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Italia come Israele. Arresta i palestinesi, protegge i genocidi

di Redazione

Hannoun2.jpgIl presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia e dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese Mohammed Hannoun, è tra gli arrestati di una operazione condotta da polizia e guardia di finanza. Sono state eseguite misure cautelari nei confronti di nove indagati, destinatari tutti della custodia in carcere, e di tre associazioni.

Mohammad Hannoun viene accusato di essere membro del comparto estero di Hamas’ e ‘vertice della cellula italiana dell’organizzazione Hamas’ che viene definita come organizzazione terrorista mentre si tratta di un movimento politico della resistenza palestinese.

In particolare, gli arrestati vengono accusati di aver “contribuito alle attività delittuose dell’organizzazione terroristica, per un ammontare complessivo di circa sette milioni di euro”, con “operazioni di triangolazione” attraverso bonifici bancari o con altre modalità attraverso associazioni con sede all’estero, in favore di associazioni con sede a Gaza “dichiarate illegali dallo Stato di Israele, perché appartenenti, controllate o comunque collegate ad Hamas” o “direttamente a favore di esponenti di Hamas, in particolare, a Osama Alisawi, già Ministro del governo di fatto di Hamas a Gaza, che in varie circostanze sollecitava tale supporto finanziario”.

Hannoun e gli altri sono accusati di aver finanziato Hamas per sette milioni di euro attraverso associazioni. I provvedimenti cautelari sono stati emessi nell’ambito una indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo sulla base di documenti inviati dallo stato di Israele.

Come si vede, gli eventuali finanziamenti – a nostro avviso pienamente legittimi – sarebbero andati a istituzioni pubbliche di Gaza ovviamente gestite dal governo locale su quel territorio. Non solo. Come è spiegato nella stessa ordinanza, quelle istituzioni gestite da Hamas che è espressione di quel governo a Gaza, vengono considerate illegali da Israele e USA ma non dalle Nazioni Unite o da altro organismo internazionale legittimato.

E neanche dall’Unione Europea che considera terrorista solo le Brigate Al Qassam ossia il braccio militare di Hamas. Non si capisce, se non per aperta complicità, perché l’Italia dovrebbe accettare i criteri politici e giudiziari di Israele, ovvero di uno stato genocida.

Sono fin troppo evidenti le pressioni del governo, dei giornali di destra e di quelli filo-israeliani che da anni hanno nel mirino Mohammed Hannoun. Un accanimento particolare si era rivelato in questi ultimi due anni da parte del giornale della destra Il Tempo, ma è da anni che i gruppi sionisti e i loro terminali nelle redazioni e nelle istituzioni italiane stavano cercando – e montando – l’occasione per colpire Mohammed Hannoun e le associazioni dei palestinesi presenti in Italia.

In questo caso l’azione della magistratura – diversamente che in molti altri – ha ottenuto il consenso del governo a partire dalla Meloni e di tutti gli esponenti della destra anche se con qualche distinguo. Una conferma in più della complicità del governo italiano con la politica genocida israeliana contro la quale nulla è stato fatto in questi due anni.

Che l’operazione della magistratura genovese si presti a molte strumentalizzazioni politiche è emerso anche dal comunicato stesso della Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Melillo e dal Procuratore di Genova Piacente, quando hanno inteso chiarire che per i crimini israeliani “si attende il giudizio da parte della Corte Penale Internazionale, da rendersi in conformità allo Statuto di Roma, ratificato da 125 Stati Membri, fra i quali, in un ruolo di impulso e sostegno, l’Italia”.

Ed è su questo passaggio che il plauso del governo si è immediatamente trasformato in anatema facendo dare fiato al solito senatore Gasparri: “È incredibile che il Procuratore nazionale antimafia, Melillo, con altro sodale ligure, si abbandoni a giudizi politici su Israele e il Medio Oriente, prendendo a pretesto la screditata corte penale internazionale” ha dichiarato il capogruppo al Senato di Forza Italia. Insomma va tutto bene se si sbattono in carcere i palestinesi ma guai a toccare Israele, anche in presenza di un procedimento internazionale in tal senso.

Una prima immediata risposta di piazza all’arresto di Hannoun e di altri 8 attivisti palestinesi c’è stata ieri sera a Milano con un presidio in piazza Cavour diventato corteo fino in piazza Duomo.

Il governo sta apertamente giocando la carta della repressione e della criminalizzazione dei palestinesi in Italia e del movimento di solidarietà alla Palestina per continuare a obbedire servilmente agli interessi di Israele, cercando di tamponare l’oceanica opposizione alle complicità col sionismo e alle politiche di guerra manifestatasi con gli scioperi e le mobilitazioni autunnali e capace poi di generalizzarsi con la due giorni contro il governo e la sua finanziaria di guerra del 28 e 29 novembre.

La complicità strutturale con Israele rappresenta per l’Occidente imperialista un punto di tenuta nella strategia complessiva di riarmo e guerra messa in campo in tutti i quadranti del mondo.

* * * *

Contro l’arresto di Mohammed Hannoun e dei palestinesi sono arrivati molti comunicati. Qui di seguito alcuni di quelli pervenuti in redazione.

 

Rete dei Comunisti. Giù le mani dalle associazioni palestinesi in Italia! Lo stato sionista non detti l’agenda politica alle istituzioni italiane!

Stiamo assistendo a un ennesimo attacco portato delle istituzioni italiane nei confronti del movimento di solidarietà alla causa del popolo palestinese. Questa volta a essere colpite sono state diverse persone facenti parte di associazioni di solidarietà palestinesi, accusate di raccogliere fondi per sostenere la resistenza palestinese.

Non entriamo nel merito dell’inchiesta giudiziaria, ma rileviamo come questa operazione di polizia, coordinata tra la magistratura italiana e i servizi di intelligence israeliani, sia stata ampiamente preparata da organi di informazione fedeli al governo che per settimane hanno lavorato per costruire il “mostro islamico”, e per descrivere le associazioni palestinesi che operano in Italia come il nemico interno.

Dopo mesi di importantissime mobilitazioni in sostegno della giusta causa del popolo palestinese e contro le complicità del governo e delle istituzioni italiane con il genocidio, il governo e la magistratura hanno scelto la via della repressione più dura per screditare quel movimento che non solo ha messo sotto accusa le criminali politiche di Israele ma anche le istituzioni del nostro paese.

Questo grave episodio testimonia una volta di più il servilismo del nostro Paese al sionismo in quanto rappresentante dell’imperialismo occidentale in Medio Oriente, libero da decenni di commettere crimini in Palestina, così come qui in Italia. Mentre si criminalizza la solidarietà in diversi modi, dal tentativo di equiparare l’antisionismo all’antisemitismo, all’incriminazione di diversi palestinesi in Italia per arrivare alle odierne accuse portate contro alcune tra le più importanti associazioni palestinesi in Italia, si fa di tutto per mantenere impuniti i responsabili del genocidio e i suoi sostenitori che stanno anche qui in Italia.

Il movimento di solidarietà con la Palestina ha però dimostrato di essere in grado di coinvolgere la maggioranza della popolazione del nostro paese, che più volte ha bloccato il paese per esprimere sostegno e vicinanza al popolo palestinese e alla sua resistenza.

Milioni di persone sono scese in piazza contro il terrorismo israeliano! Vogliono fermare quella forza che si è espressa nelle piazze! Non dobbiamo permetterglielo, non dobbiamo permettere ad Israele e al sionismo di agire pure nel nostro paese.

Giù le mani dalla solidarietà per la Palestina!

Palestina libera!

Rete dei Comunisti

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Potere al Popolo. Solidarietà a Mohammed Hannoun

Potere al Popolo esprime completa solidarietà a Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione Palestinesi d’Italia, e agli altri rappresentanti palestinesi arrestati in Italia con la vergognosa accusa di terrorismo.

Gravissimo è il fatto che la stessa Procura di Genova affermi che hanno contribuito alle accuse la documentazione trasmessa ufficialmente dallo Stato di Israele e atti inviati spontaneamente in Italia dagli stessi israeliani.

E ancora più inaccettabile è che gli arrestati siano accusati di aver sostenuto ASSOCIAZIONI DICHIARATE ILLEGALI DALLO STATO ISRAELIANO.

È dunque la “collaborazione giudiziaria” tra Israele e l’Italia che fonda le accuse.

Siamo di fronte a una mostruosità giuridica incostituzionale che trasforma in legge dello Stato italiano le misure repressive del regime fasciosionista israeliano. Ricordiamo che c’è stato un tempo in cui l’Italia lasciava liberi esponenti della Resistenza Palestinese rischiando l’incidente militare con gli USA. Ora il sistema giuridico e le autorità obbediscono a Israele.

Potere al Popolo ribadisce che il sostegno al popolo della Palestina, che subisce l’oppressione coloniale e il genocidio da parte di Israele, NON È TERRORISMO, ma difesa della libertà e dell’umanità.

È evidente invece che la complicità delle autorità italiane con il regime genocida israeliano stanno imponendo da noi un interiore giro di vita da Stato di polizia.

Bisogna mobilitarsi per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi, quelli di queste ore e quelli ingiustamente detenuti da tempo come ANAN Yaeesh. Bisogna fermare la caccia alle streghe contro il movimento democratico antifascista e antisionista.

Potere al Popolo partecipa a tutte le mobilitazioni in atto, ma questo è solo una prima risposta, è necessario che il grande movimento dei settembre e ottobre scorsi torni in piazza.

Libertà per tutti palestinesi arrestati. La libertà della Palestina è la nostra libertà.

Potere al Popolo

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Unione Sindacale di Base. L’azione a senso unico del governo italiano: i terroristi sono i palestinesi.

Nuovo attacco alle organizzazioni palestinesi presenti in Italia con l’arresto di nove persone, con la solita accusa di sostenere Hamas. Questa volta gli elementi a carico sarebbero i finanziamenti che queste associazioni avrebbero inviato direttamente o indirettamente all’organizzazione combattente palestinese.

Non siamo ovviamente in grado di entrare nel merito dell’inchiesta giudiziaria ma il dato che balza agli occhi è sempre lo stesso: la completa sudditanza del governo italiano alle operazioni militari del governo genocida di Netanyahu. Mentre è sempre più esplicita la collaborazione con Israele sul piano economico e militare, con una fitta di rete di interscambi commerciali ma anche sul piano della compravendita di armamenti, le forze di polizia italiane sono attive per colpire il mondo della diaspora palestinese, immancabilmente accusato di terrorismo.

Il ministro Piantedosi si è ben guardato dall’indagare su quei cittadini italiani con doppio passaporto israeliano che avrebbero partecipato come militari al genocidio dei palestinesi, nonostante le interrogazioni parlamentari. Né si è preoccupato di intervenire a proposito delle vacanze italiane di militari israeliani, segnalate sui media in diverse occasioni, con tanto di protezione della polizia italiana. Il dato più evidente è che il genocidio dei palestinesi viene derubricato a diritto di Israele a difendersi mentre la resistenza del popolo palestinese è indiscutibilmente definita terrorismo.

Naturalmente dietro queste operazioni di polizia si cela anche l’intento di mettere la museruola al movimento di solidarietà con la Palestina, che negli ultimi mesi ha dato un’ampia dimostrazione di incontrare il sostegno di larga parte del Paese. Mentre sul genocidio in atto i riflettori mediatici si sono spenti, è forte l’amplificazione della notizia degli arresti, per lasciar intendere che i milioni di italiani scesi in piazza siano stati manipolati dal terrorismo.

Ma il terrorismo di cui siamo tutti vittime è quello di Israele e dei suoi alleati, complici del massacro della popolazione palestinese e oggi mobilitati in una impressionante campagna generale di riarmo.

Gli arresti di oggi puzzano di complicità con il governo di Netanyahu: quando arresteranno i vertici della Leonardo per le armi vendute ad Israele?

Unione Sindacale di Base

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Giorgio Cremaschi. Totale solidarietà a Mohammed Hannoun, presidente dell’Associazione Palestinesi d’Italia, e a tutti i palestinesi arrestati in Italia con l’accusa di terrorismo.

Gravissimo è il fatto che la stessa Procura di Genova affermi che hanno contribuito alle accuse la documentazione trasmessa ufficialmente dallo Stato di Israele e atti inviati spontaneamente in Italia dagli stessi israeliani.

E ancora più inaccettabile è che gli arrestati siano accusati di aver sostenuto ASSOCIAZIONI DICHIARATE ILLEGALI DALLO STATO ISRAELIANO.

Quindi siamo di fronte a una mostruosità giuridica che trasforma in legge dello Stato italiano le misure repressive del regime fascio sionista israeliano.

Il sostegno al popolo della Palestina, che subisce l’oppressione e il genocidio da parte di Israele, NON È TERRORISMO, ma difesa della libertà e dell’umanità.

Mobilitiamoci per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi e per fermare la caccia alle streghe contro il movimento democratico antifascista e antisionista. La libertà della Palestina è la nostra libertà.

Giorgio Cremaschi

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Rifondazione Comunista. No alla criminalizzazione della solidarietà con la Palestina

Il governo Meloni e la lobby trasversale dei complici del genocidio esulta per l’operazione che ha portato all’arresto del presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun e di altri otto militanti palestinesi. Siamo di fronte alla reiterazione del tentativo di criminalizzare il movimento di solidarietà con la Palestina.

Suscita perplessità il fatto che gli arrestati, pur non avendo commesso reati in Italia, siano accusati di aver finanziato Hamas perché avrebbero sostenuto associazioni dichiarate illegali da Israele.

Si ricordi che per Tel Aviv numerose Ong e persino Save The Children sono illegali e la stessa UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati sarebbe al servizio di Hamas.

Le associazioni umanitarie islamiche operanti a Gaza, che si occupano di solidarietà e assistenza non di terrorismo, sono spesso legate ad Hamas, un partito che a Gaza nel 2006 ha vinto le elezioni e che gode di ampio consenso.

Non si può considerare terrorismo inviare fondi per aiuti alle popolazioni.

Per questo esprimo la mia solidarietà a Hannoun e agli altri palestinesi arrestati.

Alla base dell’operazione, che ha visto perquisizioni in varie città italiane come Genova, Bologna, Milano e Roma, c’è una questione politica.

Per Israele, Usa e UE, Hamas è un’organizzazione terroristica. Hamas ha compiuto inaccettabili atti terroristici contro civili ma nondimeno è un movimento di resistenza di un popolo sotto occupazione e che oggi è vittima di genocidio.

È un soggetto politico in cui si riconosce una parte dei palestinesi anche all’estero.

La definizione di terrorismo internazionale citata nel comunicato dei magistrati andrebbe applicata anche a Israele che oltre a occupare illegalmente i territori palestinesi fa sistematicamente strage di civili.

Eppure l’Italia rimane alleata di Israele e continua a fornire armi.

I militari israeliani vengono normalmente in vacanza in Italia, anche se accusati di crimini, e intanto si arrestano i palestinesi che raccolgono fondi per Gaza.

Da comunista sono totalmente distante dall’ideologia di Hamas, ma ricordo che questo movimento è un interlocutore politico nella ricerca di una soluzione di pace e che il diritto alla resistenza è sancito dalle Nazioni Unite.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale de Partito della Rifondazione Comunista

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