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Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo

di Aristide Bellacicco

Recensione del libro di Alessandra Ciattini, Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo, Multimage, Firenze 2023

L’epoca in cui viviamo, così come emerge dalle pagine di questo bel libro di Alessandra Ciattini, potrebbe apparire folle o insensata, vittima del caos generato da conflitti furibondi che hanno senz’altro trovato un motivo di ulteriore scatenamento nella fine dell’assetto internazionale conseguente, in modo determinante, alla scomparsa dell’Unione Sovietica.

Eppure, per dirla con l’Amleto, può darsi che “in questa follia” ci sia “del metodo”: il punto è capire in cosa tale metodo consiste e quali sono gli esiti ai quali potrebbe condurre.

È questo, mi sembra, il tentativo che anima il testo, a partire dal titolo che, come l’autrice sintetizza nella quarta di copertina, allude alla possibilità del comparire di “qualche spiraglio di cambiamento positivo” in un mondo che “tenta a fatica di darsi un ordine”.

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perunaltracitta

Per giusta causa di Danilo Conte

di Edoardo Todaro

Danilo Conte, Per giusta causa, Milieu editore, 2023, pp 144, euro 17

Dalle aule di tribunale a scrivere un libro, il passo è breve se si considera il materiale a disposizione, e di materiale Danilo Conte ne ha avuto, e ne ha, tanto. Comunque con Per giusta causa l’avvocato Conte ci ha piacevolmente sorpreso ancora una volta.

Ci troviamo di fronte a 143 pagine, ma senza ombra di dubbio potevano essere molte di più, visto che il suo essere avvocato del lavoro lo ha portato a incontrare centinaia di persone. Detto questo, sorge spontaneo domandarsi se qualcuno ha avuto la fortuna di aver avuto a che fare con Danilo Conte e il suo studio, con l’indispensabile Letizia Martini, per questioni non riguardanti cause di lavoro. Ad esempio il sottoscritto è entrato in contatto con lui in quanto come CobaS Poste abbiamo portato avanti le cause intentate da un bel numero di precari/e contro Poste Italiane SpA per l’uso di contratti che si rinnovavano all’infinito e che in realtà erano un vero e proprio sfruttamento continuato nel tempo di mano d’opera, nonostante la denunciata emergenza produttiva, un emergenza continua; e in quanto, sempre Poste decise di affibbiarmi 2 giorni di sospensione “per non aver commesso il fatto”, così definimmo la cosa.

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mondocane

Meglio Serbi che servi

In margine a un giorno dei ricordi… storti

di Fulvio Grimaldi

“Novosti”

Il titolo in cima a questo testo è quello che un importante quotidiano di Belgrado mise a titolo di una intervista fattami nella primavera del 1999, sotto le bombe sulla capitale, in piena aggressione NATO alla Serbia, a completamento della disintegrazione della Jugoslavia, portata avanti da Germania, Regno Unito, USA, Francia e Vaticano di Wojtyla, nel silenzio complice del rinnegato russo Boris Eltsin.

Quel titolo non piacque al segretario di Rifondazione, Bertinotti e, a scendere per li rami, al caporedattore trotzkista Cannavò (oggi a “Il Fatto”) di ”Liberazione”, un giornalista corretto che, senza avvertirmene a Belgrado, cestinava molti dei miei servizi da laggiù perché, a suo avviso, troppo “appiattiti su Milosevic”. Ne gioirono i Comunisti Italiani, secessionisti di Rifondazione, per giustificare il salto dall’opposizione all’ingresso nella maggioranza e nel governo di D’Alema e Mattarella. Ne conseguì che si accreditarono in Occidente contribuendo al bombardamento della Serbia in nome della NATO. Si trattava di Cossutta, Diliberto e…di Marco Rizzo, oggi zio-padrone di DSP.

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marx xxi

Il conflitto in Ucraina e le contraddizioni dell’Unione Europea. Editoriale

di Francesco Galofaro - Università IULM

In Polonia è recentemente cambiato il governo, ma non la linea sciovinista in politica estera. Durante una conferenza stampa tenutasi il 5 febbraio scorso, il giornalista di un quotidiano scandalistico di taglio popolare, Super Express, ha chiesto al ministro della Difesa, Władysław Kosiniak-Kamysz, se ha preso in considerazione la possibilità di una sconfitta militare dell’Ucraina e di una conseguente invasione della Polonia. Il ministro ha risposto: “Mi aspetto ogni scenario e tengo conto seriamente di quelli peggiori”. Inoltre, avrebbe già iniziato passi concreti per prepararsi alla possibile minaccia, esaminando anche lo stato dei rifornimenti di materiale bellico. Il ministro ha poi sottolineato che, per quanto siano importanti i rifornimenti di armi su larga scala, anche l’equipaggiamento di ciascun soldato va preso molto sul serio. Il riferimento, nemmeno troppo implicito, è alla sospensione degli aiuti militari a Kiev voluta dal governo precedente nel contesto del conflitto commerciale con l’Ucraina sulle importazioni del grano. Il governo precedente aveva motivato la sospensione con la necessità di non sguarnire le proprie difese militari.

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piccolenote

Gaza e il delirio della guerra infinita

di Piccole Note

Le pressioni Usa su Israele perché fermi la mattanza sono spuntate. Anche perché ormai il senile Biden è un'anatra zoppa....

Israele si appresta ad attaccare l’ultima ridotta palestinese, la città di Rafah, al confine egiziano, nella quale sono ammassati 1.4 milioni di rifugiati ridotti alla fame a causa delle restrizioni degli aiuti. Sarà un massacro che si aggiunge ai precedenti. Non ci sono parole per quanto sta accadendo, 28mila i morti, per lo più bambini, ma bisogna trovarle.

 

Biden, l’anatra zoppa

L’America continua a esercitare le sue cortesi pressioni sull’alleato: dopo le dichiarazioni del Segretario di Stato Tony Blinken, che ha detto che Israele non può usare la disumanizzazione del 7 ottobre “per disumanizzare gli altri”, è stata la volta di Biden, che ha parlato di una reazione “esagerata” da parte di Israele, aggiungendo che “ci sono un sacco di persone innocenti che muoiono di fame, molte persone innocenti che sono nei guai e muoiono e tutto questo deve finire“.

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contropiano2

Il Putin che l’America non è solita sentire

di Francesco Dall'Aglio

Mi devo limitare a poche riflessioni sparse e frettolose sull’intervista di Carlson – o sul discorso di Putin, a scelta. È durato due ore, l’ho ascoltato una volta sola e devo rivedermi alcuni passaggi (l’ho commentato “in diretta”, anche se ovviamente non era una diretta, sul mio canale Telegram che è questo: https://t.me/BravagliosWarRoom).

Non è stato un discorso rivoluzionario o sconvolgente e non sono state rivelati incredibili segreti: diciamo che una serie di fili sono stati annodati in un filo unico.

Bisogna però immediatamente considerare che il pubblico di questa intervista è il pubblico medio statunitense, lato sensu occidentale, che le parole di Putin o non le ha mai sentite o le ha lette in sintesi partigiane e al quale lo stesso Putin è stato presentato come un sanguinario tiranno del tutto irrazionale.

Ora certamente si può non credere a una sola parola dei suoi discorsi di ieri, ma sicuramente l’impressione che si ricava è quella di una persona razionale, determinata e competente, in grado di citare a memoria fatti, date e cifre spaziando dalla storia medievale ai rapporti commerciali tra i membri del BRICS+.

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carmilla

Che ne è stato del fascismo?

di Nico Maccentelli

Ne Il Fatto Quotidiano di sabato 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, spicca una dichiarazione di Giorgia Meloni, che recita: «Disegno criminale nazifascista»(1) riferito allo sterminio nei campi di concentramento di Hitler di milioni di ebrei. E rincara la dose annunciando la nascita del museo della Shoah a Roma e affermando che darà:«… un contributo determinante affinché la malvagità del disegno criminale nazifascista e la vergogna delle leggi razziali del 1938 non cadano nell’oblio», con buona pace di chi ancora vede nella destra istituzionale (Forza Nuova e Casa Pound sono un’altra cosa), una forza fascista, nel senso che è rimasta ancorata al fascismo del Ventennio.

Dunque, se parliamo del fascismo classico, quello di Mussolini e l’orbace, mi pare proprio che la destra di FdI abbia saltato lo steccato e oggi sia qualcosa d’altro, anche se c’è qualche antifascista da ztl che usa questa fanfaluca per motivi elettorali e di salotto per non fare vero antifascismo.

Ma la questione è più inquietante perché questo atto in realtà, iniziato con Fiuggi, era dovuto da parte della destra istituzionale di origini missine, per poter aderire alle nuove forme di fascismo che attraversano tutte le istituzioni della società italiana e lo stato stesso.

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comedonchisciotte.org

Che mangino terra

di Chris Hedges - chrishedges.substack.com

La fase finale del genocidio israeliano a Gaza, affamare un’intera popolazione, è iniziata. La comunità internazionale non intende fermarla

Non c’è mai stata alcuna possibilità che il governo israeliano accettasse la pausa nei combattimenti proposta dal Segretario di Stato Antony Blinken, tanto meno un cessate il fuoco. Israele è sul punto di assestare il colpo finale alla sua guerra contro i palestinesi di Gaza: lo sterminio per fame. Quando i leader israeliani usano l’espressione “vittoria assoluta”, intendono la decimazione totale, l’eliminazione totale. I nazisti nel 1942 avevano deliberatamente affamato i 500.000 uomini, donne e bambini del ghetto di Varsavia. Questo è un numero che Israele intende superare.

Israele, insieme al suo principale protettore, gli Stati Uniti, tentando di chiudere l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) che fornisce cibo e aiuti a Gaza, non solo sta commettendo un crimine di guerra, ma è in flagrante sfida alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ).

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contropiano2

Passi avanti della Schengen militare per una UE armata nella NATO

di Gigi Sartorelli

Il 31 gennaio a Bruxelles, a margine di un incontro tra ministri della difesa europei, Olanda, Germania e Polonia hanno firmato una dichiarazione di intenti per la creazione di un corridoio militare tra i tre paesi. L’accordo è aperto ad altri possibili partecipanti e ha l’obiettivo di facilitare e accelerare il movimento di materiali e truppe da una parte all’altra del continente.

Sono la burocrazia ai confini e l’inadeguatezza delle infrastrutture a rappresentare il principale problema. Per questo i firmatari dell’intesa hanno intenzione di standardizzare le condizioni per i movimenti militari, che in concreto significa semplificare i controlli di frontiera, dare priorità ai convogli militari e ridurre in generale le regolamentazioni sui movimenti di armi.

Boris Pistorius, ministro della difesa tedesco, ha detto che il focus per ora sono i collegamenti dai “porti sul Mare del Nord al fianco est della NATO, particolarmente esposto“, riferendosi allo scontro con Mosca. Ma tutti hanno fatto presente che questa è solo una tappa di un processo che deve portare a una “Schengen militare“.

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megachip

Se la biodiversità richiede meno agricoltura, l’Italia l’ha già massacrata

di Guido Salerno Aletta

La morsa economica in cui vivono gli agricoltori fa davvero paura, stretti come sono tra costi incomprimibili e ricavi non trattabili: non solo si fanno una concorrenza spietata tra di loro, ma tanto nei costi di produzione quanto nei ricavi delle vendite hanno a che fare con imprese multinazionali o con grossisti che operano in regime di oligopolio, colludendo.

In Italia, poi, da quarant’anni a questa parte, dal censimento del 1982, la superficie agricola totale si è ridotta di ben 59 mila Kmq, una superficie più che doppia rispetto a quella dell’intera Sicilia che non arriva a 26 mila Kmq. Questi sono i dati rilevati dall’Istat, che nel 2020 ha effettuato il 7° censimento agricolo. Inoltre, il numero delle aziende agricole censite nel 2020 si era ridotto, sempre rispetto al 1982, del 63,8%, il che significa che sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. La velocità di riduzione è stata più accentuata negli ultimi vent’anni: nel 2020, infatti, il numero di aziende agricole è stato di 1,1 milioni, più che dimezzato ai 2,4 milioni censito nel 2000.

Anche il numero delle persone che lavorano in agricoltura si è drasticamente ridotto, di un milione tondo di unità in appena un decennio, passando dai 3,8 milioni del 2010 ai 2,8 milioni del 2020.

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lantidiplomatico

I veri ideatori dell'"autonomia differenziata" e l'opposizione di facciata del PD

di Leonardo Sinigaglia

L’immagine dei senatori piddini intenti a sventolare il tricolore in protesta contro l’approvazione del ddl Calderoli sull’autonomia differenziata non deve trarre in inganno. Questo progetto, per quanto faccia gola alle mal celate tendenze secessioniste di certe “signorie” regionali, ha una matrice ben precisa, che più che in Padania sta nell’Atlantico, tra Washington e Bruxelles.

Quello che si ha davanti è il progetto euro-federalista, che sin dai tempi dell’American Committee on United Europe e dell’European Recovery Program ha avuto l’unico scopo di unire il continente nella subordinazione all’egemonia statunitense, garantendo mercati di sbocco alle merci americane, ingenti flussi di capitale, il venir meno di imperialismi concorrenti e, cosa di non poco conto, una salda testa di ponte nel continente eurasiatico, elemento necessario per indebolire la posizione degli avversari strategici. Non a caso, i più decisi sostenitori del regionalismo in Italia furono gli appartenenti all’ala destra della Democrazia Cristiana, saldamente agli ordini di Washington almeno dal viaggio di De Gasperi negli USA nel ‘47, ma in stretta connessione con le forze d’Oltreoceano già da prima dell’armistizio.

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lafionda

Vero o falso?

di Francesco Prandel

Lo scienziato teorico non è da invidiare. Perché la natura, o più esattamente l’esperimento, è un giudice inesorabile e poco benevolo del suo lavoro. Non dice mai “Sì” a una teoria: nei casi più favorevoli risponde: “Forse”; nella stragrande maggioranza dei casi, dice semplicemente: “No”. Quando un esperimento concorda con una teoria, per la Natura significa “Forse”; se non concorda, significa “No”. Probabilmente ogni teoria un giorno o l’altro subirà il suo “No”.

Albert Einstein

Qualche anno dopo la pubblicazione della teoria della relatività generale, durante una conferenza viennese del 1919, Einstein sosteneva che «se non esistesse lo spostamento delle righe spettrali verso il rosso a opera del campo gravitazionale, allora la teoria della relatività generale risulterebbe insostenibile». In buona sostanza, il fisico tedesco proponeva di eseguire un esperimento che avrebbe potuto confutare la sua stessa teoria. Popper, che era tra il pubblico, così ricorda quel momento: «Sentivo che era questo il vero atteggiamento scientifico.

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altrenotizie

Chi ha paura di Putin?

di Michele Paris

La sola notizia della presenza a Mosca dell’ex “host” di Fox News, Tucker Carlson, e l’ipotesi di un’intervista senza filtri a Vladimir Putin avevano fatto scattare nei giorni scorsi la modalità panico tra i politici e i propagandisti della stampa ufficiale in Occidente. Il giornalista ultra-conservatore americano ha abilmente favorito la diffusione di indizi circa i suoi piani, per poi confermare che l’attesa intervista al presidente russo verrà trasmessa sul suo sito e su X (ex Twitter) alla mezzanotte italiana di giovedì. Per gli ambienti ufficiali che inondano il pubblico di propaganda russofoba da almeno due anni, quello di Carlson è un vero e proprio peccato capitale e in molti hanno già chiesto per lui una punizione esemplare. Dare spazio senza pregiudizi alla versione del Cremlino comporta d’altra parte una serie di rischi, primo fra tutti quello del crollo definitivo delle menzogne a senso unico vomitate dai sostenitori del regime ucraino di Zelensky.

Raramente la notizia di un’intervista con un leader di un determinato paese, anche se rivale o nemico dell’Occidente, ha suscitato un tale livello di isteria tra politici, giornalisti e commentatori filo-atlantisti. Tutti sembrano essere preoccupati per l’utilizzo da parte di Putin della piattaforma offertagli da Carlson per diffondere la propria propaganda in Europa e negli Stati Uniti.

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comidad

La NATO, ovvero la schizofrenia della cleptocrazia militare

di comidad

Il bello dei nostri oligarchi sta nel fatto che non c’è bisogno di fare troppi sforzi di immaginazione per capirli, dato che ci dicono tutto loro. Andando sul sito della NATO si trova un discorso che il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha pronunciato alla Heritage Foundation il 31 gennaio scorso allo scopo di convincere i parlamentari statunitensi a votare per un’ulteriore “dose” di aiuti finanziari all’Ucraina. Il bilancio strategico delineato da Stoltenberg è piuttosto interessante. Si apprende infatti che i vari nemici dell’Occidente democratico (Russia, Cina, Iran e Corea del Nord) hanno superato le loro storiche divergenze e ostilità costituendo un unico blocco del male. La cooperazione tra i malvagi non riguarda solo l’aspetto strategico-militare ma anche la resistenza alle sanzioni economiche occidentali; anzi, i maligni stanno persino contrattaccando, sfruttando le sanzioni per cercare di minare la supremazia finanziaria degli Stati Uniti. Che potessero allearsi potenze da sempre rivali come Russia, Cina e Iran, era un’ipotesi che sino a qualche tempo fa qualsiasi storico avrebbe considerato inverosimile, ma pare che gli USA e la NATO siano invece riusciti nel miracolo.

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piccolenote

UNRWA: la sospensione dei fondi è un crimine di guerra

di Piccole Note

Tante le criticità delle accuse rivolte contro l'UNRWA...è colpire tutti i palestinesi... è contro la Convenzione di Ginevra. Intanto, spiragli reali per la tregua

Riportiamo dal sito Libertarian Institute: “Gli organi di stampa con accesso alla sintesi di un dossier di intelligence [israeliano] che sostiene che i dipendenti dell’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite per i palestinesi [UNRWA] hanno partecipato all’attacco di Hamas del 7 ottobre affermano che non fornisce prove a sostegno di tali affermazioni”.

“L’affermazione di Tel Aviv ha portato diversi importanti donatori dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione a sospendere i loro finanziamenti. Funzionari delle Nazioni Unite avvertono che l’UNRWA finirà presto i fondi, il che porterà i 2,3 milioni di palestinesi di Gaza verso la carestia”.

 

Criticità delle accuse all’UNRWA

“Il canale britannico Channel 4 e The Daily Beast hanno esaminato il riassunto di sei pagine di un dossier di intelligence che Israele sta distribuendo a fonti selezionate. Il documento sostiene che 12 membri dell’UNRWA hanno partecipato agli attentati del 7 ottobre e che centinaia dei 30.000 dipendenti dell’agenzia hanno legami con Hamas”.

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coniarerivolta

L’austerità sin da piccoli

di coniarerivolta

Recentemente siamo intervenuti sul tema dei tagli ai fondi per i consultori, austerità particolarmente odiosa e deleteria poiché distruttiva per un’importante tipologia di presidio dei diritti della donna e della sessualità libera. Aggiungiamo ora che l’offensiva dell’austerità non risparmia neanche gli asili nido, risorsa fondamentale per permettere di coniugare lavoro e cura familiare.

Analizziamo infatti la situazione degli asili nido dai dati ISTAT sul biennio 2021-2022. Verificando il numero di posti negli asili nido rispetto ai bambini, a fronte di un target di livello europeo del 33%, solamente il centro Italia e il nord-est rispettano questo requisito; in particolare nel sud si è ben lontani (16%). Inoltre, solamente il 48,8% degli asili nido è pubblico (meno della metà) e le richieste di iscrizione sono in gran parte insoddisfatte: 66,4% nel pubblico e 48,7% nel privato. Il rapporto dell’ISTAT prosegue con altri dati interessanti e inquietanti, questi i titoli dei vari paragrafi: “Sotto la media europea la frequenza del nido”, “Grandi divari territoriali nella spesa pubblica per i servizi all’infanzia”, “Eterogenei i criteri di accesso al nido utilizzati dai Comuni”, “Lo svantaggio economico non sempre prioritario nell’accesso al nido pubblico”, “I contributi statali non riequilibrano le diseguaglianze”, “Persistono squilibri socio-economici nell’accesso al nido”.

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sinistra

Oggi Lenin sarebbe stato in prima linea tra i trattori

Jaime P. Quirós intervista Carlos X. Blanco

 

-Avete preparato l'edizione di Cien años de la muerte de Lenin: Dialéctica y marxismo, di Salvatore Bravo, per le edizioni Ratzel: approfittando dell'anniversario della sua morte? Quanto è interessante Lenin oggi per un'impronta contemporanea come Ratzel, del XXI secolo, dedicata alla geopolitica?

Un interesse enorme. Che si simpatizzi o meno con lui, che si condivida o meno la sua potentissima strategia di guerra al capitalismo e all'imperialismo, Lenin è un leader colossale, una figura che tutti dovrebbero conoscere. Era un uomo d'azione, ma anche un filosofo, un discepolo di Marx che, quando voleva scrivere come allievo applicato, si abbandonava a volgarità (la sua teoria gnoseologica del riflesso, per esempio), ma quando pensava politicamente per conto proprio, dimostrava una volontà di ferro e un enorme intelletto pratico. La sua analisi dell'imperialismo come stadio più alto del capitalismo è ancora una teoria del momento.

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megachip

Programmi tv come addestramento di massa alla sottomissione

di Paolo Cortesi

Un articolo del 2014 sul nuovo indottrinamento televisivo si è dimostrato lucido e lungimirante. Lo riproponiamo oggi per rileggere l'ideologia nascosta di Masterchef e i suoi fratelli

Avrete notato, credo, il moltiplicarsi (in tempi così rapidi da non poter essere fenomeno casuale o “naturale”) di programmi tv basati sulla competizione. Anzi sulla competizione esasperata che conduce a una sistematica, progressiva eliminazione.

La formula è semplice, sempre la stessa: cantanti, cuochi, parrucchieri, pasticcieri, ballerini, aspiranti uomini d’affari (sic) e altre categorie si sottopongono al giudizio – spesso spietato, sempre severo – di sedicenti giudici. Da notare che i giudici, il cui verdetto è inappellabile, sono quasi sempre sconosciuti al grande pubblico quanto gli aspiranti che saranno giudicati, ma essi (i giudici) sono investiti di un’autorità (ripeto: autorità, dato che della loro autorevolezza nulla è dato a sapere) di un’autorità, dicevo, assoluta. Lo “spettacolo” funziona così: gli esaminandi si sottopongono a prove anche molto dure, la competizione è feroce perché il “gioco” è a eliminazione, non esistono squadre perché il vincitore può essere solo un individuo e i gruppi che occasionalmente si formano hanno una vita solo funzionale alla selezione dei singoli.

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napolimonitor

Appunti sulle mobilitazioni degli agricoltori

di La Terra Trema

La Terra Trema è un collettivo che si occupa di cura dell’ambiente e del territorio. Nato nel milanese, attraverso una fiera annuale che mette in relazione vignaioli, contadini e piccoli produttori agricoli di tutta Italia, ha attivato relazioni con migliaia di persone e progetti per la costruzione di filiere corte alternative all’agroindustria e alla grande distribuzione.

Dal 2015 pubblica una rivista, L’Almanacco de La Terra Trema che racconta questi territori in lotta, le esperienze di contadini, le storie di produttori e produttrici, le possibili alternative esistenti e da costruire.

Pubblichiamo a seguire, ripreso dal sito del collettivo, un articolo sulle mobilitazioni degli agricoltori in atto in questi giorni.

* * * *

Le mobilitazioni di questi giorni degli agricoltori, che stiamo seguendo e attraversando, ci danno la possibilità di ribadire alcune questioni.

L’agricoltura contadina è a rischio estinzione. In Italia sono rimaste poco più di un milione di aziende agricole. Negli ultimi quarant’anni sono scomparse due aziende su tre.

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sinistra

10 Febbraio, Giornata del ricordo: Non chiedeteci di condividere

di Enrico Vigna*

Si comprendono i “ragazzi di Salò” e si accusano i “massacri dei partigiani jugoslavi”, si dedurrebbe anche italiani, visto che sono stati oltre cinquantamila i partigiani italiani che hanno combattuto contro il nazifascismo in Jugoslavia e sono morti in quelle terre per riscattare l’onore di un intero popolo, macchiato e infangato da vent’anni di fascismo e colonialismo contro altri popoli, come quello jugoslavo, che mai nella storia hanno aggredito il nostro paese.

Da destra e da “sinistra”, tutti concordano per la “riconciliazione”, e invece lavorano per rinfocolare odi, rancori, razzismo etnico. Questi signori dimenticano che la riconciliazione c’è già stata: è avvenuta il 25 aprile 1945, con la sconfitta del fascismo, la cacciata dell’invasore nazista e la vittoria della lotta di liberazione nazionale.

Il mito degli italiani “brava gente” è fondato sulla rimozione storica dei crimini di guerra commessi dall’esercito italiano nelle colonie e nei territori invasi e occupati della 2° guerra mondiale; la nostra storia nazionale è ricca di rimozioni e “dimenticanze” di quello che è stato fatto ad altri popoli e paesi.

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coku

Dimenticare la sociologia del lavoro. Da Aris Accornero a Pietro Ichino il passo è breve

di Leo Essen

La distinzione tra Indigente (povero) e Disoccupato è il primo e maggior merito di questo libretto di sociologia del lavoro all’italiana (I paradossi della disoccupazione, Mulino 1986). Distinzione che negli anni 90 è andata smarrita, grazie al lavoro di propaganda di rifondazione e confratelli. Hanno fatto di tutto con la retorica della quarta settimana. Alla fine sono riusciti ad appiattire il tema della disoccupazione (che in effetti è scomparso dal dibattito) su quello della povertà. Ancora si sentono forti gli strascichi. Noi saremmo una nazione di straccioni e morti di fame, bisognosi di caritatevole soccorso, e non una nazione di disoccupati, eccetera.

La disoccupazione non ha una valenza assoluta, dice Accornero. Non ci sono dati oggettivi – i disoccupati – misurabili. La disoccupazione è una dimensione relativa, relativa al bisogno (di per sé relativo) che una persona esprime in un determinato momento, e relativa alla volontà di cercare un lavoro. Si può essere nel bisogno e senza lavoro, come lo erano molte casalinghe, e collocarsi volontariamente nell’area dell’inattività – dunque né occupate né disoccupate.

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altrenotizie

UNRWA, ipocrisia e complicità

di Michele Paris

La conferma della validità dell’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica contro Israele alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) si sta avendo in questi giorni, oltre che dai massacri senza sosta nella striscia di Gaza, dalla vicenda dei finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Le responsabilità in questo senso non sono solo dello stato ebraico, ma anche dei paesi occidentali – Italia compresa – che hanno vergognosamente assecondato le macchinazioni del criminale di guerra Netanyahu, tagliando una parte vitale dei fondi da destinare a una popolazione letteralmente allo stremo.

Lo stesso giorno in cui i giudici della ICJ hanno deliberato preliminarmente contro Israele, il governo di Tel Aviv ha avanzato l’accusa contro 12 dipendenti della UNRWA di avere partecipato con vari compiti all’operazione “Diluvio di al-Aqsa” del 7 ottobre scorso, portata clamorosamente a termine da Hamas e Jihad Islamica. Le accuse non sono in nessun modo dimostrate e si basano esclusivamente su confessioni estorte tramite tortura.

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contropiano2

Francia: Il “riarmamento agricolo” e la lotta di classe nelle campagne

di Giacomo Marchetti

Il movimento degli agricoltori in Francia è a un punto di svolta. Il 1 febbraio, gli annunci del governo del primo ministro Gabriel Attal, hanno in pratica soddisfatto le due associazioni di categoria di agricoltori e allevatori più vicini all’agro-business (FNSEA e JA) e alle sue richieste di “deregolamentazione” di tutela ambientale.

É stata la Confédération Paysanne stessa a denunciarlo, insieme a importanti confederazioni sindacali generali per mano dei propri dirigenti (CGT, Modef, Solidaires e FSU), alle varie associazioni e movimenti che si occupano della difesa dell’ambiente, nonché delle forze politiche progressiste raggruppate dalla NUPES.

La FNSEA e i Jeunes Agriculteurs, onnipresenti negli spazi dei media-mainstream, hanno invitato a levare i blocchi sulle autostrade e a un sostanziale ‘ritorno alla calma’ dopo gli ennesimi annunci del governo che – oltre a non affrontare la questione di un giusto prezzo per le derrate agricole, e a dimenticare i vari accordi di “libero scambio” che mettono in ginocchio gli agricoltori francesi – sta facendo carta straccia di quelle già deficitarie tutele verso la transizione del settore in una “agro-economia” che riduca il drammatico inquinamento e la penuria di risorse per la collettività.

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 maggiofil

Operai e capitale. A proposito di “Il capitale. Un libro che non abbiamo ancora letto” di Kepler-452*

di Valerio Romitelli

Operai alla ribalta sotto i fari con tanto di pugni chiusi alzati di fronte a un folto pubblico plaudente dal quale emergono pure numerosi altri pugni chiusi! Stiamo forse parlando di anni Sessanta, Settanta od Ottanta ? Niente affatto. Stiamo parlando dei giorni nostri; in particolare, della sera del 24/01/2024 al teatro bolognese dell’Arena del sole.

La notizia forse stupisce meno del dovuto dal momento che è già ben noto che lo spettacolo cui si sta facendo cenno e dal titolo sorprendente, Il Capitale. Un libro che non abbiamo ancora letto, non solo ha già inanellato non pochi successi in Italia e all’estero, ma ha anche ricevuto lo scorso anno il premio Ubu.

Di che si tratta, dunque, più in dettaglio? Cominciamo dall’inizio, cioè dal titolo, per l’appunto sorprendente. Avendo voglia di rifletterci su, esso si dimostra ben altro che una semplice stranezza finalizzata ad attrarre curiosità. Sotto una simile insegna al limite dell’assurdo si dà infatti perfettamente conto di quella che è stata la prima intenzione all’origine di tutto il lavoro che ha portato alla costruzione dello spettacolo.

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berlin89

Quando la guerra sembra non finire mai

di Vincenzo Maddaloni

Dall'inizio della guerra in Ucraina, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno aumentato oltre ogni immaginazione gli arsenali. Lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) ha calcolato che, nel 2022, la spesa militare statunitense è stata intorno agli 877 miliardi di dollari, ovvero circa il 39%, della spesa militare globale.

Tuttavia, come mostra un recente rapporto pubblicato da Monthly Review (1 novembre 2023) , queste cifre sono ampiamente sottostimate: la spesa militare effettiva degli Stati Uniti è più vicina ai mille e 537 miliardi di dollari, quasi il doppio del calcolo del SIPRI e dei “dati ufficiali” dell’amministrazione americana.

Queste cifre ci ritornano in mente dopo che, gli aerei a lungo raggio statunitensi hanno bombardato, l'altro giorno, degli obiettivi militari iraniani in Iraq e Siria. E’ il primo dei molteplici cicli di ritorsione previsti per l'attacco di droni contro le truppe statunitensi in Giordania, durante il quale sono morti tre soldati americanie 34 sono rimasti feriti.

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contropiano2

“L’industria dell’Olocausto”. L’introduzione

di Norman Filkelstein*

L’Olocausto non è un concetto arbitrario, si tratta piuttosto di una costruzione intrinsecamente coerente, i cui dogmi-cardine sono alla base di rilevanti interessi politici e di classe.

Per meglio dire, l’Olocausto ha dimostrato di essere un’arma ideologica indispensabile grazie alla quale una delle più formidabili potenze militari del mondo, con una fedina terrificante quanto a rispetto dei diritti umani, ha acquisito lo status di «vittima», e lo stesso ha fatto il gruppo etnico di maggior successo negli Stati Uniti.

Da questo specioso status di vittima derivano dividendi considerevoli, in particolare l’immunità alle critiche, per quanto fondate esse siano. Aggiungerei che coloro che godono di questa immunità non sono sfuggiti alla corruttela morale che di norma l’accompagna.

Da questo punto di vista, il ruolo di Elie Wiesel come interprete ufficiale dell’Olocausto non è un caso. Per dirla francamente, non è arrivato alla posizione che occupa grazie al suo impegno civile o al suo talento letterario: Wiesel ha questo ruolo di punta perché si limita a ripetere instancabilmente i dogmi dell’Olocausto, difendendo di conseguenza gli interessi che lo sostengono.

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kriticaeconomica

Riformare per dominare

Le origini storiche del riformismo liberal-capitalista

di Giampaolo Conte

Dietro le riforme neoliberiste, c'è una strategia di dominio politico e di classe. A tal fine è essenziale controllare lo Stato

A partire dalle recenti crisi finanziarie, la parola "riforma" è entrata nel lessico comune quale immagine evocativa di austerità e malessere economico, specialmente per le classi lavoratrici e una parte del ceto medio. Ma a cosa si riferisce esattamente questo termine?

La riforma (neo)liberista è uno strumento funzionale a promuovere un ordine economico che vede nell’accumulazione del capitale, nella ricerca del profitto e nella trasformazione sociale alcuni dei suoi valori fondanti.

Le riforme (neo)liberiste hanno lo scopo di agganciare sempre di più gli Stati nazionali a un paniere di regole mirato a permettere una maggiore fluidità del capitale, nonché a semplificare la trasformazione della struttura sociale per facilitare il processo di accumulazione. Tali regole permettono al capitale straniero di trovare le stesse norme di impiego, sfruttamento e investimento presenti in patria, cioè nello Stato egemone che domina e controlla in un determinato periodo storico il mercato internazionale.

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Un invito alla discussione tra i lavoratori e le lavoratrici conflittuali

di Federico Giusti

È sufficiente circoscrivere la crisi del movimento operaio al tradimento dei vertici delle burocrazie sindacali? E qual è il ruolo delle rappresentanze dei lavoratori?

Dovremmo trovare tempo e modo di aprire un confronto tra i lavoratori e le lavoratrici comunisti/e, farlo in fretta senza ripetere gli errori del passato quando, un trentennio or sono, si cullava l’illusione di indirizzare le organizzazioni sindacali a una prassi conflittuale inserendosi nei loro gruppi dirigenti senza essere peraltro capaci di sviluppare movimenti di lotta, vertenze avanzate e un innalzamento sostanziale del conflitto tra capitale e lavoro. Molti degli assertori di quelle tesi li abbiamo ritrovati nelle segreterie sindacali, nella veste di burocrati e senza mai avere spostato di un centimetro le arrendevoli politiche intraprese nel corso del tempo.

La questione sindacale può essere affrontata in molti modi, per esempio riprendendo i testi di Lenin sul rapporto tra organizzazione politica e movimento sindacale; il rischio che corriamo è sempre lo stesso, ossia la banalizzazione del problema per trovare formule astratte ma rassicuranti, soluzioni frettolose che alla fine condannano i comunisti a un ruolo subalterno o di comoda attesa nelle organizzazioni sindacali con maggiori iscritti.

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seminaredomande

L’Italia riconosca lo Stato di Palestina

di Francesco Cappello

Un invito a Mattarella a farsi promotore del riconoscimento bilaterale dello stato di Palestina e di annullare qualsiasi cooperazione militare in atto e futura con lo stato di Israele per tentare di evitare che l’Italia sia individuabile quale stato complice, a livello internazionale, nella commissione di genocidio a danno del popolo palestinese. La Palestina nel corso del tempo ha funzionato da Poligono di tiro dove provare e sperimentare armi di nuova concezione concepite grazie alla cooperazione italo israeliana codificata nella legge 94 del 2005

Il 29 novembre 1947 le Nazioni Unite, con la risoluzione 181, decisero la suddivisione della terra di Palestina in due Stati. Lo Stato di Israele esiste dal maggio del 1948; quello di Palestina non è mai esistito come Stato sovrano. Da sempre, l’espansione degli insediamenti israeliani nei territori occupati nel 1967, la confisca di terre di privati palestinesi, la distruzione di case e strutture civili e produttive e di tutti quei beni essenziali alla vita, sacrificati alla predazione quotidiana che Israele ha praticato a danno del popolo palestinese, hanno reso impraticabile il progetto di “due Stati per due popoli“, sancito diplomaticamente con il trattato di Oslo del 1993 quando era in carica il primo ministro, Yitzhak Rabin. Viceversa i 30 anni di impegno politico di Netanyahu, sono stati focalizzati nell’opposizione alla nascita di uno Stato palestinese.

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coniarerivolta

Controllo dei prezzi: per cosa e per chi?

di coniarerivolta

Un anno fa parlavamo, sempre su queste frequenze, del controllo pubblico dei prezzi. Si tratta di un potentissimo strumento che uno Stato ha a disposizione e che dovrebbe utilizzare per difendere il potere d’acquisto di lavoratori e lavoratrici, compromesso in questi ultimi anni da ritorno dell’inflazione.

Come sappiamo, infatti, le grandi imprese hanno prontamente approfittato della crisi per difendere, se non aumentare, i propri margini di profitto, scaricando sulle famiglie il costo dell’ennesimo crack economico, iniziato con la pandemia e protrattosi con la guerra.

L’ultima novità in tal senso è che anche una parte consistente delle grandi aziende europee ha iniziato a richiedere a gran voce l’introduzione di prezzi energetici amministrati, al fine di tutelare la competitività europea a livello internazionale. L’esempio più esplicito in tal senso ci è stato fornito dalle richieste presentate da European Round Table for industry (ERT) – un’associazione datoriale che include alcuni tra i più grandi gruppi industriali europei – a Mario Draghi, in un incontro orientato alla stesura del rapporto sulla competitività che l’ex presidente del Consiglio sta preparando su mandato della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.