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cumpanis

Operazione Z

di Stefano Zecchinelli*

Una manovra militare difensiva che segna la fine dell’unilateralismo Usa

zzzIl conflitto in Ucraina ha rilanciato la dottrina messa a punto, dopo l’11 settembre 2001 (11/9), dai neoconservatori statunitensi chiamata “guerra senza fine”. Il Pentagono, con cinismo e nella più totale indifferenza, ha pianificato la distruzione d’una porzione del pianeta: le grandi nazioni imperialiste (USA, Gran Bretagna, Germania, Canada e Israele) avrebbero pauperizzato il mondo non globalizzato, deprivato – nei disegni neocons – delle proprie infrastrutture statali. I cables declassificati dal gruppo editoriale Wikileaks hanno rivelato che le guerre nel nuovo millennio non vengono combattute per essere vinte, bensì per gettare nel caos intere aeree geografiche attraverso conflitti che, nella letteratura militare del Pentagono, prendono il nome di “guerra eterna”. Il conflitto fra socialismo e capitalismo è stato affiancato all’ostilità perpetua dell’imperialismo nord-americano verso il diritto di autodecisione dei popoli, diritto inalienabile che in circostanze estreme contempla anche la Resistenza armata: es. Donbass e Palestina. Col colpo di stato neonazista di Piazza Maidan (Kiev 2014), gli Stati Uniti hanno esteso l’applicazione di questa dottrina alla Federazione Russa, mettendo a repentaglio la stessa vita degli europei del centro e dell’ovest.

 

Alcune caratteristiche dell’imperialismo del ventunesimo secolo

Le guerre del ventunesimo secolo, o guerre multidimensionali e “di quarta generazione”, differiscono dalla guerra convenzionale del secolo scorso, perché oltre alla politica economica/militare s’estendono sul piano ideologico e della manipolazione massiva attraverso la privatizzazione dei mezzi di comunicazione. Vediamo – seppur in sintesi – quali sono gli elementi costitutivi dell’imperialismo del ventunesimo secolo:

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ilpungolorosso

Sulla guerra in Ucraina, dal punto di vista dell’internazionalismo

di Pietro Basso

no war but class warQuesto è il testo di un intervento che il compagno Pietro Basso (della redazione di questo blog e della rivista Il Cuneo rosso) ha tenuto a Lucca venerdì 24 giugno ad un’iniziativa sulla guerra in Ucraina, volta a denunciare il bellicismo pro-NATO che ogni giorno di più impazza in Italia, con i suoi risvolti maccartisti tra l’orrido e il grottesco. Essendo un intervento di 15-20 minuti, non poteva essere, né pretende di essere in alcun modo, esauriente – tanto per dirne solo una, non tratta delle questioni dell’autodeterminazione degli ucraini e degli abitanti del Donbass. Ma intende, questo sì, guardare alla guerra in corso dal punto di vista dell’internazionalismo militante. Ed è, perciò, del tutto fuori dai cori. Contro, anzitutto, l’assordante coro militarista e bellicista del capitale nazionale e dell’imperialismo occidentale; ma senza concessioni ai piccoli, molteplici cori campisti e simil-campisti, anch’essi soggiogati dalle logiche e dagli interessi statuali (capitalistici, cioè), e lontani, se non lontanissimi, dalla logica e dagli interessi di classe. (Red.)

* * * *

Ho da fare tre premesse. La prima, ovvia; la seconda, un po’ meno; la terza, insolita.

La prima. Quella che si sta combattendo in Ucraina non è una guerra tra Russia e Ucraina. È una guerra tra NATO/Occidente e Russia (con dietro la Cina), ed è il seguito dell’infausto 2014 di Euromaidan, lo sbocco della contesa globale cominciata nel 1991 per arraffare le smisurate ricchezze naturali e di forza-lavoro dell’Ucraina. Una contesa in cui la “nostra” squallida Italia è stata ed è in prima fila, appropriandosi della vita di 200.000 donne di ogni età e di terre fertili, impiantandovi più di 300 aziende, seminando corruzione e germi di guerra.

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pianocontromercato

Cina, Italia, BRICS, mondo multipolare

Pasquale Cicalese intervista Fausto Sorini

2000px BRICSHo già ospitato Fausto Sorini su questo blog con un suo intervento. Il più letto in assoluto. 4 settimane fa gli ho chiesto un’intervista, mi ha fatto attendere ma vi assicuro che ne è valsa la pena, come potete leggere. Fausto Sorini, dirigente Pci e Rifondazione poi, responsabile esteri del Pdci, decenni di relazioni con tanti paesi al mondo, in primis Urss e Cina, dice la sua sulla situazione attuale. Sono felice che me l’abbia concessa, voglio bene a Fausto, ogni tanto lo faccio penare, ma lui, uomo di mondo, si fa scivolare il tutto. E’ tramite lui, assieme a Vladimiro Giacchè, che ho avuto una lunga collaborazione con Marx 21. Molti di quei scritti fanno parte del libro Piano contro mercato. Fausto mi ha invitato come relatore diverse volte a convegni con accademici cinesi di cui sono tuttora molto orgoglioso. Non collaboro da un pò con Marx 21, ogni tanto mando materiali, ma il rapporto con Fausto non è mai venuto meno. Parla bene de Lantidiplomatico dove scrivo da anni, mi sostiene e mi aiuta. Un amico, insomma. Buona lettura.

* * * *

1-Nell’intervista che ho concesso all’Antidiplomatico mi contesti il quadro che dò della Cina nel periodo denghista, vedendolo come un approccio sindacalese e non politico. La tua opinione della Cina di quel periodo qual’è?

Non ho detto “sindacalese”, ma troppo economicistico.

Esistono almeno due fasi della direzione di Deng. La prima è quella che inizia con le riforme annunciate nel 1978, che traggono la loro origine da una considerazione critica sul modello sovietico di statalizzazione integrale dell’economia.

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lantidiplomatico

Vertice Brics e vertice Nato, un nuovo mondo contro l’imperialismo

di Geraldina Colotti

720x410c50Oltre il 40% della popolazione mondiale e quasi un quarto del prodotto interno lordo globale. Questo rappresentano i cinque paesi appartenenti ai Brics, acronimo di un gruppo di mercati emergenti composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica –, che si sono riuniti a Pechino il 23 e il 24 giugno, per un vertice dal titolo “Dialogo di alto livello sullo sviluppo globale”. Quest’anno, il commercio tra la Cina e gli altri Paesi del gruppo, fondato nel 2009, ha registrato un aumento del 12,1% rispetto al 2021. Il volume degli scambi commerciali è in crescita, si è detto nella riunione d’apertura, e basato su una cooperazione complementare in materia di sanità, medicina tradizionale, ambiente, scienza e tecnologia, innovazione, agricoltura, istruzione e formazione tecnica e professionale, micro, piccole e medie imprese.

Un campo destinato ad ampliarsi ulteriormente perché la Cina, a cui spetta ora la presidenza di turno, sta lavorando a una piattaforma che coinvolga le economie emergenti, e i principali paesi in via di sviluppo, in alternativa al blocco occidentale a guida Usa, e in nome di una cooperazione su scambi commerciali ed economia. Alcuni di questi paesi, come Kazakhistan, Arabia Saudita, Argentina, Iran, Egitto, Indonesia, Nigeria, Senegal, Emirati Arabi Uniti, Algeria e Tailandia, sono stati invitati ai lavori del vertice come potenziali nuovi soci, e hanno partecipato alla riunione Brics+.

L’acquisizione più importante sarà quella dell’Argentina, che cerca una sponda forte per uscire dal ricatto del Fondo Monetario Internazionale e aggirare le limitazioni nell’accesso al credito internazionale.

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la citta futura

Le scelte paradossali e ipocrite dei paesi imperialisti

di Alessandra Ciattini

Nonostante tutti i tentativi l’Unione Europea non riesce a rendersi indipendente dalle risorse energetiche russe e tutte le conseguenze negative delle sue scelte nefaste ricadono su noi lavoratori

d74775ff1c813a8a489fb902a67abb87 XLSe disinformare oggi vuol dire affermare qualcosa che i media dominanti non rendono noto, stiamo facendo disinformazione, ne siamo perfettamente consapevoli e ce ne assumiamo tutte le responsabilità. Arriviamo addirittura a citare, tra le altre, fonti russe, anche se questo non significa automaticamente che apprezziamo la Russia attuale, così come si è strutturata con la dissoluzione dell’Urss, le cui straordinarie risorse hanno sollecitato gli appetiti degli imperialisti, che pensavano di potersene approfittare senza colpo ferire. E Infatti hanno guidato la mano dei cosiddetti oligarchi a far man bassa delle proprietà collettive, appropriandosene di una parte consistente, frazionata in pacchetti azionari, e controllando direttamente il rilevante apparato militare ex sovietico. Purtroppo per loro questo processo distruttivo ha avuto termine, la Russia ha ripreso nelle proprie mani il suo destino e si è riaffacciata sullo scenario internazionale facendo presenti i suoi interessi, come fanno tutte le grandi potenze, anche se li nascondono dietro la retorica dei valori e degli ideali, la cui consistenza è più fragile della neve al sole.

Naturalmente non ci richiameremo solo a fonti russe, ma faremo dei parallelismi per verificarne l’attendibilità. Invitiamo “i guardiani della verità” a rispondere con degli argomenti ai nostri argomenti, anche per evitare di fare la figura pietosa della Sarzanini, che non è stata capace di rispondere alle semplici domande postele da Giorgio Bianchi e Manlio Dinucci sulla loro “attività disinformativa”. Sappiamo bene che l’invito è inutile, ma la buona creanza e la logica ci ispirano; sappiamo anche che i suddetti guardiani hanno ragione solo perché hanno dalla loro parte la forza, ossia lo straordinario apparato mediatico, che però comincia a convincere sempre meno persone.

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infoaut2

Odiare la Palestina*. Sionismo e rimozione

di Mabny Lil-Majhoul

Year after year

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa traduzione di un testo sul dibattito in Francia riguardo la questione palestinese apparso su Lundi Matin...

bfb51b737d572e1588176e6f884b67fe XLL'uccisione della giornalista di Al-Jazeera Shirin Abu Aqleh da parte delle forze di occupazione israeliane a Jenin mercoledì 11 maggio 2022 ha dato alla questione palestinese la sua piccola finestrella di visibilità annuale nel Nord del Mondo. Così va la vita.

Nel 2021 era stato il sanguinoso episodio causato dalla tentata occupazione del quartiere di Sheikh Jarrah da parte dellз colonз ebreз e dalle provocazioni della polizia nella moschea di Al-Aqsa. Nel 2020 fu il tragicomico piano Trump e la normalizzazione delle monarchie e degli emirati arabi corrotti con Israele. Nel 2018 l'arresto di Ahed Tamimi. Ahed, sì, è palestinese, ma bionda e senza velo. Tanto basta per seminare dissonanze cognitive nel Nord del Mondo, che freme di un'emozione fugace ma sincera per questa giovane ragazza che meriterebbe di essere ucraina. E così potremmo tornare indietro, anno dopo anno, al 2000, o al 1987, o al 1973, o al 1967, o al 1948. Così, purtroppo, va la vita.

Ogni anno, quindi, per pochi giorni, o al massimo per qualche settimana, si chiacchiera. In Francia, lз sionistз sionizzano, violentemente o moderatamente, come la coorte dellз intercambiabili sostenitorз della soluzione pacifica. Le marce per la Palestina passano attraverso il rilevatore degli Allah-akbar. O sono soppresse. O proibite. Le persone bianche, esseri pacifici per eccellenza, sono ovviamente rattristatз dall'"impennata" del "conflitto in Medio Oriente", necessariamente incomprensibile, certamente estraneo alla loro storia. Tuttavia, sono preoccupatз per il rischio che questo conflitto venga importato nella loro piccola vita di bianchз del tardo capitalismo, ad esempio attraverso manifestazioni in quei quartieri popolari dove ci sono già troppз arabз anche in tempi normali. Il “conflitto mediorientale” è vicino ovviamente, ma dovrebbe restare comunque in Oriente. Lo dice il suo nome.

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linterferenza

La sinistra occidentale e il fardello dell’uomo bianco

di Antonio Castronovi

284586830 593627288510174 1580552238777853388 nRaccogli il fardello dell’Uomo Bianco
E ricevi la sua antica ricompensa:
Il biasimo di coloro che fai progredire,
L’odio di coloro su cui vigili –
Il pianto delle moltitudini che indirizzi
(Ah, lentamente!) verso la luce:
«Perché ci ha strappato alla schiavitù,
La nostra dolce notte Egiziana?»
(Il fardello dell’uomo bianco. Rudyard Kipling)

Questo poema, composto da Kipling nel 1899 allo scoppio della guerra per imporre il dominio statunitense sulle Filippine nell’Oceano Pacifico, è passato alla storia come il Manifesto dell’imperialismo e del colonialismo anglosassone. Nel contesto e nell’ottica odierni può essere letto come il Manifesto delle Guerre di Civiltà per la democrazia liberale e per i diritti umani, il manifesto del valore positivo della occidentalizzazione del mondo come progresso dei popoli, alla base anche della propaganda ideologica attuale contro la Russia e la Cina e in generale contro il dispotismo orientale.

L’Occidente è stato anche lo spazio sociale, politico e culturale della teoria socialista e della lotta di classe contro il capitalismo. L’Uomo Nuovo aveva le sembianze dell’uomo occidentale, e la sua universalizzazione sembrava naturale. Da qui le posizioni ambigue nei confronti del colonialismo del movimento socialista e operaio, “con tutti i socialisti francesi più importanti, da Proudhon a Louis Blanc a Pierre Leroux che supportavano la causa coloniale..” (Thierry Drapeau, Le radici dell’anticolonialismo di Karl Marx, in Jacobin Italia 1/4/2019 ).

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lantidiplomatico

Le 10 volte che i manager dell'impero ci hanno mostrato che vogliono controllare i nostri pensieri

di Caitlin Johnstone

Schermata del 2022 06 07 17 33 12L'unico aspetto più trascurato e sottovalutato della nostra società è il fatto che persone immensamente potenti lavorano continuamente per manipolare i pensieri che elaboriamo sul mondo. Che tu la chiami propaganda, psyops, gestione della percezione o pubbliche relazioni, è una cosa reale che accade costantemente e succede a tutti noi.

E le sue conseguenze modellano il nostro intero mondo.

Questo dovrebbe essere al centro della nostra attenzione quando esaminiamo notizie, tendenze e idee, ma non viene quasi mai menzionato. Questo perché la manipolazione psicologica su vasta scala sta avendo successo. La propaganda funziona solo se non sai che sta succedendo.

Per essere chiari, non sto parlando di una sorta di stravagante teoria del complotto infondata qui. Sto parlando di un fatto di cospirazione.

Che subiamo la propaganda da persone che hanno autorità su di noi non è seriamente contestato da nessun attore in buona fede ben informato ed è stato ampiamente descritto e documentato per molti anni.

Inoltre, i gestori dell'impero centralizzato statunitense che domina l'Occidente e gran parte del resto del mondo ci hanno mostrato chiaramente che ci propagandano e vogliono propagandarci di più.

Qui ci sono solo alcune di quelle volte.

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econopoly

Oltre l’Ucraina, le segrete cause materiali della guerra

di Emiliano Brancaccio

Post di Emiliano Brancaccio, docente di politica economica presso l’Università del Sannio

karollyne hubert 0eXLfHJkIaQ unsplash 1 768x512La narrazione della guerra è ormai polarizzata su due opposte retoriche. Putin e i suoi giustificano l’aggressione all’Ucraina con l’urgenza di denazificare il paese e salvaguardare il diritto di autodeterminazione delle popolazioni filo-russe. Il governo USA e gli alleati NATO, invece, sostengono sia doveroso partecipare più o meno direttamente alle operazioni belliche per tutelare la sovranità di un paese libero e democratico aggredito. Queste due propagande, pur contrapposte, risultano dunque uguali nel richiamarsi continuamente ai diritti, alla lealtà, all’ideologia, all’integrità delle nazioni, alla protezione dei popoli. Come se nelle stanze del potere si discutesse solo di tali nobili argomenti. Mai d’affari.

Che in un tale bagno di idealismo affondino i rozzi propagandisti che vanno per la maggiore non suscita meraviglia. Più sorprendente è il fatto che nel medesimo stagno si siano calati anche studiosi interpellati dai media: filosofi, storici, esperti di geopolitica e di relazioni internazionali, economisti mainstream. La ragione di fondo, a ben guardare, è di ordine epistemologico. I più sembrano infatti accontentarsi di una metodologia di tipo aneddotico. Ossia, una serie di fatti giustapposti, una concezione della storia come fosse banalmente costituita dalle decisioni individuali dei suoi protagonisti, una sopravvalutazione delle spiegazioni ufficiali di quelle decisioni. E sopra ogni cosa, una espressa rinuncia: mai pretendere di ricercare “leggi di tendenza” alla base dei conflitti militari. Da Allison Graham a Etienne Balibar, nessuno osa oggi parlare delle “tendenze” su cui invece indagavano i loro grandi ispiratori, da Tucidide ad Althusser. [1]

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lacausadellecose

Il punto sul momento

di Michele Castaldo

083207909 a1249a2c 5b45 4530 887e 0b744ba19f08A oltre tre mesi dal 24 febbraio, cioè dall’inizio dell’« Operazione militare speciale » della Russia in Ucraina proviamo a fare il punto su quello che finora è accaduto fra le parti, cioè fra la Russia e l’insieme dell’Occidente sul campo di battaglia e fuori e a quali possibili scenari si va incontro. Premettendo di fare lo sforzo di analizzare i fatti fra selve di bugie e chiacchiere strumentali, in modo particolare nel nostro Occidente, specialisti di vanagloria dei nostri valori e nello spendere fiumi di sprezzanti aggettivi nei confronti del nemico del momento, Putin e la Confederazione russa. Un elenco lunghissimo di editorialisti e commentatori si sono alternati sui maggiori quotidiani italiani e nei programmi televisivi, con conduttori e conduttrici rigorosamente schierati alla bisogna fino all’indecenza di mandare in onda, durante gli stacchi pubblicitari, l’immagine dell’”eroe” Zelensky e la colonna sonora dell’inno dedicato al Comandante Che Guevara, ovvero di mettere sullo stesso piano un eroe vero dell’antimperialismo antioccidentale e un servo dell’Occidente a dirigere il secondo tempo dello scontro tra gli Usa e la Federazione russa in terra d’Ucraina.

Di contro una Federazione russa che il 9 maggio manda in onda la parata per la ricorrenza della vittoria sul nazifascismo. Va detto che mentre Zelensky osannato e corteggiato da tutto l’Occidente appare sempre in splendida solitudine, in Russia c’è stata una manifestazione di 2 milioni di persone nella sola Mosca e 20 milioni per tutta la nazione. Dove compariva spesso il simbolo della ex Urss con falce e martello. Nella stessa Mariupol, in Ucraina, una enorme bandiera rossa con lo stesso simbolo veniva retta da alcune centinaia di manifestanti.

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acropolis

La biotecnologia statunitense ha contribuito a creare COVID-19?

di Neil L. Harrison e Jeffrey D. Sachs

Pur incolpando la Cina esclusivamente per l’apparente comparsa del COVID-19 a Wuhan, le autorità statunitensi hanno soppresso le indagini sul ruolo che gli istituti di ricerca scientifica statunitensi potrebbero aver svolto nel creare le condizioni per la pandemia. Eppure, se il coronavirus è davvero arrivato da un laboratorio, la colpevolezza degli Stati Uniti è quasi certa

laboratori p 3 thumb 720 480Quando il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto alla United States Intelligence Community di determinare l’origine del COVID-19, la sua conclusione è stata notevolmente sottovalutata ma comunque scioccante. In un riassunto di una pagina , l’IC ha chiarito che non poteva escludere la possibilità che SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19) fosse emerso da un laboratorio.

Ma ancora più scioccante per gli americani e il mondo è un ulteriore punto su cui l’IC è rimasto muto: se il virus è davvero il risultato di ricerche e sperimentazioni di laboratorio, è stato quasi sicuramente creato con la biotecnologia e il know-how statunitensi che erano stati messi a disposizione di ricercatori in Cina.

Per conoscere la verità completa sulle origini del COVID-19, abbiamo bisogno di un’indagine piena e indipendente non solo sull’epidemia di Wuhan, in Cina, ma anche sulla ricerca scientifica statunitense, sulla divulgazione internazionale e sulle licenze tecnologiche in vista alla pandemia.

Recentemente abbiamo chiesto un’indagine del genere negli Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze . Alcuni potrebbero respingere le nostre ragioni per farlo come una “teoria del complotto”. Ma cerchiamo di essere chiarissimi: se il virus è emerso da un laboratorio, lo è quasi sicuramente accidentalmente nel normale corso della ricerca, probabilmente non è stato rilevato a causa di un’infezione asintomatica.

Ovviamente è anche ancora possibile che il virus abbia un’origine naturale. La linea di fondo è che nessuno lo sa. Ecco perché è così importante indagare su tutte le informazioni rilevanti contenute nei database disponibili negli Stati Uniti.

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tempofertile

Yu Yongding, Cosa fare con le obbligazioni USA, aggiustamenti nella ‘doppia circolazione’ cinese

di Alessandro Visalli

la FEDYu Yongding è un economista cinese, membro dell’Accademia delle Scienze Sociali e già del Comitato di politica monetaria della Banca Centrale Cinese, in questo articolo per Guancha[1]. Nel Forum finanziario globale PBCSF di Tsinghua del 2022[2], espressione di un think thank cinese fondato nel 1981 dalla Banca Centrale, Yongding ha attirato l’attenzione sul “dilemma” centrale del sistema internazionale monetario: il dollaro può fungere da moneta di riserva e fornire quindi una piattaforma monetaria di scambio al mondo (banalmente, garantendo che ci siano sempre dollari a disposizione per scambi tra terzi), solo se gli Stati Uniti sono in deficit. Un paese in surplus, infatti, aspirerebbe dollari mentre uno in deficit li distribuisce. Questa è la contraddizione interna sulla quale si è bloccata l’economia mondiale dopo la rottura della parità legale con l’oro che era prevista nello schema di Bretton Woods. Ma il ‘dilemma’ ha un suo scolio decisivo: la domanda internazionale di valuta di riserva e di scambio è correlata con la crescita del commercio mondiale e questa con la tenuta del dollaro. Se cala il commercio mondiale diminuisce la richiesta di valuta internazionale e quindi il dollaro si svaluta, ma allora, aumenta anche la possibilità che gli Stati Uniti si vedano costretti a non rispettare il proprio credito. Ovvero a replicare la crisi 1969-71 che portò al disaccoppiamento dollaro-oro. Questo scolio mostra la reale posta in gioco, e la reale funzione sistemica, della continua espansione della cosiddetta “mondializzazione”. Nelle condizioni poste dal disaccoppiamento il sistema di potere del dollaro può funzionare solo fino a che cresce. Trascinando il mondo in una insostenibile, se non altro sotto il profilo ambientale, bulimia.

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lantidiplomatico

Il conflitto in Ucraina e gli oligarchi statunitensi

di Federico Fioranelli*

Riceviamo da Fosco Giannini, direttore di Cumpanis, e con grande piacere rilanciamo...

720x410c50yrdfgSolamente la mancanza di adeguati strumenti interpretativi o una lettura superficiale della realtà possono portare a credere alla versione che ci viene fornita dai principali canali di informazione del nostro Paese e a non capire che il conflitto in Ucraina affonda le proprie radici nell’economia di guerra permanente degli Stati Uniti e nella natura oligarchica del capitalismo statunitense.

Gli Stati Uniti hanno un sistema di capitalismo che è possibile definire “oligopolistico”. Esso è un sistema che non rispetta i principi della concorrenza perfetta e che poggia sulle corporation, vale a dire sulle grandi e grandissime imprese.

Dato che le grandi corporation sono in grado di imporre il prezzo di vendita dei loro prodotti, negli Stati Uniti i prezzi tendono ad essere più rigidi verso il basso che verso l’alto e il soprappiù economico, cioè la differenza tra ciò che la società produce e i costi necessari per produrlo, tende ad aumentare nel tempo sia in cifra assoluta sia come quota della produzione complessiva.

Tuttavia è evidente che, pur avendo la tendenza a generare quantità sempre maggiori di sovrappiù economico, un sistema di capitalismo oligopolistico non riesce sempre a creare gli sbocchi di consumo e d’investimento necessari per assorbirli. Ne consegue che un sistema di questo tipo sia caratterizzato da crisi e dalla tendenza a cadere nella stagnazione. Infatti, il mancato assorbimento del sovrappiù economico crea un vuoto di domanda che rende potenziali e non reali i profitti, genera perdita di reddito e impedisce la piena utilizzazione del lavoro e degli impianti produttivi.

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volerelaluna

Il tradimento. L’ America e noi

di Galliano Rotelli

Tradimento 2Di questa tragedia che sta attraversando l’Europa ciò che più mi affligge è la frustrazione dovuta al tradimento, si il tradimento!!! Ma come??? Da tutta una vita sono un suddito fedele dell’impero americano, ho consumato tutto quello che dovevo: coca cola, chewing gum, blue jeans, rock and roll, pop art, cowboy, John Ford, Hemingway, Bob Dylan, Marlon Brando,Kennedy, Luther King, Ginsberg, P.C., Internet… e sì lo ammetto ho anche pianto quando John Kennedy è stato assassinato, e viaggiando parecchio, mi sono convinto che alla fine l’impero del bene era il migliore dei mondi possibili. Unica pecca nel mio, peraltro, immacolato curriculum, in gioventù ho portato l’eskimo sopra i jeans ma si tratta di poca cosa, qualche manifestazione “yankee go home” e robetta così tutto poi riscattato con una vita da capitalista convinto.

Ora quasi alla fine del mio percorso gli “amici” americani, prima mi mandano “a fare in culo” via Victoria Nuland, poi oggi mi danno due possibilità per finire i miei giorni: 1) arrostito da un missile russo a media gittata; 2) annichilito da una crisi economica, di portata epocale, in cui potrebbe sprofondare tutto quello che abbiamo costruito negli ultimi 50 anni.

Ebbene, triste dirlo, ma quello che sta succedendo oggi in Europa era purtroppo prevedibile, forse persino inevitabile.

Le cause che stanno dietro a questo avvitamento americano nei confronti dell’Europa e la conseguente guerra in Ucraina sono parecchie, in questo articolo ne accennerò alcune di cui in questi giorni si parla poco.

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ist onoratodamen

La guerra imperialista permanente infuria in ogni angolo del mondo e si configura ormai come una vera e propria guerra mondiale

di Giorgio Paolucci

La narrazione corrente tende a rappresentare tutte le guerre in corso come ognuna a sé stante e ognuna figlia di specifici contenziosi (religiosi, territoriali, etnici ecc. ecc.) in realtà, poiché la posta in palio è il sistema dei pagamenti internazionali, ognuna di esse si configura in tutto e per tutto come uno dei tanti capitoli della più generale, e ormai mondiale, guerra imperialista permanente

guerra986La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
C’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente, Faceva la fame.
Fra i vincitori Faceva la fame la povera gente,
egualmente.
Bertolt Brecht

Ovunque c’è anche una sola traccia di petrolio, di gas o di qualche altra materia prima strategica infuria la guerra.

Anche il conflitto fra Israele e Hamas - il cui ultimo round si è appena concluso - seppure sullo sfondo di un’annosa e irrisolta questione territoriale, si è ulteriormente acuito da quando sono stati scoperti importanti giacimenti di gas nei fondali di Gaza Marine.[1] Si sarebbe, dunque, tentati di concludere che non c’è nulla di nuovo in questa ultima ondata di conflitti che, estendendosi dall’Ucraina, all’Iraq; dalla Striscia di Gaza alla Libia e, di fatto, all’intera Africa, non risparmia ormai nessun continente e vede coinvolte tutte le maggiori potenze imperialistiche. Ma non è così o, quanto meno, lo è solo in parte, nel senso che alle cause di sempre se ne sono aggiunte almeno altre due specifiche di questa fase della crisi strutturale in cui da qualche decennio si dimena il modo di produzione capitalistico: il fallimento delle politiche monetarie attuate dalle maggiori banche centrali, in funzione anticiclica e l’ormai conclamata tendenza alla depressione permanente.[2]