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Poco di nuovo sul fronte orientale

di Pierluigi Fagan

356193180 10229029093727612 6621813324758059211 nNei primi giorni del conflitto russo-ucraino, poco meno di un anno e mezzo fa, scrivemmo il nostro punto di vista sulla questione delle intenzioni americane. Ritenevamo che il conflitto ruotasse intorno a queste poiché erano gli americani ad aver progressivamente influito sui già precari equilibri interni della disgraziata Ucraina, già a partire da Euromaidan nel 2013.

Avevano continuato con una lenta e inesorabile penetrazione costante in termini di consiglieri militari e finanziari, think tank e varie propaggini tentacolari che arrivarono a prendere il coniglio scappato dal cilindro Zelensky, a suo tempo eletto su onda populista stanca di corruzione, malaffare e continua tensione con la Russia sgradita ai più di quel Paese, quantomeno i residenti della parte centro-orientale, trasformandolo in Capitan Ucraina. Ma non c’era solo questo. C’era una più ampia strategia di pressione sul confine orientale e caucasico russo e c’erano stati diversi segnali di ritiro da trattati internazionali sui missili a medio raggio ed altro relativamente il bilanciamento atomico. Già a dicembre e poi a gennaio del ‘22, i russi richiesero perentoriamente un tavolo di confronto a Ginevra per chiarirsi su questo che rappresentava la più minacciosa rottura degli equilibri tra le due potenze atomiche planetarie dalla fine della IIWW (a cui s’era aggiunto un fallito tentativo di rivoluzione colorata in Kazakistan a gennaio), equilibrio che aveva retto anche lungo tutta la Guerra fredda. i russi non ricevettero risposta e ne trassero le conseguenze a fine febbraio.

Tutto ciò è stranoto a qualsiasi analista non sia arruolato negli effettivi della propaganda atlantista, inclusi i pochi “realisti” americani che ogni tanto ed invano vengono da qualcuno postati per mostrare ai propri contatti che c’è ancora qualcuno col barlume della ragione. Il fatto è che la politica internazionale o geopolitica (non sono la stessa cosa per quanto si occupino della stessa cosa) è un campo di studi come un altro, con le sue convenzioni, le sue scuole, i suoi metodi, la sua storia, una vasta e complicata serie di informazioni che i più non conoscono affatto.

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giubberosse

Di qua e di là del fronte

di Enrico Tomaselli

photo 2023 07 17 12 08 27bisMentre sulla linea di combattimento emergono, in tutta la loro evidenza, i limiti tattici e strategici della NATO, preludio ad una sconfitta che è già nei fatti, ed a cui manca solo la sanzione formale e finale, all’interno della Federazione Russa si gioca un’altra partita, non meno importante, soprattutto per gli europei; ed a cui proprio gli europei dovrebbero prestare attenzione, giacché da lì dipende il futuro del vecchio continente nei decenni a venire.

* * * *

Sulla linea di combattimento

Come era facilmente prevedibile – ed infatti previsto – il tentativo di passare ad una postura offensiva da parte delle forze armate ucraine, cercando di replicare i successi della scorsa estate, non solo non ha dato i risultati sperati, ma si è trasformato in un vertiginoso incremento delle perdite.

Se infatti l’offensiva dell’estate 2022 consentì a Kiev di riprendere Kharkiv (approfittando del fatto che i russi avessero lasciato quel settore quasi sguarnito) e la parte di Kherson sulla riva destra del Dniepr (da cui però i russi decisero di ritirarsi senza neanche combattere, per una scelta strategica del Generale Surovikin), stavolta per l’esercito ucraino si è trattato di andare all’attacco di forze considerevoli, ben fortificate e largamente superiori in alcuni ambiti fondamentali: artiglieria, aviazione d’attacco, guerra elettronica.

Il risultato di sei settimane di controffensiva è semplicemente devastante per Kiev, tanto che ormai in occidente si comincia (sia pur malvolentieri) ad archiviare questa storia e tutte le aspettative ad essa connesse. Dopo il sanguinoso tritacarne dell’ostinata resistenza a Bakhmut, contro ogni logica militare, il salasso di sangue pagato in queste ultime settimane rende le cose davvero complicate per il governo di Kiev.

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acropolis

La vera storia della guerra in Ucraina

di Jeffrey D. Sachs

Una dettagliata cronologia degli eventi e un caso per la diplomazia

Schermata del 2023 07 25 18 15 33I leader ucraini hanno accettato l’inganno degli Stati Uniti per ragioni difficili da comprendere. Forse credono negli Stati Uniti, o hanno paura degli Stati Uniti, o temono i loro stessi estremisti, o semplicemente sono estremisti, pronti a sacrificare centinaia di migliaia di ucraini a morte o feriti nell’ingenua convinzione che l’Ucraina possa sconfiggere una superpotenza nucleare che pensa la guerra come una faccenda esistenziale. O forse alcuni dei leader ucraini stanno facendo fortuna scremando le decine di miliardi di dollari di aiuti e armi occidentali.

Il popolo americano ha urgente bisogno di conoscere la vera storia della guerra in Ucraina e le sue attuali prospettive. Sfortunatamente, i media mainstream — The New York Times, Wall Street Journal, Washington Post, MSNBC e CNN — sono diventati semplici portavoce del governo, ripetendo le bugie del presidente degli Stati Uniti Joe Biden e nascondendo la storia al pubblico.

Biden sta nuovamente denigrando il presidente russo Vladimir Putin, questa volta Biden accusando Putin di una “vile sete di terra e potere”, dopo aver dichiarato l’anno scorso che “Per l’amor di Dio, quell’uomo [Putin] non può rimanere al potere”. Eppure Biden è colui che sta intrappolando l’Ucraina in una guerra senza fine continuando a spingere l’allargamento della NATO all’Ucraina. Ha paura di dire la verità al popolo americano e ucraino, rifiutando la diplomazia e optando invece per la guerra perpetua.

L’espansione della NATO all’Ucraina, che Biden ha promosso a lungo, è una mossa degli Stati Uniti che è fallita. I neoconservatori, incluso Biden, hanno pensato dalla fine degli anni ’90 in poi che gli Stati Uniti potessero espandere la NATO all’Ucraina (e alla Georgia) nonostante l’opposizione rumorosa e di lunga data della Russia.

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alternative

Vincere la pace

di Alfonso Gianni

295243173 10166269707395386 9134113861045936676 nParafrasando un detto tratto dal mondo dello spettacolo possiamo purtroppo dire che “the war goes on”, la guerra continua con il suo carico crescente di morti, di distruzioni, di barbarie rendendo il pericolo di una guerra nucleare generalizzata sempre più prossimo. Le lancette del Doomsday Clock – l’orologio della apocalisse, l’orologio virtuale nato da una iniziativa degli scienziati di Chicago nel 1947 per misurare quanto manca alla fine del mondo – stanno per sovrapporsi, solo 90 sono i secondi che le separano. Ma non tutto continua nello stesso modo, anche se siamo ben lontani dal profilarsi di una via d’uscita dal conflitto russo-ucraino. Tra gli elementi di novità che, qualunque sia la valutazione che se ne vuole dare, costringono ad ulteriori riflessioni, se ne pongono in evidenza due, che più diversi tra loro non potrebbero essere, “riuniti” solo dalla sostanziale contemporaneità temporale con la quale si sono manifestati. La ribellione – per comodità chiamiamola così – di Evgenij Prigozhin contro i ministri della guerra di Putin, da un lato e, dall’altro, la missione del Cardinale Matteo Zuppi, su mandato di papa Francesco, sia in Ucraina che in Russia. Entrambi gli eventi sono sottoposti a diverse e contrastanti interpretazioni sia per quanto riguarda i loro reali intenti che i loro effettivi esiti, nonché sulle conseguenze che ne verranno.

 

La “marcia” su Mosca della Wagner

Dubito che possa esistere, allo stato dei fatti, un’interpretazione univoca di quali fossero le reali intenzioni di Prigozhin e sul perché le cose siano andate in un certo modo. Come sempre in questi casi fioriscono le letture più svariate, le dietrologie più fantasiose, le previsioni più azzardate.

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clarissa

Guerra in Europa e “ordine internazionale” NATO

di Gaetano Colonna

Presentiamo qui di seguito il testo dell’intervento che Gaetano Colonna ha tenuto, il 12 luglio 2023, all’incontro Pace e Guerra in Europa, ospitato dall’Associazione Liberamente, tenutosi a Montemiele (PU). Buona lettura

defa 2023 e1689495053132Ringrazio gli organizzatori non solo per avermi invitato ma anche per avere proposto questo tema. È un ringraziamento non formale il mio, perché oggi ci vuole del coraggio ad organizzare iniziative di questo genere, dove appunto si parla di temi scomodi. Questo già di per sé distingue chi ha organizzato questo evento da tutto il resto, ed è un fatto fondamentale perché, lo abbiamo provato nelle scuole, lo abbiamo provato in altre occasioni, si fa veramente una gran fatica a contrastare il sistema mediatico, che continua a non raccontarci la verità o addirittura a propinarci menzogne.

Io parto dal fatto che ieri, 11 luglio 2023, la NATO, nella riunione di Vilnius, ha emanato un lungo comunicato, quindi una posizione politico-strategica, di circa 22 pagine: un Comunicato (che potete leggere qui) che francamente mi ha fatto una certa impressione, perché è a mio avviso quella che possiamo definire una dichiarazione di guerra vera e propria.

Credo che sia un fatto molto importante, dal momento che il nostro è un Paese inserito nella NATO fino dal 1949, ed io non ho difficoltà a dire che gran parte della responsabilità di quello che sta accadendo nell’Europa orientale è legata all’attività di questo organismo internazionale, che, proprio nel comunicato di Vilnius, dice una cosa che, se è una novità solo fino a un certo punto per i cosiddetti addetti ai lavori, è una novità fondamentale in senso più generale: la NATO sta in questo momento costruendo un collegamento con le analoghe organizzazioni di indirizzo anglosassone, in particolare statunitense, presenti in aree strategiche mondiali come l’Oceano Indiano e l’Oceano Pacifico.

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analisidifesa

Zelensky alle corde ed Europa umiliata: a Vilnius trionfano Erdogan e Biden

di Gianandrea Gaiani

230712 ukr rdax 775x440sIl summit della NATO a Vilnius ha evidenziato i possibili sviluppi del conflitto in Ucraina e ha fornito un quadro brutale ma realistico dell’assetto strategico che si sta configurando in Europa le cui conseguenze saranno misurabili nel tempo.

Nella capitale lituana la NATO ha “congelato” l’ingresso dell’Ucraina rimandandolo a data da destinarsi, come volevano gli USA e la gran parte degli Stati membri contrastati in parte dai britannici e soprattutto da polacchi e baltici che avrebbero preferito la definizione di un preciso percorso di adesione di Kiev oltre a un più rapido e massiccio invio di aiuti militari (nella foto sotto un autobus di Vilnius).

“Saremo in grado di estendere un invito all’Ucraina ad aderire all’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte” si legge nella dichiarazione conclusiva del vertice. Un esito previsto, voluto dagli Stati Uniti ma anche da quasi tutti i membri della NATO che non intendono imbarcare l’Ucraina finché è in guerra con la Russia, neppure con una road-map che stabilisca i tempi per l’ingresso di Kiev.

In conferenza stampa il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha provato a spiegare che l’Ucraina porta a casa un successo rispetto alla dichiarazione di Bucarest del 2008, quando la NATO aprì sulla carta le porte a Kiev (ma la guerra con la Russia non era immaginabile) perché oggi è previsto un avvicinamento all’Alleanza Atlantica basato sui passi avanti che farà l’Ucraina in termini di riforme politiche, sociali ed economiche e di interoperabilità militare con le forze armate dei paesi della NATO.

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seminaredomande

La diplomazia russo-cinese riporta la Pace laddove gli USA avevano seminato la guerra

Russia e Cina hanno avviato una vera e propria rivoluzione diplomatica

di Francesco Cappello

Il cinese Wang Yi e il russo Sergej Mentre la diplomazia dell’Unione europea, per bocca di Joseph Borrell, che aveva definito le autorità di Mosca “regime fascista”, dichiara l’Europa un “giardino” e il resto del mondo una “giungla”, nel resto del mondo Russia e Cina hanno avviato una vera e propria rivoluzione diplomatica.

Ecco la dichiarazione di Borrell proferita nel corso dell’inaugurazione a Bruges del nuovo programma di studi dell’Accademia diplomatica europea che dovrebbe formare i futuri diplomatici della Ue:

«Sì, l’Europa è un giardino. Abbiamo costruito un giardino. Tutto funziona. È la migliore combinazione di libertà politica, prosperità economica e coesione sociale che l’umanità sia riuscita a costruire: le tre cose insieme (…) La maggior parte del resto del mondo è una giungla e la giungla potrebbe invadere il giardino. I giardinieri dovrebbero occuparsene, ma non proteggeranno il giardino costruendo muri. Un bel giardinetto circondato da alte mura per impedire l’ingresso della giungla non sarà una soluzione (…) I giardinieri devono andare nella giungla. Gli europei devono essere molto più coinvolti con il resto del mondo. Altrimenti il ​​resto del mondo ci invaderà, in modi e mezzi diversi (…) questa guerra è stata un’occasione per l’Unione europea di essere più assertiva e di spingere per la creazione di una posizione europea – dal lato della politica estera e anche dal punto di vista militare e di difesa».

e la Dichiarazione congiunta sulla cooperazione UE-NATO del 10 gennaio:

L’Occidente unito «mobiliterà ulteriormente l’insieme degli strumenti a nostra disposizione, siano essi politici, economici o militari, per perseguire i nostri obiettivi comuni a beneficio del nostro miliardo di cittadini».

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puntocriticoblog

Come spiegare la guerra in Ucraina?

di Sergio Farris

124012595 b753bb52 0cd0 4298 93e4 d4b0c003bb72Come sappiamo, il 24 febbraio 2022 la Federazione russa ha dato inizio a un’invasione militare dell’Ucraina.

Fin dal principio, la visione prevalente del conflitto diffusa dai politici e dai mezzi di comunicazione occidentali ha abbracciato una teoria che si sposa con il liberalismo. Entro un certo limite, questo è comprensibile. Era persino prevedibile. Come abbiamo già scritto sulle pagine di questo sito, un sistema di valori e di istituzioni tende naturalmente a ricercare conferma della propria bontà, ponendosi magari in controluce rispetto a sistemi che deve considerare alteri.

Nelle considerazioni che seguono, si cercherà di dar conto dell’interrogativo in oggetto alla luce di due fra le maggiori scuole di pensiero delle relazioni internazionali: liberalismo e realismo. (1)

* * * *

Il liberalismo connota le cosiddette ‘democrazie occidentali’.

La locuzione liberal-democrazia definisce un sistema-paese dove si tengono periodicamente elezioni ‘libere’ dei rappresentanti politici e dove sussistono garanzie giuridiche dei diritti individuali. Lo stato è considerato invasivo della sfera personale, pertanto il potere pubblico deve soggiacere al diritto e non deve essere esercitato in modo arbitrario.

Se si prova ad applicare il liberalismo alle relazioni internazionali, anche in tale disciplina emerge la sua matrice individualistica.

Nell’ambito delle relazioni internazionali, il liberalismo si riferisce al modo mediante il quale le istituzioni, i comportamenti e i legami economici temperano e contengono il potere degli stati.

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giubberosse

Una lunga estate calda

di Enrico Tomaselli

photo 2023 06 11 23 03 20La NATO si riunisce a Vilnius, a ridosso dei confini russi, ma non può celebrare – come sperato – alcun successo ucraino; al contrario, l’incontro porta alla luce le reciproche diffidenze e divisioni e produce un nulla di fatto. Perché è sì la politica a condurre la guerra, ma ciò che accade sul campo la determina. E da lì non viene alcuna buona notizia per l’Alleanza Atlantica. Al contrario della narrazione propagandistica, si avvertono i primi scricchiolii che ne minano la stabilità.

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Uomini e munizioni

A 5 settimane dall’avvio della controffensiva ucraina, ed entrati ormai pienamente nell’estate, possiamo provare a tracciare, se non un bilancio, certamente un quadro dei trend principali.

Al netto delle solite sparate propagandistiche (“19 basi russe distrutte”, “Bakhmut sotto controllo”…), la situazione sul campo non presenta mutamenti sostanziali, come era del resto prevedibile. In mancanza della supremazia aerea, qualunque offensiva è ovviamente un azzardo, ma per quanto riguarda gli ucraini ci sono da considerare altri due fattori non meno importanti; il primo, è il deficit di artiglieria, e segnatamente di munizionamento (1), il secondo è l’insufficiente rapporto numerico tra attaccanti (ucraini) e difensori (russi).

Normalmente si considera che – a parità delle altre condizioni – sia necessario un rapporto 4:1, in favore di chi attacca. Ma attualmente la situazione lungo la linea di combattimento è diversa.

Le forze russe dislocate nelle quattro regioni ex-ucraine contano circa 250/280.000 uomini – ovviamente non tutti schierati in prima linea – mentre le forze ucraine ne schierano circa 400.000. Complessivamente, lungo i quasi 1000 km di fronte, il rapporto effettivo è di 2:1, con punte di 3:1 (nel settore di Bakhmut-Artyomovsk).

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giubberosse

Della guerra (post-ucraina)

di Enrico Tomaselli

4926947398777940935 121 002Il conflitto NATO-Russia costituisce visibilmente un importante giro di boa, che attesta ed accelera un radicale cambiamento negli equilibri geopolitici. Ma, al tempo stesso, se pure meno visibilmente, rappresenta una svolta nelle dottrine strategiche, il cui impatto (non solo sulle strutture militari, ma sulle intere società occidentali) è destinato a segnare i lustri a venire.

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Le molte facce della guerra

Ogni guerra – e significativamente ogni guerra moderna – presenta innumerevoli aspetti, tutti costantemente intrecciati tra di loro. C’è ovviamente un aspetto politico – che, almeno teoricamente, sovrasta e racchiude tutti gli altri. C’è un aspetto territoriale – ovvero i mutamenti nei confini geografici che il conflitto produce. C’è un aspetto industriale – che attiene non solo alla capacità dei singoli belligeranti di alimentare il proprio esercito, ma anche i risvolti economici (positivi o negativi) che questo comporta. Ci sono aspetti demografici, economici, psicologici e molti altri ancora.

Uno degli aspetti più importanti, su cui in genere ci si sofferma però solo a guerra finita ed in ristretti circoli di addetti ai lavori, è quello della guerra come terreno di verifica, sia dell’efficacia dei sistemi d’arma che, ancor più, delle tattiche e delle strategie immaginate prima della guerra. Il conflitto in Ucraina sta dicendo in merito moltissime cose, su cui vale la pena cominciare a soffermarsi.

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seminaredomande

La guerra di Draghi e Meloni – Energia, poca e cara

di Francesco Cappello

Alcune conseguenze della imposizione all’Europa della guerra voluta dagli USA

DM.8748Come dimenticare le parole del furbone: «Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Cosa preferiamo? La pace oppure star tranquilli col termosifone acceso, anzi ormai l’aria condizionata accesa tutta l’estate?».

Nel frattempo siamo arrivati all’undicesimo pacchetto sanzioni della Ue alla Federazione Russa.

Gli USA hanno comandato guerra all'approvvigionamento energetico proveniente dalla Federazione Russa, e i vassalli nostrani ed europei eseguono fedelmente.

Il gas doganale che tradizionalmente giungeva all’Europa dalla Russia, tramite gasdotto, ora sotto sanzione, aveva dato un contributo enorme allo sviluppo economico europeo.

Come è noto l’Europa è povera di materie prime e risorse energetiche. Quelle europee, essendo economie che trasformano materie prime ed energia grazie ad un saper fare e ad un primato tecnologico in campo produttivo, storicamente assai importante (1), risultano ora, come era facilmente prevedibile, in grande difficoltà.

La Russia, nel rispetto degli accordi contrattuali del gas, che continua a raggiungerci attraverso il territorio Ucraino (dopo il sabotaggio e la messa fuori uso dei North Stream), la cui continuazione è però sempre più incerta, invia, ancora oggi, più di 20 milioni di metri cubi al giorno. Si tratta però di quasi un quarto del normale apporto medio giornaliero.

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lantidiplomatico

La "grande bufala" del partito della guerra e l'interlocutore (immaginario) dagli Usa

di Alastair Crooke per Strategic Culture

720x410c50mj6drIl Presidente Putin ha dichiarato di essere aperto, in qualsiasi momento, a colloqui con un interlocutore americano.

Perché allora nessuno si è fatto avanti? Perché, quando tra l'opinione pubblica americana cresce l'ansia per il fatto che la guerra in Ucraina sembra destinata a un'escalation permanente e si teme che "Joe Biden e i 'guerrafondai del Congresso' stiano conducendo gli Stati Uniti a un 'olocausto nucleare'"? Questo è stato il duro monito dell'ex candidata alla presidenza, Tulsi Gabbard, nel seguitissimo show di Tucker Carlson.

L'urgenza di fermare lo scivolamento verso l'escalation è chiara: mentre lo spazio di manovra politico si riduce continuamente, lo slancio dei neoconservatori di Washington e di Bruxelles per sferrare un attacco fatale alla Russia non si esaurisce. Al contrario, in vista del vertice NATO si parla piuttosto di prepararsi a una "guerra lunga".

Urgenza? Sì. Sembra così semplice – basta iniziare a parlare. Ma visto dalla prospettiva di un ipotetico mediatore statunitense, il compito è tutt'altro.

L'opinione pubblica occidentale non è stata condizionata ad aspettarsi la possibilità che emerga una Russia più forte. Al contrario, ha sopportato che gli "esperti" occidentali sbeffeggiassero le forze armate russe, denigrassero la leadership russa come incompetente e presentassero alle loro TV gli "orrori" dell'"invasione" russa.

Si tratta – a dir poco – di un ambiente molto sfavorevole per qualsiasi interlocutore che voglia "avventurarsi". Il dottor Kissinger (un anno fa a Davos) è stato "stroncato" quando ha suggerito cautamente che l'Ucraina potrebbe dover cedere un territorio alla Russia.

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italiaeilmondo

Il buio che ci sta davanti: dove è diretta la guerra in Ucraina

di John J. Mearsheimer

mqdefaultQuesto recentissimo articolo di John Mearsheimer, che traduciamo e pubblichiamo, raccoglie gli argomenti fondamentali degli interventi pubblici recenti e prossimi del grande studioso americano. Difficile sopravvalutarne l’importanza. In esso si ritrovano, corredati da un ampio apparato di note e documenti, gli elementi essenziali della situazione in Ucraina, e dei suoi prossimi, probabili sviluppi. Come d’uso, Mearsheimer li esprime con la massima semplicità e chiarezza, in uno sforzo di obiettività e perspicuità che gli fa onore [Roberto Buffagni].

Buona lettura.

* * * * *

Questo articolo esamina la probabile traiettoria futura della guerra in Ucraina.[1] Affronterò due questioni principali.

Primo: è possibile un accordo di pace significativo? La mia risposta è no. Siamo in una guerra in cui entrambe le parti – l’Ucraina e l’Occidente da una parte e la Russia dall’altra – si vedono come una minaccia esistenziale che deve essere sconfitta. Dati gli obiettivi massimalisti di entrambe le parti, è quasi impossibile raggiungere un trattato di pace praticabile. Inoltre, le due parti hanno divergenze inconciliabili per quanto riguarda il territorio e il rapporto dell’Ucraina con l’Occidente. Il miglior risultato possibile è un conflitto congelato che potrebbe facilmente trasformarsi in una guerra calda. Il peggiore esito possibile è una guerra nucleare, che è improbabile ma non si può escludere.

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sinistra

La Russia verso la de-postmodernizzazione?

di Piotr

Prigozhin, Neo-liberal-cons, Bachmut, la Quinta e Sesta Colonna russe e le Bombe Nucleari. Uniamo i puntini

russia prigozhin putin shoigu gerasimov surovikinIn un articolo su Sinistrainrete, Pierluigi Fagan ha affrontato l'affare Prigozhin dal punto di vista della Teoria della Complessità, di cui è specialista, suggerendo la possibilità che l'effimero tentativo di golpe di Evgenij Prigozhin sia connesso a lotte di potere per la successione di Vladimir Putin, il quale, ricordava Fagan, ha annunciato ben prima dell'inizio dell'Operazione Militare Speciale in Ucraina che non si sarebbe presentato alle elezioni presidenziali dell'anno prossimo [1].

In alcuni post personali io ho sostenuto che è difficile pensare che l'apparato di sicurezza russo non sapesse che stava bollendo qualcosa in pentola, anche perché erano mesi che il patron della PMC Wagner stava, diciamo così, dando istrionici segnali, accusando di incompetenza e malafede i vertici militari russi. E anche perché è fuori dal mondo pensare che l'intelligence russa non avesse occhi aguzzi nella e sulla Wagner. Il New York Time, citando fonti anonime, ci informa che ne era “accorta” persino l'intelligence statunitense, aggiungendo che anche Putin ne era al corrente [2].

E fin qui ci siamo.

Manca il resto.

Quindi, lasciando per il momento da parte gli Stati Uniti, la situazione era questa: Prigozhin stava ordendo qualcosa contro un settore chiave del governo russo, il Cremlino lo sapeva ma ha “lasciato fare”. Perché?

Il primo motivo più evidente è che si trovava di fronte una formazione armata fino ai denti composta da diverse migliaia di combattenti con grande esperienza guidati da un gruppo autoreferenziale, il Consiglio dei Comandanti della Wagner, che usava come “avanguardia PR” un signore con un passato criminale, ricchissimo, patologicamente egotico [3].

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analisidifesa

Il golpe-show di Prigozhin si sgonfia in meno di 24 ore

di Gianandrea Gaiani

230109145111 01 prigozhin wagner ukraineAlla fine la “marcia della giustizia” della compagnia militare private Wagner e la “guerra civile” scatenata da Evgeny Prigozhin si sono risolte in meno di 24 ore, senza troppi spargimenti di sangue (e con negoziati che sembrano accontentare tutti ma soprattutto Putin.

La vicenda presenta molti punti oscuri e lascia il dubbio che si sia trattato almeno in parte di una farsa o di una messa in scena anche se in Occidente si sono diffuse voci di accordi tra l’intelligence statunitense e il capo della compagnia militare privata (PMC) più famosa di Russia e molti osservatori e opinionisti hanno rapidamente trasformato il “criminale di guerra” Prigozhin e i “mercenari” della Wagner in eroi pronti a morire per la libertà e la democrazia in Russia.

Una metamorfosi durata solo poche ore fino a quando il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, che già aveva smentito le indiscrezioni circa la “fuga” di Putin da Mosca, ha reso noto i termini dell’accordo.

La colonna degli uomini della PMC Wagner che marciava su Mosca dopo aver preso il controllo, a Rostov, dell’aeroporto, del quartier generale dei servizi di sicurezza interni (FSB) e del comando militari da cui viene gestita l’Operazione Militare Speciale in Ucraina, si è fermata a 200 chilometri dalla capitale.

Uno stop avvenuto dopo una marcia di avvicinamento in cui, apparentemente e incredibilmente, non aveva incontrato resistenza né dai militari, né dai poliziotti, né dalla Guardia Nazionale né dalle truppe dei servizi di sicurezza interna (FSB) se si esclude l’attacco di un elicottero abbattuto dai contractors e la distruzione di alcuni elicotteri all’aeroporto di Rostov in contesti ancora non ben chiariti.