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a.verare

Il feticismo e la sua attualità

di Adriano Voltolin

sfortunianoIl paragrafo della prima sezione del Capitale che ha per titolo Il carattere di feticcio della merce e il suo arcano1, è stato, non casualmente, uno degli scritti che hanno rivestito una notevole importanza nel grande movimento che era iniziato in Europa alla metà degli anni sessanta del novecento. La sottolineatura implicita nello scritto dell’importanza degli aspetti teologici e di quelli ideologici che si sviluppano come sapere all’interno della società e che appaiono essere non semplicemente una sovrastruttura, ma una parte essenziale di quella cosa imbrogliatissima, piena di sottigliezza metafisica che è la merce, poneva su un piano diverso la lotta culturale ed ideale nella società rispetto al suo confinamento ad un piano di minore importanza rispetto a quella contro la struttura economica del capitale. Come era stato, nell’Europa tra la prima e la seconda guerra mondiale, con quello che venne chiamato il marxismo occidentale e che aveva trovato, oltre che in Lukàcs2, un esponente importante in Karl Korsch3, così nel 1963 il lavoro di Karel Kosik del 1963 sulla Dialettica del concreto4 riannodava le fila di un marxismo critico5 che ha rappresentato per circa ottanta anni l’interesse della cultura e della filosofia marxiana per gli aspetti ideologici della società6.

Marx in questo scritto rileva in primo luogo che quello dominato dalla merce è un mondo nel quale realtà e ideologia si sostituiscono l’una all’altra cosicché i prodotti del lavoro socialmente determinati scompaiono come tali per riapparire come rapporto sociale tra oggetti esistenti al di fuori di essi produttori7. Questo capovolgimento fa inoltre sì che per essere capito appieno è necessario addentrarsi nella regione nebulosa del mondo religioso Qui, continua Marx, i prodotti del cervello umano paiono figure indipendenti dotate di vita propria.

Questi due aspetti, con la loro necessaria relazione, costituiscono per Marx ciò che io chiamo il feticismo che s’appiccica ai prodotti del lavoro appena vengono prodotti come merci, e che quindi è inseparabile dalla produzione delle merci8. Per Marx il mondo religioso confina con quello della follia se si intende con questo che vi è un’inversione tra l’umano concreto, per dirla alla Kosik, e la forma astratta dell’umano come appare nella religione e, appunto nella follia9.

Commentando i personaggi dei Misteri di Parigi di Eugène Sue, Marx ed Engels scrivono, riferendosi al maître d’école, un delinquente che era forse stato un tempo un uomo di cultura, che Sue descrive perfettamente come, nell’educazione religiosa, il mondo sensibile diventa una semplice idea e le semplici idee si trasformano per contro in esseri sensibili10. Queste chimere divengono nel cervello esseri reali, palpabili. La realtà diviene immaginazione e l’immaginazione realtà: è questa la forma universale della follia. La coscienza cristiana del peccato rappresenta così la connessione tra la religione e la follia. Se si fa mente locale a quanto scrive Santa Teresa d’Avila11, la connessione che Marx stabilisce appare perfetta; ma si vuole in questa sede sottolineare come egli delinei in forma generale un concetto di follia che difficilmente, prima facie, è contestabile12 e come soprattutto in questo scritto ci venga mostrato un concetto di feticismo, che, in un modo che ritroviamo in Freud nel suo celebre lavoro del 192713, ci mostra come, sotto ad uno strato più epidermico del sapere del feticista, si apra l’orrore di quanto lo sovverte entrando in un contrasto strutturale con esso.

Il carattere generale del feticcio è per Freud quello di occultare una realtà inaccettabile non attraverso una rimozione, come nelle nevrosi, ma neppure per mezzo di una scissione, come accade invece nelle psicosi. Nel feticismo l’Io rimuove energicamente una parte della realtà conservandola però altrettanto energicamente, ma sostituendo la sua immagine con un altro oggetto che non possa venire immediatamente riconosciuto nel suo significato dall’altro14. Il feticista non è un nevrotico: sa, ma non ne vuole sapere. Ciò che viene cancellato attraverso una sostituzione, nell’esperienza infantile, è che la madre non possiede il fallo e che non lo possiede perché le è stato reciso: la minaccia della castrazione incombe allora sul maschietto e l’averla subita sulla bambina ponendola intanto nel campo dell’isteria. Il feticcio ha la funzione di sostituire il fallo mancante e si pone come oggetto di adorazione, prova provata della sua (non) esistenza.

Ciò che della teoria freudiana ci aiuta per comprendere ancora più ampiamente la portata di quanto Marx ci dice nel Capitale, è che il feticcio deve coprire una scena che è eccessivamente angosciante e quindi è vitale che esso permanga nella mente affinché una riposante bugia nasconda quanto in realtà è terrificante. La riflessione sulle forme della vita umana, e quindi anche l’analisi scientifica di esse, prende una strada opposta allo svolgimento reale15 , avverte Marx. Quelli che vengono chiamati fattori di produzione nell’economia politica capitalistica, cioè il lavoro, la tecnologia, l’organizzazione, appaiono come enti naturali, privi di storia, e rinvenibili già in questa forma nel mondo. Il mercato stesso appare nell’economia neoclassica come la condizione naturale che struttura la stessa esistenza dei soggetti come tali. Emilio Sereni, in un famoso studio, aveva spiegato come il mercato sia un risultato di un lavoro rivoluzionario nel quale gli oggetti prodotti per il consumo cominciano a trascendere questa loro qualità16; se si guarda alla teoria neoclassica questo risultato appare invece essere un punto di partenza. Marx mette in rilievo come nell’economia politica si cancellano tutte le differenze storiche e in tutte le forme di società vedono [gli economisti n.d.r.] la società borghese17. Nella cancellazione ritroviamo l’elemento fondante del feticismo nella lettura freudiana: ciò di cui non si vuole sapere, la castrazione, come atto simbolico che inserisce nel mondo, appunto dei simboli e del linguaggio. Nella psicoanalisi di impostazione kleiniana la castrazione corrisponde al superamento della posizione schizoparanoide e all’approdo al senso di responsabilità, la posizione depressiva: sia nei termini marxiani che in quelli freudiani e kleiniani, il nascondimento di una realtà inaccettabile consente di conservare una mitologia che non richiede, e che, anzi, prende le distanze (il feticista sa, ma non ne vuole sapere) da ogni verifica di realtà.

Se, parlando dei problemi di oggigiorno, si ignorano le cause lontane delle migrazioni dall’Africa, il fenomeno migratorio appare il problema che va affrontato o con i muri e la repressione – tu esisti, ma io non voglio – o con gli aiuti allo sviluppo, il famoso “aiutiamoli a casa loro”, come se non fossero le fameliche borghesie che hanno preso il posto degli antichi colonizzatori, spesso con il loro esplicito supporto, ad aver divorato, dopo le razzie del colonialismo, le ricchezze dei loro paesi.

I migranti, per quello che potremmo indicare come il feticismo corrente, non sono il risultato di crisi economiche, di predazioni, di guerre, ma masse che vengono in Europa attratte dal benessere e con l’intenzione di sostituirsi ai bravi cittadini europei prendendone il lavoro e lo stipendio. La storia, le guerre, gli effetti del colonialismo costituiscono l’orrore che deve essere cancellato e la legge, naturale ovviamente, della domanda e dell’offerta è il feticcio che deve nasconderlo.

Un’immagine illuminante di quanto, come dice Marx, l’analisi scientifica di esse [delle forme della vita umana] prenda una strada opposta allo svolgimento reale si ha seguendo i concetti esposti da Von Mises e dal suo allievo Von Hayek, i due maggiori esponenti di quella “scuola viennese” di economia che, con l’avvento al potere di Reagan negli USA e di Margaret Thatcher nel Regno Unito, ha avviato un radicale smantellamento dei principi, più vicini a quelli keynesiani, seguiti nel primo dopoguerra18.

In un saggio pubblicato nel 1960 Von Mises sostiene che:

l’uomo agisce; persegue intenzionalmente i fini scelti. Questo è quello che abbiamo in mente quando affermiamo che l’uomo è una persona morale, responsabile della sua condotta19.

L’uomo che hanno in mente gli economisti austriaci non è nemmeno l’homo oeconomicus di cui aveva parlato Marx e che è destinato ad apparire come un uomo nello stato di natura di Rousseau, che precede ogni costruzione economica e sociale, ma è l’uomo cha appare perfetto all’interno dell’elaborazione neoliberista per giustificare l’elaborazione stessa: un feticcio che si comporta esattamente come vuole il feticista. Se non si tratta più di un homo economicus, ancor meno l’uomo qui delineato è un cittadino o un membro di un gruppo sociale: la categoria nuova, quella del feticcio, è designata come consumatore. La società non esiste come tale, ma solo come somma di consumatori ed a questo deve adeguarsi la politica. Se un individuo vuole avere successo sul mercato deve soddisfare i consumatori; se vuole affermarsi nella vita politica deve soddisfare gli elettori20.

Von Mises conferma pienamente quel che dice Marx (incidentalmente, è ovvio, giacché si può praticamente escludere che l’abbia mai letto, e tantomeno che abbia cercato di capirne alcunché) quando afferma che ciò che contraddistingue il capitalismo dai sistemi precapitalistici è il rivoluzionario principio di mercato…il capitalismo è produzione di massa finalizzata a soddisfare i bisogni delle masse21.

Giorgio Lunghini, spiegando la differenza sostanziale tra l’economia classica e la scuola moderna neoclassica, ci dice22:

mentre nell’economia classica l’oggetto dell’analisi erano i rapporti tra le classi sociali, l’oggetto elementare e il punto di partenza dell’analisi economica moderna è l’individuo con i suoi gusti e i suoi bisogni. L’homo oeconomicus, animato da un astratto desiderio di guadagno che sarebbe radicato nella natura umana, si muove in un campo di forze determinato dalle azioni degli altri individui e dai vincoli cui è soggetto, fino a quando il sistema non abbia raggiunto un equilibrio statico.

Jacques Lacan e Wilfred Bion, trattando del feticismo, ci forniscono due concetti molto vividi che ci aiutano a cogliere alcuni aspetti della società contemporanea. Lacan ci dice, nella clinica lacaniana della perversione, che l’oggetto a prende il posto del desiderio e viene a situarsi non davanti al desiderio ma dietro. E’ quindi esso ad essere investito del desiderio e non il desiderio dell’Altro (di essere riconosciuto)23. L’oggetto che viene posto come sostituto del desiderio, la sua immediata materializzazione è proposta come sempre a disposizione, perfettamente raggiungibile quando lo si voglia: il feticista compra il feticcio, una scarpa, un paio di mutandine, esattamente come il consumatore compra la merce che lo renderà felice.

Nella clinica bioniana24 il feticcio è un oggetto adorato in quanto morto. L’adorazione rimedia al senso di colpa per aver voluto uccidere gli oggetti incomprensibili (gli oggetti β) che paiono stare dietro - e sono fissi - alla percezione. E’ il frutto di un attacco alla capacità di pensare e rappresenta la sostituzione di questa con un oggetto adorato. Per trasformare il feticcio nell’oggetto che da il godimento, il feticista deve uccidere simbolicamente tutto quanto, parendogli nemico, lo minaccia (la castrazione) e vive quindi in un mondo di oggetti inanimati, morti. Il consumatore, per essere tale, deve sopprimere ogni distanza e difficoltà – non casualmente la pubblicità ci offre oggetti di consumo che innanzitutto debbono essere facili da raggiungere – e deve quindi abbattere ogni parvenza di contrasto: l’insistenza dei politici sul nuovo, sulla rottamazione di quanto non lo è più, fornisce un appiglio non logico,bensì ideologico, per spingersi in un nuovismo che, solo per essere tale, è di per sé buono e progressivo. L’ultimo modello di smartphone, ad esempio, diviene un feticcio la cui adorazione certifica con sicurezza che l’orrore del passato, del meno nuovo, è stato doverosamente soppresso.


Note
1 Marx Karl Il Capitale Libro I, Editori Riuniti, Roma 1970, pagg.103 e segg.
2 Il testo di Lukàcs che appariva portatore di una lettura diversa del marxismo era Storia e coscienza di classe Sugar, Milano 1970
3 Korsch Karl Marxismo e filosofia Sugar, Milano 1970. Mario Spinella sottolinea, nella Introduzione agli scritti di Korsch, come la Terza Internazionale accomunò i testi di Korsch e di Lukàcs nell’accusa di revisionismo.
4 Karel K. Dialettica del concreto Mimesis, Milano 2014
5 Solo in epoca più recente, nella ricostruzione del versante critico del pensiero marxista, sono stati presi in considerazione Gramsci e, in misura assai minore, Antonio Labriola. Per quanto riguarda il primo soprattutto, si veda Schinello Salvatore Tutta la nostra intelligenza. Il concetto di egemonia in Gramsci GOG, Roma 2017
6 A dire il vero già Engels era intervenuto in una lettera a Bloch, negli anni novanta del XIX secolo, per ribadire che la struttura presiede all’intero funzionamento sociale solo in ultima istanza.
7 Idem, pag.104
8 Idem, pag.105
9 Marx ci ha dato, in numerosi scritti, la sua immagine della religione e della sua funzione ideologica nella società. Luciano Parinetto li ha raccolti in un volume dal titolo Sulla religione , Sapere, Milano 1971
10 Marx K., Engels F. La sacra famiglia Editori Riuniti, Roma 1969, pag.239
11 Santa Teresa d’Avila Vita Rizzoli, Milano 2002
12 Il concetto kleiniano di posizione schizoparanoide consiste nello stato di frammentazione degli oggetti e, nei casi più gravi, anche dell’Io che viene posta in essere come difesa primaria dall’angoscia di annientamento (Klein Melanie Note sui meccanismi schizoidi in “Scritti 921-1958” Boringhieri, Torino 1978
13 Freud S. Feticismo in OSF vol.X, Boringhieri, Torino 1978
14 Idem, pag.493
15 Marx K. il Capitale, op. cit., pag.107
16 Sereni E. Capitalismo e marcato nazionale in Italia Editori Riuniti, Roma 1966
17 Marx K. Introduzione a “Per la critica dell’economia politica” in Marx K., Engels F. Opere scelte Editori Riuniti, Roma 1966, pag.736
18 Per una più ampia discussione delle teorie sull’individuo, la libertà e lo Stato nella scuola viennese, si rinvia a Voltolin Adriano “L’inconscio senza regole. Von Hayek, Von Mises e la libertà di mercato” in Quaderni materialisti in corso di pubblicazione.
19 Mises (von) Ludwig Libertà e proprietà Rubbettino, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2007, pag.41
20 Idem, pag.44
21 idem, pag.11
22 Lunghini G. Conflitto crisi incertezza. La teoria economica dominante e le teorie alternative. Bollati Boringhieri, Torino 2012, pag.112
23 Lacan Jacques Il seminario. Libro X. L’angoscia 1962-1963 Einaudi, Torino 2007, pag.110
24 Bion W. R. Cogitations Armando, Roma 1992, pagg.142-143

Comments

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GIOVANNI DAVIDE LOCI
Thursday, 22 November 2018 11:34
il feticismo di marx si riferisce alle merci, non agli individui, e non si risolve nel paradigma follia/normalità, come se le merci consentissero un approccio non feticistico alla realtà. consiglio letture casomai vecchie (ma non quanto froid e lacan) come i grilli della merce a cura di mario tronti, o il classico a cura di appadurai social life of things. in cui si mostra che tutta questa attenzione al soggetto è sprecata dato che l'oggetto gli sta davanti
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