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Lo sciopero generale in Francia, prime valutazioni

di Giacomo Marchetti

Schermata del 2019 02 06 07 27 07Lo sciopero generale di 24ore proclamato da CGT e Solidaires è stato un primo passo importante di convergenza su tutto il territorio dell’Esagono tra “la marea gialla” ed il mondo sindacale, dopo che vi erano stati importanti segnali unitari nei mesi precedenti a Marsiglia, Tolosa e Bordeaux.

Nel soddisfatto comunicato di bilancio della giornata – “5 Febbraio. Convergenza delle lotte riuscita” – la CGT afferma che hanno partecipato alle mobilitazioni, svoltesi in circa 200 città, 300.000 persone.

A Parigi sarebbero state 30.000 le persone che hanno partecipato secondo gli organizzatori, 18.000 per le forze dell’ordine.

La centrale sindacale francese afferma :

Questa giornata ha permesso, attraverso gli scioperi nel pubblico e nel privato, di rinforzare e di rendere comuni le lotte sociali. In diversi dipartimenti; la CGT è attiva nella preparazione di riunioni intersindacali con il fine di prolungare la mobilitazione. Già da ora, la CGT è il vettore propositivo attraverso l’organizzazione dei martedì di “emergenza sociale”, i quaderni di espressione popolare, i dibattiti pubblici e l’8 marzo”.

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Le manifestazioni svoltesi sul territorio nazionale organizzate da CGT e Solidaires, a cui si sono aggregati alcuni settori di FO – senza che ci fosse una adesione a livello confederale di questa sigla – e della FSU (il maggior sindacato degli insegnanti), hanno visto sfilare insieme “giacche gialle” e “giacche rosse”, di fatto rompendo quel muro di diffidenza reciproca che aveva caratterizzato precedentemente, almeno in parte, i rapporti tra i gilets Jaunes e militanti sindacali.

In questo caso, così come era in parte prevedibile dalle dichiarazioni di alcune figure di spicco dei Gilets Jaunes, dall’appello finale (conforme a numerosi interventi) della prima Assemblea delle Assemblee svoltasi nei pressi Commercy una decica di giorni fa, e prima ancora dalla richiesta esplicita di proclamazione dello sciopero generale da parte delle assemblee generali svoltesi in diverse città, è stata la “marea gialla” ad ingrossare i cortei delle giacche rosse del sindacato; spesso insieme a studenti delle medie superiori, che hanno bloccato i loro istituti, ed universitari che hanno fatto altrettanto nelle loro facoltà.

La dichiarazione più lucida su ciò che sarebbe stata la giornata l’ha fatta probabilmente una delle figure di spicco emergenti dei gilets gialli a Rouen, F. Boulo, che aveva propugnato lo sciopero generale a tempo indeterminato – come Eric Drouet – : “Sarà le giacche gialle e le giacche rosse. In verità, non ci importa del colore della giacca, bisogna superare il passato […] c’è un interesse superiore verso cui convergere, quello di riprendere il potere in questo paese che serva l’interesse generale”.

Le relazioni complesse tra questi due universi in parte sovrapponibili sono state tracciate in maniera esaustiva in “Grève générale: occasion manqueée?” da Arthur Brault Moreau, sulla rivista on line Regards.fr, che conclude il suo articolo affermando:

Quale che sia il proseguo del movimento giallo flou – ripresa delle mobilitazioni, partecipazione alle elezioni, ecc. – quest’ultimo ha ricomposto in parte il campo delle lotte. Inoltre, ha messo in luce le difficoltà di lunga data delle organizzazioni sindacali. Per i sindacati, il compito è definire il loro ruolo di fronte a dei movimenti sociali di genere nuovo, ma anche e soprattutto di riuscire ad entrare in contatto, cioè ad organizzare, quelle categorie di lavoratori che hanno preso d’assalto le rotatorie, uscendo così dal silenzio e, momentaneamente almeno, dall’isolamento

Una parte del sindacato, come alcune federazioni della CGT e Solidaires, hanno ben presto visto nel movimento del 17 novembre un occasione di riscatto su cui prendere posizione e spendere energie con una presenza fattiva, mentre la dirigenza della CGT prima diffidente, ha senz’altro errato nel pensare di potere intraprendere ad un certo punto un percorso inter-sindacale, che di fatto ha rischiato di essere cooptato – come la CFDT di Laurent Berger che ha “boicottato” lo sciopero generale – dentro la strategia di co-gestione della regressione sociale propedeutica al “Grand Dèbat” macroniano.

Questa diffidenza nelle proprie forze da parte del sindacato è in parte dovuta ad una situazione non certo facile: il tasso degli iscritti al sindacato è dell’11%, pesano le sconfitte subite nel corso degli anni, e la mancanza di vittorie significative di una certa ampiezza, e bisogna ricordare che il 2018 non ha visto la proclamazione di alcuno sciopero generale.

La “marea gialla” è stata la verifica di una rinnovata efficacia dell’azione collettiva e della capacità di riportare “la questione sociale” al centro del dibattito, polarizzando il campo sindacale e rendendo nuovamente dinamico un corpo intermedio in via di marginalizzazione.

Un altro elemento importante della giornata è stata la dichiarazione congiunta di vari soggetti politici – con l’adesione della CGT “dipartimentale” di Parigi – sul sostegno allo sciopero del 5 febbraio, che riattualizza in un contesto decisamente più vivace l’esperimento della “Marea Popolare” contro Macron sperimentata l’anno scorso.

Un interessante intervento di P. Graulle e M. Goanec su “Mediapart” “la grève qui tente d’unir syndicats, gilets jaunes et la gauche politique”, analizza il tentativo fatto con un appello sottoscritto da NPA, Attac, Fondation Copernico, Comité pou Adama, France Insoumise, e tra gli altri dal regista Robert Guédiguian, la scrittrice Annie Ernaux e l’economista Thomas Coutrot, ecc. (tranne il PCF e il PS).

L’appello afferma il carattere inedito della mobilitazione dei GJ dopo il Maggio ’68 e la chiarezza, oltre alla correttezza, delle rivendicazioni espresse in un paese fortemente polarizzato. Ricorda l’assemblea svoltasi a Commercy e le rivendicazioni emerse in essa.

Per la prima volta dall’inizio della mobilitazione, i gilets gialli hanno deciso di unirsi ad uno sciopero annunciato dai sindacati il 5 febbraio 2019.

Noi vediamo in questa convergenza una possibilità di vittoria sociale maggiore, permettendo un movimento d’insieme duraturo e prolungato che includa l’insieme dei salariati, la popolazione dei quartieri popolari e la gioventù. Noi sosteniamo che lo sciopero e le manifestazioni siano il più possibile partecipate con il fine di conquistare le rivendicazioni legittime. È per questo che noi portiamo tutto il nostro sostegno a questa giornata.”

Il comunicato prosegue con la condanna dell’estrema destra ed i suoi tentativi di recupero e la netta denuncia della criminalizzazione e della violenza poliziesca, nonché del carattere aleatorio del “Grand Débat” portato avanti da Macron.

“Il vero dibattito popolare” – conclude l’appello – “si esprime nei quartieri, sulle rotatorie, nelle assemblee comuni e nelle aziende. Emmanuel Macron ha perso la battaglia delle idee. Deve cedere il passo alle rivendicazioni sociali e popolari.”

“Lo sciopero generale” – ricorda B. Martin esponente della CGT parigina che ha firmato l’appello, intervistato da “Medipart” – “può avvenire, nei momenti di folgorazione, come nel Maggio ’68, perché le condizioni erano date. Ma non è mai tale perché i sindacati lo proclamano, non si realizza da solo, anche se siamo numerosi a sostenerlo.

A giudicare dalle immagini dei picchetti e dai numeri delle mobilitazioni si può senz’altro affermare che questo sforzo di costruzione è stato senz’altro efficace.

***

Diamo una breve e parziale panoramica della giornata basandoci sugli organi di informazione locali e le fondi di informazioni dirette.

Lo sciopero è partito alla mezzanotte con un’azione congiunta di militanti della CGT e dei GJ che hanno bloccato le quattro entrate ed uscite del più grande hub logistico agro-alimentare del continente a Rungis, a sud-est di Parigi. Questa iniziativa, insieme al blocco dell’aereo-porto a Nantes, al pedaggio autostradale a Tolosa e al sottopasso all’altezza della Joliette a Marsiglia, sono state alcune delle azioni più impattanti – a parte ovviamente i picchetti di sciopero di fronte alle aziende bloccate. Numerose università sono state bloccate all’alba (scienze politiche a Tolosa, Bordeaux 3 Montaigne, Paris 8, Saint-Charles a Marsiglia, il campus di Grenoble…),

Dai 1.500 ai 2.000 manifestanti a Limoges – ha stimato “France 3 Regions” – e per la prima volta hanno sfilato insieme CGT e GJ; c’è stata una manifestazione anche a La Souterraine (simbolo dell’abbandono dei servizi pubblici, con 6 uffici postali su 12 che dovrebbero il marzo di quest’anno), mentre erano in 600 a Corrèze, dove Sylvain Roch ha dichiarato a F3 “si ha timore da entrambi i lati, e allo stesso tempo siamo nella stessa merda, sia che uno sia del sindacato o un gilet giallo; e se si vuole fare indietreggiare la merda, l’unità è il l’unico mezzo”.

A la Pallice CGT, FO e GJ hanno compiuto un “operazione lumaca” al porto e poi hanno bloccato il deposito di carburante vicino alla Rochelle. Patrick Coulay, segretario di FO all’Alstom Aytré, ha dichiarato a F3: “personalmente sono con i Gilets gialli dal 17 novembre. Ma sindacalmente, non potevamo non unirci ai GJ in un dato momento, quindi siamo qua”.

A Nizza, in Costa Azzurra, un partecipato corteo a visto sfilare CGT, GJ e studenti (2.000 secondo la Prefettura, 3.000-4.000 per gli organizzatori). A Marsiglia i GJ hanno raggiunto il corteo della CGT e di FO. A Bastia, in corsica, CGT e GJ hanno manifestato insieme dietro lo striscione “uniti contro il caro carovita”. A Pau, il giornale Sudouest stima in 2.000 le persone che hanno sfilato sotto la pioggia alla manifestazione intersindacale mattutina, cui hanno partecipato i gj cantando vari slogan. A Saint Nazaire, Ouest-France stima in 1.000 i partecipanti alla manifestazione indetta da CGT, FO, Solidaires e FSU, che ha visto sfilare il corteo lungo le imprese della zona portuale, entrando prima all’Arcelor Mittal, poi a Idea.

Le interviste alla testata locale sottolineano l’importanza della giornata. Come ha dichiarato Yann Le Foll, rappresentante di FO, “C’è una convergenza delle lotte. I gilets gialli sono più sulle rivendicazioni legati al potere d’aquisto, noi su quelle legate alla qualità della vita e del lavoro”. Si è svolta una manifestazione unitaria a Guingamp, sempre per Ouest-France, ed una a Lisieux, cui avrebbero partecipato 230 persone per la testata locale. A Gap hanno sfilato circa 400 manifestanti, secondo Le Dauphine, ed il corteo è terminato sotto la Prefettura dopo avere di fatto bloccato il traffico cittadino.

Ad Alès, Objectifgard stima in 1.500 persone la partecipazione al corteo nel centro cittadino al corteo indetto da CGT, FO, Solidaires e FSU, che si è recato alla rotatoria su input di un esponente dei GJ che ha preso parola nella serie di interventi, perché la polizia avrebbe usato i lacrimogeni. A Le Mans, secondo Lemainelibre, i GJ avrebbero partecipato il corteo che, dopo avere sfilato per il centro cittadino, si è diretto al centro ospedaliero locale.

A Reims, per F3, erano circa un migliaio a sfilare insieme, come ha spiegato alla rete informativa il segretario dipartimentale della CGT della Marne, Thomas Rose: “i gilets jaunes hanno espresso una collera e delle rivendicazioni che condividiamo come l’aumento dei salari, delle indennità, delle pensioni. Oggi non riusciamo più a tirare avanti ed è quello che vogliamo esprimere in strada”.

Mentre a Troyes, secondo quanto riportato da F3 – che cita però le stime della polizia – c’erano 550 manifestanti che hanno sfilato circa un ora in un corteo alla cui testa c’erano i GJ. A Roanne, nella Loira, secondo quanto riporta la sezione locale della CGT, in 1.200 hanno sfilato per “l’aumento dei salari, delle pensioni, delle prestazioni sociali e dell’indennità di disoccupazione. Il rafforzamento della nostro welfare, la tutela del nostro sistema, il nostro diritto di manifestare e la nostra libertà”.

Un video-montaggio composto dalle riprese dei partecipanti, opera di Cerveaux non disponibles, molto attento a dare una immagine realistica dei vari Atti, sbugiardando i numeri ufficiali dati dal governo sulle manifestazioni, mostra i riusciti cortei di Nizza, Clermont-Ferrand (dai 2.100 secondo la polizia a 4.000 per gli organizzatori, secondo ciò che riporta Radioscoop, tra cui gli operai della Luxfer a rischio chiusura) Perpignan, Bordeaux.

Secondo La Depeche, a Tolosa, uno degli epicentri della mobilitazioni, hanno partecipato dalle 8.500 (secondo la polizia) alle 12.000 persone secondo la CGT, in un corteo cui hanno preso parte anche insegnanti, studenti delle medie-superiori ed universitari; mentre 1.500 avrebbero sfilato ad Albi, e 400 a Tarn-et-Garonne, dai 1.800 ai 2.000 a Tarbes, 1.500 a Pamiers, 300-400 ad Agen, sempre secondo la testata locale.

Per Tendence Ouest ci sarebbero stati a Caen dai 2.300 (secondo la Prefettura) ai 5.000 manifestanti, secondo gli organizzatori, con alla testa del corteo gli studenti delle medie superiori.

A Fort-De-France, in Martinica, per Rci, ci sarebbero state un migliaio le persone mobilitate a 10 anni di distanza dalla storica mobilitazione sociale contro il caro-vita durata ben 38 giorni.

Secondo quanto abbiamo potuto appurare dalle differenti fonti di informazione diretta, ci sono stati cortei partecipati anche a Digione, Lille, Montpellier (5000 per “Montpellier Poing Info”), Nimes (5.000 per “Le Mouvement.info”).

Probabilmente, il 5 febbraio segna una nuova tappa di un movimento che non si arresta.

Comments

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lorenzo
Wednesday, 13 February 2019 12:24
Leggendo questi numeri invece di parlare di una nuova tappa mi parrebbero sancire pittosto un dimensionamento (o ridemensionamento) incapace di incidere profondamente. Ammetto che forse e' la grande speranza di vedere finalmente qualcosa mettere in discussione il quadro occidentale che mi fa valutare male. Forse molti strati della popolazione non sono tanto impattati dalle crisi o forse pur essendolo la condizione materiale non e' tale da indurre comportamenti collettivi in grado veramente di cambiare lo status quo.
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