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mondocane

Venezuela, 5S e quant’altro..... Non basta un clic

di Fulvio Grimaldi

cinquestellefiduciapdDa anni ricevo, sul blog, in Facebook e in posta, commenti, a volte di consenso, a volte di virulente dileggio, sulla mia posizione sul Movimento 5 Stelle. Che, come i meno strabici, hanno perfettamente capito, è di frequentazione da fuori (resto iscritto esclusivamente all’Ordine dei Giornalisti), di condivisione in parola e immagine di molte sue battaglie, di sostegno alle cose che mi paiono buone (e a volte senza precedenti, le più osteggiate dall’unanimismo globalista destra-sinistra) e di critica a quelle che considero meno buone, o del tutto sbagliate. Il lancio della prima pietra, però, lo lascio ad altri. A quelli, dotati di grande humour, che si dicono senza peccato.

 

Landini, molto rumore per nulla

Viene in mente, per la portata anche simbolica di tutta una sinistra terrorizzata dal minimo bagliore esterno al quadro delle compatibilità, tale Landini Maurizio. Lo ricorderete da mille comparsate tv, agitato fracassone in maglietta della salute, a testa bassa contro i padroni e una segretaria CGIL troppo remissiva. Ricorderete la sua “coalizione sociale”, fondata a Bologna in un mattino del 2015 e svaporata prima che calasse il sole e prima che potesse, come anticipato, spostare di 180 gradi a sinistra la barra del barcone Italia zeppo di naufraghi, che però non se li fila nessuno, non fanno parte di nessuna filiera di trafficanti. Poi le cose andarono nel verso giusto sindacato unitario e patto dei produttori con la Confindustria. Tarallucci e vino tra Landini e Camusso sulle spoglie di un ceto lavoratore cui erano passati sopra, mentre il sindacato assisteva dalla Tribuna, gli scarponi chiodati dei tempi che corrono: guerre, neoliberismo, austerity, i salari più bassi d’Europa, spazzati via tutti i diritti costati secoli, carcere. botte e morti.

Con l’immancabile e ferma durezza, il sindacalista, da rivale divenuto principe consorte e, infine, sovrano CGIL, è passato dal bluff alla linea seria: manifestazione unitaria sindacato-Confindustria contro questo governaccio del Reddito di Cittadinanza, del decreto Dignità, della Spazzacorrotti, dei supermercati chiusi la domenica, della riduzione e del taglio ai parlamentari, della fratellanza con gli eccellenti Gilet Gialli, degli schiaffazzi al socio spaventapasseri del neo-impero carolingio e al suo ministro di polizia (ma dove li scovano questi ministri di polizia? Vedi foto di quando Monsieur Castaner giocava a poker con certa gente a Marsiglia), del no alle trivelle, della denuncia del colonialismo migrazionigenico e, soprattutto, del riscatto dal gangsterismo fascistoide occidentale con, almeno, il rifiuto di riconoscere il golpe Usa in Venezuela…. A questo “regime di ultra destra” andava fatto quel che a Monti, Letta, Renzi, Gentiloni era stato risparmiato: lotta dura senza paura e manifestazione kolossal a San Giovanni. Così, cazzo, imparano.

Scongiuriamo invece, da parte nostra, che non imparino a forza di alti tradimenti di ognuna delle cinque stelle e dell’intera Repubblica quali sarebbero, dopo quelli minori dei banditeschi Tap e Terzo Valico, il TAV e la secessione dei ricchi con l’autonomia alle regioni del Nord.

Ma sto digressando.

Sui temi 5 Stelle ho ricevuto il messaggio qui sotto, relativo a un mio pezzo sul Venezuela (reperibile in www.fulviogrimaldicontroblog.info ) che mi ha sollecitato le considerazioni aggiunte in fondo.

Subject: Dalla Cesarina Branzi: RIFLESSIONI CHE SI IMPONGONO

Riflessioni che si impongono. Quanto inviato da Grimaldi tocca, a mio avviso, tutti i punti fondamentali. Comunque, per quanto riguarda la “questione Venezuela”, alcune riflessioni si impongono, anche in vista delle scelte che a breve saremo chiamati a fare: le prossime elezioni.

Fino a qualche settimana fa pareva che questo governo fosse comunque da sostenere, sia pure con un appoggio critico puntuale e di stimolo a scelte suscettibili – e sia pur con la dovuta gradualità - di un’inversione di tendenza, in particolare riguardo la politica internazionale. Che non è poca cosa.

Sospendo il giudizio sui 5S, che non mi appaiono assimilabili alla Lega, nonostante alcuni atteggiamenti ambigui e incertezze imbarazzate proprio su una “questione” dirimente, com’è appunto quella del Venezuela (né, del resto, è l’unico tema che presenti oscillazioni, ma è sicuramente il piú grave). Si starà a vedere; ma non aspettando, per quanto mi riguarda , le calende greche.

A questo governo, si diceva, non esistono alternative, pena un salto nel buio.. Ma, sic stantibus rebus, e senza una riscossa da parte dei 5S, che cosa ci aspetta se non appunto un salto nel buio? Con l’Ue, la Nato e gli Usa, i nostri “migliori alleati” alle cui scelte dovremmo uniformarci, secondo gli “illuminati consigli” che ci vengono propinati ad horas, quale futuro ci aspetta? Come scritto poco sopra, nei prossimi giorni dovrebbe chiarirsi (mi pare inevitabile) la posizione dei 5S: vedremo. Per ora sollevo alcuni interrogativi, e auspicherei che si cercasse di darvi risposta, ciascuno con i propri mezzi e le proprie convinzioni. Contrastare duramente la posizione del presidente della Repubblica Mattarella - dice Grimaldi, e ha ragione - può essere considerato vilipendio del capo dello Stato; chiedo sommessamente se pretendere di imporre a un altro capo di Stato di levarsi di mezzo, con le buone o con le cattive (per il bene di chi? Sarebbe il caso di chiarire), sotto la minaccia di finire a Guantanamo dopo averne invaso il paese con truppe mercenarie (perché tali sarebbero, per usare un termine “pesato”), questo non è reato, ma, anzi, senso di responsabilità, difesa della democrazia e del benessere dei cittadini di quel paese. Grimaldi cita una serie di interventi predatori a opera degli Stai Uniti in America Latina. Ma si può andare anche piú indietro: tale spirito di rapina nei confronti dei territori che gli Usa hanno da sempre considerato il «cortile di casa loro», data fin dall’inizio dell’800. Infatti è del 1823 la famigerata dottrina Monroe, ulteriormente definita in seguito daTheodore Roosvelt (1906), volta a sottomettere le culture, l’economia e infine l’assetto politico dell’intero sub-continente latino-americano, sfruttandone la forza-lavoro, le ricchezze naturali e quant’altro, per capitalizzare quanto possibile, a tutto vantaggio delle proprie oligarchie attraverso politiche di sciacallaggio. È nel loro Dna. Tutto questo dopo che, inizialmente, avevano fatto piazza pulita delle popolazioni indigene al Nord e incamerato - tramite annessione - varie centinaia di kmq di territorio messicano.

«Il lupo perde il pelo ma non il vizio», recita un noto adagio. E perché mai dovrebbe perderlo l’impero, in declino, sí, ma ancora perfettamente in grado di vibrare micidiali colpi di coda?

In un frangente analogo, qualche decennio fa ci sarebbero state probabilmente manifestazioni di protesta e di solidarietà con il Venezuela: oggi siamo solo subissati dalle ciarle inconcludenti, sguaiate e servili dei media, perfettamente allineate alle dichiarazioni ufficiali dei nostri cosiddetti e sedicenti “rappresentanti”. Dai quali non mi sento affatto rappresentata. Non solo dall’Ue, ma neppure dalla Lega, che vellica gli istinti piú meschini, per cui non voterò più per questo partito: ha fatto della candidatura di Bagnai il suo fiore all’occhiello, ma credono di darla a bere proprio a tutti? Per dirla chiara e senza fronzoli, “la merda è merda anche se avvolta nel cellofan”. E puzza. E se i 5S non andranno al governo, potranno fare opposizione e forse ritroverebbero una maggior unità di visione strategica e una prospettiva di percorso piú qualificante e tale da attrezzarli meglio per battaglie future.

Cesarina Branzi

Riparto io.

Mi permetto di aggiungere a questa sintesi critica una riflessione che potrebbe sembrare marginale, o tirata per capelli bianchi, superati, d’altri tempi. Ma non credo che lo sia.

Quando tutto viene scelto, deciso, elaborato (poco) e poi realizzato, per via digitale, virtuale, senza scambio fisico, senza confronto di corpi, sguardi, espressioni, pensieri e relative sintesi solidificate, culture avanzate, coscienze maturate e armonizzate, basi ideologiche definite, programmi concordati, esclusioni e inclusioni materializzate, si gioca d’azzardo. E si disumanizza, quando invece si è usciti dalla convenzione per ricuperare umanità (verità, coerenza, coraggio, onestà, sincerità, rispetto, giustizia, solidarietà, amore: alterità). Nel M5S non esistono sedi, assemblee, comitati, confronti pubblici di gruppi di militanti-attivisti-simpatizzanti-interessati-curiosi, tra loro e con la società. Esistono per benevolenza del caso alcune figure, emerse fortuitamente sui binari tracciati da Grillo e dalla revulsione per l’esistente, con dentro un bel po’ di anticorpi formatisi nelle battaglie di generazioni (guai a prescinderne! Zoppichiamo da sempre, sarebbe come buttare la protesi vinta a chi ci ha mutilato).

Nella formazione di base del Movimento non contano molto i corpi e, con loro, le menti e con queste le anime, una di fronte all’altra. Si va molto di clic. Ma corpi, menti e anime non si trasmettono per via elettronica. E neanche sorrisi, o sguardi corrucciati, o pieghe dolorose. Triste rimedio gli emoticon. Da cui, malintesi, superficialità, errori di scelte e di idee, frantumazione negli orientamenti, quella carenza strutturale che poi porta a essere tragicamente liquidi, alla Bauman, facili da bersi come un bicchier d’acqua. Frequentando da anni il MoVimento, da fuori ma insieme in comuni battaglie, e volendogli bene, tanto più quanto più orridi sono coloro che, a larghe intese fasciste 2.0, ne sono terrorizzati e gli vomitano addosso dileggi, calunnie e falsità, soprattutto per le cose buone che riesce a fare, ho appunto conosciuto di tutto. Valori umani e morali altrove introvabili. Impegni mirati ai più deboli, agli esclusi, sfigati, depredati, impegni di fondamentale umanità e urgenza. Autenticità.

Ma anche tipi fuori da ogni contesto, spuntati da un curriculum spedito a chi, essendo all’oscuro degli occhi, del linguaggio, delle espressioni, delle storie del mittente, non dovrebbe sapere che farsene del curriculum. Spuntano e formicolano opportunisti, naives, svalvolati, vagabondi delle convinzioni, volponi, gente che ci è capitata facendo testa o croce, quaquaraquà. E sulla luce che avevamo intravvisto e che brilla nelle torce di tanti parlamentari, bravissimi, spesso per caso, si stendono ombre. Per cui, dopo, ecco deviazioni, dissidenze, imbarazzi, espulsioni. Tardive e controproducenti. (*).

Non tutto va cambiato. Sono i gruppi omogenei, individui unitisi su un’idea magari vaga, ma fuori dal coro, e poi cresciuti insieme, non solo per aver ascoltato o seguito un taumaturgo (quelli vengono e vanno), ma per essersi visti e toccati, per essersi fusi nel progetto di cambiare il mondo.

Qui, o ci si dà una regolata e si fa qualcosa fuori dal circuito sacralizzato del digitale e delle piattaforme, da utilizzare solo nella fase complementari alle sedi, agli incontri, alle sacrosante scuole quadri, o chiamatele di cultura politica, alle feste, mica solo quella nazionale, alle cene, alle conferenze, alle proiezioni, o anche un circolo delle bocce, dove otto vecchietti si incontrano nei pomeriggi sapendo che volere e che fare, ci mangia vivi. Come dire, costruiamo lo scheletro, ossa con ossa. La mano si muove perché un pensiero ha manovrato un omero, dei nervi, muscoli, spinto sangue. Senza quelli, a ticchettare sui tasti è solo l' Al.di Kubrick.

Ok, non si può tornare indietro. La comunicazione digitale facilita, velocizza, razionalizza processi. Ma va ridimensionata, come il consumo di Nutella. Totalizzata decerebra, cioè uccide. Mi ripetono in tanti che sono sempre troppo lungo. Giusto, chiedo perdono. Ma non mi ridurrete a dire sì o no, a scegliere un nome piuttosto che un altro per l’inchiesta su una legge, o su un candidato, o su un’iniziativa. Qui tutti viaggiano a sms, chat, like, fotine, whatsapp. Ci interessa di più mostrare il nostro grugno, che passare qualche informazione. Il linguaggio si riduce e si elementarizza. E se lo fa il linguaggio, lo fa conseguentemente il pensiero. E se lo fa il pensiero, ne discende un’azione monca, rinsecchita. Confrontate l’interno di una noce, con la sua complessità, le sue volute, gli strati, gli arabeschi degli orli, con il nocciolo di un’arachide. E così che siamo diventati analfabeti funzionali al 48% e che facciamo tilt appena ci si presenta, da dire, o da scrivere, o da leggere, una subordinata. Passiamo dalla ricchezza musicale e cromatica di un “se avessi potuto, mi sarei precipitato”, al misero “se potevo, mi precipitavo”. O, orrore!, da un “ti voglio bene”, piccola sinfonia, a un TVB, acronimo all’americana. E per non scrivere tre lettere, mettiamo uno sgorbio: al posto di “per” X. Abbiamo impigrito qualche cellula, ma abbiamo guadagnato tempo. A che scopo?

Vanno bene il blog, la piattaforma Rousseau, ma va ancora meglio la pizza a taglio tutti assieme in sede, o, almeno, a casa tua, a parlarci addosso.


(*) Per inciso, attribuisco a una fauna di questo tipo gli attacchi che vengono mossi in questi giorni a un’assoluta eccellenza del MoVimento, Nicola Morra, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, e che vedono protagonista un altro parlamentare 5 Stelle, Mario Michele Giarrusso. Morra è laureato in filosofia e specializzato in Bioetica. Insegna Storia e Filosofia. Giarrusso è avvocato. Il che, secondo lui, gli darebbe maggiori titoli per presiedere l’Antimafia. A me pare che storia, filosofia e bioetica ne diano altrettanti, se non di più. Questione di prospettive, forse.
Comunque, il nodo del contendere è quello che agita i 5Stelle per la faccenda “Diciotti”: dire si o dire no all’apertura di un procedimento sul vicepremier Salvini. Morra si è espresso, in coerenza con lo storico assunto dei 5Stelle, che non vi debbano essere differenze davanti alla Giustizia tra cittadini comuni e cittadini meno comuni, per quanto travestiti da poliziotti, o da soccorritori civili. Personalmente la penso così, anche se, oggi come oggi, regalare un’assoluta fiducia alla magistratura, mi convince meno delle altrettanto sacre tavole della legge tirateci addosso dal Sinai.
Mi balenano vicende come quelle della Procura di Caltanisetta (Processo Borsellino) e del finto pentito Scarantino, o quelle di De Magistris, Robledo, Woodcock, i vecchi “pretori d’assalto”, il “Porto delle Nebbie” di Gallucci a Roma, ricomparso nell’accanimento sulla Raggi, tipi come Violante o Carnevale, Amato nella Corte Costituzionale, Bruti Liberati che, invitato da Renzi, sospende la giustizia sull’Expo, Cantone che se ne va a omaggiare Obama e tutta la Washington che conta, con l’allegra comitiva neocraxiana di Renzi-Elkan, un CSM guidato da chi, il giorno prima o il giorno dopo, si candidava per quel partito…. E, poi, due procure che chiedono l’archiviazione di Salvini e il Tribunale dei ministri che le sconfessa, non vi fanno pensare a una guerra tra legulei di varie tendenze?
In ogni modo, parrebbe che, con l’assunzione da parte di Conte e Di Maio di una pari responsabilità con Salvini per la “Diciotti” (episodio sotto ricatto UE e Ong), il problema sia stato, appropriatamente, superato.
Generosamente, Morra ha accolto ripetutamente di venire dalle mie rurali e rupestre parti da relatore su temi domestici e internazionali, sulle quali ha dimostrato grande apertura, analisi penetranti, conoscenza profonda e, dunque, quelle competenze, anche etiche vivaddio, che ci auguriamo possano estendersi a tutti i rappresentanti la sua parte politica.
Di Giarrusso non ho avuto il privilegio di un’esperienza diretta. Da me invitato a un convegno sulla legge anticorruzione ha cortesemente accettato, salvo darci buca il giorno stesso, mentre il pubblico già affluiva da varie provenienze.

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