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lantidiplomatico

La “mano visibile del mercato”

L'economista più vicina a Maduro spiega l'inflazione in Venezuela

Geraldina Colotti intervista Pasqualina Curcio

"Si tratta di una guerra economica più che di una crisi, e questo senza negare l'esistenza dei problemi. Pensiamo si tratti di una manifestazione della lotta di classe tra capitale e lavoro."

Sono ben pochi i libri di economia che, in Europa, possono vantare la presenza di oltre 200 persone durante una presentazione: tanto più se trattano un tema specialistico, considerato materia per addetti ai lavori. Solo che, nel Venezuela bolivariano, le discipline sono uscite dalle accademie per costruire il futuro, come avviene in ogni periodo rivoluzionario. Per questo, i libri dell'economista Pasqualina Curcio riscuotono un interesse inedito per i temi che trattano. Lo si è visto durante la FILVEN 2018 dove è stato presentato il suo ultimo lavoro: “Hiperinflación”, edito da Nosostros Mismos con una prefazione di Judith Valencia.

La Fiera Internazionale del libro, che si è svolta quest'anno nel centro storico di Caracas, ha esibito il più alto numero di ingressi mai registrato – quasi 650.000 in dieci giorni – riempiendo sempre le sale a ogni dibattito, e con un pubblico in maggioranza giovane. E così, nel Teatro Bolivar, dopo l'emozionante spettacolo recitato dal gruppo teatrale infantile e giovanile e ispirato a Cesar Rengifo, le parole pronunciate dal ministro della Cultura Ernesto Villegas sono apparse quantomai opportune: “I nostri lingotti – ha detto Villegas indicando i giovanissimi attori – si trovano qui, e non nella Banca Centrale”. 

Una “generazione d'oro” a cui, 5 anni fa, il presidente Nicolas Maduro ha destinato questo progetto artistico rivolto ai quartieri meno favoriti e totalmente gratuito. Lo spettacolo allestito per la chiusura della FILVEN ha messo in scena la storia rimossa, le rivolte dei contadini e degli schiavi, che hanno forgiato l'identità del popolo bolivariano, riscattata in questi vent'anni dal socialismo umanista di Hugo Chavez.

Alle giovani generazioni si rivolgono anche le riflessioni di Pasqualina Curcio, che offre strumenti di analisi contro le falsificazioni compiute dall'economia borghese. Quella che affligge il Venezuela – spiega Curcio – è un'inflazione indotta dalla “mano visibile del mercato”: in questo caso con l'attacco alla moneta, un'arma non convenzionale usata dal grande capitale internazionale per generare il caos e destabilizzare il paese. Vecchie tattiche per guerre di nuovo tipo -scrive l'economista – ricordando quanto accadde nella Repubblica di Weimar in Germania quasi un secolo fa. In quel contesto di scontro politico - in cui la borghesia dette via libera al nazismo per chiudere la strada a un socialismo vittorioso nella Russia del 1917, che si stava diffondendo anche in Europa -, si determinò “una delle più catastrofiche e inspiegabili iper-inflazioni della storia”.

Dopo la presentazione del suo libro, abbiamo rivolto qualche domanda a Pasqualina Curcio, prima che corresse verso un altro dibattito.

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Oltre 200 persone fra cui moltissimi giovani. Come se lo spiega? Da dove viene tutto questo interesse per il suo ultimo libro di economia?

Penso si debbano considerare due fattori.

Il primo riguarda la coscienza del popolo venezuelano, l'eredità che il Comandante ci ha lasciato insegnandoci a fare incursione in ambiti che sono complessi ma non sono appannaggio esclusivo degli sconomisti. In primo luogo, quindi, qui si vede l'interesse del popolo a informarsi, capire, condividere. In secondo luogo c'è la situazione che stiamo vivendo, conseguenza dell'aggressione economica dell'imperialismo accompagnata da una guerra mediatica che cerca di confondere e disorientare. Il popolo venezuelano, però, sa che non deve fidarsi dell'apparenza, che deve andare oltre quel che cercano di fargli credere i media, cercare la causa dei fenomeni e analizzarli. L'interesse a capire in profondità quel che succede ha senz'altro a che vedere con la partecipazione di così tante persone qui.

 

La tua è un'analisi marxista. In che modo il marxismo, il materialismo storico-dialettico, può aiutare a risolvere questa situazione di crisi?

Innanzitutto noi pensiamo si tratti di una guerra economica più che di una crisi, e questo senza negare l'esistenza dei problemi. Pensiamo si tratti di una manifestazione della lotta di classe tra capitale e lavoro. Quale capitale? L'imperialismo, questo grande capitale concentrato a livello finanziario, mediatico, che si sente minacciato da un popolo organizzato, deciso a essere indipendente e sovrano in un paese straordinariamente ricco di risorse. Da qui deriva lo scontro. In questo quadro, imporsi e vincere la guerra economica passa per l'approfondimento del socialismo e per la ricerca di un modello più giusto.

 

Il presidente Nicolas Maduro ha varato un piano di recupero economico integrale che ha al centro l'uso della criptomoneta, dando tempo 90 giorni per verificare i risultati. Tuttavia, le forze avverse hanno intensificato la speculazione, beffandosi nuovamente degli accordi. Da dove bisognerebbe partire perché le misure siano davvero incisive e durature?

Sia il presidente Maduro che il popolo sono consapevoli che, in questa guerra, il nemico reagirà a qualunque misura o piano di ripresa con ferocia sempre maggiore. Quello del governo è un piano integrale, non si deve immaginare una bacchetta magica che produca qualche ritocco qua e là. Qualunque misura richiede un monitoraggio e un periodo di valutazione, tantopiù in considerazione della natura e della forza del nemico. Così va inteso il periodo di 90 giorni annunciato dal presidente. Bisogna intendere il piano di recupero come un processo: nel pieno di un assedio che dobbiamo cercare di spezzare il più rapidamente possibile.

 

Come ti è sembrata questa FILVEN?

Ho avuto l'opportunità di visitarla per vari giorni, di partecipare o assistere a dibattiti e presentazioni di libri, sempre di grande livello e con una folta presenza di pubblico. Una conferma di quel che ti stavo dicendo prima a proposito dellinteresse del popolo venezuelano: non solo per i temi economici, ma per la cultura in generale.

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