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sinistra

Complottology

di Daniele Gullì

inbound9223149293578330536 570x350I fenomeni sociali sono frutto dell’azione umana, ma non della progettazione umana.” Adam Ferguson

Sono cresciuto guardando X-Files, Fox Mulder era il mio guru. In edicola compravo X-Factor - rivista che si occupava di enigmi, misteri, Ufo e fenomeni paranormali - e in età adolescenziale leggevo libri come Impronte Degli Dei e Il Mistero di Orione. Insomma, ho sempre avuto una perversa attrazione per le cosiddette realtà alternative. Non è nelle mie corde, quindi, approcciarmi, anche alla più stramba delle teorie, con pregiudizio e puzza sotto il naso. Anzi, per mio cruccio, tendo ad appassionarmene a tal punto da finire per conoscerla meglio di chi la diffonde compulsivamente.

 

Approccio dicotomico e mortificazione del confronto

Ho ritenuto necessaria questa premessa per svincolarmi preventivamente dalla semplicistica quanto generalizzata logica del tifo da squadra. La smania di assegnare le persone a compagini contrapposte - Guelfi vs Ghibellini, Buoni vs Cattivi o, come in questo caso, Complottisti vsManipolati dal Potere - svilisce ogni discussione. Pensiamo, ad esempio, all’attualissima, quanto degradante, discussione sui vaccini. Porsi delle domande in merito alle politiche nazionali sull’obbligo vaccinale, senza però buttare alle ortiche le conquiste umane in campo medico-sanitario, sembra diventato impossibile. Il polverone alzato dalle orde di NoVax per cui i vaccini non sarebbero altro che veleni iniettati per rimpolpare le casse di Big-Farm, e magari togliere di mezzo qualche poveraccio, inquina ogni ragionamento che voglia svincolarsi dalla contrapposizione dualistica.

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scienzainrete

Covid sfida la scienza ad aprirsi alla società e alla complessità

di Fabrizio Bianchi, Liliana Cori, Luigi Pellizzoni

5192513 0900 coronavirus italyLe ipotesi ai tempi del Coronavirus sono un capitolo affascinante e potrebbero dare origine a un’enciclopedia praticamente infinita. Danno conto di una grande vivacità intellettuale, del desiderio di molti di contribuire a trovare soluzioni per uscire dalla crisi e si alimentano su una circolazione vorticosa di informazioni. Le ipotesi emergono, vengono moltiplicate, talune rimangono sospese, altre discusse perché confermano convinzioni consolidate o le ribaltano a sorpresa, sollecitano reazioni o smuovono emozioni. E in questo periodo la necessità di attrarre l’attenzione è massima, perché si parla sempre e solo dell’emergenza in corso, e chi accede ai media tradizionali o ai social lo fa per avere notizie, capire gli andamenti, immaginare le prospettive. Lo testimonia l’enorme ascolto del bollettino quotidiano delle 18 della Protezione Civile, che ha fatto familiarizzare i più con materie quali l’epidemiologia, la virologia, la modellistica.

D’altra parte, i media, si sa, vanno alla ricerca di emozioni e sollecitano aspettative, e spesso aumentano la percezione del rischio, l’incertezza e la paura, come abbiamo scritto qui. I ricercatori sono sollecitati a dare risultati nuovi e le ipotesi si moltiplicano, si accumulano, si modificano con velocità straordinaria, soprattutto quando donne e uomini di scienza vengono interpellati come esperti, devono quindi rispondere su tanti aspetti diversi da quelli che hanno coltivato a fondo, e le loro idee vengono proiettate in diretta nell’agone delle decisioni politiche.

La scienza è presente nel dibattito, i cittadini e i portatori dei diversi interessi si affacciano e prendono la parola, e l’occasione va colta al volo per aprire ancora di più la scienza al dialogo con la società, sulle domande di ricerca, sulla genesi e l’uso delle ipotesi.

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ecologiapolitica

Le FAQ del governo sulla «Fase 2»: benvenuti in Assurdistan!

di Wu Ming

life of brian banner1 minLe Frequently Asked Questions – o meglio, le risposte alle Frequently Asked Questions – si scrivono quando si deve chiarire una questione o fornire una sintesi rapida e leggibile di un testo molto complesso, quale può essere un decreto. A volte, però, una questione è talmente male impostata, un testo talmente mal concepito e mal scritto da rendere un chiarimento impossibile. In casi del genere, il ricorso alle FAQ può solo alimentare arzigogolio e fare più confusione di prima.

Abbiamo letto le FAQ che dovrebbero chiarire i contenuti del Dpcm del 26 aprile. Provengono dal governo, ma sono prive di qualunque intestazione – ennesima prova di sciatteria. Sono pubblicate da tutti i giornali e siti di informazione. Contengono assurdità, contraddizioni eclatanti e vere e proprie schifezze. Qui ci limitiamo a isolare due questioni.

 

Tieni l’albero genealogico a portata di mano

Chi sono i «congiunti» e «affetti stabili» a cui potremo fare visita?

«L’ambito cui può riferirsi la dizione “congiunti” può indirettamente ricavarsi, sistematicamente, dalle norme sulla parentela e affinità, nonché dalla giurisprudenza in tema di responsabilità civile. Alla luce di questi riferimenti, deve ritenersi che i “congiunti” cui fa riferimento il DPCM ricomprendano: i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge).»

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blackblog

Peste e Rabbia

di Charles Reeve

ReeveCome possiamo incrociare e fare entrare in risonanza le riflessioni sullo strano e singolare periodo in cui viviamo? Un periodo che, a causa del suo lato tragico, mostra in rilievo evidenziandole le debolezze e i limiti del sistema capitalista globalizzato che, solo ieri, venivano viste come se fossero espressione della sua forza e del suo potere. Sottoposti a un discorso tossico, come in un loop, siamo bloccati nel presente da un'atmosfera ansiogena, impotenti a causa del nostro stesso isolamento. Ci sentiamo come minacciati in un mondo in cui qualsiasi oggetto o individuo viene percepito come ostile, come causa di morte. Le relazioni umane stesse vengono minate dal pericolo. Le statistiche e le curve degli «specialisti» della morte vengono seguite come quelle del mercato azionario, sommergendoci e sopraffacendoci; vengono ad aggiungersi alle spiegazioni complottistiche, alle speculazioni e alle presunte certezze che vorrebbero rassicurarci. È in una tale magma che lo spirito critico si deve aprire una strada. Solo cercando di esercitarlo, riusciremo a raggiungere l'unica via d'uscita verso l'aria libera e a superare così la rassegnazione del pensiero di fronte alla paura.

Sembrava che la rimozione dell'idea della morte fosse ben consolidata ormai nelle società ricche, cancellata dal culto del benessere e dal mito del progresso, dell'individuo che domina la natura. Ora, la tempesta del progresso non è altro che la distruzione di ciò che è vivente; qualcosa che era già temuto, anche un secolo fa, dai nemici dell'ideologia produttivistica, tra cui Walter Benjamin e altri emancipatori «pessimisti».

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lavoroesalute

Spillover, siamo tutti responsabili

di Alba Vastano

37c73820 4127 40ae b77f 3c90704667c1 1.ef4f973437f261b165361ca200676b7cQuanta responsabilità ha avuto ed ha nell’espandersi di un’ epidemia, fino alla drammatica realtà che l’ha trasformata in una pandemia, la mano devastante delle opere umane sulla natura? La questione ci tocca tutti ed è oggettiva. Così la definisce sul ‘New York Times’, David Quemman il ricercatore, saggista scientifico, autore del saggio Spillover: “Siamo stati noi a generare l’epidemia di Coronavirus. Potrebbe essere iniziata da un pipistrello in una grotta, ma è stata l’attività umana a scatenarla”. Un j’accuse forte che dobbiamo riconoscere e umilmente incassare. Siamo un po’ tutti responsabili di questo nuovo flagello.

* * * *

Non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla. I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi. Sono virus che oggi colpiscono gli animali, ma che potrebbero da un momento all’altro fare un salto di specie , uno spillover in gergo tecnico, e colpire anche gli esseri umani”.

Previsione oculata che oggi è una drammatica realtà a causa della pandemia che ha messo in ginocchio il mondo. Ne scrive David Quammen, autore di saggi scientifici, nel suo libro ‘Spillover’ del 2012 (ed. Gli Adelphi). Un saggio che ha impegnato l’autore per ben 6 anni. Un tempo che l’ha portato in giro per il mondo, al seguito di scienziati ricercatori, nelle foreste congolesi, così come nelle fattorie australiane e nei mercati delle mega-città cinesi. Lo scopo di questo lunghissimo girovagare? La ricerca della prova di un fenomeno scientifico, la zoonosi, la patologia legata al passaggio di un virus da alcune specie di animali all’ospite umano e le fenomenologie conseguenti ai danni della salute. Avviene quindi lo spillover, una fuoriuscita del virus da una specie animale al passaggio a quella umana.

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paginauno

Covid19 Lockdown

di Giovanna Cracco

Screenshot from 2020 05 03 15 02 29Un rapporto dei servizi segreti, indirizzato alla presidenza del Consiglio e ai ministri competenti, segnala la possibilità di problemi di ordine pubblico nel Sud Italia nel caso l’epidemia da coronavirus dovesse allargarsi anche a quella parte del Paese. È ciò che riporta Fabio Martini in un articolo pubblicato il 26 marzo su La Stampa (1). “Si tratta di un report top secret” scrive Martini, “ma da quel che trapela il pericolo segnalato è quello di un’escalation, che partendo dalla fragilità e dal possibile collasso delle strutture ospedaliere, possa portare inizialmente a ribellioni legate alla carenza di assistenza e aggravate davanti a casi di «raccomandazioni», che in alcune realtà hanno una loro consistenza. E l’ultimo anello di questa escalation nel Sud potrebbe determinarsi con interferenze sempre possibili da parte della criminalità organizzata”.

Lo stesso giorno su Repubblica, edizione Palermo, Claudia Brunetto e Francesco Patané segnalano un “pomeriggio di tensione all’interno del supermercato Lidl di viale Regione Siciliana per il tentativo di una quindicina di persone di scappare con i carrelli pieni senza pagare la spesa […] sul posto sia polizia che carabinieri hanno ricondotto alla ragione la quindicina di clienti […] Si tratta di famiglie palermitane provenienti dal Cep, dallo Zen e da Cruillas che dopo una lunga trattativa con le forze dell’ordine hanno ammesso di non avere più soldi per pagare la spesa perché rimaste senza possibilità di lavorare dopo l’inizio della quarantena. Carabinieri e polizia sono riusciti a convincere le famiglie in difficoltà a lasciare la merce nel supermercato. Nessuno è stato denunciato” (2).

Come si è potuti arrivare a questa situazione, per di più in un tempo decisamente breve (3), in una liberaldemocrazia a capitalismo avanzato del XXI secolo?

 

Legge, disciplina, sicurezza

L’epidemia da coronavirus ha prodotto, sui quotidiani e in rete, una serie di analisi e riflessioni che ne hanno seguito l’evoluzione, modificando anche nel tempo la chiave di lettura, com’è normale che sia quando si cerca di capire una situazione nuova e in divenire.

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il rasoio di occam

La peste e lo Stato

di Alberto Toscano

Screenshot from 2020 04 29 12 24 40La crisi pandemica ha generato un diffuso desiderio di stato e di autorità. Ma per filtrare questo desiderio imponendo un nuovo bisogno collettivo di salute occorre rivolgersi alle tradizioni di ciò che potremmo chiamare “dualismo del biopotere”, vale a dire ai tentativi di appropriarsi politicamente di quegli aspetti della riproduzione sociale, dalle abitazioni alla medicina, che lo stato e il capitale hanno abbandonato o reso insopportabilmente “esclusivi”

È un luogo comune commentare le più diverse crisi notando la loro capacità di rivelare, in un istante, ciò che l'apparentemente fluida riproduzione dello status quo lascia inosservato, di portare in primo piano ciò che è dietro le quinte, di rovesciare la scala delle priorità etc. Il carattere, la durata e le dimensioni del SARS-CoV-2/Covid-19 sono una illustrazione particolarmente efficace di questa vecchia, “apocalittica”, verità. Dalla esposizione “differenziale” alla morte creata dal capitalismo razziale alla nuova ribalta conquistata dal lavoro di cura, dall'attenzione alle condizioni letali della vita carceraria alla diminuzione, visibile a occhio nudo, dell'inquinamento, le “rivelazioni” catalizzate dalla pandemia sembrano grandi tanto quanto il suo impatto sulle nostre relazioni di produzione e riproduzione sociale.

La dimensione politica della nostra vita collettiva non fa eccezione. Dilagano stati di emergenza, nascono vere e proprie dittature sanitarie (egregiamente in Ungheria), una emergenza che è di sanità pubblica viene militarizzata, e ciò che The Economist soprannomina “coronopticon” è variamente testato su popolazioni in preda al panico[i].

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ettoreguarnaccia

Coronavirus Fase 2: analisi di app “Immuni” e contact tracing, scenari e rischi

di Ettore Guarnaccia

Diverse persone preoccupate mi hanno chiesto un parere sulla futura app “Immuni” e sul sistema di contact tracing. Dopo una veloce analisi delle informazioni attualmente disponibili, riporto alcuni scenari e i principali rischi per la sicurezza e la privacy. Come spesso accade, la gestione delle emergenze finisce con il limitare i diritti e le libertà individuali dei cittadini e si scontra con la scarsa comprensione e i limiti della tecnologia

immuni 620x300Con l’ordinanza 10/2020 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il 16 aprile il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, ha disposto la stipula del contratto di acquisizione, dalla società Bending Spoons, dell’app di contact tracing denominata “Immuni”. Il progetto è stato selezionato dalla task force del Ministero dell’Innovazione per supportare la politica nella lotta al Coronavirus, quindi proposto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dalla ministra Paola Pisano il 10 aprile e sottoposto al vaglio della task force guidata da Vittorio Colao per gestire la ripartenza e tenere sotto controllo la diffusione del virus nella cosiddetta “Fase 2”. Stando a quanto finora dichiarato, la cessione della licenza d’uso del software e l’appalto del servizio avverranno a titolo gratuito, e Bending Spoons si impegnerà a fornire anche gli aggiornamenti necessari nel corso dei mesi.

L’app non è ancora disponibile e, stando alle dichiarazioni finora rilasciate, non sarà resa obbligatoria, ma scaricabile volontariamente, quantomeno fino a diversa disposizione da parte del governo.

 

Cosa contiene l’ordinanza?

L’ordinanza afferma che il sistema di contact tracing può aiutare a identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e può impedire la trasmissione successiva.

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effimera

COVID-19 e human tracking

di Giorgio Griziotti[1]

human tracking 2Il fine di questo documento è di scattare un’istantanea dell’uso delle tecnologie mobili di tracking e contact tracing nella lotta per il contenimento del contagio nel corso della pandemia Covid 19 nel momento in cui stanno per essere introdotte in Italia, in Francia ed in altri paesi europei. Cercheremo inoltre di mettere in evidenza le problematiche connesse e legate all’uso ed alla diffusione di tecniche di sorveglianza di massa.

Bisogna chiedersi innanzitutto se, nella svolta innescata dall’emergenza pandemica, il quadro d’interpretazione dei sistemi socio-tecnologici della società digitale sia da collegare alle dinamiche preesistenti. O addirittura diventi un’opportunità quando non un pretesto per concretizzarne alcune.

A questo proposito la prima questione riguarda la raccolta dati e l’enfatizzazione di una presunta onnipotenza dei big data, anche quando questo non pare giustificato. Nella proliferazione di comparativi fra dati della pandemia in provenienza da diversi paesi ci sono forti interrogativi che riguardano la qualità e l’omogeneità dei dati stessi Spesso, anche all’interno dell’Europa stessa, la raccolta dati ha messo in evidenza, nell’apice della crisi ed in diversi paesi, gravi carenze ed imprecisioni. C’è inoltre il forte sospetto che in certi casi i metodi di misura non siano omogenei, come per esempio quelli del conteggio delle vittime dell’epidemia.

In questo quadro emerge anche la problematica delle applicazioni mobili COVID-1.

Sin dal mese di febbraio 2020 in alcuni paesi asiatici sono state sviluppate e diffuse applicazioni software mobili progettate per facilitare in vari modi il controllo dei processi di propagazione tramite i contatti o la vicinanza con persone contagiate e l’identificazione di persone a rischio.

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quieora

Ricordo dell’imprevedibile

di Vicente Barbarroja

Untitled 1 2000x1200Egli la sorpassò, e fu solo; vide nella città il deserto.

Ossa di case erano nel deserto, e spettri di case; coi portoni chiusi, le finestre chiuse, i negozi chiusi.

Il sole del deserto splendeva sulla città invernale. L’inverno era come non era più stato dal 1908, e il deserto era come non era mai stato in nessun luogo del mondo.

Non era come in Africa, e nemmeno come in Australia, non era né di sabbia né di pietre, e tuttavia era com’è in tutto il mondo. Era com’è anche in mezzo a una camera.

Un uomo entra. Ed entra nel deserto.

ELIO VITTORINI, Uomini e no

  1. Domande sulla guerra in corso. Potremo toglierci un giorno le nostre maschere? Il mondo ritornerà, ma non sarà più lo stesso; l’esistenza cambierà, ma intorno al dolore e alla morte, al centro rimarranno l’amicizia e l’amore. Con il Covid19, la terra richiede espressioni di un’azione concertata che brillino con semplicità come con intelligenza, audacia, tenacia … alla fine della notte. Legami cospirativi che si diffondono come un virus, frammento per frammento, mondialmente?

Da quando è iniziata la quarantena, mi vengono in mente due fumetti premonitori. Nausicaä della valle del vento, di Miyazaki e I giardini di Edena, di Moebius. Come un ricordo dell’imprevedibile. Due storie illustrate, due immagini in cui il mondo era diventato irrespirabile e la necessità di una maschera per difendersi dall’infezione polmonare inevitabile.

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noirestiamo

La scienza è un campo di battaglia

di Noi Restiamo

49714 russian 860x280In questi ultimi giorni, la diffusione del Coronavirus a livello nazionale sembra registrare una diminuzione diffondendo un senso di speranza sul fatto che il peggio sia passato. Tuttavia, al momento non si è ancora trovata la cura al virus Covid-19, ma solo un modo per rallentare i contagi e i decessi, ossia attraverso l’isolamento forzato di massa, il quale però non può essere sostenibile sul lungo periodo.

Da settimane sono al lavoro ricercatori di tutto il mondo per trovare un vaccino che comunque realisticamente non potrà essere pronto prima di un anno. In questo contesto, sta circolando una narrazione fuorviante della scienza come neutrale e benefica per tutti. Una narrazione a cui non dobbiamo abboccare.

 

Una premessa di metodo

Quando diciamo che “la scienza non è neutrale” e benefica per tutti non intendiamo dire che questa non abbia una valenza conoscitiva assoluta. Dal nostro punto di vista la scienza è in grado di descrivere la realtà oggettiva con processi di approssimazione successiva che vanno a definire i limiti delle teorie passate.

Questi processi, se svolti con il metodo scientifico, non dipendono dai soggetti che li realizzano, ovvero ogni ipotesi deve poi essere confrontata con la durezza dei fatti e l’ipotesi è tanto più valida quanto più il confronto con i fatti è ripetibile nel tempo, nello spazio ed è indipendente dai soggetti che eseguono il confronto.

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paroleecose2

Di bocciature, voti e altre amenità

di Mauro Piras

aula scolastica vuotaLo dico subito: questo è uno sfogo. Una reazione irritata a una serie di cose che abbiamo dovuto sentire in giro sulla scuola in queste settimane, nel pieno dell’emergenza. Una reazione ai luoghi comuni, alla pigrizia intellettuale, ai riflessi condizionati, o forse a una visione reazionaria della scuola talmente radicata nella cultura dell’italiano medio (del giornalista medio, del politico medio, dell’opinionista medio) che neanche ce ne rendiamo più conto. “È un 6 politico!”, “Se li promuoviamo tutti non c’è più serietà!”, “Così si deresponsabilizzano gli studenti!”, “Il lavoro dei docenti non ha più nessuna dignità!”, “Non ha più senso mettere i voti!”. Ecc. Tutto più o meno riassumibile nel sommo principio: “Signora mia, non c’è più la scuola di una volta!”. Cosa piuttosto commovente, a dire il vero, perché, a parte il caso ormai raro di qualche quasi ottuagenario brontolone, la maggior parte di questi spropositi viene pronunciata da gente come me, cinquantenni che hanno fatto la scuola degli anni ottanta, semisgangherata, che hanno fatto un esame di maturità superleggero, con due materie all’orale di cui una a scelta e l’altra pure, che non hanno mai vissuto sulla propria pelle un’emergenza di questo genere. Quindi quello che segue è un tentativo di tradurre in frasi leggibili la serie di contumelie e insulti che attraversano la mia mente quando leggo o sento quelle cose.

Primo, il “6 politico”. Che dire? Che non c’entra niente, che parlare di “6 politico” in questo contesto è solo sciatteria, approssimazione, pigrizia linguistica. L’espressione è venuta fuori appena si è iniziato a parlare di promuovere tutti.

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ilponte

Per non dimenticare

di Giancarlo Scarpari

da curno in aiuto alla cina mascherine bongiorno contro il virus 949c2478 41be 11ea 8f18 5bb15ee00d6a 998 397 originalIl 31/12/2019 la Commissione sanitaria di Wuhan segnalava all’OMS l’esistenza, in quella località della Cina, di casi “di polmonite ad eziologia sconosciuta”; il 9/1/2020 l’origine del morbo veniva identificato in un nuovo “coronavirus correlato a quello della Sars” ed analoghi episodi venivano segnalati anche in Thailandia, Giappone e Corea del Sud; il Centro Europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie (ECDC), confermando quelle notizie,riteneva peraltro “moderato” il rischio che quel morbo potesse diffondersi in Europa.

Il 22 gennaio, tuttavia,in Italia, con una circolare inviata, tra gli altri, alle Regioni ed a taluni ordini dei medici, il ministro della Salute Speranza forniva una serie di indicazioni sul nuovo coronavirus, prescrivendo all’occorrenza, da parte dei sanitari, l’uso di “mascherine a protezione facciale” (quelle chirurgiche) e, in certi casi, di quelle “a protezione rinforzata” ( quelle denominate FFP2).

Il 30 gennaio L’OMS comunicava che era in atto un’ “epidemia prodotta dal nuovo coronavirus” e dichiarava lo stato di emergenza globale; lo stesso giorno, due turisti cinesi in viaggio in Italia venivano riconosciuti “positivi” al virus e ricoverati in gravi condizioni in un ospedale romano.

Da allora, dunque, la notizia del morbo e della sua capacità infettiva diviene ufficiale e fa il giro del mondo, suscitando reazioni differenti. Non nasconde la sua soddisfazione il Segretario al Commercio americano Wilbur Ross, che il 31 gennaio annuncia che l’epidemia produrrà “un’accelerazione dei ritorni dei posti di lavoro negli USA”; i media dei paesi europei, preoccupati soprattutto della Brexit e delle sue conseguenze, si limitano a sottolineare che gli stranieri fuggono dalla Cina; il governo italiano, già dal 30 gennaio, con una delibera del Consiglio dei ministri, dichiara a sua volta lo stato di emergenza per 6 mesi, mentre il ministro della Salute blocca completamente il traffico aereo con quel lontano paese.

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medicinadisegnale

Adesso, davvero, basta!

Comunicato AMPAS del 21/4

di Medicina di Segnale

shutterstock 1499937455Con serenità, ma anche con determinazione, i medici del gruppo della medicina di segnale (735 iscritti all’AMPAS, la nostra associazione, di cui tanti impegnati in prima linea), preoccupati per le possibili derive autoritarie in atto, desiderano fare chiarezza circa la possibilità che siano lesi dei diritti costituzionalmente garantiti per i cittadini.

 

1. Lesione libertà costituzionalmente garantite

In questo periodo sono stati gravemente lesi alcuni diritti costituzionali (la libertà di movimento, il diritto allo studio, la possibilità di lavorare, la possibilità di accedere alle cure per tutti i malati non-Coronavirus) e si profila all’orizzonte una grave lesione al nostro diritto alla scelta di cura. Tutto questo in assenza di una vera discussione parlamentare, e a colpi di decreti d’urgenza. Ci siamo svegliati in un incubo senza più poter uscire di casa se non firmando autocertificazioni sulla cui costituzionalità diversi giuristi hanno espresso perplessità, inseguiti da elicotteri, droni e mezzi delle forze dell’ordine con uno spiegamento di forze mai visto neppure nei momenti eversivi più gravi della storia del nostro paese.

Ora sta entrando in vigore un’app per il tracciamento degli spostamenti degli individui, in patente violazione del nostro diritto alla privacy, e che già qualcuno pensa di utilizzare per scopi extrasanitari.

Ma tra le lesioni più gravi ai nostri diritti costituzionali spicca quella legata al diritto di scelta di cura, ben definito sia nella costituzione che nel documento europeo di Oviedo. Noi medici siamo colpevoli di non aver adeguatamente contrastato, due anni fa, una legge che toglieva al pediatra di fatto ogni dignità e autonomia decisionale.

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lordinenuovo

Chi governerà la crisi sociale?

di Alessandro Mustillo

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La gestione della pandemia e delle sue conseguenze è un enorme terreno di scontro, che sta amplificando in un solo colpo tutti i fenomeni da tempo in atto, connaturati con le logiche capitalistiche proprie della fase di sviluppo odierna del capitalismo, tanto a livello nazionale che internazionale.

Dietro ogni dichiarazione, ogni provvedimento ci sono scontri tra interessi di classe, scontri interni alle stesse classi dominanti, conflitti di carattere capitalistico tra imprese e società concorrenti, proiezione internazionale di questo scontro internamente al mercato comune europeo e alle sue istituzioni, e sul sistema delle alleanze internazionali.

Solo due giorni fa il politologo D’Alimonte, in un’intervista su Formiche.it rispondeva così ad una domanda sulla necessità di un governo di unità nazionale: «per far ripartire il Paese andranno prese decisioni difficili, dolorose e politicamente costose per l’assunzione delle quali sarebbe opportuna la condivisione dei rischi e delle relative responsabilità» D’Alimonte individua in Draghi la figura giusta a guidare il Paese:

«ha competenze indiscutibili la cui autorevolezza e il cui prestigio sono riconosciuti ovunque, in Europa e nel mondo. E l’Italia in questo momento ha il disperato bisogno di accrescere la propria reputazione internazionale. Anche a Bruxelles ovviamente, dove i suoi rapporti e le sue capacità diplomatiche potrebbero risultare fondamentali nell’ottica di un pieno sostegno dell’Unione al rilancio dell’economia italiana». [1]

Il politologo concludeva la sua intervista ringraziando Conte per il lavoro svolto, ma non ritenendolo la persona necessaria, né la sua maggioranza idonea, a guidare la fase futura.

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conness precarie

Governance e conflitto sociale nel tempo della pandemia

di Cinzia Arruzza e Felice Mometti

Arruzza Mometti Pandemia 768x545Scioperare per la propria vita

Lunedì 29 marzo gli operai della General Electric hanno protestato per le migliaia di licenziamenti annunciati dai manager della compagnia, chiedendo invece una riconversione della produzione e ponendo una semplice domanda: «se la GE ci affida l’incarico di costruire, testare e fare la manutenzione di motori per aerei su cui viaggiano milioni di persone, perché non dovrebbero ora affidarci l’incarico di costruire dei semplici ventilatori?»

Questo è stato uno dei tanti scioperi, più o meno legali, che i lavoratori di diversi settori hanno portato avanti nel mondo. Un’ondata di scioperi a marzo ha costretto il governo italiano a interrompere la produzione di beni non essenziali, anche se quella battaglia non è ancora vinta del tutto. I lavoratori di Amazon e di altre aziende della logistica hanno protestato e scioperato in Francia, Italia, Stati Uniti e in molti altri paesi per via delle scarse condizioni sanitarie dei luoghi di lavoro e la mancanza degli standard di protezione personale, mentre i lavoratori dei settori «non essenziali» hanno interrotto la produzione, usato il congedo per malattia o semplicemente hanno smesso di presentarsi a lavoro, rifiutandosi di rischiare la propria vita in nome dei profitti delle varie compagnie. Chris Smalls, uno degli organizzatori della protesta nel magazzino Amazon di Staten Island, poi licenziato come atto di ritorsione da parte dell’azienda, scrive questo in una lettera aperta a Jeff Bezos: «a causa del Covid-19, ci viene detto che i lavoratori di Amazon sono la ‘nuova Croce Rossa’. Il fatto è che i lavoratori non vogliono essere eroi. Siamo persone normali. Io non ho una laurea in medicina. Non sono stato preparato a operazioni di primo soccorso. Nessuno dovrebbe chiederci di mettere a rischio la nostra vita per venire al lavoro. Eppure, ci viene chiesto. E qualcuno deve prendersi la responsabilità di questa cosa. E quella persona è lei».

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filosofiainmov

Moneta, consumi e risparmi ai tempi del coronavirus

di Maurizio Caserta1

Screenshot from 2020 04 20 12 42 38Quello che segue è un piccolo diario della crisi e delle sue fondamentali implicazioni economiche, via via che le questioni si sono presentate all’interesse di ciascuno di noi. Si alternano le preoccupazioni immediate con quelle di prospettiva. Poi sintetizzate nella riflessione finale. Non ci sono valutazioni politiche, ma solo questioni ‘contabili’.

 

1.

La crisi comincia con una decisione delle famiglie di comprare di meno. Escono meno, viaggiano meno, rinviano gli acquisti non essenziali. In tempi di incertezza sulla sicurezza dei consumi e sulla possibilità di goderne è meglio restare più liquidi e rinviare a tempi migliori. Ciò fa crescere le scorte invendute dei commercianti e dei produttori. Se fosse un comportamento passeggero delle famiglie, i commercianti e i produttori potrebbero considerare questa oscillazione come una oscillazione di breve durata facile da assorbire nel ciclo delle vendite. Ma l’incertezza delle famiglie va sui produttori e sui commercianti, i quali sospenderanno gli ordini già fatti in attesa di capire che succederà. Parte cosi il perverso meccanismo de-moltiplicativo del reddito. Un’iniziale flessione della domanda di beni e servizi si allarga a macchia d’olio investendo l’intera economia. Se poi quella flessione diventa azzeramento perché quello stabilimento (negozio o fabbrica) viene chiuso, l’effetto è ulteriormente amplificato. Come si blocca questo effetto perverso? Immettendo o non ritirando denaro.

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utopiarossa2

Un solo mondo, una sola salute, una sola umanità

di Michele Nobile

stock exchange 4878214 1280Ho il piacere e l’onore di collaborare con Michele Nobile dalla metà degli anni ’70, da quando, di me più giovane e appena uscito dal liceo, s’impegnò attivamente nel movimento rivoluzionario italiano e internazionale. Conosco il suo carattere modesto, schivo e restio rispetto a qualsiasi ambizione di carriera politica o di spettacolarizazione della propria enorme preparazione teorica. Per questo mi assumo la responsabilità – e spero che lui non me ne abbia – di proporre questo suo nuovo testo come un Manifesto politico per la fase che stiamo vivendo e per quella che la pandemia capitalistica sta aprendo di fronte a noi.

Considerare questo testo come un Manifesto politico internazionale non implica alcun vantaggio per Michele o per il blog rossoutopico al quale egli collabora. Non implica nemmeno alcuna proposta organizzativa o alcuna demagogia agitazionistica. È solo un Manifesto delle coscienze che può essere ignorato o valorizzato.

Tutto qui, ma è moltissimo perché nel profluvio di testi che stanno dilagando in Rete e nel mondo, questo Manifesto può rappresentare una solida pietra di partenza: senza secondi fini elettorali, senza ambizioni di carriera politica o accademica, senza demagogia gruppettara e minoritaria.

Il mondo andrà come andrà, il capitalismo purtroppo sopravviverà anche a questo suo nuovo crimine (qui descritto in poche parole da Michele), ma alcuni di noi non gli concederanno la cosa più importante: la nostra libertà di pensiero e la nostra convinzione che solo l’abolizione del capitalismo su scala mondiale (Cina compresa) potrà preparare l’umanità alle prossime gravissime emergenze climatiche ed epidemiologiche rispetto alle quali questa pandemia capitalistica da Coronavirus sembrerà solo una piccola prova generale.

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paroleecose2

The next thing: accelerazione tecnologica e digital divide ai tempi del Covid-19

di Serena Ciranna

La pandemia ha cambiato la nostra percezione del Web e messo in evidenza gli effetti della diseguaglianza generazionale nell’accesso al digitale. Se i principali esclusi e a rischio sono gli anziani, le nuove generazioni potrebbero essere le vittime di una assuefazione informazionale che li espone al pericolo della disattenzione

ConnectionsLa pandemia e l’accelerazione digitale

Nelle prime settimane d’isolamento forzato per rallentare il contagio del Covid-19, l’universo digitale ha subito un’improvvisa espansione. Le conseguenze si sono viste rapidamente sia nei contenuti prodotti online che al livello dell’infrastruttura. L’apparato era già lì, ma in pochi giorni ha dovuto reagire ad una domanda sempre più forte. Amazon è stata forse la sola impresa ad assumere impiegati in massa quando altre aziende mandavano i propri a casa. Dall’inizio della crisi, Facebook e la sua controllata WhatsApp, hanno rilevato un aumento del traffico del 50%. Applicazioni di collaborazione a distanza come Slack e Zoom hanno dovuto far fronte a una richiesta inedita. Costretti a fare i conti con l’intimità domestica, con i familiari o con la solitudine, con il tempo ritrovato o la noia, ci siamo rivolti alle tecnologie che avevamo a disposizione sempre più indiscriminatamente e per un ventaglio sempre più ampio di attività. Di conseguenza, il nostro modo di essere utenti di questi servizi è cambiato, non solo in termini di quantità ma di qualità. Dipendenti dalle notizie che venivano dall’esterno, confinati in casa, la nostra connessione a Internet è diventata in molti casi l’unico canale per lavorare, fare la spesa, tenere i contatti con amici e familiari lontani. I nostri dispositivi si sono popolati di applicazioni di cui molti non avevano mai sentito parlare prima, i contenuti pubblicitari sui social media si sono subito adattati a nuove forme di consumo – puntando sugli acquisti online e su prodotti specifici come l’abbigliamento da casa, gli e-books, applicazioni per fare esercizio tra le mura domestiche.

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mondocane

“Andrà tutto bene”. A chi? I fantastici quattro. Liberarsi degli eretici

di Fulvio Grimaldi

san bartolomeoPer Bill Gates i vaccini sono una filantropia strategica che nutre i suoi numerosi affari legati ai vaccini, compreso l’obiettivo di Microsoft di controllare un’identità digitale universale che gli assicurerebbe il controllo dittatoriale sulla politica sanitaria mondiale, punta di lancia dell’neoimperialismo tecnoscientifico multinazionale” (Robert Kennedy Jr.)

Prima regola, non credere a niente di quanto dice il governo” (George Carlin, umorista statunitense)

Robert Francis Kennedy Jr. è figlio di Robert F. Kennedy, ministro della Giustizia USA, assassinato il 6/6/1968, e nipote di John F. Kennedy, presidente USA, assassinato il 22/11/1963. Avvocato impegnato nella difesa dell’ambiente, oppositore della vaccinazione forzata, è fondatore e presidente della “Waterkeeper Alliance”, un’organizzazione non-profit per la difesa delle riserve d’acqua mondiali. Torneremo sulle sue posizioni.

E’ già successo e, ogni volta, è andata peggio. Stiamo facendo la fine dei pagani sotto Costantino e Teodosio, dei sassoni sotto Carlo Magno, dei catari-albigesi con papa Innocenzo III, degli ugonotti (protestanti) per due secoli fino a Luigi XIII e Luigi XIV (e ne sa qualcosa il mio antenato, Pierre de Gerbaulet, che si rifugiò in Vestfalia nel ‘600 e si fece cattolico). Per finire, limitandoci ai genocidi, all’eliminazione pressochè totale dei nativi d’America. A ognuna di queste pulizie etnico-religiose, ma essenzialmente, come oggi, politico-economiche, seguirono arretramenti civili, totalitarismi feroci, desertificazioni culturali, devastazioni morali e ritorni di barbarie. Ogni posizione che sfuggisse all’ordine era criminalizzata come “eretica” (αἱρετικός: “colui che sceglie”. Bello, no?). Protagonista, immancabilmente, l’apparato cristiano nelle sue varie denominazioni, principalmente cattolica. Prima da protagonista, poi da fiancheggiatore.

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lafionda

La scia dell’untore: privacy, ICT e virus non informatici

di Stefano Pietropaoli

photo 1488590528505 98d2b5aba04bL'attuale pandemia legata al COVID-19 sta incidendo radicalmente sulla salute e, in generale, sui comportamenti di una porzione sempre più ampia dell’umanità; ma sta rimodellando anche il ruolo che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione reciteranno nella vita di ognuno di noi.

Da una parte, l’industria dell’hardware sta accusando una battuta di arresto senza precedenti. All’ovvio calo delle vendite si aggiunge la contrazione della produzione di device (come dimostra il caso degli iPhone, prodotti in Cina), a sua volta affiancata dalla sostanziale situazione di stallo in cui si trova lo sviluppo strategico delle reti 5G. Dall’altra, sembra invece godere di un momento di straordinaria espansione la realizzazione di software edi soluzioni cloud-based.

All’isolamento fisico si sta contrapponendo una contiguità digitale che attraversa ogni aspetto della socialità: il lavoro diventa smart working, lo studio diventa e-learning, il commercio diventa digital commerce, la spesa diventa home delivery, le prestazioni professionali diventano on demand services, le riunioni diventano web conferences, e via dicendo in un tripudio anglofonico ormai non più arginabile.

In un simile scenario la vita sociale si muove dunque quasi esclusivamente in rete: flussi di dati di proporzioni incalcolabili (bigger data) mettono in connessione soggetti che altrimenti sarebbero sostanzialmente isolati, oltre che a livello fisico, anche sul piano comunicativo. Stiamo assistendo così a una digitalizzazione di traffici informativi senza precedenti, continuamente alimentata dal ricorso di massa a strumenti di cloud computing, alla condivisione via web di documenti, a videochiamate e teleconferenze.

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lacausadellecose

L’umanità tra paura, stupidità e follia

di Michele Castaldo

urlo munch originaleChi si occupa di questioni sociali dovrebbe essere sempre grato a chi esplicita con chiarezza le proprie intenzioni e la prospettiva per la quale lavora senza nasconderla in una foresta di chiacchiere; altrimenti detto: andare al cuore del problema e farsi intendere da tutti. Bisogna però ammettere che in una fase come quella attuale è molto complicato riuscire a rintracciare linee di tendenza chiare, perché molti “professoroni“ sono in preda al panico; per non parlare degli uomini di Stato che sbandano paurosamente come l’ubriaco che fa ritorno a casa barcollando a zig zag. Cerchiamo perciò, senza ululare alla luna, di rimanere lucidi nel tentativo innanzitutto di capire cosa abbiamo di fronte, di riuscire a rintracciare linee oggettive e soggettive per cercare poi di delineare un punto di vista in questo inizio di caos generale, perché non siamo ancora arrivati in fondo all’abisso.

Prendiamo in esame come campionatura della “classe” borghese, cioè della classe al “potere” dell’attuale modo di produzione.

A fine febbraio un nome altisonante come Carlo Rovelli, un fisico, dunque uno scienziato, sul Corriere della sera scriveva: «Il valore del Green Deal europeo è centrato sull’idea di trasformare la sfida ambientale in opportunità anche economica. Non è presentato come limite alla crescita ma come una nuova strategia di crescita». Eravamo allora prime notizie che giungevano da Wuhan e l’emerito scienziato si avventurava in una nuova proposta per una nuova crescita dell’economia.

Dopo poco più di un mese lo stesso scienziato pubblica sempre sul Corriere della sera (del 2 aprile) un articolo al cui cospetto l’urlo di Munch ci fa la figura dell’oca giuliva.

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tempofertile

Il controllo al tempo della paura. Cronache del crollo

di Alessandro Visalli

gioconda 1582120090849.jpg L’età moderna nasce dalla paura, c’è paura sempre ed ovunque[1]. È questa la enorme forza dalla quale scaturisce la soluzione liberale del “male minore”[2]. E dalla quale scaturisce l’affidamento al sistema della tecnoscienza, la cui prima e più essenziale incarnazione è il sanitario.

Dal clima di paura del XVI secolo scaturisce anche la ragione d’essere dello Stato nazionale, che esiste e pretende di avere il monopolio della forza in quanto e per quanto protegge dalle minacce che turbano l’esistenza delle persone. Dei sudditi, in una prima fase, dei cittadini, dopo. Viceversa, la scomparsa della centralità dello Stato, o la narrazione di tale scomparsa (dato che questo al massimo si ritira lontano dallo sguardo e dalle mani dei cittadini, divenuti troppo esigenti, da retrocedere per questa via a sudditi[3]) fa venire meno questa promessa.

Si tratta di una minaccia esistenziale quindi, per l’ordine sociale e per la vita organizzata. Una minaccia per qualunque ordine sociale, sia esso capitalista o no, occidentale o orientale, del nord e del sud. Per riferirsi ad un esempio storico, anche durante i processi di state-building del periodo della decolonizzazione (1945-75) è attraverso l’estensione di servizi sanitari che è stata spesso cementata la proposta di legittimazione del nuovo stato. Nell'attuale crisi mondiale derivante dalla pandemia da SARS-CoV-2 accade qualcosa di simile. Non è un caso che tutti i paesi del mondo, in pratica, abbiano avuto, con maggiore o minore reattività, lo stesso ciclo di risposta: scoperta-minimizzazione-attesa-allarme-misure di lock down. La ragione è che la vera minaccia non è solo alla vita di migliaia di cittadini, quanto alla funzione stessa dello stato di proteggerli.

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jacobin

La lotta di classe dietro la pandemia

di Luca De Crescenzo

Diversi esperti e Istituzioni sanitarie avevano previsto il rischio in cui siamo finiti. La realtà che stiamo vivendo non è allora un disastro naturale ma è frutto di precisi interessi di produzione e di governi che ne scaricano i rischi su chi lavora

coronavirus Rob Wallace Jacobin italia 1320x481L'Organizzazione Mondiale della Sanità l’aveva definita «inevitabile». Bill Gates, in una conferenza ora divenuta celebre, «il più grande rischio di catastrofe globale». Libri come Spillover di David Quamenn o Pandemics di Sonia Shah avevano documentato questo rischio approfonditamente. L’emergere di una pandemia globale dovuta a un «virus aereo simil-influenzale» (come recitava il documento dell’Oms) non stupisce quindi gli addetti ai lavori. Eppure ha colto impreparati quasi tutti i governi.

Il New York Times ha da poco pubblicato un reportage su una simulazione avvenuta a Novembre dell’anno scorso presso il Dipartimento della Salute statunitense. Lo scenario, chiamato «Crimson contagion», ipotizzava l’emergere di un virus respiratorio nato in Cina capace di diffondersi presto in giro per il mondo e ne misurava il probabile impatto in suolo americano. Il risultato catastrofico – 110 milioni di infetti e più di mezzo milione di morti – mostrava quanto «sottofinanziato, impreparato e scoordinato sarebbe il governo federale in una battaglia di vita o di morte contro un virus per cui non c’è un farmaco».

Non solo quindi avremmo dovuto sapere che una pandemia sarebbe emersa, ma anche che non eravamo preparati ad affrontarla. Lo scopriamo adesso guardando quanto sta avvenendo proprio nel paese più ricco del mondo, oggi al primo posto anche per numero di contagi dopo le minimizzazioni di Trump, gli errori clamorosi nello sviluppo di un proprio test dopo aver rifiutato quello predisposto dall’Oms, la mancanza di controllo centralizzato delle risorse con rincorsa dei diversi Stati per accaparrarsene, i costi esorbitanti di diagnosi e trattamenti (solo ora parzialmente corretti) che impediscono l’accesso alle cure, le protezioni sociali pressoché inesistenti per milioni di lavoratori che li costringono a lavorare anche se malati.

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carmilla

Sull’epidemia delle emergenze/ Fase 5: i movimenti sociali al tempo della quarantena

di Jack Orlando, Maurice Chevalier e Sandro Moiso

coronavirus in italy milan shutterstock editorial 10584951w“Quando l’acqua inizia a bollire…è da sciocchi spegnere il fuoco.” (Nelson Mandela)

“In situazioni di caos, crescono le opportunità per la libertà” (Abdullah Ocalan)

Abbiamo cominciato a ragionare su questa fase in senso strategico ormai un mese fa, cogliendo come questa epidemia sarebbe diventata uno spartiacque tra quella aberrante normalità che vivevamo e ciò che verrà dopo; abbiamo indicato che, in questo tempo di perenne emergenza, l’unica regola della militanza rivoluzionaria è saper abitare la catastrofe per coglierne il campo di possibilità (qui).

Abbiamo proceduto ad analizzare, allora, come questa crisi metta in discussione e demolisca molti degli assunti e delle posizioni consolidate fino a ieri; una catastrofe che non ha risparmiato alcuno spazio dell’agire umano e politico: dalle relazioni internazionali, al controllo sociale, alle relazioni, alla geopolitica, alla guerra o all’accumulazione di capitale. Tutto viene tritato a grande velocità e tutto, altrettanto velocemente, si rinnova buttando via ciò che è obsoleto.

Crediamo che i movimenti sociali non siano estranei a questo processo e che, certamente, non possano esserlo (chi ne rimane al di fuori, d’altronde, è più cera da museo che essere vivente). È all’analisi di questo altro elemento che vorremmo concentrarci adesso.

Nell’ultima settimana abbiamo assistito ad un rapidissimo espandersi del contagio a livello europeo e internazionale, con una forte accelerazione di processi geopolitici ed economici che sembravano premere ormai da un po’(qui).