Fuori dalle guerre, adesso!
di Nuova Direzione
Il dolore per le ferite, alcune irreparabili, che i soldati italiani hanno riportato nel corso di una missione a Kirkuk, in Iraq, non riesce a farci dimenticare che l’occidente non ha alcun diritto ad essere lì. Il mostro che gli incursori ed i fucilieri del Col Moschin stavano combattendo in una sorta di guerra di controguerriglia in corso da anni è un nostro figlio bastardo.
Il califfato è stato un’arma puntata sulla Siria e cresciuta come un tumore fuori controllo dentro l’incomprensibile risiko mediorientale, nel quale si intersecano logiche religiose, nazionali, di clan ed etnia, ideologiche e culturali. Un figlio per procura dell’interferenza occidentale nel destino della regione, una pedina della lotta tra gli imperialismi occidentali, quello Usa verso quello Europeo, ed i semimperialismi della regione, i Saud verso i loro nemici sciti, iraniani su tutti. L’ultimo avvelenato prodotto della doppia guerra del clan Bush (famiglia principesca completamente dipendente dalla doppia industria chiave del capitalismo internazionale, petrolio ed armi), che fu promossa per riavviare il secolo americano, assicurando il dominio sulla risorsa in grado di regolare dall’esterno, e quindi minacciare, le economie industriali rivali.
I nostri soldati, in un numero che col tempo è oscillato da poco meno di ottocento a poco più di tremila, sono sul posto dopo la fine della seconda guerra del golfo per tre anni. Vanno via nel 2006, quando un forte movimento pacifista costringe il governo Prodi a ritirarli. Ma nel 2015, con la motivazione di proteggere i lavori della diga di Mosul, affidati ad una multinazionale italiana, tornano per decisione di Renzi. Da allora alcuni dei migliori reparti di élite del nostro esercito stazionano in un’area nella quale sono costanti gli scontri e le vere e proprie azioni di guerra.
Il ruolo subalterno del paese, che manca da decenni di una propria politica estera, risalta anche in questo, siamo ancora sul posto a combattere per una guerra che fu a suo tempo promossa contro di noi. Per avere il potere di determinare la nostra economia, tramite il controllo di prezzo e volume delle risorse energetiche. Come il ‘garzone’ di un famoso film, siamo stati mandati a riscuotere i sospesi.
Noi, dunque, non dovremmo essere lì. Noi non abbiamo alcun diritto di essere lì.
Dobbiamo andarcene.
Ora.







































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