Come gli USA drenano ricchezza dall’Europa
di Enrico Grazzini
Trump mente: l’Europa non succhia risorse all’America. È vero il contrario. I dati sulla bilancia dei pagamenti lo dimostrano
Il presidente americano Trump afferma che l’Europa succhia soldi all’America e che i rapporti economici tra Stati Uniti ed Europa sono fortemente squilibrati a danno degli USA: ma questo è falso. La bilancia commerciale tra Europa e USA è deficitaria per l’America, ma le partite correnti – che comprendono la bilancia commerciale (gli scambi di beni e di servizi), il saldo dei redditi (da capitale e lavoro) e i trasferimenti unilaterali – sono equilibrate, e sul piano finanziario gli USA succhiano capitale dall’Europa. Occorre sottolineare che, quando si parla di flussi internazionali di fondi, ciò che conta davvero non è la bilancia commerciale di beni e servizi ma il saldo complessivo delle partite correnti, che è equilibrato.
Gli USA hanno un forte deficit commerciale con la Cina, intorno ai 295 miliardi di dollari (dati 2024). Il deficit commerciale (beni e servizi) con l’Europa è molto minore, pari a 57 miliardi di euro. Infatti, secondo la BCE, nel 2024 i Paesi dell’area euro hanno presentato un surplus degli scambi commerciali di beni rispetto agli Stati Uniti pari a 213 miliardi di euro. Al tempo stesso i Paesi dell’eurozona presentano un deficit per gli scambi di servizi (servizi digitali, di intrattenimento, servizi finanziari e di consulenza, ecc.), quasi altrettanto rilevante: in questo caso gli USA sono in surplus per ben 156 miliardi, sempre nel 2024. Gli USA registrano un forte surplus, pari a 52 miliardi, anche sui trasferimenti di redditi, grazie agli interessi e ai dividendi che riscuotono sui capitali investiti in Europa.
Alla fine, calcolando le altre poste di interscambio, risulta che nel 2024 il surplus di partite correnti dell’area euro verso gli USA è di appena 3 miliardi di euro, dopo che nel 2023 questa voce era invece risultata in deficit per 30 miliardi (lo 0,2% del PIL europeo): nel 2023 erano quindi gli USA a essere in forte surplus. Nel complesso gli scambi tra Europa e USA sono quindi equilibrati e non possono destare alcuna preoccupazione per gli americani, nonostante le false lamentele di Trump. Il problema è che presto questi scambi diventeranno prevedibilmente squilibrati a sfavore dell’Europa.
Infatti, il surplus europeo sulle merci cresce, ma lentamente: è aumentato del 68% rispetto ai 127 miliardi di surplus del 2015. Il surplus americano sui servizi aumenta invece molto rapidamente: il surplus USA di 156 miliardi del 2024 è aumentato quasi 7,5 volte rispetto ai 21 miliardi del 2015. La Banca Centrale Europea sottolinea che dal 2019, a parte il 2024, le partite correnti per la UE sono deficitarie verso gli USA “come conseguenza delle attività delle multinazionali statunitensi nell’area euro”. Vale a dire che società come Amazon, Apple, Microsoft, Netflix e Google, e banche e società finanziarie come JP Morgan e BlackRock, hanno prodotto un crescente surplus americano grazie al deflusso dei loro profitti negli USA.
Dai dati sopra si rileva che, in prospettiva, se non ci saranno significativi cambiamenti rispetto alle tendenze attuali, la bilancia tra Europa e USA – sia per quanto riguarda le partite commerciali sia per quelle correnti – diventerà presto deficitaria per il vecchio continente. Quindi gli USA estrarranno ancora più risorse dall’Europa.
E il risparmio europeo corre ad arricchire gli Stati Uniti
Un altro elemento di rilievo di cui tenere conto è il forte deflusso di investimenti europei che si dirigono verso l’economia statunitense. Gli USA sono la prima destinazione di investimenti transfrontalieri per l’area euro. Alla fine del 2024 gli asset finanziari dell’eurozona rispetto agli Stati Uniti ammontavano a 12.380 miliardi di euro, l’82% del PIL, un aumento dell’83% rispetto al 2015. Questa crescita è dovuta soprattutto all’aumento degli investimenti europei su titoli azionari statunitensi. Dall’altra parte, anche gli USA sono la principale fonte esterna di investimenti finanziari nell’area euro, con un ammontare complessivo che alla fine del 2024 ha raggiunto 8.410 miliardi di euro, il 56% del PIL dell’area.
Tutto questo significa che i surplus guadagnati dagli operatori europei vendendo merci agli Stati Uniti sono stati in gran parte investiti nei mercati azionari e obbligazionari statunitensi e hanno finanziato l’economia americana: ma se i capitali europei corrono in America, sono tolti all’economia europea. Trump quindi non può lamentarsi di nulla. La sua guerra all’Europa che “si arricchisce alle spalle dell’America” è del tutto ingiustificata e pretestuosa: è vero il contrario, l’America si arricchisce alle spalle dell’Europa.
Da questi dati si desume anche che Ursula von der Leyen dovrebbe essere licenziata perché – anche a causa della pressione di Giorgia Meloni e del cancelliere tedesco Friedrich Merz, entrambi amici del presidente americano – non ha neppure tentato di reagire al bullismo di Trump e ai dazi squilibrati e ingiustificati che ha posto ai prodotti europei. L’impero americano è già in posizione di forte privilegio in Europa.
Le multinazionali americane (e anche quelle del resto del mondo) hanno generalmente sede in Irlanda, il paradiso fiscale europeo, e pagano tasse irrisorie. In più, Germania, Francia e Italia hanno già garantito agli USA che le multinazionali statunitensi non pagheranno la Global Minimum Tax, la tassa minima del 15% concordata in sede OECD, l’organizzazione dei Paesi avanzati, a livello globale. Quindi i tre più importanti Paesi europei si sono già inchinati ai voleri imperiali di Trump. Se Bruxelles attuasse veramente una politica che difendesse gli interessi europei, dovrebbe cominciare a tassare le multinazionali americane come quelle europee. E dovrebbe cominciare a introdurre verso gli Stati Uniti quelle strategie di de-risking e di decoupling che ha già introdotto verso la Cina, prima che l’Europa diventi completamente una colonia americana.







































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