraina: la guerra americana

di Fosco Giannini

Dal “golpe” imperialista-fascista di Piazza Maidan al progetto di guerra Usa-Nato-Ue

IMMAGINE PRIMO EDITORIALE GianniniIl mondo intero, l’Europa, l’Italia, nell’indifferenza generale e nella totale accidia delle forze “di sinistra”, pacifiste e a volte persino comuniste, sono sul baratro della guerra.

Di una guerra che da “regionale” (Russia-Ucraina) avrebbe tutte le carte in regola per divenire mondiale. Poiché un conflitto militare Ucraina, Usa, Nato, Ue da un lato e Russia dall’altro, difficilmente potrebbe vedere neutrale la Repubblica Popolare Cinese. L’incontro tra Putin e Xi Jinping di questi primi giorni di febbraio 2022, in occasione delle Olimpiadi cinesi sulla neve, incontro sfociato in un rafforzamento del patto – politico, economico, militare – tra Mosca e Pechino, dice chiaramente che la Russia non è sola e una guerra imperialista contro di essa non potrebbe lasciare indifferente la Cina.

Un immenso arsenale militare nordamericano è già stato inviato, in queste ultime settimane, in Ucraina. Migliaia di soldati americani sono già partiti verso l’Europa e l’Ucraina a sostegno della possibile guerra. E altre migliaia sono già stati allertati negli Usa per partire verso la Polonia e la Germania con destinazione finale Ucraina. Lunghe file di carri armati americani sono stati avvistati anche in Austria.

Il governo svedese, in funzione anti russa, ha minacciosamente collocato su Gotland, l’isola del Mar Baltico a 90 chilometri dalle sue coste orientali, il proprio esercito in assetto da guerra e mezzi corazzati da combattimento. Col Ministro della Difesa svedese che ha motivato tale spostamento militare con l’“esigenza di difendere la Svezia dal pericolo delle navi da sbarco russe che incrociano nel Mar Baltico”. Ha ragione Putin: l’isteria Usa si allarga a tutto l’Occidente.