Fai una donazione
Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________
- Details
- Hits: 1113
L’Afghanistan nella morsa dello “scontro di civiltà”
di Eros Barone
Nel profluvio di commenti generati dal ritiro delle forze militari degli USA e della NATO dall’Afghanistan e dalla conseguente vittoria dei talebani raramente è stato posto a tema, anche solo ai fini di un confronto, l'intervento militare sovietico che ebbe luogo nel 1979 e che durò fino al 1989. Tale intervento, a differenza dell’invasione dell’Afghanistan attuata nel 2001 dall’imperialismo statunitense e dai suoi alleati occidentali, non solo derivava legittimamente da uno specifico trattato di amicizia e di cooperazione stipulato dai due rispettivi governi, ma poggiava altresì su un movimento democratico e popolare autoctono, il cui rappresentante più autorevole, ancor oggi ricordato con rispetto dalla popolazione di Kabul, era Mohammed Najibullah, ultimo presidente progressista del paese. Membro del Partito democratico popolare dell’Afghanistan (People’s Democratic Party of Afghanistan, Pdpa) dalla fine degli anni ’60, egli aveva diretto a lungo la polizia segreta, prima di essere messo a capo dello Stato nel 1986. Dopo il ritiro delle forze sovietiche nel 1989, Najibullah resistette al potere ancora per tre anni.
Come è noto, durante la guerra fredda i sovietici sostenevano Kabul, mentre gli Stati Uniti e il Pakistan appoggiavano i ribelli. Oggi, altre preoccupazioni hanno portato gli Stati Uniti ad abbandonare l’Afghanistan consegnando ai talebani, che essi non hanno mai smesso di sostenere sotto banco, una classe dirigente formata per la maggior parte dalle stesse personalità che lavoravano per Najibullah.
- Details
- Hits: 1867
Visco, Draghi e il Recovery Plan: un ottimismo ingiustificato
di Ernesto Screpanti
Un’ondata di ottimismo sta travolgendo l’Italia: La vittoria sulla pandemia covid è a portata di mano, l’economia è in forte ripresa, il governo è il migliore possibile e fa politiche keynesiane espansive aiutato dalla BCE e dalla Commissione Europea, dalla quale sta per arrivare “una pioggia di soldi”. “Nulla sarà più come prima”, e nel clima millenaristico tutte le nefandezze del neoliberismo sembrano definitivamente cancellate.
Non voglio essere un pessimista a ogni costo, e non dirò che queste speranze sono proprio tutte infondate. Mi sarà concesso però esprimere almeno qualche dubbio da economista. Cosa che farò articolando un discorso in quattro parti.
Innanzitutto presenterò alcuni dati statistici per spiegare cosa è accaduto all’economia italiana durante la crisi covid e cosa sta accadendo nel rimbalzo; in secondo luogo presenterò una sintesi delle politiche economiche del governo italiano e di quelle della BCE e della Commissione Europea; in terzo luogo esporrò le valutazioni del Governatore della Banca d’Italia, Visco; infine avanzerò una critica all’eccesso di ottimismo che trapela da quelle valutazioni.
Ho scelto di concentrarmi sul punto di vista che emerge dalle Considerazioni Finali del Governatore perché è quello della vera classe dirigente italiana e del capo del governo, Draghi, ma il Governatore lo esprime rigorosamente senza nessuna concessione alla ricerca del consenso popolare.
- Details
- Hits: 3776
Green pass: il banchiere del diavolo ha un piano: divide et impera!
di Fabio Pasquinelli*
Le strategie del governo bio-politico del capitale nel contesto dell’emergenza sanitaria
Quando mi è stato chiesto di scrivere in merito alle politiche di contrasto dell’epidemia di COVID-19 in Italia, lo ammetto, ho avuto qualche perplessità, dovute alla complessità della questione e alle ricadute sociali, prima ancora che politiche, relativamente all’informazione manipolata su questo tema. Come tutti i miei concittadini ho vissuto un lungo periodo di solitudine, sofferto problemi economici per nulla attenuati dalle misure assistenziali attuate dai governi Conte e Draghi, riflettuto su ciò che mi è stato confusamente e contraddittoriamente comunicato dalle fonti governative, dagli organismi tecnico-scientifici e dai mass media. Persino i dati, i numeri, devono essere interpretati in ragione della scelta discrezionale di chi ne attua la raccolta e la diffusione, in ragione di come sono stati elaborati, scelti e qualificati. Il tema è, pertanto, delicato e non sarò certamente io a possedere la verità. Anche per questa ragione, avendo cura di informarmi (un minimo) senza pregiudizi, di conoscere a grandi linee la differenza tra vaccini a vettore virale e vaccini a nanoparticelle RNA messaggero, ho deciso di sottopormi, consapevolmente, a questa importante sperimentazione vaccinale, che sta testando su larga scala una terapia derivata da anni di ricerche scientifiche e finalizzate alla prevenzione e alla cura di malattie genetiche e oncologiche.
Dai primi risultati della campagna vaccinale possiamo trarre alcune utili informazioni che, per quanto ancora parziali, potremmo definire confortanti: il numero degli effetti collaterali a breve termine sui vaccinati è minimo e la terapia previene l’insorgere di sintomi; ovvero, quando non dà una copertura ottimale sulle varianti, mette comunque al riparo da patologie gravi nella maggior parte dei casi. Tuttavia, non produce immunità di gregge così come ci era stato prospettato in precedenza, in quanto anche le persone vaccinate possono essere infettive verso gli altri, né più né meno dei non vaccinati asintomatici.
- Details
- Hits: 2132
A che punto è la notte? Appunti per un compendio dell’emergenza pandemica in Italia (agosto 2021)
di Roberto Salerno*
Dopo diciassette mesi in cui si sono rincorsi provvedimenti surreali e terrori a singhiozzo è diventato complicato capire di cosa si stia discutendo quando ci si imbarca in dibattiti e considerazioni sulla pandemia provocata dal SARS-CoV-2. Del resto, in questo periodo non esiste un solo aspetto della nostra vita che non sia stato messo sotto stress dalla pandemia, e dipanare il groviglio sempre più spesso appare impresa improba.
Quello che segue è un tentativo – sintetico ma ci si augura non superficiale – di rendere più chiari gli argomenti di discussione, che ovviamente restano inesorabilmente intrecciati. L’elenco non vuole essere esaustivo ma piuttosto offrire un punto di partenza dal quale provare ad affrontare i vari temi inerenti alla pandemia. Laddove possibile si sono richiamate le evidenze a favore delle affermazioni, ma naturalmente l’elenco sconta il punto di vista altamente critico nei confronti degli interventi messi in atto dalle classi dirigenti.
1. Il virus
Il motivo per cui il virus ha fatto – e rischia di continuare a fare – tanti danni non è nella sua pericolosità intrinseca ma va ricercato nella risposta dei sistemi politici e sanitari. Se prescindesse da questi ultimi, il rapporto tra il numero dei morti e il numero dei contagiati sarebbe simile in qualsiasi contesto e per qualsiasi classe d’età, cosa che sappiamo essere lontana dal vero.
- Details
- Hits: 1728
Afghanistan: una disfatta storica degli Stati Uniti e dell’Italia. E ora?
di Tendenza internazionalista rivoluzionaria
1. Sconfitta, disastro, debacle, agghiacciante fallimento, vergognosa ritirata, una catastrofe dei nostri eserciti e dei nostri valori, una disfatta peggiore di quella subita da parte dei vietcong mezzo secolo fa: una volta tanto, la stampa dei regimi occidentali, detti comunemente democrazie, non ha indorato l’amarissima pillola che i signori della guerra di Washington&Co. hanno dovuto deglutire in questi giorni.
Molti commentatori sono sorpresi. Non riescono a spiegarsi come i sistemi militari, gli apparati di intelligence e la diplomazia di una coalizione così potente hanno fallito davanti ad un “gruppo insurrezionale” (i talebani) di qualche decina di migliaia di guerriglieri, che non aveva dietro di sé nessuna grande potenza né chi sa quale addestramento militare, dotato di un armamento in alcun modo paragonabile a quello dei volonterosi carnefici della Nato. È la sorpresa che colpisce metodicamente i guru della geopolitica, convinti come sono – per la loro ottusa ideologia – che la tecnologia bellica, il denaro e i servizi segreti decidano di tutto, e che nelle vicende della storia le masse sfruttate e oppresse contino zero.
Invece hanno vinto i talebani afghani. E l’impatto internazionale della loro vittoria è enorme. Perché, come ha osservato Mosés Naím, “incoraggerà tutti gli avventurieri [coloro che non si inginocchiano ai comandi statunitensi – n.] a sfidare il potere americano, intaccherà la fiducia degli alleati negli Usa, e rafforzerà la convinzione dei rivali autocratici come Cina e Russia di possedere un modello superiore alle democrazie”.
- Details
- Hits: 2818
Governamentalità pandemica: emergenziale, emotiva, scientifica, algoritmica
di S. Boni
Riceviamo e pubblichiamo volentieri queste riflessioni. Particolarmente pertinente – e prospettica – ci sembra l’analisi della “scatola nera” algoritmica come macchina cibernetica di comando e di governo, vero motore della ristrutturazione economica, politica, sociale e sanitaria in corso
Le forme di governo che sono emerse con la gestione della pandemia aggiornano e rafforzano dinamiche di stili di governo presenti ma non centrali nella configurazione neoliberale del governo, caratteristica degli ultimi decenni. Tramite l’emergenza sanitaria quelle che sono state sotto-tracce hanno assunto un nuovo vigore, tanto da delineare un nuovo modo di governare che rischia di caratterizzare il prossimo futuro. Ha senso esaminarne i presupposti e le logiche sottostanti perché come ogni forma di governo, costruisce una immagine di sé come necessaria e indispensabile, benefica, anzi salvifica, indispensabile per la pacifica continuazione dell’ordine, paladino della sicurezza. In questo processo irradia rappresentazioni che tendono a soprassedere sulla problematicità delle sue azioni che invece, come cittadini, ci riguardano.
L’epoca pandemica ha segnato una discontinuità nell’arte del governo. Se il neoliberalismo ha messo a profitto individui coraggiosi, autonomi e liberi, imprenditori inclini al rischio, fermamente credenti nella auto-determinazione della scelta e realizzati nel consumismo confortevole; il governo emergenziale genera persone impaurite e prone ad auto-limitarsi, annoiate e dipendenti da sussidi, tese innanzitutto a proteggere la propria nuda vita e pronte a sacrificarsi per eliminare insicurezze. Se durante il neoliberismo si teorizzava la drastica riduzione dei tentacoli burocratici statali ma anche dell’offerta di servizi sociali, la gestione pandemica ricolloca lo Stato al centro, sia nelle sue interferenze coercitive che nei suoi sussidi.
- Details
- Hits: 1185
Per una definizione del concetto di struttura in Althusser
di Bollettino Culturale
È importante richiamare l'attenzione sulla novità del concetto althusseriano di modo di produzione, poiché la corrente althusseriana era impegnata nella sua costruzione e non nella ripresa del classico concetto marxista di modo di produzione. Possiamo vedere questa differenza nel concetto althusseriano di modo di produzione in relazione al concetto marxista classico, poiché il primo designa qualcosa di più comprensivo della configurazione del sistema economico (natura dei rapporti di produzione, stadio di sviluppo delle forze produttive).
Riguardo alle caratteristiche del concetto marxista classico di modo di produzione, si può dire che esso esprime, in primo luogo, una relazione tra struttura e sovrastruttura e, in secondo luogo, il ruolo determinante della struttura e il ruolo subordinato della sovrastruttura all'interno della totalità sociale. Nel suo noto testo del 1859, Prefazione a Per la critica dell'economia politica, Marx stabilisce che l'insieme dei rapporti di produzione, che corrispondono ad un certo grado di sviluppo delle forze produttive, costituiscono la struttura economica della società. Sotto questa base reale sorge una sovrastruttura giuridica e politica alla quale corrispondono certe forme sociali di coscienza. Il modo di produzione della vita materiale condiziona il processo della vita sociale, politica e intellettuale. Le forze produttive della società, ad un certo stadio del loro sviluppo, entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti (e con la loro espressione giuridica: i rapporti di proprietà).
- Details
- Hits: 1549
La dura lezione dell’Afghanistan
di Michele Castaldo
Faccio una premessa: scrivo per chi è disposto a capire, ben sapendo che la stragrande maggioranza non vuol capire come chi vuole credere in dio. E non mi preoccupo più di tanto perché i fatti si stanno incaricando di imporre certe verità impensabili fino al giorno prima. Ciò detto, sono costretto a fare una seconda premessa, riportando quello che diceva Winston Churchill, cioè che la guerra è innanzitutto una guerra di bugie, se proprio bisogna dire una verità è necessario immergerla in una selva di bugie. Col risultato di sfocarla a tal punto da renderla innocua e perciò incredibile.
Se oltre a certe immagini, come quelle di migliaia di persone che fuggono verso l’aeroporto di Kabul, assaltano l’aereo per sfuggire alla furia dei talebani, volano parole grosse come « Catastrofe », « Disfatta », « La fine peggiore », « I lupi sono entrati nelle città », « Si salvi chi può », « Una macchia sulla storia dell’Occidente », oppure « abbiamo sbagliato tutto », « Fuga da Kabul », e così via, vuol dire che
la batosta è seria, e come tale è avvertita anche, ma forse soprattutto, perché gli effetti non sono quelli immediati, ma quelli successivi, ovvero quel che si metterà in moto con la cacciata ingloriosa degli occidentali dopo venti anni di vergognosa e criminale aggressione.
Gli imperialisti sono sorpresi per l’azione repentina dei talebani che in pochi giorni sono arrivati a Kabul. Ma la rivoluzione sorprende sempre, financo i rivoluzionari, figurarsi chi si augurava una uscita meno ingloriosa e un patteggiamento con i probabili nuovi governanti di quel paese.
- Details
- Hits: 1379
L’inumana transizione tecnologica
di Giacinto Mascia
Con questo testo, il mio amico Giacinto comincia la sua collaborazione con il blog Pensieri Provinciali
Nel suo libro “The Great Reset” Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum di Davos ha scritto che «siamo sull’orlo di una rivoluzione tecnologica che cambierà radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e ci relazioniamo gli uni con gli altri. Per scala, portata e complessità, la trasformazione sarà diversa da qualsiasi cosa l’umanità abbia mai sperimentato prima» [1]. È meglio analizzare in modo più circostanziato il peso delle affermazioni di Schwab e pertanto ricorriamo ad alcuni lavori precedenti.
In un suo recente lavoro, prof. Sapelli, illustra gli aspetti travolgenti che la società contemporanea sta affrontando di fronte alla nuova fase di rivoluzione industriale, fase completamente diversa rispetto al passato [2]. Infatti l’attuale conversione dei processi industriali, insieme con le nuove tecnologie, si differenzia radicalmente dalle precedenti. Scrive Sapelli che finora abbiamo assistito a mutamenti senza dubbio profondi e l’attuale modello di economia finanziarizzata sta continuando a saccheggiare il sistema lavoro e le società, tuttavia il meccanismo di distruzione creativa di schumpeteriana memoria viene adesso sostituito da qualcosa di molto diverso. Infatti «il nuovo ciclo di Kondratiev che si avvicina ha talune caratteristiche prima sconosciute. Pone all’ordine del giorno la creazione diffusa di sistemi naturalmente complessi e stratificati quanto a tecnologie di intelligenze artificiali che producono a loro volta intelligenze. È come se si elevasse l’Itc all’ennesima potenza. Le stampanti 3D, con la meccanica per addizione e non per estrusione che ne deriva grazie all’uso del laser, sono solo l’inizio. Il seguito saranno i robot isomorfi, omeostatici tanto con il corpo umano quanto con il mutare delle macchine e dell’ambiente in cui sono immersi» (p. 68).
- Details
- Hits: 1718
Lenin e “la questione economica fondamentale”
Dai Quaderni sull’imperialismo al Saggio popolare
di Eros Barone
«…le alleanze “interimperialistiche” o “ultraimperialiste” non sono altro che un “momento di respiro” tra una guerra e l’altra, qualsiasi forma assumano dette alleanze, sia quella di una coalizione imperialista contro un’altra coalizione imperialista, sia quella di una lega generale tra tutte le potenze imperialiste. Le alleanze di pace preparano le guerre e a loro volta nascono da queste…».
Lenin, L’imperialismo.
-
Genesi della categoria leniniana di imperialismo
La categoria concettuale di imperialismo ebbe largo corso, nella letteratura politica di diverso colore, a partire dall’inizio del Novecento, ma essa veniva adoperata prevalentemente per indicare i caratteri dell’azione politica. Bisogna giungere all’opera del socialdemocratico Rudolf Hilferding, Il capitale finanziario, 1 perché venga individuata nella formazione del capitale finanziario, in quanto fusione del capitale bancario con il capitale industriale fondata sulla preminenza del primo, la causa strutturale del fenomeno politico dell’imperialismo. Sennonché, come osserverà Lenin nei suoi appunti sull’imperialismo (pubblicati sotto il titolo di Quaderni sull’imperialismo), 2 Hilferding ignora o quasi la spartizione del mercato mondiale che viene operata dai trust internazionali, ignora il rapporto tra il capitale finanziario e il formarsi di un ceto parassitario che vive di reddito azionario, ignora i nessi tra lo svilupparsi dell’imperialismo e il sorgere dell’opportunismo nel movimento operaio. 3 Insomma, non gli sono chiare tutte le conseguenze politiche dei processi strutturali che egli è nondimeno il primo ad indagare in modo organico.
- Details
- Hits: 1576
“ECITY. Antropologia della Tecnica”. Una introduzione a “NOCITY” di Antonio Martone
di Gerardo Lisco
“NOCITY. Paura e democrazia nell’età globale” edito da Castelvecchi, il nuovo lavoro di Antonio Martone, docente di filosofia politica presso l’Università di Salerno, merita di essere introdotto dalla lettura del suo precedente saggio e cioè “ECITY. Antropologia della tecnica”.
I due volumi sono inscindibili ed è per questa ragione che la mia riflessione prende le mosse dal primo volume. “ECITY. Antropologia della Tecnica” è una riflessione filosofico – antropologica sul mondo connesso nel quale l’individuo, privo di identità e di senso di appartenenza, sempre più ridotto a nodo della rete di comunicazione, vive un’esistenza fluida e perciò di apparente libertà. L’ ECITY non è altro che la descrizione del nuovo totalitarismo dominato dall’economia neoliberale, ossia il liberalismo fondato sul diritto proprietario, in combinato disposto con il post moderno che, avendo abbattuto i confini tra le ideologie e privato di senso i termini destra e sinistra, ha creato il vuoto occupato appunto da questa non – ideologia, segnando la morte stessa della Storia.
Il saggio di Martone, analizza in prospettiva storica la genesi dello Stato moderno partendo dal Leviatano di Hobbes per soffermarsi sull’analisi, anticipatrice della crisi della Democrazia, condotta da Tocqueville in “ La Democrazia in America”[1]. Come scrive Martone nel suo saggio analizzando <<le radici del moderno>> se lo Stato moderno, sul piano teorico, nasce con Hobbes[2] e sull’idea del contratto sociale, ossia sulla cessione di parte della sovranità individuale a favore del potere assoluto dello Stato; sul piano politico ne sanciscono la nascita i Trattati di Pace di Osnabruk e Munster alla fine della Guerra dei Trent’anni.
- Details
- Hits: 5060
Appunti (e spunti di riflessione) sulla maledizione pandemica
di Nicola Casale
Pubblichiamo questi “appunti” usciti su nucleocom.org, a nostro avviso particolarmente lucidi e preziosi. Se non mancano alcuni elementi di disaccordo, condividiamo appieno che l’«abbaglio micidiale» preso da buona parte degli antagonisti e dei rivoluzionari rispetto all’Emergenza da Covid-19 sia stata (e sia) – ancor più della «cretineria venduta come scienza» – la confusione tra “collettività” e Stato: cioè il nodo irrisolto delle disfatte rivoluzionarie del Novecento. Così come troviamo assai convincenti gli spunti di analisi sui modi e le ragioni della gestione cinese dell’epidemia (dal blocco alle cure ai vaccini) e del tutto condivisibili le annotazioni finali sulla mobilitazione contro il lasciapassare e l’obbligo vaccinale. Insomma, un po’ di aria fresca. Buona lettura.
Fin dal primo manifestarsi della pandemia una maledizione sembra aver colpito la gran parte della sinistra antagonista e di quella rivoluzionaria. Gli effetti più evidenti e grotteschi si vedono da quando sono iniziate le mobilitazioni di piazza contro il green pass e l’obbligo vaccinale, da cui il grosso di queste tendenze non solo si è tenuto rigorosamente a distanza, ma si è unito al coro governativo contro gli irresponsabili individualisti, negazionisti, no vax, fascisti, ecc.
Francamente non mi stupisco. Credo che queste reazioni fanno parte di una dinamica inevitabile che segue una situazione di sempre più profonda crisi del capitale, all’interno della quale le precedenti posture di classe proletaria e delle soggettività politiche che vi si sono sviluppate intorno sono destinate a subire un completo spiazzamento. L’epoca di cui si stanno definitivamente chiudendo anche gli strascichi è quella dello scontro tra proletariato e borghesia e quella che ora si manifesta con vigore (pur essendo da tempo iniziata) è quella tra capitalismo e comunismo.
- Details
- Hits: 1188
Come potrebbe essere una società ecosocialista?
di David Klein
Prima di descrivere le possibili caratteristiche di un futuro ecosocialismo, vale la pena considerare perché un tale sistema sia addirittura necessario. Perché i problemi che l'ecosocialismo risolverebbe non possono essere risolti anche all'interno dell'attuale sistema capitalista globale?
La Parte I di questo saggio affronta tale questione riassumendo recenti rapporti scientifici sullo stato del clima e l'entità della crisi ecologica; facendo una revisione dei metodi e delle tecnologie disponibili che potrebbero essere utilizzati per affrontare le crisi climatiche ed ecologiche; e descrivendo brevemente l'incapacità strutturale del capitalismo di fornire soluzioni proporzionate alle crisi. La Parte II riprende poi il tema del titolo: l'ecosocialismo, insieme alle strategie per procedere in quella direzione.
Parte I: Contesto e background
È difficile sopravvalutare la minaccia alla vita sulla Terra rappresentata dalle crisi climatiche ed ecologiche. Nel 2019, un articolo su Nature ha avvertito che fino a un milione di specie di piante e animali sono sul punto di estinguersi, e uno studio delle Nazioni Unite dello stesso anno ha identificato il riscaldamento globale come uno dei principali fattori del declino della fauna selvatica. Gran parte della devastazione avvenuta fino ad oggi è stata catalogata nel rapporto del WWF Living Planet del 2020, che ha registrato un calo del 68% della popolazione di vertebrati in tutto il mondo solo negli ultimi cinque decenni. Più succintamente, gli scienziati riferiscono che la Terra sta vivendo una sesta estinzione di massa (la precedente estinzione di massa, avvenuta 66 milioni di anni fa, ha posto fine ai dinosauri).
- Details
- Hits: 5564
Sul privilegio
Note critiche su Agamben-Cacciari
di Roberto Finelli e Tania Toffanin
Abbiamo inteso di scrivere qualche riflessione insieme su quanto Giorgio Agamben e Massimo Cacciari hanno pubblicato il 26 luglio sul sito dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (A proposito del decreto sul “green pass”), perché ci sembra utile fare un poco di chiarezza sullo spirito del tempo, sul Zeitgeist, di cui i due autori citati ci appaiono essere solo l’epifenomeno più vistoso e accreditato.
Vogliamo provare brevemente a comprendere cosa ci sia dietro una tale rivendicazione di libertà individuale, sottratta ad ogni condizionamento e mediazione con la libertà collettiva, in un richiedere verosimilmente assai dimentico della definizione data, ormai tempo addietro, da Franco Fortini, secondo cui “la mia libertà inizia, non dove finisce, ma dove inizia la libertà dell’altro”. E dunque comprendere perché il nostro tempo, storico e culturale, si sia connotato, sempre più, per una moltiplicazione e ipertrofia dei diritti individuali del singolo, di contro ai diritti comuni e sociali.
Il dibattito che l’obbligatorietà della certificazione verde ha aperto si situa, peraltro, all’interno di uno scenario internazionale che impone alcune riflessioni. Pensiamo infatti che tale dibattito sia fondamentalmente centrato sui diritti individuali, all’interno di un contesto nel quale le libertà individuali sono pienamente garantite. Per contro, quanto sta succedendo in Afghanistan ci impone di riflettere, a partire proprio dalle libertà individuali, in termini meno eurocentrici. Sforzo questo che pensiamo sia necessario per uscire dal provincialismo del dibattito italiano ed europeo in tema di diritti fondamentali e libertà personali.
- Details
- Hits: 1544
Afghanistan, 40 anni di devastazione imperialista nel cuore dell’Asia
di CityStrike
Sembra un ritorno al passato quello a cui stiamo assistendo in questi giorni.
Improvvisamente assediati da una bulimica quantità di veline sensazionalistiche sull’Afghanistan, riscopriamo l’esistenza di un conflitto che si protrae da 40 anni e che, dopo 20 anni di “impegno” occidentale diretto, registra la riconquista completa del controllo del paese da parte dei Talebani: esattamente il medesimo soggetto per spodestare il quale si era mossa la pachidermica macchina da guerra USA/Nato.
Siccome stiamo parlando della guerra più lunga dell’epoca contemporanea, per costruire un ragionamento comprensibile sulla questione è bene riavvolgere il nastro, avendo cura di approcciare i fatti tramite gli strumenti dell’analisi marxista.
Il contesto geografico e storico
L’Afghanistan è un Paese dell’Asia centro-meridionale, che confina ad ovest con l’Iran, a sud-est con il Pakistan, a nord con le ex repubbliche sovietiche del Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan e ad est con la Cina, per soli 70km di frontiera.
Fin dall’antichità, la posizione geografica ha fatto dell’Afghanistan il crocevia dell’Asia centrale, ponendo il paese al centro di dispute imperiali di varia provenienza: dai greci ai persiani, dai mongoli a turchi, arabi, britannici e russi, praticamente ogni dominazione, dal mondo antico ad oggi, ha incrociato le proprie vicende con quelle afghane.
- Details
- Hits: 7561
Kit di pronto soccorso antifascista contro il nuovo lasciapassare. Un segnale importante che vale la pena amplificare
di Wu Ming
Clicca per ingrandire/scaricare l’infografica di Antifasciste contro il pass. Prima, però, ti chiediamo di leggere il testo qui sotto.
- Details
- Hits: 1732
Glosse al "Principio Speranza" di Ernst Bloch
di Carlo Formenti
Con questo post completo la trilogia iniziata con le Glosse all'ontologia dell'essere sociale di Gyorgy Lukacs e proseguita con la recensione alla "Filosofia imperfetta" di Costanzo Preve. Si tratta di tre testi che rappresentano la prima stesura di un libro di prossima pubblicazione il cui tema principale sarà la distinzione fra i tre regimi discorsivi che convivono nell'opera di Marx - grande-narrativo, deterministico-naturalistico e ontologico-sociale - e la necessità di liberarsi dell'eredità (storicamente datata) dei primi due e rivendicare l'assoluta attualità del terzo nella prospettiva di una rinnovata progettualità di trasformazione socialista del mondo.
1. Sogno, desiderio, speranza. Una ontologia del non ancora.
Lukacs, pone il lavoro al centro della sua Ontologia(1) ponendolo come modello di ogni prassi sociale, e definendolo “l’unico punto in cui è ontologicamente dimostrabile la presenza di un vero porre teleologico come momento reale della realtà materiale”. Nel primo volume del Principio speranza Ernst Bloch sembrerebbe incamminarsi nella stessa direzione. Cita il passaggio del primo libro del Capitale in cui Marx afferma che a distinguere il peggior architetto dalla miglior ape è il fatto che nella mente del primo il risultato dell’opera è già presente prima della sua esecuzione, commentando che “l’animale si riferisce allo scopo nei modi delle sue successive brame, l’uomo invece oltre a ciò se lo raffigura” (vol. I, p. 56). Indica nel lavoro il modello di quelle attività finalistiche che plasmano la realtà in quanto storia del soddisfacimento dei bisogni umani.
- Details
- Hits: 2719
Autointervista sulla gestione della pandemia da covid-19
di Nico Maccentelli
Ho ritenuto di scrivere questo articolo nella forma dell’autointervista perché per me così è stato più facile mettere insieme le riflessioni che ho fatto in questi ultimi mesi. La pandemia che ci sta sconvolgendo la vita da oltre un anno e mezzo e la gestione che ne viene fatta non può essere esente da dubbi, preoccupazioni, che riguardano la nostra vita, quella di chi ci sta vicino e di tutta la collettività. I miei ragionamenti sono quelli di un comunista, che come tale sa che nel rapporto tra umanità e natura non esistono zone franche, neutre: questa pandemia in particolare è nata da un salto di specie, comunque da un rapporto, una contraddizione tra l’umano da una parte ben interno sul piano ontologico e teleologico ai rapporti sociali capitalistici, e dall’altra l’ecosistema, la natura. Un rapporto mediato dalla scienza e dalla tecnologia che sono interne a questa contraddizione, anch’esse con uno scopo di parte.
Ho sempre pensato che la parola “biopolitica” fosse una definizione ridondante e che bastasse il termine “politica” per comprendere l’insieme di pratiche riguardanti la vita organizzata nella società. Ma oggi lo stravolgimento della vita individuale e sociale riguarda più profondamente i corpi (compresa la psiche), la loro esistenza biologica e relazionale, la loro estensione nello spazio. Fino a questo punto è arrivato il controllo sociale, aggiungendo al “sorvegliare e punire” di Foucault un terzo elemento: “colpevolizzare”. Un mutamento antropologico è in atto, dentro lo stesso sistema di relazioni sociali che è il modo di produzione capitalistico. Ma veniamo all’autointervista.
* * * *
Alcune domande sulla gestione del covid-19, vaccinazioni e green pass
D. Come sai stiamo assistendo in questo periodo a una divisione riguardo l’opinione sui vaccini. Cosa ne pensi tu?
- Details
- Hits: 1286
È il turno della Francia
di Giulio Palermo
Lunedì sera, il Presidente Macron ha aggiornato i francesi sul nuovo giro di vite sui loro diritti. Lo ha fatto, come è ormai costume, con un annuncio a reti unificate per radio e televisione.
Dal 21 luglio per accedere ai luoghi di svago e di cultura, tutte le persone non vaccinate di più di 12 anni dovranno produrre un test PCR negativo di meno di 48 ore. A inizio agosto, queste misure si estenderanno a bar, ristoranti, centri commerciali, ospedali (!), treni e aerei. Il 15 settembre scatterà l’obbligo di vaccinarsi per il personale infermieristico e non medico di ospedali, cliniche, case di riposo, istituti per disabili e per tutti i professionisti e i volontari in contatto con gli anziani e le altre categorie a rischio. A settembre, sarà anche predisposta una campagna di richiamo per permettere a quelli che si sono vaccinati per primi, che “vedranno presto diminuire il loro livello di anticorpi, di beneficiare di una nuova iniezione” (sì è proprio così: mentre ci dicono che il vaccino è la soluzione finale, danno per scontato che il suo effetto protettivo dura solo pochi mesi!). Nelle scuole saranno lanciate specifiche campagne di vaccinazione all'inizio dell'anno scolastico. I test PCR, finora gratuiti, “saranno resi a pagamento, al fine di incoraggiare la vaccinazione”. Già da oggi, sono inoltre rinforzati i controlli alle frontiere. Infine, cercando di prendere la faccia della maestrina buona, Macron ammonisce con chiarezza: “dovremo senza dubbio porci la questione della vaccinazione obbligatoria per tutti i francesi, ma per ora io scelgo di essere fiducioso”.
- Details
- Hits: 8621
Lettera aperta a Contropiano, su green pass e dintorni
di Roberto Sassi - Nico Maccentelli - Valerio Evangelisti
Seguiamo Contropiano, ed occasionalmente vi collaboriamo, fin dalle sue origini, lo riteniamo un prezioso strumento di controinformazione e formazione politica, per questo ci siamo presi il tempo per riflettere e confrontarci prima di scrivere questa lettera.
Riteniamo profondamente sbagliato e dannoso l’approccio con cui è stato affrontato il problema del green pass ed in generale dell’emergenza pandemica, sentiamo l’urgenza di aprire un dibattito sul tema che consenta di rettificare queste posizioni.
Il vaccino senza alternative?
I compagni che difendono o tollerano il green pass partono da un assunto mille volte ripetuto dal governo: la vaccinazione universale è l’unico modo per sconfiggere il virus. Un’affermazione totalmente infondata. Sono molti i modi per affrontare la malattia, anche prevenendo il ricovero ospedaliero: ci sono decine di farmaci, spesso a basso costo, che hanno avuto ottimi risultati, anche nella cura a domicilio. In Cina (dove la libertà di scelta terapeutica è a fondamento del sistema sanitario fin dalle sue origini) è stata utilizzata con successo anche la medicina tradizionale, bloccando le ondate epidemiche prima ancora di disporre del vaccino.
Eppure, non appena qualcuno si alza a sostenere la possibilità di guarigione per altra via che non sia il vaccino, incorre in scomuniche, minacce, insulti.
- Details
- Hits: 2280
Diario di una pandemia
di Lorenzo Biondi
Quando si parla della pandemia di COVID-19 bisognerebbe subito porre una domanda: sarebbe stato possibile gestire diversamente la pandemia, limitando i famosi lockdown ai tre mesi dell’anno scorso? Sarebbe stato possibile convivere col virus oppure fermare tutta l’organizzazione sociale ed economica era l’unica soluzione?
A mente più o meno fredda, dopo un anno e mezzo di dati, informazione e controinformazione, la risposta sembrerebbe propendere per la convivenza, piuttosto che per lo stato d’emergenza permanente nel quale ancora ci troviamo. E come si sarebbe potuto convivere col virus?
Innanzitutto, bisogna partire da una questione fondamentale: i lockdown erano sul serio inevitabili?
Probabilmente, nei primi mesi dallo scoppio della pandemia, cioè da marzo a maggio 2020, possono aver avuto una qualche utilità, successivamente molto meno.
A tal proposito possiamo citare gli studi del professor John Ioannidis, epidemiologo e professore alla Stanford University[1]. Cosa emerge dai lavori condotti dal professor Ioannidis? Gli studi dell’epidemiologo di Stanford mettono in evidenza come la gestione della circolazione epidemica dipenda essenzialmente da modelli statistici. Secondo i modelli utilizzati dal professore, infatti, emergerebbe una non significativa incidenza delle misure di contenimento non farmacologiche (cioè i lockdown); tra i paesi presi in esame dal professore abbiamo Regno Unito, Francia, Germania, Iran, Italia, Olanda, Spagna, Corea del Sud, Svezia e Stati Uniti d’America.
- Details
- Hits: 2246
Come interrompere una dialettica
Benjamin, Jesi e la rivolta contro il tempo
di James Martel - Emanuele E. Pelilli
Introduzione
La categoria di dialettica è allo stesso tempo quasi invisibile e profondamente pervasiva[1]. Mentre comunemente viene considerata come proveniente da sinistra, essendo associata alla teoria dell’hegelismo di sinistra e poi al marxismo, allo stesso modo è stata utilizzata anche dall’hegelismo di destra e conservatore. La teoria dialettica è soprattutto una modalità di abitare il tempo, una specie di struttura costruita per il progresso del tempo che, pur non portando sempre a istanze teleologiche (a seconda di come viene concettualizzata), permette attraverso un certo grado di presupposizione, di influenzare ciò che viene dopo. È, in un certo senso, un modo di proiettare il presente, o almeno parte del presente, nel futuro (o a volte anche nel passato), un modo di spiegare il futuro con termini che sono attualmente disponibili e di costruire, soprattutto, una forte relazione tra causa ed effetto che in un certo senso garantisce che almeno alcuni aspetti del presente saranno conservati nei – e attraverso – i processi distruttivi che il pensiero dialettico tende a concettualizzare e produrre.
Ci sono svariate ragioni per apprezzare il pensiero dialettico per il modo in cui funziona da narrazione del tempo più ricca e profonda di un vuoto progressismo liberale, che afferma semplicemente che il passaggio omogeneo del tempo stesso è tutto ciò che è necessario perché la storia proceda. La teoria dialettica riconosce cioè la natura antagonista del tempo storico. È anche in sintonia con il modo in cui la materialità e l’oggettività – almeno in certa versione, particolarmente quella marxista – gioca un ruolo in questo antagonismo, aggiungendo un elemento che non dipende interamente dagli attori umani che sono coinvolti nei suoi ritmi.
- Details
- Hits: 2164
Incredibile! C'è luce a sinistra!
di Sara Gandini
Avrei potuto scriverli io questi 14 punti, fin dall'inizio della pandemia. E qualcosa ho fatto, tanto da essere tacciata da personaggi che si definiscono di sinistra (per quel poco che questa parola oramai significa) e dal mondo femminista di essere pro-confindustria
Che a distanza di un anno e mezzo qualche riflessione in più ora si possa fare?
Io continuo a sperare.
Il seguente testo è di Mike Haynes e secondo me vale la pena di leggerlo attentamente perché non rinuncia a pensare tenendo conto della mia amata medicina che si basa sulle evidenze scientifiche (Evidence Based Medicine) in ambito di salute pubblica.
Come lui sono convinta che le scelte fatte durante la pandemia siano state prese su criteri ben lontani da quelli che si radicano sulla EBM e che questo non abbia fatto bene al paese a nessun livello. E a distanza di un anno e mezzo dall'inizio della pandemia è ancora così (scusate per la brutta traduzione).
* * * *
Covid-19 e la sinistra in 14 punti
di Mike Haynes
Faccio parte di quello che Owen Jones ha definito "il meraviglioso e strano mondo estremamente di nicchia degli scettici sul lockdown di sinistra". Non credo che Bill Gates sia al centro di una cospirazione globale né seguo Piers Corbyn. La mia nicchia è quella di pensare che abbiamo bisogno di una seria analisi socialista di quello che sta succedendo.
- Details
- Hits: 4208
La trappola dell'Afghanistan, 180 anni fa
Uno scritto di Friedrich Engels
a cura di Eros Barone
«Non è affatto una bizzarria pubblicare questo testo di Friedrich Engels sull'Afghanistan, scritto nell'estate del 1857 per la New American Cyclopœdia.» Così Valentino Parlato presentava tale testo in un suo articolo di dieci anni fa. E proseguiva dichiarando di essere convinto che sull'Afghanistan dominasse ancora una clamorosa ignoranza della sua storia e della sua geografia. Giova allora ricordare che dopo il disastroso intervento militare sovietico nel paese, un prestigioso generale dell'Urss ebbe a dire: «Se avessimo letto Engels, mai e poi mai ci saremmo imbarcati in questa avventura».
Sarebbe stato opportuno consigliare la lettura di questo scritto del “Generale” a tutti quelli che, nel corso di questi ultimi 180 anni, hanno voluto intervenire in Afghanistan, ma è noto che la storia è una maestra severa quanto inascoltata. Del resto, in Afghanistan dai tempi di Engels a oggi assai poco è cambiato: l'unico cambiamento rilevante è la diffusione della coltura del papavero da oppio, di cui oggi l'Afghanistan è il maggior produttore mondiale, mentre i maggiori importatori sono i paesi dell’Occidente capitalistico, ‘in primis’ gli Stati Uniti. Sennonché la lettura dello scritto engelsiano sarebbe stata utile ed istruttiva, al netto del livello culturale ed intellettuale dell’attuale responsabile della Farnesina, anche per gli altri responsabili del governo italiano.
* * * *
Afghanistan: vasto paese dell'Asia, a nord-ovest dell'India. In una direzione si estende tra la Persia e le Indie, nell'altra tra l'Hindukush e l'Oceano Indiano. In passato comprendeva le province persiane del Khorasan e del Kohistan, oltre che le regioni di Herat, Belucistan, Kashmir, Sind e una considerevole porzione del Punjab.
- Details
- Hits: 1547
No al green pass: inefficace contro il virus, utile solo a distrarre, dividere e reprimere i lavoratori
di Tendenza internazionalista rivoluzionaria
Come mesi fa siamo stati contrari al decreto Draghi che ha stabilito l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario, e abbiamo difeso gli infermieri che si sono opposti ad esso; così ora siamo contro il green pass in quanto strumento di propaganda inefficace nel contrasto del Covid-19, e utile soltanto a deviare l’attenzione dell’opinione pubblica e a scaricare sui singoli (in primo luogo sui proletari scettici sul vaccino, spaventati, disinformati o più semplicemente impossibilitati a vaccinarsi) la responsabilità e i costi in termini repressivi dei disastri prodotti da stato e padroni, prima e durante la fase pandemica. Disastri che sono indissolubilmente connessi al modo di produzione capitalistico, al caotico aggrovigliarsi delle sue contraddizioni e alla sua natura devastatrice e predatoria, fondata sulla massimizzazione dei profitti a discapito di qualsiasi tutela della collettività, ivi compresa la salute e la vita dei lavoratori e, con essi, dell’intera specie umana.
La pandemia/sindemia da covid-19 è infatti il prodotto di una serie di fattori predisponenti tutti riconducibili ai meccanismi del capitalismo, e per questa ragione ci siamo fin dall’inizio battuti per metterne in luce le cause (ciò di cui pressoché nessuno si occupa), e per sostenere l’auto-difesa della propria salute da parte dei lavoratori.
In coerenza con questo inquadramento della pandemia, dal febbraio 2020 ci siamo battuti contro padroni e padroncini, proprietari e direttori di case di cura in testa che, mettendo il profitto al di sopra della salute e della vita delle persone, volevano tenere tutto aperto, una pretesa che ha provocato migliaia e migliaia di morti – bestia chi non li vede, o li mette tra parentesi.
Page 185 of 616
Gli articoli più letti degli ultimi tre mesi
Carlo Di Mascio: Diritto penale, carcere e marxismo. Ventuno tesi provvisorie
Carlo Lucchesi: Avete capito dove ci stanno portando?
L'eterno "Drang nach Osten" europeo
Mario Colonna: Il popolo ucraino batte un colpo. Migliaia in piazza contro Zelensky
Fulvio Grimaldi: Ebrei, sionismo, Israele, antisemitismo… Caro Travaglio
Elena Basile: Maschere e simulacri: la politica al suo grado zero
Emiliano Brancaccio: Il neo imperialismo dell’Unione creditrice
Francesca Albanese: Palestina. Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio
Elena Basile: Gaza, i "risvegli" tardivi e gli insegnamenti di Hannah Arendt
Paolo Ferrero: L’accordo sui dazi? Una schifezza. L’Europa si svende alle multinazionali Usa
Mauro Armanino: Lettere dal Sahel XIX
Sergio Fontegher Bologna: Milano dall’elettronica alle aragoste
Pino Arlacchi: L’ultima primavera di popolo in Iran
comidad: Israele ha il tocco di Mida all'incontrario
Redazione: Come uscire dalla crisi del neoliberalismo?
Francesco Piccioni: L’Unione Europea è un cane morto
Pino Cabras: Tre schiaffi in tre giorni: Cina, Qatar e USA ridicolizzano l’UE di von der Leyen & Co.
Nico Maccentelli: Cosa ci dice l’incontro Putin Trump
Enrico Tomaselli: Guerra tecnologica e manpower
Andrea Zhok: Il fallimento storico delle liberaldemocrazie
Roberto Iannuzzi: Il grottesco teatro dell’assurdo attorno allo sterminio per fame di Gaza
Redazione Contropiano: Non c’è posto in Alaska per le follie “europeiste”
Fulvio Grimaldi: Il 7 ottobre come l’11 settembre. E c’è chi ancora ci casca --- Terrorista a chi?
comidad: Non sono russofobi, semmai italofobi
Giuseppe Masala: Il Summit Putin-Trump in Alaska certifica le gerarchie mondiali
Gli articoli più letti dell'ultimo anno
Carlo Di Mascio: Hegel con Pashukanis. Una lettura marxista-leninista
Giovanna Melia: Stalin e le quattro leggi generali della dialettica
Andrea Del Monaco: Landini contro le due destre descritte da Revelli
Andrea Zhok: La violenza nella società contemporanea
Carlo Di Mascio: Il soggetto moderno tra Kant e Sacher-Masoch
Jeffrey D. Sachs: Come Stati Uniti e Israele hanno distrutto la Siria (e lo hanno chiamato "pace")
Jeffrey D. Sachs: La geopolitica della pace. Discorso al Parlamento europeo il 19 febbraio 2025
Salvatore Bravo: "Sul compagno Stalin"
Andrea Zhok: "Amiamo la Guerra"
Alessio Mannino: Il Manifesto di Ventotene è una ca***a pazzesca
Eric Gobetti: La storia calpestata, dalle Foibe in poi
S.C.: Adulti nella stanza. Il vero volto dell’Europa
Yanis Varofakis: Il piano economico generale di Donald Trump
Andrea Zhok: "Io non so come fate a dormire..."
Fabrizio Marchi: Gaza. L’oscena ipocrisia del PD
Massimiliano Ay: Smascherare i sionisti che iniziano a sventolare le bandiere palestinesi!
Guido Salerno Aletta: Italia a marcia indietro
Elena Basile: Nuova lettera a Liliana Segre
Alessandro Mariani: Quorum referendario: e se….?
Michelangelo Severgnini: Le nozze tra Meloni ed Erdogan che non piacciono a (quasi) nessuno
Michelangelo Severgnini: La Libia e le narrazioni fiabesche della stampa italiana
Diego Giachetti: Dopo la fine del comunismo storico novecentesco
E.Bertinato - F. Mazzoli: Aquiloni nella tempesta
Autori Vari: Sul compagno Stalin
Qui è possibile scaricare l'intero volume in formato PDF
A cura di Aldo Zanchetta: Speranza
Tutti i colori del rosso
Michele Castaldo: Occhi di ghiaccio
Qui la premessa e l'indice del volume
A cura di Daniela Danna: Il nuovo volto del patriarcato
Qui il volume in formato PDF
Luca Busca: La scienza negata
Alessandro Barile: Una disciplinata guerra di posizione
Salvatore Bravo: La contraddizione come problema e la filosofia in Mao Tse-tung
Daniela Danna: Covidismo
Alessandra Ciattini: Sul filo rosso del tempo
Davide Miccione: Quando abbiamo smesso di pensare
Franco Romanò, Paolo Di Marco: La dissoluzione dell'economia politica
Qui una anteprima del libro
Giorgio Monestarolo:Ucraina, Europa, mond
Moreno Biagioni: Se vuoi la pace prepara la pace
Andrea Cozzo: La logica della guerra nella Grecia antica
Qui una recensione di Giovanni Di Benedetto